Tinder Illusion
di
Dora
genere
etero
Nel mezzo del pomeriggio, te ne stai da sola. Rannicchiata su una poltrona con la schiena tutta storta. E senti a poco a poco che ti cresce nello stomaco e si arrampica, è un vuoto a forma di braccia e di gambe, di mani che accarezzano e afferrano, di labbra e di morsi.
Uno spettro si aggira per la tua mente, lo spettro oscuro del bisogno d’attenzioni. Un mostriciattolo grasso e malconcio, con la pelle spessa e unta. Ha unghie nere e aguzze, le usa per graffiarti le mucose dall’interno e ride. Ride a crepapelle, sapessi quanto si diverte. Lui è lì, attaccato a chissà quale trauma dell’infanzia, al sicuro, perché tanto dallo psicologo non ci vai.
Graffia... graffia... graffia... aumenta pian pianino lo spazio vuoto. Ti dice sempre che potresti avere di più, che qualcosa potrebbe riempirlo questo benedetto buco.
«Apri Tinder», lo urla fra le risate il mostriciattolo. Ha una voce stridula ma categorica. E tu cedi. È così facile, un tap sul logo rosa, ricerca di persone nei tuoi dintorni, via.
Francesco in costume. (X)
Lorenzo in palestra. (X)
Matteo in discoteca. (X)
Gabriele in piscina. (X)
«Qualche cuoricino lo devi pur dare, funziona così», sempre ridendo e ridendo e ridendo.
Eppure sono tutti così banali, con i loro nomi comuni e le loro attività da vetrina. Ma il mostro continua a infastidirti. Di nuovo, cedi.
Qualcuno ascolta della musica decente, ha una bio simpatica, sembra sul tuo stile e una possibilità gliela dai.
“It’s a match...”
“Hai una nuova compatibilità!”
«Hai visto, stellina, se ti impegni ce la fai!», dice il mostro. Ma è tutto inutile, è un sadico, non si accontenta di quattro notifiche e cinque messaggini. Vuole sempre di più di più di più.
Allora esci con uno di ventotto anni che: “non ti preoccupare l’imbarazzo te lo faccio passare io”. Ma non è figo come nelle foto e non è interessante come nei messaggi e si accolla e prova ad accarezzarti le gambe. Il mostro brontola, è arrabbiato e non gli piace. Tu sei a disagio e ogni due minuti ti allontani un po’.
- “Ti do fastidio?”
- “A dire la verità, sì”.
«Alla buon’ora», urla il mostro con la fila di denti marci in esposizione e la bocca schiumante, «adesso andiamo in stazione e non lo incontriamo mai più, ti serve di più di più di più». E giù di nuovo a ridere, cosa c’è da ridere ti chiedi.
Allora esci con un altro, più carino, più simpatico, più della tua età, con i baffi. E tutto va bene per un paio d’ore, fino a quando chissà perché ti ritrovi in un’uscita di gruppo. E lui se ne va alle 23:30 e ti lascia con degli sconosciuti. Uno dice che Tinder è come un bordello e che lui non ci starebbe mai.
«Perché stai zitta?», urla il mostro. Ma dici che non ne vale la pena, poi le altre ragazze parlano per te e redarguiscono il tizio. Per fortuna tra ragazze ci si capisce anche senza conoscersi.
«Torniamo a casa», mormora il mezzo rospo, più clemente appollaiato nel suo ampio spazio vuoto.
Un po’ depressa ti metti a letto. Ti hanno detto che è normale, è statistica, più persone = più delusioni. Il mostro dorme già, ti lascia in pace. Alla fine anche tu cadi nel sonno.
- Andrà tutto bene, vedrai – sussurra piano accarezzandoti i capelli.
Apri gli occhi, è un ragazzo. Vedi i bicipiti gonfi sotto le maniche della maglietta. Le vene sul collo. Le sue guance sembrano segnate da guizzanti tratti di biro. I suoi occhi ti restituiscono uno sguardo dolce e curioso. Ti siede accanto.
- Ti posso aiutare? – annuisci silenziosamente, concentrata sul suo viso e sulle mani grandi e forti. Delicatamente solleva le coperte e le fa scorrere giù, le senti scivolare e abbandonare il tuo corpo. Il freddo ti invade, rabbrividisci.
- Non ti preoccupare, andrà tutto bene – continua a sussurrare come un mantra. Si piega sul tuo corpo, ti chiede di aggrapparti al suo collo. Ti solleva con gentilezza- Senti un palmo caldo andare su e giù, dalle scapole ai lombari. Sospiri, le guance affondate nella sua pelle.
In bagno. Ti posa sulla cassettiera. Ti posa un bacio sulla guancia.
- Posso? – annuisci di nuovo, non vuoi rompere quel silenzio come di luce primaverile che entra dalle finestre.
Con pazienza di amanuense fa uscire ogni bottone dalla sua asola. Ti accarezza i fianchi con le mani calde, ti toglie la maglietta del pigiama dalla testa. Sfila pantaloni e mutandine. Si inginocchia come se fosse il tuo devoto cavalier servente per liberarti dai calzini. Ti bacia una caviglia e poi la morde. Ti scappa un gridolino, ridi.
Nuda nella vasca, con gli occhi chiusi, ti fai accarezzare con la spugna. Pallidissima ma con le guance rosse, i seni turgidi, il petto che si alza e si abbassa in un sospiro.
- Sembri un nudo di Nan Goldin, fragile ed erotica.
Con la sinistra ti tiene la testa da dietro, la destra abbandona la spugna per passarti le dita sulle labbra, le succhi avidamente. D’improvviso sono sott’acqua, dentro di te, sul clitoride.
- Lo vedi come sei brava? – torna a sussurrare, mentre gemi piano.
Ti senti scomparire, come se ti sciogliessi tra le sue mani. Continua a toccarti e a parlarti, sembra conoscere i tuoi punti deboli, quelli che ti provocano più piacere. Sei sempre più molle ed eterea, ti sembra quasi di non avere più un corpo, come se le sue mani ti avessero donato l’immaterialità. Stai per venire...
BIP BIP BIP BIP BIP
La sveglia ti trancia la testa a metà. La spegni.
«Che ti aspettavi? Lo sai che gli uomini che immagini non esistono e dovresti proprio smetterla di dargli vita, illusa!», di nuovo a ridere, grasso e compiaciuto.
E tu lo sai bene, il mostro è sadico e crudele, ti rende vulnerabile ma dice sempre la verità. Ricomincia a scavare ma vorrebbe smettere un giorno.
Apri gli occhi e controlli le notifiche: “Hai una nuova compatibilità!”.
Sospiri, lasci il cellulare sul comodino, ti giri di spalle e ti rimetti a dormire.
Uno spettro si aggira per la tua mente, lo spettro oscuro del bisogno d’attenzioni. Un mostriciattolo grasso e malconcio, con la pelle spessa e unta. Ha unghie nere e aguzze, le usa per graffiarti le mucose dall’interno e ride. Ride a crepapelle, sapessi quanto si diverte. Lui è lì, attaccato a chissà quale trauma dell’infanzia, al sicuro, perché tanto dallo psicologo non ci vai.
Graffia... graffia... graffia... aumenta pian pianino lo spazio vuoto. Ti dice sempre che potresti avere di più, che qualcosa potrebbe riempirlo questo benedetto buco.
«Apri Tinder», lo urla fra le risate il mostriciattolo. Ha una voce stridula ma categorica. E tu cedi. È così facile, un tap sul logo rosa, ricerca di persone nei tuoi dintorni, via.
Francesco in costume. (X)
Lorenzo in palestra. (X)
Matteo in discoteca. (X)
Gabriele in piscina. (X)
«Qualche cuoricino lo devi pur dare, funziona così», sempre ridendo e ridendo e ridendo.
Eppure sono tutti così banali, con i loro nomi comuni e le loro attività da vetrina. Ma il mostro continua a infastidirti. Di nuovo, cedi.
Qualcuno ascolta della musica decente, ha una bio simpatica, sembra sul tuo stile e una possibilità gliela dai.
“It’s a match...”
“Hai una nuova compatibilità!”
«Hai visto, stellina, se ti impegni ce la fai!», dice il mostro. Ma è tutto inutile, è un sadico, non si accontenta di quattro notifiche e cinque messaggini. Vuole sempre di più di più di più.
Allora esci con uno di ventotto anni che: “non ti preoccupare l’imbarazzo te lo faccio passare io”. Ma non è figo come nelle foto e non è interessante come nei messaggi e si accolla e prova ad accarezzarti le gambe. Il mostro brontola, è arrabbiato e non gli piace. Tu sei a disagio e ogni due minuti ti allontani un po’.
- “Ti do fastidio?”
- “A dire la verità, sì”.
«Alla buon’ora», urla il mostro con la fila di denti marci in esposizione e la bocca schiumante, «adesso andiamo in stazione e non lo incontriamo mai più, ti serve di più di più di più». E giù di nuovo a ridere, cosa c’è da ridere ti chiedi.
Allora esci con un altro, più carino, più simpatico, più della tua età, con i baffi. E tutto va bene per un paio d’ore, fino a quando chissà perché ti ritrovi in un’uscita di gruppo. E lui se ne va alle 23:30 e ti lascia con degli sconosciuti. Uno dice che Tinder è come un bordello e che lui non ci starebbe mai.
«Perché stai zitta?», urla il mostro. Ma dici che non ne vale la pena, poi le altre ragazze parlano per te e redarguiscono il tizio. Per fortuna tra ragazze ci si capisce anche senza conoscersi.
«Torniamo a casa», mormora il mezzo rospo, più clemente appollaiato nel suo ampio spazio vuoto.
Un po’ depressa ti metti a letto. Ti hanno detto che è normale, è statistica, più persone = più delusioni. Il mostro dorme già, ti lascia in pace. Alla fine anche tu cadi nel sonno.
- Andrà tutto bene, vedrai – sussurra piano accarezzandoti i capelli.
Apri gli occhi, è un ragazzo. Vedi i bicipiti gonfi sotto le maniche della maglietta. Le vene sul collo. Le sue guance sembrano segnate da guizzanti tratti di biro. I suoi occhi ti restituiscono uno sguardo dolce e curioso. Ti siede accanto.
- Ti posso aiutare? – annuisci silenziosamente, concentrata sul suo viso e sulle mani grandi e forti. Delicatamente solleva le coperte e le fa scorrere giù, le senti scivolare e abbandonare il tuo corpo. Il freddo ti invade, rabbrividisci.
- Non ti preoccupare, andrà tutto bene – continua a sussurrare come un mantra. Si piega sul tuo corpo, ti chiede di aggrapparti al suo collo. Ti solleva con gentilezza- Senti un palmo caldo andare su e giù, dalle scapole ai lombari. Sospiri, le guance affondate nella sua pelle.
In bagno. Ti posa sulla cassettiera. Ti posa un bacio sulla guancia.
- Posso? – annuisci di nuovo, non vuoi rompere quel silenzio come di luce primaverile che entra dalle finestre.
Con pazienza di amanuense fa uscire ogni bottone dalla sua asola. Ti accarezza i fianchi con le mani calde, ti toglie la maglietta del pigiama dalla testa. Sfila pantaloni e mutandine. Si inginocchia come se fosse il tuo devoto cavalier servente per liberarti dai calzini. Ti bacia una caviglia e poi la morde. Ti scappa un gridolino, ridi.
Nuda nella vasca, con gli occhi chiusi, ti fai accarezzare con la spugna. Pallidissima ma con le guance rosse, i seni turgidi, il petto che si alza e si abbassa in un sospiro.
- Sembri un nudo di Nan Goldin, fragile ed erotica.
Con la sinistra ti tiene la testa da dietro, la destra abbandona la spugna per passarti le dita sulle labbra, le succhi avidamente. D’improvviso sono sott’acqua, dentro di te, sul clitoride.
- Lo vedi come sei brava? – torna a sussurrare, mentre gemi piano.
Ti senti scomparire, come se ti sciogliessi tra le sue mani. Continua a toccarti e a parlarti, sembra conoscere i tuoi punti deboli, quelli che ti provocano più piacere. Sei sempre più molle ed eterea, ti sembra quasi di non avere più un corpo, come se le sue mani ti avessero donato l’immaterialità. Stai per venire...
BIP BIP BIP BIP BIP
La sveglia ti trancia la testa a metà. La spegni.
«Che ti aspettavi? Lo sai che gli uomini che immagini non esistono e dovresti proprio smetterla di dargli vita, illusa!», di nuovo a ridere, grasso e compiaciuto.
E tu lo sai bene, il mostro è sadico e crudele, ti rende vulnerabile ma dice sempre la verità. Ricomincia a scavare ma vorrebbe smettere un giorno.
Apri gli occhi e controlli le notifiche: “Hai una nuova compatibilità!”.
Sospiri, lasci il cellulare sul comodino, ti giri di spalle e ti rimetti a dormire.
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