??? - Miscellanea

di
genere
etero

1:27
«Che fai?
Se ci sei sul tardi ci becchiamo per una siga
Sempre se non sei collassata»

Avevo chiuso gli occhi da poco, per entrare in un sonno denso e pesante, per ristorare le mie membra compatte. Perché tu mi avrai anche bidonato ma io ti avevo anticipato nelle intenzioni e preso appuntamento con qualcun altro. Una persona che già conosce il mio corpo. Una persona gentile con cui scambiare piacere.

Se mi chiedessi del sesso con lui ti risponderei che si tratta di un sesso carino. È ben fatto, è misurato, è tranquillo. Non mi sconvolge da dentro, non mi rende vulnerabile.
Sto spesso sopra, quasi sempre fa scegliere a me la posizione e la velocità.
Ha un cazzo giusto, che sguscia tra le mie pareti con colpi cadenzati mentre mi tocco il clitoride, inseguendo un orgasmo che sembra esplosivo, se solo riuscissi ad oltrepassare quella soglia. Se solo riuscissi ad accontentarlo quando mi dice “vorrei sentirti venire sul mio cazzo”. Eppure ai miei “non so se ci riesco” risponde sempre con un rassicurante “tranquilla, non ci insegue nessuno”.
Ed è bello assecondare i suoi movimenti quando mi sta dietro, sentire i colpi secchi del mio culo che sbatte sul suo bacino. È gratificante sentirsi piena mentre lui grugnisce “quanto mi piace scoparti, vorrei farlo tutti i giorni”.
Mi ha fatto rimanere solo con la gonnellina a pieghe, forse fa un po’ school girl.
Io bianchiccia, inchiodata al letto dal suo corpo robusto e abbronzato, che preme ancora di più quando flebile riesco a dire “mi piace tanto sentirti tutto addosso”.
Mi sento pacificata nella psiche, come se avessi preso una pausa dalle mie perversioni e dai miei drammi.
Non importa se le sue sculacciate sono solo un po’ più di una pacca, se non mi sento dominata.
L’impulso rimane silenzioso, sono lampi sibillini che accantono in un angolo del cervello. Non saprei proprio come dirgli di mettermi un dito nel culo, mi limito a immaginarlo, mentre contraggo e rilasso le cosce e mi concentro sulla sensazione della sua cappella che preme in un punto lì su in alto che è così giusto.
Mi limito a guardarlo con una smorfia da folletto malizioso, mentre raccolgo un’ultima goccia di sperma dal labbro e la metto in bocca per farle raggiungere le altre, al sicuro nel mio stomaco. Non ottengo gratificazioni, probabilmente è normale amministrazione. Non capisce perché rido, perché mi piace, perché mi basta sentirmici da me il folletto più innocente e malizioso di questo letto, non ho bisogno nemmeno di un vero orgasmo.

Restiamo a galleggiare sul letto, le solite lenzuola rosse chiazzate di umori come in un perverso quadro di Pollock. Sospira rumorosamente di soddisfazione e sollievo dallo sforzo.
Poi mi racconta del suo recente viaggio in est Europa, di attacchi di panico, di un vecchio tirocinio ad Atene, di un mese a Londra.
È la nostra after care, mi limito a commentare ogni tanto e a ridere quando serve.
Ci rivestiamo dopo un po’, mi saluta con due baci sulla guancia, si raccomanda di guidare con prudenza. Sembra quasi che non sia successo nulla.

E invece, vedi, lui ha premuto reset. Con la dopamina, con le endorfine, con il cazzo, ha spento le voci dentro di me per una sera.
Sono vuota come deve sentirsi vuoto Buddha, senza ronzii e temporali nel petto.
Sparo gli IDLES al cellullare, li canto mentre guido: “See-see my-my steed-steed go-go far-far”.
Sono passate da poco le 23 e io vado a cenare, un po’ sgualcita, con la brasiliana umidiccia.
Dritta sulla schiena, faccio lo slalom tra i turisti come se indossassi i sandali volanti di Hermes. Mi godo qualche sguardo, forse li invento, forse no dato che non ho il reggiseno sotto la canottiera.
Una crêpe, metà pistacchio metà cioccolato fondente, mi impasta la bocca con la sua crema calda. Intorno a me napoletani urlano ad un loro amico in videochiamata, un tizio pelato fa foto alla piazza. La voluttà dello zucchero si stratifica su quella del sesso.

La mia vanità non fa che aumentare, un follower lontano mi manda messaggini provocanti, piedini tenuti in bocca a missionario, oppure:
1:29
«Voglio farti scoprire desideri che non sai neanche di avere
Voglio sentirti godere nel mio orecchio
E farti urlare».

Poi il quarantenne che è venuto a parlarmi al concerto l’altro giorno, logorroico e lombardo, eppure anche lui interessato. Che mi lascia il suo contatto perché vuole rivedermi per parlare ancora di musica, non gli facevano strano diciassette anni di differenza.

Quindi vedi, mi aspettavo già di essere delusa dai tuoi muscoli definiti, dai quei baffi superbi, dal tuo stile casual impeccabile.
Perché ti ho chiesto io di uscire
perché quando alle 4:30 di sabato sera, ballando da ore, giro la testa a destra e ti vedo accanto a me, non mi parli e ti nascondi negli occhiali da sole, poi il tuo amico mi poggia lungamente la mano sulla spalla e mi chiede un accendino che non ho
perché non ti immagini nemmeno con che cura ho reso le mie gambe morbide e lisce, il pube rifinito e addomesticato, la maschera all’argilla per il viso, l’acqua alle rose e il profumo ai fiori di campo, l’intimo di pizzo

E se dovesse succedere chi avrà scopato chi? Solo perché pensi di dettare tu le regole, infilandomi nelle tue voglie notturne? Non lo sai che sei anche tu la mia voglia notturna, una validazione mentale, una toppa per il mio dionisiaco?
Mi vuoi cinica.
Non sospetti nemmeno quanto sono confusa, complessata, bella, divertente, incasinata, decisa, indecisa, libertina, maldestra, fragile,
molto...
di
scritto il
2024-08-16
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