"Diario di una crociera" episodio 2 -la prima doppia, il primo ingoio, notte indimenticabile-

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prime esperienze

Diario di una crociera episodio 2

Siamo solo al terzo giorno di navigazione, e ho come l’impressione che la presenza mia e di Rita su questa nave non sia passata inosservata.
Dopo ciò che è accaduto la prima notte tra noi nella nostra cabina, con una vera e propria iniziazione alla trasgressione della sottoscritta, più mi guardo attorno, più sento la voglia di vivere qualche bella avventura di sesso sfrenato in stile usa e getta.
A pranzo, siamo circondate da camerieri simili a stripper da addio al nubilato, dei veri toy boy da sogno. Una rassegna di macchine del sesso per tutti i gusti, e per tutte le fantasie. Dall’americano biondo occhi azzurri, alto un metro e novanta, al giamaicano, color ebano, che solo a guardare la patta dei suoi pantaloni, si scatenano le cascate del Niagara tra le cosce. Per non parlare degli addetti aella security, sembrano degli armadi in noce massello, con quella pelle meravigliosa e vellutata in tinta testa di moro, impostati come se fossero usciti tutti dallo stesso stampo. Ma non basta, perché oltre a quelle visioni da sogno, ci sono anche i messaggi subliminali di marpioni sposati e non, che spesso e volentieri, con la scusa di offrirci un cocktail al bar, ne approfittano per lanciare battutine e inviti espliciti per qualche nottata di sesso, nascosti su qualche scialuppa di salvataggio.
Vi ricordate Jamal, il giovane marito arabo della navigata cinquantenne Ginevra? Nello scorso episodio avevo già accennato delle sue attenzioni particolari nei confronti della mia cara amica Rita. Adesso ne ho avuto la conferma, dopo nemmeno quarantotto ore di navigazione, si è già offerto alla mia compagna di viaggio, per trascorre una notte tutta sesso selvaggio e bollicine francesi. Ma, colpo di scena, non con una, ma bensì due donzelle.
Ci vuole deliziare a tutte e due con il suo pistolone, il gonzo, perché lui a suo dire con il manico da ventidue centimetri sarebbe in grado di resistere più di tre ore filate, regalando piacere a un numero imprecisato di donne contemporaneamente. Alla faccia della sua povera compagna, che alle undici di sera, cade in un sonno profondo abbandonandosi innocentemente alle cure di Morfeo.
Al momento Rita ha deciso di tenere il bad boy traditore seriale sulle spine; non si tratta di un no definitivo, ma potrebbe essere un si, nel caso di estrema necessità.
Ed io? Ho avvallato la sua scelta con un tacito assenso.
«Non siamo interessate agli avanzi delle altre, noi puntiamo a qualcosa di forte…»
E se lo dice Rita, state tranquilli che qualcosa di forte e duro, arriverà.
La cena di ieri per esempio. Una serata speciale, a base di pesce, in tutte le salse e di tutti i tipi, un fantastico buffet annaffiato da dodici qualità di vini pregiati, orchestre cubane e tanta, tantissima… forse troppa allegria.
Inutile dire che con tutti questi ingredienti, basta poco per arrivare a metà banchetto, leggermente brilli, ed esageratamente privi di ogni inibizione.

Solito tavolo, solita compagnia, Lucio e Sofia, i milanesi over 50 immobiliaristi, e mister ventidue, il giovane nababbo arabo Jamal e l’attempata moglie Ginevra. Si ride, si scherza, e si fanno battute; si inizia con il soft, poi con qualcosa di piccante, infine con l’hard spinto.
Ogni volta che un cameriere, si avvicina al tavolo, Rita mi scuote il mio povero avambraccio con una gomitata.
«Hai visto il morettone Dory? Quando si avvicina, ti scannerizza tette e culo, come fosse un radiologo. Hai fatto colpo piccola! Dacci dentro, è quasi cotto!»
«Ma sei pazza Rita! Ma non vedi che potrebbe essere mio figlio! Smettila, che mi fai arrossire. Sai che certe cose non fanno per me.»
«Dio mio come sei patetica sorellina! Non crederai che l’unico nostro spasso di questa crociera siano le mie leccate alla tua pelosetta sbrodolona? E lasciati andare! Non avrai paura dell’uomo nero? Guarda che io questa sera voglio divertirmi, sono in crisi d’astinenza, ho la gnocca che frigge e si inzuppa ogni volta che sente odore di cazzo avvicinarsi. Se non ci inventiamo qualcosa, torniamo da questa vacanza più vergini della Goretti!»
Ed io «Ancora con questa storia! Ma cosa credi, che schiocco le dita e piovono cazzi? Sei ubriaca, cara. Inventa qualcosa tu, se sei tanto brava.»
«Se le schiocchi tu, mi sa che piovono santini suor Dory, ma se le schiocco io… quanto vuoi scommettere che questa notte nella nostra cabina ci ritroviamo in quattro?»
Ed io sarcastica « Certo, se continuiamo a bere , nel letto conteremo due, forse quattro, e anche otto persone. Sai che orgia, io e te, te e io…»
«Tu credi? Allora non mi conosci proprio. Mi hai sfidata, e io ti stupirò. Adesso preparati, che ti faccio vedere io la tua Rituccia in versione zoccola dei Caraibi.»
Ridemmo a crepapelle per alcuni minuti, e con noi anche i nostri commensali, che probabilmente avevano intuito qualche parola di quella conversazione maldestra.
Poi improvvisamente successe qualcosa di strano.
Il cameriere di colore, che per tutta la serata puntava alle mie forme, messe in evidenza da un leggero vestitino semitrasparente, arrivò al nostro tavolo con un vassoio pieno di tazzine di caffè. Iniziò a servire prima le donne, mi porse la tazza, lanciandomi un’occhiata maliziosa che mi fece abbassare lo sguardo. Poi toccò a Rita, le porse la tazzina, ma lei, con un mezzo giro del busto, a mio parere volutamente, con il gomito urta il vassoio tra le mani del moretto, versando alcune tazzine, e inevitabilmente andandosi a macchiare il suo magnifico vestito firmato Zara, con degli schizzi di caffè.
Al mio via scatenate l’inferno!
Da quel episodio, scaturiscono immediatamente una sequenza di scuse; prima Rita, che inneggia alla sua inguaribile sbadataggine, poi del cameriere, che con un italiano stentato, si mostra dispiaciuto per l’incidente, e poi ancora la furbetta che inizia in qualche modo, con atteggiamento arrogante e pretestuoso a far pesare al povero malcapitato di non avere evitato l’incidente… poi ancora il reo confesso, che umiliato di fronte ai commensali, cerca di farsi perdonare invitando Rita a rivalersi sulla assicurazione messa a disposizione dalla società navale…
Morale della favola, dopo qualche minuto, Rita decise di seguire il cameriere, con la scusa di andare in direzione a documentare l’accaduto per il rimborso dei danni. Lasciandomi sola, con i miei compagni di merenda, e i loro occhi puntati addosso, ammutolita e imbarazzata più che mai. Quando Rita, mi venne a cercare, dopo una mezz’oretta, mi trovò sola, su uno dei ponti con vista mare, stavo cercando di smaltire i fumi dell’alcool, e anche la rabbia per il suo comportamento sconsiderato, nei confronti del moretto.
« Si può sapere cosa ti è preso?» le dissi urlando «abbiamo fatto la figura delle isteriche, per uno schizzo di caffè! Ti sembra il modo di trattare quel povero ragazzo?»
Lei mi guarda e sorride, poi con sguardo fiero mi risponde:
«Tutto a posto sorellina, tranquilla, non ti agitare, incidente chiuso.»
Ed io, ancora più infervorata «Incidente chiuso? Certo! A te pagano il vestito, e quel poveraccio, chissà quale lavata di capo si sarà preso! Ma che razza di stronza sei diventata?»
«Ti ho detto che è tutto a posto Dory, smettila di starnazzare e adesso vieni che andiamo a scaldare i muscoli in discoteca!»
Ed io «Mi vuoi spiegare cosa succede? Ti senti bene Rita? Che fine ha fatto il moretto?»
«Non ti fidi proprio di me, vero? Dopo il pompino che gli ho fatto, credo che il tuo cioccolatino non sia mai stato meglio! Se proprio lo vuoi sapere, non siamo mai arrivati in direzione, cara. Mentre salivamo al piano direzionale, l’ho preso per la camicia, e l’ho sbattuto dentro a uno sgabuzzino di vettovaglie, gli ho chiesto scusa dicendo che era tutta colpa dell’alcool, e per farmi perdonare, mi sono inginocchiata, e gliel’ho succhiato un po’.»
« Stai scherzando Rita? Mi pigli per il culo? In che senso glielo hai succhiato un po’?»
E lei ridacchiando «Un po’ per volta, piccola miscredente! Mi sono messa in bocca un bel cazzone tutto nero, un magnifico bastone da sfondamento!Gli ho detto che se vuole il resto lo aspetto questa notte in cabina, rigorosamente accompagnato da Mark.»
Ed io incuriosita «E chi cazzo sarebbe Mark?»
«Hai presente mister security piccola? L’armadio a quattro ante color testa di moro? Kristien, il tuo cameriere ammiratore, mi ha detto che si chiama Mark. Il loro turno finisce alle due, e io li ho invitati a bere un drink nella nostra stanza. Saluta suor Dory, mia cara, è arrivato il momento di Dorotea, la puledra selvaggia da monta. Questa sera si scopa sorellina, due stalloni neri per una notte da sballo!»
«Scordatelo! Non dirlo nemmeno per scherzo!»esclamai rabbiosa «Io non voglio passare per la troia dei Caraibi! Se tu vuoi farti montare da due stalloni fai pure, ma non contare su di me! Io ho ancora una dignità, mi spiace ma le orge proprio nò! Mai e poi Mai!»
Dopo quella sfuriata, salimmo nel piano superiore, dove era situata la discoteca, ballammo come pazze per tutta la sera ma aimè, continuammo anche a trangugiare drink come due scaricatori di porto. Verso le due ci ritirammo nella nostra dimora galleggiante, quasi a quattro zampe, brille, ma non ubriache. Ci ritrovammo sotto la doccia, a lavare sudore torpore mentale e stanchezza.
Eravamo ancora mezze nude, quando sentimmo bussare alla porta della cabina, mi ero quasi scordata di quanto era successo al ristorante, e di ciò che Rita disse a proposito di una nottata hard in compagnia dei due cioccolatini.
Mi prese il panico, mi infilai velocemente un pantalone della tuta, recuperato di fretta nell’armadio, mi misi una maglietta, poi mi voltai verso la mia compagna ed esclamai:
«Cazzo, non mi dire che lo hai fatto veramente? »
E lei con voce calma «Si tesoro mio, l’ho fatto davvero, Rituccia tua non scherza mai! Non fare la stupida Dory, guarda che nessuno ci vuole mangiare… Che fai apri o aspetti che sfondano la porta?»
I suoi occhi brillavano come due diamanti, il mio cuore iniziò a battere come un martello pneumatico. Sentivo l’eccitazione crescere lentamente. Avrei voluto chiudere a chiave quella porta, qualcosa mi diceva che certe cose non erano adatte ad una come me, ma nello stesso tempo una tempesta di ormoni stava facendo vacillare tutte le mie resistenze, spazzando via timori e pudore.
«Tu sei veramente pazza! Io non apro nessuna porta, se vuoi fare un festino fai pure cara, ma senza di me!» Ripetei scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
Si mise a ridere, poi in tono di sfida mi disse:
«Suor Dory ha deciso di fare la difficile questa notte? Ci penso io ad aprire le danze sorellina, tu mettiti li, guarda e impara, quando ti va ti potrai unire a noi, ma ti consiglio di sbrigarti, prima che ti distruggo i due bad boy. E togliti quella tuta, che sei ridicola!»
Non feci in tempo a rispondere, che Rita si fiondò sulla porta, afferrò il pomolo della maniglia, e la spalancò. Fece entrare i due ragazzi in modo furtivo, e subito richiuse l’uscio, con un giro di chiave.
Nella cabina ci fu un momento di silenzio, subito dopo Mark, l’armadione della security ruppe gli indugi, porgendo una bottiglia di Moët & Chandon alla mia amica, si scambiarono qualche battuta, poi i tre si avvicinarono al tavolino situato al capezzale del letto matrimoniale e si accomodarono sugli sgabelli.
A quel punto, non so cosa mi prese, forse per il panico o forse per l’imbarazzo di una situazione dai risvolti del tutto surreale, mi infilai le mie scarpette, presi la pochette e senza dire una parola lasciai la combriccola sbattendo la porta.
Non riuscivo a comprendere se ero più incazzata per l’atteggiamento irresponsabile di Rita, o perché non trovavo il coraggio di ammettere a me stessa, che quella situazione, mi eccitava da morire, che quei due splendidi ragazzi me li sarei scopati volentieri, e che una notte così trasgressiva me la sognavo da tempo.
Passeggiai nervosamente per qualche minuto vagando tra i corridoi delle cabine, a quell’ora in giro non c’era nessuno, presi un ascensore e salii nella zona più alta della nave, affacciandomi ad uno dei ponti più panoramici della prua.
Poi improvvisamente, mentre osservavo un meraviglioso cielo stellato, ebbi come un sussulto, mi venne in mente Rita, lasciata sola con quei due energumeni, ancora un po’ brilla e in piena notte . Sentivo crescere in me un assurdo senso di colpa per averla abbandonata, un timore sempre più angosciante. E se le succede qualcosa? Mi domandai tra me e me. E se la rapinano, o le fanno del male? Come ho potuto lasciarla sola con degli estranei, tra l’altro mezza brilla e indifesa?
Mi misi a correre, ritornai all’ascensore con il cuore che mi scoppiava, per quanto pulsasse velocemente. Ripercorsi i corridoi sempre correndo, e infine entrai nella nostra cabina senza nemmeno bussare.
Avevo il fiato corto, ansimavo. L’interno della cabina era semibuio, illuminato solo da una delle abatjour a fianco del letto, uno strano silenzio avvolgeva l’intera stanza. Accesi tutte le luci, e finalmente mi resi conto che tutto era tranquillo, erano tutti e tre sul letto, Mark e Kristien ancora vestiti, seduti dalla parte della testiera, con un calice di bollicine in mano, Rita coperta dall’accappatoio ma aperto sul davanti, sdraiata di traverso in capo al letto.
Mi guardarono sorridendo, poi Rita si mise seduta e con tono materno mi disse:
«Hei piccola, cosa ti succede? Se tardavi ancora un minuto ti venivamo a cercare.»
Ed io «Scusate, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria.»
Mark, il gigante nero, si alzò dal letto, mi venne incontro, si posizionò dietro alla mia schiena, mi mise delicatamente le mani sulle spalle e con uno spiccato accento inglese mi sussurrò:
«Tutto a posto Dorotea? Se vuoi ce ne andiamo, ma se lo desideri, possiamo restare. Non avere paura di noi, siamo dei gentleman…».
Mi voltai, lo fissai negli occhi, diedi uno sguardo veloce al suo fisico statuario e dissi:
«Siete benvenuti ragazzi, sono nelle vostre mani, siate delicati, ma cazzo, fatemi godere! Questa notte voglio lasciare la vecchia Dorotea fuori da quella porta.»
Non ero impazzita, mi ero solo improvvisamente liberata da paure e tabù, avevo finalmente spezzato quella catena che mi impediva di essere una donna libera e indipendente. Una donna che quella notte decise di lasciarsi andare, e prendere tutto il piacere che meritavo, senza più preoccuparmi di stupide paranoie o della mia assurda sensazione di inadeguatezza.
Mark, da vero gentiluomo mi sollevò di peso con le sue possenti braccia senza nessun sforzo, si avvicinò al letto, e mi posò con estrema delicatezza.
Mentre i due iniziarono a spogliarsi, Rita mi si avvicinò, mi diede un bacio sulla bocca, e a bassa voce disse:
«Tutto a posto sorellina?»
Ed io «Mai stata così bene tesoro mio.»
Poi iniziò a spogliarmi molto lentamente, chiusi gli occhi, e subito dopo iniziai a sentire nell’aria un profumo intenso di dopobarba, era Mark, che con la sua bocca mi stava baciando il collo. Completamente nuda, e abbandonata totalmente ad un’atmosfera ad altissimo tasso erotico, in pochi istanti precipitai in un vortice di sensi straordinario.
Mani che mi toccavano ovunque, labbra che mi leccavano i capezzoli come fossero confetti, lingue, forse una o due a turno, che mi penetravano la mia vulva come fossero membri, che mi stuzzicavano il mio buchetto provocando un piacere impagabile. E poi ancora dita che iniziarono a penetrare il mio sesso, sempre più in profondità, prima una poi due e infine tre, dilatando la mia vagina fino al limite, bagnata e lubrificata in maniera incredibile.
Quando la goduria sembrava essere all’apice, uno per volta, sentii i due magnifici membri dei nostri amanti sfiorare le mie labbra. Spalancai la bocca, uno di loro iniziò a premere, sempre più insistentemente facendosi strada. Lasciai che l’asta penetrasse il più possibile, sentivo la sua cappella gonfia, dura e bollente puntare contro il mio palato. Aprii gli occhi per un istante, era Kristien, il mio cameriere guardone, mi fissava con quegli occhioni neri, sorrideva e continuava a ripetere:
« ouvre ta bouche salope, allez ouvre ta bouche» (apri la bocca puttana, apri la bocca).
Poi iniziò a muovere il bacino avanti e indietro. Mi stava scopando la bocca come fosse una vagina, sempre più in profondità. Mi sentivo soffocare, gli afferrai il cazzo con una mano per rallentare la sua corsa. Improvvisamente sentii la voce di Rita che esortava il ragazzo ad essere più delicato con me, ma lui sorrise , mi guardò, e invece di diminuire il ritmo, mi mise una mano dietro la nuca spinse forte la mia testa contro il suo bacino e aumentò ancora la velocità delle pompate. Mi piaceva, ciò che stava facendo, quella veemenza, e quella strafottenza mi stava facendo impazzire. Essere trattata come un troia, ma con il mio consenso, era sicuramente un qualcosa che da sempre sentivo dentro, un desiderio inconfessabile che quella notte venne fuori con tutta la sua potenza.
Mentre ricevevo le cure del mio toy boy in qualche modo riuscii a intravvedere gli altri due, Mark e Rita, posizionati al nostro fianco. Dopo pochissimi preliminari stavano già scopando. Lui era sopra di lei, nella posizione del missionario, in controluce potevo osservare la prestanza del suo fisico, i suoi muscoli definiti e scolpiti come una statua romana. Sentivo i colpi del suo bacino contro le cosce di Rita, a tratti vedevo il suo membro uscire ed entrare, mi sembrava qualcosa di mai visto, enorme e anche lungo. Rita ad ogni sferzata urlava senza ritegno, guaiva e si aggrappava al suo uomo, allargando ancora di più le gambe; sembrava indemoniata.
Poi tutto d’un tratto, mentre avevo ancora in bocca l’uccello di Kristien, mi sentii prendere per i capelli. Fui obbligata a tirarmi su, e messa in posizione della pecorina.
Finalmente capii che il mio cioccolatino aveva deciso di darmi la mia dose di cazzo che tanto bramavo.
Con una mano mi teneva per i capelli, con l’altra prima mi allargò le cosce, costringendomi a posare il busto sul materasso, poi senza tanti riguardi, strofinò un paio di volte la cappella tra le mie grandi labbra, e subito dopo iniziò a spingere. Sentivo quell’enorme cazzo forzare la mia patata, ed entrare lentamente e a fatica, così involontariamente contrassi la muscolatura, costringendo Kristien a tirarsi indietro. Nello stesso istante mi arrivò un sonoro ceffone su un gluteo, e la sua voce che mi urlò:
«petite salope, bouge pas ton cul!» (piccola puttana, non muovere il culo).
Poi mi prese per i fianchi, mi risistemò in posizione e mi diede un’altra sberla, sentivo la pelle delle mie chiappe bruciare, ad ogni colpo seguiva un urlo di piacere. Percepivo un calore tra le gambe come se avessi la febbre, e la mia figa grondare di succhi in modo incredibile. Quel bastardo più mi trattava da troia e più mi faceva eccitare, e probabilmente se ne accorse anche lui. Al secondo tentativo, il suo pene trovò la mia vulva spalancata, questa volta non feci nessuna resistenza, accolsi quel membro, ma soprattutto quella cappella così enorme senza quasi rendermene conto. Fu una sensazione indescrivibile, tutto attorno a me prese a girare, ogni suono sembrò sparire, tranne i gemiti di Rita, che nel frattempo era stata messa anche lei alla pecorina, e le continue sberle che Kristien continuava a dare sul mio povero culo. Il suo movimento era qualcosa di veramente indescrivibile, grazie anche alla sua giovane età, si dimostrò avere una resistenza degna di un vero gigolò, mi possedette senza sosta per almeno una decina di minuti, a tratti afferrandomi per i capelli, e più volte appoggiandosi con il suo petto sulla mia schiena, con una mano tra le mie gambe, stuzzicando il mio clitoride. Non ci volle molto a farmi esplodere in un orgasmo di una intensità pazzesca, godetti come mai mi era successo, per un tempo che pareva non finire mai. Quando lui smise di trattenermi per i fianchi, collassai a pancia in già sul lenzuolo. Ero fradicia di umori, sudata e ansimante, quasi come in stato di trance.
Ma i giochi erano solo all’inizio. Ancora immobile in quella posizione sentii una mano passare sotto il mio mento, alzai lo sguardo e vidi che si trattava di Mark il gigante, seduto a gambe larghe con il suo cazzo posizzionato proprio a pochi centimetri dalla mia bocca.
Poi sentii la sua voce sussurrare:
« suck! come on, take my cock in your mouth, now it's your turn! (succhia, dai, prendi il mio cazzo in bocca, ora tocca a te)»
Non compresi esattamente cosa mi disse, ma immediatamente mi trovai la sua cappella in bocca, una meravigliosa prugna rovente, di dimensioni leggermente inferiori di quella di Kristien, ma altrettanto dura come il granito. Con i gomiti cercai di tirarmi su, così facendo agevolai la fantastica verga dell’americano nel penetrarmi fino alla gola. Ebbi un conato di vomito, mi tirai indietro, ma lui senza nessuna pietà mi prese la testa tra le mani e mi bloccò.
Con le poche forze che mi erano rimaste e in quella posizione così scomoda, inizia a succhiare, sempre più velocemente. Muovevo la lingua in ogni direzione, premevo con le labbra cercando di risucchiare il suo glande, ce la misi tutta per dimostrare quanto fossi diventata troia. Rita a sua volta era impegnata a farsi montare dal toro nero, che sembrava un martello pneumatico impazzito. Lui la insultava in francese e lei continuava a ripetere:
«Sbatti la tua puttana, dai ragazzino, sfondami la fica, fai godere la tua puttana!»
Poi, proprio mentre con il cazzo in bocca di Mark stavo pompando come un’ossessa, lo sentii diventare ancora più duro, la sua cappella iniziò a pulsare senza sosta, e lui, che dopo avermi afferrata per i capelli, e costretta ad affondare il suo membro fino quasi alla gola, con una voce soffocata che urlava:
« Don't stop bitch, don't stop!» (Non fermarti puttana, non fermarti!)
Dopo un paio di secondi, sentii un getto bollente andare a colpire proprio la mia gola, una quantità enorme di sperma che dopo tre o quattro schizzi mi riempì completamente la bocca e iniziò a fuoriuscire dai lati delle labbra, accompagnato dai miei strani vocalizzi che emettevo nel tentativo di non soffocare. Poi lui si tirò indietro, mi alzò ancora di più la testa, e ridendo mi disse:
« swallow it all, come on, bitch! swallow my cum!» (ingoia tutto, dai troia! Manda giù il mio sperma!)
Non ci pensai più di tanto, chiusi gli occhi e per la gioia di quel grandissimo porco, trangugiai una quantità enorme del suo sperma. Era la prima volta che facevo una cosa del genere, e se devo essere sincera, non fu così disgustoso come avevo sempre pensato, il gusto del suo seme era qualcosa di mai provato, e se a livello sensoriale non fu una grande emozione, devo ammettere che a livello emozionale fu una vera botta di vita, una consacrazione alla troiaggine più assoluta.
La notte sembrava non finire mai, anche Kristien aveva avuto il suo premio, un magnifico orgasmo con sborrata finale sulle chiappe di Rita. I due si erano scatenati per oltre mezzora, lei sarà venuta almeno tre volte, a differenza mia, probabilmente era multi orgasmica, una sessione di sesso sfrenato che avrebbe dovuto abbattere anche un elefante africano. E invece dopo nemmeno una decina di minuti di pausa, Mark e Rita iniziarono nuovamente a flirtare, lui dopo esserselo fatto succhiare un po’, riprese vigore, si stese sul letto, e lei senza pensarci si mise a cavallo e si infilò nuovamente il suo bel cazzone tra le cosce. Io praticamente sfinita, rifiutai un nuovo approccio di Kristien, che con insistenza cercò di convincermi ad avere un rapporto anale con lui. Gli feci capire, che non ero ancora pronta, per un’esperienza del genere, e non comunque con un membro così gigantesco come lo era il suo.
Così dopo il mio due di picche la sua attenzione si spostò sull’altra coppia.
Rita stava cavalcando il suo stallone in evidente stato di estasi, il cameriere approfittando della sua posizione gli si avvicinò, e la costrinse a prendere in bocca il suo membro, ancora mezzo flaccido. Bastarono poche pompate, e tra le labbra della mia amica ritornò a gonfiarsi una mazza nera, lucida e forse ancora più gonfia di prima.
Vedere quel trio così appassionato, sentire i mugolii della mia amica, tra quei due splendidi ragazzi, era una visione davvero eccitante, ormai l’imbarazzo iniziale aveva lasciato il posto ad una voglia incontenibile di liberare ogni mia perversione. Scoprii proprio assistendo a quell’amplesso a tre, la goduria del Voyeurismo, il piacere di vedere Rita in quella situazione, i corpi nudi e sudati, di ascoltare gridolini e le parolacce che i due propinavano alla loro amante, i rumori dei sessi affondati in un mare di succhi, uno spettacolo talmente coinvolgente, che presto risvegliò in me la voglia pazza di godere per la seconda volta.
Rimasi seduta sul letto, appoggiata con la schiena sulla testiera, senza rendermene conto, come in trance, misi le mie mani tra le cosce, la mia vagina era nuovamente intrisa di umori, mi allargai leggermente le grandi labbra, e con le dita iniziai a massaggiare il mio clitoride, un gesto, così intimo e personale, che mai avrei pensato di fare davanti ad altre persone.
Poi improvvisamente la scena alla quale stavo assistendo cambiò; Mark era ancora sotto, cavalcato dalla mia amica, Cristien che in quel momento stava ancora scopando la bocca della donna, estrasse il suo membro lubrificato e grondante di saliva, si posiziono alle spalle di lei, e con una mano spingendo sulla sua nuca la costrinse a piegare il busto sul petto di Mark, poi senza mai mollare la presa, si sputò sulle dita, e andò direttamente a stuzzicare la magnifica rosellina di Rita. A quel punto lei capì le intenzioni del ragazzo ed esclamò:
«Cosa fai con quelle dita Kristien! Non scherzare, non vorrai mettermelo nel culo?»
E lui « bouge pas, tu veux deux bites ? maintenant je vais te baiser dans le cul !» (non muoverti, li vuoi due cazzi? adesso te lo metto nel culo!)
Lei con una mano cercò di respingerlo, e poi esclamò:
«Ma questo è pazzo! Non entrerà mai nel mio culo, è troppo grosso,non ne ho mai presi due insieme…»
Lui come risposta la afferrò per il polso, e le rigirò il braccio sulla schiena, continuando a trattenerlo con una mano, nel frattempo Mark, dimostrandosi esperto in certe situazioni, con le due mani si aggrappò ai glutei della donna, allargandoli il più possibile, obbligando lo sfintere anale di Rita a schiudersi come un bocciolo di rosa. Lei a quel punto, rassegnata a quanto le stava capitando, ma in evidente stato di eccitazione, disse mugolando:
«Che bastardi! Mi volete proprio sfondare questa sera… dai ragazzo, mettimelo nel culo che è una vita che aspetto di fare una doppia, ma fai piano, ti prego sii delicato..»
Mark disse:
« don't worry Rita, relax and you'll see that you'll like it» (tranquilla Rita, rilassati e vedrai che ti piacerà.)
Vidi la mia sorellina chiudere gli occhi ed abbandonarsi completamente sul petto dell’americano, poi Kristien, dopo avere ancora umettato la sua cappella con altra saliva, iniziò a sbattere il suo membro tra le cosce di Rita, lo afferrò con la mano, lo puntò, e lentamente iniziò a spingere con piccoli movimenti del bacino, infine senza più fermarsi, lo infilò per quasi tutta la sua lunghezza…
«Cazzo, cazzo ,cazzo!» urlò Rita con tono godurioso «porca puttana, quanto mi piace! Uuuuu, mio Dio, che sensazione stupenda!... »
Devo ammettere, che anche io a quel punto, iniziai a godere come una matta, presi a stuzzicare la mia vagina con una forza impressionante, ero frastornata, eccitatissima e ormai vicina ad un orgasmo.
I due stavano pompando la mia amica, ansimavano come maiali e lei concentrata nel suo immenso piacere continuava a ripetere:
«che spettacolo Dory, mi stanno sfondando come una troia… mi piace, dai spingete!»
Due stalloni da monta, insaziabili, abili come due attori porno, selvaggi e cattivi al punto giusto, ma teneri e delicati nel momento opportuno. Scoparono la loro puledra ormai impazzita, per una ventina di minuti, portandola all’apice del piacere più di una volta, poi quando Rita dimostrò di essere abbondantemente appagata, anche loro finalmente cedettero al desiderio di sborrare, e insieme a loro anche io ebbi un orgasmo fortissimo, spasmi che mi fecero sussultare e vibrare con violenza , tanto da costringermi a piegarmi su me stessa e collassare per la seconda volta sul letto. Fu uno spettacolo estasiante, unico, indimenticabile. Una notte memorabile di quelle che non rimpiangerai mai, perché essere se stessi, e vivere in totale libertà i propri desideri, e le voglie proibite senza temere pregiudizi o giudizi altrui, non ha prezzo.

E adesso, scatenatevi pure con i commenti, fino alla prossima avventura…


scritto il
2022-12-26
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