Diario di una crociera episodio 4 "sodomizzata senza pietà"

di
genere
etero

Ciao a tutti! E buon anno!
Chissà cosa avrete combinato la notte di capodanno, quante orge, quanti trio o rapporti coccolosi… e quanti orgasmi per festeggiare l’anno nuovo. Immagino che sarete curiosi di sapere come io e Rita abbiamo concluso il 2022, in questa meravigliosa e indimenticabile crociera. Ebbene, questa volta abbiamo davvero dato il peggio, o forse il meglio della nostra voglia di prendere cazzi, ci siamo lasciate andare, e oggi più che mai posso dire che l’etichetta di “troie dei caraibi” non sia meritata.
Ma visto che per varie ragioni, (qui i festeggiamenti non finiscono più) non ho ancora avuto tempo di scrivere il capitolo Capodanno, sono qui per pubblicare una cosetta, che ho ricevuto proprio alla vigilia da un signore conosciuto in crociera. Uomo sposato, ma anche molto paraculo, visto ciò che mi ha scritto. Lascio a voi ogni commento, e vi chiedo: Cosa devo fare con questo sognatore? Voi cosa fareste al mio posto?
Ecco ciò che mi ha scritto.

Salve Signora Dorotea, forse lei non si ricorda di me, sono Toni il marito della signora Giuliana, i vostri vicini della cabina 21. Ci siamo scambiati più volte qualche chiacchiera in questi giorni di permanenza sulla nave, e devo dire che l’ho trovata una persona davvero simpatica e molto attraente. Tra tutte le signore che sono imbarcate in questo tour (compreso mia moglie, con il quale avrà notato non esiste più praticamente nessun tipo di interesse) non so per quale motivo, lei è la donna che più mi ha colpito, a tal punto che questa notte l’ho sognata. E allora mi sono permesso di renderla partecipe a questo mio strano sogno, anche se si tratta di qualcosa di molto osceno, spero non si offenda, e che magari questa mia sfrontatezza non le dia fastidio.
Si ricorda che le ho parlato della mia attività di gestore di un locale a Modena?
Bene, l’ambientazione di questo sogno è proprio all’interno del mio locale…

…Sono come al solito sul retro del bancone bar, quasi nell’orario di chiusura serale. Improvvisamente mi vedo entrare due donne dalla porta, una di queste è proprio lei signora Dorotea, una cliente assidua, ma con la quale non c’è una conoscenza confidenziale.
Una volta entrate vi accomodate al bancone e mi chiedete due caffè e un vassoietto di pasticcini. Tra lei e me, quasi contemporaneamente nasce un breve gioco di sguardi ammiccanti, nulla di eccessivo, ma divertente.
Mentre preparo la bevanda prendete posto ad un tavolino situato nel centro del salone.
Io, un po’ per deformazione professionale e un po’ per soddisfare la mia voglia di voyeurismo, inizio ad osservare il vostro abbigliamento. La sua amica è vestita in modo abbastanza anonimo; un paio di jeans, un maglioncino color crema e un giubbotto in pelle nera. Lei invece risulta tutt’altro che anonima. Ha una minigonna nera cortissima con spacco laterale, le sue gambe molto in carne sono maliziosamente coperte da un paio di calze autoreggenti a rete nere, ai piedi, stivaletti style Campero.
Sotto ad un blezer monopetto color nero una camicetta bianca che a fatica riesce a contenere un bellissimo seno strabordante.
Subito mi appare bellissima ma soprattutto molto provocante, più del solito.
Durante il servizio al tavolo, porgendole la tazzina, le sorrido cercando di attirare la sua attenzione, il mio gesto di cortesia, a sua volta, viene contraccambiato con un’occhiata languida e penetrante, che ovviamente non mi lascio sfuggire.
Torno al mio posto, e mi rimetto a fare il mio lavoro. Inevitabilmente, mentre lei sghignazza e conversa con la sua amica, cercando di non farmi scoprire, continuo ad osservare il suo fisico, ma soprattutto la, tra le sue cosce, che guarda caso a tratti tendono ad aprirsi, lasciando intravvedere il monte di venere. Un movimento che nella mia mente di maschio libidinoso insinua un dubbio atroce: “Avrà la biancheria intima?” E’ solo un misero pensiero, che però improvvisamente aumenta la mia temperatura corporea, e con essa anche il gonfiore tra le mie gambe. Dopo qualche minuto, lei decide di cambiare posizione, si scosta leggermente dal tavolo, si sfila il blezer, e lo appoggia sulla sedia, e sempre da seduta, proprio mentre i nostri sguardi si incrociano per l’ennesima volta, vedo nello stesso istante le sue gambe spalancarsi lentamente, per poi richiudersi immediatamente dopo. Un duro colpo per le mie coronarie, perché quel suo movimento, lento e chiaramente provocatorio ha cancellato ogni mio dubbio. “Che zoccola!” ho pensato tra me e me. Solo una zoccola esibizionista in calore arriva a compiere certi gesti, senza biancheria intima, pronta a essere sbattuta in qualsiasi momento. Mi pare ovvio, non mi faccio illusioni, lei e la sua amica state giocando, e per questo motivo da quell’istante decido di ignorare il vostro siparietto, non sono abituato a farmi prendere in giro da donnine dai facili costumi.
Poi succede l’imprevisto. Dopo circa una decina di minuti lei, lasciando la sua amica sola al tavolino, si alza, si avvicina alla cassa del bar, e mi chiede il conto.
“ Due caffè, quattro pasticcini e una bottiglietta d’acqua. Sono sette euro e cinquanta.” rispondo io.
Lei mi guarda, sorride e mi dice “sette e cinquanta? … mmm caruccio questo bar.
Ma, come vuole essere pagato questo barista?”
Sicuro che quel atteggiamento spregiudicato sia parte di uno stupido gioco rispondo:
“Come vorrebbe pagare signora, in contanti , sette e cinquanta cash, grazie!”
«E se le dicessi che non abbiamo spiccioli né io né la mia amica? Mi dia un’alternativa. Diciamo un sistema di pagamento più pratico?...più …piacevole.»
Ed io in tono minaccioso «E se le dicessi che non mi interessa la sua proposta, e se non pagate in contante, subito, sette euro e cinquanta mi arrabbio, e quando mi arrabbio poi divento cattivo?»
E lei «Uauuu! Abbiamo un barista incorruttibile qui, un vero uomo tutto d’un pezzo!»
Poi lei si gira verso la sua amica, ancora seduta al tavolino, vi scambiate un sorriso d’intesa, si rigira verso di me, mi fa segno con la mano di avvicinarmi, io mi sporgo dal bancone, e nell’orecchio mi sussurra:
«Se permette dovrei andare un attimo nel bagno, se gentilmente mi fa strada, visto che non so dove si trova…»
Preso alla sprovvista da una proposta decisamente inusuale, la guardo e sorrido.
Poi mi chino verso di lei, e questa volta sono io ad invitarla ad avvicinarsi.
E sempre sussurrando le dico:
«Sta cercando il modo per bruciarsi con il fuoco per caso? Le consiglio di pagare il conto, in caso contrario, se vuole l’accompagno al bagno, perché sono incorruttibile, ma non idiota… ma se mi devo scomodare da questo posto, le assicuro che il conto sarà molto salato, salatissimo!»
E lei ridacchiando e con tono di sfida:
«bla bla bla bla…. Che paura che mi ha messo questo barista crudele e antipatico!... vado a fare pipì caro il mio incorruttibile.»
Poi si è voltata e sempre ridacchiando si è diretta verso i corridoi che portano ai servizi.
Io rimango per qualche istante dietro al bancone, chiaramente imbarazzato da quanto mi sta capitando, do un’occhiata alla sua amica, lei mi guarda e scuote la testa, poi riabbassa lo sguardo e continua a trafficare con il suo telefonino posato sul tavolo.
Do una sbirciatina furtiva nel locale per accertarmi che non ci sia nessun altro avventore, resto a riflettere per qualche secondo, e poi, nonostante qualche piccola reticenza decido di raggiungerla nei bagni.
Consapevole del rischio di fare la figura del coglione, se il suo fosse stato un cinico bluff, decido di rischiare. Arrivato alla porta dei “wc donna” la trovo chiusa, busso, e una voce mi invita ad entrare. Adesso so che è li che mi aspetta, la febbre continua a salire, ma anche l’ansia e il timore di essere respinto, o peggio ancora trattato come un maniaco.
Entro, lei è voltata di spalle, chinata verso lo specchio, con il suo bel culetto esposto e la mini che ormai non riesce più a nascondere il solco. Sta ripassando le sue labbra con uno stik, forse lucida labbra, o forse burro cacao… mi posiziono alle sue spalle, ma a dovuta distanza, non sarò certo io a fare il primo passo. Lei continua ad umettare le labbra, con una sensualità che subito risveglia in me pensieri osceni. Non posso che immaginare la mia cappella, dura e avida di coccole tra quei due cuscinetti morbidi gonfi e scivolosi. E più osservo i suoi movimenti, più tra le gambe sento il mio fallo spingere come un ariete contro la stoffa dei miei slip.
Passano i secondi, lei lentamente rimette nella sua borsetta lo stik, e finalmente si gira.
I nostri volti sono vicinissimi. Sento la salivazione aumentare, deglutisco continuamente, sono come paralizzato, visibilmente a disagio, ma non indietreggio, attendo che sia lei a passare all’azione. Ho fatto la scelta giusta, perché dopo qualche sguardo accattivante reciproco, mi si avvicina, mi cinge il collo con le sue braccia, e si lascia andare ad un meraviglioso bacio passionale. Sento il suo seno prosperoso ma pieno premere sul mio petto, e non posso che gustare il sapore dolciastro della sua bocca, la sofficità delle sue labbra, ma soprattutto il gioco erotico di una lingua impazzita e impertinente.
La mia eccitazione sale, ma anche lei da segni di frenesia, soprattutto quando decido di afferrare i suoi glutei con le mani, e con forza mi avvinghio al suo bacino, costringendola ad appoggiare il suo monte di venere contro il mio, là dove in quel momento il mio sesso è al culmine dell’erezione.
Il suo ansimare si fa sempre più frenetico, e più spingo il mio ventre contro il suo, più la sua lingua si insinua nella mia bocca. Segno di un forte desiderio di essere penetrata, di una voglia ormai al limite e impossibile da nascondere.
Ma a quanto pare la signora sa bene come dare piacere ad un uomo, e quale sia il primo desiderio da soddisfare per mostrare la propria scaltrezza in tema di troiaggine.
Improvvisamente, mi mette una mano sul petto e mi da una leggera spinta, posa le sue mani sulla patta dei pantaloni, slaccia velocemente la cintura, tira giù la lampo, e mentre si inginocchia contemporaneamente trascina giù calzoni e slip, lasciando sgusciare il mio manicotto, pronto in posizione come una canna al vento.
Poi in tono goliardico esclama:
«hai capito il signor barista! Incorruttibile ma anche molto sensibile!»
Tentando di nascondere un leggero imbarazzo rispondo:
«Hai iniziato tu per prima, e adesso paga il tuo debito… ti piace fare la troia vero? Vediamo cosa sa fare questa sbruffoncella con un bel cazzo in bocca.»
Devo avere toccato il tasto giusto, perché lei dopo avere lanciato una risata di sfida, mi afferra il membro, stringendolo con un certo vigore, se lo sbatte due o tre volte sulla lingua, e inizia a segarlo con un movimento lento ma deciso. Sento la pressione salire, un calore avvolge il mio corpo, il desiderio di vedere il mio randello inghiottito da quel fantastico orifizio dalle labbra lucide e gonfie è ormai insostenibile.
Lo devo ammettere signora Dorotea, ciò che è successo dopo, è uno dei momenti più intriganti che mi siano mai capitati nella vita, e anche se si trattava solo di un sogno, tutto sembrava essere reale e di una intensità stupefacente.
Mentre io resto ancora immobile, passivo e incredulo a quanto sta accadendo, sento il calore della sua lingua scorrere con una certa veemenza sul mio glande, avvolgerlo con movimenti veloci, pressarlo nei punti giusti per poi scivolare velocemente su tutta la lunghezza dell’asta.
Mi sembra di impazzire, se fosse per me l’avrei già presa per i capelli, e avrei violato con un solo colpo le sue labbra, ma il nostro è un incontro al buio, non ci conosciamo, ed io non trovo il coraggio di osare. Io no, ma lei si… improvvisamente la sua bocca si apre, e come se mi avesse letto nel pensiero, si fionda sul mio pene con una precisione perfetta, ingoiandolo fino alla radice, e cercando di andare oltre, fino a quando il suo ansimare non si trasforma in un affannato vocalizzo gutturale. Da quel momento, senza più rallentare inizia un pompaggio capace di abbattere qualsiasi tipo di resistenza al piacere del sottoscritto. Un su e giù interrotto solo a tratti, e solo per riprendere con la sua lingua a leccare avidamente una cappella ormai gonfia all’inverosimile, e spesso anche i miei testicoli duri come due noci.
A poco è servito afferrarla per i capelli, per far si che diminuisse quel delizioso supplizio, affamata e assetata come una vera cagna in calore forza la mia trattenuta, e invece di desistere, inghiotte ancora una volta il mio arnese, e senza pietà, non prima di averlo riempito di saliva, se lo infila nuovamente in gola.
Un trattamento che finalmente risveglia in me quel animale selvaggio che timidamente cercavo di nascondere. Non era un bluff, adesso ne ho la certezza; inginocchiata tra le mie gambe, ho la donna che ogni uomo vorrebbe possedere, spregiudicata e puttana, coraggiosa e stronza, così come nel sogno lei si era palesata.
L’afferro nuovamente per i capelli, questa volta con maggiore forza, costringendola a tirare la sua testa indietro e lasciare scivolare via dalla sua bocca il mio cazzo, ancora sgocciolante. Non ho mollato la presa nemmeno quando lei ha cercato di ribellarsi, e nemmeno quando, con voce arrochita si è lamentata di quel gesto forse troppo violento.
Non le ho dato scampo, e mentre con una mano la tenevo per i capelli, con l’altra spingendola da un fianco l’ho costretta a mettersi a carponi sul pavimento nudo e freddo.
Come una vera cagna, addestrata e ubbidiente, non ha più reagito, anzi, quando ha realizzato quali fossero le mie intenzioni, visto che la minigonna nella concitazione dei movimenti si è tirata su, fin sul fondo schiena, ha appoggiato gli avambracci in terra, sollevato ulteriormente le natiche, e allargato le cosce, mettendo in mostra due glutei carnosi e sporgenti e uno spacco dal quale, nella mia posizione riesco a vedere chiaramente un orifizio anale ben dilatato e il luccichio delle secrezioni che decorano le due grandi labbra abbondantemente schiuse.
Un’immagine irresistibile, che accentua la mia vena animalesca, e che disintegra in un istante ogni piccolo residuo di inibizione, che ancora dimora in me.
Il nostro respiro rarefatto è l’unico rumore che echeggia nel piccolo e angusto locale, ma solo per un momento, perché con una foga brutale e selvaggia, alla velocità della luce, mi metto a cavalcioni appena sopra al suo sedere, mi sputo velocemente sulle dita, e senza chiedere permesso strofino e inumidisco il suo orifizio anale. Come impazzito in un lasso di tempo ristrettissimo, agguanto il mio cazzo, e prima ancora che lei abbia il tempo di ritrarsi o di comprendere la mia intenzione lo spingo tra le sue carni, puntando alla rosellina appena lubrificata. Lei solo a quel punto cerca di sottrarsi a quella pressione inaspettata, colta di sorpresa e anche intimorita dalla mia irruenza, tenta di fermarmi, stringendo i glutei e alzando leggermente le natiche.
Ma tutto questo non fa che infoiarmi ancora di più. La prendo per i fianchi e con una forte pressione la obbligo a rimettersi in posizione, poi ancora una volta l’afferro per la coda dei capelli, e dando dei piccoli strattoni sussurro con tono irritato:
«E no mia cara! Volevi pagare con una semplice scopata? Questa volta hai giocato con la persona sbagliata… di la verità ti piace essere fottuta come una puttana, vero? Ti ho avvisata, ricordi cosa ti ho detto al bancone? Il conto sarà molto salato…salatissimo! Non mi basta la tua figa cara sbruffoncella! Adesso mi prendo il tuo culo, e cerca di non urlare, che altrimenti ci sentono. Ti faccio vedere io chi è un bla bla bla!»
Lei con voce implorante ma evidentemente ironica mi risponde:
«Cazzo che paura mi fa signor barista… Il mio culo vale molto più che qualche euro. Ma visto che sei tu… accomodati, fai vedere alla tua cagna cosa sei capace di fare…»
Parole che nel mio cervello suonano come una melodia, che scatena la mia libidine in ogni sua piccola sfumatura.
Si dimostra indomabile, ma adesso ho il suo consenso. Lo sento, lo desideriamo tutti e due, immersi in un vortice misto di insaziabile voglia di possedere e di essere posseduti.
Riprendo l’asta tra le mani, cercando di essere più delicato del precedente approccio, ripeto il gesto di lubrificare le mie dita con la saliva e ritorno a massaggiare il buchetto pulsante, affondo prima l’indice, che viene inghiottito senza nessun sforzo, poi lo estraggo e ripeto l’operazione aggiungendo anche il medio, ambedue stretti a formare un unico organo di carne, che senza esitare penetra per la seconda volta il suo ano, ormai in resa totale, scivoloso e accogliente al pari di una vulva. Ogni movimento è sottolineato dal suo mugolio, sempre più imperioso, urla di piacere che si insinuano nel mio cervello e che, come un detonatore, scatenano la mia incontenibile voglia di forzare senza più remore quel magnifico pertugio ormai spalancato e pronto per essere riempito.
Una sola spinta, accompagnata dall’ennesimo gemito, questa volta prolungato, più intenso, e dal mio grugnire come una bestia. Poi inizia la danza. Il mio ventre che sbatte ripetutamente contro le carni di quel culo ormai fradicio di liquidi orgasmici, un pompaggio che diventa sempre più forsennato, il rumore delle mie manate sui suoi glutei, che lasciano segni rossastri quasi come fossero medaglie. La sua voce, che dopo avermi apostrofato con epiteti come, «bastardo non mi lasciare segni!» oppure «dai spingi porco, spingi il cazzo nel mio culo… dai che mi piace!»
E poi ancora, il piacere di sentire, tastando con le dita, la sua vulva completamente spalancata, grondante di succhi caldi, e quel continuo sbattere, incessante, sempre più rumoroso, secco, dentro a quel orifizio ormai aperto, tanto da non opporre più nessuna resistenza, nemmeno quando mi diverto a tendere la carne del solco al massimo, a estrarre per qualche secondo il mio cazzo, per osservare dall’apertura dello sfintere il canale color rosa ormai privo di ogni barriera. Non sarà un amplesso lungo, lo sento dai primi segnali dei miei testicoli che si contraggono ogni volta che affondo i colpi, sono al limite di tutto, del piacere, della resistenza fisica, del mio fiato ormai affannato e rarefatto, ma anche lei la sento cedere ad ogni spinta. Le sue ginocchia e le sue braccia, colpevole anche il duro pavimento sul qual stiamo consumando quel rapporto animalesco, si distendono, cedendo improvvisamente al peso ad alla irruenza della mia pressione. Priva di ogni forza si lascia andare rovinosamente con la pancia a terra, in posizione prona, ma io non ho mollato la presa, aggrappandomi con le mani sotto al suo ventre precipito insieme a lei, con il mio membro ancora infilato tra le sue cosce, e nemmeno quella nuova e scomoda posizione ci ferma, nonostante lei tenti di rialzarsi io continuo a premere su di lei, affinchè resti ferma. Ormai sono una furia, vicino all’orgasmo, e anche lei sento che sta per arrendersi al desiderio di godere.
Rinuncia all’idea di riprendere la posizione a quattro zampe, ma da esperta amante, appoggiandosi sui gomiti solleva leggermente il culo, quanto basta per agevolare la penetrazione, e per renderla ancora più profonda.
Siamo al capolinea, con le mani mi punto a terra, aumento per quanto mi sia possibile il ritmo delle spinte, lei mi incita di non smettere, io, quasi a chiedere il permesso inizio a urlare: «Non resisto più, cazzo sto venendo»
E lei con voce supplichevole:
«no, non adesso aspetta…ti prego aspetta che sto venendo anche io!»
Mi sento morire, sono allo stremo, cerco di concentrarmi contraendo i muscoli del mio sfintere, diminuisco il ritmo delle pompate per usare una maggiore violenza nel affondo.
Lei continua a ripetere:
«spingi, cazzo spingi porco! Riempimi, lo voglio tutto dentro…»
Inevitabilmente l’ultimo filo di resistenza si spezza, nulla più può trattenere gli spasmi che potenti come il soffio di un mantice, irrorano l’intestino della mia amante con una quantità incredibile di sperma bollente. Fortunatamente proprio il calore del mio seme risulta fatale anche per lei, che con un urlo soffocato e incontrollato annuncia l’esplosione di un fantastico e ormai insperato orgasmo. La sento sotto il peso del mio corpo, vibra e sobbalza, ululando come un cagna, spingendo le natiche verso l’alto a ripetizione, come se volesse proseguire quel movimento che io dopo esserle venuto dentro ho interrotto, perché preso da uno stato d’estasi che mi ha frastornato e privato di ogni energia.
Per un attimo restiamo immobili, siamo ancora uno dentro l’altro, due animali o due esseri che per una strana alchimia hanno compiuto un rito tribale, quasi primitivo, guidati da chissà quale energia. Io la bacio teneramente sul collo, le sussurro parole incomprensibili, lei mi prende una mano, e la stringe, nessuno dei due ha la forza di parlare, non ce né bisogno, è stato bellissimo, bestiale o forse romanticissimo. Un rapporto squallido, o forse uno straordinario incontro di due anime libere…
Ma era solo un sogno, cara signora Dorotea, strano, blasfemo, inopportuno, non saprei…
A presto carissima, e perdoni la mia sfacciataggine.. Toni.
scritto il
2023-01-02
5 . 9 K
visite
2
voti
valutazione
5.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.