Seconda parte Dorotea Tutto in una notte
di
Dorotea
genere
prime esperienze
Seconda parte. Dorotea: “Tutto in una notte” adesso si, analmente sua per sempre.
…Il mio vestito adesso mi viene tirato su fin sulla schiena, il culo è completamente scoperto, una mano lo accarezza con movimenti circolari e va a tastare ogni punto della mia pelle, si sofferma nel solco, e si insinua tra le mie grandi labbra. Istintivamente mi viene da spalancare ancora di più le cosce, un lungo sospiro mi esce dalla gola… Lui ride, si è reso conto di quanto io sia eccitata, di come la mia vagina sia dilatata e piena di umori, ma non commenta, è taciturno, non capisco cosa abbia in mente. Ad un tratto lo sento rialzarsi, poi il silenzio; preludio a qualcosa di inaspettato.
Un sibilo nell’aria, e contemporaneamente sulle mie natiche si sente il rumore inconfondibile di un colpo di un frustino…
« haa cazzo! ma siete impazziti!»
Protesto animatamente, ma nessuno risponde.
Un altro colpo, ancora più forte, questa volta si scarica nella parte bassa del sedere, lo sento tra lo sfintere anale e la vagina. Il mio urlo echeggia nella stanza.
«Haaaaa, bastardo! Mi hai fatto male! Porca puttana, brucia! Aiuto Rita fai qualcosa, questo è pazzo! Mi brucia il culo!»
La voce di Manuel, in tono divertito:
«Sapessi quanto ha bruciato a me leggere delle tue performance mentre ti facevi sfondare dai tuoi amici neri! Ti piace provocare piccola…vero? Volevi emozioni forti? Il frustino ci vuole per domare una troietta indisciplinata come te!»
Terzo colpo, questa volta non è una vera e propria sferzata, la paletta in cuoio si schianta con delicatezza sulla parte alta delle natiche, cerco di far roteare il bacino per sfuggire a quel contatto non gradito, faccio sobbalzare il fondo schiena, ma il mio master, molto più abile di quanto immaginavo, non perde la presa, lo fa strisciare su e giù al centro della spina dorsale, mi vengono i brividi, le mie spalle vibrano, la paletta ancora adesa alla pelle si avvicina lentamente al sedere, resto immobile, quasi paralizzata, mi aspetto da un momento all’altro la stoccata. E invece no, si insinua tra i glutei, la sento sfiorare il mio sfintere, ennesimo guizzo, tutta la muscolatura si chiude a riccio. Scende ancora, sposta da un lato il filo di perle del perizoma e riesce in qualche modo farsi strada tra le grandi labbra…
Cristo santo! Non è un supplizio, è qualcosa di molto simile ad un orgasmo senza fine, una sensazione di calore insopportabile nel ventre, di estasi che ti toglie il fiato e ti sconquassa le budella. Il desiderio sempre più crescente di ricevere un altro colpo di frusta, ancora più forte, ancora più violento, per sentire la tua pelle bruciare, per godere di qualcosa che non capisci cos’è, che ti intorpidisce la mente ma che sai essere sublime.
Quarto colpo, fortissimo. Un fendente in orizzontale che mi viene assestato su tutti e due gli emisferi del mio povero sedere. Trattengo il fiato, deglutisco più volte, cerco di controllare il dolore, ma inevitabilmente una lacrima inizia a rigare il mio volto.
Qualcuno potrebbe pensare che io abbia subito un atto di violenza, ma sappiate che quando è consensuale, quando si è protagonisti di un gioco di ruolo e si è consenzienti, non esiste violenza, ma solo complicità.
…Presto il piacere si sostituisce al dolore, adesso respiro profondamente, e ancora una volta sollevo la testa, il mio silenzio è la risposta alla sua punizione… non mi piego… fottiti!
Qualcuno a piedi scalzi si avvicina a me, la voce afflitta di Rita che mi chiede se va tutto bene:
«Sto bene sorellina, mai stata così bene! Tranquilla che la tua Dory sa come si gioca.»
Lei risponde preoccupata «Sicura? ...sai che puoi smettere quando vuoi, mi sa che Manuel si è fatto prendere un po’ dalla mano.»
«Ti ho detto che va tutto bene, anche se inizio ad annoiarmi un po’, solo questa sciarpa negli occhi, che mi sta dando un fastidio tremendo, chiedi al signor Spina se si può togliere. Anche le manette non sopporto più, non sento i polsi.»
«Cazzo, tu non sei normale Dory, ti abbiamo sempre sottovalutata, e invece ogni volta scopro in te una donna straordinaria. Tu sei pazza, e voi due insieme siete uno spettacolo davvero eccitante.»
Mi bacia sul collo, poi la sento che si allontana. Avverto delle labbra posarsi sulla mia schiena, immediatamente dopo due mani mi afferrano i fianchi, è lui, il mio aguzzino, chinato su di me che bacia la mia pelle, che mi coccola, e mentre scende con la lingua lungo la colonna vertebrale sussurra:
« Piccola stronzetta, sei diventata una vera puledra indomabile vero? Non ti piegherai mai, l’ho capito sai? Mi vuoi fare diventare matto… e ci sei riuscita! Vediamo se hai imparato la punizione.»
Mi solleva per i fianchi, mi rigira, sono nuovamente in ginocchio di fronte a lui, sento il suo profumo, il tepore del suo corpo… Qualche istante di silenzio, e poi ecco che sulla mia bocca si posa qualcosa di caldo, carne che vibra, che emana aromi asprigni. E’ nuovamente la sua cappella, dura come un sasso; non cerca di forzare, accarezza lievemente le estremità delle labbra, quasi a chiedere il permesso di violare la mia cavità orale. Questa volta decido di piegarmi alla sua volontà, è il mio forte desiderio che mi spinge ad assecondare il suo gesto. Da quando sono entrata in questo motel, e sentito la sua voce non faccio altro che sperare di fare l’amore con lui, di prendere in bocca il suo membro e succhiarlo con tutta la mia passione, mettendo in atto i numerosi insegnamenti e le malizie che ho acquisito in questi mesi con gli amanti occasionali che mi sono scopata.
…Schiudo le labbra, con la lingua inizio a giocare con il suo glande, lo bacio avidamente, lo stuzzico per qualche attimo, poi quando sento che lui inizia a spingere, affondo giù fino alla gola, faccio fatica a contenere quel bastone, tanto che mi sento soffocare, mi sembra incredibilmente più grosso di come lo ricordavo, ma ormai la foga con il quale sto lavorando il dardo è all’ennesima potenza. Pompo come un’ossessa, vado su e giù con la lingua per tutta la lunghezza dell’asta, lo sento vibrare. Trovo esaltante ciò che sto facendo, la mia vulva è inzuppata di umori all’inverosimile... voglio farlo impazzire, dimostrare cosa si è perso in tutti questi anni se solo fosse stato capace di aiutarmi a superare i miei tabù…
Improvvisamente qualcuno da dietro agguanta il fiocco che lega la sciarpa che copre i miei occhi, e con un colpo secco la sfila dalla testa. Con dispiacere rallento istintivamente l’azione del pompino, alzo lo sguardo, e nonostante i miei occhi siano ancora offuscati ho come un flash che mi costringe a tirarmi indietro sfilando dalla bocca il cazzo che sto succhiando.…
Sono basita! ...quasi disgustata! Sgrano gli occhi e mi rendo conto che di fronte a me non c’è Manuel, ma quel figlio di puttana di Ciro! E il fallo che sto spampinando è il suo!
Con la bocca ancora impastata dalla mia saliva esclamo:
«Ma …ma… che cazzo state facendo! Che scherzo è questo?! Ma siete veramente delle merde! E tu cretino che non sei altro ( rivolta a Ciro), come ti sei permesso di infilare il tuo uccello nella mia bocca senza chiedermi il permesso? Siete tre maledetti porci! E tu Rita sei più merda di loro, ti presti a questi giochetti da deficienti senza dire una parola? »
Manuel si avvicina, è completamente nudo come Rita e Ciro, ride, così come ridono gli altri due, mi fissa e poi con la sua solita faccia da culo esclama:
«Ma perché ti incazzi tanto? L’hai detto tu che avresti dato l’onore a Ciro di scoparti. In bocca il suo cazzo è più consistente del mio! Ricordi? Ti ho detto che ti avrei accontentata… ho fatto ciò che desideravi, e adesso fai tanto la preziosa!»
Ed io con voce affannata «Siete due figli di puttana! Allora ditelo che questa sera mi volete mettere alla prova, vi siete alleati per farmi fare la parte della stronza? Per punirmi di cosa?! Toglietemi queste cazzo di manette, adesso basta, questo gioco non mi piace più!»
Manuel si avvicina, adesso di membri davanti a me ne ho due, eretti e turgidi come tue torri…
«Tu non dai ordini a nessuno mia cara! E adesso sarà meglio che inizi a succhiare i nostri randelli, e fallo bene, perché il gioco è solo all’inizio, e una volta che si inizia le regole dicono che non puoi ritirarti… almeno che tu non ammetti la sconfitta…»
Ed io con voce minacciosa «Ma sconfitta di cosa? Fottiti! Vuoi la guerra Spina? … non sai a cosa vai incontro! Fanculo coglione! Adesso ci penso io a voi, e sarete voi a chiedermi pietà, a costo di ammazzarmi scopando!»
E lui «Sfida accettata piccola stronza… inizia a darti da fare se vuoi vincere.»
Si volta verso Ciro, si guardano, lui lo invita a battere il cinque con le mani, Ciro risponde…
Rita, quasi in incognito alle mie spalle si gode il momento e ride come una pazza, è seduta sul bordo del letto, sento il clak delle manette, finalmente mi libera le mani, io mi volto verso di lei ed esclamo:
«Bastarda infame! Con te facciamo i conti dopo!»
Poi mi rigiro verso i due uomini, e con le mani afferro i loro membri, sono al massimo dell’erezione, uno spettacolo così invitante da farmi dimenticare immediatamente i miei propositi di vendetta. Senza pensarci due volte mi ci fiondo sopra, e inizio a fare un doppio pompino come mai mi era successo. Sembro indemoniata, sputo prima su una cappella poi sull’altra, li sego con forza, e poi ancora giù tra le mie labbra, fino alle palle, uno dopo l’altro a ripetizione!
Rita da dietro mi incita, mi palpa le tette ancora fasciate dal tubino nero, poi scende giù con le mani, rovista tra le mie grandi labbra e inizia a masturbarmi il clitoride…
Puttana dovevo essere e puttana mi sento!
Ma tutto deve ancora succedere, questi sono solo preliminari, tutti a questo punto abbiamo voglia di scopare, ed io e Manuel sappiamo di avere un conto in sospeso, una pratica da risolvere, che dovrà mettere il sigillo ad una notte che si appresta ad essere la più folle della nostra vita… sverginare il mio culo!
Dopo avermi portata sull’orlo dell’orgasmo Rita decide di unirsi a noi, mi si affianca, in ginocchio anche lei di fronte ai due uomini, poi mi da una gomitata e mi dice:
«Non fare l’ingorda Dory, lascia qualcosa anche a me! Non sono venuta qui per guardare te che fai la cagna! Dai, lasciami qualcosa anche a me.»
Ed io in tono compassionevole:
«Ma povera la mia sorellina, vuole succhiare un uccello anche lei… certo che ti accontento, fai una cosa, mettiti in bocca il cazzo di questo maniaco pervertito (con la testa indico il mio ex, liberando dalla stretta della mia mano il suo pene), avanti infame baldracca, tanto conosco bene il mio pollo, sicuramente muore dalla voglia di scopare anche te, io mi tengo Ciro, preferisco la carne fresca piuttosto che il cotechino lessato!»
Manuel scuote la testa e con faccia schifata esclama:
«Ti odio Dorotea! Ti odio tanto che se potessi ti legherei a quel letto e ti prenderei a frustate fino a quando non chiedi perdono piangendo!»
E Rita «Questa volta mi dispiace, ma ha proprio ragione! Ma come puoi pensare che io mi scopo il tuo ex marito davanti a te! Tu non sei perversa, sei proprio bastarda dentro!»
…indifferente agli insulti, mi alzo in piedi, prendo per mano Ciro, e voltando le spalle ai due lo trascino con me, vado verso l’enorme vasca idromassaggio, non prima di avere salutato a modo mio, pugno in alto e dito indice all’insù.
Mi spoglio velocemente di quel poco che indosso, completamente nuda entro in vasca, mi tiro su, appoggio il mio petto sul bordo e mi metto a pecora, guardo in faccia a Ciro ed esclamo ad alta voce:
«Sfondami ragazzo, che aspetti , fai vedere a quei due stronzi come si monta una cagna in calore. »
Un invito al quale il giovane risponde senza fiatare, praticamente si tuffa nella vasca e dopo pochi secondi mi sento afferrare per i fianchi, contemporaneamente un bastone carnoso e gonfio, senza nessun tipo di preliminare mi penetra la mia povera vulva togliendomi il fiato. Dalla mia gola esce un forte urlo di dolore misto a piacere, che risuona in tutta la stanza, prima di socchiudere gli occhi do uno sguardo all’altra coppia sul letto, sono stesi uno a fianco dell’altro, lei sta facendo un pompino a Manuel, lui quasi furtivamente cerca il mio sguardo, e quando lo trova mi sorride ironicamente e poi scuote la testa, si rigira senza nascondere una smorfia di delusione, si infila tra le gambe di Rita, lei si mette in posizione pronta a farsi penetrare, e quando lui è dentro, inizia a sbatterla con colpi secchi e rabbiosi…
Da qualche minuto nella suite si sentono solo gemiti, lamenti di piacere e il rumore attutito di carni che si scontrano.
Il mio stallone è una furia scatenata, le sue spinte sono possenti e incontenibili, i miei seni a penzoloni sobbalzano come se dovessero staccarsi, sono tutta un fremito, e sento le mie gambe cedere sotto i colpi del bacino di Ciro. Mi schiaffeggia il culo con manate che sicuramente lasceranno lividi, io urlo, mi lamento, ma lui sembra eccitarsi ancora di più.
Mi chiama troia, mi dice che mi sfonda la figa… mi ripete in modo rabbioso quanto io sia una puttana…
Immagino che fottermi in quel modo, davanti agli occhi del mio ex marito, sia qualcosa che lo rende ancora più animalesco, che lo eccita ulteriormente e lo fa sentire invincibile.
Ad un certo punto mi prende per i capelli, costringendomi a sollevare la testa, e mi scarica un’altra dose di ceffoni sul culo. Ha una resistenza incredibile, che solo un giovane nel pieno delle forze come lui può avere. Ma il mio piacere da qualche minuto si è trasformato in senso di nausea, di fastidio, e inizio a sperare che quell’amplesso bestiale, che io stessa ho stupidamente voluto, finisca al più presto.
Passano altri i minuti, dopo avermi rigirata su me stessa, messa a sedere sul bordo della vasca, mi solleva le gambe, se le appoggia sulle spalle e mi penetra nuovamente con la stessa forza di prima senza darmi un attimo di tregua . Sono allo stremo delle forze. Ci vuole qualcosa per porre fine a questo supplizio. Per accelerare la sua resa decido di fingere un orgasmo, e visto che anche Manuel e Rita sono ancora in fase di accoppiamento, faccio in modo che anche loro sentano le mie urla di piacere:
«Siiii, siiiii porca troia! Continua così, dai siii… Vengo! Dio mio Ciro, sfondami dai, sfondami… siii, vengo cazzo! Vengo! Dai vieni anche tu, vieni ti prego, voglio la tua sborra!»
Subito dopo sento Ciro che mugola, inizia a tremare, poi si ritira velocemente dalla mia vagina, avverto un fastidioso senso di vuoto, grugnisce, si stringe il cazzo tra le dita con forza, con una mano mi prende da dietro la nuca, e mi costringe a scivolare giù nella vasca fino a quando il mio viso è all’altezza del suo membro:
«Apri la bocca puttana! Dai Apri la bocca che sto venendo… dai troia bevi…!»
Istintivamente chiudo gli occhi e serro le labbra con forza, poi uno dopo l’altro, un’infinità schizzi di sperma bollente inondano il mio volto, scivolano copiosi sul seno, per scorrere sul ventre e infine disperdersi nell’acqua dell’idromassaggio.
Ho ancora gli occhi chiusi, quando dal letto al centro della stanza sento provenire i rantoli di quel porco di Manuel e i vocalizzi di Rita, anche lei sta urlando il suo orgasmo, e se la conosco bene non finge… e molto forte, così come lo è la situazione surreale che si è creata tra tutti noi… Credo che siano venuti insieme, perche adesso lui si è sfilato dalle sue gambe ed è con la testa appoggiata sul ventre di Rita, un gesto che quasi come un rituale adottava anche con me, dopo avere fatto l’amore. L’immagine si trasforma in una stilettata al cuore, mi fa male, e improvvisamente tutto prende una forma diversa, la nausea si è trasformata in conati di vomito, che a fatica trattengo.
Mi tuffo nella vasca immergendomi fino al collo, mi risciacquo il viso più volte quasi in modo compulsivo, poi mi rialzo e ancora pregna d’acqua esco, Ciro mi segue. Mi avvicino al letto, Rita si fa da parte, mi adagio sul lenzuolo, e senza dire una parola mi accoccolo tra le braccia del mio ex che silenziosamente mi accoglie stringendomi a se.
Ciro fa il giro del letto, e si posiziona steso alle spalle di Rita.
I nostri respiri sono ancora affannati, siamo tutti e quattro taciturni, poi Rita mi si avvicina, mi da un bacio sulle labbra e mi sussurra teneramente:
«Allora sorellina? Ti vedo stravolta, come stai?»
Ed io «Male tesoro mio, molto male…»
«Ma quanto sei scema Dory, questa volta te la sei cercata… che cazzo abbiamo combinato, domani mattina mi vergognerò a guardarmi allo specchio…»
Poi sento una lacrima scorrere sulle mie guance, la guardo e le sorrido, la mia voce è strozzata e non riesco a parlare… Lei con una mano mi asciuga le lacrime, guarda Manuel che continua a stringermi a se, poi guarda me e dice:
«Adesso è arrivato il momento che io e Ciro ce ne andiamo, ci prendiamo una stanza qui nel motel, e domani mattina quando ci sveglieremo ce ne andremo tutti assieme, penso che voi due abbiate bisogno di stare soli, vero sorellina?»
Annuisco facendo segno di si con la testa, lei mi da un altro bacio, fa l’occhiolino a Manuel, si alza dal letto, insieme a Ciro si rivestono, e poco dopo lasciano la stanza mano nella mano augurandoci la buona notte.
Restiamo qualche minuto immobili nella stessa posizione, i nostri respiri si fondono in una atmosfera dove tutto appare nebuloso. Lui mi accarezza amorevolmente la testa, mi da un bacio sulla fronte, si alza, va verso al frigo bar, lo apre ed estrae una bottiglia di champagne dallo sportello. Prende due flute situati sul tavolino vicino all’ingresso, stappa la bottiglia in modo impeccabile, versa il contenuto nei bicchieri, ritorna sul letto, me ne offre uno e con sguardo fiero mi dice:
«A noi Signora Dorotea, alle nostre profonde ferite, alla nostra pazzia!»
Brindiamo insieme, io ne bevo un piccolo sorso e poso il bicchiere sul comodino, anche lui dà una boccata, ma non posa il bicchiere e lo trattiene tra le dita di una mano. Si mette in ginocchio sul letto al mio fianco, mi invita a stendermi in posizione prona, a pancia sotto, prende un cuscino e lo infila delicatamente sotto il ventre, con una mano, afferrando una per volta le caviglie mi allarga le gambe. Messa in quella posizione mi sento comoda e rilassata, il mio sedere adesso è completamente sollevato rispetto al resto del corpo, le cosce sono spalancate e quindi immagino che sia ben visibile sia il mio sfintere anale che la fessura della vagina.
E lui è lì, che si gode lo spettacolo di quell’oggetto del desiderio che la natura mi ha donato abbondante, morbido e formoso come una scultura di Botero. Ancora umido, decorato da gocce d’acqua, quasi fossero lacrime, rigato dai colpi di frusta, violaceo per le sberle ricevute da quell’animale di Ciro, pronto per essere finalmente violato, dall’unica persona al quale avrei permesso tale privilegio.
Ancora assorta nei miei torbidi pensieri, improvvisamente sento provenire dall’alto, una cascata di liquido ghiacciato, è lo champagne che Manuel teneva nel bicchiere. Una sferzata di freschezza che attraversa la mia schiena e finisce per inondare il mio sesso. Nel medesimo istante la lingua di Manuel si posa sulla mia pelle, tra le scapole, e con una lenta e inesorabile discesa succhiando di volta in volta il liquido arriva dritta nel solco dei glutei. Un brivido mi obbliga a scuotere il bacino, l’eccitazione sale, ed ecco che finalmente la lingua si insinua tra le mie grandi labbra con un movimento verticale dall’alto al basso e viceversa, fino all’ingresso del buchino. Lo penetra con avidità e con una passione sconvolgente.
Usa le sue mani per fare leva tra le due masse carnose, così facendo l’orifizio anale si apre ancora di più, e la lingua arriva agevolmente in profondità. La sua esperienza su certe pratiche è evidente, non tralascia nessun particolare, ogni tecnica, ogni movimento ed ogni tocco sono utili e farmi rilassare, per dare piacere e desiderare che lui prosegua senza sosta nella sua azione erotica.
Il desiderio; adesso è un tarlo che si insinua nella testa, qualcosa che mi stringe lo stomaco che mi da la scossa. Lo voglio, ne ho un bisogno spasmodico. Voglio sentire la sua carne viva e bollente spalancare il mio culo per ficcarsi fino in fondo senza pietà. Voglio che sia qualcosa di forte, il suo movimento, la sua passione, il mio piacere i nostri gemiti… voglio sentire gli schizzi del suo piacere, il calore del suo sperma riempire la mia cavità per vivere una sensazione che fino a questa notte ho solo immaginato…
Le sue dita si sostituiscono alla lingua, giocano con la mia vulva, la penetrano, poi scorrono fino a lambire il mio sfintere, sono umide e impregnate del mio succo, ripete l’operazione un paio di volte, poi sento che si mette a cavalcioni sopra di me, come un fantino che vuole cavalcare e domare la sua puledra, adesso è in posizione con il suo dardo turgescente che sfiora le mie natiche, si muove lentamente, lo strofina più volte così come ha fatto qualche attimo prima con le dita, tra le mie grandi labbra, poi si china con il petto sulla mia schiena, mi bacia il collo ed io mi sento già in estasi, il suo membro scivola tra i miei umori caldi, e si infila per tutta la sua lunghezza nella vagina spalancata e al massimo della sua dilatazione.
Le mie gambe tremano, il mio ventre sembra impazzito, non è il mio uomo a scopare me, ma sono io che scopo lui. Con colpi di reni lenti e continui sollevo e abbasso il mio sedere, poi aumento il ritmo, e sento il nostro piacere crescere imperioso, è potente, una simbiosi di due corpi che adesso fluttuano nell’universo oscuro di questa stanza di Motel come due stelle che si uniscono e si trasformano in energia pura…
«Cosa aspetti, lo voglio Manuel! Mettimelo dietro… lo voglio tutto, fino all’ultima goccia!...»
Lo supplico, non è più un desiderio, ma un ordine al quale lui deve obbedire.
E’ questione di attimi, la sua cappella e già in posizione, preme sull’apertura, entra leggermente poi si ritira, non provo nessun dolore, l’orifizio è lubrificato in abbondanza dalle mie secrezioni, lo sento rilassato e pronto.
Ancora una spinta, questa volta l’apertura si allarga oltre misura e percepisco qualcosa di caldo carnoso e voluminoso nelle mie viscere, qualcosa che lentamente va in profondità, risucchiato nel vortice del proibito, una sensazione mai provata che sconvolge i miei sensi, che mi provoca un leggero dolore muscolare, e l’attimo dopo un piacere intenso che si diffonde lentamente in tutto il corpo.
Lui mi da un ultimo bacio sulla nuca, si accerta che tutto vada bene, poi prende il ritmo, e tutto il resto è… paradiso!
Fantastico sentire i suoi colpi sempre più poderosi, il suo ansimare, i miei gemiti, le gocce di sudore che dal suo viso cadono sulla mia schiena, non so se arriverò ad un orgasmo vero e proprio, ma sicuramente il piacere che sto provando è qualcosa di cerebrale molto simile ad all’apice assoluto dell’estasi.
«..lo voglio tutto dentro Manuel… ti prego vieni e dammelo, adesso , voglio sentire i tuoi schizzi dentro!»
Lo imploro, glielo ordino, come fosse l’ultimo e doveroso atto che metterà il sigillo alla notte più folle e assurda della nostra storia.
Vedo le sue mani stringere il lenzuolo con l’intento di trovare un appiglio al quale aggrapparsi al letto, con quella presa i suoi colpi diventano ancora più vigorosi…
…ha il fiato corto, mugola e con un urlo tra i denti annuncia il suo orgasmo.
E’ l’apoteosi, la vittoria estrema della passione. Per il piacere dei miei sensi ricevo getti infiniti e copiosi del suo seme, che adesso si stanno riversando tra le mie viscere, che li sento sferzare le mie carni con lo stesso effetto del frustino che ha lasciato i lividi sulle mie natiche…
Dopo ci sarà solo una breve pausa, il tempo di un lunghissimo abbraccio, i pochi secondi per svuotare ancora una volta i flute di champagne, qualche minuto per una rinfrescata nella vasca idromassaggio, e poi…
La notte è lunga, non ci saranno ne vinti ne vincitori… ma solo due anime ferite che necessitano della medicina più efficace dell’universo… L’amore.
…domani è un altro giorno, ognuno ritornerà a percorrere la sua strada, indietro non si torna.
Dory.
…aspetto i vostri commenti.
…Il mio vestito adesso mi viene tirato su fin sulla schiena, il culo è completamente scoperto, una mano lo accarezza con movimenti circolari e va a tastare ogni punto della mia pelle, si sofferma nel solco, e si insinua tra le mie grandi labbra. Istintivamente mi viene da spalancare ancora di più le cosce, un lungo sospiro mi esce dalla gola… Lui ride, si è reso conto di quanto io sia eccitata, di come la mia vagina sia dilatata e piena di umori, ma non commenta, è taciturno, non capisco cosa abbia in mente. Ad un tratto lo sento rialzarsi, poi il silenzio; preludio a qualcosa di inaspettato.
Un sibilo nell’aria, e contemporaneamente sulle mie natiche si sente il rumore inconfondibile di un colpo di un frustino…
« haa cazzo! ma siete impazziti!»
Protesto animatamente, ma nessuno risponde.
Un altro colpo, ancora più forte, questa volta si scarica nella parte bassa del sedere, lo sento tra lo sfintere anale e la vagina. Il mio urlo echeggia nella stanza.
«Haaaaa, bastardo! Mi hai fatto male! Porca puttana, brucia! Aiuto Rita fai qualcosa, questo è pazzo! Mi brucia il culo!»
La voce di Manuel, in tono divertito:
«Sapessi quanto ha bruciato a me leggere delle tue performance mentre ti facevi sfondare dai tuoi amici neri! Ti piace provocare piccola…vero? Volevi emozioni forti? Il frustino ci vuole per domare una troietta indisciplinata come te!»
Terzo colpo, questa volta non è una vera e propria sferzata, la paletta in cuoio si schianta con delicatezza sulla parte alta delle natiche, cerco di far roteare il bacino per sfuggire a quel contatto non gradito, faccio sobbalzare il fondo schiena, ma il mio master, molto più abile di quanto immaginavo, non perde la presa, lo fa strisciare su e giù al centro della spina dorsale, mi vengono i brividi, le mie spalle vibrano, la paletta ancora adesa alla pelle si avvicina lentamente al sedere, resto immobile, quasi paralizzata, mi aspetto da un momento all’altro la stoccata. E invece no, si insinua tra i glutei, la sento sfiorare il mio sfintere, ennesimo guizzo, tutta la muscolatura si chiude a riccio. Scende ancora, sposta da un lato il filo di perle del perizoma e riesce in qualche modo farsi strada tra le grandi labbra…
Cristo santo! Non è un supplizio, è qualcosa di molto simile ad un orgasmo senza fine, una sensazione di calore insopportabile nel ventre, di estasi che ti toglie il fiato e ti sconquassa le budella. Il desiderio sempre più crescente di ricevere un altro colpo di frusta, ancora più forte, ancora più violento, per sentire la tua pelle bruciare, per godere di qualcosa che non capisci cos’è, che ti intorpidisce la mente ma che sai essere sublime.
Quarto colpo, fortissimo. Un fendente in orizzontale che mi viene assestato su tutti e due gli emisferi del mio povero sedere. Trattengo il fiato, deglutisco più volte, cerco di controllare il dolore, ma inevitabilmente una lacrima inizia a rigare il mio volto.
Qualcuno potrebbe pensare che io abbia subito un atto di violenza, ma sappiate che quando è consensuale, quando si è protagonisti di un gioco di ruolo e si è consenzienti, non esiste violenza, ma solo complicità.
…Presto il piacere si sostituisce al dolore, adesso respiro profondamente, e ancora una volta sollevo la testa, il mio silenzio è la risposta alla sua punizione… non mi piego… fottiti!
Qualcuno a piedi scalzi si avvicina a me, la voce afflitta di Rita che mi chiede se va tutto bene:
«Sto bene sorellina, mai stata così bene! Tranquilla che la tua Dory sa come si gioca.»
Lei risponde preoccupata «Sicura? ...sai che puoi smettere quando vuoi, mi sa che Manuel si è fatto prendere un po’ dalla mano.»
«Ti ho detto che va tutto bene, anche se inizio ad annoiarmi un po’, solo questa sciarpa negli occhi, che mi sta dando un fastidio tremendo, chiedi al signor Spina se si può togliere. Anche le manette non sopporto più, non sento i polsi.»
«Cazzo, tu non sei normale Dory, ti abbiamo sempre sottovalutata, e invece ogni volta scopro in te una donna straordinaria. Tu sei pazza, e voi due insieme siete uno spettacolo davvero eccitante.»
Mi bacia sul collo, poi la sento che si allontana. Avverto delle labbra posarsi sulla mia schiena, immediatamente dopo due mani mi afferrano i fianchi, è lui, il mio aguzzino, chinato su di me che bacia la mia pelle, che mi coccola, e mentre scende con la lingua lungo la colonna vertebrale sussurra:
« Piccola stronzetta, sei diventata una vera puledra indomabile vero? Non ti piegherai mai, l’ho capito sai? Mi vuoi fare diventare matto… e ci sei riuscita! Vediamo se hai imparato la punizione.»
Mi solleva per i fianchi, mi rigira, sono nuovamente in ginocchio di fronte a lui, sento il suo profumo, il tepore del suo corpo… Qualche istante di silenzio, e poi ecco che sulla mia bocca si posa qualcosa di caldo, carne che vibra, che emana aromi asprigni. E’ nuovamente la sua cappella, dura come un sasso; non cerca di forzare, accarezza lievemente le estremità delle labbra, quasi a chiedere il permesso di violare la mia cavità orale. Questa volta decido di piegarmi alla sua volontà, è il mio forte desiderio che mi spinge ad assecondare il suo gesto. Da quando sono entrata in questo motel, e sentito la sua voce non faccio altro che sperare di fare l’amore con lui, di prendere in bocca il suo membro e succhiarlo con tutta la mia passione, mettendo in atto i numerosi insegnamenti e le malizie che ho acquisito in questi mesi con gli amanti occasionali che mi sono scopata.
…Schiudo le labbra, con la lingua inizio a giocare con il suo glande, lo bacio avidamente, lo stuzzico per qualche attimo, poi quando sento che lui inizia a spingere, affondo giù fino alla gola, faccio fatica a contenere quel bastone, tanto che mi sento soffocare, mi sembra incredibilmente più grosso di come lo ricordavo, ma ormai la foga con il quale sto lavorando il dardo è all’ennesima potenza. Pompo come un’ossessa, vado su e giù con la lingua per tutta la lunghezza dell’asta, lo sento vibrare. Trovo esaltante ciò che sto facendo, la mia vulva è inzuppata di umori all’inverosimile... voglio farlo impazzire, dimostrare cosa si è perso in tutti questi anni se solo fosse stato capace di aiutarmi a superare i miei tabù…
Improvvisamente qualcuno da dietro agguanta il fiocco che lega la sciarpa che copre i miei occhi, e con un colpo secco la sfila dalla testa. Con dispiacere rallento istintivamente l’azione del pompino, alzo lo sguardo, e nonostante i miei occhi siano ancora offuscati ho come un flash che mi costringe a tirarmi indietro sfilando dalla bocca il cazzo che sto succhiando.…
Sono basita! ...quasi disgustata! Sgrano gli occhi e mi rendo conto che di fronte a me non c’è Manuel, ma quel figlio di puttana di Ciro! E il fallo che sto spampinando è il suo!
Con la bocca ancora impastata dalla mia saliva esclamo:
«Ma …ma… che cazzo state facendo! Che scherzo è questo?! Ma siete veramente delle merde! E tu cretino che non sei altro ( rivolta a Ciro), come ti sei permesso di infilare il tuo uccello nella mia bocca senza chiedermi il permesso? Siete tre maledetti porci! E tu Rita sei più merda di loro, ti presti a questi giochetti da deficienti senza dire una parola? »
Manuel si avvicina, è completamente nudo come Rita e Ciro, ride, così come ridono gli altri due, mi fissa e poi con la sua solita faccia da culo esclama:
«Ma perché ti incazzi tanto? L’hai detto tu che avresti dato l’onore a Ciro di scoparti. In bocca il suo cazzo è più consistente del mio! Ricordi? Ti ho detto che ti avrei accontentata… ho fatto ciò che desideravi, e adesso fai tanto la preziosa!»
Ed io con voce affannata «Siete due figli di puttana! Allora ditelo che questa sera mi volete mettere alla prova, vi siete alleati per farmi fare la parte della stronza? Per punirmi di cosa?! Toglietemi queste cazzo di manette, adesso basta, questo gioco non mi piace più!»
Manuel si avvicina, adesso di membri davanti a me ne ho due, eretti e turgidi come tue torri…
«Tu non dai ordini a nessuno mia cara! E adesso sarà meglio che inizi a succhiare i nostri randelli, e fallo bene, perché il gioco è solo all’inizio, e una volta che si inizia le regole dicono che non puoi ritirarti… almeno che tu non ammetti la sconfitta…»
Ed io con voce minacciosa «Ma sconfitta di cosa? Fottiti! Vuoi la guerra Spina? … non sai a cosa vai incontro! Fanculo coglione! Adesso ci penso io a voi, e sarete voi a chiedermi pietà, a costo di ammazzarmi scopando!»
E lui «Sfida accettata piccola stronza… inizia a darti da fare se vuoi vincere.»
Si volta verso Ciro, si guardano, lui lo invita a battere il cinque con le mani, Ciro risponde…
Rita, quasi in incognito alle mie spalle si gode il momento e ride come una pazza, è seduta sul bordo del letto, sento il clak delle manette, finalmente mi libera le mani, io mi volto verso di lei ed esclamo:
«Bastarda infame! Con te facciamo i conti dopo!»
Poi mi rigiro verso i due uomini, e con le mani afferro i loro membri, sono al massimo dell’erezione, uno spettacolo così invitante da farmi dimenticare immediatamente i miei propositi di vendetta. Senza pensarci due volte mi ci fiondo sopra, e inizio a fare un doppio pompino come mai mi era successo. Sembro indemoniata, sputo prima su una cappella poi sull’altra, li sego con forza, e poi ancora giù tra le mie labbra, fino alle palle, uno dopo l’altro a ripetizione!
Rita da dietro mi incita, mi palpa le tette ancora fasciate dal tubino nero, poi scende giù con le mani, rovista tra le mie grandi labbra e inizia a masturbarmi il clitoride…
Puttana dovevo essere e puttana mi sento!
Ma tutto deve ancora succedere, questi sono solo preliminari, tutti a questo punto abbiamo voglia di scopare, ed io e Manuel sappiamo di avere un conto in sospeso, una pratica da risolvere, che dovrà mettere il sigillo ad una notte che si appresta ad essere la più folle della nostra vita… sverginare il mio culo!
Dopo avermi portata sull’orlo dell’orgasmo Rita decide di unirsi a noi, mi si affianca, in ginocchio anche lei di fronte ai due uomini, poi mi da una gomitata e mi dice:
«Non fare l’ingorda Dory, lascia qualcosa anche a me! Non sono venuta qui per guardare te che fai la cagna! Dai, lasciami qualcosa anche a me.»
Ed io in tono compassionevole:
«Ma povera la mia sorellina, vuole succhiare un uccello anche lei… certo che ti accontento, fai una cosa, mettiti in bocca il cazzo di questo maniaco pervertito (con la testa indico il mio ex, liberando dalla stretta della mia mano il suo pene), avanti infame baldracca, tanto conosco bene il mio pollo, sicuramente muore dalla voglia di scopare anche te, io mi tengo Ciro, preferisco la carne fresca piuttosto che il cotechino lessato!»
Manuel scuote la testa e con faccia schifata esclama:
«Ti odio Dorotea! Ti odio tanto che se potessi ti legherei a quel letto e ti prenderei a frustate fino a quando non chiedi perdono piangendo!»
E Rita «Questa volta mi dispiace, ma ha proprio ragione! Ma come puoi pensare che io mi scopo il tuo ex marito davanti a te! Tu non sei perversa, sei proprio bastarda dentro!»
…indifferente agli insulti, mi alzo in piedi, prendo per mano Ciro, e voltando le spalle ai due lo trascino con me, vado verso l’enorme vasca idromassaggio, non prima di avere salutato a modo mio, pugno in alto e dito indice all’insù.
Mi spoglio velocemente di quel poco che indosso, completamente nuda entro in vasca, mi tiro su, appoggio il mio petto sul bordo e mi metto a pecora, guardo in faccia a Ciro ed esclamo ad alta voce:
«Sfondami ragazzo, che aspetti , fai vedere a quei due stronzi come si monta una cagna in calore. »
Un invito al quale il giovane risponde senza fiatare, praticamente si tuffa nella vasca e dopo pochi secondi mi sento afferrare per i fianchi, contemporaneamente un bastone carnoso e gonfio, senza nessun tipo di preliminare mi penetra la mia povera vulva togliendomi il fiato. Dalla mia gola esce un forte urlo di dolore misto a piacere, che risuona in tutta la stanza, prima di socchiudere gli occhi do uno sguardo all’altra coppia sul letto, sono stesi uno a fianco dell’altro, lei sta facendo un pompino a Manuel, lui quasi furtivamente cerca il mio sguardo, e quando lo trova mi sorride ironicamente e poi scuote la testa, si rigira senza nascondere una smorfia di delusione, si infila tra le gambe di Rita, lei si mette in posizione pronta a farsi penetrare, e quando lui è dentro, inizia a sbatterla con colpi secchi e rabbiosi…
Da qualche minuto nella suite si sentono solo gemiti, lamenti di piacere e il rumore attutito di carni che si scontrano.
Il mio stallone è una furia scatenata, le sue spinte sono possenti e incontenibili, i miei seni a penzoloni sobbalzano come se dovessero staccarsi, sono tutta un fremito, e sento le mie gambe cedere sotto i colpi del bacino di Ciro. Mi schiaffeggia il culo con manate che sicuramente lasceranno lividi, io urlo, mi lamento, ma lui sembra eccitarsi ancora di più.
Mi chiama troia, mi dice che mi sfonda la figa… mi ripete in modo rabbioso quanto io sia una puttana…
Immagino che fottermi in quel modo, davanti agli occhi del mio ex marito, sia qualcosa che lo rende ancora più animalesco, che lo eccita ulteriormente e lo fa sentire invincibile.
Ad un certo punto mi prende per i capelli, costringendomi a sollevare la testa, e mi scarica un’altra dose di ceffoni sul culo. Ha una resistenza incredibile, che solo un giovane nel pieno delle forze come lui può avere. Ma il mio piacere da qualche minuto si è trasformato in senso di nausea, di fastidio, e inizio a sperare che quell’amplesso bestiale, che io stessa ho stupidamente voluto, finisca al più presto.
Passano altri i minuti, dopo avermi rigirata su me stessa, messa a sedere sul bordo della vasca, mi solleva le gambe, se le appoggia sulle spalle e mi penetra nuovamente con la stessa forza di prima senza darmi un attimo di tregua . Sono allo stremo delle forze. Ci vuole qualcosa per porre fine a questo supplizio. Per accelerare la sua resa decido di fingere un orgasmo, e visto che anche Manuel e Rita sono ancora in fase di accoppiamento, faccio in modo che anche loro sentano le mie urla di piacere:
«Siiii, siiiii porca troia! Continua così, dai siii… Vengo! Dio mio Ciro, sfondami dai, sfondami… siii, vengo cazzo! Vengo! Dai vieni anche tu, vieni ti prego, voglio la tua sborra!»
Subito dopo sento Ciro che mugola, inizia a tremare, poi si ritira velocemente dalla mia vagina, avverto un fastidioso senso di vuoto, grugnisce, si stringe il cazzo tra le dita con forza, con una mano mi prende da dietro la nuca, e mi costringe a scivolare giù nella vasca fino a quando il mio viso è all’altezza del suo membro:
«Apri la bocca puttana! Dai Apri la bocca che sto venendo… dai troia bevi…!»
Istintivamente chiudo gli occhi e serro le labbra con forza, poi uno dopo l’altro, un’infinità schizzi di sperma bollente inondano il mio volto, scivolano copiosi sul seno, per scorrere sul ventre e infine disperdersi nell’acqua dell’idromassaggio.
Ho ancora gli occhi chiusi, quando dal letto al centro della stanza sento provenire i rantoli di quel porco di Manuel e i vocalizzi di Rita, anche lei sta urlando il suo orgasmo, e se la conosco bene non finge… e molto forte, così come lo è la situazione surreale che si è creata tra tutti noi… Credo che siano venuti insieme, perche adesso lui si è sfilato dalle sue gambe ed è con la testa appoggiata sul ventre di Rita, un gesto che quasi come un rituale adottava anche con me, dopo avere fatto l’amore. L’immagine si trasforma in una stilettata al cuore, mi fa male, e improvvisamente tutto prende una forma diversa, la nausea si è trasformata in conati di vomito, che a fatica trattengo.
Mi tuffo nella vasca immergendomi fino al collo, mi risciacquo il viso più volte quasi in modo compulsivo, poi mi rialzo e ancora pregna d’acqua esco, Ciro mi segue. Mi avvicino al letto, Rita si fa da parte, mi adagio sul lenzuolo, e senza dire una parola mi accoccolo tra le braccia del mio ex che silenziosamente mi accoglie stringendomi a se.
Ciro fa il giro del letto, e si posiziona steso alle spalle di Rita.
I nostri respiri sono ancora affannati, siamo tutti e quattro taciturni, poi Rita mi si avvicina, mi da un bacio sulle labbra e mi sussurra teneramente:
«Allora sorellina? Ti vedo stravolta, come stai?»
Ed io «Male tesoro mio, molto male…»
«Ma quanto sei scema Dory, questa volta te la sei cercata… che cazzo abbiamo combinato, domani mattina mi vergognerò a guardarmi allo specchio…»
Poi sento una lacrima scorrere sulle mie guance, la guardo e le sorrido, la mia voce è strozzata e non riesco a parlare… Lei con una mano mi asciuga le lacrime, guarda Manuel che continua a stringermi a se, poi guarda me e dice:
«Adesso è arrivato il momento che io e Ciro ce ne andiamo, ci prendiamo una stanza qui nel motel, e domani mattina quando ci sveglieremo ce ne andremo tutti assieme, penso che voi due abbiate bisogno di stare soli, vero sorellina?»
Annuisco facendo segno di si con la testa, lei mi da un altro bacio, fa l’occhiolino a Manuel, si alza dal letto, insieme a Ciro si rivestono, e poco dopo lasciano la stanza mano nella mano augurandoci la buona notte.
Restiamo qualche minuto immobili nella stessa posizione, i nostri respiri si fondono in una atmosfera dove tutto appare nebuloso. Lui mi accarezza amorevolmente la testa, mi da un bacio sulla fronte, si alza, va verso al frigo bar, lo apre ed estrae una bottiglia di champagne dallo sportello. Prende due flute situati sul tavolino vicino all’ingresso, stappa la bottiglia in modo impeccabile, versa il contenuto nei bicchieri, ritorna sul letto, me ne offre uno e con sguardo fiero mi dice:
«A noi Signora Dorotea, alle nostre profonde ferite, alla nostra pazzia!»
Brindiamo insieme, io ne bevo un piccolo sorso e poso il bicchiere sul comodino, anche lui dà una boccata, ma non posa il bicchiere e lo trattiene tra le dita di una mano. Si mette in ginocchio sul letto al mio fianco, mi invita a stendermi in posizione prona, a pancia sotto, prende un cuscino e lo infila delicatamente sotto il ventre, con una mano, afferrando una per volta le caviglie mi allarga le gambe. Messa in quella posizione mi sento comoda e rilassata, il mio sedere adesso è completamente sollevato rispetto al resto del corpo, le cosce sono spalancate e quindi immagino che sia ben visibile sia il mio sfintere anale che la fessura della vagina.
E lui è lì, che si gode lo spettacolo di quell’oggetto del desiderio che la natura mi ha donato abbondante, morbido e formoso come una scultura di Botero. Ancora umido, decorato da gocce d’acqua, quasi fossero lacrime, rigato dai colpi di frusta, violaceo per le sberle ricevute da quell’animale di Ciro, pronto per essere finalmente violato, dall’unica persona al quale avrei permesso tale privilegio.
Ancora assorta nei miei torbidi pensieri, improvvisamente sento provenire dall’alto, una cascata di liquido ghiacciato, è lo champagne che Manuel teneva nel bicchiere. Una sferzata di freschezza che attraversa la mia schiena e finisce per inondare il mio sesso. Nel medesimo istante la lingua di Manuel si posa sulla mia pelle, tra le scapole, e con una lenta e inesorabile discesa succhiando di volta in volta il liquido arriva dritta nel solco dei glutei. Un brivido mi obbliga a scuotere il bacino, l’eccitazione sale, ed ecco che finalmente la lingua si insinua tra le mie grandi labbra con un movimento verticale dall’alto al basso e viceversa, fino all’ingresso del buchino. Lo penetra con avidità e con una passione sconvolgente.
Usa le sue mani per fare leva tra le due masse carnose, così facendo l’orifizio anale si apre ancora di più, e la lingua arriva agevolmente in profondità. La sua esperienza su certe pratiche è evidente, non tralascia nessun particolare, ogni tecnica, ogni movimento ed ogni tocco sono utili e farmi rilassare, per dare piacere e desiderare che lui prosegua senza sosta nella sua azione erotica.
Il desiderio; adesso è un tarlo che si insinua nella testa, qualcosa che mi stringe lo stomaco che mi da la scossa. Lo voglio, ne ho un bisogno spasmodico. Voglio sentire la sua carne viva e bollente spalancare il mio culo per ficcarsi fino in fondo senza pietà. Voglio che sia qualcosa di forte, il suo movimento, la sua passione, il mio piacere i nostri gemiti… voglio sentire gli schizzi del suo piacere, il calore del suo sperma riempire la mia cavità per vivere una sensazione che fino a questa notte ho solo immaginato…
Le sue dita si sostituiscono alla lingua, giocano con la mia vulva, la penetrano, poi scorrono fino a lambire il mio sfintere, sono umide e impregnate del mio succo, ripete l’operazione un paio di volte, poi sento che si mette a cavalcioni sopra di me, come un fantino che vuole cavalcare e domare la sua puledra, adesso è in posizione con il suo dardo turgescente che sfiora le mie natiche, si muove lentamente, lo strofina più volte così come ha fatto qualche attimo prima con le dita, tra le mie grandi labbra, poi si china con il petto sulla mia schiena, mi bacia il collo ed io mi sento già in estasi, il suo membro scivola tra i miei umori caldi, e si infila per tutta la sua lunghezza nella vagina spalancata e al massimo della sua dilatazione.
Le mie gambe tremano, il mio ventre sembra impazzito, non è il mio uomo a scopare me, ma sono io che scopo lui. Con colpi di reni lenti e continui sollevo e abbasso il mio sedere, poi aumento il ritmo, e sento il nostro piacere crescere imperioso, è potente, una simbiosi di due corpi che adesso fluttuano nell’universo oscuro di questa stanza di Motel come due stelle che si uniscono e si trasformano in energia pura…
«Cosa aspetti, lo voglio Manuel! Mettimelo dietro… lo voglio tutto, fino all’ultima goccia!...»
Lo supplico, non è più un desiderio, ma un ordine al quale lui deve obbedire.
E’ questione di attimi, la sua cappella e già in posizione, preme sull’apertura, entra leggermente poi si ritira, non provo nessun dolore, l’orifizio è lubrificato in abbondanza dalle mie secrezioni, lo sento rilassato e pronto.
Ancora una spinta, questa volta l’apertura si allarga oltre misura e percepisco qualcosa di caldo carnoso e voluminoso nelle mie viscere, qualcosa che lentamente va in profondità, risucchiato nel vortice del proibito, una sensazione mai provata che sconvolge i miei sensi, che mi provoca un leggero dolore muscolare, e l’attimo dopo un piacere intenso che si diffonde lentamente in tutto il corpo.
Lui mi da un ultimo bacio sulla nuca, si accerta che tutto vada bene, poi prende il ritmo, e tutto il resto è… paradiso!
Fantastico sentire i suoi colpi sempre più poderosi, il suo ansimare, i miei gemiti, le gocce di sudore che dal suo viso cadono sulla mia schiena, non so se arriverò ad un orgasmo vero e proprio, ma sicuramente il piacere che sto provando è qualcosa di cerebrale molto simile ad all’apice assoluto dell’estasi.
«..lo voglio tutto dentro Manuel… ti prego vieni e dammelo, adesso , voglio sentire i tuoi schizzi dentro!»
Lo imploro, glielo ordino, come fosse l’ultimo e doveroso atto che metterà il sigillo alla notte più folle e assurda della nostra storia.
Vedo le sue mani stringere il lenzuolo con l’intento di trovare un appiglio al quale aggrapparsi al letto, con quella presa i suoi colpi diventano ancora più vigorosi…
…ha il fiato corto, mugola e con un urlo tra i denti annuncia il suo orgasmo.
E’ l’apoteosi, la vittoria estrema della passione. Per il piacere dei miei sensi ricevo getti infiniti e copiosi del suo seme, che adesso si stanno riversando tra le mie viscere, che li sento sferzare le mie carni con lo stesso effetto del frustino che ha lasciato i lividi sulle mie natiche…
Dopo ci sarà solo una breve pausa, il tempo di un lunghissimo abbraccio, i pochi secondi per svuotare ancora una volta i flute di champagne, qualche minuto per una rinfrescata nella vasca idromassaggio, e poi…
La notte è lunga, non ci saranno ne vinti ne vincitori… ma solo due anime ferite che necessitano della medicina più efficace dell’universo… L’amore.
…domani è un altro giorno, ognuno ritornerà a percorrere la sua strada, indietro non si torna.
Dory.
…aspetto i vostri commenti.
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