La luce della luna

di
genere
saffico

Le tende della grande finestra sono aperte sulla città che dorme.
Silenzio, qualche rara auto passa veloce, il rumore di un treno si dilata nella gelida aria invernale.
Il cielo è terso, profondamente nero, illuminato dalla limpida luce della luna piena di questi giorni.
La stessa luce che diffonde un tenute chiarore nella camera da letto e che, ai miei occhi abituati a questa penombra, permette di cogliere ogni minimo particolare… Vedo distintamente l’armadio bianco che copre tutta la parete di fronte e conosco anche senza aprirlo le sue divisioni, i cassetti, gli abiti appesi ordinatamente suddivisi in base alle stagioni dell’anno…
Vedo con chiarezza i motivi floreali del lenzuolo e delle federe coordinate che ho scelto con cura nel pomeriggio, o forse dovrei dire ieri nel pomeriggio. Sono le due di notte…. E Amaia dorme distesa sul mio letto di fianco a me…
La luce della luna ne illumina la pelle, è nuda… i miei occhi guidano il percorso leggero, quasi esitante delle dita tra i suoi capelli sparsi sul cuscino, sull’arco delle sue sopracciglia brune, sul dorso diritto del naso, sulle morbide labbra rilassate nel sonno e che scoprono appena la candida chiostra dei denti…
Le dita a fatica abbandonano quelle labbra che chiedono solo di essere baciate e scendono lente sul lungo percorso del collo… Non posso resistere, mi chino in silenzio e accosto le labbra a quella carne palpitante nella tremula luce lunare, la lingua disegna la via verso la dolce fossetta della clavicola……
Il gesto disturba il sonno leggero della mia amata che dolcemente sospira e si appoggia prona sul lenzuolo, così svelando del tutto al mio sguardo le morbide rosee colline e i dolci declivi del suo corpo…
Instancabili le dita guidate dal mio desiderio riprendono il loro cammino, salgono agili e leggere sulla curva dei generosi seni che riposano sul magro torace che si alza leggero nel respiro, sfiorano lente i bruni capezzoli, timorose quasi di turbare la loro pace, scendono curiose verso l’ombelico quasi nascosto nel morbido ventre…
Ed ecco, pur luminoso nella penombra dettata dal chiaro di luna, l’agognato lucido vello, il piccolo triangolo dai margini netti che guida la mia bocca verso l’origine e la fine di ogni mio desiderio…
La mia bocca dischiusa si posa sui morbidi ricci castani, ne cattura il sapore e si fa condurre dal loro profumo verso il dolce fiore, rilassato e offerto alla mia lingua… ne colgo gli umori che ancora ricordano il trascorso e violento piacere..
La mano di Amaia sulla mia testa, è sveglia l’amata, la guardo, mi guarda…sorride e la stanza si illumina di lei…. Corro alla sua bocca, sola fonte che può placare la mia sete, le sue braccia mi stringono, la sua bocca e la sua lingua mi possiedono in una folle corsa verso l’abisso… Le mie mani godono dei suoi seni, stringono i suoi capezzoli destati…
Un attimo di respiro…mi alzo, scendo e corro rapida a prendere dell’altro vino… torno lasciando la luce accesa dietro di me…
Amaia mormora con voce tenue una dolce e ritmata melodia che non conosco…mi fermo ai piedi del letto, in mano i due bicchieri di vino, la luce soffusa del soggiorno si mescola alla fredda luce lunare e illumina il mio corpo nudo che danza al suono della melodia…
Tengo gli occhi chiusi, sento i miei seni che si muovono lenti in sintonia con la voce di lei, sento i suoi occhi su di me, il suo desiderio risvegliato, la schiena percorsa da un brivido che scende dalla testa verso il ventre che già si inumidisce, sento le punte dei seni che si ridestano prepotenti ….
Apro gli occhi e vedo lei che mi chiama con gesti silenziosi… corro da lei, copro il suo corpo con il mio, schiaccio i miei seni sui suoi, divoro la sua bocca con la mia… le urlo nel buio della notte il mio amore, il mio desiderio di lei…
Lontano, il rumore di una televisione che non trova pace nella notte mentre scendo con la bocca assetata verso il monte di Venere di Amaia, le sue cosce si dischiudono nell’invito, scivolo con il viso tra le sue labbra, succhio il suo piccolo fiore segreto, penetro con la lingua dentro di lei… lei mi guida con mani tremanti, afferra i miei capelli disordinati e mi schiaccia contro la sua vulva bagnata e turgescente…
Oso nel suo ano indifeso, la penetro fino alla radice del mio dito.. il respiro di Amaia si arresta, la schiena si inarca, la mia lingua ancor più dentro di lei si muove senza tregua… lei è mia…
Si rilassa sospirando, e poi di nuovo il respiro accelera, il mio viso è rorido dei suoi umori, sto bevendo alla fonte del piacere… poi, finalmente, lei grida nella notte silenziosa, il suo grido di piacere sembra non finire mai…
Con la bocca piena di lei salgo a baciare l’amata, la sua lingua mi cerca, mi penetra, si intreccia alla mia… la guardo mentre mi divora….
La sua gamba nervosa spalanca le mie cosce, la sua pelle bollente si poggia sulla mia vulva bagnata e parte un lento e inarrestabile movimento che diventa, attimo dopo attimo, sempre più profondo e fremente…
Non resisto, non posso resistere…e godo nella sua bocca spalancata sulla mia, vengo sussurrando il suo nome con la bocca ora appoggiata all’amato collo…
Poi ci abbandoniamo sudate, una a fianco dell’altra, sul letto disfatto mentre la luce della luna lentamente cede al primo chiarore dell’alba… la notte è trascorsa…
Lei si appoggia su un gomito e percorre con lo sguardo il mio corpo offerto ai suoi occhi, adoro lasciarmi guardare da lei, improvvisa mi afferra un seno, lo stringe, mi morde il capezzolo, è quasi dolore il piacere che mi invade, il brivido che mi scuote…
Le prendo la mano, la porto al mio monte di Venere…è un nuovo invito a darmi piacere e lei non si sottrae…
Scivola con la testa tra le mie cosce mentre io faccio la medesima cosa tra le sue…e di nuovo le nostre bocche e le nostre lingue giocano impazzite e inesauste, e donano piacere che non finisce, umori che non dissetano mai, profumi che ritorneranno alla memoria quando lei non ci sarà…
Ma ancora un giorno, ancora una notte….
scritto il
2023-01-18
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