Kiya

di
genere
saffico

La Basilica Palladiana di Vicenza è sempre una meraviglia, come tutta piazza dei Signori del resto. Non volevo assolutamente perdermi quella mostra: I Creatori dell’Egitto eterno…
Si, sarebbe durata fino ai primi di maggio ma, visto che ogni lasciata è persa, avevo approfittato di una occasione di lavoro da quelle parti di mio marito… e così questa mattina, sola e tranquilla, all’orario di apertura, le 10, sono entrata per trovarmi, unica visitatrice, nell’enorme sala buia della basilica…
Le poche luci, morbide e tenui, illuminano i meravigliosi reperti, un papiro, un frammento di stele, un bassorilievo, un modello ottocentesco tridimensionale della tomba di una regina…. Una serie infinita di piccoli oggetti appartenuti ad artigiani impegnati nella costruzione e nella decorazione di tombe faraoniche, uno scalpello, i resti di un pennello, un piccolo vasetto contenente i sedimenti di un qualche materiale.. Rari lampi di luce colorata proiettano figure animate sulle colonne della sala….
Il buio, il silenzio, l’assenza di altri visitatori creano un’atmosfera strana e magica, cammino nella penombra, sento quasi il leggero rumore dei miei passi sul parquet del salone…
Deir el-Medina, così si chiamava quel villaggio che ospitava le botteghe e le famiglie di quegli artigiani che lavoravano alla preparazione di quei manufatti che sarebbero andati a illuminare con la loro perfezione palazzi e tombe dell’antica Tebe, quella città sulla riva orientale del Nilo che noi oggi chiamiamo Luxor..
Dietro le bacheche di vetro che ospitano i manufatti e i piccoli utensili scendono pesanti tendaggi scuri che separano la mostra vera e propria dalle pareti della basilica… mentre osservo con emozione la piccola statuetta vetrificata di una dea la tenda si muove leggera e dietro di essa scorgo, come per caso, una piccola porta socchiusa..
Sono sola, mi guardo in giro, scivolo dietro la tenda, abbasso la maniglia…entro nel buio oltre la sala…
La porta, come guidata da un’entità misteriosa, si chiude alle mie spalle…e vengo sorpresa dalla luce…
Sono in una grande sala, un alto soffitto e una serie di pilastri di granito ne delimitano gli spazi e ne suddividono gli ambienti… la luce morbida e dorata si diffonde dalle ampie aperture verso l’esterno chiuse da candidi teli di cotone… con la luce entra nella sala una brezza calda che trasporta profumi sconosciuti e i lontani rumori di una città che vive laboriosa…
Un movimento accennato alla mia destra mi rivela la presenza di qualcuno… mi volto e scorgo una donna dalla pelle d’ebano che si inchina a me e mi invita ad avvicinarmi…
Come guidata da una magica forza in pochi, sorpresi e intimoriti passi mi accosto a lei… è una donna giovane, una fanciulla direi, la sua pelle è lucida e profumata, sul capo una parrucca nera tripartita fermata da un sottile nastro dorato, gli occhi truccati e contornati di un nero trucco che ne accentua la profondità…
Indossa solo una leggera fascia di cotone, di un tenue giallo, che copre i giovani seni svettanti e un’altra che ne contorna i fianchi…. lasciando allo sguardo il nudo addome piatto e le snelle e armoniose cosce…
Congiunge le mani e apre le labbra in un luminoso sorriso mentre, con voce melodiosa in una lingua che non conosco ma che comprendo, mi invita a stendermi sul piano di legno davanti a lei, coperto di morbido tessuto…
“Ti prego, mia signora, lascia che io mi prenda cura di te….”
Con movimenti sicuri le sue mani levano, uno a uno, tutti miei panni… fino a farmi stendere prona sul morbido panno… la mia pelle nuda è accarezzata dalla brezza leggera che penetra dall’esterno…
La fanciulla porta le mie braccia ad incrociarsi sopra la testa e poi le sue mani, cosparse di un unguento profumato, cominciano ad accarezzare la mia schiena in un insistito massaggio…
“Chi sei?” chiede la mia voce in una lingua ricca di suoni aspirati che non conosco e che so di non parlare..
“Io sono Kiya, portata qui dalla mia terra, la Nubia, quella che voi oggi chiamate Sudan.. Avevo solo pochi anni quando sono stata venduta come schiava a Ashhirast, un ricco mercante che mi ha chiamata così in onore della bellissima regina Kiya, moglie secondaria del faraone Akhenaton, che Athon sempre lo protegga!!”
Le mani di Kiya accarezzano sempre più morbide e calde la mia schiena, scendono sotto le ascelle, scivolano all’attaccatura dei seni…. Il profumo dell’unguento che stende sul mio corpo, la sua voce carezzevole, le sue mani sapienti e curiose mi guidano in un piacevole ed eccitato torpore…
Le dita scendono verso i miei lombi, scivolano sui glutei che stringono e rilasciano in un movimento che scalda i miei sensi.. sento un umido calore scendere lungo le cosce e inumidire le dita di Kiya che si sofferma in quel luogo segreto che impara a conoscere…
Sento i suoi giovani seni scivolare sulla mia schiena nel movimento allungato delle sue braccia… stendo le mie braccia e le mani si posano sui magri fianchi, sfiorano il tessuto che li cinge… lo fanno scivolare fino a sentire sotto le dita la pelle nuda di Kiya…
La fanciulla mi invita a girarmi supina, mi guarda, sorride e leva la parrucca nera tripartita che indossa.. Kiya è totalmente glabra, dalla testa, ludica e rotonda, alle morbide ascelle profumate e poi giù fino al giovane pube che offre al mio sguardo curioso e ora eccitato..
Subito le sue agili mani prendono possesso dei miei seni, li stringono, li rilasciano.. le dita giocano con i capezzoli eretti… spalanco gli occhi sui suoi giovani seni che si muovono dolci sotto il sottile tessuto a pochi battiti dalle mie ciglia…e poi il profumo rimane il solo indumento che ormai la riveste…
Sollevo lenta il capo e li prendo tra le labbra… Kiya si ferma e li offre, caldi e morbidi, alla mia bocca assetata di lei e del suo profumo…
Poi riprende il massaggio che scende lento e senza barriere verso il Monte di Venere che attende in fiamme il suo arrivo, verso le mie cosce che si schiudono nell’attesa del piacere…
Le mani di Kiya lasciano il posto alla sua bocca, alla sua lingua che penetra nella mia vulva, alla sua lingua che agile e nervosa mi possiede e che in pochi istanti mi porta, con gesti che ben conosce, a un lungo piacere..
Poi, illanguidita e ancora piena di desiderio, mi giro verso di lei, allungo le mani verso il suo pube, lo sento percorso da un rivolo caldo mentre le mie dita la penetrano…. Fino in fondo…fino a sentire nelle dita, ancor prima che udire nelle orecchie, il suo grido rauco di piacere…
La pelle di Kiya splende nella luce del sole che entra nella stanza, i suoi occhi profondi accarezzano la mia nudità esposta, le sue mani percorrono ancora i sentieri segreti che lei ben conosce e mi donano nuovo e atteso piacere….
……poi, attonita e incredula, mi ridesto davanti alla statuetta della dea egizia, mi ridesto ai passi di nuovi visitatori…e lascio al ricordo e al rimpianto la dolce Kiya che ancora alberga nel mio corpo e nella mia mente….



scritto il
2023-02-17
2 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Io confesso

racconto sucessivo

Temporale a Milano
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.