Dominazione mortale Terza parte

di
genere
dominazione

Ma intanto, Rachel Fink non si faceva sentire. Il tempo trascorreva lento e
nel frattempo mi aveva raggiunto Colchrane. Lo avevo messo al corrente delle
novità scovate sul computer da Julie la rossa, come la chiamava lui, mi ero
preso un altro paio di caffè e raccolto un paio di telefonate che mi avevano
fatto credere che fosse lei. Si trattava invece di Megan che mi chiedeva
informazioni più sulla bellezza della vedova che sulle mie indagini e di un
agente che lavorava nella mia squadra per un altro caso. Approfittai quindi
del momento di stasi per telefonare al dottor Forsyte per vedere se aveva
qualche novità da darmi
" Benedetto ragazzo, ma cosa crede? Che un'autopsia si svolge in pochi minuti?
Ancora devo aprirlo. Ho dato un ulteriore occhiata a quei lividi, comunque"
" E cosa mi dice in proposito?"
" Che e' stato picchiato con una buona dose di violenza. Ci sono sia lividi
molto freschi che risalgono a pochi giorni fa che altri risalenti a diverso
tempo prima, fino a piccoli accenni di anni addietro. Insomma, Bravermann,
quest'uomo era regolarmente picchiato da un sacco di tempo"
" Immaginavo una cosa del genere, dottore. Niente altro?"
" Ah si. Jacob Fink ha lo sterno rotto. Non me ne ero accorto al primo
impatto, ma non ci sono dubbi"
" Anche lo sterno è rotto per le percosse?"
" E come faccio a saperlo? Considerando che è morto presumibilmente per
arresto cardiaco, mi viene da pensare che il soggetto ha subito un tentativo
di rianimazione. La gabbia toracica comprime il cuore proprio tra lo sterno e
la colonna vertebrale ed è logico pensare che se una persona ha tentato di
rianimarlo, deve aver premuto proprio in quel punto. Ci vuole però una buona
dose di forza per romperlo e se lei sta pensando alla vedova, ho qualche
dubbio che possa esser riuscita a fare una cosa del genere"
" Eppure è stata proprio lei a dirmi di aver cercato di rianimarlo"
" Tutto può accadere. E' un pezzo di donna e forse ce l'avrebbe anche potuta
fare"
" Oppure sta proteggendo qualcuno. Magari un avvocato che mi sta
particolarmente antipatico"
" Perché no? Potrebbe essere anche più verosimile"
" Però potrebbe averglielo rotto con qualche arma impropria?"
" Sono un patologo e non un indovino. Non saprei cosa dirle. In teoria sarebbe
possibile, ma solo dopo l'autopsia potrò confermarle se la rottura è
avvenuta post-mortem. Ora la lascio e comincio ad aprirlo. Domani a quest'ora
potrei avere i risultati definitivi" Il dottor Forsyte chiuse il telefono e
rimasi da solo nel mio ufficio. Non me la sentivo di andare nella villa e
chedere a Rachel Fink di parlarmi. Come investigatore, l'avrei potuto fare con
chiunque, ma la vedova di Jacob Fink non era una qualunque e se volevo
conservarmi il posto e addirittura ambire a una promozione, non dovevo fare
passi falsi e dar modo a quella meravigliosa donna di lamentarsi col sindaco e
col procuratore con il risultato che poi sarei stato io il capro espiatorio.
No, dovevo attendere.
Mancavano ormai pochi minuti a mezzogliorno quando il telefono del mio ufficio
squillo' di nuovo e stavolta sentii subito che era lei. Non mi sbagliavo
" Bravermann" risposi
" Buongiorno detective Bravermann, sono Rachel Fink. Ho saputo che mi stava
cercando. A quale proposito?"
" Buongiorno a lei, mrs Fink. Volevo chiederle se fosse disposta ad
incontrarmi. Avrei ancora qualche domanda da farle prima di chiudere
definitivamente questa piccola indagine. Le va se fra una mezz'ora sono nella
sua villa?"
" D'accordo detective. Non ho niente da nasconderle e l'attendo quindi fra
mezz'ora" Rimasi qualche secondo con la cornetta in mano. Mi sembrava quasi
che il suo profumo fosse arrivato fin nel mio ufficio attraverso il telefono.
Mi affascinava anche la sua voce, oltre a tutto il resto. Parlava senza la
minima inflessione dialettale, con un tono cantilenante che ammaliava, senza
mai avere sbalzi troppo acuti. Potevo definire la sua voce impostata, come
quella di un'attrice che recita Shakespeare o, meglio ancora, come una
giornalista televisiva che racconta ai telespettatori le notizie della
giornata. Ma non volevo perdere altro tempo. Volevo assolutamente togliermi
alcune curiosità riguardo la strana morte di Jacob Fink. Oppure volevo
rivedere Rachel e volevo riempirmi di nuovo gli occhi di quella statuaria
bellezza? Cercai di convincermi che fosse solo lavoro e mi affrettai a
prendere la macchina per dirigermi verso i quartieri alti di Nob Hill. Dopo
una ventina di minuti ero di fronte al cancello della villa, in mezzo a una
moltitudine di giornalisti che cercavano disperatamente qualche informazione
sulla morte di una persona così influente. Dietro al cancello, quattro
energumeni in giacca e cravatta nera, con i classici occhiali scuri e gli
auricolari, gestivano con sicurezza la situazione. Scesi dalla macchina e mi
avvicinai a uno di loro
" Sono il detective Bravermann." gli dissi mostrando il mio tesserino "La
signora Fink mi sta aspettando"
" Attenda un attimo, per cortesia" Si allontanò di qualche metro, parlò
attraverso il suo auricolare e, dopo meno di un minuto, tornò di fronte a me
"Prego, detective, si accomodi"
Rimontai nella mia auto e attesi qualche istante che il cancello si aprisse e,
mentre i quattro body-guards ricacciavano indietro i giornalisti, mi avviai
all'interno della villa, parcheggiai davanti all'ingresso e finalmente suonai.
Un uomo venne ad aprirmi e dovetti presentarmi nuovamente. L'uomo, forse un
maggiordomo o qualcosa di simile, mi disse di seguirlo. Percorsi di nuovo il
lungo corridoio di villa Fink. Al contrario della sera precedente, stavolta la
casa era viva e c'erano diverse persone affaccendate nelle cose di tutti i
giorni. Arrivati ad una porta socchiusa e illuminata al suo interno, l'uomo
mi fece cenno di attendere, bussò alla porta e, solo quando la voce femminile
all'interno gli diede l'ok, mi fece entrare. Rachel Fink, all'interno di
quella stanza, sembrava illuminarla completamente. Si alzò per venirmi
incontro e ne ammirai l'incedere sicuro e il portamento di assoluta classe.
Aveva ovviamente abbandonato gli abiti da dominatrice e aveva optato per un
abitino nero senza maniche che le arrivava all'altezza del ginocchio, con una
scollatura leggermente a barca. Le scarpe erano classiche decolletè nere col
tacco alto che la facevano sembrare di nuovo molto più alta di me.
Assolutamente perfetta. Il viso poi.....Non c'era niente lasciato al caso. Il
rossetto delineava la sua meravigliosa bocca alla perfezione, gli occhi
sembravano essere in grado di ipnotizzare qualunque essere umano e i lunghi
capelli erano ancora portati sciolti sulle spalle. Era ovvio che, nonostante
il lutto che l'aveva colpita, questa donna era appena uscita dal parrucchiere
e dal truccatore e il risultato era splendido. Mi porse la mano che mi
affrettai a stringere e poi mi fece cenno di sedermi su una poltrona accanto
a un tavolo mentre lei si mise seduta su una sedia girevole dietro allo
stesso tavolo alle spalle del quale si vedeva la piscina a forma di cuore che
c'era nel giardino. Sembrava una stanza adibita a studio professionale. C'era
un computer e un fax, ma anche uno stereo gigante e una pila di cd e quello
che risultò subito evidente era l'ordine maniacale col quale la stanza era
sistemata. Come per sé stessa, anche le cose che le stavano attorno sembravano
dovessero essere sistemate alla perfezione. Rachel Fink accavallò le gambe
con una lentezza studiata, cosa che a me fece sudare freddo e poi guardò
l'uomo che mi aveva accompagnato e che era ancora fermo sulla porta
" John, portami una spremuta di pompelmo, per favore. E per lei detective? Lei
prende qualcosa?"
" La ringrazio, signora, ma sono in servizio. Come se avessi accettato"
" Le porto subito la spremuta, signora Fink" fece intanto l'uomo facendo un
mezzo inchino prima di uscire dalla stanza e richiudendo poi la porta alle sue
spalle. Eravamo di nuovo da soli e non ero per niente a mio agio,
contrariamente alle mie abitudini. Lei mi osservava tranquillamente e io
cercavo di posare il mio sguardo dappertutto, anche se avrei voluto guardare
solo lei, quel viso perfetto, quel corpo straordinario che avevo ammirato ieri
avvolto in quella tuta di lattice ma che anche vestita normalmente emanava una
sensualità straripante e quelle gambe che sembravano non finire mai rivestite
con calze scure di seta che le donavano uno charme unico. Si, era senz'altro
la donna più bella che avessi mai visto. Mi ero preparato alcune domande,
come mia abitudine, ma mi resi conto che l'emozione di stare di fronte a lei
aveva prosciugato sia la mia voce che addirittura la mia mente che vagava
verso orizzonti indefiniti e indefinibili, quasi come se fossi uno studente
che dopo aver studiato per tutto il giorno rimaneva in silenzio, a fare scena
muta di fronte alla sua insegnante. Rachel Fink non era solo bellissima ma
sembrava possedere uno sguardo ipnotizzante, solo in parte merito dei suoi
occhi verdi e intensi. Mi sentivo quasi svuotato, completamente in balia del
suo sguardo e improvvisamente avrei voluto essere un milione di chilometri
lontano da quello sguardo che frugava dentro di me senza che io potessi
arginare una benché minima difesa per salvaguardare i miei pensieri. Per
quanto assurdo potesse sembrare, in quel momento avevo la netta sensazione che
Rachel Fink leggesse dentro di me e soprattutto avevo la certezza che non
sarei uscito indenne da quell'incontro, anche se non avrei potuto mai
immaginare quali sarebbero state le conseguenze dell'indagine sulla morte di
Jacob Fink e dei sospetti che gravavano sulla straordinaria moglie.
scritto il
2023-03-20
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