La gladiatrice Episodio 16

di
genere
dominazione

Sedicesimo episodio

Il tragitto fu relativamente breve. Ci volle poco più di mezz'ora per
arrivare nell'arena della morte e solo quando fummo all'interno di essa, ci fu concesso di toglierci il cappuccio. Per un istante, rivissi tutte le emozioni che precedettero il mio combattimento con Sonja e mi chiedevo se lo sventurato che doveva affrontare quella donna imbattibile avesse la più pallida idea a cosa stesse per andare incontro. Sentivo il rumore della folla, i famigerati
senatori, sentivo l'odore degli oli che i due combattenti si cospargevano sul
proprio corpo e addirittura sentivo l'odore del terreno dove si sarebbe svolto
il combattimento. Dopo circa un quarto d'ora Sonja uscì dalla sua stanza
insieme ad un sorridente Cartright. Tutti noi ci inchinammo al suo passaggio. Alejandro ci aveva istruiti in proposito, rivolgendosi in particolare proprio a me che ero nuovo. Dovevamo fare da coreografia alla lottatrice che si accingeva ad entrare nell’arena. Malgrado dovessi avere gli occhi a terra, non potei fare a meno di alzare per un attimo lo sguardo per osservarla.
Dio mio! Era incredibilmente bella. Stavolta aveva un abbigliamento meno
forzatamente sexy rispetto al giorno in cui aveva combattuto contro di me.
Aveva indossato semplicemente un costume a due pezzi bianco e i soliti stivali
dal tacco smisurato. Null'altro. Nessuna concessione per mettere in risalto la
sua bellezza e quel corpo senza eguali. Mi sorpresi a pensare a come poteva essere prima del trattamento ricevuto. Durante la sua confidenza, mi aveva detto che era già strutturata in quel modo ma era già cosi’ perfetta? O anche il suo fisico aveva avuto un netto miglioramento fino ad arrivare a quella che io ritenevo la perfezione assoluta? Un misto di potenza e sensualità senza eguali. Probabilmente, la risposta era nel mezzo e che prima del trattamento Sonja avesse già un corpo ben strutturato e allenato ma dopo ciò che le avevano iniettato era diventato praticamente perfetto, oltre ad essere dotato di una forza fuori dall’ordinario.
Il suo rivale era intanto già all’interno dell’arena e non sembrava apparentemente disposto a diventare carne da macello. Si trattava di
un asiatico, probabilmente intorno ai trent'anni. Indossava un pantalone di
cotone bianco largo e comodo ed era a piedi nudi. Era anche a torso nudo e
mostrava un corpo atletico e completamente rasato. Non molto alto, intorno al
metro e settanta, aveva folti capelli neri e uno sguardo molto poco
amichevole. Notai il suo sguardo incredulo quando capì che avrebbe dovuto combattere contro quella splendida amazzone ma non disse nulla, forse concentrato sul combattimento che stava per affrontare. Quando i due contendenti si misero una di fronte all'altro, la differenza di statura tra i due venne fuori in tutta la sua interezza e questa differenza era ovviamente tutta a favore di Sonja.
L’altoparlante gracchiò e il combattimento prese il via.
L'asiatico non perse tempo, iniziando a tempestare di calci la donna. Era
ovvio che l'uomo dovesse essere un grosso esperto nelle arti marziali. Era
agile, scattante e velocissimo e i suoi colpi erano portati con uno stile
impeccabile e con il massimo della violenza. Ma la classe di Sonja era
cristallina ed evitò con altrettanta bravura e velocità tutti i colpi
dell'uomo. Non usava la sua forza enorme e stava basando tutto il suo
combattimento soltanto sulla sua bravura, ma era comunque uno spettacolo della
natura. Dopo aver parato i calci si avvicinò pericolosamente a lui. L'altezza
maggiore l'aiutava vistosamente e il resto lo fece la sua bravura. Cercò di
entrare nella guardia dell'uomo con un calcio portato dal basso verso l'alto,
calcio che l'asiatico parò con difficoltà ma nulla potè poi con i
susseguenti. Sonja era una combattente straordinaria e non solo la cavia di un
esperimento. Sapeva muoversi con grazia ed efficacia e l'uomo si rese presto conto che per lui si stava mettendo male. Molto male. Sonja entrò di nuovo nella guardia dell'asiatico e la straordinaria potenza della donna misero immediatamente il combattimento sulla via che tutti noi immaginavamo. Un solo pugno e l’asiatico barcollò vistosamente. Un arbitro di pugilato avrebbe fermato l’incontro per ko tecnico ma quello a cui stavo assistendo non era uno sport e non mi trovavo al Madison Square Garden. Quello era il luogo di un massacro. L’asiatico infatti, fu colpito ripetutamente al volto e stramazzò quindi al suolo con il volto completamente coperto di sangue. Pensavo che a quel punto lo finisse e invece diede modo all'uomo di rialzarsi. La cosa mi meravigliò un po' all'inizio ma poi, ragionandoci su, capii quali fossero le sue intenzioni. La sicurezza in sé stessa era altissima e sapeva che non aveva nulla da temere facendo in modo che il suo contendente si rialzasse, tanta era la sua superiorità. Voleva ancora combattere, far divertire gli spettatori che avevano pagato chissà quanto per assistere. E probabimente era lei stessa a voler godere delle sofferenze del suo avversario che, dal canto suo, si era ormai reso conto che l'impresa di sconfiggere quella donna era al di sopra delle sue possibilità e cambiò stile di combattimento. I suoi attacchi erano diventati molto sporadici e badava soprattutto a non scoprirsi troppo e lasciò che fosse Sonja ad attaccare. Per qualche secondo l'uomo riuscì a schivare o a parare i colpi straordinari portati da Sonja, dimostrando se non altro una buona condizione fisica oltre che un’ottima tecnica. Ma fu questione di pochi secondi. Un perfetto gancio portato dalla donna al volto dell'uomo e questi non aveva più difese. E poi il secondo, il terzo, il quarto, tra l'apoteosi dei senatori, di quegli uomini che godevano nel vedere quello spettacolo che invece a me metteva i brividi. Il sangue schizzava dal volto dell'uomo sotto i pugni terribili di Sonja che non insistette quando l'uomo cadde di nuovo a terra alzando una nuvola di polvere intorno a sé. Era arrivato anche per quell'uomo intanto, il momento dell'umiliazione. Lo costrinse in ginocchio e poi lo obbligò a leccare i suoi stivali, suole comprese. Inizialmente, l'asiatico provò a ribellarsi ma un paio di calci feroci lo costrinsero ad obbedire a Sonja. Dopo diversi secondi, il poveretto iniziò ad avere conati di vomito ma non per questo la splendida e feroce amazzone si commosse e proseguì imperterrita fino a quando l'uomo vomitò completamente. Un ulteriore calcio lo gettò diversi metri avanti e lei si avvicinò per mettere il suo piede armato di stiletto sul corpo dell'uomo riverso nella polvere. In quel momento drammatico, mi veniva da fare paragoni sul comportamento tenuto da Sonja con me e dovetti convenire che con me era stata molto meno brutale. Aveva umiliato anche me, denudandomi e sollevandomi, facendomi strisciare ai suoi piedi, dominandomi completamente dandomi così l'assaggio di quello che poi avrei
trovato nella sua villa, ma forse era stata meno violenta. Con l’asiatico invece, suoi pugni erano stati devastanti e quel poveraccio al quale aveva cambiato i connotati e che si trovava ai suoi piedi ne era la conferma ma con me non aveva mai usato tutta quella potenza. E forse la risposta era molto semplice. Non voleva causarmi troppi danni per darmi modo di poterla servire e farmi diventare un suo schiavo nel caso i senatori mi avessero risparmiato. Come era accaduto probabilmente per tutti i miei compagni di sventura. Non ancora paga, Sonja si chinò per sollevare il combattente venuto dall’estremo oriente e lo alzò fino sopra la sua testa. Mio Dio! Aveva una potenza assurda, incredibile. Lo gettò quasi con disprezzo ad alcuni metri di distanza e si incamminò poi lentamente verso di lui, ormai incapace di muovere anche un solo muscolo. E appena arrivò, vidi che il conto alla rovescia era cominciato. Vita o morte, cosa sarebbe toccato a quel combattente di origine asiatica? Morte! Era stata decisa la sua fine. I senatori avevano deciso che quell'uomo non meritasse di continuare a vivere. Bastardi!

" Noooooo" urlai. Non potevo accettare che un uomo fosse ucciso davanti ai
miei occhi ma non potevo fare nulla. Sonja afferrò per un braccio l'uomo
sollevandolo e poi, sorreggendolo per non farlo cadere, lo colpì
ripetutamente. Ogni pugno era di una potenza tale da atterrare un toro e su
quel poveretto avevano un effetto devastante. Troppo superiore quella donna.
Non era un combattimento ma un massacro che durò per circa cinque minuti. Era
ancora vivo ma era impossibilitato a fare qualsiasi movimento. Sonja lo
lasciò stavolta a terra e lo rialzò, mettendolo praticamente in ginocchio
con il busto eretto e poi mise la testa di quel poveretto tra le sue gambe. Si
mordicchiò le labbra, godendo di quello che stava facendo e la vidi
addirittura sobbalzare, probabilmente per un orgasmo, mentre le sue possenti
gambe stringevano inesorabilmente la testa dell'uomo. Poi il crac della
rottura del collo e neanche allora Sonja lasciò la presa e proseguì
imperterrita a stringere. Solo dopo diversi secondi Sonja abbandonò la sua
preda. L'uomo si accasciò definitivamente a terra, morto. Ma credetti che per
lui fu una liberazione. Aveva smesso di soffrire.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tscali.it
scritto il
2024-03-25
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