La gladiatrice Episodio 17

di
genere
dominazione

Durante il tragitto per il rientro nella villa di Sonja, mi sentivo
completamente svuotato da ogni energia e in conflitto con me stesso. Ero
stato in guerra, avevo visto la morte in faccia più volte, avevo visto morire
i miei compagni, li avevo visti saltare in aria, avevo ucciso io stesso, sia
come militare che come poliziotto, ma mai avevo assistito a una scena del
genere. Era qualcosa di mostruoso e affascinante allo stesso tempo, una
consacrazione della superiorità di un essere umano su un altro e quelle
sensazioni così contrastanti mi facevano star male. Cercai di scacciare
quelle visioni di Sonja, di quella splendida assassina, che continuavano a
perseguitarmi ma non era affatto facile. La faccia di quell'uomo distrutta da
Sonja nell'attimo della sua morte mi rimbalzava nella mente ma altrettanto lo
faceva la maestosità della donna e la sua superiorità assoluta. No, non
potevo e non dovevo lasciarmi condizionare da quelle immagini che distorcevano
l'unica assoluta certezza di quello che stavo vivendo: Sonja era un'assassina
spietata. Era bella, affascinante, dotata di un carisma tale che permetteva
anche a me di assoggettarmi ai suoi desideri come se fosse la cosa più
normale di questo mondo, ma era pur sempre un'assassina e io avevo il dovere
di cercare con ogni mezzo di arrestarla e di farla giudicare da un tribunale.
Che poi quest'impresa fosse possibile o meno, era tutt'altra cosa, ma io avrei
dovuto provarci. Come uomo prima e come poliziotto poi.

Anche le visite del colonnello Cartright erano metodiche. Due volte alla
settimana la donna si appartava con lui in una stanza e parlavano
amichevolmente e tranquillamente. Il colonnello sembrava essere l'unica
persona in grado di parlare con Sonja in modo paritario se non addirittura da
un gradino superiore. Quando era con lui infatti, Sonja sembrava quasi
spogliarsi degli abiti dominanti che la contraddistinguevano per calarsi in
quelli di una donna normale. Se normale poteva considerarsi una persona con
quelle caratteristiche. Ma quel pomeriggio, due giorni dopo il combattimento
con l'asiatico, qualcosa accadde e fui proprio io ad assistere alla scena in
quanto mi trovavo dinanzi alle telecamere, nella solita rotazione di compiti
che Alejandro ci dava ogni settimana. Era la prima volta che assistevo a
quell'incontro ma avevo avuto notizie dai miei compagni che era abitualmente
un incontro molto cordiale. Nessuno poteva ascoltare le loro parole ma la
visione sembrava essere quella di due compagni d'armi intenti a raccontarsi
stralci di vita passata o comunque di due buoni amici. Ma quella volta accadde
qualcosa di inspiegabile e fui proprio io ad essere un testimone quasi
esclusivo. Insieme a me c'era infatti un altro degli schiavi di Sonja, come
era d'abitudine, del resto. Si trattava di Liam, uno di quelli che avevo visto
violentare da Sonja e ci accorgemmo subito che qualcosa non andava. All'inizio
tutto sembrava normale. I due ci davano le spalle e la mia attenzione era
tutta per la donna che, come al solito, vestiva in modo tale da mettersi in
mostra in modo piuttosto vistoso e semmai mi chiedevo come facesse il
colonnello a rimanere imperturbabile dinanzi a tanta bellezza e sensualità.
Il vestito bianco che indossava infatti, lasciava poco o nulla
all'immaginazione. Era aderentissimo e abbastanza trasparente da mettere in
mostra il fisico straordinario della donna. Oh certo, non era un abbigliamento
di alta moda ma era indossato proprio per sconvolgere un uomo, sensuale e
sfacciato, a dimostrare a tutti noi che lei era, a dispetto dell'età che mi
aveva dichiarato, di una bellezza mozzafiato. Ma poi qualcosa accadde. Sonja
si alzò di scatto dalla sedia gesticolando in modo piuttosto animato, come
non le avevo mai visto fare. Liam mi guardò stupefatto

" Ma cosa diavolo sta accadendo?"

" Lo chiedi alla persona sbagliata. Io sono l'ultimo arrivato" risposi alzando le spalle

" E' quasi un anno che sono uno degli schiavi di Sonja ed è la prima volta
che la vedo incazzarsi in questo modo"

" Ma non è pericoloso per il colonnello farla arrabbiare?" chiesi poi a mia
volta

" Evidentemente no. E' risaputo che lui e Sonja hanno un rapporto paritario,
anche se io me la farei sotto a starle di fronte in questo momento. Speriamo
poi che non se la riprenda con uno di noi. In questi ultimi tempi sembra
essersi leggermente addolcita e non vorrei che quest'episodio la faccia
ritornare quella di prima" Stavolta fui io a guardarlo in modo interrogativo

" Vuoi dire che prima era ancora peggio di quanto lo sia adesso?"

" Si amico. Decisamente. Prima non si faceva scrupoli di umiliare e
addirittura uccidere uno di noi soltanto per divertimento" Ci guardammo per un
attimo e poi spostammo la nostra attenzione sulla discussione. Si era nel
frattempo alzato anche il colonnello che prese amorevolmente la bella donna
tra le sue braccia per calmarla. Purtroppo non era possibile capire nulla di
ciò che si dicevano. La telecamera che inquadrava la stanza era fissa e la
distanza era troppa per poter capire qualcosa dal movimento delle loro labbra.
Continuarono a discutere animatamente per alcuni minuti fino a che Sonja si
lasciò cadere sulla sedia. Era contrariata, direi persino dispiaciuta, ma al
termine di quel battibecco i due si lasciarono comunque stringendosi la mano
in modo amichevole.

Altri dieci giorni erano trascorsi da quel momento. Ne erano trascorsi
complessivamente più di venti da quando ero entrato a far parte della schiera
degli schiavi di Sonja e mi chiedevo cosa stesse accadendo nel mio distretto.
La mia scomparsa aveva sicuramente fatto scattare un indagine, ma in quale
direzione? L'unico a conoscere alcuni particolari ero io e difficilmente
qualche collega sarebbe riuscito a risalire a Sonja e al colonnello.

Era stato un giorno come gli altri, pieno di lavoro e di routine e si era
ormai al momento della cena di Sonja. Inginocchiato nei pressi del suo tavolo
la osservavo mentre, terminato di mangiare, fumava una sigaretta con le sue
solite movenze sensuali, stretta nel suo solito abbigliamento dominante e
sexy, con un'improbabile minigonna di pelle che le arrivava appena a coprire
le parti intime e che in quella posizione, con le gambe accavallate, sembrava
addirittura quasi nuda. Ai piedi altrettanto improbabili scarpe con un tacco a
spillo maestose mentre aveva optato per un giubbino in pelle aderentissimo che
teneva allacciato soltanto fino al seno. Nonostante questo, era abbastanza
evidente dal suo sguardo che c'era qualcosa che non andava in lei. Le avrei
definite delle preoccupazioni. Ma quali preoccupazioni avrebbe mai potuto
avere una come lei? Forse aveva saputo che la polizia o l'F.B.I. era sulle sue
tracce? Mi sembrava alquanto improbabile perché non notavo nessuna aria di
smobilitazione nella villa e semmai, la mia era stata solo una percezione
notando il suo sguardo che abitualmente era altero, sprezzante, sicuro, come
era logico che fosse, mentre quella sera riuscivo a notare qualche cenno di
insofferenza e di nervosismo. Terminò di fumare e chiamò a se Alejandro

" Ai suoi ordini mia bellissima padrona. Come sempre"

" Come sempre, Alejandro. Non ho mai avuto un soldato più fedele di te"

" Tutti noi avremmo dato la vita per lei, mia padrona e loro hanno avuto
questa fortuna. Morire per salvare lei. Avrei voluto che tale sorte l'avessi
avuta io" Sonja si avvicinò all'uomo sfiorandogli la guancia con un bacio

" Tu mi hai salvata Alejandro. E al contrario degli altri sei rimasto in vita.
E ne sono felice. Ora basta con questi malinconici ricordi. Metti in riga i
miei schiavi" Alejandro sorrise. La sua devozione nei confronti di Sonja era
assoluta e travalicava quella di un soldato nei confronti del suo comandante.
C'era ammirazione in quello sguardo, c'era appunto devozione, c'era timore ma
anche un amore sconfinato che esulava dal classico amore tra un uomo e una
donna. Sembrava più qualcosa di assoluto, paragonabile all'amore di un devoto
nei confronti del proprio Dio o, come in questo caso, della propria Dea. Si,
non era un amore terreno quello che Alejandro nutriva nei confronti di Sonja.
Semplicemente lui la adorava perché ai suoi occhi lei era una divinità. Ed
io invece? Cosa provavo io invece? Cosa sentivo per Sonja?. Perche' mi batteva
forte il cuore quando lei mi scelse e io feci il classico passo avanti per
poi inginocchiarmi ai suoi piedi? Era paura? Si lo era. Era ammirazione? Era
anche quella. Era amore? Oh mio Dio, non poteva essere. No, era soltanto
desiderio, doveva essere soltanto una straordinaria attrazione fisica per una
donna dalla bellezza sconvolgente che usava tutti i mezzi in suo possesso, a
cominciare appunto dal suo abbigliamento, per farsi desiderare. E con me ci
riusciva in pieno. Rimasi qualche secondo inginocchiato al suo cospetto
attendendo che lei facesse un'altra scelta come era sua abitudine, ma invece
sentii la sua voce

" Alzati e seguimi" Dunque, sarei stato da solo? Perché? Mi rialzai
guardandomi intorno e cercando con lo sguardo tutti i miei compagni ma vidi
nei loro sguardi soltanto interrogativi e incredulità. Seguii Sonja mentre il
battito del mio cuore si faceva sempre più veloce e finalmente arrivammo
nella sua stanza. Sapevo che non sarebbe stata una serata normale. Con Sonja non avrebbe potuto esserla.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2024-03-29
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