Ipnosi Decimo episodio

di
genere
dominazione

Daniel Goldring indietreggiò impaurito
" Ti prego amore, basta. Perdonami" piagnucolò nel tentativo di ammansirla.
Rebecca invece si avvicinò verso di lui, si chinò quel tanto per prendergli
il bordo della giacca e tirarlo su per l’ennesima volta con una facilità disarmante. Ma non lo colpì ulteriormente. Pensava che ciò che gli aveva appena dimostrato fosse abbastanza per fargli capire che era lei a detenere il comando assoluto. E ora lui le serviva per altre cose
" Presto, spogliati. Ho voglia di scoparti" gli disse infatti. Che sensazione strana quelle parole uscite dalla bocca di Rebecca. Strana e tremendamente eccitante. Ma Daniel l'aveva voluta così e lei si comportava in quel modo, agendo sicuramente contro i suoi principi. Ma quella non era Rebecca, sua moglie, quella era un'altra donna che aveva solo le fattezze della donna che aveva sposato, per il resto poteva definirsi come un robot uscito dal controllo del suo creatore. Daniel si tolse la giacca velocemente e Rebecca si sfilò il suo abito rosso. Malgrado Daniel avesse cominciato a fare i conti con la sua paura, la sua eccitazione era alle stelle, il desiderio nei confronti di
Rebecca ancor più forte delle altre volte. Si tolse anche il suo intimo
mentre sua moglie faceva altrettanto e poi lo spinse di nuovo sul letto, con
uno strano sorriso a farle da cornice al volto quando si rese conto che il
pene di Daniel aveva raggiunto la massima erezione. Guardò quel pene con una
strana espressione famelica. Lo voleva, lo desiderava, ne sentiva un bisogno
innaturale, voleva sentirlo dentro di lei e avrebbe fatto qualsiasi cosa per
averlo. Si mise sopra di lui, con le gambe aperte a facilitare la penetrazione
e poi spinse. Finalmente! Daniel socchiuse gli occhi quando sentì il suo
membro entrare nella vagina di sua moglie. Era una sensazione sconvolgente.
Aveva chiesto di essere usato come un giocattolo sessuale ed era tale che ora
si sentiva. Rebecca intanto, si mordicchiava il labbro. Erano dunque queste le
sensazioni alle quali aveva rinunciato per tanto tempo? Si dette dell'idiota,
ma sorrise pensando che ormai aveva perfettamente capito cosa voleva dalla
vita. Spinse ancora più forte. Voleva sentire ancora più intensamente quel
piacere e questo provocò in Daniel l'avvicinarsi dell'eiaculazione

" Più piano amore. Più piano o me ne vengo" gridò l'uomo

" Non lo fare o ti ammazzo di botte. Non lo fare! Prima vengo io e poi lo
farai tu"

" E allora rallenta, ti prego, non ce la faccio più. Sto godendo tantissimo"

" Zitto e scopa. Muovi quel maledetto cazzo dentro di me. Fammi sentire cosa
sei in grado di fare" Daniel non rispose. Provò a fermarsi ma non era lui a
comandare la situazione. Sua moglie sopra di sé proseguiva a dare scosse col
bacino sempre più forti e dopo pochi secondi gli fu impossibile trattenersi.
Sentì il caldo liquido dello sperma uscirgli in modo quasi violento, senza
avere la possibilità di fermarlo e si abbandonò completamente a
quell'estasi. Rebecca quasi sentì lo sperma uscire da suo marito.
L'irrigidimento del pene si era fatto ancora maggiore e le contrazioni erano
talmente sensibili che non poté fare a meno di provare un enorme piacere. Ma
dopo, l'inevitabile riduzione della turgidità le fece perdere tutto il
godimento che stava provando

" Che cazzo hai fatto, maledetto stronzo?" urlò Rebecca inferocita "Come
cazzo ti sei permesso di venirtene senza il mio permesso?" Daniel Goldring
guardò il volto di sua moglie. Era stravolto dall'ira e ancora una volta un
brivido di paura gli percorse la schiena

" Te l'avevo detto che ero in difficoltà Becca" provo' a scusarsi l'uomo "Non
e' colpa mia. Sei così bella, così sensuale e ti muovevi troppo. Perdonami,
ti prego" Rebecca parve non ascoltare le lamentele di suo marito. Aveva perso
buona parte del suo godimento e ora lui doveva pagarla. Si alzò dal letto e
Daniel capì. Capì che stava per andare incontro a qualcosa di molto
spiacevole. Scese dal letto dalla parte opposta, ma la porta era proprio dalla
parte di Rebecca. Come poteva fuggire? La donna intanto, fece il giro del
letto avvicinandosi a lui come una predatrice nei confronti della preda
indifesa. Non c'era via d'uscita. Daniel aveva sulla sua sinistra il letto,
sulla sua destra un grosso mobile e davanti la figura statuaria di sua moglie.
L'unica possibilità era saltare sul letto e cercare la fuga e così fece. Ma
Rebecca aveva capito la sua mossa e, appena Daniel scese dal letto era già di
fronte a lui. Il primo pugno lo colpì al volto e lo fece cadere di nuovo sul
letto, il secondo, dopo che Rebecca lo tirò su, lo fece addirittura volare
attraverso la stanza e lo fece piombare a ridosso della finestra, alla fine
della stanza. Daniel ora capiva in che grosso guaio si era messo. Provò a
rialzarsi, ma inutilmente. Era completamente privo di energie e nulla poteva
fare mentre Rebecca si avvicinava a lui. Lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza, facendogli sbattere la testa contro ogni cosa che incontrasse

" La prossima volta che ti scopo ci penserai due volte prima di venirtene
senza farmi godere" gli disse con ferocia e poi un nuovo pugno. Daniel
stavolta svenne immediatamente e Rebecca lo guardò con disprezzo mentre
Daniel, con la faccia completamente insanguinata a causa dei violenti colpi ricevuti da sua moglie, era riverso con la schiena addosso alla porta e la testa penzolante a destra in modo innaturale. Quell'inetto, quell'uomo che avrebbe
dovuto adorarla come una dea le aveva invece disobbedito pensando solo al suo
piacere. Gli assestò un nuovo calcio laterale. Ma ormai lui non poteva
sentire piu' nulla.

Rebecca si rivestì di nuovo. Si guardò allo specchio mentre si infilava il
suo vestitino rosso e scosse la testa. Era bellissima e se ne rendeva conto
ogni istante di più, ma non si sentiva valorizzata completamente da
quell'abito. Oh certo, le stava un amore, ma sentiva che avrebbe dovuto
indossare qualcosa di ancor più sensuale, qualcosa che solo il suo fisico
perfetto avrebbe potuto portare nel giusto modo. Qualcosa che l'avrebbe resa
finalmente perfetta. Sentiva questo bisogno assoluto. Non capiva perché ma
sapeva che avrebbe dovuto farlo ad ogni costo e l'indomani avrebbe provveduto.
Uscì di casa senza degnare di uno sguardo suo marito ancora svenuto a terra.
Aveva meritato quella dura lezione che lei gli aveva inflitto e non aveva
alcun rimpianto. Daniel doveva imparare a rispettarla come meritava, doveva
imparare ad obbedirle e addirittura a temerla. Era quello il nuovo corso che
aveva dato al suo matrimonio e doveva proseguire su quella strada. Lasciarlo?
Non era quello che pensava. Ancora quei maledetti pensieri che brulicavano
dentro la sua mente e che la facevano sentire strana. No, lasciarlo non era in
preventivo. Sentiva che era superiore a lui, sentiva che l'avrebbe fatto
tremare di paura, ma non lo avrebbe lasciato.

Daniel si tirò su a fatica. Era intontito. Gli girava la testa e non riusciva
neanche a inquadrare bene le cose intorno a se. Si aggrappò al letto e
finalmente riuscì ad alzarsi. Era malfermo ma sembrava ancora integro, anche
se dolorante. Girò per la casa ma di Rebecca nemmeno l'ombra. "Oh mio Dio"
sospirò. Sua moglie era veramente una bomba a orologeria in quelle
condizioni e poteva compiere qualsiasi azione. Cosa aveva combinato! Si
maledì. Aveva ragione il dottor Weiss, non avrebbe dovuto farla ipnotizzare.
Non era affatto piacevole come aveva creduto, anzi, era estremamente
pericoloso, sia per lui che per chi avrebbe avuto la sfortuna di incontrarla.
E ora cosa mai poteva fare? Doveva assolutamente scappare da lei e aspettare
che terminasse quella settimana. Aveva una grossa nostalgia di sua moglie
nella versione originale, non vedeva l'ora che Rebecca tornasse ad essere
quella di prima, così dolce e mansueta. L'aveva fatta diventare una sadica,
una donna che godeva nell'infliggere dolore e con la forza e la bravura che
lei possedeva era veramente rischioso per lui. Si era reso conto sulla sua
pelle che sua moglie era addirittura più potente di quanto avesse potuto
immaginare e le sarebbe bastato un colpo, un solo pugno dato male per
ucciderlo o per danneggiare seriamente i suoi organi vitali. Si, doveva
scappare e doveva approfittare di questa assenza. Si vestì rapidamente e
afferrò le chiavi della sua macchina. Era stato svenuto per almeno tre ore e
Rebecca poteva rientrare da un momento all'altro. Uscì dalla casa proprio nel
momento in cui vide le luci di una macchina avvicinarsi. Era lei. Maledì quel
tempismo perfetto. Cosa fare ora? Daniel respirò affannosamente e
nervosamente e tentennò un istante, ma poi decise di infilarsi nella sua auto
mentre dallo specchietto notò la figura maestosa di sua moglie scendere ed
avvicinarsi. Doveva far presto e aveva ancora qualche secondo di vantaggio,
giusto il tempo di mettere in moto la macchina e scappare, ma il nervosismo
gli giocò un brutto scherzo. Le chiavi gli caddero e Daniel si chinò a
raccoglierle infilandole poi di nuovo nell'apposita fessura, ma ormai era troppo
tardi. Non fece in tempo a chiudere elettronicamente la sua auto in quanto
Rebecca aprì violentemente lo sportello. Era arrabbiata e Daniel si rese
conto che tremava di paura di fronte a lei. Non era questo ciò che cercava?
No, non era questo

" Dove cazzo stavi andando?" l'aggredì verbalmente la donna

" Ti stavo venendo a cercare, amore. Ero preoccupato per te" mentì Daniel
sperando di commuoverla. Inutilmente. Rebecca lo afferrò per la giacca e lo
estrasse con violenza dalla macchina. A Daniel sembrava di essere un fantoccio
tra quelle mani di una potenza inaudita. Rebecca lo afferrò per la gola sbattendolo sopra la sua vettura

" Ma davvero? Davvero tu eri preoccupato per me? E cosa pensi che mi possa
accadere? Che qualcuno possa aggredirmi? Aggredire me? Io che posso uccidere
un uomo con un solo colpo?"

" Ti prego amore, calmati. Io, io ..."

" Tu volevi scappare, ecco cosa volevi fare. E questa me la pagherai" Rebecca
lasciò di colpo suo marito che scivolò a terra per un istante. Fu solo un
secondo in quanto la donna lo afferrò di nuovo e stavolta non si limitò a rimproverarlo ma lo colpì di nuovo con un pugno al costato che fece urlare l’uomo che si accasciò miseramente ai piedi di sua moglie piangendo

" Ti chiedo perdono, Becca. Non mi picchiare ancora. Farò tutto quello che tu
vorrai, te lo prometto" La donna sorrise soddisfatta

" Che tu farai tutto quanto io ti ordinerò mi sembra ormai assodato. Ma non
mi basta" gli rispose “Tu devi adorarmi come se io fossi una dea, devi ringraziarmi per il semplice fatto di essere tua moglie” prosegui’ Rebecca afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso casa. Appena entrati, la donna fece cenno con il dito a suo marito di alzarsi, prendendolo poi per il volto e spingendolo verso il muro. Stava per colpirlo, ma poi ci rifletté sopra. Aveva ancora tanta voglia di sesso. Non se l'era sentita di andare con altri uomini, malgrado quella sera aveva avuto un'infinità di richieste, un sacco di maschi che, vedendola da sola, l'avevano corteggiata. Chissà per quale misterioso motivo aveva voglia soltanto di lui. Voleva il suo cazzo, lo desiderava spasmodicamente, ne aveva un gran bisogno. Era quasi un'idea fissa. Lo spogliò quasi strappandogli gli abiti di dosso e si tolse per l'ennesima volta il suo vestito rosso. Fece poi sedere Daniel sopra una sedia e si mise sopra di lui. Lo voleva in quel modo.

Daniel si era eccitato ben presto. Malgrado il terrore che lo attanagliava,
quella situazione era troppo eccitante per non avere una nuova erezione. Era
in una posizione scomoda, sua moglie si muoveva così furiosamente che a volte
lui scivolava dalla sedia, ma non fiatò, pensando solo ad accontentare
Rebecca che intanto, finalmente riuscì a godere appieno del sesso. Mentre lei
raggiungeva quell'orgasmo così a lungo desiderato, anche Daniel era giunto al
culmine

" Posso venirmene, amore? Ti prego, dammi il permesso" supplico'

" Si, vieni, fammi sentire il tuo sperma dentro la mia fica. Fallo uscire
tutto" rispose Rebecca. No. Quella non era sua moglie. Quel linguaggio non
poteva appartenere alla dolce Rebecca che conosceva. Si accorse che aveva
creato un mostro e ancor più se ne rese conto quando lei si alzò, ancora
mezza nuda e fece partire un violento manrovescio a Daniel che si alzò
letteralmente dalla sedia andando a planare addirittura alcuni metri piu' in
la'

" Perché?" domando semplicemente con le lacrime agli occhi. Rebecca lo
afferrò di nuovo per il collo alzandolo e portandolo alla sua altezza, a una
ventina di centimetri da terra e preparando un pugno

" Perché mi andava di farlo e perché adesso voglio andare a dormire e non
posso rischiare che tu scappi durante la notte approfittando del mio sonno e
poi perché ti avevo detto che me l'avresti pagata per aver tentato di
fuggire" Daniel chiuse gli occhi e non vide il pugno partire. La sua testa si
rovesciò all'indietro e il suo sangue schizzò in diversi punti della
stanza. Daniel Goldring svenne di nuovo e Rebecca lo fissò ancora una volta
con un'aria di disprezzo, poi lo sollevò da terra e lo portò in camera da
letto, prese delle lenzuola pulite dall'armadio e quindi legò suo marito alle
gambe del letto. In questo modo, se anche si fosse svegliato prima di lei,
cosa comunque altamente improbabile considerando la violenza con la quale lo
aveva colpito, non sarebbe potuto andare da nessuna parte. Per un'ulteriore
precauzione prese comunque le chiavi della macchina di suo marito e le gettò
dentro la sua borsa. Ora poteva dormire tranquilla.

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davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2024-09-04
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