Ipnosi Nono episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Il paese era praticamente deserto. Quel luogo che d'estate era pieno di gente,
vivo e pieno di attrazioni, in inverno era desolatamente privo di vita. Erano
aperti soltanto un bar, il supermercato, pochi altri negozi di prima
necessità e alcuni uffici. Quasi un paese fantasma e gli occhi di quei pochi residenti furono catalizzati da una splendida visione: quella di Rebecca Goldring. Tutti li conoscevano in quel posto dove da diversi anni trascorrevano buona parte delle vacanze estive e Rebecca era considerata una donna semplice seppur molto bella. Inizialmente, avevano faticato persino a riconoscerla con quel nuovo taglio e colore di capelli e, probabilmente, solo il fatto di essere accanto a Daniel, avevano fatto capire alla gente del posto che si trattava proprio di Rebecca Goldring.
Ovviamente, vederla in quel modo, vestita abbastanza provocante, aveva dato
adito a parecchi commenti da parte dei residnti. Sia Daniel che Rebecca li avevano sentiti sulla propria pelle quei commenti ma non si erano affatto risentiti. Rebecca ne era compiaciuta e cercava addirittura movenze sensuali, come se non bastasse la sua figura imponente e la sua bellezza decisamente fuori norma, mentre Daniel si sentiva euforico e orgoglioso che accanto a quella splendida creatura ci fosse proprio lui. Al ritorno a casa, l'uomo si mise davanti ai fornelli, felice di poter servire sua moglie, proprio come aveva desiderato per tanto tempo. Preparò la tavola, adornandola con dei fiori che aveva comprato in paese, per quel pranzetto che nei suoi intenti avrebbe dovuto essere un tete a tete romantico. Si sentiva sempre più innamorato di sua moglie e intendeva agire come se dovesse conquistarla. In effetti, sua moglie poteva considerarsi un'altra donna e doveva proprio riconquistare il suo cuore. Ma c'era un altro problema che gli dava da pensare. Lui si sentiva soddisfatto così, ma nella lista che aveva dato al dottor Weiss aveva inserito comportamenti forse troppo pesanti da parte di sua moglie nei suoi confronti e che in quel momento, col senno del poi, forse avrebbe evitato non sapendo se avrebbe potuto sopportare più di quanto aveva ottenuto fino a quel momento. Rebecca era diventata autoritaria, abbastanza dominante, faceva valere la sua superiorità fisica, era sexy al punto giusto e particolarmente vogliosa dal punto di vista sessuale e a lui andava più che bene così e stava pensando che non fosse più il caso di continuare a stimolarla. Adesso era proprio perfetta, come l’aveva desiderata e il timore che finalmente riusciva a nutrire per lei aggiungeva ulteriore stimolo sessuale in lui. Poi sorrise. Probabilmente, si stava preoccupando inutilmente. In fondo, Rebecca era sempre stata una donna con una dolcezza infinita e anche l'ipnosi non poteva certo cambiarla del tutto.
Il pranzo era ormai pronto e Daniel avvisò sua moglie. Si era preparato per mesi per quell'eventualità, imparando a cucinare soprattutto i cibi che piacevano a Rebecca, lui che nella sua vita non si era mai preparato neanche un uovo. La donna si era nel frattempo di nuovo cambiata e il suo look era virato
verso un casual molto sexy, con un semplice jeans che però le fasciava il
sedere e le gambe in modo splendido e una camicetta bianca che portava senza
reggiseno e che lei aveva annodato scoprendo in parte i suoi addominali
scolpiti. Un paio di decolletè blu con i tacchi decisamente alti completavano
il suo look e Daniel Goldring non poté fare a meno di pensare che era stato
proprio fortunato che una donna così bella, una donna che non aveva niente da
invidiare alle modelle più rinomate e alle attrici più famose, fosse
diventata sua moglie. Anzi, era sicuro che Rebecca fosse ancora più bella di
quei personaggi. Al contrario di una modella ad esempio, lei aveva le curve al
posto giusto, un seno prosperoso che a lui piaceva immensamente e che ora sua
moglie gli stava mettendo praticamente in faccia dopo essersi avvicinata a
lui. Gli accarezzò il volto. Un gesto normale ma che, in quella situazione,
normale non era. Daniel percepiva che si trattava di una carezza di una
persona dominante nei confronti di un'altra più debole, simile a quella di un
padrone verso il proprio cane e la cosa lo eccitò non poco. Le parole della
donna poi confermarono questa percezione
" Bravo Daniel! Così mi piaci. Sai, ho pensato molto a noi due e mi sono resa
conto che se vuoi continuare con me devi comportarti in questo modo"
" Si amore mio. Mi comporterò cosi' per tutta la vita se vorrai"
" Molto bene. E' il minimo che tu possa fare per stare con una come me.
Guardami Daniel. Sono molto bella, molto più di quanto un uomo come te possa
aspirare. E sono molto forte e ho il diritto di costringerti a servirmi e a
fare ciò che io ti ordino" Le parole le erano uscite da bocca in maniera
spontanea ma Rebecca non se ne pentì affatto. Era quello che pensava
realmente. Aveva sempre saputo che lei era una donna particolare, una donna
con virtù e capacità di gran lunga superiori a quelle di suo marito, ma per
amore e per carattere aveva sempre tenuto in disparte queste sue capacità, ma
era giunto il momento di tirarle fuori e di prendere in mano le redini del rapporto. Questa frase le girava nella mente, come se qualcun altro ce l'avesse
inserita, ma poi non ci badò piu' e si mise seduta a gustare tutto quel ben
di Dio che suo marito le aveva preparato. Sarebbe ingrassata diversi chili se
avesse continuato a mangiare in quel modo per tutta la durata di quella
vacanza, ma poi alzò le spalle e si rimise a mangiare quei cibi deliziosi. Al
limite, avrebbe aumentato la dose di allenamenti giornalieri e avrebbe
mantenuto senz'altro la sua splendida forma e il suo fisico invidiabile.
Quella vacanza stava andando proprio per il verso giusto. Peccato solo per
quel mal di testa che non accennava a diminuire.
Daniel era immerso nelle sue fantasticherie. Aveva trascorso una giornata
ideale, proprio secondo le sue attitudini. Aveva servito sua moglie, aveva
sentito su di sé la sua superiorità fisica, le aveva obbedito come un vero
marito sottomesso deve fare, aveva fatto sesso con lei in modo straordinario
e ora si apprestava ad uscire di nuovo a cena con lei. Si stava guardando
allo specchio mentre si vestiva, sperando che il risultato non facesse
sfigurare troppo quella splendida creatura di Rebecca. Pensava anche a quale
ristorante andare. Sul lungomare ce ne erano in abbondanza, tutti aperti anche
in quella stagione invernale e in alcuni di questi si mangiava del pesce
delizioso. A Rebecca piaceva tantissimo il pesce ed era sicuro che avrebbe
gradito. Terminò di vestirsi e si mise seduto sul letto attendendo che anche
sua moglie terminasse. Con la coda dell'occhio la ammirava mentre lei, con
gesti lenti, si sistemava il suo abitino rosso, un altro dei nuovi acquisti
del giorno precedente. La osservò poi infilarsi dei deliziosi stivaletti con
il tacco alto e infine truccarsi davanti allo specchio e dare un'ultima
pettinata ai suoi capelli. Era semplicemente splendida. Si avvicinò alle sue
spalle e l'abbracciò teneramente
" Sei meravigliosa amore. Vedrai, al ristorante dove ho intenzione di andare,
tutti gli occhi saranno per te e io saro' senz'altro l'uomo piu' invidiato
della serata" Rebecca smise di sorridere. Si voltò di scatto costringendo suo
marito ad indietreggiare di un paio di metri
" Cosa hai detto? Al ristorante dove TU hai intenzione di andare? Allora forse
non mi sono spiegata bene con te. Sono io che decido dove andare"
" Ma certo amore. Era un modo di dire. Deciderai tu dove trascorrere la
serata" replicò Daniel. Rebecca invece guardò suo marito in modo strano. Possibile che fosse proprio lui l'uomo di cui si era follemente innamorata? Più passava il tempo e più si stava rendendo conto che quell'uomo che le stava di fronte non valeva una sua unghia e ancora non capiva del tutto la situazione. Si, quell'uomo, suo marito, aveva bisogno di un'altra lezione, di capire una volta per tutte come avrebbe dovuto comportarsi da quel momento in avanti. Si avvicinò ancora di piu' a lui costringendolo ad indietreggiare fino a toccare il letto e poi a sedercisi. Povero idiota. Metteva le mani davanti al viso come se potessero salvarlo
" Alzati dal letto" gli ordinò con tono autoritario. Daniel obbedì, in preda
a strane sensazioni. Da una parte l'eccitazione nel vedere sua moglie
comportarsi nel modo in cui lui aveva sempre sognato, dall'altra il timore nel
rendersi conto che ora si trovava veramente nelle sue mani in quanto Rebecca,
in quelle condizioni, non era assolutamente controllabile, come gli aveva
detto il dottor Weiss. Ma era tutto troppo eccitante e nemmeno quando Rebecca
gli prese la mano tenendolo bloccato e con quell'altra gli diede uno schiaffo
che lo fece di nuovo cadere sopra il letto, la sua eccitazione scomparve,
anzi, credette di avere in quel momento la più potente erezione della sua
vita
" Io non decido soltanto dove andare stasera, io deciderò su tutto, che ti
piaccia o meno e se tu ti azzardi a mettere in discussione qualunque mia
decisione, andrai incontro ad una dura lezione. E' tempo che tu impari a
capire certe cose. Devi renderti conto prima di tutto che tu non puoi proprio
fare niente per difenderti contro di me. Avanti, prova a reagire, così
capirai meglio quello che ti aspetta" Daniel rimase seduto sul letto, con la
guancia che gli andava in fiamme per lo schiaffo ricevuto e la mente in
ebollizione. Cosa fare? Ci penso' solo una frazione di secondo. Erano anni che
attendeva questo momento, erano anni che voleva che sua moglie gli facesse
pesare la sua forza e la sua bravura, era tanto tempo che sapeva di provare
una grossa eccitazione sessuale solo al pensiero di Rebecca che lo picchiava
oppure solo quando immaginava di sua moglie che lo obbligava a farsi obbedire
e ora aveva finalmente tutto questo. Decise quindi che non fosse il caso di esagerare. Quel momento che stava vivendo era esattamente il compendio di tutti i suoi desideri. Con gli occhi bassi e la voce lieve rispose a sua moglie
“ No cara, non intendo reagire. Mi atterrò esattamente ai tuoi ordini” Rebecca sospirò. Si accorse che quasi sperava che Daniel reagisse per potergli dare una sonora lezione. Ma chi poteva decidere quando dover dimostrare chi comandasse? Soltanto lei aveva questo potere e suo marito, seppur molto accondiscendente, doveva capire con che donna avesse a che fare
“ Quindi hai compreso chi comanda tra di noi?” chiese infine a Daniel
“ Certamente amore. Sei tu che comandi” Ancora una volta la donna sembrò non essere completamente soddisfatta della risposta. Lo afferrò per il collo costringendolo ad alzarsi
“ Molto bene Daniel. Ma sappi che se mi farai incazzare di nuovo andrai incontro al più brutto momento della tua vita”
“ Ti obbedirò, te lo prometto. Ma adesso lasciami, ti prego. Sto cominciando a respirare con difficoltà” La mano di Rebecca invece, si stringeva sempre di più intorno al collo dell’uomo che ebbe un attimo di panico “Così mi ammazzi. Fermati, ti prego” aggiunse in secondo tempo quasi urlando ma evidentemente quel tono non era piaciuto a sua moglie che lasciò il collo di suo marito permettendogli di nuovo un respiro regolare ma poi gli diede una spinta e quindi, con la sua enorme abilità, diede un calcio di media potenza a Daniel colpendolo al volto. Quella potenza era però bastata per farlo rovinare addosso all’armadio in stato di semi incoscienza
“ Non ti azzardare mai piu’ ad alzare la voce con me in questo modo” gli urlò Rebecca. Daniel scosse il capo
“ No amore, non lo farò mai più. Avevo solo paura” riuscì comunque a proferire. Rebecca sorrise. Quella situazione le stava piacendo sempre di più e sentiva che doveva comportarsi in quel modo, quasi come se una voce indistinta glie lo consigliasse. Non riusciva a comprendere esattamente cosa volesse ma di una cosa era certa. In quel preciso momento, aveva una gran voglia di sistemare la questione con suo marito. Ne sentiva una gran bisogno e soprattutto, riteneva quello che stava per fare come la cosa più giusta. Attese un attimo e poi agì di nuovo. Sollevò quasi di peso suo marito e poi lo colpì con un altro calcio, stavolta allo stomaco, che fece piegare in due l’uomo. Rebecca si avvicinò lentamente a lui. Sapeva che suo marito non poteva andare da nessuna parte e godeva pienamente di quella situazione. Gli afferrò la testa mettendosela tra le sue cosce e iniziando a stringere. Daniel divenne paonazzo e la respirazione cominciò a farsi difficoltosa. Provò a liberarsi. Era inutile. Malgrado gli sforzi che faceva per togliere quelle gambe dalla sua testa non riusciva a spostarle di un centimetro. Sarebbe stato meraviglioso se Rebecca fosse stata completamente in sé, se faceva tutto quello sapendo come e quando interrompersi ma anche se si era raccomandato con Weiss di non causargli grossi danni, in quella situazione, sotto ipnosi, avrebbe potuto esagerare ed ucciderlo senza che lei se ne rendesse conto del tutto
“ Ti prego Becca, lasciami. Mi stai soffocando" provò a dire con grandi
difficoltà l'uomo. Era dunque questo ciò che lui desiderava? No, non era quello. Lui desiderava certe cose ma sotto forma di gioco erotico ma ciò che stava vivendo, quel terrore che lo stava pervadendo, esulavano dal gioco. Il rischio cominciava ad essere enorme e cominciava a nutrire seri dubbi sul fatto che sua moglie potesse riuscire a trattenersi in tempo. Sentiva la testa quasi scoppiare tra le poderose eppur bellissime gambe di Rebecca che strinse per altri interminabili secondi il collo di suo marito. Lo vedeva sofferente e questo, anziché farla desistere, le provocò un piacere indefinibile. Sapeva che non doveva stringere ulteriormente se voleva che suo marito continuasse a vivere, ma non riusciva a privarsi di quel piacere. Ancora una volta, come quella mattina, il fatto di provocare dolore a suo marito, di sentirsi in tal modo superiore a lui, di vederlo completamente in suo potere, le stavano donando una vera e propria voglia di sesso. Respirò a fondo e poi lasciò il collo di Daniel, ma appena l'uomo si sentì libero, lo alzò quasi di peso e lo colpì prima con un pugno allo stomaco che lo fece piegare di nuovo in due e quindi con un poderoso manrovescio che lo sollevò quasi da terra e che lo mandò a sbattere contro l'armadio. Ora Daniel sapeva. Ora sapeva cosa sua moglie poteva provocargli in quelle condizioni in cui non era sé stessa, ora capiva che non poteva accettare una cosa del genere. A lui piaceva obbedirle, lui amava servirla, ma il suo ideale era una dominazione soft, fatta anche di tenerezza e amore, con lei che gli dimostrava la propria superiorità fisica ma non una continua violenza gratuita. Ma ormai doveva accettare quella situazione e non poteva fare nulla per cambiarla. Doveva soltanto far scorrere quei quattro giorni rimanenti cercando di limitare i danni sperando che lei si attenesse agli ordini che le erano stati impartiti da Weiss durante l'ipnosi anche e soprattutto per quanto concerneva il divieto di causargli gravi danni o addirittura di ucciderlo. Rebecca intanto, avanzava verso di lui e Daniel comprese ancora una volta cosa significasse la parola paura
vivo e pieno di attrazioni, in inverno era desolatamente privo di vita. Erano
aperti soltanto un bar, il supermercato, pochi altri negozi di prima
necessità e alcuni uffici. Quasi un paese fantasma e gli occhi di quei pochi residenti furono catalizzati da una splendida visione: quella di Rebecca Goldring. Tutti li conoscevano in quel posto dove da diversi anni trascorrevano buona parte delle vacanze estive e Rebecca era considerata una donna semplice seppur molto bella. Inizialmente, avevano faticato persino a riconoscerla con quel nuovo taglio e colore di capelli e, probabilmente, solo il fatto di essere accanto a Daniel, avevano fatto capire alla gente del posto che si trattava proprio di Rebecca Goldring.
Ovviamente, vederla in quel modo, vestita abbastanza provocante, aveva dato
adito a parecchi commenti da parte dei residnti. Sia Daniel che Rebecca li avevano sentiti sulla propria pelle quei commenti ma non si erano affatto risentiti. Rebecca ne era compiaciuta e cercava addirittura movenze sensuali, come se non bastasse la sua figura imponente e la sua bellezza decisamente fuori norma, mentre Daniel si sentiva euforico e orgoglioso che accanto a quella splendida creatura ci fosse proprio lui. Al ritorno a casa, l'uomo si mise davanti ai fornelli, felice di poter servire sua moglie, proprio come aveva desiderato per tanto tempo. Preparò la tavola, adornandola con dei fiori che aveva comprato in paese, per quel pranzetto che nei suoi intenti avrebbe dovuto essere un tete a tete romantico. Si sentiva sempre più innamorato di sua moglie e intendeva agire come se dovesse conquistarla. In effetti, sua moglie poteva considerarsi un'altra donna e doveva proprio riconquistare il suo cuore. Ma c'era un altro problema che gli dava da pensare. Lui si sentiva soddisfatto così, ma nella lista che aveva dato al dottor Weiss aveva inserito comportamenti forse troppo pesanti da parte di sua moglie nei suoi confronti e che in quel momento, col senno del poi, forse avrebbe evitato non sapendo se avrebbe potuto sopportare più di quanto aveva ottenuto fino a quel momento. Rebecca era diventata autoritaria, abbastanza dominante, faceva valere la sua superiorità fisica, era sexy al punto giusto e particolarmente vogliosa dal punto di vista sessuale e a lui andava più che bene così e stava pensando che non fosse più il caso di continuare a stimolarla. Adesso era proprio perfetta, come l’aveva desiderata e il timore che finalmente riusciva a nutrire per lei aggiungeva ulteriore stimolo sessuale in lui. Poi sorrise. Probabilmente, si stava preoccupando inutilmente. In fondo, Rebecca era sempre stata una donna con una dolcezza infinita e anche l'ipnosi non poteva certo cambiarla del tutto.
Il pranzo era ormai pronto e Daniel avvisò sua moglie. Si era preparato per mesi per quell'eventualità, imparando a cucinare soprattutto i cibi che piacevano a Rebecca, lui che nella sua vita non si era mai preparato neanche un uovo. La donna si era nel frattempo di nuovo cambiata e il suo look era virato
verso un casual molto sexy, con un semplice jeans che però le fasciava il
sedere e le gambe in modo splendido e una camicetta bianca che portava senza
reggiseno e che lei aveva annodato scoprendo in parte i suoi addominali
scolpiti. Un paio di decolletè blu con i tacchi decisamente alti completavano
il suo look e Daniel Goldring non poté fare a meno di pensare che era stato
proprio fortunato che una donna così bella, una donna che non aveva niente da
invidiare alle modelle più rinomate e alle attrici più famose, fosse
diventata sua moglie. Anzi, era sicuro che Rebecca fosse ancora più bella di
quei personaggi. Al contrario di una modella ad esempio, lei aveva le curve al
posto giusto, un seno prosperoso che a lui piaceva immensamente e che ora sua
moglie gli stava mettendo praticamente in faccia dopo essersi avvicinata a
lui. Gli accarezzò il volto. Un gesto normale ma che, in quella situazione,
normale non era. Daniel percepiva che si trattava di una carezza di una
persona dominante nei confronti di un'altra più debole, simile a quella di un
padrone verso il proprio cane e la cosa lo eccitò non poco. Le parole della
donna poi confermarono questa percezione
" Bravo Daniel! Così mi piaci. Sai, ho pensato molto a noi due e mi sono resa
conto che se vuoi continuare con me devi comportarti in questo modo"
" Si amore mio. Mi comporterò cosi' per tutta la vita se vorrai"
" Molto bene. E' il minimo che tu possa fare per stare con una come me.
Guardami Daniel. Sono molto bella, molto più di quanto un uomo come te possa
aspirare. E sono molto forte e ho il diritto di costringerti a servirmi e a
fare ciò che io ti ordino" Le parole le erano uscite da bocca in maniera
spontanea ma Rebecca non se ne pentì affatto. Era quello che pensava
realmente. Aveva sempre saputo che lei era una donna particolare, una donna
con virtù e capacità di gran lunga superiori a quelle di suo marito, ma per
amore e per carattere aveva sempre tenuto in disparte queste sue capacità, ma
era giunto il momento di tirarle fuori e di prendere in mano le redini del rapporto. Questa frase le girava nella mente, come se qualcun altro ce l'avesse
inserita, ma poi non ci badò piu' e si mise seduta a gustare tutto quel ben
di Dio che suo marito le aveva preparato. Sarebbe ingrassata diversi chili se
avesse continuato a mangiare in quel modo per tutta la durata di quella
vacanza, ma poi alzò le spalle e si rimise a mangiare quei cibi deliziosi. Al
limite, avrebbe aumentato la dose di allenamenti giornalieri e avrebbe
mantenuto senz'altro la sua splendida forma e il suo fisico invidiabile.
Quella vacanza stava andando proprio per il verso giusto. Peccato solo per
quel mal di testa che non accennava a diminuire.
Daniel era immerso nelle sue fantasticherie. Aveva trascorso una giornata
ideale, proprio secondo le sue attitudini. Aveva servito sua moglie, aveva
sentito su di sé la sua superiorità fisica, le aveva obbedito come un vero
marito sottomesso deve fare, aveva fatto sesso con lei in modo straordinario
e ora si apprestava ad uscire di nuovo a cena con lei. Si stava guardando
allo specchio mentre si vestiva, sperando che il risultato non facesse
sfigurare troppo quella splendida creatura di Rebecca. Pensava anche a quale
ristorante andare. Sul lungomare ce ne erano in abbondanza, tutti aperti anche
in quella stagione invernale e in alcuni di questi si mangiava del pesce
delizioso. A Rebecca piaceva tantissimo il pesce ed era sicuro che avrebbe
gradito. Terminò di vestirsi e si mise seduto sul letto attendendo che anche
sua moglie terminasse. Con la coda dell'occhio la ammirava mentre lei, con
gesti lenti, si sistemava il suo abitino rosso, un altro dei nuovi acquisti
del giorno precedente. La osservò poi infilarsi dei deliziosi stivaletti con
il tacco alto e infine truccarsi davanti allo specchio e dare un'ultima
pettinata ai suoi capelli. Era semplicemente splendida. Si avvicinò alle sue
spalle e l'abbracciò teneramente
" Sei meravigliosa amore. Vedrai, al ristorante dove ho intenzione di andare,
tutti gli occhi saranno per te e io saro' senz'altro l'uomo piu' invidiato
della serata" Rebecca smise di sorridere. Si voltò di scatto costringendo suo
marito ad indietreggiare di un paio di metri
" Cosa hai detto? Al ristorante dove TU hai intenzione di andare? Allora forse
non mi sono spiegata bene con te. Sono io che decido dove andare"
" Ma certo amore. Era un modo di dire. Deciderai tu dove trascorrere la
serata" replicò Daniel. Rebecca invece guardò suo marito in modo strano. Possibile che fosse proprio lui l'uomo di cui si era follemente innamorata? Più passava il tempo e più si stava rendendo conto che quell'uomo che le stava di fronte non valeva una sua unghia e ancora non capiva del tutto la situazione. Si, quell'uomo, suo marito, aveva bisogno di un'altra lezione, di capire una volta per tutte come avrebbe dovuto comportarsi da quel momento in avanti. Si avvicinò ancora di piu' a lui costringendolo ad indietreggiare fino a toccare il letto e poi a sedercisi. Povero idiota. Metteva le mani davanti al viso come se potessero salvarlo
" Alzati dal letto" gli ordinò con tono autoritario. Daniel obbedì, in preda
a strane sensazioni. Da una parte l'eccitazione nel vedere sua moglie
comportarsi nel modo in cui lui aveva sempre sognato, dall'altra il timore nel
rendersi conto che ora si trovava veramente nelle sue mani in quanto Rebecca,
in quelle condizioni, non era assolutamente controllabile, come gli aveva
detto il dottor Weiss. Ma era tutto troppo eccitante e nemmeno quando Rebecca
gli prese la mano tenendolo bloccato e con quell'altra gli diede uno schiaffo
che lo fece di nuovo cadere sopra il letto, la sua eccitazione scomparve,
anzi, credette di avere in quel momento la più potente erezione della sua
vita
" Io non decido soltanto dove andare stasera, io deciderò su tutto, che ti
piaccia o meno e se tu ti azzardi a mettere in discussione qualunque mia
decisione, andrai incontro ad una dura lezione. E' tempo che tu impari a
capire certe cose. Devi renderti conto prima di tutto che tu non puoi proprio
fare niente per difenderti contro di me. Avanti, prova a reagire, così
capirai meglio quello che ti aspetta" Daniel rimase seduto sul letto, con la
guancia che gli andava in fiamme per lo schiaffo ricevuto e la mente in
ebollizione. Cosa fare? Ci penso' solo una frazione di secondo. Erano anni che
attendeva questo momento, erano anni che voleva che sua moglie gli facesse
pesare la sua forza e la sua bravura, era tanto tempo che sapeva di provare
una grossa eccitazione sessuale solo al pensiero di Rebecca che lo picchiava
oppure solo quando immaginava di sua moglie che lo obbligava a farsi obbedire
e ora aveva finalmente tutto questo. Decise quindi che non fosse il caso di esagerare. Quel momento che stava vivendo era esattamente il compendio di tutti i suoi desideri. Con gli occhi bassi e la voce lieve rispose a sua moglie
“ No cara, non intendo reagire. Mi atterrò esattamente ai tuoi ordini” Rebecca sospirò. Si accorse che quasi sperava che Daniel reagisse per potergli dare una sonora lezione. Ma chi poteva decidere quando dover dimostrare chi comandasse? Soltanto lei aveva questo potere e suo marito, seppur molto accondiscendente, doveva capire con che donna avesse a che fare
“ Quindi hai compreso chi comanda tra di noi?” chiese infine a Daniel
“ Certamente amore. Sei tu che comandi” Ancora una volta la donna sembrò non essere completamente soddisfatta della risposta. Lo afferrò per il collo costringendolo ad alzarsi
“ Molto bene Daniel. Ma sappi che se mi farai incazzare di nuovo andrai incontro al più brutto momento della tua vita”
“ Ti obbedirò, te lo prometto. Ma adesso lasciami, ti prego. Sto cominciando a respirare con difficoltà” La mano di Rebecca invece, si stringeva sempre di più intorno al collo dell’uomo che ebbe un attimo di panico “Così mi ammazzi. Fermati, ti prego” aggiunse in secondo tempo quasi urlando ma evidentemente quel tono non era piaciuto a sua moglie che lasciò il collo di suo marito permettendogli di nuovo un respiro regolare ma poi gli diede una spinta e quindi, con la sua enorme abilità, diede un calcio di media potenza a Daniel colpendolo al volto. Quella potenza era però bastata per farlo rovinare addosso all’armadio in stato di semi incoscienza
“ Non ti azzardare mai piu’ ad alzare la voce con me in questo modo” gli urlò Rebecca. Daniel scosse il capo
“ No amore, non lo farò mai più. Avevo solo paura” riuscì comunque a proferire. Rebecca sorrise. Quella situazione le stava piacendo sempre di più e sentiva che doveva comportarsi in quel modo, quasi come se una voce indistinta glie lo consigliasse. Non riusciva a comprendere esattamente cosa volesse ma di una cosa era certa. In quel preciso momento, aveva una gran voglia di sistemare la questione con suo marito. Ne sentiva una gran bisogno e soprattutto, riteneva quello che stava per fare come la cosa più giusta. Attese un attimo e poi agì di nuovo. Sollevò quasi di peso suo marito e poi lo colpì con un altro calcio, stavolta allo stomaco, che fece piegare in due l’uomo. Rebecca si avvicinò lentamente a lui. Sapeva che suo marito non poteva andare da nessuna parte e godeva pienamente di quella situazione. Gli afferrò la testa mettendosela tra le sue cosce e iniziando a stringere. Daniel divenne paonazzo e la respirazione cominciò a farsi difficoltosa. Provò a liberarsi. Era inutile. Malgrado gli sforzi che faceva per togliere quelle gambe dalla sua testa non riusciva a spostarle di un centimetro. Sarebbe stato meraviglioso se Rebecca fosse stata completamente in sé, se faceva tutto quello sapendo come e quando interrompersi ma anche se si era raccomandato con Weiss di non causargli grossi danni, in quella situazione, sotto ipnosi, avrebbe potuto esagerare ed ucciderlo senza che lei se ne rendesse conto del tutto
“ Ti prego Becca, lasciami. Mi stai soffocando" provò a dire con grandi
difficoltà l'uomo. Era dunque questo ciò che lui desiderava? No, non era quello. Lui desiderava certe cose ma sotto forma di gioco erotico ma ciò che stava vivendo, quel terrore che lo stava pervadendo, esulavano dal gioco. Il rischio cominciava ad essere enorme e cominciava a nutrire seri dubbi sul fatto che sua moglie potesse riuscire a trattenersi in tempo. Sentiva la testa quasi scoppiare tra le poderose eppur bellissime gambe di Rebecca che strinse per altri interminabili secondi il collo di suo marito. Lo vedeva sofferente e questo, anziché farla desistere, le provocò un piacere indefinibile. Sapeva che non doveva stringere ulteriormente se voleva che suo marito continuasse a vivere, ma non riusciva a privarsi di quel piacere. Ancora una volta, come quella mattina, il fatto di provocare dolore a suo marito, di sentirsi in tal modo superiore a lui, di vederlo completamente in suo potere, le stavano donando una vera e propria voglia di sesso. Respirò a fondo e poi lasciò il collo di Daniel, ma appena l'uomo si sentì libero, lo alzò quasi di peso e lo colpì prima con un pugno allo stomaco che lo fece piegare di nuovo in due e quindi con un poderoso manrovescio che lo sollevò quasi da terra e che lo mandò a sbattere contro l'armadio. Ora Daniel sapeva. Ora sapeva cosa sua moglie poteva provocargli in quelle condizioni in cui non era sé stessa, ora capiva che non poteva accettare una cosa del genere. A lui piaceva obbedirle, lui amava servirla, ma il suo ideale era una dominazione soft, fatta anche di tenerezza e amore, con lei che gli dimostrava la propria superiorità fisica ma non una continua violenza gratuita. Ma ormai doveva accettare quella situazione e non poteva fare nulla per cambiarla. Doveva soltanto far scorrere quei quattro giorni rimanenti cercando di limitare i danni sperando che lei si attenesse agli ordini che le erano stati impartiti da Weiss durante l'ipnosi anche e soprattutto per quanto concerneva il divieto di causargli gravi danni o addirittura di ucciderlo. Rebecca intanto, avanzava verso di lui e Daniel comprese ancora una volta cosa significasse la parola paura
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