Ipnosi Quindicesimo episodio

di
genere
dominazione

Il suono del campanello destò Daniel che, insonnolito, guardò l'orologio.
L'ora di pranzo era passata già da un paio d'ore e sentiva un po' di
languorino. Per un istante non riuscì a raccapezzarsi, poi improvvisamente, i dolori lancinanti gli ricordarono tutto. Doveva essere sua moglie alla porta. La solita Rebecca. Sicuramente non riusciva a trovare le chiavi di casa nella sua borsa così colma di oggetti di tutti i tipi. Si alzò col cuore in gola. Ancora non aveva trovato la scusa buona per giustificare tutte quelle novità e immaginava la sua povera Rebecca completamente sconvolta nel trovarsi vestita in quel modo.
Aprì la porta e Rebecca era sulla soglia, proprio come si era immaginato,
avvolta ancora in quegli indumenti da dominatrice, maestosa e bellissima, che probabilmente si chiedeva come mai fosse vestita in quel modo. Se la immaginava dinanzi al dottor Weiss dopo essere rientrata in sé, la sua vergogna di fronte a quello che, secondo lei, era un potenziale cliente. Poi indugiò sul volto. Non sembrava affatto sconvolta. Contrariata senz'altro, scura in volto e visibilmente nervosa, ma non sconvolta e tantomeno sorpresa. Daniel si scansò per farla entrare

" Amore, ti starai senz'altro facendo un sacco di domande. Io potrò darti
alcune risposte" Rebecca non rispose. Rivolse prima lo sguardo intorno e poi
guardò Daniel. Conosceva quello sguardo. Aveva imparato a riconoscerlo e a
temerlo durante la settimana appena trascorsa. Ma cosa diavolo stava
accadendo?

" Vieni qui" ordinò la donna. Un ordine secco, preciso, di quelli che non
ammettono repliche, identico a quelli che gli erano stati impartiti negli ultimi giorni della settimana appena trascorsa e Daniel si avvicinò a sua moglie titubante, assolutamente incredulo. Perché Rebecca non era ritornata quella di prima? Perché sembrava ancora la donna sotto ipnosi? Arrivò al suo cospetto con i soliti sentimenti contrapposti. La paura e l'eccitazione, la devozione e la voglia di scappare il più lontano possibile da lei. Alzò la testa per ammirarla. Si sentiva così piccolo al suo cospetto e questa sensazione era impagabile per lui. Ma aveva anche brividi per tutto il corpo dovuti all'eccitazione di vedere quella che ai suoi occhi era senz'altro la donna più bella del mondo e per il timore che quello sguardo altero gli procurava. Si diceva che doveva star tranquillo, che sicuramente come l'ipnosi ci aveva messo un paio di giorni per avvolgere completamente sua moglie, probabilmente ce ne sarebbero voluti altrettanti per farla ritornare com'era.
Ma intanto il braccio di Rebecca si era alzato minacciosamente e lo schiaffo
lo colpì in pieno volto e l’uomo, gia provato per le percosse della settimana appena trascorsa, barcollò e poi cadde miseramente a terra. Daniel provò a
rialzarsi, intontito da quello schiaffo micidiale, ma Rebecca era già di
fronte a lui e non sembrava affatto amichevole. Si chinò per afferrarlo per il mento e poi lo alò quasi di peso, ad ulteriore dimostrazione delle sue capacità fisiche. In quel momento però, Daniel non poteva certo godere di quella sensazione di potenza emanata da sua moglie. La mano di Rebecca lo stringeva con forza addosso al muro mentre percepiva le unghie della donna quasi perforarle la guancia

" Ti avevo avvertito che se non avessi trovato tutto in ordine me l'avresti
pagata" Il pugno che lo colpì susseguentemente a questa frase fu quasi una
liberazione. Daniel svenne immediatamente, mentre il suo sangue schizzò in
modo lugubre sul muro candido. Rebecca lo lasciò andare. Il primo desiderio, quello di picchiare suo marito, l’aveva soddisfatto ma ora doveva soddisfare anche l’altro. Aveva voglia di sesso e doveva assolutamente trovare qualcuno che riempisse quel vuoto visto che quell'idiota di suo marito era svenuto. In fondo, non era un dramma. Stranamente, fino a quella mattina aveva avuto delle remore in proposito, sentendosi quasi obbligata a fare sesso solo con lui, ma adesso si sentiva libera. Ed era una piacevole sensazione quella di non dover sottostare a quelle strane voci che le facevano venire il mal di testa. Oh, le sentiva ancora quelle vocine e il suo mal di testa peggiorava giorno dopo giorno ma almeno non le dicevano più di dover scopare solo con Daniel. Una dea come lei aveva tutto il diritto di scoparsi tutti gli uomini che voleva. Si truccò di nuovo davanti allo specchio e poi si rimirò. Era bellissima. Sentiva di essere assolutamente
irresistibile. Ci avrebbe messo ben poco a rimediare un paio di bei maschioni
in grado di spegnere finalmente quel fuoco che continuava ad avere dentro.

Il bar era stracolmo e chiunque sarebbe passato inosservato con quella
moltitudine di gente. Chiunque, ma non Rebecca. Il suo ingresso fu salutato da
mormorii di ammirazione e di stupore. La bellezza di quella donna era
stupefacente e il suo abbigliamento era quanto di più eccitante e provocante
quella gente, uomini e donne, avessero visto. Rebecca si guardò intorno alla
ricerca della sua preda. Quel fuoco che aveva internamente non accennava a
diminuire e doveva assolutamente spegnerlo.

Jackson Moore detto Jack e James Sturges che tutti chiamavano Jim, avevano
rispettivamente 35 e 32 anni. Si guardarono e poi volsero di nuovo lo sguardo
verso quella stupenda donna sgranando gli occhi. Avevano appena terminato il
loro turno di lavoro ed erano venuti al solito bar per prendere un drink e
fare l'orario per ritornare a casa. A volte capitava anche qualche avventura,
qualche donna, come loro alla ricerca di compagnia. Donne non certo di primo
livello, cameriere, cassiere di supermercato, alcune carine, altre meno.
Quello che contava era trascorrere la notte in compagnia, in buona compagnia.
La maggior parte delle volte però la serata si concludeva malinconicamente
con un mesto ritorno a casa. E ora quello splendore. Quando mai una femmina
come quella, una donna che non aveva niente da invidiare alle modelle più
celebrate, avrebbe potuto prendere in considerazione uno di loro, un semplice
operaio? Eppure lei avanzava proprio verso di loro. Prese una sedia da un
tavolo vicino e si sedette vicino a loro accavallando in modo sensuale quelle
lunghissime gambe che sembravano non avere mai fine, tra la meraviglia dei due
giovani

"Offritemi da bere" Non era stata una semplice richiesta, bensì un ordine
vero e proprio. Jack sospirò profondamente guardandola in volto. Era truccata
intensamente ma il suo viso non ne avrebbe avuto nessun bisogno e sarebbe
stata perfetta anche senza un filo di trucco. Ma quel rossetto era un invito a
baciare quella bocca meravigliosa e quelle tette ... Stavano su che era una
meraviglia. Assolutamente splendide. Cosa ci faceva una del genere in un posto
come quello, frequentato da gente semplice e non certo da una tipa del genere
che sembrava una squillo di lusso più adatta per locali con uomini danarosi e non certo per questo affollato da gente semplice? Non era il caso di continuarsi a far domande alle quali non avrebbe saputo rispondere, molto meglio accontentare quella delizia e Jack chiamò la cameriera

" Mary Ann, porta qualcosa da bere alla signora, il meglio che hai" La
cameriera sculettando fece dietro front e Rebecca ne approfittò per dare un
ulteriore sguardo a quei due. Sembravano essere due tipi in ottima forma,
abbastanza giovani e carini, un po' animaleschi rispetto alle sue abituali
frequentazioni, ma non aveva bisogno di uomini in doppio petto bensi' di
maschi e quelli sembravano essere proprio ciò che cercava

" Come vi chiamate ragazzi?" Esordì la donna. Il tempo di fare le
presentazioni e la cameriera tornò con uno scotch che servì a quella donna.
La guardò con malcelata invidia. Quanto avrebbe pagato per essere bella e
ammirata come lei. Li avrebbe fatti schiattare dal desiderio tutti quei
maschi. Sospirò mentre vide la donna trangugiare il whiskey in un solo colpo

" Ci voleva proprio. Ora pagate e usciamo da qui" Rebecca aveva usato ancora
una volta un ordine perentorio e i due ragazzi la guardarono ammirati. Quella
sì che era una vera femmina, una donna padrona della situazione, una che
sapeva come farsi rispettare e non avevano idea di quanto si stessero
avvicinando alla verità

" D'accordo! " replicò Jack "Possiamo sapere almeno come ti chiami?"

" Il mio nome è Rebecca e voglio andar via al più presto da questo posto
puzzolente"

" Ok Rebecca, ok. E dove vorresti andare a passare questa bella serata?"

" A casa mia, è ovvio. C'e' un posto migliore dove io possa scopare con voi
in santa pace?"

Daniel provò a rialzarsi ma ancora una volta, come spesso gli era accaduto
durante la settimana appena trascorsa, la testa gli girava pesantemente.
Raccolse tutte le forze e si trascinò fino in bagno. Si guardò allo specchio
e sbiancò in volto. Con quell'ultimo pugno Rebecca gli aveva fatto saltare
due denti e la sua faccia era ormai irriconoscibile. Si mise le mani in faccia
e scoppiò di nuovo a piangere. Cosa stava accadendo? Perche' Rebecca non era
tornata quella di prima? Ma soprattutto, sarebbe tornata la dolce fanciulla di
una volta? Il dottor Weiss avrebbe dovuto dargli una spiegazione plausibile.
Già il dottor Weiss. Si trascinò faticosamente fino alla sua camera da letto
e afferrò il suo telefonino che, come al solito, aveva poggiato sul comodino.
Lo psicologo gli aveva dato il numero del suo cellulare oltre a quello del
suo studio, dicendogli che a quel numero lui sarebbe stato sempre reperibile
per ogni eventualità e quello era proprio il momento di massimo bisogno per
lui. Digitò il numero, pieno di speranza e la risposta dell'operatrice che
gli diceva che quel numero apparteneva a una persona con il telefonino
spento, lo gettò nel panico. Provò anche col numero dello studio. Anche se
era sera inoltrata sapeva che il dottore dormiva nello studio e la speranza si
riaccese. Forse aveva spento il suo telefono cellulare sapendo che lui era
comunque rintracciabile nello studio. Era libero. Attese per diversi secondi,
ma nessuno rispose. E ora? Cosa avrebbe dovuto fare ora? Perché quel
maledetto psicologo non rispondeva? Si rimise seduto. Stava male e respirava
sempre più con difficolta'. Non poteva reggere ancora per molto a un ritmo
del genere.

Jack salì in macchina a fianco della donna mentre Jim si accomodò sul sedile
posteriore. Si guardavano meravigliati mentre Rebecca guidava con molta
difficoltà a causa dei tacchi altissimi. Jack continuava ad osservare quelle
lunghissime gambe avvolte nel lattice pregustando il momento in cui avrebbe
messo le sue mani su quel corpo fantastico. Sembrava vestita per andare ad una
riunione sadomaso con quel pantalone che metteva in mostra la sua linea
perfetta. Pensò che quella che si apprestava a vivere sarebbe stata
senz'altro un'avventura eccezionale. Peccato che nessuno dei suoi colleghi e
amici avrebbe creduto ad una storia del genere. Come far credere loro che una
donna stupenda aveva chiesto a lui e a Jim senza perifrasi e senza mezzi
termini di andare a scopare con lei? Oh certo, c'era Jim a confermarlo, ma lui
non faceva testo e sicuramente non avrebbero creduto nemmeno a lui, pensando
che si fossero messi d'accordo per raccontare quella storiella incredibile. Ma
intanto, ci sarebbe dovuto arrivare vivo a casa di quella donna che continuava
ad avere difficoltà logiche nel guidare la vettura con scarpe col tacco di
venti centimetri. Avevano evitato per un pelo un paio di incidenti e Jack si
premurò di farlo notare alla donna

" Ehi Rebecca, fai attenzione. A momenti ci ammazziamo. Forse converrebbe che ti
togliessi quelle scarpe" La donna frenò di colpo e poi si volto' verso Jack

" Non permetterti mai piu' di dirmi cosa io debba fare. La prossima volta che
ti azzardi a farlo, io ti stacco la testa dal collo con le mie mani. E
credimi, non scherzo affatto" Jack osservò quello sguardo gelido e poi
abbassò gli occhi. Quello sguardo metteva spavento. Era sicuramente una mezza
matta quella donna o forse si trovava sotto l'effetto di qualche droga.
Sicuramente esagerava quando minacciava addirittura di staccargli la testa, ma
si ripromise di non obiettare alcunche' in seguito, anche perché non aveva
affatto intenzione di perdersi quella scopata che l'attendeva.

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davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2024-09-20
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