La Gladiatrice Episodio 21
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Il pugno era ancora lì pronto ad esplodere in tutta la sua potenza. Improvvisamente però quella mano si aprì e invece del pugno mi arrivò un ceffone violentissimo. La mia testa sobbalzò
" Come ti permetti di dirmi che mi ami? Chi pensi che io sia? Una ragazzina
pronta a cadere tra le tue braccia?" Scossi la testa
" Sei una donna, una splendida donna che mi fa impazzire di desiderio ogni
volta che la guardo" Un altro schiaffo. Ma sentivo che era turbata. Le mie
parole sembravano aver fatto breccia nella sua anima
" Tu amarmi? Tu amare una come me? Tu devi essere terrorizzato da me, te la
devi far sotto appena mi vedi, devi tremare al mio cospetto. L'amore è per le
ragazzine, non per quelle come me"
La guardai intensamente
" No, ti sbagli. Ho paura di te, una paura folle ma questo non cambia di una
virgola quello che provo per te. E poi l'amore è per tutti e se tu hai paura
dell'amore, allora uccidimi. Finiscimi. Ma fallo presto. Regalami almeno il
desiderio di non farmi soffrire troppo" Ancora una volta vidi Sonja stringere
il pugno ma poi, improvvisamente, si avvicinò a me, mi afferrò per il mento
e cercò le mie labbra. Mi stava baciando. In quell'arena della morte, mentre
sentivo i fischi degli spettatori assetati di sangue e delusi per la piega che
stava prendendo quella serata, Sonja e io ci stavamo baciando come i più
teneri innamorati. Per alcuni lunghissimi secondi il nostro bacio proseguì,
ambedue incuranti di ciò che ci circondava, dei fischi sempre più
assordanti, delle urla di disapprovazione e quando ci staccammo, sentii la sua
voce, autoritaria come al solito
" Stai vicino a me e non ti muovere fino a che io non te lo ordino" Mi guardai
intorno. All'ingresso dell'arena stazionavano ancora i miei compagni di
prigionia con le facce meravigliate, mentre ai loro lati si trovavano una
decina degli scagnozzi del colonnello con le armi puntate proprio verso i miei
compagni e quindi vidi lui, il colonnello Cartright, farsi largo tra i suoi
uomini e venire incontro a noi
" Che cosa significa questa sceneggiata, Sonja?"
" Significa che non ho intenzione di ucciderlo. E' un mio schiavo e sono io a
decidere della sua vita"
" Avanti, Sonja, non metterti a fare la bambina alla quale hanno rubato il
giocattolo. Avevamo deciso insieme che avresti combattuto contro di lui"
" No, tu avevi deciso. Sei stato tu a stravolgere le regole e le regole dicono
che i miei schiavi combattono solo se io ho intenzione di farli combattere. Ho
sbagliato ad accettare. L'ho fatto perché sapevo che Jason è un ottimo
combattente e che pertanto sarebbe stato graziato dai senatori. E invece tu li
hai manipolati, non è vero? Tu eri certo che loro avrebbero decretato la sua
morte e anche questo va contro le nostre regole"
" Le regole possono essere cambiate. Dai Sonja, uccidilo e ti prometto che mi
atterrò per sempre a tutte le regole che vorrai"
" No! Lui non si tocca. E spiegami perché ce l'hai tanto con lui"
" Non ce l'ho con lui. Non me ne frega niente di lui ma lo voglio morto"
Guardai Cartright. Adesso avevo capito, avevo capito tutto e anche il perché
mi considerava pericoloso
" Mi vuole morto perché teme che io possa destabilizzarti. Ha capito che
potevi nutrire qualcosa nei miei confronti. Lui ti conosce Sonja, e
probabilmente alcune tue parole nei miei confronti possono averlo indotto ad
avere queste considerazioni. Per lui sei la gallina dalle uova d'oro e non
vuole correre il rischio che tu possa cominciare a nutrire dei sentimenti
verso alcunché. Ti snaturerebbe e lui ti vuole sadica" Il colonnello sorrise
sarcasticamente
" E bravo Jason. Sei sveglio. Te l'avevo detto che sei un tipo pericoloso.
Quanto a te, Sonja, sei forte, sei una combattente straordinaria ma sei un
essere umano e se non obbedisci all'ordine che ti ho dato di ucciderlo,
ordinerò ai miei soldati di spararvi" Stavolta fu Sonja a ridere
sarcasticamente
" Se mi conosci come affermi, sai benissimo che il primo a morire sarai tu.
Può darsi che poi i tuoi soldati mi uccidano, ma prima che lo facciano ti
garantisco che ti avro' staccato la testa dal collo. Tu sei abituato a dare
ordini, Cartright, ma non sei abituato alla battaglia mentre io in situazioni del
genere mi ci sono trovata dozzine di volte e ne sono uscita sempre viva. Vuoi
correre il rischio?" Vi fu un attimo di silenzio. Sonja e il colonnello si
trovavano ad alcuni metri di distanza guardandosi negli occhi come in un
duello nel far west. Osservavo l'uomo nella sua impeccabile divisa e la donna,
inguainata in un costume che metteva in mostra le sue forme esplosive, con gli
stivali alti e a spillo che la rendevano una vera amazzone e poi cercai il
loro sguardo e non potei fare a meno di notare l'autorità e la risolutezza di
Sonja. Il suo sguardo era penetrante e alla fine il colonnello abbassò gli
occhi
" E va bene, Sonja. Se ti preme così tanto quest'uomo, tienitelo. In fondo,
per noi cambia poco, non è vero?"
" Per me assolutamente nulla. Se vuoi, continuerò a combattere, ma non
provare ad intralciarmi mai più" L'uomo si scansò. Sonja mi prese
delicatamente la mano mentre afferrò per il braccio Cartright
" Andiamo Jason. Quanto a te" disse rivolgendosi al colonnello sempre stretto
nella sua presa "E' meglio che tu mi stia vicino. Non vorrei che i tuoi uomini
facessero qualche brutto scherzo"
" Non ti fidi di me, Sonja?"
" Mi fido più di me stessa e so che se resterai al mio fianco per il tempo di
uscire dall'arena, non accadrà nulla ai miei schiavi" Facemmo alcuni metri e
poi si rivolse ad Alejandro che nel frattempo si era avvicinato per assistere
alla situazione
" Fai mettere il cappuccio ai miei schiavi. Ce ne torniamo a casa. Occhio agli
uomini di Cartright "
" Si, mia padrona. Anche a lui?" rispose indicandomi. Sonja mi guardò negli
occhi e poi mi sorrise
" No, non credo che Jason necessiti del cappuccio" Camminammo per alcuni metri
in quella situazione irreale, con i miei compagni di prigionia con il
cappuccio che sbandavano e con Alejandro che cercava di guidarli verso
l'uscita. Io e Sonja chiudevamo il gruppetto, mano nella mano ma
orecchie e occhi attentissimi a Cartright e ai suoi scagnozzi. Erano una
decina e armati ma sapevano che con Sonja non c'era da scherzare. Lo sapeva
soprattutto il colonnello, tenuto praticamente come ostaggio, che evitò di
fare mosse avventate. Dovevamo percorrere solo pochi metri e, per quanto mi
riguardava, lo feci col cuore in gola. Non mi era piaciuto per niente il modo in
cui il colonnello aveva accettato la richiesta di Sonja ma uscimmo dall'arena
sani e salvi. Appena fuori, Sonja lasciò il braccio al colonnello che, appena
libero, si dileguò nuovamente nel piccolo tunnel che portava nell'arena e io
potei finalmente osservare come quest'arena fosse fatta all'esterno. Era una
piccola costruzione, probabilmente prefabbricata, completamente circolare,
alta all'incirca come una casa a tre piani completamente inglobata dentro un
capannone di enormi dimensioni che la nascondeva ad occhi estranei. Appena
fuori da quella piccola torre circolare, tre camioncini di forma militare ma
senza insegna, adibite sicuramente al nostro trasporto e a quelli degli uomini
del colonnello. Alejandro ne aprì uno e fece salire gli schiavi di Sonja
dietro, lo chiuse a chiave e quindi salì al posto di guida dopo aver fatto
salire me e Sonja accanto a lui. Appena uscimmo dal capannone, notai come
all'esterno di esso, altri due uomini con le divise e con le armi spianate
stavano di guardia all'arena e un centinaio di vetture, tutte di grossa
cilindrata, stazionavano al di fuori del capannone stesso, allineate in un
perfetto parcheggio. Probabilmente, si trattava delle macchine dei senatori.
Tutto quanto era in mezzo al verde, in aperta campagna e la strada era infatti
un viottolo non asfaltato e dopo circa cinquecento metri apparve un cancello
chiuso elettricamente. Alejandro azionò un telecomando facendo aprir il cancello. Ora tutto mi era chiaro. Si trattava di una proprietà privata, forse
del colonnello o di qualcuno di sua fiducia, un vasto appezzamento di terreno
sul quale era stata costruita l'arena della morte. Sfido chiunque a poterla
trovare. Appena usciti dal cancello ci immettemmo in una strada normale a me
sconosciuta, con pochissimo traffico e, dai miei calcoli, entro una mezz'ora
ci saremmo trovati nella villa di Sonja. Sonja ... La guardai. Mi aveva
salvato la vita rischiando la sua e questo faceva supporre che anche lei
potesse provare qualcosa nei miei confronti. Anzi, me ne regalava la certezza.
Non so se potesse considerarsi amore e forse quella era una parola troppo
grossa. Forse la eccitavo come uomo e i miei comportamenti, da l'avevano scossa e mi avevano posto al di sopra di tutti gli altri.
Sicuramente talmente al di sopra tanto da farle rischiare addirittura la vita.
Lei si accorse del mio sguardo e ridacchiò
" Cosa c'e'? Mi guardi come se fosse la prima volta" C'era Alejandro accanto a
noi intento a guidare ma non importava. Agii come se fossimo da soli
" Sei bellissima" Sonja non mi rispose immediatamente e si avvicinò a me per
baciarmi e quando terminò il bacio mi guardò invece seriamente
" Dobbiamo organizzare un eventuale difesa della villa. Pensi che mi possa
fidare dei miei schiavi?" Dunque anche lei aveva captato qualcosa dal
comportamento di Cartright
" No, Sonja. Di loro non ci si può fidare. Sono pronti a tutto pur di
andarsene dalla villa e ritornare liberi. Ma sono terrorizzati e farebbero
qualunque cosa pur di evitare di finire nelle tue mani"
" Bene! E' già qualcosa. Pertanto posso presumere che mi obbediranno"
" Si ma non escludo che possano passare al nemico quando dovessero accorgersi
che non corrono più il rischio di trovarti sulla loro strada. Ma dimmi, temi
che il colonnello possa fare qualcosa?"
" Ne sono quasi sicura. Dopo quello che è successo sa che ognuno di noi è un
rischio enorme per lui, a cominciare proprio da te, Jason. Ma prenderemo i
nostri provvedimenti"
" La corrente elettrica non mi sembra sufficiente" obiettai "Oltrepassarla da
dentro è quasi impossibile ma da fuori la situazione cambia drasticamente e
non sarebbe una cosa complicata reperire una scala piuttosto alta e
intromettersi nella villa" Sonja mi prese il mento e mi baciò di nuovo
" Giusta osservazione ma io non mi riferivo alla corrente elettrica. Abbiamo i
nostri monitor"
" Ma per il colonnello e per i suoi uomini potrebbe essere una sciocchezza
oscurare le telecamere" obiettai nuovamente
" Per farlo dovrebbe saperlo"
" Lui non sa delle telecamere?" chiesi stupito
" No, non lo sa. Ho preso delle precauzioni. Non mi sono mai fidata del tutto
del colonnello. L'unica persona di cui mi fidi ciecamente è Alejandro e ha
provveduto lui stesso a mettere le telecamere in tutta la villa e fuori dalla
villa stessa. E le ha messe in modo che nessuno possa accorgersene. Alejandro
non è solo un grande pilota ma anche un grande esperto di giochini
elettronici, non e' vero Alejandro?"
" Per servirla, mia bellissima padrona" Sonja accarezzò la nuca di Alejandro
in un gesto d'affetto ma poi fui io ad intervenire
" Neanche di me ti fidi?"
" No, Jason. Non per adesso. Ma spero che farai in modo di farmi ricredere su
questo argomento. Vorrei potermi fidare del tutto dell'uomo che ho intenzione
di portarmi a letto e per cui sto rischiando la vita" Non risposi. Come avrei
potuto? Ero un poliziotto incaricato delle indagini proprio sugli omicidi da
lei commessi e il mio compito era quello di arrestarla. Arrestare la donna
che avevo scoperto di amare. No, non riuscivo a pensare a questo e una simile
eventualità mi faceva star male ma prima o poi avrei dovuto dirle la verità
su chi fossi realmente. E a quel punto la mia vita sarebbe di nuovo stata
appesa ad un filo e mi stavo domandando se Sonja avrebbe gradito la mia
sincerità o se il fatto che io fossi un poliziotto sarebbe stato sufficiente
per farle prendere la decisione di uccidermi. Sarebbe stato solo questione di
attimi perché avevo intenzione di vuotare il sacco e di essere sincero con la
donna che amavo.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
" Come ti permetti di dirmi che mi ami? Chi pensi che io sia? Una ragazzina
pronta a cadere tra le tue braccia?" Scossi la testa
" Sei una donna, una splendida donna che mi fa impazzire di desiderio ogni
volta che la guardo" Un altro schiaffo. Ma sentivo che era turbata. Le mie
parole sembravano aver fatto breccia nella sua anima
" Tu amarmi? Tu amare una come me? Tu devi essere terrorizzato da me, te la
devi far sotto appena mi vedi, devi tremare al mio cospetto. L'amore è per le
ragazzine, non per quelle come me"
La guardai intensamente
" No, ti sbagli. Ho paura di te, una paura folle ma questo non cambia di una
virgola quello che provo per te. E poi l'amore è per tutti e se tu hai paura
dell'amore, allora uccidimi. Finiscimi. Ma fallo presto. Regalami almeno il
desiderio di non farmi soffrire troppo" Ancora una volta vidi Sonja stringere
il pugno ma poi, improvvisamente, si avvicinò a me, mi afferrò per il mento
e cercò le mie labbra. Mi stava baciando. In quell'arena della morte, mentre
sentivo i fischi degli spettatori assetati di sangue e delusi per la piega che
stava prendendo quella serata, Sonja e io ci stavamo baciando come i più
teneri innamorati. Per alcuni lunghissimi secondi il nostro bacio proseguì,
ambedue incuranti di ciò che ci circondava, dei fischi sempre più
assordanti, delle urla di disapprovazione e quando ci staccammo, sentii la sua
voce, autoritaria come al solito
" Stai vicino a me e non ti muovere fino a che io non te lo ordino" Mi guardai
intorno. All'ingresso dell'arena stazionavano ancora i miei compagni di
prigionia con le facce meravigliate, mentre ai loro lati si trovavano una
decina degli scagnozzi del colonnello con le armi puntate proprio verso i miei
compagni e quindi vidi lui, il colonnello Cartright, farsi largo tra i suoi
uomini e venire incontro a noi
" Che cosa significa questa sceneggiata, Sonja?"
" Significa che non ho intenzione di ucciderlo. E' un mio schiavo e sono io a
decidere della sua vita"
" Avanti, Sonja, non metterti a fare la bambina alla quale hanno rubato il
giocattolo. Avevamo deciso insieme che avresti combattuto contro di lui"
" No, tu avevi deciso. Sei stato tu a stravolgere le regole e le regole dicono
che i miei schiavi combattono solo se io ho intenzione di farli combattere. Ho
sbagliato ad accettare. L'ho fatto perché sapevo che Jason è un ottimo
combattente e che pertanto sarebbe stato graziato dai senatori. E invece tu li
hai manipolati, non è vero? Tu eri certo che loro avrebbero decretato la sua
morte e anche questo va contro le nostre regole"
" Le regole possono essere cambiate. Dai Sonja, uccidilo e ti prometto che mi
atterrò per sempre a tutte le regole che vorrai"
" No! Lui non si tocca. E spiegami perché ce l'hai tanto con lui"
" Non ce l'ho con lui. Non me ne frega niente di lui ma lo voglio morto"
Guardai Cartright. Adesso avevo capito, avevo capito tutto e anche il perché
mi considerava pericoloso
" Mi vuole morto perché teme che io possa destabilizzarti. Ha capito che
potevi nutrire qualcosa nei miei confronti. Lui ti conosce Sonja, e
probabilmente alcune tue parole nei miei confronti possono averlo indotto ad
avere queste considerazioni. Per lui sei la gallina dalle uova d'oro e non
vuole correre il rischio che tu possa cominciare a nutrire dei sentimenti
verso alcunché. Ti snaturerebbe e lui ti vuole sadica" Il colonnello sorrise
sarcasticamente
" E bravo Jason. Sei sveglio. Te l'avevo detto che sei un tipo pericoloso.
Quanto a te, Sonja, sei forte, sei una combattente straordinaria ma sei un
essere umano e se non obbedisci all'ordine che ti ho dato di ucciderlo,
ordinerò ai miei soldati di spararvi" Stavolta fu Sonja a ridere
sarcasticamente
" Se mi conosci come affermi, sai benissimo che il primo a morire sarai tu.
Può darsi che poi i tuoi soldati mi uccidano, ma prima che lo facciano ti
garantisco che ti avro' staccato la testa dal collo. Tu sei abituato a dare
ordini, Cartright, ma non sei abituato alla battaglia mentre io in situazioni del
genere mi ci sono trovata dozzine di volte e ne sono uscita sempre viva. Vuoi
correre il rischio?" Vi fu un attimo di silenzio. Sonja e il colonnello si
trovavano ad alcuni metri di distanza guardandosi negli occhi come in un
duello nel far west. Osservavo l'uomo nella sua impeccabile divisa e la donna,
inguainata in un costume che metteva in mostra le sue forme esplosive, con gli
stivali alti e a spillo che la rendevano una vera amazzone e poi cercai il
loro sguardo e non potei fare a meno di notare l'autorità e la risolutezza di
Sonja. Il suo sguardo era penetrante e alla fine il colonnello abbassò gli
occhi
" E va bene, Sonja. Se ti preme così tanto quest'uomo, tienitelo. In fondo,
per noi cambia poco, non è vero?"
" Per me assolutamente nulla. Se vuoi, continuerò a combattere, ma non
provare ad intralciarmi mai più" L'uomo si scansò. Sonja mi prese
delicatamente la mano mentre afferrò per il braccio Cartright
" Andiamo Jason. Quanto a te" disse rivolgendosi al colonnello sempre stretto
nella sua presa "E' meglio che tu mi stia vicino. Non vorrei che i tuoi uomini
facessero qualche brutto scherzo"
" Non ti fidi di me, Sonja?"
" Mi fido più di me stessa e so che se resterai al mio fianco per il tempo di
uscire dall'arena, non accadrà nulla ai miei schiavi" Facemmo alcuni metri e
poi si rivolse ad Alejandro che nel frattempo si era avvicinato per assistere
alla situazione
" Fai mettere il cappuccio ai miei schiavi. Ce ne torniamo a casa. Occhio agli
uomini di Cartright "
" Si, mia padrona. Anche a lui?" rispose indicandomi. Sonja mi guardò negli
occhi e poi mi sorrise
" No, non credo che Jason necessiti del cappuccio" Camminammo per alcuni metri
in quella situazione irreale, con i miei compagni di prigionia con il
cappuccio che sbandavano e con Alejandro che cercava di guidarli verso
l'uscita. Io e Sonja chiudevamo il gruppetto, mano nella mano ma
orecchie e occhi attentissimi a Cartright e ai suoi scagnozzi. Erano una
decina e armati ma sapevano che con Sonja non c'era da scherzare. Lo sapeva
soprattutto il colonnello, tenuto praticamente come ostaggio, che evitò di
fare mosse avventate. Dovevamo percorrere solo pochi metri e, per quanto mi
riguardava, lo feci col cuore in gola. Non mi era piaciuto per niente il modo in
cui il colonnello aveva accettato la richiesta di Sonja ma uscimmo dall'arena
sani e salvi. Appena fuori, Sonja lasciò il braccio al colonnello che, appena
libero, si dileguò nuovamente nel piccolo tunnel che portava nell'arena e io
potei finalmente osservare come quest'arena fosse fatta all'esterno. Era una
piccola costruzione, probabilmente prefabbricata, completamente circolare,
alta all'incirca come una casa a tre piani completamente inglobata dentro un
capannone di enormi dimensioni che la nascondeva ad occhi estranei. Appena
fuori da quella piccola torre circolare, tre camioncini di forma militare ma
senza insegna, adibite sicuramente al nostro trasporto e a quelli degli uomini
del colonnello. Alejandro ne aprì uno e fece salire gli schiavi di Sonja
dietro, lo chiuse a chiave e quindi salì al posto di guida dopo aver fatto
salire me e Sonja accanto a lui. Appena uscimmo dal capannone, notai come
all'esterno di esso, altri due uomini con le divise e con le armi spianate
stavano di guardia all'arena e un centinaio di vetture, tutte di grossa
cilindrata, stazionavano al di fuori del capannone stesso, allineate in un
perfetto parcheggio. Probabilmente, si trattava delle macchine dei senatori.
Tutto quanto era in mezzo al verde, in aperta campagna e la strada era infatti
un viottolo non asfaltato e dopo circa cinquecento metri apparve un cancello
chiuso elettricamente. Alejandro azionò un telecomando facendo aprir il cancello. Ora tutto mi era chiaro. Si trattava di una proprietà privata, forse
del colonnello o di qualcuno di sua fiducia, un vasto appezzamento di terreno
sul quale era stata costruita l'arena della morte. Sfido chiunque a poterla
trovare. Appena usciti dal cancello ci immettemmo in una strada normale a me
sconosciuta, con pochissimo traffico e, dai miei calcoli, entro una mezz'ora
ci saremmo trovati nella villa di Sonja. Sonja ... La guardai. Mi aveva
salvato la vita rischiando la sua e questo faceva supporre che anche lei
potesse provare qualcosa nei miei confronti. Anzi, me ne regalava la certezza.
Non so se potesse considerarsi amore e forse quella era una parola troppo
grossa. Forse la eccitavo come uomo e i miei comportamenti, da l'avevano scossa e mi avevano posto al di sopra di tutti gli altri.
Sicuramente talmente al di sopra tanto da farle rischiare addirittura la vita.
Lei si accorse del mio sguardo e ridacchiò
" Cosa c'e'? Mi guardi come se fosse la prima volta" C'era Alejandro accanto a
noi intento a guidare ma non importava. Agii come se fossimo da soli
" Sei bellissima" Sonja non mi rispose immediatamente e si avvicinò a me per
baciarmi e quando terminò il bacio mi guardò invece seriamente
" Dobbiamo organizzare un eventuale difesa della villa. Pensi che mi possa
fidare dei miei schiavi?" Dunque anche lei aveva captato qualcosa dal
comportamento di Cartright
" No, Sonja. Di loro non ci si può fidare. Sono pronti a tutto pur di
andarsene dalla villa e ritornare liberi. Ma sono terrorizzati e farebbero
qualunque cosa pur di evitare di finire nelle tue mani"
" Bene! E' già qualcosa. Pertanto posso presumere che mi obbediranno"
" Si ma non escludo che possano passare al nemico quando dovessero accorgersi
che non corrono più il rischio di trovarti sulla loro strada. Ma dimmi, temi
che il colonnello possa fare qualcosa?"
" Ne sono quasi sicura. Dopo quello che è successo sa che ognuno di noi è un
rischio enorme per lui, a cominciare proprio da te, Jason. Ma prenderemo i
nostri provvedimenti"
" La corrente elettrica non mi sembra sufficiente" obiettai "Oltrepassarla da
dentro è quasi impossibile ma da fuori la situazione cambia drasticamente e
non sarebbe una cosa complicata reperire una scala piuttosto alta e
intromettersi nella villa" Sonja mi prese il mento e mi baciò di nuovo
" Giusta osservazione ma io non mi riferivo alla corrente elettrica. Abbiamo i
nostri monitor"
" Ma per il colonnello e per i suoi uomini potrebbe essere una sciocchezza
oscurare le telecamere" obiettai nuovamente
" Per farlo dovrebbe saperlo"
" Lui non sa delle telecamere?" chiesi stupito
" No, non lo sa. Ho preso delle precauzioni. Non mi sono mai fidata del tutto
del colonnello. L'unica persona di cui mi fidi ciecamente è Alejandro e ha
provveduto lui stesso a mettere le telecamere in tutta la villa e fuori dalla
villa stessa. E le ha messe in modo che nessuno possa accorgersene. Alejandro
non è solo un grande pilota ma anche un grande esperto di giochini
elettronici, non e' vero Alejandro?"
" Per servirla, mia bellissima padrona" Sonja accarezzò la nuca di Alejandro
in un gesto d'affetto ma poi fui io ad intervenire
" Neanche di me ti fidi?"
" No, Jason. Non per adesso. Ma spero che farai in modo di farmi ricredere su
questo argomento. Vorrei potermi fidare del tutto dell'uomo che ho intenzione
di portarmi a letto e per cui sto rischiando la vita" Non risposi. Come avrei
potuto? Ero un poliziotto incaricato delle indagini proprio sugli omicidi da
lei commessi e il mio compito era quello di arrestarla. Arrestare la donna
che avevo scoperto di amare. No, non riuscivo a pensare a questo e una simile
eventualità mi faceva star male ma prima o poi avrei dovuto dirle la verità
su chi fossi realmente. E a quel punto la mia vita sarebbe di nuovo stata
appesa ad un filo e mi stavo domandando se Sonja avrebbe gradito la mia
sincerità o se il fatto che io fossi un poliziotto sarebbe stato sufficiente
per farle prendere la decisione di uccidermi. Sarebbe stato solo questione di
attimi perché avevo intenzione di vuotare il sacco e di essere sincero con la
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