La gladiatrice Episodio 22
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Per il prosieguo del viaggio rimanemmo tutti e tre in perfetto silenzio e dopo
un'altra decina di minuti arrivammo alla villa. Sonja si tolse la chiave che
ciondolava dal suo collo come fosse una catenina e la porse ad Alejandro il
quale tolse l'elettrificazione, aprì il cancello, lo richiuse dopo essere
entrati col furgoncino per poi rimettere l'elettrificazione.
In pochi minuti tutto era ritornato normale nella villa. Tutto normale? Io non
ero nella stanza insieme a Joe ma stavo salendo le scale insieme a lei, ancora
vestiti come quando ci stavamo affrontando nell'arena, con uno strano
batticuore che mi ricordava la prima volta che feci sesso a quindici anni con
una mia coetanea. Entrò prima lei e io rimasi qualche istante sulla porta
" Che intenzioni hai, adesso?" le chiesi appoggiando una mano sullo stipite
" Con te o col colonnello?"
" Con tutti e due" Sonja accennò un sorriso
" Vieni, entra" disse prendendomi per la mano e sedendosi poi sul bordo del
letto "Per questa notte lasceremo tutto inalterato poi raddoppieremo la
sorveglianza nella stanza delle telecamere"
" Non credo che possa bastare. Ho paura che se dovessero vedere un’intrusione
da parte degli uomini del colonnello, i tuoi uomini, malgrado il terrore che
nutrono nei tuoi confronti, possano decidere di schierarsi con loro pensando
di essere liberati"
" Sarebbe un suicidio. Cartright non li lascerebbe mai liberi. Non può
permettersi di lasciare in vita dei testimoni"
" Ma loro non lo sanno ed e' proprio su questo che dobbiamo lavorare. Dobbiamo
fare in modo che loro capiscano che conviene schierarsi dalla nostra parte in
caso di attacco. Abbiamo armi a disposizione?"
" Una sola. Una pistola che usa Alejandro. Io non ho bisogno di armi"
" Non possiamo fare in modo di trovarne almeno un altro paio?"
" E' da escludere. E' Cartright che si occupa di queste cose e non credo sia
il caso di chiamarlo per rifornirci di armi e munizioni" rispose Sonja
sarcasticamente
" Mi domando come faremo a fermare un eventuale attacco. A parte la tua forza
e la tua bravura non possediamo nulla"
" Ce la faremo bastare. Tu ancora non conosci tutte le mie potenzialità" disse sicura di sé, come sua consuetudine
" Speriamo. Ma intanto, per prevenire eventuali tradimenti da parte dei tuoi
schiavi, propongo che io ed Alejandro ci alterniamo durante la notte. Faremo
dei turni di quattro ore e dormiremo durante il giorno"
" E per quanto tempo potremo farlo? Cartright potrebbe attaccare domani, fra
una settimana, fra un mese oppure non farlo mai"
" Attaccherà" risposi con sicurezza. "Lo farà perché in questo momento io
per lui sono un tarlo che gli rode nel cervello e che deve eliminare.
Attenderà qualche giorno ma poi deciderà. Conosco la mentalità degli uomini
come lui. E poi non si fida piu nemmeno di te, malgrado tu gli abbia dato la
disponibilita a combattere ancora. Credo che in questo momento ti ritenga più
debole"
" Debole io? Un controsenso considerando le mie capacità, non credi?" Mi
inginocchiai e la presi tra le braccia sfiorandole le labbra
" Debole psicologicamente. Se mi hai salvato la vita, se ti sei messa contro
di lui, significa che qualcosa provi nei miei confronti. E questo ti rende
appunto più debole ai suoi occhi"
" Forse ai suoi occhi. Quanto a te, sbaglieresti se dovessi considerarmi una
debole. Sono abituata a comandare e lo farò anche con te e tu ti atterrai ai
miei ordini. Potrai considerarti uno schiavo privilegiato ma non ci penserò
due volte a punirti per qualunque tuo errore, a possederti come ho fatto
finora e ad ucciderti se dovessi tradirmi. Si, qualcosa cambierà tra noi due ma faresti
il più grosso errore della tua vita se dovessi pensare che io mi sia
imborghesita solo perché ho scoperto che mi piaci. Mi piaci e ti voglio a
cominciare da adesso" Sonja si alzò dal letto e mi afferrò da dietro la nuca
spingendomi con forza verso di lei. Anche i suoi baci erano dominanti,
esprimevano desiderio ma anche possesso e io stavo scoprendo quanto fosse
sensuale ed eccitante tutto questo. Ricambiai, ovviamente, ma poi mi distaccai
" Sonja"
" Si, Jason"
" Io ti amo"
" Me lo hai già detto e ormai sono convinta che tu dica la verità"
" Si, è una verità assoluta. E proprio perché ti amo io voglio dirti la
verit° che mi riguarda. Voglio che tu nutra la più assoluta fiducia nei miei
confronti" Sonja mi guardò. Avevo paura della sua reazione ma dovevo dirle
chi io fossi. Mi aveva salvato la vita e trovavo giusto che io le confessassi
tutto. Deglutii nervosamente e poi continuai "Io sono un poliziotto, Sonja.
Sono stato incaricato delle indagini sulla morte di uno degli uomini che tu
hai ucciso" Vidi il volto di Sonja quasi trasformarsi e il suo respiro
diventare affannoso
" Tu, brutto stronzo. Mi hai ingannata"
" No aspetta Sonja, ti prego ..." Non feci in tempo a terminare la frase.
Uno schiaffo di inaudita violenza mi colpì in pieno volto mandandomi a
sbattere contro il muro. Mi lasciai scivolare per terra. Il sangue mi colava
dalla bocca e dal naso ma quello che mi interessava era convincere Sonja della
mia buona fede. Gattoni, mi avvicinai a lei e, in segno di assoluta
sottomissione ai suoi voleri, le baciai i piedi, o meglio gli stivali. Il mio
orgoglio con lei non esisteva. Lei era assolutamente superiore a me e io ne
riconoscevo tutte le qualità. Mi ero innamorato di lei proprio per quelle
doti o chissà, forse anche per la violenza con la quale mi trattava
" Non ti ho ingannata e ti ho fatto questa confessione per avere la tua
fiducia. Voglio che tu ti possa fidare ciecamente di me, come fai con
Alejandro" Con il suo piede Sonja spinse il mio volto verso l'alto in modo da
poter incrociare il suo sguardo. Avevo quell'altissimo tacco a spillo sotto il
mento e rabbrividii al pensiero di cosa avrebbe potuto fare se lei avesse
voluto
" La polizia sa di me?"
" No Sonja, non sa nulla. Devi credermi. Tutto ciò che siamo venuti a
scoprire era che c'erano dei combattimenti clandestini. Tutto qui. Io mi sono
finto il fratello di una vittima per scoprire qualcosa ma ho fatto l'indagine
di nascosto dei miei superiori contando sul fatto che ero un buon combattente
e sarei stato credibile, ma loro sono all'oscuro di tutto ciò che ti
riguarda. Mai e poi mai avremmo potuto immaginare che l'artefice di quei
delitti fosse una donna"
" Perché dovrei crederti?"
" Perché tu sai che è la verità e che te l'ho confessata apposta per avere
la tua fiducia"
" Quindi, ci saranno delle indagini anche sulla tua sparizione?"
" E' probabile, ma non so nulla con certezza. Dal momento del nostro primo
combattimento non ho avuto più nessun contatto con il mio distretto e con
tutti quelli che conosco"
" Alzati!" mi ordinò. Lo feci, andando di fronte a lei "Come intendi
risolvere questo problema?" proseguì lei. Sembrava essersi calmata e ciò mi
fece tirare un sospiro di sollievo anche se non ero ancora sicuro delle sue
intenzioni
" Come tu mi ordinerai. Se tu vuoi, io rimarrò qui accanto a te, altrimenti
potrò tornare a Los Angeles, fingere di essere stato rapito e poi rilasciato
ma di non sapere nulla dei miei rapitori. E poi dare le mie dimissioni, con la
scusa dello choc subito. In ogni caso, accetterò qualunque tua decisione.
L'importante è che io possa stare accanto a te" Le avevo detto esattamente
ciò che pensavo. Non contava più la mia carriera, tutto ciò che avevo
lasciato a Los Angeles e l'unica cosa che contava per me era lei, respirare
quella strana sensazione di stare accanto a una donna del genere, conscio che
non sarebbe stata una vita semplice e che avrei dovuto cambiare tutte le idee
che avevo in fatto di convivenza
" E chi mi dice che non mi tradirai? Che tu non dica ai tuoi colleghi dove
abito e ciò che ho fatto?"
" E allora fammi rimanere con te come schiavo. Non mi dare alcuna libertà e
tienimi prigioniero. Io non ti tradirei mai e capisco le tue incertezze ma se
mi lascerai rientrare a Los Angeles io ti do la mia parola che sistemerò
tutta la questione in pochi giorni. Non ho intenzione di perderti. Voglio
rimanere accanto a te"
" Ci rimarrai, Jason, ci rimarrai. Almeno fino a quando io non mi sarò
stancata di te. Ma dei dettagli ne discuteremo dopo. Adesso abbiamo cose più
importanti da fare" Si, avevamo cose molto importanti da fare e io non vedevo
l'ora di farle. Stavo per fare l'amore con la donna che mi ero reso conto di
amare, stavo per partire per il mio paradiso personale accanto a una donna di
una bellezza unica. L'unico problema era che io rimanevo un suo schiavo e che
lei poteva disporre di me come e quanto voleva. Ma era veramente un problema o
lo consideravo un valore aggiunto a quella strana relazione?
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
un'altra decina di minuti arrivammo alla villa. Sonja si tolse la chiave che
ciondolava dal suo collo come fosse una catenina e la porse ad Alejandro il
quale tolse l'elettrificazione, aprì il cancello, lo richiuse dopo essere
entrati col furgoncino per poi rimettere l'elettrificazione.
In pochi minuti tutto era ritornato normale nella villa. Tutto normale? Io non
ero nella stanza insieme a Joe ma stavo salendo le scale insieme a lei, ancora
vestiti come quando ci stavamo affrontando nell'arena, con uno strano
batticuore che mi ricordava la prima volta che feci sesso a quindici anni con
una mia coetanea. Entrò prima lei e io rimasi qualche istante sulla porta
" Che intenzioni hai, adesso?" le chiesi appoggiando una mano sullo stipite
" Con te o col colonnello?"
" Con tutti e due" Sonja accennò un sorriso
" Vieni, entra" disse prendendomi per la mano e sedendosi poi sul bordo del
letto "Per questa notte lasceremo tutto inalterato poi raddoppieremo la
sorveglianza nella stanza delle telecamere"
" Non credo che possa bastare. Ho paura che se dovessero vedere un’intrusione
da parte degli uomini del colonnello, i tuoi uomini, malgrado il terrore che
nutrono nei tuoi confronti, possano decidere di schierarsi con loro pensando
di essere liberati"
" Sarebbe un suicidio. Cartright non li lascerebbe mai liberi. Non può
permettersi di lasciare in vita dei testimoni"
" Ma loro non lo sanno ed e' proprio su questo che dobbiamo lavorare. Dobbiamo
fare in modo che loro capiscano che conviene schierarsi dalla nostra parte in
caso di attacco. Abbiamo armi a disposizione?"
" Una sola. Una pistola che usa Alejandro. Io non ho bisogno di armi"
" Non possiamo fare in modo di trovarne almeno un altro paio?"
" E' da escludere. E' Cartright che si occupa di queste cose e non credo sia
il caso di chiamarlo per rifornirci di armi e munizioni" rispose Sonja
sarcasticamente
" Mi domando come faremo a fermare un eventuale attacco. A parte la tua forza
e la tua bravura non possediamo nulla"
" Ce la faremo bastare. Tu ancora non conosci tutte le mie potenzialità" disse sicura di sé, come sua consuetudine
" Speriamo. Ma intanto, per prevenire eventuali tradimenti da parte dei tuoi
schiavi, propongo che io ed Alejandro ci alterniamo durante la notte. Faremo
dei turni di quattro ore e dormiremo durante il giorno"
" E per quanto tempo potremo farlo? Cartright potrebbe attaccare domani, fra
una settimana, fra un mese oppure non farlo mai"
" Attaccherà" risposi con sicurezza. "Lo farà perché in questo momento io
per lui sono un tarlo che gli rode nel cervello e che deve eliminare.
Attenderà qualche giorno ma poi deciderà. Conosco la mentalità degli uomini
come lui. E poi non si fida piu nemmeno di te, malgrado tu gli abbia dato la
disponibilita a combattere ancora. Credo che in questo momento ti ritenga più
debole"
" Debole io? Un controsenso considerando le mie capacità, non credi?" Mi
inginocchiai e la presi tra le braccia sfiorandole le labbra
" Debole psicologicamente. Se mi hai salvato la vita, se ti sei messa contro
di lui, significa che qualcosa provi nei miei confronti. E questo ti rende
appunto più debole ai suoi occhi"
" Forse ai suoi occhi. Quanto a te, sbaglieresti se dovessi considerarmi una
debole. Sono abituata a comandare e lo farò anche con te e tu ti atterrai ai
miei ordini. Potrai considerarti uno schiavo privilegiato ma non ci penserò
due volte a punirti per qualunque tuo errore, a possederti come ho fatto
finora e ad ucciderti se dovessi tradirmi. Si, qualcosa cambierà tra noi due ma faresti
il più grosso errore della tua vita se dovessi pensare che io mi sia
imborghesita solo perché ho scoperto che mi piaci. Mi piaci e ti voglio a
cominciare da adesso" Sonja si alzò dal letto e mi afferrò da dietro la nuca
spingendomi con forza verso di lei. Anche i suoi baci erano dominanti,
esprimevano desiderio ma anche possesso e io stavo scoprendo quanto fosse
sensuale ed eccitante tutto questo. Ricambiai, ovviamente, ma poi mi distaccai
" Sonja"
" Si, Jason"
" Io ti amo"
" Me lo hai già detto e ormai sono convinta che tu dica la verità"
" Si, è una verità assoluta. E proprio perché ti amo io voglio dirti la
verit° che mi riguarda. Voglio che tu nutra la più assoluta fiducia nei miei
confronti" Sonja mi guardò. Avevo paura della sua reazione ma dovevo dirle
chi io fossi. Mi aveva salvato la vita e trovavo giusto che io le confessassi
tutto. Deglutii nervosamente e poi continuai "Io sono un poliziotto, Sonja.
Sono stato incaricato delle indagini sulla morte di uno degli uomini che tu
hai ucciso" Vidi il volto di Sonja quasi trasformarsi e il suo respiro
diventare affannoso
" Tu, brutto stronzo. Mi hai ingannata"
" No aspetta Sonja, ti prego ..." Non feci in tempo a terminare la frase.
Uno schiaffo di inaudita violenza mi colpì in pieno volto mandandomi a
sbattere contro il muro. Mi lasciai scivolare per terra. Il sangue mi colava
dalla bocca e dal naso ma quello che mi interessava era convincere Sonja della
mia buona fede. Gattoni, mi avvicinai a lei e, in segno di assoluta
sottomissione ai suoi voleri, le baciai i piedi, o meglio gli stivali. Il mio
orgoglio con lei non esisteva. Lei era assolutamente superiore a me e io ne
riconoscevo tutte le qualità. Mi ero innamorato di lei proprio per quelle
doti o chissà, forse anche per la violenza con la quale mi trattava
" Non ti ho ingannata e ti ho fatto questa confessione per avere la tua
fiducia. Voglio che tu ti possa fidare ciecamente di me, come fai con
Alejandro" Con il suo piede Sonja spinse il mio volto verso l'alto in modo da
poter incrociare il suo sguardo. Avevo quell'altissimo tacco a spillo sotto il
mento e rabbrividii al pensiero di cosa avrebbe potuto fare se lei avesse
voluto
" La polizia sa di me?"
" No Sonja, non sa nulla. Devi credermi. Tutto ciò che siamo venuti a
scoprire era che c'erano dei combattimenti clandestini. Tutto qui. Io mi sono
finto il fratello di una vittima per scoprire qualcosa ma ho fatto l'indagine
di nascosto dei miei superiori contando sul fatto che ero un buon combattente
e sarei stato credibile, ma loro sono all'oscuro di tutto ciò che ti
riguarda. Mai e poi mai avremmo potuto immaginare che l'artefice di quei
delitti fosse una donna"
" Perché dovrei crederti?"
" Perché tu sai che è la verità e che te l'ho confessata apposta per avere
la tua fiducia"
" Quindi, ci saranno delle indagini anche sulla tua sparizione?"
" E' probabile, ma non so nulla con certezza. Dal momento del nostro primo
combattimento non ho avuto più nessun contatto con il mio distretto e con
tutti quelli che conosco"
" Alzati!" mi ordinò. Lo feci, andando di fronte a lei "Come intendi
risolvere questo problema?" proseguì lei. Sembrava essersi calmata e ciò mi
fece tirare un sospiro di sollievo anche se non ero ancora sicuro delle sue
intenzioni
" Come tu mi ordinerai. Se tu vuoi, io rimarrò qui accanto a te, altrimenti
potrò tornare a Los Angeles, fingere di essere stato rapito e poi rilasciato
ma di non sapere nulla dei miei rapitori. E poi dare le mie dimissioni, con la
scusa dello choc subito. In ogni caso, accetterò qualunque tua decisione.
L'importante è che io possa stare accanto a te" Le avevo detto esattamente
ciò che pensavo. Non contava più la mia carriera, tutto ciò che avevo
lasciato a Los Angeles e l'unica cosa che contava per me era lei, respirare
quella strana sensazione di stare accanto a una donna del genere, conscio che
non sarebbe stata una vita semplice e che avrei dovuto cambiare tutte le idee
che avevo in fatto di convivenza
" E chi mi dice che non mi tradirai? Che tu non dica ai tuoi colleghi dove
abito e ciò che ho fatto?"
" E allora fammi rimanere con te come schiavo. Non mi dare alcuna libertà e
tienimi prigioniero. Io non ti tradirei mai e capisco le tue incertezze ma se
mi lascerai rientrare a Los Angeles io ti do la mia parola che sistemerò
tutta la questione in pochi giorni. Non ho intenzione di perderti. Voglio
rimanere accanto a te"
" Ci rimarrai, Jason, ci rimarrai. Almeno fino a quando io non mi sarò
stancata di te. Ma dei dettagli ne discuteremo dopo. Adesso abbiamo cose più
importanti da fare" Si, avevamo cose molto importanti da fare e io non vedevo
l'ora di farle. Stavo per fare l'amore con la donna che mi ero reso conto di
amare, stavo per partire per il mio paradiso personale accanto a una donna di
una bellezza unica. L'unico problema era che io rimanevo un suo schiavo e che
lei poteva disporre di me come e quanto voleva. Ma era veramente un problema o
lo consideravo un valore aggiunto a quella strana relazione?
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