La gladiatrice Episodio 26
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Sonja si alzò lasciando Thomas Cartright in ginocchio e sorrise soddisfatta nel vedere il suo ex superiore in quella posizione.
" Bene. Ma prima devo terminare il lavoro con questi due. Hanno osato invadere
il mio territorio e io non faccio prigionieri in questi casi" Sonja alzò con
la forza i due soldati che piangevano disperati. Conoscevano benissimo la
straordinaria potenza di quella donna per averne ammirato le gesta in numerosi
combattimenti nell'arena della morte e sapevano che per loro era giunta la
fine. Ebbi un attimo di pietà per loro e avrei voluto salvar loro la vita ma
non osai intromettermi. Sonja non l'avrebbe perdonata nemmeno a me. Li colpì
ripetutamente con calci e pugni con la sua velocità di esecuzione senza
eguali e in pochi secondi i due uomini giacevano a terra pesti e sanguinanti.
Avevano fatto due gravi errori. Il primo era stato quello di osare attaccare
quella donna dalle doti straordinarie e l'altro di non lasciarsi uccidere
durante quell'attacco. La loro fine sarebbe stata la stessa ma la loro
sofferenza sarebbe stata meno atroce. Per altri interminabili secondi Sonja li
usò come suoi punching ball personali riducendo quei due poveracci a
poltiglia umana e quindi afferrò le loro teste stringendole con le sue
braccia dalla forza mostruosa. Chiusi gli occhi per non vedere i loro sguardi
di sofferenza e li riaprii proprio quando Sonja rilasciò i loro corpi
straziati a terra mordicchiandosi le labbra forse per avere avuto un orgasmo.
Si, lo sapevo che lei si eccitava in queste situazioni ma questo non cambiava
l'opinione che avevo ormai di quella donna. La vedevo come un'entità
superiore, quasi sovrannaturale e quasi le riconoscevo il diritto di uccidere chi si fosse macchiato di gravi colpe ai suoi danni. La bella amazzone tornò quindi dal colonnello
" Allora Thomas. Piaciuto lo spettacolo? Scommetto che i senatori avrebbero pagato il triplo per vedermi mentre li uccidevo” Il colonnello deglutì sempre più nervoso e preoccupato
“ Credo di si, Sonja. Avrebbero speso un mucchio di dollari”
“ E a proposito di dollari, dimmi dove hai tutti quei soldi. Sai, possono essermi utili per qualche spesuccia extra"
Tremante, l'uomo fornì tutti i dati necessari. Si trattava di una vera fortuna nascosta in uno dei tanti paradisi fiscali, una somma talmente ingente che nemmeno dieci vite mi sarebbero bastate per spenderli tutti e mi chiedevo quale fosse la cifra che pagavano i senatori per veder combattere Sonja, la gladiatrice, la regina dell'arena della morte.
Guardai poi Sonja. Mi chiedevo anche cosa volesse fare del suo ex superiore e
la sua faccia non lasciava trapelare nulla. Era assolutamente calma, padrona
della situazione come in ogni occasione, con i suoi splendidi occhi di
ghiaccio che sembravano emanare una luce divina nei nostri confronti. La vidi
tornare dal colonnello, ancora inginocchiato. Il suo viso, sanguinante per i
pugni che gli avevo rifilato, si era imperlato di sudore per la tensione e i
suoi capelli bianchi ma sempre ben curati erano stavolta spettinati. Aveva
perso la sua dignità di uomo e di ufficiale ed era in attesa della sentenza
di Sonja, come tutti quelli che aveva reclutato in tanti anni che erano stati
in attesa della sentenza dei senatori. Vita o morte? Cosa gli aveva riservato
colei che era stata ai suoi ordini per tanti anni?
" Sai, stavo riflettendo se fare un'eccezione con te" gli disse infine la
donna "Chi si mette contro di me è destinato a morire ma in effetti io e te
abbiamo diviso tante esperienze, non è vero?"
" Certo Sonja. E' quello che sostenevo io. Ti prego, ricominciamo da capo" la
sua voce era sempre più tremante e quasi faticava ad uscire dalla sua bocca
" Vediamo come chiedi la mia pietà" L'uomo baciò di nuovo i piedi di Sonja e
poi cercò le sue mani per baciare anche quelle. Un'ulteriore prova della sua
sottomissione ai voleri di chi gli era superiore
" Pietà Sonja. Ti scongiuro, abbi pietà di chi ti ha sempre trattata come
una figlia. Questo è stato l'unico errore che ho fatto nella mia vita nei
tuoi confronti"
" E avermi fatta diventare un essere assetato di sangue e di potere? Non lo
reputi un errore quello?"
" Non sapevo. Io non conoscevo quegli effetti collaterali. Forse non lo
sapevano nemmeno gli scienziati, coloro che avevano creato la formula. Ma sei
stata fortunata, Sonja. Guardati. Sei splendida e su di te i risultati sono
stati straordinari. Non hai avuto il tumore né accenni di pazzia. Provi
piacere ad uccidere, è vero, provi un grosso desiderio di sottomettere ai
tuoi voleri tutti coloro che ti stanno intorno, è vero anche questo, ma eri
così anche prima. Sei sempre stata autoritaria e non ti sei mai fatta
scrupolo di uccidere un nemico"
" Si, forse è anche un po' il mio istinto ma tu mi hai resa peggiore. Io uccidevo dei nemici in guerra, lo facevo per la mia Patria e non per un godimento personale. Ad ogni modo, non sto a guardare troppo il passato. Quel che è stato è stato. Ti giudico per quello che è accaduto oggi e ti dichiaro colpevole per aver cercato di uccidere me, il mio uomo e i miei schiavi. Io sono giudice e giuria e ti condanno a morte" Per un attimo l'ampio salone si ovattò di un silenzio assurdo ma poi echeggiò l'urlo di Cartright
" Noooooo. No Sonja. Tu non puoi fare questo. Io sono il tuo diretto superiore
e ti ordino di annullare questa sentenza. Ascoltami, io e te possiamo fare
ancora grandi cose. Io e te insieme siamo imbattibili" Sonja lo afferrò per
la divisa tirandolo su
" Io sono imbattibile. Tu non sei nulla" gli disse accompagnando quelle parole
con un pugno allo stomaco. L'uomo si pieò in due e si lasciò cadere in terra
" Ti prego, risparmiami. Farò tutto quello che vuoi. Sarò uno dei tuoi
schiavi ma non uccidermi" Ora frignava senza più alcuna dignità, cercando la
pietà da una donna che non ne sapeva cosa fosse un sentimento del genere.
Anche se la conoscevo da pochissimo tempo, avevo assistito a tante scene
simili e sapevo quanto potesse essere inutile un atteggiamento del genere.
Anche io avevo pianto al suo cospetto, anch'io ero strisciato dinanzi a lei,
dinanzi a una donna che sembrava potesse qualsiasi cosa, ma l'avevo sempre
fatto con quel poco di dignità che resta ad un essere umano che si sottomette
a un altro, senza mai elemosinare la pietà ma riconoscendo la netta
superiorità che aveva nei miei confronti. E forse era stato proprio quel mio
atteggiamento uno dei motivi per cui ero riuscito ad interessare in qualche
modo Sonja. Thomas Cartright intanto, continuava a piangere in modo
imperterrito, aggrappandosi ai piedi di Sonja e baciandole instancabilmente i
suoi stivali. Mi veniva da pensare che, sapendo dell'ossessiva ricerca del
dominio nei confronti dell'altro sesso, avesse individuato in questo
atteggiamento quello più consono per cercare di salvarsi la vita. Ma non
capiva che Sonja non aveva bisogno di questo. Lei avrebbe potuto schiavizzare
qualunque uomo avesse voluto. Lo avrebbe potuto fare con la sua forza fisica,
aiutata dal suo modo particolare di sentirsi superiore a qualsiasi altro
essere umano e quindi con un'autorità che mai avevo riscontrato in altre
persone, con quell'arroganza che solo chi è sicuro dei propri mezzi riesce a
tirare fuori. Ma avrebbe potuto schiavizzare un uomo anche solo con la sua
bellezza, con quei lineamenti bellissimi del suo volto troppo giovane per
avere cinquant'anni e soprattutto con quel fisico scolpito, dove ogni elemento
sembrava essere di proporzioni perfette, a cominciare dal seno, scendendo giù
per la vita stretta, continuando con un sedere alto liscio e sodo e
proseguendo per le gambe che lasciavano senza fiato, lunghissime come mai ne
avevo viste in vita mia, lisce, estremamente femminili seppur dotate di una
forza capace di uccidere un uomo, come le avevo visto fare. Si, Sonja non
aveva bisogno che qualcuno le chiedesse di voler diventare suo schiavo. Se lei
lo avesse voluto se lo sarebbe preso, come aveva sempre fatto. E quindi, tutti
i tentativi del colonnello erano vani e se ne accorse solo quando Sonja lo
tirò su per l'ennesima volta, alzandolo da dietro il collo. Era un semplice
oggetto nelle sue mani e lo trascinò per alcuni metri fino a ridosso del
muro. La sua mano ferrea stringeva ancora il collo del suo ex colonnello e
poi, con violenza, fece sbattere la testa dell'uomo contro il muro. Un momento
di silenzio assoluto accompagnò quel gesto crudele e violento, quasi che il
mondo si fosse fermato per ammirare le gesta criminali di quella donna. Il
muro si tinse del rosso del sangue del colonnello che sbarrò gli occhi,
incredulo lui stesso di quanto gli stava accadendo, mentre molti dei suoi
denti cadevano come in un effetto domino. Ma stavolta non ebbi pietà nemmeno
io. Quell'uomo meritava di morire per tutti i crimini che aveva commesso, a
cominciare dall'aver fatto diventare Sonja un'assassina senza scrupoli fino a
quello di aver creato una gang, arricchendosi con il sangue di tutti quei
lottatori morti. Feci un paio di passi verso di lui, ancora saldamente
afferrato da Sonja, gli girai il volto tumefatto verso di me e sorrisi
" Scommessa persa, Cartright" gli dissi, riferendomi alla sua sicurezza
riguardo il trattamento che la sua ex soldatessa avrebbe avuto nei suoi
confronti. E Sonja ripeté l'operazione. Aveva riservato una morte straziante
per quell'uomo. Inizialmente, il suo braccio si muoveva quasi lentamente, per
non essere letale ma già alla terza volta che la sua faccia era andata a
sbattere con violenza addosso al muro, Thomas Cartright aveva perso i sensi.
Questo non fermo Sonja che anzi, accelerò il ritmo con il rischio di far
crollare il muro stesso, possibilità non molto remota considerando la sua
forza eccezionale. Il volto del colonnello era ormai una poltiglia
indescrivibile e probabilmente era morto già da un bel pezzo quando Sonja si
interruppe gettandolo a terra. Scalciò il corpo morto del suo ex superiore
senza il minimo rispetto verso quell'uomo di cui era stata una grande
ammiratrice, oltre che soldatessa ai suoi ordini
" Questo è ciò che accade a chi mi tradisce. Non do una seconda occasione"
Sembrava che si stesse riferendo a me ma fu Alejandro a parlare e a togliermi
quello sguardo gelido su di me
" Non accadrà mai con noi, mia bellissima padrona. Oggi tutti noi le abbiamo
dato la prova che moriremmo per lei e che puo contare su ognuno di noi"
" Si, credo di si. Sapevo già da tempo di poter essere sicura di te ma Jason
avrebbe potuto fuggire e non l'ha fatto mentre Jeff e Joe hanno combattuto al
mio fianco" I due uomini, appena nominati fecero un mezzo inchino verso Sonja
e poi il suo interesse fu monopolizzato da me. Avanzava verso di me e io
deglutii nervosamente. Se la conoscevo bene, non mi avrebbe fatta passare
liscia la disobbedienza, anche se era stata una disobbedienza lecita. Ma con lei, niente era sicuro e io mi rendevo conto, per l’ennesima volta, di come la mia vita fosse nelle sue mani.
Per commenti, scivete a
davidmuscolo@tiscali.it
" Bene. Ma prima devo terminare il lavoro con questi due. Hanno osato invadere
il mio territorio e io non faccio prigionieri in questi casi" Sonja alzò con
la forza i due soldati che piangevano disperati. Conoscevano benissimo la
straordinaria potenza di quella donna per averne ammirato le gesta in numerosi
combattimenti nell'arena della morte e sapevano che per loro era giunta la
fine. Ebbi un attimo di pietà per loro e avrei voluto salvar loro la vita ma
non osai intromettermi. Sonja non l'avrebbe perdonata nemmeno a me. Li colpì
ripetutamente con calci e pugni con la sua velocità di esecuzione senza
eguali e in pochi secondi i due uomini giacevano a terra pesti e sanguinanti.
Avevano fatto due gravi errori. Il primo era stato quello di osare attaccare
quella donna dalle doti straordinarie e l'altro di non lasciarsi uccidere
durante quell'attacco. La loro fine sarebbe stata la stessa ma la loro
sofferenza sarebbe stata meno atroce. Per altri interminabili secondi Sonja li
usò come suoi punching ball personali riducendo quei due poveracci a
poltiglia umana e quindi afferrò le loro teste stringendole con le sue
braccia dalla forza mostruosa. Chiusi gli occhi per non vedere i loro sguardi
di sofferenza e li riaprii proprio quando Sonja rilasciò i loro corpi
straziati a terra mordicchiandosi le labbra forse per avere avuto un orgasmo.
Si, lo sapevo che lei si eccitava in queste situazioni ma questo non cambiava
l'opinione che avevo ormai di quella donna. La vedevo come un'entità
superiore, quasi sovrannaturale e quasi le riconoscevo il diritto di uccidere chi si fosse macchiato di gravi colpe ai suoi danni. La bella amazzone tornò quindi dal colonnello
" Allora Thomas. Piaciuto lo spettacolo? Scommetto che i senatori avrebbero pagato il triplo per vedermi mentre li uccidevo” Il colonnello deglutì sempre più nervoso e preoccupato
“ Credo di si, Sonja. Avrebbero speso un mucchio di dollari”
“ E a proposito di dollari, dimmi dove hai tutti quei soldi. Sai, possono essermi utili per qualche spesuccia extra"
Tremante, l'uomo fornì tutti i dati necessari. Si trattava di una vera fortuna nascosta in uno dei tanti paradisi fiscali, una somma talmente ingente che nemmeno dieci vite mi sarebbero bastate per spenderli tutti e mi chiedevo quale fosse la cifra che pagavano i senatori per veder combattere Sonja, la gladiatrice, la regina dell'arena della morte.
Guardai poi Sonja. Mi chiedevo anche cosa volesse fare del suo ex superiore e
la sua faccia non lasciava trapelare nulla. Era assolutamente calma, padrona
della situazione come in ogni occasione, con i suoi splendidi occhi di
ghiaccio che sembravano emanare una luce divina nei nostri confronti. La vidi
tornare dal colonnello, ancora inginocchiato. Il suo viso, sanguinante per i
pugni che gli avevo rifilato, si era imperlato di sudore per la tensione e i
suoi capelli bianchi ma sempre ben curati erano stavolta spettinati. Aveva
perso la sua dignità di uomo e di ufficiale ed era in attesa della sentenza
di Sonja, come tutti quelli che aveva reclutato in tanti anni che erano stati
in attesa della sentenza dei senatori. Vita o morte? Cosa gli aveva riservato
colei che era stata ai suoi ordini per tanti anni?
" Sai, stavo riflettendo se fare un'eccezione con te" gli disse infine la
donna "Chi si mette contro di me è destinato a morire ma in effetti io e te
abbiamo diviso tante esperienze, non è vero?"
" Certo Sonja. E' quello che sostenevo io. Ti prego, ricominciamo da capo" la
sua voce era sempre più tremante e quasi faticava ad uscire dalla sua bocca
" Vediamo come chiedi la mia pietà" L'uomo baciò di nuovo i piedi di Sonja e
poi cercò le sue mani per baciare anche quelle. Un'ulteriore prova della sua
sottomissione ai voleri di chi gli era superiore
" Pietà Sonja. Ti scongiuro, abbi pietà di chi ti ha sempre trattata come
una figlia. Questo è stato l'unico errore che ho fatto nella mia vita nei
tuoi confronti"
" E avermi fatta diventare un essere assetato di sangue e di potere? Non lo
reputi un errore quello?"
" Non sapevo. Io non conoscevo quegli effetti collaterali. Forse non lo
sapevano nemmeno gli scienziati, coloro che avevano creato la formula. Ma sei
stata fortunata, Sonja. Guardati. Sei splendida e su di te i risultati sono
stati straordinari. Non hai avuto il tumore né accenni di pazzia. Provi
piacere ad uccidere, è vero, provi un grosso desiderio di sottomettere ai
tuoi voleri tutti coloro che ti stanno intorno, è vero anche questo, ma eri
così anche prima. Sei sempre stata autoritaria e non ti sei mai fatta
scrupolo di uccidere un nemico"
" Si, forse è anche un po' il mio istinto ma tu mi hai resa peggiore. Io uccidevo dei nemici in guerra, lo facevo per la mia Patria e non per un godimento personale. Ad ogni modo, non sto a guardare troppo il passato. Quel che è stato è stato. Ti giudico per quello che è accaduto oggi e ti dichiaro colpevole per aver cercato di uccidere me, il mio uomo e i miei schiavi. Io sono giudice e giuria e ti condanno a morte" Per un attimo l'ampio salone si ovattò di un silenzio assurdo ma poi echeggiò l'urlo di Cartright
" Noooooo. No Sonja. Tu non puoi fare questo. Io sono il tuo diretto superiore
e ti ordino di annullare questa sentenza. Ascoltami, io e te possiamo fare
ancora grandi cose. Io e te insieme siamo imbattibili" Sonja lo afferrò per
la divisa tirandolo su
" Io sono imbattibile. Tu non sei nulla" gli disse accompagnando quelle parole
con un pugno allo stomaco. L'uomo si pieò in due e si lasciò cadere in terra
" Ti prego, risparmiami. Farò tutto quello che vuoi. Sarò uno dei tuoi
schiavi ma non uccidermi" Ora frignava senza più alcuna dignità, cercando la
pietà da una donna che non ne sapeva cosa fosse un sentimento del genere.
Anche se la conoscevo da pochissimo tempo, avevo assistito a tante scene
simili e sapevo quanto potesse essere inutile un atteggiamento del genere.
Anche io avevo pianto al suo cospetto, anch'io ero strisciato dinanzi a lei,
dinanzi a una donna che sembrava potesse qualsiasi cosa, ma l'avevo sempre
fatto con quel poco di dignità che resta ad un essere umano che si sottomette
a un altro, senza mai elemosinare la pietà ma riconoscendo la netta
superiorità che aveva nei miei confronti. E forse era stato proprio quel mio
atteggiamento uno dei motivi per cui ero riuscito ad interessare in qualche
modo Sonja. Thomas Cartright intanto, continuava a piangere in modo
imperterrito, aggrappandosi ai piedi di Sonja e baciandole instancabilmente i
suoi stivali. Mi veniva da pensare che, sapendo dell'ossessiva ricerca del
dominio nei confronti dell'altro sesso, avesse individuato in questo
atteggiamento quello più consono per cercare di salvarsi la vita. Ma non
capiva che Sonja non aveva bisogno di questo. Lei avrebbe potuto schiavizzare
qualunque uomo avesse voluto. Lo avrebbe potuto fare con la sua forza fisica,
aiutata dal suo modo particolare di sentirsi superiore a qualsiasi altro
essere umano e quindi con un'autorità che mai avevo riscontrato in altre
persone, con quell'arroganza che solo chi è sicuro dei propri mezzi riesce a
tirare fuori. Ma avrebbe potuto schiavizzare un uomo anche solo con la sua
bellezza, con quei lineamenti bellissimi del suo volto troppo giovane per
avere cinquant'anni e soprattutto con quel fisico scolpito, dove ogni elemento
sembrava essere di proporzioni perfette, a cominciare dal seno, scendendo giù
per la vita stretta, continuando con un sedere alto liscio e sodo e
proseguendo per le gambe che lasciavano senza fiato, lunghissime come mai ne
avevo viste in vita mia, lisce, estremamente femminili seppur dotate di una
forza capace di uccidere un uomo, come le avevo visto fare. Si, Sonja non
aveva bisogno che qualcuno le chiedesse di voler diventare suo schiavo. Se lei
lo avesse voluto se lo sarebbe preso, come aveva sempre fatto. E quindi, tutti
i tentativi del colonnello erano vani e se ne accorse solo quando Sonja lo
tirò su per l'ennesima volta, alzandolo da dietro il collo. Era un semplice
oggetto nelle sue mani e lo trascinò per alcuni metri fino a ridosso del
muro. La sua mano ferrea stringeva ancora il collo del suo ex colonnello e
poi, con violenza, fece sbattere la testa dell'uomo contro il muro. Un momento
di silenzio assoluto accompagnò quel gesto crudele e violento, quasi che il
mondo si fosse fermato per ammirare le gesta criminali di quella donna. Il
muro si tinse del rosso del sangue del colonnello che sbarrò gli occhi,
incredulo lui stesso di quanto gli stava accadendo, mentre molti dei suoi
denti cadevano come in un effetto domino. Ma stavolta non ebbi pietà nemmeno
io. Quell'uomo meritava di morire per tutti i crimini che aveva commesso, a
cominciare dall'aver fatto diventare Sonja un'assassina senza scrupoli fino a
quello di aver creato una gang, arricchendosi con il sangue di tutti quei
lottatori morti. Feci un paio di passi verso di lui, ancora saldamente
afferrato da Sonja, gli girai il volto tumefatto verso di me e sorrisi
" Scommessa persa, Cartright" gli dissi, riferendomi alla sua sicurezza
riguardo il trattamento che la sua ex soldatessa avrebbe avuto nei suoi
confronti. E Sonja ripeté l'operazione. Aveva riservato una morte straziante
per quell'uomo. Inizialmente, il suo braccio si muoveva quasi lentamente, per
non essere letale ma già alla terza volta che la sua faccia era andata a
sbattere con violenza addosso al muro, Thomas Cartright aveva perso i sensi.
Questo non fermo Sonja che anzi, accelerò il ritmo con il rischio di far
crollare il muro stesso, possibilità non molto remota considerando la sua
forza eccezionale. Il volto del colonnello era ormai una poltiglia
indescrivibile e probabilmente era morto già da un bel pezzo quando Sonja si
interruppe gettandolo a terra. Scalciò il corpo morto del suo ex superiore
senza il minimo rispetto verso quell'uomo di cui era stata una grande
ammiratrice, oltre che soldatessa ai suoi ordini
" Questo è ciò che accade a chi mi tradisce. Non do una seconda occasione"
Sembrava che si stesse riferendo a me ma fu Alejandro a parlare e a togliermi
quello sguardo gelido su di me
" Non accadrà mai con noi, mia bellissima padrona. Oggi tutti noi le abbiamo
dato la prova che moriremmo per lei e che puo contare su ognuno di noi"
" Si, credo di si. Sapevo già da tempo di poter essere sicura di te ma Jason
avrebbe potuto fuggire e non l'ha fatto mentre Jeff e Joe hanno combattuto al
mio fianco" I due uomini, appena nominati fecero un mezzo inchino verso Sonja
e poi il suo interesse fu monopolizzato da me. Avanzava verso di me e io
deglutii nervosamente. Se la conoscevo bene, non mi avrebbe fatta passare
liscia la disobbedienza, anche se era stata una disobbedienza lecita. Ma con lei, niente era sicuro e io mi rendevo conto, per l’ennesima volta, di come la mia vita fosse nelle sue mani.
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