Volontaria al canile municipale 1
di
beast
genere
zoofilia
Ho sempre avuto una passione per i cani.
Una passione totale, non so se capite cosa intendo, ma immagino di sì.
Ma i miei, con la scusa che non abbiamo un giardino, non me ne hanno mai preso uno, per cui a parte qualche ridicolo approccio non ero mai riuscita a combinare nulla di serio.
Poi un giorno, rispondendo alla mia solita richiesta di prenderne un cucciolo , mia madre mi diede involontariamente una risposta che mi cambiò la vita.
“Adesso che sei maggiorenne, perché non vai a fare volontariato in un canile?” Mi disse.
È così il giorno dopo mi ero già offerta come volontaria nel canile municipale.
La vecchia che lo gestiva era tutta contenta di avere una nuova aiutante così entusiasta.
C’erano un sacco di orrendi cagnetti di piccola taglia, veramente insignificanti, ma alcune gabbie ospitavano anche cani veramente grossi, cani che wow!
C’erano tre maschi veramente enormi, uno che sembrava un incrocio tra un rottweiler e un pastore tedesco, sembrava aggressivo ma invece era tenero e coccoloso.
Si chiamava Black, aveva un testone enorme, un torace possente e un pelo nero come la notte, folto e ruvido.
Poi c’era Elvis, il più alto, una specie di levriero dal pelo grigio, crespo e lungo, sempre un po’ inzaccherato, scoprii poi, guardando sul cellulare che poteva essere un cane da pastore irlandese, aggressivo con gli altri cani e, a detta della responsabile, anche con gli umani, ma con me sembrava docile, forse percepiva il mio interesse nei suoi confronti, del resto è risaputo che i cani capiscono al volo le persone.
Il terzo era Gunter, un meticcio dalle origini indecifrabili, di sicuro qualche genitore era un molossoide, perché aveva una testona enorme, con una bocca bavosa, pelo corto e ruvido, zampe forti, ma soprattutto un paio di palle gigantesche.
Gliele avevo anche toccate un paio di volte e mi ero bagnata all’istante, ma non avevo osato andare oltre.
Mi fermavo a guardali estasiata, immaginando quello che presto, appena presa un po’ di confidenza col luogo e con le sue abitudini, avrei potuto fare.
Fu veramente difficile resistere alle tentazioni, ma non volevo essere beccata mentre facevo delle coccole troppo equivoche a qualche ospite.
Così per i primi giorni mi limitai a qualche carezza un po’ più intima del normale e, quando ero sicura che non ci fosse nessuno nei paraggi, a farmi leccare la faccia per bene.
Pian piano cominciai a capire come funzionavano le cose nel canile e quali fossero gli orari, il pomeriggio tardi ad esempio, era pieno di gente che veniva a fare un giro alla chiusura delle scuole o dopo l’orario di lavoro, anche il weekend era sempre troppo frequentato, al mattino e nelle prime ore del pomeriggio in settimana invece, il canile era praticamente deserto.
Un martedì la responsabile mi disse che sarei rimasta da sola per un paio d’ore, perché lei doveva andare in banca per delle operazioni.
Non mi sembrava vero, finalmente avrei avuto l’occasione di stare da sola con uno di quei bestioni, ma quale scegliere?
Decisi di cominciare da Black che era il più docile dei tre.
Entrai nella sua gabbia e mi chiusi la porta alle spalle, lui mi venne subito incontro scodinzolando tutto felice.
Mi abbassai al suo livello mormorandogli dolci parole affettuose e lui ricambiò leccandomi la faccia e le orecchie, facendomi ridere e rabbrividire allo stesso tempo.
Aprii le labbra e mi feci baciare in bocca, Dio che bello, era fantastico, le nostre lingue si toccavano e la sua saliva si mischiava alla mia colandomi lungo il collo, stavo già cominciando a bagnarmi.
Mi facevo baciare e lo accarezzavo languidamente lungo i fianchi, sentendo la sua muscolatura possente vibrare sotto le mie dita.
Mentre io e lui ci facevamo le feste, gli altri due, che stavamo nelle gabbie a lato di quella di Black, si erano avvicinati e stavano ringhiando e uggiolando per l’eccitazione e la gelosia, ero dispiaciuta ma sarebbe presto venuto anche il loro momento.
Mi sarebbe piaciuto tirarmi giù i pantaloni e le mutandine per farmi leccare anche la figa, ma avevo paura che potesse arrivare qualcuno e così per questa prima volta mi sarei dovuta limitare.
Mentre Black continuava a leccarmi la faccia, decisi di arrivare finalmente al dunque, feci scendere quindi le le mie carezze verso la parte che mi interessava di più.
Quando le mie dita toccarono per la prima volta il suo uccello sentii come una scossa percorrermi tutto il corpo, quasi un anticipo di orgasmo, e lo avevo solo sfiorato!
Anche Black si bloccò quando lo sfiorai, probabilmente la situazione era strana anche per lui.
Glielo toccai di nuovo, ovviamente era ancora molle, un guscio peloso quasi vuoto, pensai che probabilmente era come quello degli uomini, e che si sarebbe indurito solo se stimolato.
Decisi quindi di tastargli le palle, non erano due cocomeri come quelle di Gunter, ma erano belle grosse anche queste. Grosse pelose e morbide, un vero piacere accarezzarle e massaggiarle, e anche lui apprezzava perché si era fermato immobile e uggiolava sommessamente.
E vedevo il suo cazzo ingrossarsi dentro l’astuccio di peli che lo nascondeva ancora alla
mia vista.
Ma la piccola punta rossa cominciava a fare capolino.
Finalmente, non stavo più nella pelle.
Sentii con le mani che il nodo stava formandosi allora mi chinai di più, in modo da infilare la testa sotto di lui.
Uno schizzo caldo mi colpì il viso, raccolsi quel liquido trasparente e vischioso con un dito e me lo portai alle labbra, assaggiandolo con una certa circospezione.
Era salato ma mi piacque un sacco, mi leccai le labbra golosamente e poi infilai nuovamente la testa sotto il suo petto, accostando le labbra a quella punta rossa che si stava ingrossando a vista d’occhio, anche grazie alle carezze che stavo continuando a fargli.
Glielo presi in bocca e in pochi secondi mi si riempì talmente della sua broda calda che cominciava a colarmi lungo il collo e bagnarmi il seno e la maglietta, stava diventando troppo rischioso, cosa avrei detto alla vecchia e soprattutto tornando a casa, non potevo rischiare di arrivare fradicia e sporca di sperma di cane...
così a malincuore decisi di interrompere il pompino appena inizato.
Mi tirai su, Black mi guardò stupito, probabilmente anche deluso, ma avrebbe dovuto aspettare ala prossima occasione, mi sarei portata un cambio e ci avrei riprovato.
Mi ero appena tirata in piedi che sentii squillare il campanello del cancello, doveva essere arrivato qualche rompi coglioni.
Appena in tempo... (continua)
Una passione totale, non so se capite cosa intendo, ma immagino di sì.
Ma i miei, con la scusa che non abbiamo un giardino, non me ne hanno mai preso uno, per cui a parte qualche ridicolo approccio non ero mai riuscita a combinare nulla di serio.
Poi un giorno, rispondendo alla mia solita richiesta di prenderne un cucciolo , mia madre mi diede involontariamente una risposta che mi cambiò la vita.
“Adesso che sei maggiorenne, perché non vai a fare volontariato in un canile?” Mi disse.
È così il giorno dopo mi ero già offerta come volontaria nel canile municipale.
La vecchia che lo gestiva era tutta contenta di avere una nuova aiutante così entusiasta.
C’erano un sacco di orrendi cagnetti di piccola taglia, veramente insignificanti, ma alcune gabbie ospitavano anche cani veramente grossi, cani che wow!
C’erano tre maschi veramente enormi, uno che sembrava un incrocio tra un rottweiler e un pastore tedesco, sembrava aggressivo ma invece era tenero e coccoloso.
Si chiamava Black, aveva un testone enorme, un torace possente e un pelo nero come la notte, folto e ruvido.
Poi c’era Elvis, il più alto, una specie di levriero dal pelo grigio, crespo e lungo, sempre un po’ inzaccherato, scoprii poi, guardando sul cellulare che poteva essere un cane da pastore irlandese, aggressivo con gli altri cani e, a detta della responsabile, anche con gli umani, ma con me sembrava docile, forse percepiva il mio interesse nei suoi confronti, del resto è risaputo che i cani capiscono al volo le persone.
Il terzo era Gunter, un meticcio dalle origini indecifrabili, di sicuro qualche genitore era un molossoide, perché aveva una testona enorme, con una bocca bavosa, pelo corto e ruvido, zampe forti, ma soprattutto un paio di palle gigantesche.
Gliele avevo anche toccate un paio di volte e mi ero bagnata all’istante, ma non avevo osato andare oltre.
Mi fermavo a guardali estasiata, immaginando quello che presto, appena presa un po’ di confidenza col luogo e con le sue abitudini, avrei potuto fare.
Fu veramente difficile resistere alle tentazioni, ma non volevo essere beccata mentre facevo delle coccole troppo equivoche a qualche ospite.
Così per i primi giorni mi limitai a qualche carezza un po’ più intima del normale e, quando ero sicura che non ci fosse nessuno nei paraggi, a farmi leccare la faccia per bene.
Pian piano cominciai a capire come funzionavano le cose nel canile e quali fossero gli orari, il pomeriggio tardi ad esempio, era pieno di gente che veniva a fare un giro alla chiusura delle scuole o dopo l’orario di lavoro, anche il weekend era sempre troppo frequentato, al mattino e nelle prime ore del pomeriggio in settimana invece, il canile era praticamente deserto.
Un martedì la responsabile mi disse che sarei rimasta da sola per un paio d’ore, perché lei doveva andare in banca per delle operazioni.
Non mi sembrava vero, finalmente avrei avuto l’occasione di stare da sola con uno di quei bestioni, ma quale scegliere?
Decisi di cominciare da Black che era il più docile dei tre.
Entrai nella sua gabbia e mi chiusi la porta alle spalle, lui mi venne subito incontro scodinzolando tutto felice.
Mi abbassai al suo livello mormorandogli dolci parole affettuose e lui ricambiò leccandomi la faccia e le orecchie, facendomi ridere e rabbrividire allo stesso tempo.
Aprii le labbra e mi feci baciare in bocca, Dio che bello, era fantastico, le nostre lingue si toccavano e la sua saliva si mischiava alla mia colandomi lungo il collo, stavo già cominciando a bagnarmi.
Mi facevo baciare e lo accarezzavo languidamente lungo i fianchi, sentendo la sua muscolatura possente vibrare sotto le mie dita.
Mentre io e lui ci facevamo le feste, gli altri due, che stavamo nelle gabbie a lato di quella di Black, si erano avvicinati e stavano ringhiando e uggiolando per l’eccitazione e la gelosia, ero dispiaciuta ma sarebbe presto venuto anche il loro momento.
Mi sarebbe piaciuto tirarmi giù i pantaloni e le mutandine per farmi leccare anche la figa, ma avevo paura che potesse arrivare qualcuno e così per questa prima volta mi sarei dovuta limitare.
Mentre Black continuava a leccarmi la faccia, decisi di arrivare finalmente al dunque, feci scendere quindi le le mie carezze verso la parte che mi interessava di più.
Quando le mie dita toccarono per la prima volta il suo uccello sentii come una scossa percorrermi tutto il corpo, quasi un anticipo di orgasmo, e lo avevo solo sfiorato!
Anche Black si bloccò quando lo sfiorai, probabilmente la situazione era strana anche per lui.
Glielo toccai di nuovo, ovviamente era ancora molle, un guscio peloso quasi vuoto, pensai che probabilmente era come quello degli uomini, e che si sarebbe indurito solo se stimolato.
Decisi quindi di tastargli le palle, non erano due cocomeri come quelle di Gunter, ma erano belle grosse anche queste. Grosse pelose e morbide, un vero piacere accarezzarle e massaggiarle, e anche lui apprezzava perché si era fermato immobile e uggiolava sommessamente.
E vedevo il suo cazzo ingrossarsi dentro l’astuccio di peli che lo nascondeva ancora alla
mia vista.
Ma la piccola punta rossa cominciava a fare capolino.
Finalmente, non stavo più nella pelle.
Sentii con le mani che il nodo stava formandosi allora mi chinai di più, in modo da infilare la testa sotto di lui.
Uno schizzo caldo mi colpì il viso, raccolsi quel liquido trasparente e vischioso con un dito e me lo portai alle labbra, assaggiandolo con una certa circospezione.
Era salato ma mi piacque un sacco, mi leccai le labbra golosamente e poi infilai nuovamente la testa sotto il suo petto, accostando le labbra a quella punta rossa che si stava ingrossando a vista d’occhio, anche grazie alle carezze che stavo continuando a fargli.
Glielo presi in bocca e in pochi secondi mi si riempì talmente della sua broda calda che cominciava a colarmi lungo il collo e bagnarmi il seno e la maglietta, stava diventando troppo rischioso, cosa avrei detto alla vecchia e soprattutto tornando a casa, non potevo rischiare di arrivare fradicia e sporca di sperma di cane...
così a malincuore decisi di interrompere il pompino appena inizato.
Mi tirai su, Black mi guardò stupito, probabilmente anche deluso, ma avrebbe dovuto aspettare ala prossima occasione, mi sarei portata un cambio e ci avrei riprovato.
Mi ero appena tirata in piedi che sentii squillare il campanello del cancello, doveva essere arrivato qualche rompi coglioni.
Appena in tempo... (continua)
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