Il momento perfetto, l'epilogo perfetto
di
RunningRiot
genere
etero
Irrompi, esci, irrompi ancora. Veloce. Più veloce. Toglimi il respiro, strozzami, fammi venire i conati e le lacrime. Fammi sbavare, fammi fare le bolle, fammi gorgogliare. Fammi fare quei rumori osceni e meravigliosi, privi di grazia. Non è di grazia che ho bisogno in un momento come questo. Ho bisogno di una giusta dose di brutalità, in un certo senso me l'aspetto, ci spero. Come dire: Bello, adesso fa' l'uomo.
L'abbiamo letto e scritto in tante e tante volte: nonostante la postura indichi una implicita sottomissione - e a me i pompini piace farli in ginocchio, quindi fatevi un'idea - sono io che conduco il gioco, sono la padrona assoluta. Il povero e fortunato portatore di minchia può illudersi di comandare, a volte compiacersi di come abbia eseguito il suo invito, persino il volgare e sfacciato "succhiame er cazzo". Può tenermi per i capelli, addirittura cercare di mostrare il suo potere dicendo "guardate questa che bocchinara". Perché sì, ho succhiato cazzi anche in presenza di altri. Ragazzi e ragazze.
Ma è ormai noto, o dovrebbe esserlo, che la scena è comunque mia, il copione lo decido io, sono io che distribuisco il piacere. È per merito mio che, almeno per qualche minuto, le cose nel mondo di un ragazzo arrapato cambiano colore e senso. Nessuna persona con la testa sulle spalle può non essere d’accordo.
Vi faccio un esempio. Proprio accanto alla macchina – la macchina è un classico di certe serate - c'è uno spiazzo verde e sufficientemente buio. Piccolissimo cambio di programma, mi va di inginocchiarmi lì sull'erba. Perché ve l’ho detto, mi piace stare in ginocchio e lo preferisco al chinarmi di traverso da un sedile all’altro. A Bello non gliene frega poi tanto: il tipo simpatico che poco fa sussurrava cercando un contatto fisico sempre più ravvicinato e intimo è scomparso. Adesso ce n’è uno uguale-uguale a lui che della simpatia non sa che farsene, e che in modo un po' brusco mi fa capire che devo andare giù a combattere con l'apertura dei suoi pantaloni e con i suoi boxer. La voce che prima sussurrava spiritosaggini e allusioni via via più pornografiche – e dietro alle quali io ridacchiavo leggermente alterata – ora sussurra "succhia, troia". Fantastico, lo dice come se fosse lui e non io ad avere già deciso tutto quando siamo "usciti a fumare". Ma non importa, anzi: la spinta decisa con cui ha accompagnato la mia genuflessione mi è piaciuta, ha dato il colpo di grazia alle mie mutandine.
Vabbè, ma non è questo che volevo dire. Ciò che volevo sottolineare è che quel "succhia troia" che ripete dopo un po' che glielo lavoro è completamente diverso dal "succhia troia" di qualche secondo fa. Prima - vero o illusorio che fosse - significava qualcosa come "ho voglia di svuotarmi le palle e tu obbedisci". Adesso significa "quanto cazzo sei brava", più o meno una presa d'atto, una resa soddisfatta. Certo, poteva proprio dirlo: "Quanto sei brava". Ma a parte il fatto che Bello non mi sembra esattamente un accademico dei Lincei, neanche questo importa, capisco lo stesso. Peraltro, anche i tipi più raffinati sono perfettamente in grado di spararti addosso un "succhia troia" o insulti similari, e non avete idea di quanto possa essere eccitante la cosa. Magari ve ne parlo un'altra volta, perché nemmeno questo è il punto che volevo mettere a fuoco.
Il punto è quel momento esatto in cui la fellatio diventa un’altra cosa, diventa irrumatio.
Cioeeeeeè?
Irrumatio, i latini erano gente precisa, sapevano distinguere. Nella fellatio io bacio, lecco, succhio, fagocito e faccio perdere la ragione. Sono l'attrice protagonista. L’irrumatio, invece, per gli antichi romani era quella particolare evoluzione del sesso orale in cui lui ti blocca la testa con una mano o con tutte e due e inizia a spingerlo con un certo e crescente fervore. Avete presente? Penso di sì.
In seguito tutto si è appiattito sulla parola "pompino" e la distinzione tra fellatio e irrumatio si è persa, ma non del tutto. I poeti provenzali prima e gli stilnovisti poi l'hanno riesumata e cristallizzata in uno "scopare la testa" che sicuramente è più prosaico ma rende l'idea. La Donna Angelicata a un certo punto smetteva di essere quel "cor gentil" cui "rempaira sempre Amore" e si trasformava in una assai più carnale bocchinara. Un po’ mi ci riconosco e mi ci sono sempre riconosciuta, lo dico senza falsa modestia. Perché magari angelicata no ma angelica sì, volendo. Eccome. È una questione di fisico, di portamento, di buona educazione, oltre che naturalmente di bionditudine. Poi però, quando è il caso, paf! Pompinara così feroce che non ve lo sareste mai aspettato.
Tornando seri, ammetto che adoro questo switch tra fellatio e irrumatio, questa specie di passaggio di consegne. Quando il sesso orale si trasforma in costrizione, anche violenta. Lì sì che essere in ginocchio diventa sottomissione. E poiché il sesso ha tante sfaccettature, essere sottomessa mi piace almeno quanto essere padrona del di lui piacere, se non di più. Anzi in certe situazioni decisamente di più, ma questa è un'altra storia.
La storia qui, ve l’ho detto, è il momento esatto in cui la fellatio diventa irrumatio. Non è che arriva sempre, perché spesso i maschi lasciano fare, si arrendono, si affidano a me per essere portati a fine corsa, giustiziati. Non ti afferrano la testa e non ti fottono la bocca. Gemono, smaniano, a volte sono così inerti che gli unici movimenti che avverti sono le contrazioni degli addominali, dei glutei, del cazzo che ti scatta sul palato o tra le tonsille. Ed è stupendo anche quello, eh? Non fraintendetemi.
Però quel momento in cui lui comincia a scoparti la testa, beh… Diciamo che è diverso. Hai provato l’ebbrezza sofisticata e sottile di possedere un maschio alla tua maniera, adesso rientri nella frenetica e invasiva normalità di un maschio che possiede te. Hai fatto il giro della morte del sesso e sei molto ma molto più eccitata di quanto lo fossi all'inizio, vuoi essere presa e lui ti prende. Il tuo cranio che ospita un cervello che in genere è cento volte più efficiente del suo diventa un buco da sbattere. Forse vorresti dirgli "ora scopami" ma, a parte il fatto che non puoi parlare e che è praticamente impossibile fermarlo, ti rendi conto che ti sta già scopando alla grande. Sei talmente sballottata che sarebbe complicato anche mettersi una mano in mezzo alle gambe ed è meglio così, perché basterebbe una strusciata a farti perdere la testa e a farti perdere il meglio.
Ma non crediate che sia così semplice, ci sono delle condizioni. Non deve arrivare troppo presto, quel momento, la mia bravura non deve godersela solo lui, devo godermela soprattutto io. Già, soprattutto io. La fase in cui sono io a condurre il gioco del pompino non può durare troppo poco. Anzi, più dura meglio è, a meno che non ci siano motivi per concludere tutto il più in fretta possibile (purtroppo succede). In quell’intervallo di tempo io voglio inebriarmi bene dell'odore di un maschio eccitato e del suo sapore. E alcune cose me le voglio assaporare a lungo e a piacer mio: la lingua appiattita sui testicoli o sull'asta, per esempio; la sua progressiva e bellissima perdita di controllo; i bacetti sparsi; le leccatine al glande e un po' più in basso, dove lui è più sensibile; la quantità industriale di saliva con cui non solo glielo lubrifico, ma gli dimostro che stasera ha estratto il numero vincente, ha trovato una che ci sa davvero fare; i colpetti delicati che separano un attacco delizioso da un altro altrettanto delizioso ma più profondo; il contatto della punta del naso con i suoi peli pubici: pensavi che il tuo bastone fosse la cosa più calda qui intorno? sbagliato, Bello, mai quanto la mia gola. E poi, quando ci sono, i sorrisi, le occhiatine, le paroline zozze, i confronti: "Lei te lo succhia così?" (chiunque sia la lei, non è una questione personale).
Strano a dirsi, eppure bisogna prenderne atto, ci sono ragazze convinte che si tratti di una pratica umiliante e maschilista, un inno al patriarcato. Qualcosa che una fa per subalternità pura o, al massimo, per altruismo. Lasciatemelo dire, ragazze: una qualche forma di adorazione del Dio Cazzo c'è, è vero, ma la realtà è che quello è uno degli atti più egoistici che ci siano, e se fare pompini non vi va a genio o non siete brave lasciate pure perdere, non riuscirete mai a goderne, e se ne godrà quello che ve lo mette in bocca potete considerare la cosa come abbastanza casuale. Magari cercate di convincervi dicendo a voi stesse che “lo fate per lui”, ma non è così. Sì certo, si può fare per amore o per soddisfare un desiderio, sono la prima a dirlo. Ma quanto sia selfish un pompino lo capisci solo quando lo fai a uno di cui non te ne frega assolutamente nulla. Credetemi, so quel che dico: in certi casi l'esplosione finale del suo piacere conta esclusivamente perché certifica il mio talento, e tanto mi basta.
Bello, sotto questo punto di vista, non poteva venire più a fagiolo. Se la gode proprio, lo vedo e lo sento, avanza curiosità ingenue, classiche del genere maschile. Tipo: ma quanto te piace succhià er cazzo? Fategli un favore, quando ve lo domandano, rispondete “il tuo tantissimo”. A voi non costa nulla mentre lui invece vive praticamente per quello.
- Te piace succhià er cazzo, eh biondì?
- …mmm, il tuo tantissimo, è buono!
Ora, quanto debba durare tutto questo è impossibile da predeterminare, purtroppo. Però basta farci solo un po' di attenzione, o meglio ancora avere la giusta sensibilità. Non dico che a un certo punto penso “sarebbe grandioso se…”, perché in quegli attimi ho la testa vuota e vado avanti di istinto. E' più che altro una percezione, una voglia che nasce dentro. Ti avvolge, la riconosci e, miracolo, un istante dopo succede: la sua mano ti blocca la testa e ti impone passività. Wow, Bello, come lo sapevi? Hai centrato proprio il momento perfetto! L’ha anticipato un tuo sospiro un po’ più rabbioso degli altri e tu l’hai fatto per davvero! Giusto un pochino timida, la prima spinta. Pensavi che non saresti avanzato così a fondo? E invece oplà, hai visto? E anche la seconda. Vai vai vai, Bello, fatti valere, fregatene di tutto e scopami la testa. In queste situazioni è davvero un peccato non poter parlare, perché altrimenti supplicherei "sfondami". Con Bello, per la verità, mi verrebbe da usare un altro verbo, una cosa forse molto romana, non lo so e non so se tutti ne capiscono a fondo le implicazioni: "Sdrumami". Come quando ti sbattono talmente bene e talmente forte che, dopo, ti senti stremata, diroccata e divelta, con la vagina che ti fa male. Non dovete stupirvi se per la seconda volta faccio un paragone con la vagina. Sono cose diverse, è ovvio, ma ci sono anche molte analogie.
(chiarisco: non è un tutorial, eh? forse qualcuna avrà sensazioni diverse, le mie sono queste)
Anche qui la stessa domanda di prima: quanto deve durare? Anche qui la stessa risposta, impossibile dirlo con esattezza. L’ideale sarebbe che tu non ce la fai letteralmente più e lui viene un attimo prima. Poiché sono brava e mi piace, so dargli tempo, so fare in modo che questo attimo arrivi il più tardi possibile. Sì, perché anche l’irrumatio voglio godermela a lungo. Del resto, ditemi un solo motivo per cui non dovrei. Perché perdermi tutte quelle cose di cui parlavo all’inizio? Ricordate? Toglimi il respiro, strozzami, fammi venire i conati e le lacrime, fammi sbavare, fammi fare le bolle, fammi gorgogliare, fammi essere rumorosa. Veloce, più veloce, dai che sono brava anche in questo, perché essere brava qui significa avere una bella apnea, visto che posso anche dimenticarmi di respirare o che non ci riesca proprio. E perché dovrei perdermi la parte forse più importante, quella psicologica? D’accordo, Bello non avrà la genialità di chi ti dice “ecco che ce devi fa con la bocca”, ma quell’indispensabile dose di disprezzo ce la mette pure lui, è indubbio, “te sborro in bocca, troia” lo sa dire pure lui. Ma anche se fosse muto sarebbe lo stesso: sono passata in un "momento perfetto" dall'essere soggetto dominante a oggetto asservito alla sua furia animale, mi sento nata per entrambe le cose.
Ciò che completa la “perfezione del momento perfetto”, passatemi la definizione, è l' "epilogo perfetto", il premio che arriva giusto in tempo. Fisicamente parlando, è chiaro, sono uno straccio. A parte il fastidio alle ginocchia, i polmoni sono implosi, dallo stomaco in su sono un unico crampo, ho la mandibola divelta. I capelli tirati fanno male, la morsa delle dita sulla testa fa male, ho la faccia rigata da lacrime di rimmel, il mento sbavato, faccio schifo a un cassonetto. Dico a me stessa "cazzo, non ce la faccio più" ma... Secondo miracolo: il cazzo spinge, il cazzo pulsa, il cazzo scatta, è un gioco di resistenza fino al primo spruzzo. "Butta giù troia, bevitela tutta" diventa la dichiarazione d'amore più bella di sempre, è una iniezione di nuova energia che mi inzuppa le mutandine quasi quanto mi si sta inzuppando la gola. E' esaltante. Mi sarebbe dispiaciuto fermarmi, staccarlo, prendere fiato e ricominciare. So che è da sceme ma lo avrei considerato un piccolo smacco (nel caso in cui dovesse accadere - e sappiamo tutte che accade - però no panic: consiglio di non perdere il controllo della situazione nemmeno quando recuperate il fiato; un sorriso e un “che cazzone che hai”, anche se non necessariamente vero, vanno benissimo, a loro basta). Però stavolta fila tutto nel migliore dei modi e il premio arriva.
Certo, come in ogni cosa, c'è premio e premio.
Ok, è logico che tutte vorremmo che non smettesse mai, sogniamo che abbia un rubinetto da aprire e chiudere a nostro piacimento. Purtroppo non è così. Riconosco che Bello ha un sapore niente male: uomo liquido. Però la quantità è quella che è, diciamo che non è esattamente il "premio perfetto". Ma non si può volere tutto e in ogni caso io ho già avuto molto. Sì tratta solo di uscirne con eleganza, lasciargli capire che ho ingoiato proprio tutto e dargli l'ultima ripulitina. Nonostante la piccola delusione credo che gli occhi da cerbiatta e lo sguardo “lo vedi quanto mi hai fatta essere zoccola?” se li meriti proprio. L'angelica ed eterea biondina usata come una strappona, una qualsiasi bitch del sabato sera. Ci metto la mano sul fuoco che la sola idea di avermi portata sulla strada della perdizione gli fa ipertrofizzare l’ego cento volte più del cazzo. Così sia.
A questo punto è chiaro che il combinato “momento perfetto” + “epilogo perfetto” fa sì che la pratica debba considerarsi chiusa. È stato proprio un gioco a parte, cos’altro c’è da aggiungere?
Dovrebbe essere chiaro, e invece… "Daje, annamo da quarche parte che ho voja de scopatte, t'o vojo mette dappertutto, 'o piji ner culo?". Lo sbuffa che ancora sta riprendendo fiato, si sta già facendo il film della prossima mezzora. Ve lo dicevo che il suo punto di forza non è esattamente il cervello, no? Mi rialzo pulendomi con le mani le tracce di terra dalle ginocchia, con la punta della lingua rimuovo altre tracce. Gli sorrido pure, anche se lo faccio perché sto ancora assaporando e perché, lo ammetto, ho un certo senso di sufficienza e superiorità nei suoi confronti.
Senti, Bello, aripijate im-me-dia-ta-men-te. Sei simpatico e ci hai saputo fare, ok, ma adesso non esageriamo, no? Te l’ho succhiato come volevi tu, ti ho guardato negli occhi tutto il tempo o quasi, come volevi tu, ti ho bevuto come volevi tu. Ti ho pulito, accarezzato lì e rivestito, ti ho pure detto “bel pisello”… accontentati, no? Non è solo che non mi va di darti il culo (ahahahah, ci vorrebbe un racconto intero solo per descrivere la risata), non mi va proprio di dartela. Ti chiamo Bello ma sei solo caruccetto, e non fino a quel punto.
Se proprio la devo dare a qualcuno la do all’amico tuo, quello sì che è un manzo di tutto rispetto. Mi è piaciuto da matti ballare con lui, ed è stato reciproco, ne sono certa. L'ho sentito appoggiato sulle chiappe quanto fosse reciproco. Mi dispiace, devo dirtelo, ma ad accendermi è stato lui. Sì, va bene, anche altre cosucce. Ma sostanzialmente lui, il tuo amico, prima che se ne andasse non so dove. Se non fosse stato per lui credo proprio che io e te non saremmo mai "usciti a fumare". Ha detto che tornava, no? Eh lo so, non v’è certezza, ma corro il rischio. Aspetto.
Mentre aspetto direi che vado a togliermi le mutandine, eh? Mi danno fastidio. E poi, hai visto mai che mi infili una mano tra le gambe e non le trovi... Quello "sdrumami" che prima non sono riuscita a dire a te mi andrebbe proprio di dirlo a lui. Con la bocca libera, intendo. Ci siamo capiti, no? Non ti ci vorrà mica il solito disegnino...
Magari me lo faccio anche mettere nel culo. Cioè, se me lo chiede gli dico di no e di sicuro non sarò io ad offrirglielo, è chiaro. Ma se per caso se lo prende... Boh, non so, vedremo. Il fatto è che mi è venuta una insana voglia di prepotenza, Bello, e questo sì che è tutto e solo merito tuo. Sì, immagino che magari per te non sarà una grande consolazione, ma me l'hai fatta venire tu con la tua irrumatio. Penso proprio che dovresti andarne fiero, sai? Mi hai regalato il momento perfetto e l'epilogo perfetto. E forse anche qualcosa in più. Chi lo sa, aspetto.
L'abbiamo letto e scritto in tante e tante volte: nonostante la postura indichi una implicita sottomissione - e a me i pompini piace farli in ginocchio, quindi fatevi un'idea - sono io che conduco il gioco, sono la padrona assoluta. Il povero e fortunato portatore di minchia può illudersi di comandare, a volte compiacersi di come abbia eseguito il suo invito, persino il volgare e sfacciato "succhiame er cazzo". Può tenermi per i capelli, addirittura cercare di mostrare il suo potere dicendo "guardate questa che bocchinara". Perché sì, ho succhiato cazzi anche in presenza di altri. Ragazzi e ragazze.
Ma è ormai noto, o dovrebbe esserlo, che la scena è comunque mia, il copione lo decido io, sono io che distribuisco il piacere. È per merito mio che, almeno per qualche minuto, le cose nel mondo di un ragazzo arrapato cambiano colore e senso. Nessuna persona con la testa sulle spalle può non essere d’accordo.
Vi faccio un esempio. Proprio accanto alla macchina – la macchina è un classico di certe serate - c'è uno spiazzo verde e sufficientemente buio. Piccolissimo cambio di programma, mi va di inginocchiarmi lì sull'erba. Perché ve l’ho detto, mi piace stare in ginocchio e lo preferisco al chinarmi di traverso da un sedile all’altro. A Bello non gliene frega poi tanto: il tipo simpatico che poco fa sussurrava cercando un contatto fisico sempre più ravvicinato e intimo è scomparso. Adesso ce n’è uno uguale-uguale a lui che della simpatia non sa che farsene, e che in modo un po' brusco mi fa capire che devo andare giù a combattere con l'apertura dei suoi pantaloni e con i suoi boxer. La voce che prima sussurrava spiritosaggini e allusioni via via più pornografiche – e dietro alle quali io ridacchiavo leggermente alterata – ora sussurra "succhia, troia". Fantastico, lo dice come se fosse lui e non io ad avere già deciso tutto quando siamo "usciti a fumare". Ma non importa, anzi: la spinta decisa con cui ha accompagnato la mia genuflessione mi è piaciuta, ha dato il colpo di grazia alle mie mutandine.
Vabbè, ma non è questo che volevo dire. Ciò che volevo sottolineare è che quel "succhia troia" che ripete dopo un po' che glielo lavoro è completamente diverso dal "succhia troia" di qualche secondo fa. Prima - vero o illusorio che fosse - significava qualcosa come "ho voglia di svuotarmi le palle e tu obbedisci". Adesso significa "quanto cazzo sei brava", più o meno una presa d'atto, una resa soddisfatta. Certo, poteva proprio dirlo: "Quanto sei brava". Ma a parte il fatto che Bello non mi sembra esattamente un accademico dei Lincei, neanche questo importa, capisco lo stesso. Peraltro, anche i tipi più raffinati sono perfettamente in grado di spararti addosso un "succhia troia" o insulti similari, e non avete idea di quanto possa essere eccitante la cosa. Magari ve ne parlo un'altra volta, perché nemmeno questo è il punto che volevo mettere a fuoco.
Il punto è quel momento esatto in cui la fellatio diventa un’altra cosa, diventa irrumatio.
Cioeeeeeè?
Irrumatio, i latini erano gente precisa, sapevano distinguere. Nella fellatio io bacio, lecco, succhio, fagocito e faccio perdere la ragione. Sono l'attrice protagonista. L’irrumatio, invece, per gli antichi romani era quella particolare evoluzione del sesso orale in cui lui ti blocca la testa con una mano o con tutte e due e inizia a spingerlo con un certo e crescente fervore. Avete presente? Penso di sì.
In seguito tutto si è appiattito sulla parola "pompino" e la distinzione tra fellatio e irrumatio si è persa, ma non del tutto. I poeti provenzali prima e gli stilnovisti poi l'hanno riesumata e cristallizzata in uno "scopare la testa" che sicuramente è più prosaico ma rende l'idea. La Donna Angelicata a un certo punto smetteva di essere quel "cor gentil" cui "rempaira sempre Amore" e si trasformava in una assai più carnale bocchinara. Un po’ mi ci riconosco e mi ci sono sempre riconosciuta, lo dico senza falsa modestia. Perché magari angelicata no ma angelica sì, volendo. Eccome. È una questione di fisico, di portamento, di buona educazione, oltre che naturalmente di bionditudine. Poi però, quando è il caso, paf! Pompinara così feroce che non ve lo sareste mai aspettato.
Tornando seri, ammetto che adoro questo switch tra fellatio e irrumatio, questa specie di passaggio di consegne. Quando il sesso orale si trasforma in costrizione, anche violenta. Lì sì che essere in ginocchio diventa sottomissione. E poiché il sesso ha tante sfaccettature, essere sottomessa mi piace almeno quanto essere padrona del di lui piacere, se non di più. Anzi in certe situazioni decisamente di più, ma questa è un'altra storia.
La storia qui, ve l’ho detto, è il momento esatto in cui la fellatio diventa irrumatio. Non è che arriva sempre, perché spesso i maschi lasciano fare, si arrendono, si affidano a me per essere portati a fine corsa, giustiziati. Non ti afferrano la testa e non ti fottono la bocca. Gemono, smaniano, a volte sono così inerti che gli unici movimenti che avverti sono le contrazioni degli addominali, dei glutei, del cazzo che ti scatta sul palato o tra le tonsille. Ed è stupendo anche quello, eh? Non fraintendetemi.
Però quel momento in cui lui comincia a scoparti la testa, beh… Diciamo che è diverso. Hai provato l’ebbrezza sofisticata e sottile di possedere un maschio alla tua maniera, adesso rientri nella frenetica e invasiva normalità di un maschio che possiede te. Hai fatto il giro della morte del sesso e sei molto ma molto più eccitata di quanto lo fossi all'inizio, vuoi essere presa e lui ti prende. Il tuo cranio che ospita un cervello che in genere è cento volte più efficiente del suo diventa un buco da sbattere. Forse vorresti dirgli "ora scopami" ma, a parte il fatto che non puoi parlare e che è praticamente impossibile fermarlo, ti rendi conto che ti sta già scopando alla grande. Sei talmente sballottata che sarebbe complicato anche mettersi una mano in mezzo alle gambe ed è meglio così, perché basterebbe una strusciata a farti perdere la testa e a farti perdere il meglio.
Ma non crediate che sia così semplice, ci sono delle condizioni. Non deve arrivare troppo presto, quel momento, la mia bravura non deve godersela solo lui, devo godermela soprattutto io. Già, soprattutto io. La fase in cui sono io a condurre il gioco del pompino non può durare troppo poco. Anzi, più dura meglio è, a meno che non ci siano motivi per concludere tutto il più in fretta possibile (purtroppo succede). In quell’intervallo di tempo io voglio inebriarmi bene dell'odore di un maschio eccitato e del suo sapore. E alcune cose me le voglio assaporare a lungo e a piacer mio: la lingua appiattita sui testicoli o sull'asta, per esempio; la sua progressiva e bellissima perdita di controllo; i bacetti sparsi; le leccatine al glande e un po' più in basso, dove lui è più sensibile; la quantità industriale di saliva con cui non solo glielo lubrifico, ma gli dimostro che stasera ha estratto il numero vincente, ha trovato una che ci sa davvero fare; i colpetti delicati che separano un attacco delizioso da un altro altrettanto delizioso ma più profondo; il contatto della punta del naso con i suoi peli pubici: pensavi che il tuo bastone fosse la cosa più calda qui intorno? sbagliato, Bello, mai quanto la mia gola. E poi, quando ci sono, i sorrisi, le occhiatine, le paroline zozze, i confronti: "Lei te lo succhia così?" (chiunque sia la lei, non è una questione personale).
Strano a dirsi, eppure bisogna prenderne atto, ci sono ragazze convinte che si tratti di una pratica umiliante e maschilista, un inno al patriarcato. Qualcosa che una fa per subalternità pura o, al massimo, per altruismo. Lasciatemelo dire, ragazze: una qualche forma di adorazione del Dio Cazzo c'è, è vero, ma la realtà è che quello è uno degli atti più egoistici che ci siano, e se fare pompini non vi va a genio o non siete brave lasciate pure perdere, non riuscirete mai a goderne, e se ne godrà quello che ve lo mette in bocca potete considerare la cosa come abbastanza casuale. Magari cercate di convincervi dicendo a voi stesse che “lo fate per lui”, ma non è così. Sì certo, si può fare per amore o per soddisfare un desiderio, sono la prima a dirlo. Ma quanto sia selfish un pompino lo capisci solo quando lo fai a uno di cui non te ne frega assolutamente nulla. Credetemi, so quel che dico: in certi casi l'esplosione finale del suo piacere conta esclusivamente perché certifica il mio talento, e tanto mi basta.
Bello, sotto questo punto di vista, non poteva venire più a fagiolo. Se la gode proprio, lo vedo e lo sento, avanza curiosità ingenue, classiche del genere maschile. Tipo: ma quanto te piace succhià er cazzo? Fategli un favore, quando ve lo domandano, rispondete “il tuo tantissimo”. A voi non costa nulla mentre lui invece vive praticamente per quello.
- Te piace succhià er cazzo, eh biondì?
- …mmm, il tuo tantissimo, è buono!
Ora, quanto debba durare tutto questo è impossibile da predeterminare, purtroppo. Però basta farci solo un po' di attenzione, o meglio ancora avere la giusta sensibilità. Non dico che a un certo punto penso “sarebbe grandioso se…”, perché in quegli attimi ho la testa vuota e vado avanti di istinto. E' più che altro una percezione, una voglia che nasce dentro. Ti avvolge, la riconosci e, miracolo, un istante dopo succede: la sua mano ti blocca la testa e ti impone passività. Wow, Bello, come lo sapevi? Hai centrato proprio il momento perfetto! L’ha anticipato un tuo sospiro un po’ più rabbioso degli altri e tu l’hai fatto per davvero! Giusto un pochino timida, la prima spinta. Pensavi che non saresti avanzato così a fondo? E invece oplà, hai visto? E anche la seconda. Vai vai vai, Bello, fatti valere, fregatene di tutto e scopami la testa. In queste situazioni è davvero un peccato non poter parlare, perché altrimenti supplicherei "sfondami". Con Bello, per la verità, mi verrebbe da usare un altro verbo, una cosa forse molto romana, non lo so e non so se tutti ne capiscono a fondo le implicazioni: "Sdrumami". Come quando ti sbattono talmente bene e talmente forte che, dopo, ti senti stremata, diroccata e divelta, con la vagina che ti fa male. Non dovete stupirvi se per la seconda volta faccio un paragone con la vagina. Sono cose diverse, è ovvio, ma ci sono anche molte analogie.
(chiarisco: non è un tutorial, eh? forse qualcuna avrà sensazioni diverse, le mie sono queste)
Anche qui la stessa domanda di prima: quanto deve durare? Anche qui la stessa risposta, impossibile dirlo con esattezza. L’ideale sarebbe che tu non ce la fai letteralmente più e lui viene un attimo prima. Poiché sono brava e mi piace, so dargli tempo, so fare in modo che questo attimo arrivi il più tardi possibile. Sì, perché anche l’irrumatio voglio godermela a lungo. Del resto, ditemi un solo motivo per cui non dovrei. Perché perdermi tutte quelle cose di cui parlavo all’inizio? Ricordate? Toglimi il respiro, strozzami, fammi venire i conati e le lacrime, fammi sbavare, fammi fare le bolle, fammi gorgogliare, fammi essere rumorosa. Veloce, più veloce, dai che sono brava anche in questo, perché essere brava qui significa avere una bella apnea, visto che posso anche dimenticarmi di respirare o che non ci riesca proprio. E perché dovrei perdermi la parte forse più importante, quella psicologica? D’accordo, Bello non avrà la genialità di chi ti dice “ecco che ce devi fa con la bocca”, ma quell’indispensabile dose di disprezzo ce la mette pure lui, è indubbio, “te sborro in bocca, troia” lo sa dire pure lui. Ma anche se fosse muto sarebbe lo stesso: sono passata in un "momento perfetto" dall'essere soggetto dominante a oggetto asservito alla sua furia animale, mi sento nata per entrambe le cose.
Ciò che completa la “perfezione del momento perfetto”, passatemi la definizione, è l' "epilogo perfetto", il premio che arriva giusto in tempo. Fisicamente parlando, è chiaro, sono uno straccio. A parte il fastidio alle ginocchia, i polmoni sono implosi, dallo stomaco in su sono un unico crampo, ho la mandibola divelta. I capelli tirati fanno male, la morsa delle dita sulla testa fa male, ho la faccia rigata da lacrime di rimmel, il mento sbavato, faccio schifo a un cassonetto. Dico a me stessa "cazzo, non ce la faccio più" ma... Secondo miracolo: il cazzo spinge, il cazzo pulsa, il cazzo scatta, è un gioco di resistenza fino al primo spruzzo. "Butta giù troia, bevitela tutta" diventa la dichiarazione d'amore più bella di sempre, è una iniezione di nuova energia che mi inzuppa le mutandine quasi quanto mi si sta inzuppando la gola. E' esaltante. Mi sarebbe dispiaciuto fermarmi, staccarlo, prendere fiato e ricominciare. So che è da sceme ma lo avrei considerato un piccolo smacco (nel caso in cui dovesse accadere - e sappiamo tutte che accade - però no panic: consiglio di non perdere il controllo della situazione nemmeno quando recuperate il fiato; un sorriso e un “che cazzone che hai”, anche se non necessariamente vero, vanno benissimo, a loro basta). Però stavolta fila tutto nel migliore dei modi e il premio arriva.
Certo, come in ogni cosa, c'è premio e premio.
Ok, è logico che tutte vorremmo che non smettesse mai, sogniamo che abbia un rubinetto da aprire e chiudere a nostro piacimento. Purtroppo non è così. Riconosco che Bello ha un sapore niente male: uomo liquido. Però la quantità è quella che è, diciamo che non è esattamente il "premio perfetto". Ma non si può volere tutto e in ogni caso io ho già avuto molto. Sì tratta solo di uscirne con eleganza, lasciargli capire che ho ingoiato proprio tutto e dargli l'ultima ripulitina. Nonostante la piccola delusione credo che gli occhi da cerbiatta e lo sguardo “lo vedi quanto mi hai fatta essere zoccola?” se li meriti proprio. L'angelica ed eterea biondina usata come una strappona, una qualsiasi bitch del sabato sera. Ci metto la mano sul fuoco che la sola idea di avermi portata sulla strada della perdizione gli fa ipertrofizzare l’ego cento volte più del cazzo. Così sia.
A questo punto è chiaro che il combinato “momento perfetto” + “epilogo perfetto” fa sì che la pratica debba considerarsi chiusa. È stato proprio un gioco a parte, cos’altro c’è da aggiungere?
Dovrebbe essere chiaro, e invece… "Daje, annamo da quarche parte che ho voja de scopatte, t'o vojo mette dappertutto, 'o piji ner culo?". Lo sbuffa che ancora sta riprendendo fiato, si sta già facendo il film della prossima mezzora. Ve lo dicevo che il suo punto di forza non è esattamente il cervello, no? Mi rialzo pulendomi con le mani le tracce di terra dalle ginocchia, con la punta della lingua rimuovo altre tracce. Gli sorrido pure, anche se lo faccio perché sto ancora assaporando e perché, lo ammetto, ho un certo senso di sufficienza e superiorità nei suoi confronti.
Senti, Bello, aripijate im-me-dia-ta-men-te. Sei simpatico e ci hai saputo fare, ok, ma adesso non esageriamo, no? Te l’ho succhiato come volevi tu, ti ho guardato negli occhi tutto il tempo o quasi, come volevi tu, ti ho bevuto come volevi tu. Ti ho pulito, accarezzato lì e rivestito, ti ho pure detto “bel pisello”… accontentati, no? Non è solo che non mi va di darti il culo (ahahahah, ci vorrebbe un racconto intero solo per descrivere la risata), non mi va proprio di dartela. Ti chiamo Bello ma sei solo caruccetto, e non fino a quel punto.
Se proprio la devo dare a qualcuno la do all’amico tuo, quello sì che è un manzo di tutto rispetto. Mi è piaciuto da matti ballare con lui, ed è stato reciproco, ne sono certa. L'ho sentito appoggiato sulle chiappe quanto fosse reciproco. Mi dispiace, devo dirtelo, ma ad accendermi è stato lui. Sì, va bene, anche altre cosucce. Ma sostanzialmente lui, il tuo amico, prima che se ne andasse non so dove. Se non fosse stato per lui credo proprio che io e te non saremmo mai "usciti a fumare". Ha detto che tornava, no? Eh lo so, non v’è certezza, ma corro il rischio. Aspetto.
Mentre aspetto direi che vado a togliermi le mutandine, eh? Mi danno fastidio. E poi, hai visto mai che mi infili una mano tra le gambe e non le trovi... Quello "sdrumami" che prima non sono riuscita a dire a te mi andrebbe proprio di dirlo a lui. Con la bocca libera, intendo. Ci siamo capiti, no? Non ti ci vorrà mica il solito disegnino...
Magari me lo faccio anche mettere nel culo. Cioè, se me lo chiede gli dico di no e di sicuro non sarò io ad offrirglielo, è chiaro. Ma se per caso se lo prende... Boh, non so, vedremo. Il fatto è che mi è venuta una insana voglia di prepotenza, Bello, e questo sì che è tutto e solo merito tuo. Sì, immagino che magari per te non sarà una grande consolazione, ma me l'hai fatta venire tu con la tua irrumatio. Penso proprio che dovresti andarne fiero, sai? Mi hai regalato il momento perfetto e l'epilogo perfetto. E forse anche qualcosa in più. Chi lo sa, aspetto.
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