Barbie

di
genere
etero

I pomodorini delle pizze ci guardano, immersi come noi nell'improvviso refrigerio che l'estate ha deciso di concederci. Prendiamolo finché ce n’è. Tra di noi parliamo piano, ma nell'aria c'è quella sottile tensione che danno le sfide intellettuali, quelle in cui si prende una posizione e si tiene il punto, anche estremizzando. È un gioco di retorica, di argomentazioni, un gioco che consiste nel non mollare mai, nel non dare mai ragione all'altra o all’altro. È un gioco, appunto, non stiamo discutendo dei massimi sistemi, né di cose decisive per i destini dell'umanità. L'unica che forse ci tiene più degli altri è la sottoscritta. Mi sento quasi in dovere di difendere le mie scelte, un po’ per convinzione un po’ perché a vedere Barbie ce li ho trascinati io. Agli altri, ovviamente, il compito di demolirmi. Il più tenace è Luca, non può che essere così, siamo ampiamente allenati a queste contese. Un po' meno lo sono suo cugino, Jack, che comunque appena può mi dà addosso, e la sua ragazza, Camilla. Camilla per la verità è nel mezzo, oscilla un po'.

Il loro punto di vista, più o meno articolato: è un film scemo, finto, trash, senza capo né coda e pure troppo lungo (cosa purtroppo vera, quest’ultima). La pensano tutti così ma, come vi dicevo, Camilla-oscilla: "È vero però che si torna bambine".

Il mio punto di vista: non è un film scemo, non è un film trash. Cioè sì, è trash ma volutamente trash. È un film che ha una morale perfettamente comprensibile al pubblico cui è destinato, che non è composto dalla giuria del Nobel ma da milioni e milioni di adolescenti in tutto il mondo (a parte le genitrici che accompagnavano torme di ragazzine e ragazzini, i più "vecchi" in sala eravamo noi). È un film che difende il diritto delle donne a non doversi sacrificare per piacere agli altri, perché il mondo reale - il "patriarcato" del film contrapposto alla realtà di plastica delle Barbie - chiede alle donne tutto e il contrario di tutto, pretende cose impossibili: devi essere Einstein ma non mostrare la tua intelligenza sennò qualcuno si incazza, devi essere bella e magra ma senza darlo tanto a vedere sennò sei fanatica, devi essere una scheggia sul lavoro ma la tua casa la devi tenere in modo esemplare, nelle occasioni sociali devi essere impeccabile e strafiga ma fino a un certo punto, perché sennò provochi, devi essere sempre cortese sennò sei acida o hai le mestruazioni, guai a invecchiare, guai a non stare al tuo posto. Devi essere perfetta. Devi essere Barbie, insomma. Solo che alla fine persino Barbie si rompe i coglioni di essere Barbie...

Ecco perché il film mi è piaciuto, dico, "perché difende il diritto a essere imperfetti, siamo tutti imperfetti, cioè... siete ahahahahah".

Taccio dei veri difetti del film, tipo che è un po' schematico, un po' ridondante e, per l’appunto, troppo lungo, ma sticazzi, non è il momento. Voglio uscire da questo braccio di ferro a quattro almeno con un pareggio. Tre contro una, mica male, no?

Ci giocavo pure io con la Barbie? Sicuramente sì, anche se non ne ho grande memoria, non era la mia preferita. Ricordo però il netto rifiuto di mamma quando ne chiesi un’altra (poteva essere Barbie paracadutista o Barbie domatrice di canguri, vattelappesca): “Ci manca solo un’altra Barbie…”, evidentemente aveva già capito che tipo ero. A pensarci bene, è molto strano che io non abbia chiesto a mio padre di regalarmela di nascosto, a quell'età già lo intortavo per bene.

- Vedi? Neanche a te piaceva tanto…

- Ma che ne sai? Mi piaceva perché era bionda…

- Poi il malato sono io…

In discussioni come queste finisce quasi sempre che non si sa mai chi vince, ma va bene così. E poi tutto dura il tempo di una pizza, ve l'ho detto. Anche perché di tempo non ce n’è molto, Jack&Cami devono ripartire, la loro vacanzina è finita. Tra due ore al massimo saranno a Roma. Mentre ci salutiamo ho un vago senso di perdita, fino a dieci giorni fa non sapevo nemmeno della loro esistenza ma ora mi dispiace che se ne vanno, sono stati una bella scoperta e una bella compagnia. All’inizio erano stati soprattutto una conditio sine qua non: i genitori di Luca ci lasciavano la villetta ma con l’accordo di ospitare anche loro. Mi ero persino lievemente seccata, mi sbagliavo.

Mi dispiace che se ne vadano, ok, ma anche avere l’intera casa a disposizione ha un suo perché. Siamo ormai abbastanza abituati ad avere i nostri spazi esclusivi, ne sono gelosa. Non parlo solo di sesso, è ovvio, però c’è anche quello. Stasera è soprattutto quello: ho elaborato una serie di fantasie particolari, su questo posto. Divertirci all’aperto, per dirne una. Lancio a Luca uno sguardo che, vista la serata, vorrebbe dire “ti dispiace se faccio un po’ la Barbie mignotta?” ma non so se capisce. Glielo potrei domandare esplicitamente, così ci faremmo quattro risate e cominceremmo subito a darci dentro. Ma prevale la voglia di giocare, come prima in pizzeria. Gli domando se gli va di farsi l’ultimo gin tonic sul balcone della nostra stanza da letto, perché la sera è così fresca e si sta tanto bene. E qui, secondo me, qualcosa inizia a sospettare, ma non ne sono certa.

“È una serata così fresca”, gli faccio comparendo con i bicchieri nelle mani e nient’altro indosso che le mutandine. Tenute solo perché non mi andava di sedermi nuda su quella poltroncina. In realtà vorrei che fosse Luca a sfilarmele e che me la leccasse, vorrei poter sbraitare urbi et orbi "come me la lecchi bene!" come l'altra notte non ho potuto fare perché Jack e Cami mi avrebbero sentita. Lui invece mi fa segno di mettermi a sedere sulle sue ginocchia (tap tap, tipo “vieni a cuccia") e io ci vado scodinzolando e smadonnando un po’ perché, se l’avessi saputo, le mutandine me le sarei tolte. Ok, si cambia gioco, non è più “ti spiace se faccio un po’ la Barbie mignotta?”, adesso il gioco è fingere di sottrarmi, il gioco è “che bello godersi il fresco dopo queste settimane roventi” e rimproverarlo quando comincia ad allungare le mani, dirgli “ma ti vuoi stare buono e farmi bere il gin tonic?” sapendo benissimo che non lo farà. La posizione è perfetta, il vento fa ondeggiare le cime dei pini e di altri alberi di cui non riesco neanche a immaginare i nomi, ma qui siamo al riparo.

*****

Lo stabilimento si è appena messo in moto e stanno ancora decidendo se aprire gli ombrelloni, visto il vento. L’aria è fresca, tersa, c’è una luce fantastica e Ponza si vede benissimo, sembra addirittura più vicina. Ho finito qui il mio jogging solitario e mi sono buttata in acqua sorridendo al bagnino che cercava di farmi desistere: “Troppo mosso oggi”. Sì, troppo mosso, ok, ma non è che voglio allontanarmi, voglio solo sostituire il sudore con l'acqua di mare. Immediatamente dopo penso che sto facendo la prima cazzata della giornata e che il sale potrebbe rovinare il tessuto tecnico della bralette e dei tights da corsa. Visto il prezzo, non è il caso. Meglio sciacquarsi sotto la doccia dello stabilimento ed asciugarsi a questo sole già caldo. Secondo pensiero del mattino sulla seconda cazzata del mattino: anche se saranno cento-centocinquanta metri, non sarà piacevole tornare a casa con i piedi sporchi di sabbia infilati nelle Ultraboost, oppure puliti alla fontanella ma bagnati, oppure addirittura scalzi. Lo so, al mondo c'è di peggio ma sono cose che mi danno fastidio, tutte e tre. Con la mente sovrastata da cotante preoccupazioni, vengo sorpresa da un'onda molto più forte delle altre, che già non sono basse. L'effetto è quello di un poderoso calcio nel sedere, che mi fa volare in avanti lanciando uno strilletto e ammarare in una posizione ridicola e anche poco dignitosa.

Riemergo sogghignando, sfido lo sguardo ironico del bagnino dicendomi "ridi, ridi, ti sarebbe piaciuto essere al posto dell'onda...". Lo so che in spiaggia mi guarda le chiappe. Mica perché ho gli occhi dietro la testa, eh? E nemmeno perché me l'hanno detto. È una questione statistica, si volta a guardare ogni bel culo che passa, ci ho fatto caso. Così ogni volta che gli passo davanti accentuo lo sculetting. No, nessuna tentazione o voglia di provocarlo in quel senso, che cazzo andate a pensare, è esattamente il contrario. È anche simpatico, ma dal quel punto di vista fa pena, tutto il contrario dello stereotipo del bagnino.

Rinuncio a sciacquarmi, chissà cos'è successo stamattina. La doccia, normalmente fredda, è addirittura gelata. Vado al baretto e prendo acqua e caffè da portare all'ombrellone, chiedo una sigaretta alla ragazza del bar, anzi no, passo dopo per accenderla, le dico. Sorride e mi allunga il pacchetto intero con l'accendino: "Tanto ho appena fumato", dice. Vado all'ombrellone, oriento la sdraio e lascio che il sole faccia il suo dovere, accendo la prima sigaretta della giornata. Le conto, vorrei ridurre un po'. A rigore, mi dico, non sarebbe proprio la prima, la mezzanotte era già bella che passata quando me ne sono fatta una, per poi crollare disfatta, ho aromatizzato il filtro con una goccia dello sperma di Luca che mi scendeva giù per la coscia. Sorrido. Ho lasciato il mio stupratore che dormiva, steso a pancia in sotto a pelle di leopardo. Si è appropriato dell'intero letto appena mi sono alzata, per infilarmi le scarpe ho dovuto sfruttare l'unico angolino rimasto. Sono rimasta un po' a guardarlo, completamente nudo e con la sua abbronzatura da fanatico, nella penombra risaltava il bianco del segno del costume sul sedere e quello del cerotto medicato sull'adduttore. Che gli applico con cura e che, soprattutto, mi diverto a strappargli via vendicando miliardi di cerette in tutto il mondo. Più che guardarlo l'ho ammirato: mi è tutto ben conosciuto, ma ogni tanto mi capita di pensare alla prima volta, quando gli ho chiesto che si spogliasse anche lui. Ok, è vero, sono stata stretta da braccia più forti, ma le sue sono molto forti. Sono stata travolta da corpi più atletici, ma il suo è molto atletico. Sono stata presa da ragazzi più furibondi, ma quando vuole anche lui sa essere animale. E comunque pochi avevano la sua bellezza e la sua luce negli occhi, davvero pochi. Non lo cambierei con nessun altro, è perfetto. Perfino l'orrenda cicatrice che lo deturpa un po' sotto il capezzolo è perfetta, è lo sfregio che trasforma una perfezione di plastica o da photoshop in una perfezione umana. Sarà l'amore che me lo fa dire, può essere, ma è così. Se sia oggettivamente o soggettivamente così non lo so e non me ne frega un cazzo.

E a proposito di cazzo, visto il sito in cui siamo magari qualcuno ci terrà a saperlo ed è pure giusto, visto che fa parte del “pacchetto piacere”: sì, sono stata profanata da cazzi più grossi, ma il suo non è niente male. È bello, è dritto, è reattivo, mi prende in profondità e mi fa sentire riempita né troppo né poco, mi fa sentire persino quella giusta dose di dolore che mi piace, quella dose che giustifica il "così mi sfondi!" che ogni tanto si urla. E vi assicuro che questo non è l'amore che me lo fa dire, l'ho pensato quasi subito. Quando mi dicevo che, d'accordo, quel ragazzo mi faceva girare la testa in un modo che per me era una novità, ma in fondo credevo che sarebbe stata una storiella da qualche mese, non di più. Sono una povera idiota, lo so, me lo dico ogni santo giorno.

Mi lascio andare a ricordi a corto raggio. Curioso come, dopo tutti gli elogi dell’imperfezione fatti in pizzeria, ogni parola detta, gridata o sussurrata stanotte sia stata in fondo un Magnificat della sua perfezione. Mi piace farlo, mi eccita farlo, posso essere molto volgare nel farlo. O anche molto dolce, dipende. Soprattutto dai momenti. E mi lusinga molto - non so se per vanità o perché è parte del piacere - quando a farlo è lui. Quando tira fuori frasi tipo “io ancora non mi capacito che mi scopo una fregna così”. Va bene, non è mica il primo che mi dice cose molto ma molto simili, mi hanno sempre lusingata: a chi non piace suscitare ammirazione? Ma il fatto è che ora me lo dice lui… Tu stai lì ad impalarti e lo guardi, gli appoggi le mani sul petto, lui ti artiglia le tette e… beh, potrebbe dirti "ti amo" oppure “madonna quanto sei troia” e andrebbe benissimo lo stesso. Invece se ne esce con una frase come “io ancora non mi capacito che mi scopo una fregna così”. Voglio dire, come cazzo gli è venuta da elaborarla in quel momento? Tutte e tutti conosciamo, penso, il vocabolario di una scopata. Tutte e tutti più o meno lo usiamo. Tutte e tutti possiamo essere sublimi e volgari. Cioè, non lo so. A me piace esserlo, e a lui piace esserlo sempre di più. Mi sa che l’ho contagiato. A volte però la cosa più sublime è gridarsi addosso reciprocamente la nostra perfezione. Cazzo, è eccitante quanto strillare "spaccami, porco!".

Tuttavia mi domando se strillare invece “il tuo cazzo mi fa impazzire” varrà come metafora di “Dio, Luca, sei perfetto”? Boh, mi sa che non lo dicevo in quel senso. Dio che voglia avrei avuto di essere legata: ecco, il senso piuttosto era quello. Inibisci ogni mio potere e scatena il tuo. Chissà perché non gliel’ho chiesto. Forse mi sarebbe piaciuto anche essere inculata, non so. L’estate ci mette addosso desideri perversi, ne siamo abbastanza consapevoli entrambi. Invece no, niente braccia immobilizzate e niente “dimmi quanto mi senti così”. Ma per sentirlo l’ho sentito lo stesso, e anche risentito. Wow. Non devo essere la sola cui riguadagnare un ménage a due ha fatto un certo effetto, mi sa.

Chi lo sa, chissenefrega, mica si può sempre stare a pensare al sesso. Soprattutto se dopo il sesso hai dormito niente e ci hai messo sopra cinque chilometri di corsa. Magari al sesso ci penso dopo, eh? Dopo che ho finito la sigaretta, dopo che il sole delle otto – l’unico che riesco a prendere senza protezione – ha finito di asciugarmi, dopo la doccia, dopo che mi sono rivestita e che sono andata a fare la spesa. Oddio, magari per andare a fare la spesa lo sveglio, eccheccazzo… Messalina sì, Cenerentola anche no.

Chiudo gli occhi ma li riapro quasi subito, disturbata dal vociare pestifero di un paio di bambini. Mi volto e vedo una ragazza due ombrelloni dietro il mio che si spoglia e che per qualche momento mette in mostra side boobs e underboobs decisamente involontari. Si risistema, ma poi tocca al pezzo di sotto del costume che le scompare letteralmente tra le grandi chiappe nemmeno fosse uno C string. Me la ricordo dall’anno scorso ma non so come si chiama e non ci ho mai parlato, tranne una volta quando mi ha chiesto di dare un’occhiata ai bambini perché doveva andare in bagno. È una baby sitter. I bambini sono cresciuti e lei ha messo almeno cinque-sei chili in più. E non è che fosse anoressica, tutt’altro. Ma ora sembra strizzata in quel bikini nero che un anno fa le stava bene. Mi do dell’idiota e quasi mi vergogno per questa scivolata nel body shaming. Magari l’ha comprato ieri e le piace una taglia sotto, che cazzo ne so io e soprattutto cosa me ne dovrebbe fregare? Tuttavia la osservo ancora. Il pancino non è più quello che, con un po' di fantasia, si poteva definire sexy (a me, in realtà, non è mai piaciuto granché il pancino). Il viso però sembra sempre quello, un po’ anonimo e neanche tanto più paffuto rispetto all'ultima volta che l'ho vista. La osservo e, in modo completamente gratuito, mi prende una botta lesbica come non ne sentivo da tempo. Non direi che la colpa sia dei miei pensieri sulla notte appena passata. O forse sì, ma in modo subdolo e obliquo. E non direi nemmeno che la trovo attraente, è chiaro, non la trovavo attraente neanche l'anno scorso. Eppure lo sappiamo: nulla è più personale dell'attrazione. Sono sicura che, persa chissà dove, avrà anche lei un'anima gemella che cerca quel cuore, quella mente, quel corpo. Proprio quelli lì, non altri. Ci sarà qualcuno, o qualcuna, che sognerà di baciarla e ricevere i suoi baci, di dirle "questo lo togliamo" sfilandole via il costume. Ci sarà qualcuno, o qualcuna, cui lei sogna di consegnarsi dicendo o anche solo pensando “fammi tutto, fammi tua”. Ci sarà qualcuno, o qualcuna, che la farà o l'avrà fatta sua, per cui la sua vagina piangerà come piange a me adesso.

Chissà come reagirebbe se improvvisamente tutti sparissero intorno a noi, compresi i bambini, la ragazza del bar, il bagnino e i proprietari dei cani portati a passeggiare a quest’ora sulla spiaggia. Chissà cosa farebbe se le dicessi di portare la sdraio accanto alla mia per chiacchierare. Anche di ragazzi, perché no. Senza scendere tanto nei dettagli, dirle che il mio è un pigrone che è rimasto a letto, chiederle se in città c’è qualcuno che la aspetta, se si sente sola. Se non si sente sola quando scende la sera, quando la notte non riesce a dormire, quando si sveglia la mattina presto. Domandarle a bruciapelo se ha mai baciato una ragazza e posare le labbra sulle sue, senza domandarle scusa, dopo, ma lanciandole uno sguardo che dice unicamente una cosa: “ti voglio, non sai quanto ti voglio”.

Lo ripeto, non lo so nemmeno io come spiegare questa botta di ormoni. Che ne so, magari è colpa di quel dito abbondante di inguine che il costume lascia scoperto e che lei cerca di coprire. È un inguine che sa di depilazione intima fatta da poco. È giusto un istante, ma è come se fossi proprio io a dirle “queste le togliamo” e quella mutandina scomparisse mentre lei miagola “fammi tutto, fammi tua”. In un flash è come se la vedessi stesa sul bagnasciuga che spalanca quelle cosce grandi, come se vedessi il suo seno appesantito che fa su e giù nell’iperventilazione, mentre piazzata tra le sue gambe la lappo, la scopo e ogni onda che arriva ci bagna, mentre la soffoco con la lingua, mentre ci facciamo una bella sforbiciata. La vedo, capisco che farete fatica a credermi ma per un istante la vedo proprio. Come se nelle sue contorsioni si sorprendesse che ci sia qualcuno, sia pure una biondina lesbica di merda, che la desidera così tanto nonostante non sia bella, non sia ricca, non sia fit, non sia straordinaria, non sia abbastanza, non sia perfetta. Ragazza, mi chiamo Barbie. E sono qui per dirti che non devi avere paura. La vedo che mi sorride e singhiozza "quanto siamo troie": brava, ora è il momento di fare le troie. La vedo disarticolarsi e urlare, vedo il viso devastato e la bocca aperta dalla tensione, gli occhi sbarrati dall'incredulità. Brava sorella, quanto siamo troie, non è vero? Adesso godi, godi e strilla, e godiamo anche di quella imperfezione che è di tutte noi (cioè, voi...). Quella sì che ci porterà nel più perfetto degli orgasmi.

scritto il
2023-08-23
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