Celestino Cap.: XVIII Finalmente Cap.: XVI Sevizie
di
Andrea10F09
genere
pulp
Da giorni gli addetti alla cura e gestione della villa si muovevano freneticamente per la buona riuscita della festa. Ogni invitato doveva avere la sua stanza e il necessario per un suo felice, splendido soggiorno, aiutato anche dal personale, che avrebbe fatto da cornice, da training propedeutico all’evento. Clelia era quanto mai impegnata con i trattamenti curativi-estetici ai delegati, ad intrattenere e a dar piacere. Gli ospiti avevano iniziato ad arrivare già da alcuni giorni per giovarsi da subito della cortesia della casa, che aveva messo a loro disposizione il capo mandriano con i suoi aiuti. C’era chi era giunto in carrozza, chi in barroccio e chi in giardiniera. Di tanto in tanto si udivano schiocchi di frusta e allora il cancello veniva aperto per far entrare un calesse. A seconda della posizione sociale, c’era chi portava marsine, finanziere, giacche e chi smoking con cappello a cilindro o a bombetta. Tutti avevano una maschera, esclusi gli accompagnatori, loro domestici. Solo il Conte sapeva chi erano. Le feste della maison erano cercate e mai nessuno degli invitati vi mancò. I partecipanti appartenevano ad un ceto sociale molto alto. Tra di essi vi erano rappresentanti dell’alta finanza, dell’industria, della burocrazia, della giustizia e della politica, sino ad annoverare fra i presenti: ministri e generali e giudici della corte suprema di cassazione.
A dispetto dell’andirivieni e delle tensioni dei coadiuvanti alla riuscita del party, il giovane postulante si addormentò tranquillo, rilassato, pacifico fra i due maestri, anche grazie ad una bibita assunta, prima di coricarsi, mentre la notte si prendeva lo spazio del giorno e poi … l’oro del sole filtrando fra le tende e illuminando il suo angelico volto si portò via visioni. Dormiveglia, sogni che sopraggiungono, si scordano, volano via e tu non ricordi … Dormi, non dormi, mentre i tuoi occhi sorridono. Hai dormito, hai sognato: sei vivo, vivo e bagnato. Nel languore del risveglio le tue mani cercano e trovano i segni dei tuoi film notturni e inconsapevolmente, solo per un piacere tattile, gli sposti trascinandoli e spalmandoli verso l’ombelico e il torace. Ansimi e godi del loro profumo e come se non bastasse … succhi delle dita, come fossero succhiotti per piccoli. Momento di quiete e tranquillità. Qualcuno ti osserva e gioisce della tua serenità, della dolcezza dei tuoi lineamenti, ma anche della lascivia e della concupiscenza che trasmetti, del profumo che emani. I tuoi testi sono là, ai piedi del tuo letto, che ti fissano e ti aiutano a spalmare la crema che hai versato. All’evento, per te organizzato, parteciperanno anche delle persone che conoscevi o hai avuto modo di frequentare. Roberto, Romeo, Michele, Camillo sono venuti a prenderti per accompagnarti alla sala dei trattamenti.
“Seestin, fradeo … ndemo; che, aa Clelia, te speta pa lavarte, spurgarte, luxidarte, profumarte, farte pi beo e vestirte con dea roba che mai noaltri gavemo sognà.”
“Romeo, a queo ghe voe chésta, … na bea secia d’acoa fresca.”
“No, lasciatelo svegliarsi con serenità; lasciatelo ancora nel torpore del sonno e dei sogni.”
“Sì, se scoltemo ti, Camijo, … a to amiga, Clelia, a me sbrana tutti. A xsè piena de lavoro, na poe spetar.”
“Romeo, lascia stare. Jiutame, pitosto, tegnendo aa secia co Roberto, che mi, ciapandoeo par i pie, ghe infijo a testa dentro. Vedrì che dopo el salta, sgroeandose come on can, quando el sxè tutto bagnà. E dopo el vegnerà de corsa. Savemo che el sorxge de biblioteca no el voe, ma noaltri no gavemo tempo.” … e presolo per i piedi, lo tirò a sé per alzarlo, posizionandolo con la testa sopra un secchio pieno d’acqua. L’atto svegliò del tutto il ragazzo che chiese essere messo giù per andare dalla Clelia.
“Da sta posixion, no lo go mai visto. La xsè interesxante par mostrarlo, vederlo e trapanarlo coi dej; mentre, se o giremo podemo farseo ciuciar, molser e, se ghe metemo on deo, par farseo smoltonar, come coi vedei sotto el scarpo dea mare.”
“La smetta con le sue divagazioni: può farlo con i suoi colleghi o con i nuovi aiutanti, ai quali dovrà insegnare ad usare l’anello, ma ora, che Celestino si è svegliato, andiamo di corsa dall’estetista-massaggiatrice.”
“Va ben, Camijo. Ndemo e … faxeo beo, anca se el xsè xsà beo, ma se o faxsè con na sgianta de luxcido, beh el farà resuscitar anca me nono!”
Risero e partirono per consegnare alla visagista- masseuse il giovinetto, dalla quale fu preparato prima con l’igiene intima, della bocca e del retto e poi con l’immissione nel colon, con una cannula molto lunga, di un olio particolare donatogli dal medico. Non era molto, però …
“Camillo resti pure per vestirlo, mentre loro possono ritornare prima del calare del sole, visto che sono già preparati per l’evento.”
“Ma …”
“Senza se e senza ma! Andate! Celestino, prima di proseguire alla tua preparazione, è opportuno che tu assuma il cibo preparatoti, che trovi sulla mia scrivania. Per inghiottire meglio, facilita la deglutizione con la bibita gialla vicina e alla fine sorseggia centellinando, assaporando la tua solita bevanda, prescrittati dal Conte. La tua lingua, la tua bocca devono odorare, sapere di seme maschile, mentre il tuo corpo saprà di pesca matura e il tuo culo, che tra poco inizierà a palpitare, ansare, boccheggiare alla ricerca di un qualcosa che lo plachi, deve profumare di sandalo. Non sai che cos’è? Non ha importanza che tu lo sappia o che lo riconosca chi lo percepisce: è sufficiente che aizzi, provochi, ecciti, sproni ad aprirti con brama, libidine senza controllo, depravazione chi ti sverginerà, romperà, fotterà, perché sei una cagnetta che cerca l’eccesso, la sfrenatezza, il piacere della carne, come nessuno.”
Tich-tich. “Posso?”
“Ohhhh, Signor Conte, Signor Castaldo, entrino pure. Il ragazzo sta terminando il pranzo, anche se siamo verso sera. Non ho voluto svegliarlo prima, poiché so che la festa terminerà probabilmente domani al sorgere del sole e allora …”
“Avete fatto bene, anche perché ci saranno nuovi ospiti, dei quali non conosciamo nulla, se non per il posto di potere che occupano. … e tu, Celestino, come ti senti o cosa provi a poche ore dal tuo primo desiderato, inchiappettamento e ingroppamento. Che cosa avverti ora che stai per entrare nel gruppo di entraîneuse, da me creato, per dar piacere a uomini. Costoro, non avendo ardire di chiedere a giovinetti di far sesso per soddisfare i loro desideri, per ragazzi, come te preparati e presentati per certi incontri, sono disposti a spendere cifre non comuni, non menzionabili e somme ancora più alte se vergini. Beh, ragazzo, dovrai accettare qualsiasi richiesta, anche bizzarra, particolare, fuori del comune. So che ce la farai, che appagherai le brame di colui, a cui sarai aggiudicato. La tua via anale richiede già da ora di essere otturata, ingolfata, lubrificata da un perno di carne calda, viva, violenta; il tuo intestino chiede di essere riempito, inondato, allagato di essenze lattee maschili. Bevi, prendi e godi, … godi, gioisci e assapora il momento della sodomizzazione. Quel desiderio, che ora il tuo interno inizia a mostrare, è l’effetto degli oli che Clelia ti ha immesso e se a questi si aggiungerà quello della bibita, prescrittati dal medico, … beh, sono certo che il tuo anello non porterà conseguenze e tu non patirai lo stress della prima assegnazione. Starai con l’uomo sino a lunedì tarda mattinata. Sei caldo, vivo, lussurioso di tuo, … con le sostanze che ti abbiamo dato e che daremo anche agli ospiti, non avrai freni, arresti, blocchi, remore.”
“Fra quanto?”
“Vedo che ti stai piegando; che con le mani ti comprimi il basso ventre e che il tuo usignolo sta piangendo. Fra le tue nacchere compare della bava spumosa. Eri già lascivo, sensuale, libidinoso prima, ma ora con quello che hai assunto, … mhhhhhhhh … Mbhè, ti senti pronto ad essere vivisezionato da mani e occhi, palpato, visitato, esaminato da personaggi, ai quali non sembrerà vero di poter sfiorare, palpeggiare, ungere delle loro essenze una carne giovane, vellutata, delicata, calda come la tua? Ti guarderanno in bocca; toccheranno i denti, la gola; cercheranno di baciarti; ti faranno tossire e proveranno a farti avere dei conati. Ti alzeranno le braccia per controllare se hai della peluria. Visiteranno il tuo emisfero che cela il tesoro che tanti bramano di conoscere, di penetrare, di oliare, di leccare. Brameranno vedere cinguettare il tuo usignolo; lo vorranno coccolare, lisciare, suggere come una teta. Sei pronto ad accettare tutto questo? Sappi che la depravazione di adulti e di vecchi sudici, depravati, piscioni non ha pari.”
“Sì!”
“Camillo: lo vesta, ma senza braghe. Sotto la tunica bianca deve essere nudo: sarà di una sensualità, di una libido unica, se potremo vederlo bagnato, intriso, macchiato delle sue secrezioni. Sarà il fratello Romeo con l’altro suo familiare Roberto a mostrare al pubblico i tessuti impregnati delle sue bave trasparenti. Mi creda, signor bibliotecario, quanta lussuria emanerà l’offerta, la presentazione di vedo e non vedo, fatta da parenti. Clelia farà la sua parte e i due la loro, poi questi, dopo l’aggiudicazione andranno da quelli che se li saranno acquistati. Vi precedo e voi, Clelia e Camillo, lo condurrete in sala al suono della consueta campanella.”
I tavoli erano stati preparati con al centro un bancone, sul quale i cuochi avevano fatto porre dei lombi di bue, del vitello in umido, dei cosciotti di montone e un bel maialino arrosto. Agli angoli erano collocate caraffe d’acquavite, piatti di crema gialla e dolcetti. Mangiarono sino a serata inoltrata con il vino che scorreva dai bicchieri alle gole. Qualcuno stanco di star seduto si alzava per andare a camminare all’esterno e poi tornare a tavola; altri, addormentatisi, presero a russare e altri ancora, eccitati dall’atmosfera frizzante, proponevano i loro valletti al tavolo del vicino, dopo averli parzialmente scartossati, ma al caffè la festa si rianimò. Tanti sbragati mostravano le loro mercanzie reclamando soddisfazione e piacere, altri se ne stavano in silenzio, in attesa del festeggiato. Gli aiutanti del Conte erano quanto mai impegnati ad impedire la degenerazione della festa verso l’orgia bramata, ma in quel momento funesta per la buona riuscita dell’evento. Dall’accesso principale al salone giunse l’avviso concordato del sopraggiungere del postulante, che sino a quel momento era stato nelle mani dell’estetista. Fattogli fare il giro fra i tavoli come da usanza, lo condussero verso il banco, che nel frattempo era stato ripulito per essere trasformato in palco. In sala regnava il silenzio, anche i più ebbri si erano fermati con le mani sui fondi schiena dei servi.
“Signori, sono Clelia, l’estetista della maison. Presento alle vostre signorie l’ultima scoperta del signor Conte. È un giovanetto, un ragazzino, … un erede degli Antinoo, dei Ganimede, dei Patroclo. Ha scelto di vivere la sua vocazione fra noi, di essere di tanti e di darsi per la prima volta a colui che lo vorrà offrendo per la sua prima volta, più di tutti. È un raro fiore che profuma ancora di latte, che spande essenze di primavera e la sua pelle è come quella di una pesca pruinosa, serica, vellutata, molto dolce e sensuale. Indossa il simbolo della verginità, la tunica bianca del novizio con il cilicio, segno di sottomissione, e cappuccio per impedirgli di vedere. Porta dei guanti per nascondere anche le mani alla vostra vista. Unica concessione alla vostra curiosità è data dai suoi piedi scoperti. Lo accompagneremo fra voi affinché possiate tastare, palpare, esaminare, saggiare ed esplorare con le mani i suoi preziosi, scintillanti recessi. Non abbiate timore, ma state attenti poiché potrebbe cadervi davanti, squagliato come una pera matura. L’abbigliamento scelto, fattogli vestire, ha lo scopo di proteggerlo da incertezze o rifiuti sul suo primo uomo. Non dovrà sapere, se chi lo prenderà, sarà forte o corpulento, magro o obeso, pingue, lascivo, impudico, vecchio e depravato e se l’avrà lungo, grosso, grande, importante o sudicio e puzzolente. … e voi, che suonate le nacchere dei vostri servi, date inizio al concerto dell’apertura, mentre i suoi primi maestri vi informeranno sulle esperienze, a cui è stato sottoposto per fargli riconoscere e manifestare la sua vocazione di devozione, amore e venerazione verso il membro maschile. Inoltre è stato temprato ad accettare persino richieste singolari con grande disinvoltura! A tutti voi, stimati ospiti, che avete voluto essere presenti al rito della sua entrata nel mondo dell’accompagnamento, della cortesia, della seduzione, della gioia del donarsi totalmente ad un altro uomo per farlo godere, è stata consegnata copia della descrizione del suo percorso di preparazione, di esperienze e di cultura omosessuale, al quale ha chiesto di aderire, accettando anche test molto spinti, strani e fuori del comune. Ci è stato affidato per far godere quelli che lo chiederanno e noi, della maison, saremo felici e orgogliosi di condividere simile meraviglia, siffatto capolavoro della natura. … e, se qualcuno vorrà provare certe pratiche da lui sperimentate, … non avrà che da chiedere ai suoi educatori, ora, suoi padrini. Osservate …”. Nel frattempo a fianco della conduttrice comparvero quelli che lo avevano aiutato a conoscersi e che erano già stati aggiudicati. Romeo, postosi alle spalle del chierichetto, muoveva le mani dall’alto verso il basso e viceversa, per mostrare, presentare, esibire la silhouette del fratello, provocandone contrazioni, inarcamenti, spasmi muti, abbandoni, piagnucolii. Tra i presenti una figura in nero, con copricapo e mantella, che lo copriva sino alle caviglie, guardava la scena, dando ogni tanto dei segnali con le mani ai suoi assistenti. Ne aveva tre: due alti, robusti, scultorei, maestosi, di colore, aventi strumenti magnifici, di misure singolari, non comuni e uno raggomitolato ai suoi piedi, bianco, glabro, mingherlino, con collare fornito di un posteriore a mandolino, segnato da graffi simili ad unghiate, da cui emergeva una coda da levriero.
“Romeo, noooo! Stai fermo, stai …” Ansimava
“Eee noo, fradeo! Non posxo! Lori ii gà da veder come te piase aver dee man che gira so de ti; come te cedi, … come te versxi e te cai. Gò da mostrarghe el to pisxinin … che piansxe. El sembra che el pisxe! Vardè omeni, come che ciapo me fradeo!”
“El sxè me fradeo, ma vardè, Siori, che cueto che el gà! Mhhhhhh! Che morbido che el sxè, beo tondo, sneo, coe guiste curve, cicioteo, meravijosamente proporsionà, teribilmente beo. El sxè tuto da lecar, magnar, goder. Se poe ndarghe dentro coea lengoa, pa amansirlo e farlo pì moeo, in modo che seo posxa, dopo, fregar, pa sverginarlo e trapanarlo. El sembra queo de na femeneta, … e che profumo che el gà! Non savevo, fin poco tempo fa, de aver on fradeo tanto carin, beo, concupiscente e, dasxeme dir: meo faria anca mi. Valtri no podì saver quanto che el voria ciaparlo; el sxè là che el sgiosxa dai so busi, come na femena in caor. Vardè come che el gà bagnà aa so veste, dadrio e davanti. Clelia coxa dixito? Ghe also nà scianta sta sotana bianca, ghè mostremo, on poco, a stì siori el mapamondo coerto, ma tuto bagnà, insucherà de creme bone?”
“Sì, ma non nasconderlo con il tuo fisico. Le persone, qui presenti, vogliono vedere Celestino per fare delle offerte e non suo fratello.”
“Scuseme, no me gero corto de starve davanti, ma pongo remedio suito. Vardè. Me meto in desparte, par mostrarve come el move el cueto, quando co na man ghe pasxo tra e ciape, pà ciaparghe el so jxogatoeo. No el riesce a ciuciar gnanca el deo de Roberto, da quanto coto el sxè. A proposito, ve raconto na sceneta avenua sol birocio, quando semo ndai torlo a casa sua. El gera pena arivà dal coejio: el somijava a on pulxzin, perso daea cioca. Pajdo, impacià, emosxionà, non saveva coxsa far o proferir; tanto che o gavemo spojià in un atimo e dopo, mentre Roberto o tegnea, mi, da dadrio co na man in mexso ae ciape, ghe o gaveo brincà par menargheo e farlo xgioxsar e tuto chesto davanti al sior Conte. El staa come on porseo: el disea de dasharlo star, ma eo el slargava sempre de pì ee gambe fin che o gò fato pixar. Bhe, lora, co l’altra man ghe tiravo el pixo soea pansa, ghe gho onto el viso e, scuxeme, el someijava a na bisha, da come el se demenava da na parte a altra; el sxe contraea; el metea a testa sol caxso de Berto, che el savea de sboro e de staea. El piansxea, ma me lasxava far, fin chè ghe gò svodà ee baete. El gera beo onto, profumà dea so sbora e deo xso pisxo, coe lacrime ai oci, el tremava tuto. O che beo, o che beo chel gera; e mi o gò tanto duro! Ghe sxè qualcun che me o voe ciapar? Vardè! … e ti, Clelia a che punto sito?”
“Avrai tutto il tempo che vorrai per giocare con il damerino che conosci, ma ora prosegui con la presentazione visiva di Celestino. Agli ospiti piace come proponi, presenti ed offri tuo fratello! Loro desiderano vedere un po’ più eccitazione, più contrazioni e allungamenti, più fluttuazioni e beccheggi. Le offerte si stanno …”
“Gavì da saver che stò bocia, el sa de greco e de latin. E so paxine de diario ee xè de na pasxion, de no erotismo che, chi scolta el sé bagna tutto. El sembraria che, quel che gà scritto, lo gabia vissuo co partecipaxion, slancio e tanta voija. Xserte paxine ee xè maciae e noi altri podemo pensar de coxsa. Sensa pensar dee bisce, ch’el voe dentro de lu; che ee gà da ingnararse, da far gnaro, da impenirlo. Mi quando Camijo el me lexge colcoxa de suo, me vien de cagar moeo. Adesxo ve mostro cosxa ghe fasxo far: el l’è en tiro. Savì anca valtri che se fa fadiga a pixar quando el xè cosxì!” … e qui, alzando la tunichetta, presentava agli astanti accaldati l’eccitazione del fratello. “Fradeeto, te recordito, quando aa mama te disxeva, prima de ndare a leto, de pisxar e ti non te geri bon de farne na sgioxa: alora ea, te ciapava e tegnendoteo, te disxeva varie volte -piss-piss- finché tea fasei. Vardè voialtri come oo fasxo orinar!” … e rifacendo gesti, carezze con suoni vocali usi per i bambini, Romeo riuscì nell’intento. “A ve vedo tutti coi oci sgranai, sbarai, verti che voì saver cosxa ghe fasxo: bhe, desxo che cavo el capuxio, in modo che o vardei anca in viso e dopo ghe also fin sora i campanei el strasxo che lo querxe. Pisxa, pisxa picinin, che go caro lavarte e profumarte col to pisxo.” … e così comunicando, indirizzava verso il torace il getto per bagnarlo di essenze gialline, massaggiando, frizionando sino a farlo flettere sulle ginocchia. “Oh, come te sì beo co sta sguàsa dorada, che core sxò par el to fisico sneo, moscardìn, arso; che el se contorse come na anguija apena teo tochi. So che te voi ciuciar i me dei, chi j sa de pisxo. Vardè omeni, vardè come el xè drio cusinarse! Vardèghe el cueo come el se demena. El sembra che el disa: ciapeme, strixame, servete, alagame e colmame de sbora. Voaltri non podì saver quanto che piaxe el casxo! El xè me fradeo, ma digo che el xè nato par venerar, amar, acaresxar, odorar, ciuciar, strensxer e molsxer el re del mondo! Eh sì, perché chesto -prendendo il suo notevole, gagliardo membro – tuti lo voe nei so busi, dae femene ai omeni e mi posxo aserir che lu el preferisxe on buso streto a na mona e se dopo sto orifisxio de carne nol xè ancora sxiircondà de pei, come chesto, beh ... chi lo mete, el gode come non se pol imaxinar!” … e proseguiva nel massaggio, facendo contorcere, inarcare quel corpo.
Dal tavolo dei quattro, lo schiavo bianco, tenuto al guinzaglio dagli altri due, fu condotto strisciando alla anchorman per consegnargli uno scritto, che aveva fra i denti. Scodinzolando attirò l’attenzione. Clelia per nulla sorpresa della modalità di consegna, prese e lesse il foglio.
“Gentiluomini, devo fermarmi, poiché è appena stata avanzata una proposta che ritengo opportuno che sia vista dalla direzione di questa casa chiusa in cui si pratica la prostituzione maschile.” Il foglio visto dal conte, ritornò a lei, controfirmato per accettazione.
“Signori, l’offerta è stata accolta per l’entità e per la lussuria che suggerisce. È opportuno che legga lo scritto del Signore per rendervi edotti sulla sua entità e della proposta fattavi affinché lo perdoniate: < Gentlemen, anni fa, ero bambino, sono stato sottoposto alla conservazione e formazione della voce per animare le festività delle nostre terre. Per soddisfare le brame di alcuni conobbi la libidine e la depravazione. Per la voce divenni ricco, ma del periodo del collegio mi rimasero i deprimenti ricordi dell’evirazione, a cui do appagamento, prendendomi dei capricci, anche se molto costosi, come questo. I due Tutsi, che vedete, mi danno piacere quando lo richiedo ed inoltre sono gli aiutanti del mio tutore. Egli ha già la sua cagna, che avete poc’anzi conosciuto, ma anche lui necessita a volte di variare; per cui ho accettato l’invito, ho fatto un’offerta che darò da montare al mio fido aiuto; inoltre ho chiesto che il signor Romeo collabori, fottendo oralmente la cagnetta, suo fratello.
A dispetto dell’andirivieni e delle tensioni dei coadiuvanti alla riuscita del party, il giovane postulante si addormentò tranquillo, rilassato, pacifico fra i due maestri, anche grazie ad una bibita assunta, prima di coricarsi, mentre la notte si prendeva lo spazio del giorno e poi … l’oro del sole filtrando fra le tende e illuminando il suo angelico volto si portò via visioni. Dormiveglia, sogni che sopraggiungono, si scordano, volano via e tu non ricordi … Dormi, non dormi, mentre i tuoi occhi sorridono. Hai dormito, hai sognato: sei vivo, vivo e bagnato. Nel languore del risveglio le tue mani cercano e trovano i segni dei tuoi film notturni e inconsapevolmente, solo per un piacere tattile, gli sposti trascinandoli e spalmandoli verso l’ombelico e il torace. Ansimi e godi del loro profumo e come se non bastasse … succhi delle dita, come fossero succhiotti per piccoli. Momento di quiete e tranquillità. Qualcuno ti osserva e gioisce della tua serenità, della dolcezza dei tuoi lineamenti, ma anche della lascivia e della concupiscenza che trasmetti, del profumo che emani. I tuoi testi sono là, ai piedi del tuo letto, che ti fissano e ti aiutano a spalmare la crema che hai versato. All’evento, per te organizzato, parteciperanno anche delle persone che conoscevi o hai avuto modo di frequentare. Roberto, Romeo, Michele, Camillo sono venuti a prenderti per accompagnarti alla sala dei trattamenti.
“Seestin, fradeo … ndemo; che, aa Clelia, te speta pa lavarte, spurgarte, luxidarte, profumarte, farte pi beo e vestirte con dea roba che mai noaltri gavemo sognà.”
“Romeo, a queo ghe voe chésta, … na bea secia d’acoa fresca.”
“No, lasciatelo svegliarsi con serenità; lasciatelo ancora nel torpore del sonno e dei sogni.”
“Sì, se scoltemo ti, Camijo, … a to amiga, Clelia, a me sbrana tutti. A xsè piena de lavoro, na poe spetar.”
“Romeo, lascia stare. Jiutame, pitosto, tegnendo aa secia co Roberto, che mi, ciapandoeo par i pie, ghe infijo a testa dentro. Vedrì che dopo el salta, sgroeandose come on can, quando el sxè tutto bagnà. E dopo el vegnerà de corsa. Savemo che el sorxge de biblioteca no el voe, ma noaltri no gavemo tempo.” … e presolo per i piedi, lo tirò a sé per alzarlo, posizionandolo con la testa sopra un secchio pieno d’acqua. L’atto svegliò del tutto il ragazzo che chiese essere messo giù per andare dalla Clelia.
“Da sta posixion, no lo go mai visto. La xsè interesxante par mostrarlo, vederlo e trapanarlo coi dej; mentre, se o giremo podemo farseo ciuciar, molser e, se ghe metemo on deo, par farseo smoltonar, come coi vedei sotto el scarpo dea mare.”
“La smetta con le sue divagazioni: può farlo con i suoi colleghi o con i nuovi aiutanti, ai quali dovrà insegnare ad usare l’anello, ma ora, che Celestino si è svegliato, andiamo di corsa dall’estetista-massaggiatrice.”
“Va ben, Camijo. Ndemo e … faxeo beo, anca se el xsè xsà beo, ma se o faxsè con na sgianta de luxcido, beh el farà resuscitar anca me nono!”
Risero e partirono per consegnare alla visagista- masseuse il giovinetto, dalla quale fu preparato prima con l’igiene intima, della bocca e del retto e poi con l’immissione nel colon, con una cannula molto lunga, di un olio particolare donatogli dal medico. Non era molto, però …
“Camillo resti pure per vestirlo, mentre loro possono ritornare prima del calare del sole, visto che sono già preparati per l’evento.”
“Ma …”
“Senza se e senza ma! Andate! Celestino, prima di proseguire alla tua preparazione, è opportuno che tu assuma il cibo preparatoti, che trovi sulla mia scrivania. Per inghiottire meglio, facilita la deglutizione con la bibita gialla vicina e alla fine sorseggia centellinando, assaporando la tua solita bevanda, prescrittati dal Conte. La tua lingua, la tua bocca devono odorare, sapere di seme maschile, mentre il tuo corpo saprà di pesca matura e il tuo culo, che tra poco inizierà a palpitare, ansare, boccheggiare alla ricerca di un qualcosa che lo plachi, deve profumare di sandalo. Non sai che cos’è? Non ha importanza che tu lo sappia o che lo riconosca chi lo percepisce: è sufficiente che aizzi, provochi, ecciti, sproni ad aprirti con brama, libidine senza controllo, depravazione chi ti sverginerà, romperà, fotterà, perché sei una cagnetta che cerca l’eccesso, la sfrenatezza, il piacere della carne, come nessuno.”
Tich-tich. “Posso?”
“Ohhhh, Signor Conte, Signor Castaldo, entrino pure. Il ragazzo sta terminando il pranzo, anche se siamo verso sera. Non ho voluto svegliarlo prima, poiché so che la festa terminerà probabilmente domani al sorgere del sole e allora …”
“Avete fatto bene, anche perché ci saranno nuovi ospiti, dei quali non conosciamo nulla, se non per il posto di potere che occupano. … e tu, Celestino, come ti senti o cosa provi a poche ore dal tuo primo desiderato, inchiappettamento e ingroppamento. Che cosa avverti ora che stai per entrare nel gruppo di entraîneuse, da me creato, per dar piacere a uomini. Costoro, non avendo ardire di chiedere a giovinetti di far sesso per soddisfare i loro desideri, per ragazzi, come te preparati e presentati per certi incontri, sono disposti a spendere cifre non comuni, non menzionabili e somme ancora più alte se vergini. Beh, ragazzo, dovrai accettare qualsiasi richiesta, anche bizzarra, particolare, fuori del comune. So che ce la farai, che appagherai le brame di colui, a cui sarai aggiudicato. La tua via anale richiede già da ora di essere otturata, ingolfata, lubrificata da un perno di carne calda, viva, violenta; il tuo intestino chiede di essere riempito, inondato, allagato di essenze lattee maschili. Bevi, prendi e godi, … godi, gioisci e assapora il momento della sodomizzazione. Quel desiderio, che ora il tuo interno inizia a mostrare, è l’effetto degli oli che Clelia ti ha immesso e se a questi si aggiungerà quello della bibita, prescrittati dal medico, … beh, sono certo che il tuo anello non porterà conseguenze e tu non patirai lo stress della prima assegnazione. Starai con l’uomo sino a lunedì tarda mattinata. Sei caldo, vivo, lussurioso di tuo, … con le sostanze che ti abbiamo dato e che daremo anche agli ospiti, non avrai freni, arresti, blocchi, remore.”
“Fra quanto?”
“Vedo che ti stai piegando; che con le mani ti comprimi il basso ventre e che il tuo usignolo sta piangendo. Fra le tue nacchere compare della bava spumosa. Eri già lascivo, sensuale, libidinoso prima, ma ora con quello che hai assunto, … mhhhhhhhh … Mbhè, ti senti pronto ad essere vivisezionato da mani e occhi, palpato, visitato, esaminato da personaggi, ai quali non sembrerà vero di poter sfiorare, palpeggiare, ungere delle loro essenze una carne giovane, vellutata, delicata, calda come la tua? Ti guarderanno in bocca; toccheranno i denti, la gola; cercheranno di baciarti; ti faranno tossire e proveranno a farti avere dei conati. Ti alzeranno le braccia per controllare se hai della peluria. Visiteranno il tuo emisfero che cela il tesoro che tanti bramano di conoscere, di penetrare, di oliare, di leccare. Brameranno vedere cinguettare il tuo usignolo; lo vorranno coccolare, lisciare, suggere come una teta. Sei pronto ad accettare tutto questo? Sappi che la depravazione di adulti e di vecchi sudici, depravati, piscioni non ha pari.”
“Sì!”
“Camillo: lo vesta, ma senza braghe. Sotto la tunica bianca deve essere nudo: sarà di una sensualità, di una libido unica, se potremo vederlo bagnato, intriso, macchiato delle sue secrezioni. Sarà il fratello Romeo con l’altro suo familiare Roberto a mostrare al pubblico i tessuti impregnati delle sue bave trasparenti. Mi creda, signor bibliotecario, quanta lussuria emanerà l’offerta, la presentazione di vedo e non vedo, fatta da parenti. Clelia farà la sua parte e i due la loro, poi questi, dopo l’aggiudicazione andranno da quelli che se li saranno acquistati. Vi precedo e voi, Clelia e Camillo, lo condurrete in sala al suono della consueta campanella.”
I tavoli erano stati preparati con al centro un bancone, sul quale i cuochi avevano fatto porre dei lombi di bue, del vitello in umido, dei cosciotti di montone e un bel maialino arrosto. Agli angoli erano collocate caraffe d’acquavite, piatti di crema gialla e dolcetti. Mangiarono sino a serata inoltrata con il vino che scorreva dai bicchieri alle gole. Qualcuno stanco di star seduto si alzava per andare a camminare all’esterno e poi tornare a tavola; altri, addormentatisi, presero a russare e altri ancora, eccitati dall’atmosfera frizzante, proponevano i loro valletti al tavolo del vicino, dopo averli parzialmente scartossati, ma al caffè la festa si rianimò. Tanti sbragati mostravano le loro mercanzie reclamando soddisfazione e piacere, altri se ne stavano in silenzio, in attesa del festeggiato. Gli aiutanti del Conte erano quanto mai impegnati ad impedire la degenerazione della festa verso l’orgia bramata, ma in quel momento funesta per la buona riuscita dell’evento. Dall’accesso principale al salone giunse l’avviso concordato del sopraggiungere del postulante, che sino a quel momento era stato nelle mani dell’estetista. Fattogli fare il giro fra i tavoli come da usanza, lo condussero verso il banco, che nel frattempo era stato ripulito per essere trasformato in palco. In sala regnava il silenzio, anche i più ebbri si erano fermati con le mani sui fondi schiena dei servi.
“Signori, sono Clelia, l’estetista della maison. Presento alle vostre signorie l’ultima scoperta del signor Conte. È un giovanetto, un ragazzino, … un erede degli Antinoo, dei Ganimede, dei Patroclo. Ha scelto di vivere la sua vocazione fra noi, di essere di tanti e di darsi per la prima volta a colui che lo vorrà offrendo per la sua prima volta, più di tutti. È un raro fiore che profuma ancora di latte, che spande essenze di primavera e la sua pelle è come quella di una pesca pruinosa, serica, vellutata, molto dolce e sensuale. Indossa il simbolo della verginità, la tunica bianca del novizio con il cilicio, segno di sottomissione, e cappuccio per impedirgli di vedere. Porta dei guanti per nascondere anche le mani alla vostra vista. Unica concessione alla vostra curiosità è data dai suoi piedi scoperti. Lo accompagneremo fra voi affinché possiate tastare, palpare, esaminare, saggiare ed esplorare con le mani i suoi preziosi, scintillanti recessi. Non abbiate timore, ma state attenti poiché potrebbe cadervi davanti, squagliato come una pera matura. L’abbigliamento scelto, fattogli vestire, ha lo scopo di proteggerlo da incertezze o rifiuti sul suo primo uomo. Non dovrà sapere, se chi lo prenderà, sarà forte o corpulento, magro o obeso, pingue, lascivo, impudico, vecchio e depravato e se l’avrà lungo, grosso, grande, importante o sudicio e puzzolente. … e voi, che suonate le nacchere dei vostri servi, date inizio al concerto dell’apertura, mentre i suoi primi maestri vi informeranno sulle esperienze, a cui è stato sottoposto per fargli riconoscere e manifestare la sua vocazione di devozione, amore e venerazione verso il membro maschile. Inoltre è stato temprato ad accettare persino richieste singolari con grande disinvoltura! A tutti voi, stimati ospiti, che avete voluto essere presenti al rito della sua entrata nel mondo dell’accompagnamento, della cortesia, della seduzione, della gioia del donarsi totalmente ad un altro uomo per farlo godere, è stata consegnata copia della descrizione del suo percorso di preparazione, di esperienze e di cultura omosessuale, al quale ha chiesto di aderire, accettando anche test molto spinti, strani e fuori del comune. Ci è stato affidato per far godere quelli che lo chiederanno e noi, della maison, saremo felici e orgogliosi di condividere simile meraviglia, siffatto capolavoro della natura. … e, se qualcuno vorrà provare certe pratiche da lui sperimentate, … non avrà che da chiedere ai suoi educatori, ora, suoi padrini. Osservate …”. Nel frattempo a fianco della conduttrice comparvero quelli che lo avevano aiutato a conoscersi e che erano già stati aggiudicati. Romeo, postosi alle spalle del chierichetto, muoveva le mani dall’alto verso il basso e viceversa, per mostrare, presentare, esibire la silhouette del fratello, provocandone contrazioni, inarcamenti, spasmi muti, abbandoni, piagnucolii. Tra i presenti una figura in nero, con copricapo e mantella, che lo copriva sino alle caviglie, guardava la scena, dando ogni tanto dei segnali con le mani ai suoi assistenti. Ne aveva tre: due alti, robusti, scultorei, maestosi, di colore, aventi strumenti magnifici, di misure singolari, non comuni e uno raggomitolato ai suoi piedi, bianco, glabro, mingherlino, con collare fornito di un posteriore a mandolino, segnato da graffi simili ad unghiate, da cui emergeva una coda da levriero.
“Romeo, noooo! Stai fermo, stai …” Ansimava
“Eee noo, fradeo! Non posxo! Lori ii gà da veder come te piase aver dee man che gira so de ti; come te cedi, … come te versxi e te cai. Gò da mostrarghe el to pisxinin … che piansxe. El sembra che el pisxe! Vardè omeni, come che ciapo me fradeo!”
“El sxè me fradeo, ma vardè, Siori, che cueto che el gà! Mhhhhhh! Che morbido che el sxè, beo tondo, sneo, coe guiste curve, cicioteo, meravijosamente proporsionà, teribilmente beo. El sxè tuto da lecar, magnar, goder. Se poe ndarghe dentro coea lengoa, pa amansirlo e farlo pì moeo, in modo che seo posxa, dopo, fregar, pa sverginarlo e trapanarlo. El sembra queo de na femeneta, … e che profumo che el gà! Non savevo, fin poco tempo fa, de aver on fradeo tanto carin, beo, concupiscente e, dasxeme dir: meo faria anca mi. Valtri no podì saver quanto che el voria ciaparlo; el sxè là che el sgiosxa dai so busi, come na femena in caor. Vardè come che el gà bagnà aa so veste, dadrio e davanti. Clelia coxa dixito? Ghe also nà scianta sta sotana bianca, ghè mostremo, on poco, a stì siori el mapamondo coerto, ma tuto bagnà, insucherà de creme bone?”
“Sì, ma non nasconderlo con il tuo fisico. Le persone, qui presenti, vogliono vedere Celestino per fare delle offerte e non suo fratello.”
“Scuseme, no me gero corto de starve davanti, ma pongo remedio suito. Vardè. Me meto in desparte, par mostrarve come el move el cueto, quando co na man ghe pasxo tra e ciape, pà ciaparghe el so jxogatoeo. No el riesce a ciuciar gnanca el deo de Roberto, da quanto coto el sxè. A proposito, ve raconto na sceneta avenua sol birocio, quando semo ndai torlo a casa sua. El gera pena arivà dal coejio: el somijava a on pulxzin, perso daea cioca. Pajdo, impacià, emosxionà, non saveva coxsa far o proferir; tanto che o gavemo spojià in un atimo e dopo, mentre Roberto o tegnea, mi, da dadrio co na man in mexso ae ciape, ghe o gaveo brincà par menargheo e farlo xgioxsar e tuto chesto davanti al sior Conte. El staa come on porseo: el disea de dasharlo star, ma eo el slargava sempre de pì ee gambe fin che o gò fato pixar. Bhe, lora, co l’altra man ghe tiravo el pixo soea pansa, ghe gho onto el viso e, scuxeme, el someijava a na bisha, da come el se demenava da na parte a altra; el sxe contraea; el metea a testa sol caxso de Berto, che el savea de sboro e de staea. El piansxea, ma me lasxava far, fin chè ghe gò svodà ee baete. El gera beo onto, profumà dea so sbora e deo xso pisxo, coe lacrime ai oci, el tremava tuto. O che beo, o che beo chel gera; e mi o gò tanto duro! Ghe sxè qualcun che me o voe ciapar? Vardè! … e ti, Clelia a che punto sito?”
“Avrai tutto il tempo che vorrai per giocare con il damerino che conosci, ma ora prosegui con la presentazione visiva di Celestino. Agli ospiti piace come proponi, presenti ed offri tuo fratello! Loro desiderano vedere un po’ più eccitazione, più contrazioni e allungamenti, più fluttuazioni e beccheggi. Le offerte si stanno …”
“Gavì da saver che stò bocia, el sa de greco e de latin. E so paxine de diario ee xè de na pasxion, de no erotismo che, chi scolta el sé bagna tutto. El sembraria che, quel che gà scritto, lo gabia vissuo co partecipaxion, slancio e tanta voija. Xserte paxine ee xè maciae e noi altri podemo pensar de coxsa. Sensa pensar dee bisce, ch’el voe dentro de lu; che ee gà da ingnararse, da far gnaro, da impenirlo. Mi quando Camijo el me lexge colcoxa de suo, me vien de cagar moeo. Adesxo ve mostro cosxa ghe fasxo far: el l’è en tiro. Savì anca valtri che se fa fadiga a pixar quando el xè cosxì!” … e qui, alzando la tunichetta, presentava agli astanti accaldati l’eccitazione del fratello. “Fradeeto, te recordito, quando aa mama te disxeva, prima de ndare a leto, de pisxar e ti non te geri bon de farne na sgioxa: alora ea, te ciapava e tegnendoteo, te disxeva varie volte -piss-piss- finché tea fasei. Vardè voialtri come oo fasxo orinar!” … e rifacendo gesti, carezze con suoni vocali usi per i bambini, Romeo riuscì nell’intento. “A ve vedo tutti coi oci sgranai, sbarai, verti che voì saver cosxa ghe fasxo: bhe, desxo che cavo el capuxio, in modo che o vardei anca in viso e dopo ghe also fin sora i campanei el strasxo che lo querxe. Pisxa, pisxa picinin, che go caro lavarte e profumarte col to pisxo.” … e così comunicando, indirizzava verso il torace il getto per bagnarlo di essenze gialline, massaggiando, frizionando sino a farlo flettere sulle ginocchia. “Oh, come te sì beo co sta sguàsa dorada, che core sxò par el to fisico sneo, moscardìn, arso; che el se contorse come na anguija apena teo tochi. So che te voi ciuciar i me dei, chi j sa de pisxo. Vardè omeni, vardè come el xè drio cusinarse! Vardèghe el cueo come el se demena. El sembra che el disa: ciapeme, strixame, servete, alagame e colmame de sbora. Voaltri non podì saver quanto che piaxe el casxo! El xè me fradeo, ma digo che el xè nato par venerar, amar, acaresxar, odorar, ciuciar, strensxer e molsxer el re del mondo! Eh sì, perché chesto -prendendo il suo notevole, gagliardo membro – tuti lo voe nei so busi, dae femene ai omeni e mi posxo aserir che lu el preferisxe on buso streto a na mona e se dopo sto orifisxio de carne nol xè ancora sxiircondà de pei, come chesto, beh ... chi lo mete, el gode come non se pol imaxinar!” … e proseguiva nel massaggio, facendo contorcere, inarcare quel corpo.
Dal tavolo dei quattro, lo schiavo bianco, tenuto al guinzaglio dagli altri due, fu condotto strisciando alla anchorman per consegnargli uno scritto, che aveva fra i denti. Scodinzolando attirò l’attenzione. Clelia per nulla sorpresa della modalità di consegna, prese e lesse il foglio.
“Gentiluomini, devo fermarmi, poiché è appena stata avanzata una proposta che ritengo opportuno che sia vista dalla direzione di questa casa chiusa in cui si pratica la prostituzione maschile.” Il foglio visto dal conte, ritornò a lei, controfirmato per accettazione.
“Signori, l’offerta è stata accolta per l’entità e per la lussuria che suggerisce. È opportuno che legga lo scritto del Signore per rendervi edotti sulla sua entità e della proposta fattavi affinché lo perdoniate: < Gentlemen, anni fa, ero bambino, sono stato sottoposto alla conservazione e formazione della voce per animare le festività delle nostre terre. Per soddisfare le brame di alcuni conobbi la libidine e la depravazione. Per la voce divenni ricco, ma del periodo del collegio mi rimasero i deprimenti ricordi dell’evirazione, a cui do appagamento, prendendomi dei capricci, anche se molto costosi, come questo. I due Tutsi, che vedete, mi danno piacere quando lo richiedo ed inoltre sono gli aiutanti del mio tutore. Egli ha già la sua cagna, che avete poc’anzi conosciuto, ma anche lui necessita a volte di variare; per cui ho accettato l’invito, ho fatto un’offerta che darò da montare al mio fido aiuto; inoltre ho chiesto che il signor Romeo collabori, fottendo oralmente la cagnetta, suo fratello.
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