Greta schiava - 3 continua

di
genere
dominazione


Mentre camminavo, nuda, a quattro zampe, con quel collare, capii che stavo vivendo la fantasia che avevo sempre desiderato, fare la schiava, essere il giocattolo sessuale di qualcuno.

La cosa mi stava eccitando da morire.
Era un desiderio che si stava realizzando...

Mi condusse in una specie di cantina, in una stanza piuttosto grande col pavimento di cemento.

Mi lasciò in mezzo alla stanza, mi tolse il collare, si diresse verso una parete e mi disse
"Vieni qui".

Lo raggiunsi, sempre a quattro zampe e rimasi in quella posizione di fronte a lui aspettando ordini.

Lì a fianco c'era un mobile con degli oggetti strani di cui non capii subito l'uso ma solo che servivano nelle pratiche di dominazione.

Scorsi anche diversi vibratori e falli di gomma colorati.

Il padrone prese una specie di maschera, era costituita solo da due strisce incrociate tra loro e me la mise addosso facendo combaciare l'incrocio con il centro dei miei occhi, poi la chiuse sul retro.

Prese una palla di gomma con dei lacci attaccati, mi infilò la palla in bocca e mi legò i lacci dietro la testa.

Mi fece alzare in piedi e alzare le braccia, lui mi legò i polsi con una corda ad una catena che pendeva dal soffitto, legò poi un’altra corda alla catena, la fece passare sotto il mio ginocchio e legò anche questa alla catena.

Per facilitargli i movimenti alzai bene la gamba, notando la mia flessibilità rimase piacevolmente sorpreso e spostò la corda dal ginocchio alla caviglia.

Dopo avermi legata mi disse

"Sono un po’ stanco, vado a riposare" e se ne andò senza aggiungere altro, lasciandomi lì da sola, legata e al buio, perché spense anche la luce.

Non vorrà davvero lasciarmi qui così? pensai... ma lui non venne che (credo) un'ora dopo...


Accese la luce e venne verso di me, senza dire niente mi mise una mano sulla figa e cominciò a sfregarla con forza.

Quando mi fui infradiciata per bene smise di strofinare e prese a dare degli schiaffetti, non molto forti.

Legata com' ero avevo la passera ben aperta e prendevo in pieno i suoi colpi.

Aumentò la forza degli schiaffi e presi a lamentarmi, lui non disse niente ma continuò a colpirmi.

Provai a dire 'basta' ma la palla di gomma che avevo in bocca mi impediva di farmi capire.

Sentivo dolore ma anche piacere, non era male essere colpita a quel modo e lui doveva saperlo.

Dopo un po’, con una mano mi aprì le grandi labbra e con l'altra, prese a colpire il clitoride che era già un po’ gonfio.

Ai primi schiaffi sentii solo un gran dolore, poi piano piano scoprii anche il piacere e i miei lamenti diventarono gemiti.

Il mio clitoride era diventato bello duro e grosso e io godevo ad essere colpita proprio lì dalle mani grandi del mio padrone.

Ero bagnatissima, desideravo essere penetrata da lui, lo volevo, lo amavo già.

Lui mi accontentò, ma solo con le dita.

Mi infilò un dito all'improvviso, tutto dentro fino in fondo facendomi sussultare e gemere, cominciò a muoverlo dentro, poi avanti e indietro velocemente.

Sempre all' improvviso infilò un altro dito masturbandomi con forza e dopo quello ne infilò un altro ancora.

Andò avanti così per diversi minuti, spingendo le dita fino in fondo, muovendole all' interno e scopandomi forte con quelle mentre io gemevo di piacere.

Poi sfilò le dita e dopo avermi tolto la palla dalla bocca, me le fece leccare e succhiare.

"Senti il tuo sapore, leccati schiava, senti come hai goduto".

Succhiavo quelle dita intrise dei miei umori e mi piaceva, ma ancora più bello era l'onore di poter leccare la mano del mio padrone, quella stessa mano che mi punisce quando sbaglio.

Mi rimise la palla in bocca, mi diede altri colpi sulla figa e prese un frustino.

Mi spaventai un po’, come quando prima avevo visto la cintura, lui mi passò il frustino sul viso e sulle tette, lo fece scendere giù e con quello mi accarezzò la figa.

Dopo qualche carezza sentii un colpo fortissimo sul clitoride, poi un altro e un altro ancora.

Mi colpiva ancora più forte di come aveva fatto con la mano, sentivo la passera in fiamme, era troppo doloroso.

Iniziai a dimenarmi e a tentare di urlargli di smetterla ma non ci riuscivo, la palla mi impediva di parlare e le corde di muovermi e proprio il rendermi conto di non muovermi mi fece capire quanto in realtà fosse eccitante.

Poco alla volta mi abituai a quei colpi e la mia voce si smorzò per far spazio ai gemiti.
di
scritto il
2023-09-04
7 . 1 K
visite
2
voti
valutazione
5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Greta schiava - 2 continua

racconto sucessivo

Greta schiava - 4 continua
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.