Qualunque cosa - Capitolo 9
di
OldMaster68
genere
dominazione
Andai ad aprire ed era effettivamente lei, un po’ in anticipo e in abbigliamento sportivo, una tuta nera, attillata in un unico pezzo, il top con spalline larghe tipo canottiera e sopra una camicia bianca aperta con maniche risvoltate. una piccola borsa monospalla portata sotto la camicia e scarpe da ginnastica.
“Buongiorno, prego, entra e togliti le scarpe”
Capitolo 9
“Stavo per fare colazione, prendi qualcosa ?”
“Si, va bene”
Ci sedemmo ai lati opposti del piano della cucina dove avevo preparato la colazione, Martha prese un cornetto e cominciò a staccarne piccoli pezzi con le mani portandoli alla bocca.
“Sono qui, ti ascolto…”
“Sono incazzata con te!”
“Perché ?”
“Perché mi hai deliberatamente picchiato!”
“No! Questo non è corretto.
Tu hai scelto, anzi, no, tu hai VOLUTO venire a vedere cosa avrei fatto a Daphne,
tu ti sei offerta di essere frustata al suo posto.
Avresti potuto non venire, avresti potuto non offrirti, avresti potuto chiedermi di smettere di frustarti, ma non hai fatto nessuna di queste cose.
Quello che io faccio con Daphne riguarda esclusivamente Daphne e me.
Hai chiesto di essere una spettatrice e con il consenso di Daphne te l’ho concesso.
Ti ho dato l’opportunità di alleviare la sua punizione e volontariamente hai accettato di farlo.
Non puoi dare la colpa a me di questo.
E non puoi seriamente aver pensato che ti avrei risparmiato quella sofferenza.”
“Si, ma sei uno stronzo! Fai male alle persone…”
“No, faccio alle persone ciò che loro vogliono gli venga fatto.
Mi piace ? Certo! Ma non è la mia natura, non mi piace dispensare sofferenza, mi piace dominare. Ma lo faccio solo in un ambito privato con regole ben precise e con persone che accettano e rispettano quelle stesse regole.
Tu ti sei voluta infilare in qualcosa che non conoscevi e ora sei confusa e incazzata, posso comprenderlo, ma posso anche dirti che ti sbagli.
Martha, mi conosci, ti conosco, sai chi sono nella vita di tutti i giorni, quello sono io, e anche quello dell’altra sera sono io, Ma non sono due parti in conflitto, è solo un’altra parte di me, che se e quando trovo la persona giusta posso esprimere.
‘Posso’, non ‘devo’. Non è una pulsione che devo controllare o reprimere.
Spero di essere riuscito a farmi capire.”
“Si, ma sono comunque incazzata con te”
“Posso farti una domanda ?”
“Si”
“Cosa hai provato l’altra sera ?
Torna con la mente alle sensazioni che hai provato, non solo quelle fisiche, cosa hai provato ?”
Martha teneva il cornetto in mano tirano leggermente la pasta con le dita senza staccare il pezzetto, lo sguardo sul piatto, in silenzio, poi sollevò la testa e mi guardò.
“Non saprei dirlo con esattezza, emozioni diverse, contrastanti, su di te soprattutto, sei una persona che stimo, in un certo senso ti voglio bene credo, e penso tu ne voglia a me, e stato sconvolgente vedere con quale noncuranza mi colpivi, hai distrutto la mia fiducia in te, in passato ho potuto contare sempre su di te, sei stato una spalla, un amico, un confidente.
Vederti fare quelle cose…”
“Capisco, ma credo ci sia dell’altro”
“Sono arrabbiata”
“Si, lo so, forse dovresti sfogare questa rabbia, canalizzarla”
“Che stai dicendo ?”
“Che dovresti trovare un modo per liberare tutta questa tensione accumulata, se vuoi puoi picchiarmi, o insultarmi, in realtà lo stai facendo da quando sei entrata, ma mi pare non stia funzionando, anzi, ora sei forse più tesa di quando sei entrata, perché evidentemente questo, per te non è il modo giusto.”
“E quale dovrebbe essere il modo giusto ? Farmi una scopata con te ?”
“Non ho detto questo, il modo giusto lo devi trovare da sola, per alcune è il sesso, per altre è appagante il dolore, non è per tutti uguale.
A te non piace il dolore, lo hai fatto per salvare lei, ma non ti è piaciuto, questo è evidente. Vuoi sfogarti facendo sesso ? Potrebbe essere una soluzione, ma devi scoprirlo da sola, è diverso per ognuno, magari infliggere dolore potrebbe essere quello che ti aiuta.”
“Non lo so, però in parte hai ragione, il dolore non mi è piaciuto, ma la situazione mi ha eccitato, forse è per questo che sono così incazzata, le reazioni del mio corpo non sono state quelle che mi aspettavo, non completamente almeno. Forse dovrei fare sesso…”
Scese dallo sgabello e si avvicinò a me.
“Che stai facendo ?”
“Me lo hai suggerito tu che fare sesso poteva aiutarmi, vuoi tirarti indietro ?”
“Martha, non mi pare una buona idea…”
“Aiutami per favore, non sono solo incazzata, sono anche eccitata, non mi passa, me la sono consumata a furia di masturbarmi ma non mi passa…”
“Martha…”
Mi soffocò in bocca le parole che stavo per pronunciare baciandomi, la sua lingua si faceva strada nella mia bocca. Sapeva di burro e vaniglia.
Scesi dallo sgabello e la spinsi contro il muro, bloccandola e continuando a baciarla, passavo le mani sul suo corpo, la tuta attillata era come una seconda pelle, potevo sentire le sue forme come se fosse nuda ma non il calore della sua pelle.
Le afferrai i polsi portandoli sopra la sua testa e bloccandoli con una mano senza staccarmi dalla sua bocca, per tutta risposta emise un gemito nella mia bocca, allargò impercettibilmente le gambe e sollevò un ginocchio per cingermi.
Con la mano libera la afferrai sotto il ginocchio per sollevarle ulteriormente la sua gamba e spingere il mio bacino contro il suo.
“Légami!”
Quell’unica parola sussurrata come un ordine e una supplica allo stesso tempo.
Tirandola per i polsi, che tenevo ancora saldamente nella mia mano, la portai nella camera dove era stata frustata solo pochi giorni prima.
Le tolsi la camicia e la borsa, tirai giù le spalline della tuta facendola scendere fino alla vita scoprendole il seno, presi un capezzolo fa le labbra baciando e succhiando.
Mi spostai alle sue spalle per poter afferrare i suoi piccoli seni con entrambe le mani, li strizzai senza stringere troppo, con le mani scesi lungo il ventre fino al dove avevo lasciato il resto della tuta, afferrai i lembi e spinsi verso il basso facendola scendere fino ai piedi.
Martha sollevò un piede sfilandolo dalla tuta e con l’altro la calciò poco lontano.
Ora aveva solo un tanga nero sportivo addosso. Le baciai il pube attraverso le mutandine.
Le presi di nuovo per i polsi e la spinsi sul letto.
Legai insieme i polsi come avevo fatto quando l’avevo frustata e fissai l’estremità della corda alla testiera del letto, in questo modo poteva girarsi senza problemi ma era comunque legata.
La baciai in bocca e poi sul mento, sul collo, i capezzoli, la pancia, il monte di venere, sfilai il tanga continuando a baciare ogni lembo di pelle che scoprivo facendo scendere le mutandine.
Risalendo baciai l’interno delle cosce partendo poco sopra il ginocchio, lei aprì le gambe per facilitarmi il compito, quando arrivai all’inguine le gambe erano molto aperte, mi tuffai con la lingua sulle sue grandi labbra percorrendole in tutta la loro lunghezza, iniziavano quasi attaccate all’ano e proseguivano lunghe e sottili fino al cappuccio che copriva il clitoride, leccai l’esterno, lentamente, girando intorno al clito, penetrai con la lingua diverse volte e poi con le dita scoprii il clitoride e lo leccai delicatamente, lo presi fra le labbra e iniziai a succhiare usando anche la lingua.
Martha strattonava le corde inarcando la schiena, proseguii con lo stesso trattamento finché la sentii venirmi in bocca.
Approfittai, mentre si riprendeva per spogliarmi e tornare su di lei.
Non avevo mai considerato Martha da questo punto di vista, ora che la vedevo così, nuda, eccitata, mi resi conto che era bella, bella e desiderabile.
Presi in una mano un seno e fra le labbra il capezzo dell’altro, mi piaceva il suo seno piccolo e sodo, era una calamita irresistibile.
Martha era ancora molto eccitata e spingeva il bacino verso l’alto, verso di me, in un chiaro invito.
Le fui sopra, e dentro di lei.
“Si! Si! Si!”
I suoi “Si!” al ritmo dei miei affondi.
La presi per le caviglie unendole e sollevandole per far avvicinare fra loro le gambe senza uscire da lei, continuai a penetrarla così, con le sue gambe unite che la rendevano leggermente più stretta e aumentavano la sua sensibilità.
Tenendo le gambe sempre unite la feci mettere su un fianco facendole portare le ginocchia unite quasi al petto, in questa posizione raggiunse di nuovo l’orgasmo.
Aiutandosi con i gomiti, si girò completamente a pancia in giù, aprì le ginocchia e appoggiò le spalle sul letto tenendo sollevato il sedere in una posa assolutamente irresistibile, e infatti non resistetti dall’affondare di nuovo in lei, ancora e ancora, stavo godendo da matti, e non sarei durato ancora a lungo.
Mi sfilai da lei per indossare un preservativo ma mi fermò
“No, vienimi dentro! Voglio sentirti godere dentro di me”
Quelle parole furono un ulteriore afrodisiaco, rientri in lei e la cavalcai con ancora più foga di prima.
Anche lei era prossima ad un ulteriore orgasmo, che non tardò ad arrivare, le contrazioni della sua vagina mi dettero il colpo di grazia, venni continuando a spingere il mio cazzo in lei.
Si lasciò cadere di lato, slegai i polsi, erano piuttosto segnati dalla corda che aveva tirato abbastanza violentemente durante l’amplesso,
La lasciai sul letto e andai a farmi una doccia, lasciai sul letto accanto a lei un accappatoio pulito e andai in cucina, in effetti non avevamo toccato quasi nulla presi dalla discussione e da quello che era accaduto dopo.
Una mezz'ora dopo entrò in cucina anche lei, venne verso di me, afferrò il bavero del mio accappatoio e si strinse a me, la cinsi con le braccia intorno alle spalle.
Rimanemmo diversi secondi in quello strano abbraccio, poi sollevo la testa, mi guardò e disse: “Ho le idee un po’ più chiare ora”
“E quindi ?”
“E quindi penso che essere legata mi piace più di quanto sia disposta ad ammettere, probabilmente perché mi spaventa anche, non so se riuscirei a lasciarmelo fare da chiunque. Con te non è stato un problema, di te mi fido, e mi fidavo anche prima di questo. Ma affidare tutta me stessa, essere immobilizzata, da chiunque altro… Non so, dovrebbe essere qualcuno di cui possa fidarmi completamente, solo così riuscirei a lasciarmi andare come ho fatto oggi.
Il dolore non mi interessa, ma essere immobilizzata mi intriga e mi eccita, porta le sensazioni ad un altro livello.
Non ammetterei questa cosa con nessuno.”
“Sei ancora incazzata con me ?”
“Si e no, diciamo che non sono più incazzata come quando sono arrivata, ma questa cosa delle punizioni e del fatto che infliggi dolore ancora non riesco a metabolizzarla.”
“Capisco, vedila così: Se una settimana fa qualcuno ti avesse detto che le piaceva essere legata mentre faceva sesso, probabilomente avresti avuto la stessa reazione che stai avendo ora nei confronti delle punizioni. Ora che tu stessa hai sperimentato cosa si prova ad essere legate, e hai realizzato che ti piace, hai una visione diversa di questa pratica. Ecco, per il dolore è la stessa cosa. A te non piace e magari mette anche a disagio parlarne o vederlo, ma ad altri eccita. Non è né giusto né sbagliato semplicemente ad alcuni piace e lo praticano nel rispetto reciproco.”
“Si, ha senso”
Mi baciò sulla guancia.
“Grazie per avermi ascoltata, anche quando avresti semplicemente potuto ignorarmi, e per avermi aiutata, mi sento bene ora.”
“Non mi devi ringraziare di nulla, non siamo solo colleghi, ti ho sempre ritenuta anche e soprattutto un’amica, e mi è sembrato del tutto naturale starti ad ascoltare e darti le informazioni che volevi per aiutarti a vedere le cose anche da un altro punto di vista. E per quanto riguarda quello che è successo dopo, era una cosa che volevamo entrambi, sei desiderabile e sensuale. Vorrei però che quello che abbiamo fatto non cambi quello che siamo. Ti stimo e ti rispetto come amica e vorrei che le cose fra di noi restassero così. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, ma non in ‘quel’ senso.”
“Insomma, mi hai scopato e ora mi stai scaricando…
Bastardo e irresponsabile come tutti i maschi”
Stavo per replicare quando vidi che stava ridendo sotto i baffi.
“Pensavo fossi seria”
“Beh, la sostanza di quello che sta succedendo è quella, però concordo con te, non cerco una relazione in questo momento, e non la vorrei con te, troppe complicazioni, preferisco averti come amico, o scopamico piuttosto che come amante”
Disse ridendo.
Se ne andò per tornare qualche minuto più tardi vestita come quando era arrivata, la accompagnai alla porta dove mi diede di nuovo un bacio sulla guancia, la trovai una cosa singolare ma carina da parte sua, un segno di affetto e di complicità.
Dopo che Martha se ne fu andata iniziai a pensare a come avrei punito Daphne, onestamente non avevo troppa voglia di occuparmi di questa cosa, ma non potevo fargliela passare liscia, più che altro volevo capire perché deliberatamente si fosse comportata in modo da indurmi a punirla.
Ma prima doveva ricevere una sonora lezione su quello che accadeva a chi disobbediva.
Preparai tutto il necessario e me ne andai a mangiare.
Daphne arrivò puntuale, indossava un paio di jeans neri attillati, decolleté nere con tacco basso e una t-shirt nera.
Mi stava di nuovo sfidando, evidentemente voleva provocare una reazione.
Le chiesi di spogliarsi completamente lì, sul pianerottolo, prima di entrare e mi feci consegnare tutti gli indumenti.
Come intimo aveva un perizoma bianco molto semplice non aveva messo il plug anale.
“Piegati in avanti!”
Le infilai un plug in acciaio di medie dimensioni nell’ano dopo averglielo fatto lubrificare con la sua saliva infilandoglielo in bocca, più grande di quelli che avrebbe dovuto indossare di solito, ma entrò comunque senza troppi problemi. Lasciai i suoi vestiti a terra vicino alla porta e tenni in mano il perizoma.
La afferrai per i capelli e la portai nella stanza.
Avevo tirato fuori una croce di S.Andrea che poteva essere inclinata e che nella parte superiore offriva un appogio per la schiena e la testa tra le assi superiori, al momento era quasi in verticale.
La feci mettere con la schiena appoggiata alle assi, le bloccai i polsi alle assi superiori, in modo che il bacino fosse leggermente più in basso dell’incrocio delle assi.
Inclinai la croce in posizione orizzontale, allacciai le cavigliere, sollevai le sue gambe perpendicolari al busto e divaricate con le solite corde al soffitto.
Aveva poca libertà di movimento, ma poteva ancora sollevare il bacino, quindi passai una cintura appena sopra l’attaccatura delle gambe bloccandole ogni possibilità di movimento.
Presi mollette per capezzoli con i terminali in gomma e fissandole alle labbra della fica le tirai le catenelle verso l’esterno esponendo il più possibile il clitoride. alle estremità delle catenelle c’erano due pesi da 50 grammi, più che sufficienti per mantenere aperte le labbra senza fare troppo male.
Per ultimo sfilai il plug e lo sostituii con uno leggermente più lungo e più largo, sempre in acciaio.
Non l’avevo ne bendata ne imbavagliata, volevo sentirla strillare, tanto la stanza era insonorizzata, avrei continuato fino a farle dire la safeword.
Presi un frustino da cavallo, e cominciai a solleticarla con la parte terminale, il seno, i capezzoli, la pancia l’inguine i glutei.
Mi portai di fronte a lei e diedi un colpetto leggero sul clitoride, sussultò, ma di fatto era impossibilitata in qualsiasi movimento.
Mirai ai glutei e feci partire un colpo forte colpendoli entrambi in orizzontale.
continua…
“Buongiorno, prego, entra e togliti le scarpe”
Capitolo 9
“Stavo per fare colazione, prendi qualcosa ?”
“Si, va bene”
Ci sedemmo ai lati opposti del piano della cucina dove avevo preparato la colazione, Martha prese un cornetto e cominciò a staccarne piccoli pezzi con le mani portandoli alla bocca.
“Sono qui, ti ascolto…”
“Sono incazzata con te!”
“Perché ?”
“Perché mi hai deliberatamente picchiato!”
“No! Questo non è corretto.
Tu hai scelto, anzi, no, tu hai VOLUTO venire a vedere cosa avrei fatto a Daphne,
tu ti sei offerta di essere frustata al suo posto.
Avresti potuto non venire, avresti potuto non offrirti, avresti potuto chiedermi di smettere di frustarti, ma non hai fatto nessuna di queste cose.
Quello che io faccio con Daphne riguarda esclusivamente Daphne e me.
Hai chiesto di essere una spettatrice e con il consenso di Daphne te l’ho concesso.
Ti ho dato l’opportunità di alleviare la sua punizione e volontariamente hai accettato di farlo.
Non puoi dare la colpa a me di questo.
E non puoi seriamente aver pensato che ti avrei risparmiato quella sofferenza.”
“Si, ma sei uno stronzo! Fai male alle persone…”
“No, faccio alle persone ciò che loro vogliono gli venga fatto.
Mi piace ? Certo! Ma non è la mia natura, non mi piace dispensare sofferenza, mi piace dominare. Ma lo faccio solo in un ambito privato con regole ben precise e con persone che accettano e rispettano quelle stesse regole.
Tu ti sei voluta infilare in qualcosa che non conoscevi e ora sei confusa e incazzata, posso comprenderlo, ma posso anche dirti che ti sbagli.
Martha, mi conosci, ti conosco, sai chi sono nella vita di tutti i giorni, quello sono io, e anche quello dell’altra sera sono io, Ma non sono due parti in conflitto, è solo un’altra parte di me, che se e quando trovo la persona giusta posso esprimere.
‘Posso’, non ‘devo’. Non è una pulsione che devo controllare o reprimere.
Spero di essere riuscito a farmi capire.”
“Si, ma sono comunque incazzata con te”
“Posso farti una domanda ?”
“Si”
“Cosa hai provato l’altra sera ?
Torna con la mente alle sensazioni che hai provato, non solo quelle fisiche, cosa hai provato ?”
Martha teneva il cornetto in mano tirano leggermente la pasta con le dita senza staccare il pezzetto, lo sguardo sul piatto, in silenzio, poi sollevò la testa e mi guardò.
“Non saprei dirlo con esattezza, emozioni diverse, contrastanti, su di te soprattutto, sei una persona che stimo, in un certo senso ti voglio bene credo, e penso tu ne voglia a me, e stato sconvolgente vedere con quale noncuranza mi colpivi, hai distrutto la mia fiducia in te, in passato ho potuto contare sempre su di te, sei stato una spalla, un amico, un confidente.
Vederti fare quelle cose…”
“Capisco, ma credo ci sia dell’altro”
“Sono arrabbiata”
“Si, lo so, forse dovresti sfogare questa rabbia, canalizzarla”
“Che stai dicendo ?”
“Che dovresti trovare un modo per liberare tutta questa tensione accumulata, se vuoi puoi picchiarmi, o insultarmi, in realtà lo stai facendo da quando sei entrata, ma mi pare non stia funzionando, anzi, ora sei forse più tesa di quando sei entrata, perché evidentemente questo, per te non è il modo giusto.”
“E quale dovrebbe essere il modo giusto ? Farmi una scopata con te ?”
“Non ho detto questo, il modo giusto lo devi trovare da sola, per alcune è il sesso, per altre è appagante il dolore, non è per tutti uguale.
A te non piace il dolore, lo hai fatto per salvare lei, ma non ti è piaciuto, questo è evidente. Vuoi sfogarti facendo sesso ? Potrebbe essere una soluzione, ma devi scoprirlo da sola, è diverso per ognuno, magari infliggere dolore potrebbe essere quello che ti aiuta.”
“Non lo so, però in parte hai ragione, il dolore non mi è piaciuto, ma la situazione mi ha eccitato, forse è per questo che sono così incazzata, le reazioni del mio corpo non sono state quelle che mi aspettavo, non completamente almeno. Forse dovrei fare sesso…”
Scese dallo sgabello e si avvicinò a me.
“Che stai facendo ?”
“Me lo hai suggerito tu che fare sesso poteva aiutarmi, vuoi tirarti indietro ?”
“Martha, non mi pare una buona idea…”
“Aiutami per favore, non sono solo incazzata, sono anche eccitata, non mi passa, me la sono consumata a furia di masturbarmi ma non mi passa…”
“Martha…”
Mi soffocò in bocca le parole che stavo per pronunciare baciandomi, la sua lingua si faceva strada nella mia bocca. Sapeva di burro e vaniglia.
Scesi dallo sgabello e la spinsi contro il muro, bloccandola e continuando a baciarla, passavo le mani sul suo corpo, la tuta attillata era come una seconda pelle, potevo sentire le sue forme come se fosse nuda ma non il calore della sua pelle.
Le afferrai i polsi portandoli sopra la sua testa e bloccandoli con una mano senza staccarmi dalla sua bocca, per tutta risposta emise un gemito nella mia bocca, allargò impercettibilmente le gambe e sollevò un ginocchio per cingermi.
Con la mano libera la afferrai sotto il ginocchio per sollevarle ulteriormente la sua gamba e spingere il mio bacino contro il suo.
“Légami!”
Quell’unica parola sussurrata come un ordine e una supplica allo stesso tempo.
Tirandola per i polsi, che tenevo ancora saldamente nella mia mano, la portai nella camera dove era stata frustata solo pochi giorni prima.
Le tolsi la camicia e la borsa, tirai giù le spalline della tuta facendola scendere fino alla vita scoprendole il seno, presi un capezzolo fa le labbra baciando e succhiando.
Mi spostai alle sue spalle per poter afferrare i suoi piccoli seni con entrambe le mani, li strizzai senza stringere troppo, con le mani scesi lungo il ventre fino al dove avevo lasciato il resto della tuta, afferrai i lembi e spinsi verso il basso facendola scendere fino ai piedi.
Martha sollevò un piede sfilandolo dalla tuta e con l’altro la calciò poco lontano.
Ora aveva solo un tanga nero sportivo addosso. Le baciai il pube attraverso le mutandine.
Le presi di nuovo per i polsi e la spinsi sul letto.
Legai insieme i polsi come avevo fatto quando l’avevo frustata e fissai l’estremità della corda alla testiera del letto, in questo modo poteva girarsi senza problemi ma era comunque legata.
La baciai in bocca e poi sul mento, sul collo, i capezzoli, la pancia, il monte di venere, sfilai il tanga continuando a baciare ogni lembo di pelle che scoprivo facendo scendere le mutandine.
Risalendo baciai l’interno delle cosce partendo poco sopra il ginocchio, lei aprì le gambe per facilitarmi il compito, quando arrivai all’inguine le gambe erano molto aperte, mi tuffai con la lingua sulle sue grandi labbra percorrendole in tutta la loro lunghezza, iniziavano quasi attaccate all’ano e proseguivano lunghe e sottili fino al cappuccio che copriva il clitoride, leccai l’esterno, lentamente, girando intorno al clito, penetrai con la lingua diverse volte e poi con le dita scoprii il clitoride e lo leccai delicatamente, lo presi fra le labbra e iniziai a succhiare usando anche la lingua.
Martha strattonava le corde inarcando la schiena, proseguii con lo stesso trattamento finché la sentii venirmi in bocca.
Approfittai, mentre si riprendeva per spogliarmi e tornare su di lei.
Non avevo mai considerato Martha da questo punto di vista, ora che la vedevo così, nuda, eccitata, mi resi conto che era bella, bella e desiderabile.
Presi in una mano un seno e fra le labbra il capezzo dell’altro, mi piaceva il suo seno piccolo e sodo, era una calamita irresistibile.
Martha era ancora molto eccitata e spingeva il bacino verso l’alto, verso di me, in un chiaro invito.
Le fui sopra, e dentro di lei.
“Si! Si! Si!”
I suoi “Si!” al ritmo dei miei affondi.
La presi per le caviglie unendole e sollevandole per far avvicinare fra loro le gambe senza uscire da lei, continuai a penetrarla così, con le sue gambe unite che la rendevano leggermente più stretta e aumentavano la sua sensibilità.
Tenendo le gambe sempre unite la feci mettere su un fianco facendole portare le ginocchia unite quasi al petto, in questa posizione raggiunse di nuovo l’orgasmo.
Aiutandosi con i gomiti, si girò completamente a pancia in giù, aprì le ginocchia e appoggiò le spalle sul letto tenendo sollevato il sedere in una posa assolutamente irresistibile, e infatti non resistetti dall’affondare di nuovo in lei, ancora e ancora, stavo godendo da matti, e non sarei durato ancora a lungo.
Mi sfilai da lei per indossare un preservativo ma mi fermò
“No, vienimi dentro! Voglio sentirti godere dentro di me”
Quelle parole furono un ulteriore afrodisiaco, rientri in lei e la cavalcai con ancora più foga di prima.
Anche lei era prossima ad un ulteriore orgasmo, che non tardò ad arrivare, le contrazioni della sua vagina mi dettero il colpo di grazia, venni continuando a spingere il mio cazzo in lei.
Si lasciò cadere di lato, slegai i polsi, erano piuttosto segnati dalla corda che aveva tirato abbastanza violentemente durante l’amplesso,
La lasciai sul letto e andai a farmi una doccia, lasciai sul letto accanto a lei un accappatoio pulito e andai in cucina, in effetti non avevamo toccato quasi nulla presi dalla discussione e da quello che era accaduto dopo.
Una mezz'ora dopo entrò in cucina anche lei, venne verso di me, afferrò il bavero del mio accappatoio e si strinse a me, la cinsi con le braccia intorno alle spalle.
Rimanemmo diversi secondi in quello strano abbraccio, poi sollevo la testa, mi guardò e disse: “Ho le idee un po’ più chiare ora”
“E quindi ?”
“E quindi penso che essere legata mi piace più di quanto sia disposta ad ammettere, probabilmente perché mi spaventa anche, non so se riuscirei a lasciarmelo fare da chiunque. Con te non è stato un problema, di te mi fido, e mi fidavo anche prima di questo. Ma affidare tutta me stessa, essere immobilizzata, da chiunque altro… Non so, dovrebbe essere qualcuno di cui possa fidarmi completamente, solo così riuscirei a lasciarmi andare come ho fatto oggi.
Il dolore non mi interessa, ma essere immobilizzata mi intriga e mi eccita, porta le sensazioni ad un altro livello.
Non ammetterei questa cosa con nessuno.”
“Sei ancora incazzata con me ?”
“Si e no, diciamo che non sono più incazzata come quando sono arrivata, ma questa cosa delle punizioni e del fatto che infliggi dolore ancora non riesco a metabolizzarla.”
“Capisco, vedila così: Se una settimana fa qualcuno ti avesse detto che le piaceva essere legata mentre faceva sesso, probabilomente avresti avuto la stessa reazione che stai avendo ora nei confronti delle punizioni. Ora che tu stessa hai sperimentato cosa si prova ad essere legate, e hai realizzato che ti piace, hai una visione diversa di questa pratica. Ecco, per il dolore è la stessa cosa. A te non piace e magari mette anche a disagio parlarne o vederlo, ma ad altri eccita. Non è né giusto né sbagliato semplicemente ad alcuni piace e lo praticano nel rispetto reciproco.”
“Si, ha senso”
Mi baciò sulla guancia.
“Grazie per avermi ascoltata, anche quando avresti semplicemente potuto ignorarmi, e per avermi aiutata, mi sento bene ora.”
“Non mi devi ringraziare di nulla, non siamo solo colleghi, ti ho sempre ritenuta anche e soprattutto un’amica, e mi è sembrato del tutto naturale starti ad ascoltare e darti le informazioni che volevi per aiutarti a vedere le cose anche da un altro punto di vista. E per quanto riguarda quello che è successo dopo, era una cosa che volevamo entrambi, sei desiderabile e sensuale. Vorrei però che quello che abbiamo fatto non cambi quello che siamo. Ti stimo e ti rispetto come amica e vorrei che le cose fra di noi restassero così. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, ma non in ‘quel’ senso.”
“Insomma, mi hai scopato e ora mi stai scaricando…
Bastardo e irresponsabile come tutti i maschi”
Stavo per replicare quando vidi che stava ridendo sotto i baffi.
“Pensavo fossi seria”
“Beh, la sostanza di quello che sta succedendo è quella, però concordo con te, non cerco una relazione in questo momento, e non la vorrei con te, troppe complicazioni, preferisco averti come amico, o scopamico piuttosto che come amante”
Disse ridendo.
Se ne andò per tornare qualche minuto più tardi vestita come quando era arrivata, la accompagnai alla porta dove mi diede di nuovo un bacio sulla guancia, la trovai una cosa singolare ma carina da parte sua, un segno di affetto e di complicità.
Dopo che Martha se ne fu andata iniziai a pensare a come avrei punito Daphne, onestamente non avevo troppa voglia di occuparmi di questa cosa, ma non potevo fargliela passare liscia, più che altro volevo capire perché deliberatamente si fosse comportata in modo da indurmi a punirla.
Ma prima doveva ricevere una sonora lezione su quello che accadeva a chi disobbediva.
Preparai tutto il necessario e me ne andai a mangiare.
Daphne arrivò puntuale, indossava un paio di jeans neri attillati, decolleté nere con tacco basso e una t-shirt nera.
Mi stava di nuovo sfidando, evidentemente voleva provocare una reazione.
Le chiesi di spogliarsi completamente lì, sul pianerottolo, prima di entrare e mi feci consegnare tutti gli indumenti.
Come intimo aveva un perizoma bianco molto semplice non aveva messo il plug anale.
“Piegati in avanti!”
Le infilai un plug in acciaio di medie dimensioni nell’ano dopo averglielo fatto lubrificare con la sua saliva infilandoglielo in bocca, più grande di quelli che avrebbe dovuto indossare di solito, ma entrò comunque senza troppi problemi. Lasciai i suoi vestiti a terra vicino alla porta e tenni in mano il perizoma.
La afferrai per i capelli e la portai nella stanza.
Avevo tirato fuori una croce di S.Andrea che poteva essere inclinata e che nella parte superiore offriva un appogio per la schiena e la testa tra le assi superiori, al momento era quasi in verticale.
La feci mettere con la schiena appoggiata alle assi, le bloccai i polsi alle assi superiori, in modo che il bacino fosse leggermente più in basso dell’incrocio delle assi.
Inclinai la croce in posizione orizzontale, allacciai le cavigliere, sollevai le sue gambe perpendicolari al busto e divaricate con le solite corde al soffitto.
Aveva poca libertà di movimento, ma poteva ancora sollevare il bacino, quindi passai una cintura appena sopra l’attaccatura delle gambe bloccandole ogni possibilità di movimento.
Presi mollette per capezzoli con i terminali in gomma e fissandole alle labbra della fica le tirai le catenelle verso l’esterno esponendo il più possibile il clitoride. alle estremità delle catenelle c’erano due pesi da 50 grammi, più che sufficienti per mantenere aperte le labbra senza fare troppo male.
Per ultimo sfilai il plug e lo sostituii con uno leggermente più lungo e più largo, sempre in acciaio.
Non l’avevo ne bendata ne imbavagliata, volevo sentirla strillare, tanto la stanza era insonorizzata, avrei continuato fino a farle dire la safeword.
Presi un frustino da cavallo, e cominciai a solleticarla con la parte terminale, il seno, i capezzoli, la pancia l’inguine i glutei.
Mi portai di fronte a lei e diedi un colpetto leggero sul clitoride, sussultò, ma di fatto era impossibilitata in qualsiasi movimento.
Mirai ai glutei e feci partire un colpo forte colpendoli entrambi in orizzontale.
continua…
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