Qualunque cosa - Capitolo 11

di
genere
pissing

“Di cosa vorresti parlare ?”
Il suo tono era tranquillo, era serena, non temeva le mie domande.

Capitolo 11

“Vorrei parlare di te e di quello che è successo venerdì.
Quello che hai fatto, sapevi a cosa avrebbe condotto, sapevi che saresti stata punita, dolorosamente.
Perché ?”
“Perché mi hai aperto un mondo, perché non avevo mai provato sensazioni così intense.”
“Ti piace il dolore ?”
“Non è il dolore, ma la situazione, so che se mi comporto in un certo modo andrò incontro alla tua punizione, so che non avrai pietà, so che non avrò il controllo di quello che mi farai, in quel momento sono totalmente nelle tue mani, non ho più il controllo di nulla che riguardi me e il mio corpo, ma in fondo al cuore so anche che non mi farai del male. Non c’è cattiveria in te.
All’inizio di questa cosa ho temuto che potessi approfittare di questa situazione per farmela pagare, so di essere una stronza in ufficio, so che nessuno mi può vedere, e mi va bene così, ma temevo che avresti riversato in questa cosa tutta la frustrazione che avevo provocato con il mio comportamento. Invece sei stato molto premuroso, duro, inflessibile, ma mai cattivo.
Mi piace perdere il controllo con te, mi piace abbandonarmi alle tue ‘cure’.
Con te sto misurando i miei limiti, è mi hai portato in situazioni dove mai avrei pensato di poter arrivare.
Quello che mi hai fatto venerdì non mi è piaciuto, è stato umiliante e doloroso, ma quello che hai fatto stasera…
Non credo di poterlo descrivere a parole, è stato un viaggio, pauroso, elettrizzante, eccitante.
C’era la paura, tanta, di quello che avresti potuto farmi, del dolore che mi aspettava, ero terrorizzata, ma ero anche consapevole di poter dire basta in qualsiasi momento e mi fidavo di te.
L’adrenalina era alle stelle, ogni emozione amplificata, anche l’eccitazione, sai toccarmi nei punti giusti e nei momenti giusti, riesci a capire quello di cui ho bisogno proprio nel momento in cui ne ho bisogno, è come se conoscessi il mio corpo e le mie reazioni meglio di me.
Mi porti al limite e poi me lo fai superare, quando penso di non riuscire ad andare oltre mi spingi a sfondare quel tetto che mi rendo conto è solo nella mia testa.
Fai quelle cose e io penso:’ecco era proprio questo che volevo’.”

Non c’era molto che potessi replicare a quelle parole, era una specie di dichiarazione di amore, un amore sicuramente non convenzionale, ma certamente un legame c’era.
Daphne stava esplorando se stessa attraverso me, attraverso quello che le facevo.
Questa cosa mi eccitava incredibilmente, avevo di nuovo voglia di lei, non di possederla come avevo fatto nelle ore precedenti, avevo voglia di amarla, dolcemente.
Non dissi nulla, mi avvicinai e la baciai sulla fronte, e sugli occhi, e sulla bocca, che mi accolse, calda e bagnata, ci baciammo a lungo, esplorando i nostri corpi con le mani, carezze e baci.
Con le mani raggiunse la mia erezione, lo prese in mano, mi spinse supino e scese verso il mio inguine baciando ogni centimetro della mia pelle, lentamente, continuò baciando la punta e scendendo lungo l’asta fino alla base, poi lo prese in bocca.
Andava ad un ritmo irregolare, non credo avesse intenzione di farmi godere, sembrava che lo stesse facendo per se stessa più che per me, ma era comunque molto piacevole.
Si era messa carponi di fianco a me con il sedere a portata delle mie mani, accarezzai la schiena e scesi lungo il solco delle natiche a sfiorare la rosellina e le grandi labbra.
Avevo voglia di assaggiarla di nuovo.
La presi per i fianchi e la sollevai mettendola a cavallo sul mio viso.
Inizio come una cosa dolcissima, ci stavamo dando piacere senza necessariamente dover arrivare da qualche parte poi la sua eccitazione crebbe fino a sciogliersi nella mia bocca.
Si girò, si mise vicino a me e si addormentò.
Io faticai un po’ a prendere sonno, avevo molto su cui riflettere, il rapporto con Daphne era cambiato, si era evoluto in una direzione che non avevo previsto.
L’avevo involontariamente iniziata a pratiche che si stavano rivelando per lei un percorso di sensazioni ed emozioni del tutto nuove. E apparentemente tutto questo le stava piacendo. Anche le cose più ‘estreme’ nell’ambito di quello che praticavo io.
Cominciava a considerare la paura è l’adrenalina che ne derivava come una componente rafforzativa nella sua sessualità, ma era anche una persona che aveva bisogno di sentirsi al sicuro.
Mi svegliai con Daphne che dormiva sul mio petto, mi sfilai da lei senza svegliarla e mi infilai nella doccia, tornai da lei ma stava ancora dormendo, non volevo svegliarla così finii di asciugarmi e mi infilai di nuovo a letto accanto a lei.
Il suo corpo era caldo e setoso sotto le coperte, la scoprii lentamente baciando ogni centimetro di pelle che le coperte lasciavano libero.
Alla fine si svegliò sorridendo, si girò supina lasciando che continuassi a baciarla, quando arrivai a monte di venere chiuse le gambe e mi spinse via, scese dal letto, mi prese la mano e mi tirò verso il bagno.
“Mi è venuta un’idea” mi disse mentre mi trascinava letteralmente sotto la doccia.
Aprì l’acqua e diresse il getto sulla parete, si accucciò e me lo prese in bocca, io ero già piuttosto eccitato, si prese cura di me portandolo alla massima erezione e poi mi fece sedere, mi salì a cavallo prendendolo dentro, rimasi fermo mentre lei si muoveva sopra di me dando il ritmo.
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurro:”Dovrei fare pipì…”
“Si, lo immagino, forse avresti dovuto farla prima di iniziare tutto questo…”
“Forse ho iniziato tutto questo proprio perché dovevo fare pipì, ho notato che non ti disturba guardarmi mentre la faccio, neanche se ti bagna…”
Smise di muoversi e dopo qualche secondo sentii il liquido caldo scorrere fra i nostri corpi, non avevo fatto questa cosa con nessuna, scoprii che non mi dava fastidio, anzi, mi sembrò una cosa estremamente intima, una forma di fiducia e confidenza incredibili da parte sua.
Riprese a muoversi con più vigore e venimmo quasi contemporaneamente.
Finimmo di fare la doccia, una veloce colazione e poi la accompagnai a casa sua e rimossi tutte le telecamere che avevo installato.
Quando ebbi finito mi chiese di aspettarla in soggiorno e salì al piano di sopra.
Tornò con indosso una delle sottovesti che indossava come obbligo quando era in casa.
Si voltò, sollevò la sottoveste scoprendo il sedere e si piegò sul divano, aveva indossato uno dei miei plug.
Mi avvicinai e le baciai la parte finale della schiena, dove si era raccolta la sottoveste, la baciai nel solco fra i glutei, leccai tutto intorno al plug e scesi fra le sue labbra calde e bagnate, continuai a leccare suggendo quel nettare meraviglioso mentre la mia erezione diventava quasi fastidiosa costretta nei pantaloni.
Mi fermai giusto il tempo di togliermi i vestiti e fui dentro di lei.

continua…
joe68di@gmail.com
scritto il
2023-10-12
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