Qualunque cosa - Capitolo 6

di
genere
dominazione

Controllai le ultime mail e passai ai controlli di sicurezza di routine che eseguivo quasi quotidianamente se non c’erano urgenze, poi ripresi a lavorare sulle richieste in sospeso degli altri reparti, piccole manutenzioni o elaborazioni di statistiche fuori standard.
Martha passò dal mio ufficio per andare in sala server a cambiare le cassette come faceva ogni mattina, uscendo si fermò davanti a me.
“Cosa ti serve ?” mi chiese senza enfasi e senza tanti complimenti.
“Chiudi la porta e siediti per favore, devo parlarti”
Quando fu seduta, la guardai negli occhi.
“Per favore, ascoltami fino alla fine prima di giudicare.” Come risposta Martha annuì senza parlare.
“Quello che ti ho detto ieri sera, può averti turbato, o addirittura scandalizzato, posso capirlo, e posso capire ciò che hai detto. Quelle parole ti hanno rivelato un me stesso che non solo non conoscevi, ma che probabilmente mai avresti immaginato. Ma sono sempre io, sono quello che conosci da cinque anni, che hai frequentato come collega quotidianamente sul posto di lavoro, a cui hai affidato dubbi, problemi e segreti, quella persona è qui, di fronte a te, io non sono cambiato, e non sono qualcuno di diverso da ciò che conoscevi.
Quello che hai scoperto ieri sera è solo un altro aspetto di me, mi conosci, credo da vicino, tu molto più di chiunque altro qui dentro. Ed io conosco te, ti conosco come una persona dalla mente aperta, che rifugge i luoghi comuni e cerca di vedere oltre la superficie delle cose e delle persone. Anche in questo caso, non fermarti alle apparenze, guarda sotto la superficie, chiedimi quello che vuoi, sarò completamente e assolutamente sincero, senza remore, ma tieni la mente aperta.”
Durante tutto il mio discorso era rimasta seduta con le mani in grembo in una postura di diffidenza, quando terminai di parlare, la rigidità di quella posa si allentò leggermente, si sporse verso di me appoggiando gli avambracci sulla scrivania e iniziò a parlare.
“Vorrei scusarmi per la reazione di ieri sera…”
“non è necessario, era una reazione spontanea, sono più interessato a quello che accadrà oggi rispetto a quanto è accaduto ieri”
“Va bene, ma mi sono resa conto che non era comunque una reazione da me. Mi ritengo una persona di ampie vedute, che non giudica dalle apparenze ma quello che mi hai raccontato devo confessarti che mi ha sconvolto, almeno all’inizio.”
“posso capirlo”
“Più che altro non riuscivo a concepire che una persona come te, per come ti conosco io, potesse far soffrire deliberatamente un’altra persona.”
“Non far soffrire, punire, è diverso.” puntualizzai.
“Hai ragione, ci ho pensato per buona parte della notte a quello che mi avevi raccontato. All’inizio avevo completamente tralasciato le tue premesse:’nulla viene fatto contro la volontà di nessuno’. Ero accecata dalle altre cose che avevi detto”
“Che le avevo procurato dolore ?”
“Esatto! Quando mi hai detto quella cosa non ci ho visto più, non è concepibile picchiare una donna, o comunque procurarle dolore, non tu!”
“Ma era lei a volerlo, lo ha chiesto lei, era una sua libera scelta in questo gioco di ruolo, la mia autonomia è limitata alle sue scelte, non il contrario”
“Si, penso di cominciare a capire… Ma vorrei saperne di più, per favore.”
“Certo, volevo parlarti proprio per chiarire con te il più possibile.
Quello che io e Daphne stiamo facendo è fondamentalmente un gioco di ruolo, con regole precise per la sicurezza di tutti.
Entrambi abbiamo accettato di ‘giocare’ secondo queste regole. Il mio ruolo è dominante (nel gioco) e quindi ho potere assoluto su di lei, e quando dico assoluto intendo che posso chiedere qualsiasi cosa, senza limiti.”
“E allora lei come si può difendere ?”
“Lei, ha sempre due scelte: Stare al gioco ed eseguire ciò che le chiedo o interrompere il gioco. C’è una parola di sicurezza che può pronunciare in qualsiasi momento per interrompere il gioco. Se la pronuncia è come premere il pulsante di reset, si ferma tutto istantaneamente. Capisci quindi che il vero potere ce l'ha lei.”
“Capisco… Beh, detta in questi termini la cosa cambia aspetto…E il sesso ?”
“Il sesso cosa ?”
“Nuda, il plug, le palline… Mi pare che molto di questo gioco ruoti intorno al sesso”
“Si, beh, questa è una scelta del master, una mia scelta, tutto questo, nel caso di Daphne, origina da un casino che ha fatto e per il quale sarebbe probabilmente stata licenziata, se lei, in cambio del mio aiuto, mi propone di fare ‘qualunque cosa’, non potevo fargliela scontare troppo a buon mercato e la sfera sessuale è quella sicuramente dove si può giocare meglio. Le ho dato la possibilità di sottrarsi più volte e non l’ha fatto, e finora non ha mai ancora usato la safeword.”
“Ma se la usa il gioco termina e quindi potrebbe usarla e tirarsi fuori da ogni obbligo anche subito.”
“In realtà no, se la usa interrompe solo quel singolo momento di gioco, nel suo caso va considerato come un time-out, se quello che sta subendo è troppo intenso, in qualsiasi senso, può interromperlo, ma questo allungherà l’accordo di dieci giorni.”
“Ah, ecco, interessante…Quindi comunque gliela stai facendo pagare, secondo me questa cosa ti sta prendendo la mano…”
“Guarda… in effetti ero preoccupato un po’ per questo aspetto, ci sono stati episodi, in questi anni, per i quali, lavorativamente, l’avrei ammazzata, e non ti nascondo che nutrivo un rancore atavico nei suoi confronti, questo probabilmente è quello che mi ha spinto a farle quella proposta, proprio con l’intento di poterla finalmente umiliare e sottomettere. Ma un Master ha delle responsabilità, non è un aguzzino spietato, anche se il gioco è assolutamente pervaso di sadomasochismo, il piacere, da parte mia non è nell’infliggere dolore, quanto piuttosto nell’esercitare il potere, e anche le punizioni sono un'espressione di potere. Però devo essere sincero, il primo giorno l’ho sculacciata e devo confessare che ci ho proprio goduto ad infliggere quella punizione. Ho sfogato anni di frustrazioni e risentimento nei suoi confronti in quei 5 schiaffi sul culo. Punirla ieri è stato un male necessario, ma anche appagante.”
“Appagante ? Quindi ti e piaciuto farle male.”
“No, mi è piaciuto che si sottomettesse alla punizione e si affidasse a me, non c’è afrodisiaco più potente del potere.”
“Ok, adesso ho un quadro sicuramente più chiaro, devo metabolizzare queste informazioni, magari ti chiederò ulteriori spiegazioni…”
“Qualunque cosa, sono a disposizione” le dissi sorridendo.
Ritornò nel suo ufficio e ne approfittai per chiamare Daphne.
“Mulligan” rispose dopo tre squilli.
“Vieni da me, adesso!” riattaccai senza attendere la risposta.
Dopo alcuni minuti bussò alla porta aperta del dall’ufficio di Martha dava sul mio.
“Entra e chiudi la porta”
Si fermò in piedi di fronte alla mia scrivania.
Indossava un abito nero stretto in vita con scollo quadrato e vita stretta, ricordava vagamente il taglio degli abiti vittoriani, ma molto più sobrio, non c’erano pizzi o gonne voluminose o seni prorompenti che uscivano dal decolletè.
“Hai eseguito le mie istruzioni ? Fammi vedere!”
Si voltò dandomi la schiena, prese a sollevarsi il vestito scoprendo le gambe avvolte in un paio di autoreggenti nere e continuò a tirare su l’abito scoprendo il sedere nudo.
Allargò le gambe e si piegò in avanti mostrandomi la fica e il plug ben piantato al suo posto.
“Vieni qui”
Lascio cadere il vestito e si mise di fianco a me come aveva fatto il giorno prima.
“Piegati sulla scrivania”
Appoggio le mani sul tavolo e si piegò fino a toccare con il petto la superficie. Le sollevai il vestito da dietro fin sopra la testa, ora la schiena il sedere e le gambe erano scoperte e accessibili. Saggiai con le dita la setosità delle autoreggenti risalendo lungo la gamba, la pelle calda delle parte superiore della coscia e toccai la parte esterna del plug spingendolo leggermente con un movimento rotatorio, con l’altra mani mi feci strada in mezzo alle gambe spingendone una di lato per indurla ad allargarle. Rispose prontamente aumentando la distanza fra i piedi in modo che avessi libero accesso alle sue parti intime anche da davanti.
percorsi il monte di venere fino a raggiungere il clito che iniziai a massaggiare lentamente, era già piuttosto bagnata.
Tirai lentamente il plug fino a farlo uscire per metà, e con la stessa lentezza lo rimisi dentro continuando a massaggiarle il clito, adesso era decisamente più eccitata, inserii il plug fino alla base in modo che rimanesse bloccato al suo posto e appoggiai due dita all’ingresso della vagina infilai le dita fino in fondo, Daphne inarco la schiena sollevandosi sulle punte dei piedi poi piegò leggermente le ginocchia per allargare ulteriormente le gambe, continuai ad entrare ed uscire da lei portandola al limite dell’orgasmo e mi fermai.
La osservai contrarre i glutei nel tentativo di fermare l’orgasmo imminente, lentamente si calmò e il respiro divenne regolare, era ancora piegata sulla scrivania con il vestito sollevato.
La coprii e le dissi di tirarsi su.
“Puoi andare ora. Più tardi ti darò istruzioni per domani”
Si portò di nuovo di fronte a me e rimase ferma.
“Cosa c’è ?”
“Posso parlare ?”
“Si, parla”
“Tu mi hai ordinato di non godere senza il tuo permesso…”
“Si, è esatto”
“Ecco… ieri… ho avuto un orgasmo, non sono riuscita a controllarmi”
“Quando è successo ?”
“Mentre mi stavi punendo, il dolore era terribile, terribile, ma non c’era solo quello, mentre mi colpivi sentivo montare una eccitazione incontrollabile, ogni colpo era una fitta lancinante ma anche un’ondata di brividi che si irradiavano da li ad ogni angolo del mio essere, una sensazione totale e accecante, verso la fine, forse era il nono o decimo colpo sentii arrivare l’orgasmo come un’onda, amplificata dai colpi successivi che ad un certo punto mi è esplosa in testa facendomi perdere completamente il controllo, quando ti sei fermato sono crollata.”
“Si, ho dovuto portarti in braccio fino in bagno”
“Grazie, ero completamente spossata, credo di essermi anche fatta la pipì addosso ad un certo punto…”
“Si, mentre eri nella doccia insieme a me”
“Scusami”
“Non devi scusarti, non puoi controllare tutto, non è compito tuo farlo, ero lì con te proprio per questo, perché tu potessi abbandonarti senza correre rischi.”
“Si, e stato strano pensandoci ora, avrei dovuto odiarti per quello che avevi appena fatto, invece è stato bello abbandonarmi in te, mi sentivo incredibilmente al sicuro fra le tue braccia.”
Girò di nuovo intorno alla scrivania si inginocchiò di fianco a me e mi appoggiò la testa sulla gamba. Accarezzai i suoi capelli dolcemente.
“Dovrò essere punità per l’orgasmo senza permesso ?”
“Dovresti in effetti, le regole sono regole, farei un cattivo lavoro se non facessi rispettare le regole”
“Quale sarà la mia punizione ?”
“Riceverai la tua punizione questa sera, a casa mia.”
Presi la scatoletta delle geisha balls del giorno prima e la poggiai sul tavolo.
“Indossa queste prima di uscire dal lavoro stasera e tienile, senza godere, fino a quando sarai a casa mia.”
Presi un pennarello nero indelebile dal portapenne, la feci alzare e sollevai di nuovo il vestito fin sopra il sedere.
“Tienilo sollevato”
Scrissi il mio indirizzo appena sopra l’attaccatura delle natiche e tracciai una riga orizzontale dove i glutei si univano alle cosce.
“Ti ho scritto il mio indirizzo, ti aspetto alle 21, con il plug e le palline indossate e con una gonna che non sia più lunga della riga che ho tracciato, non azzardarti a indossare biancheria. Vai ora!”



continua...
scritto il
2023-08-23
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