Qualunque cosa - Capitolo 7

di
genere
dominazione


Non appena Daphne fu uscita, Martha entrò nel mio ufficio, si sedette di fronte a me.
“Cosa le hai fatto ?” Chiese senza esitazione.
“In che senso ?”
“Perché l’hai fatta venire qui ? Cosa avete fatto ?”
“Temo che queste siano informazioni riservate, lei ha diritto alla sua privacy.”
“Farla girare nuda per la sara server non mi pare esattamente rispettoso della sua privacy, perché fai il misterioso adesso ?”
“Quello è stato un incidente, nessuno avrebbe dovuto vederla, nemmeno tu, ma visto che ormai era successo, ho dovuto darti un minimo di spiegazioni.”
“Mi avevi detto che saresti stato a disposizione per qualsiasi dubbio, quindi perché non parli ?”
“Non parlo di lei, ma se vuoi chiedermi qualcosa in generale, ti dirò qualunque cosa tu voglia sapere.”
“Capisco…Vediamo cosa si può fare. Torno subito…”
La lasciai nel mio ufficio e andai direttamente verso il reparto di Daphne, bussai alla porta del suo ufficio e attesi che mi facesse entrare.
“Accomodati…” mi fece sedere.
“Rosso!”
Avevo pronunciato la safeword, avevo temporaneamente interrotto il ‘gioco’.
“Ho pronunciato io la safeword, quindi non ci saranno proroghe del tempo che avevamo stabilito nel nostro accordo, l’ho fatto perché devo chiederti una variazione ai termini a causa di condizioni straordinarie”
“Va bene, di cosa si tratta ?”
“Martha, ti ha visto, e mi sta facendo un sacco di domande, le ho detto il minimo indispensabile necessario a giustificare la tua presenza nuda in sala server, ma vuole sapere di più, e vorrei accontentarla, ovviamente facendo firmare anche a lei un accordo di riservatezza, anche se con lei non ce ne sarebbe bisogno. Ma devi comunque essere d’accordo anche tu. Quindi cosa vuoi che faccia ?”
“Beh, ormai non credo ci sia molto da nascondere, ma se lo fai, vorrei accorciare la durata del nostro accordo a soli tre mesi invece che sei.”
“Impossibile, posso concederti un mese. Cinque invece che sei.”
“Due mesi, per favore.”
“E sia! Due mesi in meno. Il nostro accordo durerà per 4 mesi, si concluderà alla mezzanotte del 17 Ottobre.”
“Grazie Steve”.
“Grazie a te Daphne. Fine del time-out! A stasera…”
Tornai in ufficio, compilai un accordo di riservatezza per Martha e la chiamai.
“Eccomi capo” disse entrando.
“Leggi e firma, poi potrai chiedermi qualunque cosa.”
Prese i fogli dell’accordo, si sedette e li studiò con attenzione, sembrava stesse leggendo un patto con il diavolo.
Prese una penna dal mio portapenne e siglò diligentemente tutti i fogli.
“Ecco fatto! Ora mi risponderai ?”
“Certamente! Cosa vuoi sapere ?”
“Voglio sapere cosa le hai fatto ieri e cosa le hai fatto oggi.”
“ok”
Le raccontai con dovizia di particolari quello che avevo richiesto a Daphne, la prima punizione impartita per la sua mancata esecuzione, la seconda punizione scelta da lei per far terminare la punizione precedente, quello che avevamo appena fatto quando era venuta nel mio ufficio per farmi controllare la corretta esecuzione dei compiti assegnati e la nuova punizione impartita. Durante il racconto sembrava turbata, ma anche molto curiosa, forse durante qualche passaggio si era anche eccitata, ma non potevo esserne sicuro, certamente era molto interessata a saperne di più.
“E quale sarà la punizione di questa sera ?”
“La prima parte inizierà quando uscirà da qui indossando le geisha balls e il plug, la seconda parte sarà a casa mia, ma non l’ho ancora decisa, potrei continuare ad eccitarla vietandole di raggiungere l’orgasmo o potrei sottoporla a una punizione ‘corporale’ diciamo così”
“Posso venire a guardare ?”
“Perché ?”
“Non lo so, perché sono curiosa probabilmente, perché è una cosa per me completamente nuova e sconvolgente.”
“Sei sicura ?”
“Si, voglio vedere!”
“Non ho ancora deciso se ti farò assistere questa sera, ma se succederà, sappi che non potrai intervenire, in nessun caso, per quanto crudeli possano sembrarti i miei metodi non potrai fare nulla per salvarla se non sottoponendoti tu alle punizioni al suo posto. Questo te lo concedo. Se accetti queste condizioni puoi venire.”
“Ti faccio sapere”
Si alzò e tornò nel suo ufficio senza guardarmi.
Recuperai un po’ del tempo perso quella mattina e il giorno precedente portandomi avanti con i vari lavori meglio che potevo.
A metà pomeriggio chiamai l’ufficio di Daphne.
“Prima di uscire dall’ufficio questa sera, passa da me per farmi controllare che tu abbia eseguito correttamente le mie istruzioni”
“Va bene” rispose Daphne all’altro capo del telefono.
Ero completamente assorbito dal lavoro quando mi accorsi che Daphne era in piedi sulla porta del mio ufficio, non avevo sentito bussare, ma ero sicuro che lo avesse fatto ed era in attesa che le permettessi di entrare.
“Entra, vieni qui.”
Venne al mio fianco come aveva fatto quella stessa mattina e si fermò in attesa di istruzioni. Nel tempo che aveva impiegato per venire alla mia scrivania anche Martha comparve sulla soglia dando due leggeri colpi alla porta per attirare la mia attenzione.
“Martha, cosa c’è ?”
“Accetto le condizioni. Posso guardare ?”
“Entra e chiudi la porta”
Martha entrò e si mise in piedi davanti al mio tavolo, abbastanza vicina da vedere ciò che accadeva, o sarebbe accaduto oltre la scrivania dove eravamo io e Daphne.
“Daphne, voltati e fammi vedere se hai inserito il plug”
Si girò dandomi la schiena e mettendosi di profilo rispetto a dove si trovava Martha sollevò la gonna del vestito per scoprire le natiche nude e si piegò in avanti divaricando un poco le gambe, il plug spuntava in modo evidente. Lo toccai, lo feci ruotare tirando come se volessi estrarlo ma senza farlo muovere dalla sua sede.
“Puoi tornare in piedi.”
Lasciò andare il vestito e raddrizzò la schiena, continuando a darmi le spalle.
Martha stava osservando rapita tutta la scena.
“Voltati dalla mia parte allarga bene le gambe e tira su il vestito”
Quando ebbe eseguito appogiai due dita all’ingresso della bocca di Daphne.
“Prendile in bocca e bagnale bene”
Socchiuse la bocca e tirò fuori la lingua, introdussi le dita che Daphne lecco con dedizione, quando valutai che fossero abbastanza lubrificate le sfilai dalla sua bocca, mi portai all’ingresso della vagina, spinsi lentamente entrando senza sforzo in lei che non sembrò subire più di tanto l'intrusione, dopo pochi centimetri sentii la superficie dura e liscia di una delle geisha balls, la spinsi quasi impercettibilmente un po’ più dentro, questa volta Daphne reagì anche se non in modo particolarmente vistoso, ma certamente aveva sentito il tocco interno.
“Bene, direi che è tutto al proprio posto. Ci vediamo stasera”
“A dopo”
Si ricompose e lasciò l’ufficio.
“Che hai intenzione di fare ?” Mi chiese Martha quando Daphne se ne fu andata.
“Credo che andrò a lavarmi le mani.”
Le dissi mentre stavo assaggiando gli umori di Daphne dalla punta delle dita.
Quando uscii dal bagno era ancora lì.
“Cosa hai intenzione di fare con lei ?”
“Lo vedrai stasera. 21:30, puntuale.”
Presi la mia roba e andai a casa.
Dopo una cena leggera feci una doccia e indossai un paio di jeans e una t-shirt nera, erano abiti comodi e informali che mi consentivano di muovermi liberamente senza risultare sciatti.
Non indossavo scarpe in casa, era una regola non scritta anche per i miei ospiti. Il parquet che ricopriva ogni ambiente tranne i bagni e la cucina era piacevole da percorrere a piedi nudi e il riscaldamento a pavimento durante i miti inverni della California facevano il resto.
Daphne arrivò puntuale alle 21, indossava delle sneakers bianche e un miniabito color borgogna, forse più che un abito assomigliava ad una lunga t-shirt che, come avevo ordinato, lambiva il bordo inferiore del suo sedere.
Aveva con sé una pochette di jeans bianca come le scarpe che portava a tracolla.
Le ordinai di lasciare scarpe e borsetta all’ingresso e di seguirmi.
La precedetti fino alla soglia della ‘stanza delle torture’ e le ordinai di entrare e di spogliarsi.
Si tolse l’unico indumento che aveva e rimase nuda tenendo in mano.
“Puoi metterlo lì” indicai il divano.
andò verso il divano, piegò alla meglio l'abitino e lo posò da un lato, poi si voltò verso di me.
“Vieni qui” le dissi con un tono tranquillo. “Dammi le mani”
Sollevo gli avambracci portandoli nella mia direzione, legai singolarmente ogni polso in modo che la corda restasse aderente senza possibilità di stringersi, neanche se tirata, con la stessa tecnica li legai vicini in modo che non potesse separarli, aiutandomi con uno sgabello, passai le estremità in un anello che pendeva dal soffitto e bloccai la corda in modo che le braccia fossero in tensione se lei aveva i talloni poggiati a terra, se voleva darsi un po di sollievo, doveva sollevarsi sulle punte dei piedi.
Scesi dallo sgabello e andai al comò, le mi segui con lo sguardo ruotando sulle punte dei piedi, era esattamente quello che volevo.
Presi da uno dei cassetti una benda di raso bianca e ne infilai una estremità nella tasca posteriore dei jeans, in modo che lei potesse vederla mentre le davo le spalle, da un altro cassetto presi una frusta di media lunghezza e mi voltai verso di lei in modo che la vedesse bene. Era un attrezzo di scena, non una frusta vera e propria, le strisce di stoffa intrecciata erano molto morbide ma con un trattamento che alla vista le rendeva indistinguibili da autentiche strisce di pelle, solo toccandole si poteva percepire la differenza.
Sulla pelle, colpendo abbastanza forte avrebbe certamente procurato dolore, ma nessun danno e solo un po’ di pelle arrossata, ma questo Daphne non poteva saperlo.
Mi avvicinai a lei stringendo in mano questo strumento di dolore godendo sadicamente del suo sguardo di terrore, per accentuare ulteriormente il suo disagio avvicinai la frusta al suo orecchio e applicai una lenta torsione alle fibre all’attaccatura del manico, avevo notato che piegandole in quel punto emettevano il tipico scricchiolio del cuoio.
Lo sguardo di Daphne era fisso in avanti, non osava guardare dalla mia parte.
Infilai il manico della frusta nella tasca posteriore dei pantaloni, presi la benda e coprii gli occhi di Daphne legandola bene dietro la nuca.
“Hai sete ?”
“No” rispose in un sussurro.
“Ok”
Andai comunque in cucina a prendere un paio di bottigliette di acqua dal frigo, ne avrebbe avuto bisogno ad un certo punto.
Mentre entravo nella camera per lasciare sul comò l’acqua Martha suono alla porta.
Il campanello fece trasalire Daphne che si voltò verso la porta, anche se bendata.
Le passai accanto andando verso la porta di ingresso, aprii a Martha facendo segno di tacere. Indossava un paio di pantaloni blu di cotone leggero e una camicia di lino ecrù, ai piedi dei sandali bassi.
“Ricordati le regole, puoi soltanto guardare, senza intervenire, altrimenti farai la sua stessa fine.” Dissi a voce abbastanza bassa da non essere udita da Daphne.
“Qui si sta a piedi nudi, togliti le scarpe.” le dissi invece con un tono di voce normale.
Accompagnai Martha nella stanza, le indicai lo sgabello e le dissi di sedersi.
“Bene Daphne, una persona ha chiesto di poter assistere alla tua punizione e le ho concesso di guardare, ma visto che è una persona sensibile, le darò l’opportunità di alleviare le tue pene, se vorrà…
Tu questa sera per punizione riceverai 100 frustate, se vorrà, la nostra ospite potrà sottoporsi allo stesso trattamento, per ogni frustata che deciderà di prendersi al tuo posto, tu ne prenderai 5 in meno.”
Lasciai passare qualche secondo per dare modo ad entrambe di ragionare su quello che avevo appena detto.
“Cominciamo, Dapnhe, ricordati di contare…ad alta voce.”
Mi preparai a colpire, dovevo metterci forza o non avrebbe quasi sentito dolore, Martha, come Daphne del resto, non sapeva che la frusta non era reale, e vedere con quanta forza caricavo il colpo non fece altro che accentuare la sua preoccupazione. Ruotai il busto per accompagnare il movimento e colpii in pieno le natiche di Daphne.
Sciakk
“Aaaaaahh”
Lo schiocco della frusta e il grido di Daphne, più per la sorpresa e la tensione accumulata che per il reale dolore fecero trasalire vistosamente Martha che chiuse gli occhi e si portò una mano alla bocca.
Colpii di nuovo, stesso punto, altro schiocco, altro grido.
“Daphne, non ti ho sentito contare, se non conti, a cento non ci arriverai mai.”
Girai intorno a Daphne e la colpii in pieno sul seno.
“Aaaaahh TRE!” grido Daphne.
“No, questo è il primo colpo che conti, quindi avresti dovuto dire ‘uno’, ma non importa, ricominciamo, così non ti confondi, ricorda, si comincia a contare da uno!”
Tornai a colpire le natiche.
“Aaaaahh UNO!”
“Ecco, brava, vedo che impari in fretta”
Continuai ad alternare colpi sulle natiche e sul seno, ad ogni colpo Daphne si sollevava sulle punte, attendevo che poggiasse di nuovo i talloni a terra per sferrare il colpo successivo, continuava a gridare e tenere il conto. Marta era sempre più inorridita da quello che vedeva, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.
Intorno alla trentesima frustata il seno e il sedere di Daphne cominciavano ad essere vistosamente arrossati, tutto il suo corpo era imperlato di sudore.
Arrivato a quaranta frustate Martha era piuttosto a disagio, non me ne curai e proseguii.
“Aaaaahh QUARANTASETTE!”
Basta! Fermati!”
Mi disse Martha quasi gridando mentre mi stavo preparando a colpire di nuovo.
“Mancano ancora cinquantatre frustate”
“Mi offro di essere frustata al suo posto, dieci frustate a me e la chiudiamo qui”
“Se do dieci frustate a te, ne restano comunque tre da dare a Daphne”
“Non fare lo stronzo, tre gliele hai già date prima che cominciasse a contare”
“E quindi non contano, ma se accetti di prenderne undici tu, lei non ne riceverà altre”
“Bastardo! Va bene, accetto! Undici frustate. Stronzo!”
“Sono appena diventate dodici, o ulteriori cinque a lei e cresceranno ancora se non impari a parlare con più rispetto”
Martha sbuffò allargando le narici e sibilo un “Dodici” a denti stretti.
Slegai Daphne e la deposi sul letto adagiandola su un fianco, sfilai il plug e le portai un po d’acqua, ne aveva bisogno e anch’io.
“Alzati, spogliati e vieni qui”
Presi dal cassetto altra corda, altre due geisha balls e andai da Martha. Si era tolta la camicia e i pantaloni rimanendo con un top color carne e delle mutandine nere.
“Devi togliere tutto, al massimo posso concederti di tenere l’indumento dove non vuoi essere colpita”
L’avevo messa in una situazione complicata, avrebbe sicuramente preferito mostrarmi il seno piuttosto che la fica, ma le avrebbe fatto molto più male essere colpita sui seni piuttosto che sulle natiche. Un bel dilemma…
Esitò un po’ e poi si sfilò le mutandine restando con solo il top.
Era depilata a parte un triangolino di peli rossi molto curato.
“Mettiti in ginocchio e piegati in avanti” le ordinai.
“Che vuoi fare ?”
“Quello che devo. Ti risparmio il plug anale, ma le palline dovrai tenerle.”
Mi fulminò con lo sguardo, si mise in ginocchio e si piegò con la testa vicino al pavimento.
Spalmai entrambe le sfere con il gel lubrificante e le inserii nella vagina di Martha.
“Alzati”
Legai le sue mani come avevo fatto con quelle di Daphne e la appesi allo stesso anello.
“Martha, ricordati di contare, devi arrivare a dodici”
Cominciavo ad essere stanco, ma cercai comunque di colpire con tutta la forza necessaria, la reazione di Martha fu come quella di Daphne.
Aaaaahh uno!”
Aaaaahh due!”
Aaaaahh tre!
Aaaaahh quattro!
Arrivare a dodici fu estenuante per entrambi, ero un bagno di sudore, e anche lei, il top ai bordi, al centro del seno e sotto le coppe era bagnato di sudore, grosse gocce di sudore scendevano dalla fronte fin dentro gli occhi mescolandosi alle lacrime.
“Mmmghhh dodici!”
pronunciò a denti stretti per poi espirare rumorosamente e rilassarsi.
Le gambe avevano ceduto e tutto il peso gravava ora sui polsi, la slegai dall’anello e sorreggendola la aiutai a salire sul letto accanto a Daphne.
Entrambe avevano ancora i polsi legati insieme ed erano stese su un fianco, una di fronte all’altra. Portai dell’acqua a Martha che ne bevve pochissima, si bagno giusto le labbra.
Legai le estremità delle corte agli anelli presenti sulla testiera del letto in modo che avessero una certa libertà di movimento ma che non potessero lasciare il letto e le lasciai riposare.
Andai nella mia stanza per farmi una lunga doccia ristoratrice e prepararmi per andare a dormire.
Tornai nell’altra stanza in accappatoio e slegai Martha.
“Lì c’è un bagno, sulla mensola troverai degli asciugamani puliti. Fatti una doccia se vuoi e poi vai a casa. Ci vediamo domattina al lavoro.”
Non stava certamente dormendo, come invece ero sicuro facesse Daphne, ma non rispose.
Andai nella mia stanza e mi misi a letto puntando una sveglia a vibrazione per due ore più tardi. Daphne era ancora legata e dovevo tenerla d’occhio.
Mi svegliai con la vibrazione al polso della sveglia silenziosa, mi alzai e andai a controllare Daphne se dormiva ancora o se avesse bisogno di qualcosa.
Le trovai così: Daphne e Martha Daphne rannichiata sotto al lenzuolo e Martha in accappatoio abbracciata a lei, alle sue spalle. La classica posizione a cucchiaio.
Dormivano entrambe.
Mi avvicinai per controllare Daphne e Marta che evidentemente era sveglia mi fece cenno che voleva dirmi qualcosa.
Feci il giro del letto per andare vicino a lei e sentire cosa aveva da dirmi.
“Daphne deve andare in bagno!”
“Va bene puoi portacela tu se vuoi, ma non puoi slegarle i polsi.”
“E come fa a…aspetta, devo farlo io ?”
“Te lo avevo detto di andare a casa, hai deciso di fare la crocerossina, falla fino in fondo. Asciugare un po’ di pipì non ha mai ucciso nessuno. Se lasci che lo faccia da sola e bagna la corda la punirò severamente, è nelle tue mani. Decidi tu. Domattina mi occuperò io di lei, stanotte fai come preferisci, ma voglio trovarla legata come è ora. Sono stato chiaro ?”
“Si”
Tornai a dormire, alle cinque la sveglia avrebbe suonato per tutti.
Appena alzato feci una doccia e ancora in accappatoio andai dalle ragazze.
“Martha, il tuo compito è finito. Vai fuori di qui, devi tornare a casa, cambiarti e andare al lavoro.”

continua...
scritto il
2023-08-31
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