Qualunque cosa - Capitolo 5

di
genere
dominazione

Non pensavo che le avrei usate, ma quella mattina mi ero portato delle geisha balls per ogni evenienza, e l’occasione sembrava proprio perfetta.
Le tirai fuori dalla confezione e le avvicinai al viso di Daphne.
“Apri la bocca”
Introdussi le due sferette collegare fra loro da una cordicella nella bocca di Daphne.
“Bagnale bene”
Quando valutai che erano ben lubrificate le tirai delicatamente fuori dalla sua bocca e le inserii nella sua vagina lasciando fuori solo il cordino che serviva ad estrarle, un anello di corda che sporgeva per circa tre centimetri.
Queste sfere, rispetto ai classici dispositivi per gli esercizi di Kegel erano più pesanti e avevano al loro interno una sfera più piccola che muovendosi con i movimenti del corpo trasmetteva delle vibrazioni alla sfera esterna.
“Ora alzati!”
Si sollevo in piedi e immediatamente si portò una mano sotto il pube.
“Togli la mano…” dissi in tono paziente
“Ma così usciranno”
“No, se contrai i muscoli della vagina, e comunque se dovesse succedere, avrai le mutande per impedire che cadano. Prova a camminare, vedrai che non cadono, vai fino alla porta e poi torna qui”
Esegui l’ordine camminando in modo incerto ma senza portare di nuovo la mano all’inguine.
“Bene, ti dirò io quando puoi toglierle, vai in bagno ora, qui nel mio, se dovessero uscire, rimettile dentro.”
Quando chiuse la porta del bagno dietro di se chiamai Martha, presi i vestiti che avevo messo nell’armadio e glieli passai.
“Appoggiali su quella sedia per favore…”
“Va bene, c’è altro che devo fare ?”
“Resta qui per favore, chiudi la porta e resta a guardare.”
Andò a chiudere la porta che dava nel suo ufficio e si voltò.
In quel momento Daphne uscì dal bagno, si bocco vedendo che c’era Martha nella stanza e rivolse a me lo sguardo.
“Puoi rivestirti ora, la tua roba è lì.” Indicai la sedia.
Guardò Martha, poi di nuovo me, alla fine si avvicinò alla sedia e iniziò a rivestirsi, dava le spalle a Martha quando si chinò per infilarsi il tanga, primo indumento che indossò appena raggiunse la sedia.
Quando ebbe finito di rivestirsi la congedai.
Non appena fu uscita, Martha si avvicinò alla scrivania.
“Quindi ?”
“Si, ti devo una spiegazione, posso dartela questa sera a cena ? Sarai mia ospite naturalmente.”
“No, la spiegazione la vorrei adesso, ma accetto comunque l’invito a cena, posso anche scegliere dove ?”
“Facciamo così: Ti do la spiegazione breve e puoi scegliere dove andare, poi a cena ti racconto.”
“Affare fatto! Scelgo il sushi, andiamo da Cheng!”
Ecco, aveva scelto uno dei migliori ristoranti tradizionali giapponesi della zona, forse anche della città. Questo scherzetto mi sarebbe costato non meno di 150 dollari a persona.
Martha mi aveva confidato i suoi più intimi pensieri e segreti, glielo dovevo.
“La spiegazione breve è che, diciamo così, ha perso una scommessa, è quindi ha dovuto scontare la penitenza.”
“E la penitenza prevedeva anche un plug nel culo ?”
Probabilmente lo aveva visto quando si era abbassata per rimettere il tanga…
“Si, faceva parte della scommessa”
“Interessante…”
“Torna al lavoro…” la liquidai scherzando…
Il resto della mattina passò abbastanza tranquillo, dopo la pausa pranzo ero tentato di andare a controllare Daphne come se la stesse cavando con tutte le sollecitazioni che il plug e le palline le stavano facendo provare, ma inaspettatamente, venne lei da me.
“Posso entrare ?” chiese sporgendosi dalla porta.
“Certo, entra pure, siediti…”
“Preferirei restare in piedi”
“Capisco…Dimmi pure…”
“Posso toglierle ? Ti prego, non ce la faccio più, fammele togliere o fammi godere, sto impazzendo.”
“No! Né l'una, né l’altra, è una punizione ricordi ? Se potessi interromperla quando vuoi tu o trasformarla in piacere che punizione sarebbe ?”
“Ti prego…”
“Diciamo che potrei acconsentire a barattare una punizione leggera ma logorante come questa per una breve ma molto più dolorosa.”
“Quanto dolorosa ?”
“Dolorosa abbastanza da doverti imbavagliare per impedirti di gridare”
Ci penso un po’ e poi: “Va bene, accetto, ma non voglio essere imbavagliata.”
“Credimi… lo vorrai. Ti concedo di non tenere il bavaglio finché vorrai (o potrai), ma se gridi, allungherò la punizione.”
“Accetto tutto, posso toglierle ora ?”
“Ah ah ah, no, la punizione dovrai subirla così come sei adesso. Dopo potrai togliere tutto”
Andai in sala server a regolare la temperatura su 28 gradi, le macchine non avrebbero riportato danni, ma sarebbe stato un ambiente leggermente più confortevole.
Lasciai la porta aperta in modo che il ricambio d’aria facilitasse l’aumento di temperatura.
Oltre alle sfere, avevo portato un ball-gag a forma di morso per cavalli, lo presi dallo zaino e lo mostrai a Daphne. “Questo sarà il tuo bavaglio”
Presi dalla scrivania un righello di plastica di circa 35cm.
“La punizione consiste in dieci colpi di righello sulla fica, se gridi senza bavaglio aggiungerò 5 colpi in più, ogni volta. Sei ancora sicura di non volere il bavaglio ?”
“Non molto, ma voglio provare senza.”
“D’accordo, andiamo!”
La precedetti in sala server, quando fu entrata chiusi la porta a chiave, era una stanza insonorizzata per via del rumore prodotto dalle ventole di raffreddamento degli armadi che contenevano i server. Anche se avesse gridato non si sarebbe sentito nulla all’esterno.
La parte centrale della stanza era occupata da 6 armadi rack disposti in due file ad una distanza di 80cm uno dall’altro, non c’erano finestre, nell’angolo più lontano rispetto alla porta c’erano due tavoli.
Le chiesi di sdraiarsi su uno dei tavoli, sollevai il vestito e le tolsi il tanga, era fradicio dei suoi umori, la presi per le caviglie e la tirai verso di me fino a che il sedere fu quasi fuori dal tavolo, le chiesi di afferrare con le sue mani le caviglie, in modo che le gambe fossero sollevate.
Sfilai il manico di una scopa che tenevamo lì e legai insieme mano caviglia e bastone in modo che le gambe restassero larghe e sollevate.
La guardai, distesa, le gambe oscenamente aperte, il sesso completamente esposto, madido dei suoi umori, la testa sollevata per quanto la posizione glielo consentiva per guardare cosa stessi facendo.
Impugnai il righello e sferrai il primo colpo, senza preavviso.
Impressi al colpo molta forza ma mi concentrai più sulla precisione e sulla tecnica che non sulla forza bruta, dovevo colpire di piatto e in un’area circoscritta.
Daphne urlò, senza ritegno, un grido acuto e disperato, probabilmente anche liberatorio.
Mi avvicinai al suo viso.
“Ti sei appena guadagnata altri cinque colpi, mettiamo il bavaglio ?”
“S…si..” rispose con voce tremante.
Presi il morso e lo avvolsi con il suo tanga, avrebbe ulteriormente attutito le grida, lo inserii nella bocca di Daphne e lo bloccai in posizione.
“Con questo in bocca puoi gridare quanto vuoi, ma non puoi parlare, se devi usare la safeword fai tre grugniti in rapida successione, hai capito ?”
Annui con la testa.
“Ricominciamo, preparati”
Appoggio la testa sul tavolo, chiuse gli occhi e strinse le mani attorno alle caviglie, una lacrima dalle palpebre strette scivolò lungo la tempia.
Caricai il braccio e colpii di nuovo, preciso e inesorabile, gridò attraverso il bavaglio come per il primo colpo, le diedi il tempo di recuperare e sferrai il terzo colpo, strinse le mani sulle caviglie e piegò le ginocchia per quanto lo consentivano il bastone e le legature con il risultato di esporre ulteriormente il suo sesso ai miei colpi, afferrai l’occasione e colpii ancora.
“Quattro”
Colpii ancora
“Cinque”
Ancora
“Sei”
Reagiva ad ogni colpo gridando con tutto il fiato che aveva, dimenava la testa stringendo il morso.
Continuai a colpire scandendo i numeri, ed arrivò anche il quindicesimo ed ultimo colpo.
“Quindici”
Emise un ultimo grido contraendo i muscoli e si rilassò, aveva il fiatone, il viso segnato dalle lacrime, gli occhi rossi, ogni centimetro del suo corpo era imperlato di sudore, sfatta, in disordine, sudata… Bellissima.
Sfilai delicatamente il plug dal sedere, e poi allo stesso modo anche le sfere dalla vagina.
Questo le procurò un po’ di fastidio, la zona era molto arrossata.
Slegai le mani e il bastone che la bloccavano a gambe aperte. Si tirò a sedere sul tavolo, poggiò i piedi in terra e provò ad alzarsi in piedi, le ginocchia cedettero e sarebbe rovinata a terra se non fossi stato lì.
La presi in braccio, riuscii in qualche modo ad aprire la porta e la portai in bagno, la feci sedere la spogliai e la deposi nella doccia, seduta in terra, mi spogliai a mia volta, entrai nella doccia e feci scorrere l’acqua, tiepida, più o meno alla temperatura del corpo, mi sedetti anch’io appoggiandomi alla parete e la presi fra le mie gambe con la schiena appoggiata al mio petto e la abbracciai da dietro e le tolsi il morso.
Si rilassò nelle mie braccia, sentii del liquido più caldo lambirmi le cosce, stava facendo la pipì, la tensione aveva lasciato il posto ad un completo abbandono, la tenni fra le braccia stringendola a me, restammo per alcuni minuti così, immobili sotto il getto leggero della doccia.
Iniziai a lavarla passandole sul corpo un piccolo asciugamano, lentamente, senza indugiare sulle zone erogene, il suo corpo aveva bisogno di essere accudito, non eccitato.
La aiutai a sollevarsi in piedi e continuai a passare delicatamente su tutto il corpo il panno bagnato.
Quando stimai che non avesse più bisogno di me, uscii dalla doccia lasciandola sola.
Mi asciugai e mi rivestii, andai in sala server a recuperare il plug e le sfere, lavai tutto nell’antibagno e tornai alla mia scrivania.
Diversi minuti dopo Daphne uscì dal bagno, aveva indosso il vestito ed in mano teneva il reggiseno e il tanga, i capelli ancora leggermente umidi, senza trucco.
Le porsi il plug.
“Questo è per domattina, puoi vestirti come preferisci, non indossare pantaloni, non indossare mutandine.”
Lasciò il reggiseno e il tanga sul mio tavolo, annuì ed uscì dalla stanza.
Il pomeriggio volgeva al termine, completai alcune attività che non potevo rimandare al giorno successivo e lasciai l’ufficio.
Passando per l’ufficio di Martha vidi che anche lei si preparava ad uscire, ci accordammo per trovarci alle 21 da “Cheng”.
Tornai a casa e feci una lunga doccia per togliermi di dosso stanchezza e tensioni, mi preparai ed uscii per raggiungere il ristorante, c’era traffico, sarei arrivato in leggero ritardo.
Trovai Martha già seduta con un calice di vino in mano, non appena mi sedetti un cameriere ne verso uno anche a me.
Il ristorante era decisamente di livello, i tavoli, anche se non molto vicini fra loro, avevano fra l’uno e l’altro dei pannelli in stile giapponese che garantivano una certa discrezione senza intralciare il passaggio dei camerieri tra di essi.
Martha alzò gli occhi dal menu che stava studiando per salutarmi, “Buonasera capo”
“Buonasera Martha…”
Presi il menù e feci mentalmente una selezione delle cose da ordinare, ordinammo le prime portate e quando il cameriere si fu allontanato, Martha mi guardò negli occhi e iniziò a parlare:”Allora ? Cosa hai da dirmi di quello che ho visto e sentito oggi ? Come sei riuscito a costringere una persona a spogliarsi e a infilarsi un plug nel culo ?”
“Un momento, nessuno ha costretto nessuno. Lei ha scelto spontaneamente e liberamente di fare ciò che io avrei chiesto. Mi conosci abbastanza da sapere che sono un fanatico del consenso.”
“Spontaneamente ? Liberamente ? Ma che cazzo stai dicendo !”
“Ti assicuro che è così, posso raccontarti dall’inizio ? Ma deve restare fra di noi.”
“Certo che resta fra di noi”
“Bene, è successo tutto venerdì, tentando di eliminare alcuni documenti ha droppato l’intera tabella dei documenti di vendita.”
“Cazzo!”
“Già, e nel tentativo di recuperare i dati dai backup, li ha sputtanati tutti.”
“Ma come cazzo… doveva accedere alla sala server per farlo, lei mica a le chiavi…”
“Appunto, lei non le ha, ma la direzione si, e tu sai che dalla direzione non le è mai stato negato nulla, è riuscita a farsi dare le chiavi della sala server ha provato a ripristinare il backup e visto che non ci riusciva ha provato con tutte le cassette.”
“Merda! E quindi ?”
“Quindi le ho detto che erano problemi suoi, che non avrei mosso un dito per tirarla fuori dai guai, stavolta il casino era troppo grosso, l’azienda non ci sarebbe passata sopra, non sopra ad oltre dieci anni di documenti persi”
“Hai fatto bene, e poi ? Come siamo arrivati al plug nel culo ?”
“Ma sei ossessionata da questa cosa! Per il tuo compleanno te ne regalo uno.” risi.
“Spiegami da un archivio cancellato come siamo arrivati al plug nel culo per favore.”
“Ci siamo arrivati per sua volontà, quando ha capito che non l’avrei aiutata mi ha implorato, ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa se avessi rimediato a questo guaio.”
“Quindi ti sei approfittato di questa debolezza”
“Manco per il cazzo! Le ho offerto delle alternative. Poteva rischiare la sorte con l’azienda e subirne le conseguenze, poteva pagarmi diecimila dollari e mettersi questa cosa alle spalle oppure poteva diventare la mia schiava per 6 mesi. Indovina cosa ha scelto ?”
“Sei serio ? Davvero le hai proposto di farti da schiava per sei mesi ?”
“Certo! Onestamente mi aspettavo che scegliesse di pagare, la sua decisione ha sorpreso anche me, e non è stata l’unica cosa sorprendente.”
“Cioé ?”
“Cioé, fatti i cazzi tuoi, non è che posso dirti tutto”
“E perché no scusa ? Orami mi hai detto il più che altro ci può essere ?”
“La sua condizione di schiava prevede obblighi e vincoli, se non li rispetta viene punita.”
“In che senso ?”
“Nel senso che se esegue male un ordine, se disubbidisce, se non si attiene alle regole che le ho dato, deve subire una punizione.”
“Punizione di che tipo ?”
“Può essere qualcosa di umiliante o una punizione corporale”
“Punizione corporale suona molto medievale” esordì ridendo.
“Si, direi che medievale descrive alla perfezione la situazione, e non c’è molto da ridere”
Tornò seria
“Fammi un esempio di punizione… stare nuda in sala server con 19 gradi era una punizione ?”
“Si e no, quando è arrivato Anthony dovevo nasconderla da qualche parte e la sala server mi sembrava il luogo adatto visto che dovevo punirla, era un buon inizio.”
“Perché dovevi punirla ?”
“Non aveva eseguito le mie istruzioni”
“Il plug nel culo era la punizione ?”
“No, quello era uno degli obblighi a cui doveva assolvere”
“Interessante… E allora qual era la punizione ?”
“Ha dovuto indossare delle geisha balls per il resto della giornata, oltre al plug”
“Cosa sono ?”
“Palline che si inseriscono nella vagina e che vibrano con i movimenti del corpo, camminando ad esempio…”
“Dio mio…E ce le aveva dentro questa mattina quando è uscita dal tuo ufficio ?”
“Si”
“Camminava in modo strano in effetti, ora che ci penso, deve essere una cosa logorante, che ti manda fuori di testa…”
“L’intenzione era quella, una punizione non dolorosa ma umiliante, logorante”
“Ma allora perché dopo la pausa pranzo e tornata da te ? Avevi altri obblighi per lei ?”
“Sei curiosa…No, è venuta per avere il permesso di toglierle.”
“Si sono curiosa, morbosamente curiosa. Gliele hai fatte togliere ?”
“No, ma le ho proposto una alternativa, poteva scambiare una punizione lunga e umiliante con una breve e dolorosa se voleva”
“E cosa ha deciso ?”
“Breve e dolorosa. Mi ha sorpreso, perché scegliere il dolore quando poteva sicuramente sopportare le sfere fino a sera”
“E cosa le hai fatto ?”
“Le ho fatto molto male”
“COSA LE HAI FATTO?”
“Nulla che non potesse o volesse sopportare, so quello che faccio”
“Ma come parli ? ‘so quello che faccio’ da dove ti viene tutta questa sicurezza ?”
Sospirai…
“Dal fatto che non è la prima volta, dal fatto che non gioco con le persone e i loro sentimenti, dal fatto che nulla viene fatto contro la volontà di nessuno.”
“Che vuol dire non è la prima volta ? Chi sei tu ?”
Aveva uno sguardo che non le avevo mai visto prima in faccia.
Si alzò dalla sedia, prese la sua borsa e si diresse risoluta all’uscita, senza voltarsi indietro.
Rimasi solo al tavolo, feci un cenno al cameriere, spiegai che la mia amica aveva dovuto andare via per un imprevisto e che quindi mi vedevo costretto ad annullare le ordinazioni, avrei ovviamente pagato per tutto ciò che era già stato preparato nel frattempo. Fu molto comprensivo, me la cavai con poche decine di dollari e una doggy bag che mi portai a casa, dovevo comunque cenare ma non mi andava di stare da solo in un ristorante.
Tornato a casa mangiai velocemente quello che avevo portato via dal ristorante e poi andai a controllare cosa stesse facendo Daphne.
La casa era immersa nell’oscurità, lei era in camera sua, in accappatoio sul letto, stava guardando la tv.
Trovai anch’io qualcosa da guardare prima di andare a dormire e mi preparai un drink.
Quella mattina andando in ufficio pensai a quello che era successo con Martha la sera prima, dovevo chiarire con lei, non potevo farle cambiare idea su ciò che facevo, ma potevo almeno darle una visione più chiara di quel mondo.
Mentre attraversavo l’atrio del palazzo mi arrivò una notifica sul cellulare, una mail dell’ufficio del personale che mi informava che Douglas sarebbe stato in ferie per il resto della settimana. Un po’ di lavoro in più da dividere fra me e Martha, ma forse anche un’occasione per chiarire con lei senza avere altri spettatori. Quasi nello stesso momento Douglas mi chiama al telefono per informarmi a voce che per motivi personali ha dovuto prendere il resto della settimana.
Martha non era ancora alla scrivania quando entrai in ufficio, sarebbe arrivata entro qualche minuto sicuramente, non terminai di formulare questo pensiero che fece il suo ingresso in ufficio. Indossava un paio di pantaloni a palazzo beige e una giacca dello stesso colore con un bottone, sotto portava un top verde scuro che faceva risaltare la carnagione chiara e il grigio/verde dei suoi occhi.
“Buongiorno” esordì prima che riuscissi a parlare.
“Buongiorno Martha… appena puoi ti aspetto nel mio ufficio.”
Fece un leggero segno di assenso con la testa e proseguì verso la sua scrivania, la lasciai alla sua routine ed entrai nel mio ufficio.

continua...
scritto il
2023-08-16
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