Qualunque cosa - Capitolo 3
di
OldMaster68
genere
dominazione
Capitolo 3
Passai in farmacia e mi avviai verso casa di Daphne, volevo arrivare non più tardi delle sette e mezza.
Fermai l’auto fuori del suo quartiere per poter controllare cosa stesse facendo, erano da poco passate le sette, vidi che era già in posizione, non si era tolta la sottoveste che si era raccolta sotto le ascelle lasciandola del tutto esposta, in questo modo la sua figura appariva ancora più sensuale.
Il fatto che fosse già nella posizione che le avevo chiesto mi permetteva di anticipare il mio arrivo da lei.
Entrai in casa con la copia delle chiavi che mi aveva dato, sentire la porta aprirsi la aveva agitata non poco, la tranquillizzai avvisandola che ero io.
La guardai per un momento prima di avvicinarmi, era davvero bellissima.
“Come stai ?”
“B… bene, credo.”
“Alzati, vieni qui”
Si alzò senza dire altro, la sottoveste tornò a posto coprendola di nuovo. Venne verso di me e si fermò a circa trenta centimetri.
“Solleva le braccia”
Presi i lembi della sottoveste e la sfilai da sopra.
Le mollette erano ancora al loro posto.
“Ora le tolgo, sei pronta ?”
“Si”
Con tutta la delicatezza possibile allentai la prima molletta, Daphne si morse il labbro ma non emise alcun lamento, feci lo stesso con l’altra e la vidi trasalire ma non emise alcun suono, voleva dimostrarmi che poteva resistere, una lacrima scese dall’occhio destro, la tensione si era allentata e si era lasciata andare, era una reazione più che normale, era il momento di farla sentire al sicuro, meritava certamente questo riconoscimento.
La accolsi fra le mie braccia facendole poggiare la testa sul mio petto, le strinsi dolcemente le spalle e la tenni così per un po’, finché non sollevo la testa per guardarmi negli occhi
“Grazie.”
“Sei stata brava, “
sorrisi
“ora lascia che faccia qualcosa per te, te lo sei meritato.”
Tirai fuori il balsamo che avevo preso poco prima in farmacia, un composto all’aloe con connettivina e un blando anestetico, avrebbe placato rapidamente il dolore e accelerato il recupero. Ne presi un po’ sulle dita e iniziai a spalmarlo delicatamente sulla parte lesa, capezzoli e areole. Le stavo di nuovo provocando dolore, ma avrebbe avuto presto sollievo.
“Fra poco non farà più male.”
“Grazie, va già molto meglio.”
Era decisamente più rilassata ora. L’anestetico stava facendo il suo lavoro.
“Rimettiti in posizione adesso, e chiudi gli occhi.”
Andò al divano e riprese la posizione che le avevo chiesto.
Io mi mossi verso la cucina presi la peretta da clistere che avevo acquistato in farmacia la mattina e la riempii con acqua minerale a temperatura ambiente.
Mi avvicinai a Daphne, lubrificai l’ano e inserii la cannula del clistere, attesi qualche istante e poi lentamente iniziai a pompare nel retto, una volta svuotata sfilai la cannula.
“Alzati per favore”
Torno in piedi, aveva un'espressione indecifrabile sul viso.
“Hai capito cosa ti ho fatto ?”
“Certo, ma perché ?”
“Questa era solo una dimostrazione, aspetta ancora un minuto e poi vai in bagno a liberarti. Domattina, prima che io arrivi, dovrai fare lo stesso, poi quando sarò qui ti darò ulteriori istruzioni.”
“Posso ?”
Chiese lanciando uno sguardo alle scale
“Certo, vai.”
Sparì velocemente su per le scale, potevo andare con lei, o chiederle di usare il bagno a pianterreno, ma era giusto che avesse un po’ di privacy in questo momento.
Torno diversi minuti dopo, in accappatoio con un asciugamano in testa.
“Bene, io ora me ne vado, sarò di nuovo qui alle nove domattina, fatti trovare pronta. Puoi usare dell’acqua minerale, a temperatura ambiente andrà benissimo, fallo per due volte. A domani!”
Uscii da casa di Daphne diretto in centro, avevo appuntamento con Lorna, una cara amica che all'occorrenza era anche una scopamica. L’avevo contattata quella mattina per sapere se le andasse di vederci in serata, cena e poi avremmo deciso se ci sarebbe stato un dopo-cena sessuale oppure no. Accettò subito, probabilmente ci sarebbe stato un seguito alla cena, ma non me la sarei cavata a buon mercato.
Arrivai in centro per le nove, trovai miracolosamente parcheggio a meno di un isolato dal ristorante, lei non era ancora arrivata, mi fermai al bar ad aspettarla, avevo ordinato uno spritz e sentii la sua voce alle mie spalle che chiedeva al barman di farne uno anche per lei.
“Eccoti! In perfetto orario, come stai ?”
Mi voltai per salutarla, era avvolta in un abito a redingote di pizzo nero con inserti in velluto, la parte superiore terminava in un balconcino che metteva in risalto il suo seno e la perfetta forma a clessidra del suo corpo, emanava sensualità.
“Splendidamente! “
Disse ridendo.
Mi abbracciò baciandomi sulla guancia, ma stringendomi abbastanza da farmi sentire la pressione dei suoi seni sul mio petto, ricambiai la stretta godendomi quel contatto.
“Che mi racconti ?”
“Mah, il solito, nulla di rilevante…”
“Col cazzo! Lo vedo che c’è qualcosa, a me non mi freghi, forza! Racconta tutto alla zia Lorna.”
“E’ una situazione particolare.”
“Lo sapevo! Che cazzo stai combinando ?”
“Te lo dico dopo…”
“Farai bene! Altrimenti te lo stacco a morsi.”
“Sei sempre una signora. Dai andiamo al tavolo.”
Il maitre ci accompagnò al nostro tavolo, fortuna volle che fosse abbastanza defilato.
Dopo che il cameriere aveva preso le nostre ordinazioni Lorna tornò alla carica.
“Allora, dai racconta.”
Il contratto di riservatezza non si applicava a Lorna, era la persona più fidata che conoscevo, le avrei affidato la mia stessa vita, conosceva ogni mio più oscuro segreto, come io conoscevo i suoi. Cose che avremmo portato nella tomba, qualunque cosa fosse successa fra noi.
Le raccontai di Daphne, omettendo il nome e il reparto dove lavorava, non erano informazioni essenziali, e per il momento potevo non rivelare queste informazioni.
“E così Steve ha un nuovo giocattolo… certo che sei stato proprio stronzo a farle credere che ci avresti messo tutto il weekend per sistemare le cose. Te la sei già fatta ?”
Le raccontai nei dettagli cosa era successo venerdì sera e quello che avevo fatto poi a casa di Daphne la mattina successiva.
“Devi essere bello carico.”
“In effetti…”
“Andiamo da te ? Stanza delle torture ? “
“Se vuoi…”
“Che fai il difficile ? Guarda che mi hai cercato tu…”
“Si, Andiamo da me, vedrai che la smetti di parlare.”
“Parole, parole…”
“Si, si, ne riparliamo domattina.”
Concludemmo la cena senza prendere il dessert, l’atmosfera si era decisamente scaldata.
Lei abitava in centro, era venuta a piedi al ristorante, quindi mi accompagno alla macchina e partimmo verso casa mia.
In auto tirò su la gamba destra e appoggio il piede al cruscotto, indossava un paio di Dr Martens nere che prima non avevo notato, fece scivolare la gonna di pizzo scoprendo completamente la gamba sollevata e scoprendo l’altra fino a poco sopra il ginocchio.
Accarezzai con la mano la gamba sinistra, facendo salire ancora un po la gonna, realizzai che non portava le mutandine.
“Sei una pazza, ti adoro anche per questo.”
“Me la leccherai vero ?”
“Finché non mi casca la lingua!”
Risposi ridendo.
Era piacevole passare del tempo con Lorna, potevamo parlare di tutto, fare di tutto, non ci eravamo mai posti limiti, né obblighi, sapevamo reciprocamente quello che ci piaceva e non avevamo mai avuto paura di parlarne liberamente fra noi.
Questo ci aveva portato ad avere una confidenza e un affiatamento sessuale senza pari.
Adoravamo dare piacere all’altro, sapevamo come e dove toccare e il piacere dell’altro era pari a quello che provavamo nel procurarlo.
‘Stanza delle torture’ era come chiamavamo una stanza di casa mia che avevo arredato per il bondage, niente di particolare, ma c’erano ganci sul soffitto per poter appendere moschettoni o altri accessori, un letto con testiera su cui poter fissare corde e/o manette varie, e diversi toys fra cui anche fruste e pads per sculacciare, ma quello che accadeva di solito in quella stanza si poteva definire in molti modi, certamente non torture.
Ma a parte i ganci al soffitto, l’aspetto esteriore era quello di una stanza degli ospiti.
Lorna l’aveva nominata, probabilmente aveva già in mente qualcosa, le avrei lasciato condurre il gioco…
In ascensore Lorna si fece vicina e stringendomi disse:
“Conduci tu stasera, portami dove vuoi, ma non farmi male.”
Era una richiesta chiara, voleva godere, essere presa e portata all’estasi, nel modo che io avrei deciso, impetuoso, trasgressivo, ma facendola sentire al sicuro. Avevo dieci anni più di lei, e sapevo che mi considerava il suo porto sicuro, al di là dell’atteggiamento spavaldo era una ragazza sensibile a cui piaceva anche il romanticismo. A volte bisognava leggere fra le righe, e questa era una di quelle volte.
Entrammo in casa e le chiesi di lasciare le scarpe all’ingresso, non fece obiezioni e lascio le Dr Martens e i calzini corti neri vicino alla porta.
“ora vai nella stanza delle torture, metti questa e aspettami”
Le avevo messo in mano una benda, la prese e sgambettò via, conosceva la casa, sapevo dove l’avrei trovata e come mi avrebbe aspettato.
Andai in camera mia per togliermi scarpe e calze, sfilai anche la camicia restando in t-shirt e pantaloni, presi alcuni cubetti di ghiaccio in un bicchiere e mi avviai verso l’altra stanza.
Trovai Lorna come mi aspettavo, bendata, in piedi, al centro della stanza.
poggiai il bicchiere con il ghiaccio su uno dei comodini e fissai due corde ai ganci al soffitto sopra il letto.
Mi avvicinai a lei abbastanza da sfiorare il suo corpo con il mio, inspirò lentamente col naso come se volesse annusare la mia presenza, avendola privata della possibilità di guardare, doveva affidarsi agli altri sensi.
Sfiorai leggermente la sua bocca con la punta delle dita, aprì le labbra per accogliere le mie dita ma mi ritirai, toccai di nuovo e di nuovo mi ritirai, capì che non doveva prendere iniziative.
Sfiorai le sue labbra con le mie, non un bacio ma un semplice contatto, schiuse un poco la bocca, con la lingua percorsi l’interno del labbro superiore, aprì la bocca di più, oltrepassai i denti e toccai fugacemente il palato con la lingua, la testa scattò con un piccolo movimento verso l’alto.
Mi portai alle sue spalle, scostai i capelli portandoli sopra la spalla sinistra e le baciai il collo.
Il vestito non aveva la zip, ma usa serie di lacci come un corsetto, mi dedicai ad allentare i lacci mentre di tanto in tanto poggiavo le labbra sul collo e sulla schiena.
Quando ebbi finito, l'abito scivolò con facilità dalle sue spalle fino a terra. Era nuda ora, con l’abito raccolto ai suoi piedi, le presi la mano e la guidai a fare un passo avanti per uscire definitivamente dal vestito. Raccolsi l’abito e lo deposi su l divano chesterfield nero in fondo alla stanza.
Lei era rimasta in piedi, ferma dove io l’avevo lasciata, fremente e bellissima.
Sfiorai i le labbra con la punta delle dita, poi feci lo stesso con un capezzolo, tocchi delicati, fugaci, un gioco per acuire i sensi.
Sfiorai con entrambe le mani i bordi esterni dei seni fino al centro, tornai poi all’esterno e iniziai a scendere lungo la vita, i fianchi e poi di nuovo verso il centro lungo l’attaccatura delle cosce.
Ora toccava alla schiena, partii dalla fessura delle natiche con il dorso delle unghie e risalii la schiena, lentamente fino al collo scoperto, allontanai la mano e afferrai delicatamente la parte dietro del collo con i denti, la sentii fremere sotto di me.
Le presi la mano e la guidai verso il letto, non c’erano coperte, solo un lenzuolo di raso nero e alcuni cuscini, ne presi uno e lo piazzai più o meno al centro del letto, la presi in braccio e la deposi delicatamente sul letto, il fondo della schiena poggiato sul cuscino, questo mi avrebbe dato un accesso più agevole alle sue parti intime, Lorna portò le ginocchia al petto, facilitata dalla posizione e poi apri le gambe offrendomi il suo fiore dischiuso, afferai con le labbra i petali di quel fiore ottenendo come reazione che le gambe si aprissero ancora di più.
Utilizzando le corde che avevo precedentemente attaccato ai ganci del soffitto, legai rapidamente le caviglie di Lorna in modo che restassero a una distanza dal letto di poco inferiore alla lunghezza della sua coscia, in questo modo aveva piena libertà di movimento, poteva stringere o allargare le gambe ma il sesso sarebbe comunque rimasto esposto e accessibile, facendo forza sulle caviglie poteva anche sollevare il bacino, le corde erano legate in modo che non potessero stringere neanche se tirate.
Iniziai a baciare l’interno coscia poco sopra il ginocchio, salendo verso l’inguine e continuando a baciarla, raggiunsi il pube e continuai a dare baci leggeri ovunque un po’ a caso, Lorna voleva di più, mise in tensione le corde staccando leggermente il bacino dal cuscino dove poggiava per offrirsi a me ancora più sfacciatamente, infilai la lingua fra le sue piccole labbra come se volessi penetrarla, poggiando tutta la bocca sul suo sesso, salii con la lingua verso il clitoride titillandolo, sentivo il bacino di Lorna che si agitava sotto di me, venendomi incontro ritmicamente.
Mi staccai da lei e spingendo con il palmo della mano sul monte di venere le feci di nuovo abbassare il bacino mentre con il pollice andavo a massaggiare il clitoride. Allentò la tensione sulle corde rilassandosi e gustandosi i movimenti circolari del mio pollice sulla sua zona più erogena in quel momento.
Mentre la stimolavo con la mano, mi ero messo in bocca due cubetti di ghiaccio, ora avevo praticamente la lingua congelata, ma era perfetta per i miei scopi, quando furono quasi del tutto sciolti ne presi in bocca altri due che tenni fra i denti e le guance.
Con la mano allargai ulteriormente i lembi e poggiai la lingua gelata direttamente sul clitoride.
“Ahhh”
Continuai a leccare lasciando che l’acqua fredda dei ghiaccioli che si scioglievano nella mia bocca colasse sul suo sesso, Lorna strattonò le corde sbattendomi il suo sesso in faccia, infilai le mani sotto il sedere per continnuare a tenerlo sollevato, tritai con i denti il ghiaccio che era rimasto e lo distribuii con le labbra fra il clitoride e l’ingresso della vagina, osservai i cristalli di ghiaccio che rapidamente si scioglievano formando un rigagnolo gelato che correva lungo il solco delle natice, oltrepassando l’ano e risalendo la schiena che si inarcava ancora di più.
Nel frattempo la mia bocca era tornata alla sua temperatura normale o forse anche più calda per reazione al prolungato contatto con il ghiaccio, il sesso di Lorna era imperlato da poche gocce d’acqua poggiai la lingua bollente sull’ano e percorsi tutta la fessura fino al clito, eretto e teso, lo presi fra le labbra giocandoci un po con la lingua e inziai a succhiarlo, prima delicatamente e poi con più forza, il bacino di Lorna che continuava a sollevarsi convulsamente non mi facilitava il compito, quindi abbracciai le cosce da sotto afferrandole e tenendole saldamente a me, ora eravamo un corpo unico e la mia bocca era come una ventosa sul suo clitoride, sentivo l’orgasmo di Lorna arrivare, conoscevo il suo corpo e le sue reazioni, era questione di secondi.
“Di più! di più! “
Voleva che aumentassi il ritmo, ma sapevo che non era questo di cui il suo corpo aveva bisogno, ignorai le sue suppliche e mantenni un ritmo costante leccando e succhiando.
L’orgasmo arrivò, dirompente, in ogni angolo del suo corpo, facevo fatica a restare attaccato con la bocca durante gli spasmi dell’orgasmo ma riuscii a resistere e a continuare con lo stesso ritmo e arrivò il secondo orgasmo, come un’onda che si infrange sugli scogli.
Lorna era una donna che dava soddisfazione quando godeva con il corpo e con la voce, sentirla gridare durante gli orgasmi era molto eccitante, vivevo per quei momenti, sentire il suo corpo agitarsi nelle mie mani dava una sensazione di potere indescrivibile.
Cominciava a farmi male la lingua ma sentivo che non era ancora finito, proseguii solo succhiando fino a che con un rumoroso sospiro e un’ultima inarcata della schiena arrivo il terzo orgasmo consecutivo, era successo tutto in una manciata di secondi passando da un orgasmo al successivo.
Sfilai il cuscino da sotto e slegai le caviglie, rimase così, immobile, adagiata sulla schiena per alcuni secondi, ne approfittai per togliermi tutto e restare anch’io nudo e mi sdraiai accanto a lei, si giro su un fianco verso di me chiudendosi in posizione fetale, la testa sul mio petto, percorsi con i polpastrelli il filo della schiena, allungò le gambe e si sdraiò a pancia sotto.
Baciai la base del collo continuando lungo la schiena verso il sedere, che Lorna sollevò come un riflesso spontaneo.
Le allargai le ginocchia costringendola a piegarle e a sollevare il sedere ulteriormente, le spalle erano rimaste poggiate sul letto, la schiena formava una curva perfetta sormontata da un culo meraviglioso.
Mi piazzai in mezzo alle sue gambe, appoggiai la punta del pene all’ingresso della vagina entrai in lei in un unico fluido movimento.
“Ahh”
iniziai a muovermi con movimenti ampi, uscivo quasi completamente e affondavo di nuovo fino alla base, Lorna aveva le braccia distese leggermente aperte davanti a lei, i palmi aperti, contrastava le mie spinte per sentirlo ancora più profondamente gemendo ritmicamente, aumentai il ritmo delle spinte, ora le mani stringevano le lenzuola.
“Così! Così!”
Finché poteva parlare non era ancora partita del tutto come piaceva a me e come volevo che fosse, aumentai la velocità continuando a infilzarla per tutta la lunghezza del mio pene, nulla di eccezionale in verità, ma produceva comunque i suoi effetti, Lorna era al limite, mi incitò ancora e poi venne.
Senza fermarmi lasciai cadere un po di saliva sul buchino, massaggiano l’ano con il pollice formando dei piccoli cerchi, per farle capire cosa stava per succedere, iniziai a spingere col pollice inserendolo completamente, sentivo attraverso le pareti dell’ano il mio pene che si faceva strada dentro di lei ad ogni spinta.
Arrivo un secondo orgasmo più potente del primo, sentii che si stava rilassando e la girai su un fianco restando dentro di lei. Da questa posizione riuscivo a ottenere una penetrazione più profonda, Lorna si stava eccitando di nuovo, in un attimo raggiunse un nuovo orgasmo, non intenso come i precedenti che erano stati quasi esplosivi, ma più lungo.
Eravamo entrambi stanchi, ma volevo darle ancora piacere, con dolcezza questa volta, mi misi in ginocchio e la tirai a me, con il bacino fra le mie gambe, mi cinse il collo per potersi tirare su e impalarsi di nuovo, si lascio scendere lentamente mentre entravo in lei.
Restammo per alcuni minuti così, stretti, immobili, l’unico movimento erano le contrazioni della sua vagina intorno al mio pene e le ondate di piacere che percepivo irradiarsi dal suo ventre al resto del corpo. Stava conducendo lei ora, stava prendendosi il suo piacere come desiderava.
Una contrazione più lunga delle altre e la stretta delle sue gambe mi comunicarono che aveva goduto di nuovo. Appoggio le mani al mio petto e mi spinse a sdraiarmi supino così che potesse cavalcarmi, non ero ancora venuto e la piccola parentesi tantrica aveva mantenuto la mia erezione e mi aveva portato prossimo all’orgasmo.
Tenevo le mie mani intorno alla sua vita per seguire il ritmo dei suoi affondi, ci ero sempre più vicino, la bloccai con le mie mani mentre davo gli ultimi colpi forsennati prima di godere insieme a lei che raggiungeva l’ennesimo orgasmo.
Si sfilò da me gettandosi al mio fianco, la guardai mentre sentivo tutta la stanchezza di quella giornata e di quelle ultime ore con lei, mi addormentai quasi subito e immagino che lei fece lo stesso.
Mi svegliai di buon mattino e mi infilai nella doccia che Lorna ancora dormiva, era stata una serata impegnativa anche per lei.
Quando uscii dal bagno avvolto nell'accappatoio vidi che si muoveva, si sarebbe svegliata di lì a poco.
Io avevo un appuntamento alle nove che non potevo assolutamente mancare, erano le sette e mezzo, avevo giusto il tempo di vestirmi e partire se volevo arrivare in orario.
Controllai velocemente cosa stesse facendo Daphne, era nel bagno al piano di sopra, armeggiando con la peretta che le avevo lasciato e una bottiglia di Evian, strano uso davvero per un’acqua minerale.
Uscii di casa lasciando Lorna ancora addormentata, potevo lasciare che restasse da me tutto il tempo che voleva, probabilmente l’avrei trovata ancora qui quando fossi tornato.
Arrivai davanti casa di Daphne cinque minuti prima delle nove, bussai alla porta.
...continua
joe68di@gmail.com
Passai in farmacia e mi avviai verso casa di Daphne, volevo arrivare non più tardi delle sette e mezza.
Fermai l’auto fuori del suo quartiere per poter controllare cosa stesse facendo, erano da poco passate le sette, vidi che era già in posizione, non si era tolta la sottoveste che si era raccolta sotto le ascelle lasciandola del tutto esposta, in questo modo la sua figura appariva ancora più sensuale.
Il fatto che fosse già nella posizione che le avevo chiesto mi permetteva di anticipare il mio arrivo da lei.
Entrai in casa con la copia delle chiavi che mi aveva dato, sentire la porta aprirsi la aveva agitata non poco, la tranquillizzai avvisandola che ero io.
La guardai per un momento prima di avvicinarmi, era davvero bellissima.
“Come stai ?”
“B… bene, credo.”
“Alzati, vieni qui”
Si alzò senza dire altro, la sottoveste tornò a posto coprendola di nuovo. Venne verso di me e si fermò a circa trenta centimetri.
“Solleva le braccia”
Presi i lembi della sottoveste e la sfilai da sopra.
Le mollette erano ancora al loro posto.
“Ora le tolgo, sei pronta ?”
“Si”
Con tutta la delicatezza possibile allentai la prima molletta, Daphne si morse il labbro ma non emise alcun lamento, feci lo stesso con l’altra e la vidi trasalire ma non emise alcun suono, voleva dimostrarmi che poteva resistere, una lacrima scese dall’occhio destro, la tensione si era allentata e si era lasciata andare, era una reazione più che normale, era il momento di farla sentire al sicuro, meritava certamente questo riconoscimento.
La accolsi fra le mie braccia facendole poggiare la testa sul mio petto, le strinsi dolcemente le spalle e la tenni così per un po’, finché non sollevo la testa per guardarmi negli occhi
“Grazie.”
“Sei stata brava, “
sorrisi
“ora lascia che faccia qualcosa per te, te lo sei meritato.”
Tirai fuori il balsamo che avevo preso poco prima in farmacia, un composto all’aloe con connettivina e un blando anestetico, avrebbe placato rapidamente il dolore e accelerato il recupero. Ne presi un po’ sulle dita e iniziai a spalmarlo delicatamente sulla parte lesa, capezzoli e areole. Le stavo di nuovo provocando dolore, ma avrebbe avuto presto sollievo.
“Fra poco non farà più male.”
“Grazie, va già molto meglio.”
Era decisamente più rilassata ora. L’anestetico stava facendo il suo lavoro.
“Rimettiti in posizione adesso, e chiudi gli occhi.”
Andò al divano e riprese la posizione che le avevo chiesto.
Io mi mossi verso la cucina presi la peretta da clistere che avevo acquistato in farmacia la mattina e la riempii con acqua minerale a temperatura ambiente.
Mi avvicinai a Daphne, lubrificai l’ano e inserii la cannula del clistere, attesi qualche istante e poi lentamente iniziai a pompare nel retto, una volta svuotata sfilai la cannula.
“Alzati per favore”
Torno in piedi, aveva un'espressione indecifrabile sul viso.
“Hai capito cosa ti ho fatto ?”
“Certo, ma perché ?”
“Questa era solo una dimostrazione, aspetta ancora un minuto e poi vai in bagno a liberarti. Domattina, prima che io arrivi, dovrai fare lo stesso, poi quando sarò qui ti darò ulteriori istruzioni.”
“Posso ?”
Chiese lanciando uno sguardo alle scale
“Certo, vai.”
Sparì velocemente su per le scale, potevo andare con lei, o chiederle di usare il bagno a pianterreno, ma era giusto che avesse un po’ di privacy in questo momento.
Torno diversi minuti dopo, in accappatoio con un asciugamano in testa.
“Bene, io ora me ne vado, sarò di nuovo qui alle nove domattina, fatti trovare pronta. Puoi usare dell’acqua minerale, a temperatura ambiente andrà benissimo, fallo per due volte. A domani!”
Uscii da casa di Daphne diretto in centro, avevo appuntamento con Lorna, una cara amica che all'occorrenza era anche una scopamica. L’avevo contattata quella mattina per sapere se le andasse di vederci in serata, cena e poi avremmo deciso se ci sarebbe stato un dopo-cena sessuale oppure no. Accettò subito, probabilmente ci sarebbe stato un seguito alla cena, ma non me la sarei cavata a buon mercato.
Arrivai in centro per le nove, trovai miracolosamente parcheggio a meno di un isolato dal ristorante, lei non era ancora arrivata, mi fermai al bar ad aspettarla, avevo ordinato uno spritz e sentii la sua voce alle mie spalle che chiedeva al barman di farne uno anche per lei.
“Eccoti! In perfetto orario, come stai ?”
Mi voltai per salutarla, era avvolta in un abito a redingote di pizzo nero con inserti in velluto, la parte superiore terminava in un balconcino che metteva in risalto il suo seno e la perfetta forma a clessidra del suo corpo, emanava sensualità.
“Splendidamente! “
Disse ridendo.
Mi abbracciò baciandomi sulla guancia, ma stringendomi abbastanza da farmi sentire la pressione dei suoi seni sul mio petto, ricambiai la stretta godendomi quel contatto.
“Che mi racconti ?”
“Mah, il solito, nulla di rilevante…”
“Col cazzo! Lo vedo che c’è qualcosa, a me non mi freghi, forza! Racconta tutto alla zia Lorna.”
“E’ una situazione particolare.”
“Lo sapevo! Che cazzo stai combinando ?”
“Te lo dico dopo…”
“Farai bene! Altrimenti te lo stacco a morsi.”
“Sei sempre una signora. Dai andiamo al tavolo.”
Il maitre ci accompagnò al nostro tavolo, fortuna volle che fosse abbastanza defilato.
Dopo che il cameriere aveva preso le nostre ordinazioni Lorna tornò alla carica.
“Allora, dai racconta.”
Il contratto di riservatezza non si applicava a Lorna, era la persona più fidata che conoscevo, le avrei affidato la mia stessa vita, conosceva ogni mio più oscuro segreto, come io conoscevo i suoi. Cose che avremmo portato nella tomba, qualunque cosa fosse successa fra noi.
Le raccontai di Daphne, omettendo il nome e il reparto dove lavorava, non erano informazioni essenziali, e per il momento potevo non rivelare queste informazioni.
“E così Steve ha un nuovo giocattolo… certo che sei stato proprio stronzo a farle credere che ci avresti messo tutto il weekend per sistemare le cose. Te la sei già fatta ?”
Le raccontai nei dettagli cosa era successo venerdì sera e quello che avevo fatto poi a casa di Daphne la mattina successiva.
“Devi essere bello carico.”
“In effetti…”
“Andiamo da te ? Stanza delle torture ? “
“Se vuoi…”
“Che fai il difficile ? Guarda che mi hai cercato tu…”
“Si, Andiamo da me, vedrai che la smetti di parlare.”
“Parole, parole…”
“Si, si, ne riparliamo domattina.”
Concludemmo la cena senza prendere il dessert, l’atmosfera si era decisamente scaldata.
Lei abitava in centro, era venuta a piedi al ristorante, quindi mi accompagno alla macchina e partimmo verso casa mia.
In auto tirò su la gamba destra e appoggio il piede al cruscotto, indossava un paio di Dr Martens nere che prima non avevo notato, fece scivolare la gonna di pizzo scoprendo completamente la gamba sollevata e scoprendo l’altra fino a poco sopra il ginocchio.
Accarezzai con la mano la gamba sinistra, facendo salire ancora un po la gonna, realizzai che non portava le mutandine.
“Sei una pazza, ti adoro anche per questo.”
“Me la leccherai vero ?”
“Finché non mi casca la lingua!”
Risposi ridendo.
Era piacevole passare del tempo con Lorna, potevamo parlare di tutto, fare di tutto, non ci eravamo mai posti limiti, né obblighi, sapevamo reciprocamente quello che ci piaceva e non avevamo mai avuto paura di parlarne liberamente fra noi.
Questo ci aveva portato ad avere una confidenza e un affiatamento sessuale senza pari.
Adoravamo dare piacere all’altro, sapevamo come e dove toccare e il piacere dell’altro era pari a quello che provavamo nel procurarlo.
‘Stanza delle torture’ era come chiamavamo una stanza di casa mia che avevo arredato per il bondage, niente di particolare, ma c’erano ganci sul soffitto per poter appendere moschettoni o altri accessori, un letto con testiera su cui poter fissare corde e/o manette varie, e diversi toys fra cui anche fruste e pads per sculacciare, ma quello che accadeva di solito in quella stanza si poteva definire in molti modi, certamente non torture.
Ma a parte i ganci al soffitto, l’aspetto esteriore era quello di una stanza degli ospiti.
Lorna l’aveva nominata, probabilmente aveva già in mente qualcosa, le avrei lasciato condurre il gioco…
In ascensore Lorna si fece vicina e stringendomi disse:
“Conduci tu stasera, portami dove vuoi, ma non farmi male.”
Era una richiesta chiara, voleva godere, essere presa e portata all’estasi, nel modo che io avrei deciso, impetuoso, trasgressivo, ma facendola sentire al sicuro. Avevo dieci anni più di lei, e sapevo che mi considerava il suo porto sicuro, al di là dell’atteggiamento spavaldo era una ragazza sensibile a cui piaceva anche il romanticismo. A volte bisognava leggere fra le righe, e questa era una di quelle volte.
Entrammo in casa e le chiesi di lasciare le scarpe all’ingresso, non fece obiezioni e lascio le Dr Martens e i calzini corti neri vicino alla porta.
“ora vai nella stanza delle torture, metti questa e aspettami”
Le avevo messo in mano una benda, la prese e sgambettò via, conosceva la casa, sapevo dove l’avrei trovata e come mi avrebbe aspettato.
Andai in camera mia per togliermi scarpe e calze, sfilai anche la camicia restando in t-shirt e pantaloni, presi alcuni cubetti di ghiaccio in un bicchiere e mi avviai verso l’altra stanza.
Trovai Lorna come mi aspettavo, bendata, in piedi, al centro della stanza.
poggiai il bicchiere con il ghiaccio su uno dei comodini e fissai due corde ai ganci al soffitto sopra il letto.
Mi avvicinai a lei abbastanza da sfiorare il suo corpo con il mio, inspirò lentamente col naso come se volesse annusare la mia presenza, avendola privata della possibilità di guardare, doveva affidarsi agli altri sensi.
Sfiorai leggermente la sua bocca con la punta delle dita, aprì le labbra per accogliere le mie dita ma mi ritirai, toccai di nuovo e di nuovo mi ritirai, capì che non doveva prendere iniziative.
Sfiorai le sue labbra con le mie, non un bacio ma un semplice contatto, schiuse un poco la bocca, con la lingua percorsi l’interno del labbro superiore, aprì la bocca di più, oltrepassai i denti e toccai fugacemente il palato con la lingua, la testa scattò con un piccolo movimento verso l’alto.
Mi portai alle sue spalle, scostai i capelli portandoli sopra la spalla sinistra e le baciai il collo.
Il vestito non aveva la zip, ma usa serie di lacci come un corsetto, mi dedicai ad allentare i lacci mentre di tanto in tanto poggiavo le labbra sul collo e sulla schiena.
Quando ebbi finito, l'abito scivolò con facilità dalle sue spalle fino a terra. Era nuda ora, con l’abito raccolto ai suoi piedi, le presi la mano e la guidai a fare un passo avanti per uscire definitivamente dal vestito. Raccolsi l’abito e lo deposi su l divano chesterfield nero in fondo alla stanza.
Lei era rimasta in piedi, ferma dove io l’avevo lasciata, fremente e bellissima.
Sfiorai i le labbra con la punta delle dita, poi feci lo stesso con un capezzolo, tocchi delicati, fugaci, un gioco per acuire i sensi.
Sfiorai con entrambe le mani i bordi esterni dei seni fino al centro, tornai poi all’esterno e iniziai a scendere lungo la vita, i fianchi e poi di nuovo verso il centro lungo l’attaccatura delle cosce.
Ora toccava alla schiena, partii dalla fessura delle natiche con il dorso delle unghie e risalii la schiena, lentamente fino al collo scoperto, allontanai la mano e afferrai delicatamente la parte dietro del collo con i denti, la sentii fremere sotto di me.
Le presi la mano e la guidai verso il letto, non c’erano coperte, solo un lenzuolo di raso nero e alcuni cuscini, ne presi uno e lo piazzai più o meno al centro del letto, la presi in braccio e la deposi delicatamente sul letto, il fondo della schiena poggiato sul cuscino, questo mi avrebbe dato un accesso più agevole alle sue parti intime, Lorna portò le ginocchia al petto, facilitata dalla posizione e poi apri le gambe offrendomi il suo fiore dischiuso, afferai con le labbra i petali di quel fiore ottenendo come reazione che le gambe si aprissero ancora di più.
Utilizzando le corde che avevo precedentemente attaccato ai ganci del soffitto, legai rapidamente le caviglie di Lorna in modo che restassero a una distanza dal letto di poco inferiore alla lunghezza della sua coscia, in questo modo aveva piena libertà di movimento, poteva stringere o allargare le gambe ma il sesso sarebbe comunque rimasto esposto e accessibile, facendo forza sulle caviglie poteva anche sollevare il bacino, le corde erano legate in modo che non potessero stringere neanche se tirate.
Iniziai a baciare l’interno coscia poco sopra il ginocchio, salendo verso l’inguine e continuando a baciarla, raggiunsi il pube e continuai a dare baci leggeri ovunque un po’ a caso, Lorna voleva di più, mise in tensione le corde staccando leggermente il bacino dal cuscino dove poggiava per offrirsi a me ancora più sfacciatamente, infilai la lingua fra le sue piccole labbra come se volessi penetrarla, poggiando tutta la bocca sul suo sesso, salii con la lingua verso il clitoride titillandolo, sentivo il bacino di Lorna che si agitava sotto di me, venendomi incontro ritmicamente.
Mi staccai da lei e spingendo con il palmo della mano sul monte di venere le feci di nuovo abbassare il bacino mentre con il pollice andavo a massaggiare il clitoride. Allentò la tensione sulle corde rilassandosi e gustandosi i movimenti circolari del mio pollice sulla sua zona più erogena in quel momento.
Mentre la stimolavo con la mano, mi ero messo in bocca due cubetti di ghiaccio, ora avevo praticamente la lingua congelata, ma era perfetta per i miei scopi, quando furono quasi del tutto sciolti ne presi in bocca altri due che tenni fra i denti e le guance.
Con la mano allargai ulteriormente i lembi e poggiai la lingua gelata direttamente sul clitoride.
“Ahhh”
Continuai a leccare lasciando che l’acqua fredda dei ghiaccioli che si scioglievano nella mia bocca colasse sul suo sesso, Lorna strattonò le corde sbattendomi il suo sesso in faccia, infilai le mani sotto il sedere per continnuare a tenerlo sollevato, tritai con i denti il ghiaccio che era rimasto e lo distribuii con le labbra fra il clitoride e l’ingresso della vagina, osservai i cristalli di ghiaccio che rapidamente si scioglievano formando un rigagnolo gelato che correva lungo il solco delle natice, oltrepassando l’ano e risalendo la schiena che si inarcava ancora di più.
Nel frattempo la mia bocca era tornata alla sua temperatura normale o forse anche più calda per reazione al prolungato contatto con il ghiaccio, il sesso di Lorna era imperlato da poche gocce d’acqua poggiai la lingua bollente sull’ano e percorsi tutta la fessura fino al clito, eretto e teso, lo presi fra le labbra giocandoci un po con la lingua e inziai a succhiarlo, prima delicatamente e poi con più forza, il bacino di Lorna che continuava a sollevarsi convulsamente non mi facilitava il compito, quindi abbracciai le cosce da sotto afferrandole e tenendole saldamente a me, ora eravamo un corpo unico e la mia bocca era come una ventosa sul suo clitoride, sentivo l’orgasmo di Lorna arrivare, conoscevo il suo corpo e le sue reazioni, era questione di secondi.
“Di più! di più! “
Voleva che aumentassi il ritmo, ma sapevo che non era questo di cui il suo corpo aveva bisogno, ignorai le sue suppliche e mantenni un ritmo costante leccando e succhiando.
L’orgasmo arrivò, dirompente, in ogni angolo del suo corpo, facevo fatica a restare attaccato con la bocca durante gli spasmi dell’orgasmo ma riuscii a resistere e a continuare con lo stesso ritmo e arrivò il secondo orgasmo, come un’onda che si infrange sugli scogli.
Lorna era una donna che dava soddisfazione quando godeva con il corpo e con la voce, sentirla gridare durante gli orgasmi era molto eccitante, vivevo per quei momenti, sentire il suo corpo agitarsi nelle mie mani dava una sensazione di potere indescrivibile.
Cominciava a farmi male la lingua ma sentivo che non era ancora finito, proseguii solo succhiando fino a che con un rumoroso sospiro e un’ultima inarcata della schiena arrivo il terzo orgasmo consecutivo, era successo tutto in una manciata di secondi passando da un orgasmo al successivo.
Sfilai il cuscino da sotto e slegai le caviglie, rimase così, immobile, adagiata sulla schiena per alcuni secondi, ne approfittai per togliermi tutto e restare anch’io nudo e mi sdraiai accanto a lei, si giro su un fianco verso di me chiudendosi in posizione fetale, la testa sul mio petto, percorsi con i polpastrelli il filo della schiena, allungò le gambe e si sdraiò a pancia sotto.
Baciai la base del collo continuando lungo la schiena verso il sedere, che Lorna sollevò come un riflesso spontaneo.
Le allargai le ginocchia costringendola a piegarle e a sollevare il sedere ulteriormente, le spalle erano rimaste poggiate sul letto, la schiena formava una curva perfetta sormontata da un culo meraviglioso.
Mi piazzai in mezzo alle sue gambe, appoggiai la punta del pene all’ingresso della vagina entrai in lei in un unico fluido movimento.
“Ahh”
iniziai a muovermi con movimenti ampi, uscivo quasi completamente e affondavo di nuovo fino alla base, Lorna aveva le braccia distese leggermente aperte davanti a lei, i palmi aperti, contrastava le mie spinte per sentirlo ancora più profondamente gemendo ritmicamente, aumentai il ritmo delle spinte, ora le mani stringevano le lenzuola.
“Così! Così!”
Finché poteva parlare non era ancora partita del tutto come piaceva a me e come volevo che fosse, aumentai la velocità continuando a infilzarla per tutta la lunghezza del mio pene, nulla di eccezionale in verità, ma produceva comunque i suoi effetti, Lorna era al limite, mi incitò ancora e poi venne.
Senza fermarmi lasciai cadere un po di saliva sul buchino, massaggiano l’ano con il pollice formando dei piccoli cerchi, per farle capire cosa stava per succedere, iniziai a spingere col pollice inserendolo completamente, sentivo attraverso le pareti dell’ano il mio pene che si faceva strada dentro di lei ad ogni spinta.
Arrivo un secondo orgasmo più potente del primo, sentii che si stava rilassando e la girai su un fianco restando dentro di lei. Da questa posizione riuscivo a ottenere una penetrazione più profonda, Lorna si stava eccitando di nuovo, in un attimo raggiunse un nuovo orgasmo, non intenso come i precedenti che erano stati quasi esplosivi, ma più lungo.
Eravamo entrambi stanchi, ma volevo darle ancora piacere, con dolcezza questa volta, mi misi in ginocchio e la tirai a me, con il bacino fra le mie gambe, mi cinse il collo per potersi tirare su e impalarsi di nuovo, si lascio scendere lentamente mentre entravo in lei.
Restammo per alcuni minuti così, stretti, immobili, l’unico movimento erano le contrazioni della sua vagina intorno al mio pene e le ondate di piacere che percepivo irradiarsi dal suo ventre al resto del corpo. Stava conducendo lei ora, stava prendendosi il suo piacere come desiderava.
Una contrazione più lunga delle altre e la stretta delle sue gambe mi comunicarono che aveva goduto di nuovo. Appoggio le mani al mio petto e mi spinse a sdraiarmi supino così che potesse cavalcarmi, non ero ancora venuto e la piccola parentesi tantrica aveva mantenuto la mia erezione e mi aveva portato prossimo all’orgasmo.
Tenevo le mie mani intorno alla sua vita per seguire il ritmo dei suoi affondi, ci ero sempre più vicino, la bloccai con le mie mani mentre davo gli ultimi colpi forsennati prima di godere insieme a lei che raggiungeva l’ennesimo orgasmo.
Si sfilò da me gettandosi al mio fianco, la guardai mentre sentivo tutta la stanchezza di quella giornata e di quelle ultime ore con lei, mi addormentai quasi subito e immagino che lei fece lo stesso.
Mi svegliai di buon mattino e mi infilai nella doccia che Lorna ancora dormiva, era stata una serata impegnativa anche per lei.
Quando uscii dal bagno avvolto nell'accappatoio vidi che si muoveva, si sarebbe svegliata di lì a poco.
Io avevo un appuntamento alle nove che non potevo assolutamente mancare, erano le sette e mezzo, avevo giusto il tempo di vestirmi e partire se volevo arrivare in orario.
Controllai velocemente cosa stesse facendo Daphne, era nel bagno al piano di sopra, armeggiando con la peretta che le avevo lasciato e una bottiglia di Evian, strano uso davvero per un’acqua minerale.
Uscii di casa lasciando Lorna ancora addormentata, potevo lasciare che restasse da me tutto il tempo che voleva, probabilmente l’avrei trovata ancora qui quando fossi tornato.
Arrivai davanti casa di Daphne cinque minuti prima delle nove, bussai alla porta.
...continua
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