Qualunque cosa - Capitolo 4
di
OldMaster68
genere
dominazione
Capitolo 4
Venne ad aprirmi indossando una sottoveste simile a quella che aveva utilizzato il giorno prima, di un bel tono di blu, ma preferivo quella avorio, mi sembrava che si adattasse meglio alla tonalità della sua pelle, chiara, diafana, con diverse lentiggini che dalle gote si dipanavano un po’ a tutto il corpo.
“Buongiorno”
Disse aprendomi la porta.
“Buongiorno Daphne. Oggi sarà giornata di allenamenti, seguimi!”
La precedetti in soggiorno e posai la piccola scatola nera bordata di bianco che avevo preparato il giorno precedente sul tavolo basso fra i divani.
“Aprila”
Si sedette su uno dei divani, si allungo leggermente verso il tavolo e aprì la scatola.
L’interno era nero, al tatto ricordava il velluto, c’erano diversi alloggiamenti che contenevano cinque plug anali disposti in ordine crescente di dimensione e un flacone di lubrificante a base d’acqua.
Daphne sollevò lo sguardo verso di me.
“Sai cosa sono ?”
“Visto quello che mi hai chiesto di fare questa mattina posso immaginarlo. Cosa devo fare ?”
“Usarli, per allenare il tuo ano.”
“Tutti ?”
Disse preoccupata guardando quello più grande, sette centimentri di diametro, lo avevo messo al solo scopo di metterle pressione, non sarebbe mai arrivata ad utilizzarlo
“Certo”
Mentii sorridendo
“Ma non oggi. Oggi devi trovare il tuo limite, poi si vedrà…
Prendi quello piccolo e il lubrificante, ti spiego cosa fare.”
Fece quello che le avevo chiesto e si mise in ginocchio sul divano come aveva fatto il giorno precedente.
“No, aspetta, non così, sdraiati su un fianco…”
Cambiò posizione secondo le mie istruzioni, presi le caviglie facendogli piegare le gambe e facendole portare le ginocchia al petto.
“Così è più facile. Ora spalma completamente tutta la superficie del plug, fino alla base e poi inseriscilo lentamente, se senti dolore fermati subito, aspetta e poi riprova, sempre con delicatezza.”
Verso una generosa quantità di gel lubrificante sul palmo della mano, e vi immerse il plug facendolo ruotare, quando fu completamente coperto, spalmo il gel che era rimasto sulla sua mano sull’ano. Appoggiò la punta del plug e inizio a spingere, la prima parte entrò senza problemi, ma il diametro del plug si allargava progressivamente sino ad arrivare a circa due centimetri, una misura più che sopportabile, ma apprezzavo che procedesse comunque con cautela, si fermò e lo fece uscire di circa un centimetro, poi torno a spingere e riuscì a inserirlo fino in fondo.
“Bene, per le prossime due ore lo terrai dentro di te, ma ricorda, il tuo ano non si lubrifica da solo come fa invece la tua vagina, ogni tanto devi estrarlo, lubrificarlo di nuovo e rimetterlo dentro, hai capito ?”
“Si”
“Fra due ore di questo trattamento, puoi provare con una misura più grande, se senti dolore, fermati e torna a quella precedente. Non è una gara di velocità, ma di resistenza, i risultati migliori sono quelli che si ottengono sulla lunga distanza.”
“Ho capito”
“Ottimo, fai questo finché non vai a dormire, quando andrai a dormire puoi toglierlo, poi, domattina, prima di venire in ufficio, rimetti nel culo quello piccolo.
Gli abiti che dovrai indossare domani sono appesi alla prima stampella dell’armadio, il vestito bianco e blu.”
“Va bene.”
“Ora torno in ufficio, ci vediamo domattina…”
Tornai invece a casa passando per una pasticceria a pochi isolati da dove abitavo per prendere qualche dolcetto da colazione.
Entrando sentii distintamente odore di caffé, strano, la macchinetta espresso non spandeva quell’odore di solito, mi avviai verso la cucina seguendo quell’aroma.
Lorna era lì, in accappatoio, i capelli umidi, sul tavolo due tazzine da caffè e la moka.
La moka!
Solo a Lorna poteva venire in mente di mettersi a fare il caffè con la moka, era un rito che mi concedevo quando avevo un po’ di tempo libero, mi piaceva il gusto diverso dall’espresso che la macchinetta gli conferiva, Lorna lo sapeva, come molte altre cose sul mio conto, era il suo modo per dirmi che era stata bene.
Quando mi vide sulla porta fece un cenno col capo verso la sedia e iniziò a versare il caffe nella tazzina vuota che aveva preparato per me.
Mi sedetti di fronte a lei, depositando sul tavolo il cartoccio con i dolci per la colazione, l'accappatoio non era allacciato e i lembi scendevano ai lati delle gambe accavallate celando solo i piccoli seni.
“Buongiorno”
Mi disse poggiando la moka sul tavolo.
“E’ giorno da un pezzo, te la sei presa comoda.”
“E’ domenica e ieri sera sono stata farcita a dovere, avevo bisogno di riprendermi un po’, che c’è lì dentro ?”
“Per saperlo ti basta aprire il sacchetto…”
Prese il sacchetto, srotolò la parte superiore e ne rovesciò il contenuto sul tavolo.
due nastrine di pasta sfoglia precipitarono dal sacchetto rimbalzando sul tavolo lanciando briciole ovunque, due croissant ripieni di crema e un bigné al caffè rotolarono fuori senza troppi danni.
“Guarda che casino… ci sono briciole ovunque”
“Oh, che guaio!”
disse portando una mano di fronte alla bocca e assumendo una posa da pin-up anni ‘50
“Ora ci penso io a pulire…”
inizio a passare la lingua sulla superficie del tavolo, raccogliendo le briciole, non era un lavoro molto accurato, ma non credo fosse quello il suo scopo vista l’erezione che quel gesto mi provocò.
“Ne hai un po’ anche sui pantaloni…”
Si mise in ginocchio fra le mie gambe e leccò voluttuosamente la patta dei pantaloni.
“Secondo me ce ne sono anche dentro, fammi controllare…”
Mi slaccio i pantaloni e tirò giù la zip, la lasciai fare, afferrò il bordo dei pantaloni e me li fece scendere ancora un po’, la agevolai sollevando un poco il sedere dalla sedia.
Il mio pene salto letteralmente fuori dai pantaloni come un pupazzo a molla.
Baciò la punta depositandovi un po’ di saliva e se lo fece scivolare in bocca.
Andò avanti per un paio di minuti e poi venne a baciarmi in bocca salendo a cavallo e penetrandosi, afferrai i glutei a piene mani e la strinsi a me.
Mi cinse il collo bloccandomi, muoveva solo il bacino, piccoli movimenti.
Mi spinsi in avanti scivolando dalla sedia e finendo a terra sulle ginocchia, lei era ancora attaccata al mio collo con le braccia e quando intuì le mie intenzioni mi cinse la vita con le gambe restando praticamente appesa a me, l’adagiai a terra, sulla schiena e iniziai a dettare il ritmo di quell’amplesso estemporaneo ed intenso, pompai ad un ritmo forsennato senza curarmi delle sue reazioni fino a riempirla del mio seme, tutto durò una manciata di minuti.
Ci staccammo senza dire una parola, barcollai verso il bagno spogliandomi lungo il percorso e mi ficcai di nuovo sotto la doccia.
Lorna mi raggiunse e si infilò fra me e la parete, il box doccia era spazioso abbastanza da ospitare tre persone, Lorna si appoggiò alla parete dandomi la schiena, l’acqua scorreva dal suo collo lungo la schiena inarcata, stava spingendo in fuori il sedere in maniera molto provocante.
La presi da dietro con il cazzo che mi era tornato di nuovo in tiro, reagì piegandosi ancora di più in avanti per facilitare la penetrazione, si aggrappò con le mai all’asta della doccia puntellando una spalla alla parete, in questo modo riusciva senza sforzo a contrastare le mie spinte facendolo entrare il più a fondo possibile.
La montai in questa posizione finché non venne gridando, le gambe cedettero, la sostenni afferrandola da dietro all’attaccatura delle cosce, come una presa di danza, quasi sollevandola, ma senza smettere di pompare, ora le gambe erano leggemente piegate e si teneva sulle punte dei piedi sostenuta anche dalle mie mani sotto i glutei, le mani ancora aggrappate all’asta della doccia, ad ogni affondo si allontanava con la spalla dalla parete e tornava a colpirla, non mi fermai finché non la sentii urlare il secondo orgasmo, lascio la presa sull’asta e cadde sulle ginocchia, era ancora percorsa dai fremiti dell’orgasmo, una cosa che mi fa impazzire, la afferrai per il collo costringendola ad abbassare le spalle fino a terra in modo che il sedere fosse a mia disposizione, la penetrai di nuovo e scopammo in questa posizione fino a venire entrambi con l’acqua che scorreva fra i nostri corpi.
Restammo sotto la doccia lavandoci vicendevolmente e tornammo in cucina a finire la colazione.
Il mio caffè era irrimediabilmente freddo ormai, così optai per del succo d’arancia, addentai avidamente il croissant alla crema, Lorna fece fuori un croissant e il bigné al caffè che speravo di poter mangiare dopo pranzo, verso un po’ di succo d’arancia in un bicchiere e guardandomi negli occhi mi chiese:
“come mai sei uscito presto questa mattina ?”
“Dovevo portare alcune cose alla ragazza di cui ti avevo parlato, e darle istruzioni per la giornata.”
“Istruzioni ? La stai “educando” ?”
Con quel termine indicava il periodo in cui mi dedicavo ad istruire una schiava novizia, ne avevo prese diverse sotto la mia guida nel corso degli anni, nell’ambiente BDSM avevo una certa fama come Master e accadeva di frequente che qualche ragazza mi chiedesse di avviarla al ruolo di schiava, alcune avevano scoperto nella sottomissione una valvola di sfogo, per altre era un alter ego rispetto all'esistenza che conducevano quotidianamente, altre erano semplicemente curiose attratte dal fascino del proibito e da qualche brutto film, queste erano le peggiori, con idee distorte e sbagliate sui ruoli e sui rapporti di forza.
“Cos’è ? Hai perso la memoria ? Non ti ricordi cosa ti ho raccontato ieri sera ?
Ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa in cambio di quanto ho fatto per lei per tirarla fuori dai guai, quindi mi sto togliendo un po’ di soddisfazioni cercando anche di capire quanto sia consapevole di ciò che sta facendo.”
“Beh, immagino tu le abbia spiegato come funziona…”
“Certo che l’ho fatto, ma è un mondo che non conosce e che forse neanche si aspettava, quando mi ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa probabilmente pensava che se la sarebbe cavata lasciandosi scopare da me per un certo periodo.
Mi ha sorpreso in effetti che delle tre alternative che gli ho proposto abbia scelto quella potenzialmente più umiliante e imbarazzante, forse sta ancora pensando che non metterò in pratica tutto ciò che le ho detto…
Cambierà idea molto presto, a suon di frustate”
Sogghignai.
“Ti vorrei proprio vedere all’opera…”
“Potrebbe accadere… Magari vi faccio conoscere…
…In senso biblico” - Dissi ridendo
“Beh fammela almeno vedere prima, magari non è il mio tipo”
“Fidati di me, è assolutamente il tuo tipo”
Finimmo la colazione e andò a rivestirsi nella “stanza delle torture” dove le avevo tolto i vestiti la sera prima, riprese le scarpe all’ingresso e le infilo senza allacciarle le Dr Martens slacciate le conferivano un aspetto leggermente punk, con un trucco nero un po’ marcato e i capelli neri sarebbe stata perfetta, chiamò un UBER.
Ci salutammo con un lungo abbraccio sulla porta. Quando arrivò la notifica che l’UBER era sotto casa mi baciò sulla guancia e si chiuse la porta alle spalle.
Andai al PC per controllare cosa stesse facendo Daphne.
La vidi seduta sul divano, stava guardando qualcosa in TV, indossava la stessa sottoveste di quando ero stato da lei. Ad un tratto si alzò e si diresse alla porta, guardò dallo spioncino e aprì, la luce che entrava dalla porta non mi consentiva di vedere bene chi fosse, ma intravidi una figura femminile poco più bassa di lei, aveva in mano qualcosa che porse a Daphne, sembrava un piccolo vassoio o un contenitore per cibo.
Daphne scosse leggermente la testa e continuò a parlare con la donna alla sua porta, prese il vassoio con entrambe le mani e fece un accenno di inchino all’indirizzo della donna che salutò con la mano e si voltò allontanandosi, chiuse la porta con il piede, portò il vassoio in cucina e tornò a chiudere a chiave.
Rimasi ad osservarla finché non si alzò e si diresse al bagno nella sua camera.
Aveva poggiato il box con i plug sul bordo del lavandino, entro in bagno, si accuccio ed estrasse il plug.
Non era possibile dal mio punto di vista capire quale fosse, né quali fossero quelli rimasti nella scatola; si sedette sul water per fare pipì, si alzò, azionò lo sciacquone, prese il lubrificante dalla scatola e ne versò un po sulla punta del plug senza distribuirlo come aveva fatto la prima volta, si accucciò di nuovo tenendo con una mano sollevata la sottoveste e reinserì il plug, si alzò in piedi e scese di nuovo in salotto.
Torno al divano, ma questa volta si sedette con le ginocchia piegate da un lato, una posizione che le consentiva di accedere facilmente al plug.
Mentre continuava a guardare la TV con la mano, ogni tanto, lo estraeva per qualche centimetro e lo reinseriva, avrei voluto essere lì.
Si voltò verso la telecamera, come se avesse percepito i miei pensieri, poi tornò a rivolgere la sua attenzione al televisore tormentando con la mano l’estremità esterna del plug.
Avrei voluto chiamarla per sapere a che misura era arrivata, ma tenni quella domanda per l’indomani.
Normalmente arrivavo in ufficio qualche minuto prima dei miei collaboratori, ero il loro capo, dovevo dare l’esempio, e quella mattina non feci eccezioni, anzi, arrivai con una buona mezz’ora di anticipo, e per fortuna, visto che le cassette erano ancora tutte sulle mia scrivania,insieme alle caramelle che avevo rovesciato venerdì per svuotare la ciotola.
Riordinai la scrivania e riportai le cassette di Backup nell’armadio in sala server.
Nel cassetto c’erano ancora le mutandine di Daphne, le piegai e le infilai in una tasca dello zaino dove tenevo i miei effetti personali, feci una scansione del contratto, lo archiviai nel mio cloud e riposi la copia cartacea nello zaino.
Martha si affiacciò dalla porta aperta del mio ufficio per salutarmi
“Buongiorno - risposi sorridendole”
Proprio in quel momento il telefono iniziò a vibrare, era Douglas.
“Si ?”
“Buongiorno capo, ho avuto un contrattempo familiare, tarderò un po’, credo.”
“Va bene, non preoccuparti, tanto Martha è già arrivata, prenditi il tempo che ti serve.”
“Se potessi venire direttamente dopo pranzo sarebbe perfetto, almeno faccio le cose con calma.”
“Nessun problema, a dopo.”
Riattaccai.
“Martha ? Dough non viene questa mattina, ce la dobbiamo cavare da soli.”
“Nessun problema, venerdì mi ero portata un po’ avanti con i report trimestrali per il commerciale, se ti serve ho tempo per coprire il lavoro di Dough”
“In effetti c’è un lavoretto extra che dobbiamo fare entro oggi, rispondo alle mail urgenti e poi ti dico…”
“ricevuto!”
Martha era una collaboratrice fidata e molto preparata, anche una bella ragazza, di media statura, pelle chiarissima, una cascata di riccioli rossi, una corporatura minuta, fisico a clessidra, ben proporzionato.
Non c’era mai stato nulla, ero un suo superiore e le ferree regole della compagnia scoraggiavano qualsiasi rapporto che non fosse lavorativo.
In realtà, il nostro di rapporto era anche di amicizia, la differenza di età, il ruolo che ricoprivo, l’aveva indotta in più di una occasione a confidarsi con me, conoscevo molto della sua vita privata, dei problemi, delle gioie e delle storie finite male che puntualmente veniva a raccontarmi per sfogarsi e per esorcizzarle un po’.
Sapeva di poter contare su di me e io su di lei, per qualsiasi cosa. Ma per il momento avevo deciso di tenerla fuori da questa faccenda con Daphne, la mia natura di Master non era nota nell’ambiente di lavoro né a lei e preferivo mantenere le cose in questo modo.
Chiamai l’interno di Daphne, a quest’ora doveva essere sicuramente in ufficio.
“Mulligan” rispose Daphne dopo uno squillo con il solito tono efficiente.
“Vieni nel mio ufficio!” dissi con tono perentorio e riattaccai.”
Non avevo una segretaria, nessuno dei dirigenti del piano ce la aveva, il mio ufficio poteva essere raggiunto sia passando per l’ufficio di Martha e Douglas, sia direttamente dalla porta che usciva verso il corridoio est del piano, ma nessuno ci passava mai.
Quella mattina avevo chiuso a chiave quella porta, non volevo che Daphne sgattaiolasse nel mio ufficio non vista.
Ed infatti poco dopo qualcuno tentò di entrare da lì, trovando la porta chiusa avrebbe fatto l’altra strada, passando davanti alla scrivania di Martha.
Dopo qualche secondo sentii la voce di Daphne che chiedeva a Martha se fossi in ufficio e la sua risposta affermativa.
Daphne fece capolino dall’ufficio di Martha chiedendo se poteva entrare.
“Certo vieni pure, chiudi la porta per favore”
Raramente la mia porta era chiusa, ma quando lo era, era un segnale inequivocabile che non dovevo essere disturbato, né Douglas né Martha sarebbero entrati senza bussare e attendere il mio permesso.
Ma questo ovviamente Daphne non lo sapeva.
“Vieni davanti alla scrivania, solleva il vestito e piegati in avanti, vediamo se hai eseguito i miei ordini…”
Daphne guardo verso la porta e poi verso di me.
“Devo chiudere a chiave ?”
“Non vedo perché, e soprattutto non ti ho detto di chiudere a chiave. Limitati ad eseguire gli ordini, pensare non è fra i tuoi compiti.”
Si portò di fronte a me, afferrò i lembi del vestito e li fece salire fino a scoprire del tutto il sedere mentre contemporaneamente si piegava in avanti di circa quarantacinque gradi.
Indossava un tanga bianco senza cuciture!
Ma io non le avevo preparato alcun intimo da mettere sotto… aveva disubbidito ai miei ordini!
“Rispondi! Cosa ti avevo preparato da indossare per oggi ?
“Questo vestito.”
“Cosa altro ?”
“Un reggiseno.”
“E cosa altro ?”
“Niente.”
“Ecco, appunto, niente altro. Perché indossi delle mutande ?”
“Pensavo avessi dimenticato di prepararle…”
“Come ti ho detto, pensare non è fra i tuoi compiti, dubitare della mia memoria è grave, disobbedire agli ordini imperdonabile. Spogliati!”
“Cosa ?!”
“Ti ho dato un ordine chiaro, e credimi, non è prudente farmelo ripetere”
Aveva preso la pietà che le avevo dimostrato il giorno prima come una debolezza evidentemente e stava tentando di sfruttarla.
Era il momento di iniziare a fare sul serio.
“Sto aspettando…”
In pochi gesti si tolse i tre indumenti che indossava, rimase solo con le scarpe, delle sneakers bianche che tolse per ultime insieme ai fantasmini che depose all’interno di ogni scarpa.
“vieni qui!“
Fece il giro della scrivania e si fermò accanto a me, mi alzai in piedi e afferrai con le dita entrambi i capezzoli.
"Non emettere un suono!”
Iniziai a stringere i capezzoli fra le dita, non era doloroso come il legno delle mollette, ma io potevo stringere molto di più.
Continuai ad aumentare la stretta, progressivamente, non ero intenzionato a fermarmi finché non avesse urlato.
Stava resistendo, ma il limite si avvicinava rapidamente, stringeva i pugni fino a far diventare bianche le nocche.
“Ti prego” mi implorò.
Ignorai la supplica, ma dovetti mollare la presa quando il telefono squillò.
“Si ?”
“C’è qui Antony che ha un problema urgente e deve parlare con te” Disse Martha all’altro capo del telefono.
“Aspetta un attimo”
Non c’era tempo per farla rivestire e uscire. Coprii, il microfono con la mano e parlai sottovoce con Daphne:”Passami i vestiti e vai in sala server!”
Raccolse velocemente gli abiti da terra dove li aveva lasciati prima e me li passò.
Infilai tutto velocemente nell’armadio alle mie spalle mentre Daphne spariva oltre la porta della sala server, un ambiente costantemente climatizzato a 18/20 gradi. Decisamente un luogo poco ospitale per una persona senza vestiti…
“Fallo entrare” dissi a Martha.
“Tony! Che succede ?”
Chiesi al ragazzo del reparto produzione che stava entrando nel mio ufficio.
Non lo conoscevo personalmente, ma ci conoscevamo più o meno un po tutti almeno di vista, era strano che qualcuno della produzione salisse fino agli uffici di persona, di solito il direttore di produzione mi mandava una mail se gli serviva qualcosa o mi chiamava per le cose più urgenti, e quello che avevo davanti non era neanche un capo reparto, strano…
Ho parlato con il mio responsabile e mi ha autorizzato a chiedere a te…
E iniziò a spiegarmi quello di cui avevano bisogno, lo feci sedere e iniziai a prendere appunti, ci sarebbe voluto un po’ per farmi spiegare bene cosa dovevano tirare fuori dalle statistiche di produzione.
Mentre mi stava illustrando le loro richieste, Martha mi passo davanti con la cassetta delle copie diretta in sala server. Entrò prima che potessi fermarla, ma in effetti non avrei avuto scuse valide per farlo, Cambiare la cassetta di backup era un compito quotidiano che lei o Douglas eseguivano sempre nella prima parte della mattinata, e oggi non faceva eccezione.
Martha uscì un paio di minuti dopo e si fermò dando le spalle alla porta chiusa della sala server, sollevai lo sguardo dagli appunti che stavo scrivendo e mi diede uno sguardo interrogativo ma molto eloquente. Trovare una ragazza nuda in sala server doveva averla certamente sorpresa e incuriosita.
Dovevo preparare una storia credibile…
“Ok Antony, penso di avere tutto quello che mi serve di sapere per darvi i dati che avete richiesto. Domani penso di potervi mandare una prima estrazione così fare qualche verifica a campione ed eventualmente aggiustiamo il tiro, la mando sulla mail di Mike ?”
“Si, grazie”
“ok, ci sentiamo domani allora”
“Grazie, a domani!”
Uscì attraverso l’ufficio di Martha che si fiondò di nuovo nel mio ufficio.
“C’è qualcosa che devi dirmi a proposito di una ragazza nuda in sala server ?”
“Si, ma non adesso, più tardi ne parliamo. Devi fare qualcosa per me adesso…”
“Dimmi…”
I backup sono tutti compromessi, vanno rifatti tutti, e vorrei fosse fatto entro oggi, compatibilmente con i tempi di backup.”
“Ok, allora la cassetta di oggi la tolgo e intanto inizio a rifare le altre, poi stasera prima di uscire rimetto questa per il backup quotidiano pianificato”
“Esatto, era esattamente quello che pensavo di fare, puoi stargli dietro tu a questa cosa ?”
“Ma certo capo!”
“Grazie, quando metti la prima cassetta, uscendo di alla ragazza di uscire, poi torna nel tuo ufficio e chiudi la porta per favore.”
“Ricevuto!”
Presi dal cassetto le cassette di Backup che Martha avrebbe dovuto usare e gliele passai.
Tornò in sala server e ne uscì dopo un minuto avviandosi al suo ufficio e chiudendosi la porta alle spalle, quella della sala server invece l’aveva lasciata leggermente aperta.
Qualche secondo dopo che la porta dell’ufficio di Martha si era chiusa, Daphne uscì dalla sala server.
Era decisamente infreddolita.
“Vieni qui!”
Obbedì silenziosamente e mi venne di nuovo accanto.
“Hai disubbidito ai miei ordini e devi essere punita. Una parte della punizione la hai già ricevuta, ora ne riceverai un’altra. Visto che hai arbitrariamente deciso di indossare le mutande, te le lascerò tenere oggi, ma c’è un prezzo da pagare…
Accucciati e apri bene le ginocchia”
continua...
Venne ad aprirmi indossando una sottoveste simile a quella che aveva utilizzato il giorno prima, di un bel tono di blu, ma preferivo quella avorio, mi sembrava che si adattasse meglio alla tonalità della sua pelle, chiara, diafana, con diverse lentiggini che dalle gote si dipanavano un po’ a tutto il corpo.
“Buongiorno”
Disse aprendomi la porta.
“Buongiorno Daphne. Oggi sarà giornata di allenamenti, seguimi!”
La precedetti in soggiorno e posai la piccola scatola nera bordata di bianco che avevo preparato il giorno precedente sul tavolo basso fra i divani.
“Aprila”
Si sedette su uno dei divani, si allungo leggermente verso il tavolo e aprì la scatola.
L’interno era nero, al tatto ricordava il velluto, c’erano diversi alloggiamenti che contenevano cinque plug anali disposti in ordine crescente di dimensione e un flacone di lubrificante a base d’acqua.
Daphne sollevò lo sguardo verso di me.
“Sai cosa sono ?”
“Visto quello che mi hai chiesto di fare questa mattina posso immaginarlo. Cosa devo fare ?”
“Usarli, per allenare il tuo ano.”
“Tutti ?”
Disse preoccupata guardando quello più grande, sette centimentri di diametro, lo avevo messo al solo scopo di metterle pressione, non sarebbe mai arrivata ad utilizzarlo
“Certo”
Mentii sorridendo
“Ma non oggi. Oggi devi trovare il tuo limite, poi si vedrà…
Prendi quello piccolo e il lubrificante, ti spiego cosa fare.”
Fece quello che le avevo chiesto e si mise in ginocchio sul divano come aveva fatto il giorno precedente.
“No, aspetta, non così, sdraiati su un fianco…”
Cambiò posizione secondo le mie istruzioni, presi le caviglie facendogli piegare le gambe e facendole portare le ginocchia al petto.
“Così è più facile. Ora spalma completamente tutta la superficie del plug, fino alla base e poi inseriscilo lentamente, se senti dolore fermati subito, aspetta e poi riprova, sempre con delicatezza.”
Verso una generosa quantità di gel lubrificante sul palmo della mano, e vi immerse il plug facendolo ruotare, quando fu completamente coperto, spalmo il gel che era rimasto sulla sua mano sull’ano. Appoggiò la punta del plug e inizio a spingere, la prima parte entrò senza problemi, ma il diametro del plug si allargava progressivamente sino ad arrivare a circa due centimetri, una misura più che sopportabile, ma apprezzavo che procedesse comunque con cautela, si fermò e lo fece uscire di circa un centimetro, poi torno a spingere e riuscì a inserirlo fino in fondo.
“Bene, per le prossime due ore lo terrai dentro di te, ma ricorda, il tuo ano non si lubrifica da solo come fa invece la tua vagina, ogni tanto devi estrarlo, lubrificarlo di nuovo e rimetterlo dentro, hai capito ?”
“Si”
“Fra due ore di questo trattamento, puoi provare con una misura più grande, se senti dolore, fermati e torna a quella precedente. Non è una gara di velocità, ma di resistenza, i risultati migliori sono quelli che si ottengono sulla lunga distanza.”
“Ho capito”
“Ottimo, fai questo finché non vai a dormire, quando andrai a dormire puoi toglierlo, poi, domattina, prima di venire in ufficio, rimetti nel culo quello piccolo.
Gli abiti che dovrai indossare domani sono appesi alla prima stampella dell’armadio, il vestito bianco e blu.”
“Va bene.”
“Ora torno in ufficio, ci vediamo domattina…”
Tornai invece a casa passando per una pasticceria a pochi isolati da dove abitavo per prendere qualche dolcetto da colazione.
Entrando sentii distintamente odore di caffé, strano, la macchinetta espresso non spandeva quell’odore di solito, mi avviai verso la cucina seguendo quell’aroma.
Lorna era lì, in accappatoio, i capelli umidi, sul tavolo due tazzine da caffè e la moka.
La moka!
Solo a Lorna poteva venire in mente di mettersi a fare il caffè con la moka, era un rito che mi concedevo quando avevo un po’ di tempo libero, mi piaceva il gusto diverso dall’espresso che la macchinetta gli conferiva, Lorna lo sapeva, come molte altre cose sul mio conto, era il suo modo per dirmi che era stata bene.
Quando mi vide sulla porta fece un cenno col capo verso la sedia e iniziò a versare il caffe nella tazzina vuota che aveva preparato per me.
Mi sedetti di fronte a lei, depositando sul tavolo il cartoccio con i dolci per la colazione, l'accappatoio non era allacciato e i lembi scendevano ai lati delle gambe accavallate celando solo i piccoli seni.
“Buongiorno”
Mi disse poggiando la moka sul tavolo.
“E’ giorno da un pezzo, te la sei presa comoda.”
“E’ domenica e ieri sera sono stata farcita a dovere, avevo bisogno di riprendermi un po’, che c’è lì dentro ?”
“Per saperlo ti basta aprire il sacchetto…”
Prese il sacchetto, srotolò la parte superiore e ne rovesciò il contenuto sul tavolo.
due nastrine di pasta sfoglia precipitarono dal sacchetto rimbalzando sul tavolo lanciando briciole ovunque, due croissant ripieni di crema e un bigné al caffè rotolarono fuori senza troppi danni.
“Guarda che casino… ci sono briciole ovunque”
“Oh, che guaio!”
disse portando una mano di fronte alla bocca e assumendo una posa da pin-up anni ‘50
“Ora ci penso io a pulire…”
inizio a passare la lingua sulla superficie del tavolo, raccogliendo le briciole, non era un lavoro molto accurato, ma non credo fosse quello il suo scopo vista l’erezione che quel gesto mi provocò.
“Ne hai un po’ anche sui pantaloni…”
Si mise in ginocchio fra le mie gambe e leccò voluttuosamente la patta dei pantaloni.
“Secondo me ce ne sono anche dentro, fammi controllare…”
Mi slaccio i pantaloni e tirò giù la zip, la lasciai fare, afferrò il bordo dei pantaloni e me li fece scendere ancora un po’, la agevolai sollevando un poco il sedere dalla sedia.
Il mio pene salto letteralmente fuori dai pantaloni come un pupazzo a molla.
Baciò la punta depositandovi un po’ di saliva e se lo fece scivolare in bocca.
Andò avanti per un paio di minuti e poi venne a baciarmi in bocca salendo a cavallo e penetrandosi, afferrai i glutei a piene mani e la strinsi a me.
Mi cinse il collo bloccandomi, muoveva solo il bacino, piccoli movimenti.
Mi spinsi in avanti scivolando dalla sedia e finendo a terra sulle ginocchia, lei era ancora attaccata al mio collo con le braccia e quando intuì le mie intenzioni mi cinse la vita con le gambe restando praticamente appesa a me, l’adagiai a terra, sulla schiena e iniziai a dettare il ritmo di quell’amplesso estemporaneo ed intenso, pompai ad un ritmo forsennato senza curarmi delle sue reazioni fino a riempirla del mio seme, tutto durò una manciata di minuti.
Ci staccammo senza dire una parola, barcollai verso il bagno spogliandomi lungo il percorso e mi ficcai di nuovo sotto la doccia.
Lorna mi raggiunse e si infilò fra me e la parete, il box doccia era spazioso abbastanza da ospitare tre persone, Lorna si appoggiò alla parete dandomi la schiena, l’acqua scorreva dal suo collo lungo la schiena inarcata, stava spingendo in fuori il sedere in maniera molto provocante.
La presi da dietro con il cazzo che mi era tornato di nuovo in tiro, reagì piegandosi ancora di più in avanti per facilitare la penetrazione, si aggrappò con le mai all’asta della doccia puntellando una spalla alla parete, in questo modo riusciva senza sforzo a contrastare le mie spinte facendolo entrare il più a fondo possibile.
La montai in questa posizione finché non venne gridando, le gambe cedettero, la sostenni afferrandola da dietro all’attaccatura delle cosce, come una presa di danza, quasi sollevandola, ma senza smettere di pompare, ora le gambe erano leggemente piegate e si teneva sulle punte dei piedi sostenuta anche dalle mie mani sotto i glutei, le mani ancora aggrappate all’asta della doccia, ad ogni affondo si allontanava con la spalla dalla parete e tornava a colpirla, non mi fermai finché non la sentii urlare il secondo orgasmo, lascio la presa sull’asta e cadde sulle ginocchia, era ancora percorsa dai fremiti dell’orgasmo, una cosa che mi fa impazzire, la afferrai per il collo costringendola ad abbassare le spalle fino a terra in modo che il sedere fosse a mia disposizione, la penetrai di nuovo e scopammo in questa posizione fino a venire entrambi con l’acqua che scorreva fra i nostri corpi.
Restammo sotto la doccia lavandoci vicendevolmente e tornammo in cucina a finire la colazione.
Il mio caffè era irrimediabilmente freddo ormai, così optai per del succo d’arancia, addentai avidamente il croissant alla crema, Lorna fece fuori un croissant e il bigné al caffè che speravo di poter mangiare dopo pranzo, verso un po’ di succo d’arancia in un bicchiere e guardandomi negli occhi mi chiese:
“come mai sei uscito presto questa mattina ?”
“Dovevo portare alcune cose alla ragazza di cui ti avevo parlato, e darle istruzioni per la giornata.”
“Istruzioni ? La stai “educando” ?”
Con quel termine indicava il periodo in cui mi dedicavo ad istruire una schiava novizia, ne avevo prese diverse sotto la mia guida nel corso degli anni, nell’ambiente BDSM avevo una certa fama come Master e accadeva di frequente che qualche ragazza mi chiedesse di avviarla al ruolo di schiava, alcune avevano scoperto nella sottomissione una valvola di sfogo, per altre era un alter ego rispetto all'esistenza che conducevano quotidianamente, altre erano semplicemente curiose attratte dal fascino del proibito e da qualche brutto film, queste erano le peggiori, con idee distorte e sbagliate sui ruoli e sui rapporti di forza.
“Cos’è ? Hai perso la memoria ? Non ti ricordi cosa ti ho raccontato ieri sera ?
Ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa in cambio di quanto ho fatto per lei per tirarla fuori dai guai, quindi mi sto togliendo un po’ di soddisfazioni cercando anche di capire quanto sia consapevole di ciò che sta facendo.”
“Beh, immagino tu le abbia spiegato come funziona…”
“Certo che l’ho fatto, ma è un mondo che non conosce e che forse neanche si aspettava, quando mi ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa probabilmente pensava che se la sarebbe cavata lasciandosi scopare da me per un certo periodo.
Mi ha sorpreso in effetti che delle tre alternative che gli ho proposto abbia scelto quella potenzialmente più umiliante e imbarazzante, forse sta ancora pensando che non metterò in pratica tutto ciò che le ho detto…
Cambierà idea molto presto, a suon di frustate”
Sogghignai.
“Ti vorrei proprio vedere all’opera…”
“Potrebbe accadere… Magari vi faccio conoscere…
…In senso biblico” - Dissi ridendo
“Beh fammela almeno vedere prima, magari non è il mio tipo”
“Fidati di me, è assolutamente il tuo tipo”
Finimmo la colazione e andò a rivestirsi nella “stanza delle torture” dove le avevo tolto i vestiti la sera prima, riprese le scarpe all’ingresso e le infilo senza allacciarle le Dr Martens slacciate le conferivano un aspetto leggermente punk, con un trucco nero un po’ marcato e i capelli neri sarebbe stata perfetta, chiamò un UBER.
Ci salutammo con un lungo abbraccio sulla porta. Quando arrivò la notifica che l’UBER era sotto casa mi baciò sulla guancia e si chiuse la porta alle spalle.
Andai al PC per controllare cosa stesse facendo Daphne.
La vidi seduta sul divano, stava guardando qualcosa in TV, indossava la stessa sottoveste di quando ero stato da lei. Ad un tratto si alzò e si diresse alla porta, guardò dallo spioncino e aprì, la luce che entrava dalla porta non mi consentiva di vedere bene chi fosse, ma intravidi una figura femminile poco più bassa di lei, aveva in mano qualcosa che porse a Daphne, sembrava un piccolo vassoio o un contenitore per cibo.
Daphne scosse leggermente la testa e continuò a parlare con la donna alla sua porta, prese il vassoio con entrambe le mani e fece un accenno di inchino all’indirizzo della donna che salutò con la mano e si voltò allontanandosi, chiuse la porta con il piede, portò il vassoio in cucina e tornò a chiudere a chiave.
Rimasi ad osservarla finché non si alzò e si diresse al bagno nella sua camera.
Aveva poggiato il box con i plug sul bordo del lavandino, entro in bagno, si accuccio ed estrasse il plug.
Non era possibile dal mio punto di vista capire quale fosse, né quali fossero quelli rimasti nella scatola; si sedette sul water per fare pipì, si alzò, azionò lo sciacquone, prese il lubrificante dalla scatola e ne versò un po sulla punta del plug senza distribuirlo come aveva fatto la prima volta, si accucciò di nuovo tenendo con una mano sollevata la sottoveste e reinserì il plug, si alzò in piedi e scese di nuovo in salotto.
Torno al divano, ma questa volta si sedette con le ginocchia piegate da un lato, una posizione che le consentiva di accedere facilmente al plug.
Mentre continuava a guardare la TV con la mano, ogni tanto, lo estraeva per qualche centimetro e lo reinseriva, avrei voluto essere lì.
Si voltò verso la telecamera, come se avesse percepito i miei pensieri, poi tornò a rivolgere la sua attenzione al televisore tormentando con la mano l’estremità esterna del plug.
Avrei voluto chiamarla per sapere a che misura era arrivata, ma tenni quella domanda per l’indomani.
Normalmente arrivavo in ufficio qualche minuto prima dei miei collaboratori, ero il loro capo, dovevo dare l’esempio, e quella mattina non feci eccezioni, anzi, arrivai con una buona mezz’ora di anticipo, e per fortuna, visto che le cassette erano ancora tutte sulle mia scrivania,insieme alle caramelle che avevo rovesciato venerdì per svuotare la ciotola.
Riordinai la scrivania e riportai le cassette di Backup nell’armadio in sala server.
Nel cassetto c’erano ancora le mutandine di Daphne, le piegai e le infilai in una tasca dello zaino dove tenevo i miei effetti personali, feci una scansione del contratto, lo archiviai nel mio cloud e riposi la copia cartacea nello zaino.
Martha si affiacciò dalla porta aperta del mio ufficio per salutarmi
“Buongiorno - risposi sorridendole”
Proprio in quel momento il telefono iniziò a vibrare, era Douglas.
“Si ?”
“Buongiorno capo, ho avuto un contrattempo familiare, tarderò un po’, credo.”
“Va bene, non preoccuparti, tanto Martha è già arrivata, prenditi il tempo che ti serve.”
“Se potessi venire direttamente dopo pranzo sarebbe perfetto, almeno faccio le cose con calma.”
“Nessun problema, a dopo.”
Riattaccai.
“Martha ? Dough non viene questa mattina, ce la dobbiamo cavare da soli.”
“Nessun problema, venerdì mi ero portata un po’ avanti con i report trimestrali per il commerciale, se ti serve ho tempo per coprire il lavoro di Dough”
“In effetti c’è un lavoretto extra che dobbiamo fare entro oggi, rispondo alle mail urgenti e poi ti dico…”
“ricevuto!”
Martha era una collaboratrice fidata e molto preparata, anche una bella ragazza, di media statura, pelle chiarissima, una cascata di riccioli rossi, una corporatura minuta, fisico a clessidra, ben proporzionato.
Non c’era mai stato nulla, ero un suo superiore e le ferree regole della compagnia scoraggiavano qualsiasi rapporto che non fosse lavorativo.
In realtà, il nostro di rapporto era anche di amicizia, la differenza di età, il ruolo che ricoprivo, l’aveva indotta in più di una occasione a confidarsi con me, conoscevo molto della sua vita privata, dei problemi, delle gioie e delle storie finite male che puntualmente veniva a raccontarmi per sfogarsi e per esorcizzarle un po’.
Sapeva di poter contare su di me e io su di lei, per qualsiasi cosa. Ma per il momento avevo deciso di tenerla fuori da questa faccenda con Daphne, la mia natura di Master non era nota nell’ambiente di lavoro né a lei e preferivo mantenere le cose in questo modo.
Chiamai l’interno di Daphne, a quest’ora doveva essere sicuramente in ufficio.
“Mulligan” rispose Daphne dopo uno squillo con il solito tono efficiente.
“Vieni nel mio ufficio!” dissi con tono perentorio e riattaccai.”
Non avevo una segretaria, nessuno dei dirigenti del piano ce la aveva, il mio ufficio poteva essere raggiunto sia passando per l’ufficio di Martha e Douglas, sia direttamente dalla porta che usciva verso il corridoio est del piano, ma nessuno ci passava mai.
Quella mattina avevo chiuso a chiave quella porta, non volevo che Daphne sgattaiolasse nel mio ufficio non vista.
Ed infatti poco dopo qualcuno tentò di entrare da lì, trovando la porta chiusa avrebbe fatto l’altra strada, passando davanti alla scrivania di Martha.
Dopo qualche secondo sentii la voce di Daphne che chiedeva a Martha se fossi in ufficio e la sua risposta affermativa.
Daphne fece capolino dall’ufficio di Martha chiedendo se poteva entrare.
“Certo vieni pure, chiudi la porta per favore”
Raramente la mia porta era chiusa, ma quando lo era, era un segnale inequivocabile che non dovevo essere disturbato, né Douglas né Martha sarebbero entrati senza bussare e attendere il mio permesso.
Ma questo ovviamente Daphne non lo sapeva.
“Vieni davanti alla scrivania, solleva il vestito e piegati in avanti, vediamo se hai eseguito i miei ordini…”
Daphne guardo verso la porta e poi verso di me.
“Devo chiudere a chiave ?”
“Non vedo perché, e soprattutto non ti ho detto di chiudere a chiave. Limitati ad eseguire gli ordini, pensare non è fra i tuoi compiti.”
Si portò di fronte a me, afferrò i lembi del vestito e li fece salire fino a scoprire del tutto il sedere mentre contemporaneamente si piegava in avanti di circa quarantacinque gradi.
Indossava un tanga bianco senza cuciture!
Ma io non le avevo preparato alcun intimo da mettere sotto… aveva disubbidito ai miei ordini!
“Rispondi! Cosa ti avevo preparato da indossare per oggi ?
“Questo vestito.”
“Cosa altro ?”
“Un reggiseno.”
“E cosa altro ?”
“Niente.”
“Ecco, appunto, niente altro. Perché indossi delle mutande ?”
“Pensavo avessi dimenticato di prepararle…”
“Come ti ho detto, pensare non è fra i tuoi compiti, dubitare della mia memoria è grave, disobbedire agli ordini imperdonabile. Spogliati!”
“Cosa ?!”
“Ti ho dato un ordine chiaro, e credimi, non è prudente farmelo ripetere”
Aveva preso la pietà che le avevo dimostrato il giorno prima come una debolezza evidentemente e stava tentando di sfruttarla.
Era il momento di iniziare a fare sul serio.
“Sto aspettando…”
In pochi gesti si tolse i tre indumenti che indossava, rimase solo con le scarpe, delle sneakers bianche che tolse per ultime insieme ai fantasmini che depose all’interno di ogni scarpa.
“vieni qui!“
Fece il giro della scrivania e si fermò accanto a me, mi alzai in piedi e afferrai con le dita entrambi i capezzoli.
"Non emettere un suono!”
Iniziai a stringere i capezzoli fra le dita, non era doloroso come il legno delle mollette, ma io potevo stringere molto di più.
Continuai ad aumentare la stretta, progressivamente, non ero intenzionato a fermarmi finché non avesse urlato.
Stava resistendo, ma il limite si avvicinava rapidamente, stringeva i pugni fino a far diventare bianche le nocche.
“Ti prego” mi implorò.
Ignorai la supplica, ma dovetti mollare la presa quando il telefono squillò.
“Si ?”
“C’è qui Antony che ha un problema urgente e deve parlare con te” Disse Martha all’altro capo del telefono.
“Aspetta un attimo”
Non c’era tempo per farla rivestire e uscire. Coprii, il microfono con la mano e parlai sottovoce con Daphne:”Passami i vestiti e vai in sala server!”
Raccolse velocemente gli abiti da terra dove li aveva lasciati prima e me li passò.
Infilai tutto velocemente nell’armadio alle mie spalle mentre Daphne spariva oltre la porta della sala server, un ambiente costantemente climatizzato a 18/20 gradi. Decisamente un luogo poco ospitale per una persona senza vestiti…
“Fallo entrare” dissi a Martha.
“Tony! Che succede ?”
Chiesi al ragazzo del reparto produzione che stava entrando nel mio ufficio.
Non lo conoscevo personalmente, ma ci conoscevamo più o meno un po tutti almeno di vista, era strano che qualcuno della produzione salisse fino agli uffici di persona, di solito il direttore di produzione mi mandava una mail se gli serviva qualcosa o mi chiamava per le cose più urgenti, e quello che avevo davanti non era neanche un capo reparto, strano…
Ho parlato con il mio responsabile e mi ha autorizzato a chiedere a te…
E iniziò a spiegarmi quello di cui avevano bisogno, lo feci sedere e iniziai a prendere appunti, ci sarebbe voluto un po’ per farmi spiegare bene cosa dovevano tirare fuori dalle statistiche di produzione.
Mentre mi stava illustrando le loro richieste, Martha mi passo davanti con la cassetta delle copie diretta in sala server. Entrò prima che potessi fermarla, ma in effetti non avrei avuto scuse valide per farlo, Cambiare la cassetta di backup era un compito quotidiano che lei o Douglas eseguivano sempre nella prima parte della mattinata, e oggi non faceva eccezione.
Martha uscì un paio di minuti dopo e si fermò dando le spalle alla porta chiusa della sala server, sollevai lo sguardo dagli appunti che stavo scrivendo e mi diede uno sguardo interrogativo ma molto eloquente. Trovare una ragazza nuda in sala server doveva averla certamente sorpresa e incuriosita.
Dovevo preparare una storia credibile…
“Ok Antony, penso di avere tutto quello che mi serve di sapere per darvi i dati che avete richiesto. Domani penso di potervi mandare una prima estrazione così fare qualche verifica a campione ed eventualmente aggiustiamo il tiro, la mando sulla mail di Mike ?”
“Si, grazie”
“ok, ci sentiamo domani allora”
“Grazie, a domani!”
Uscì attraverso l’ufficio di Martha che si fiondò di nuovo nel mio ufficio.
“C’è qualcosa che devi dirmi a proposito di una ragazza nuda in sala server ?”
“Si, ma non adesso, più tardi ne parliamo. Devi fare qualcosa per me adesso…”
“Dimmi…”
I backup sono tutti compromessi, vanno rifatti tutti, e vorrei fosse fatto entro oggi, compatibilmente con i tempi di backup.”
“Ok, allora la cassetta di oggi la tolgo e intanto inizio a rifare le altre, poi stasera prima di uscire rimetto questa per il backup quotidiano pianificato”
“Esatto, era esattamente quello che pensavo di fare, puoi stargli dietro tu a questa cosa ?”
“Ma certo capo!”
“Grazie, quando metti la prima cassetta, uscendo di alla ragazza di uscire, poi torna nel tuo ufficio e chiudi la porta per favore.”
“Ricevuto!”
Presi dal cassetto le cassette di Backup che Martha avrebbe dovuto usare e gliele passai.
Tornò in sala server e ne uscì dopo un minuto avviandosi al suo ufficio e chiudendosi la porta alle spalle, quella della sala server invece l’aveva lasciata leggermente aperta.
Qualche secondo dopo che la porta dell’ufficio di Martha si era chiusa, Daphne uscì dalla sala server.
Era decisamente infreddolita.
“Vieni qui!”
Obbedì silenziosamente e mi venne di nuovo accanto.
“Hai disubbidito ai miei ordini e devi essere punita. Una parte della punizione la hai già ricevuta, ora ne riceverai un’altra. Visto che hai arbitrariamente deciso di indossare le mutande, te le lascerò tenere oggi, ma c’è un prezzo da pagare…
Accucciati e apri bene le ginocchia”
continua...
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Qualunque cosa - Capitolo 3racconto sucessivo
Qualunque cosa - Capitolo 5
Commenti dei lettori al racconto erotico