Carla l’imperatrice (6)

di
genere
dominazione

“Le abbiamo addestrate veramente bene, sono diventate delle schiave quasi perfette.”
“Si sono veramente devote, anche se si deve sempre migliorare, soprattutto quando si ha la fortuna di servire delle divinità come noi, non si fa mai abbastanza, bisogna sempre impegnarsi di più, per la nostra comodità e per eseguire sempre meglio gli ordini che con munificenza e generosità diamo a loro esseri inferiori, giusto schiave?”
E aggiunse,
“Vi autorizzo a smettere di baciare i DIVINI PIEDINI per rispondere.”
Le schiave risposero,
“Si DIVINE PADRONE, avere la possibilità di servire voi creature DIVINE è l’unico scopo della nostra vita, ci dobbiamo impegnare al massimo per la vostra comodità e il vostro benessere, e ringraziarvi per l’onore che con magnanimità permettete a noi esseri inferiori di usare la nostra faccia come vostro poggiapiedi e la nostra lingua per accarezzarvi i DIVINI PIEDINI, non meritiamo di più.”
“Era quello che mi aspettavo di sentire, schiave, vi dovete sempre impegnare molto più che al massimo per servire noi creature DIVINE, non è mai abbastanza quello che fate, dovete fare sempre meglio, impegnarvi sempre di più per permettere a noi DIVINITÀ di dedicarci al nostro benessere con agio e comodità, e ringraziarci sempre per l’onore vi accordiamo, anche se non lo meritate, ora dopo tanto parlare vi facciamo un grande regalo, leccateci i DIVINI PIEDINI, schiave.”
Le schiave cominciarono a leccare i DIVINI PIEDINI delle padrone, leccarono a lungo, forse più di un’ora, finché DEA ANGELICA rivolgendosi a DIVINA CARLA le disse,
“Mi è venuta voglia di farmi leccare il fiore in mezzo alle gambe, che ne dici?”
“Ottima idea, ci facciamo leccare un po’, poi ce le scambiamo così ci riprendiamo ognuna la schiava di nostra proprietà.”
“Va bene.”
Schioccò le dita e ordinò,
“Schiave, le vostre DIVINITÀ vogliono godere, datevi da fare.”
Le schiave cominciarono a leccare il fiore delle loro PADRONE, dopo alcuni minuti
DEA ANGELICA fra ansimi e gridolini venne abbondantemente, seguita quasi subito da
DIVINA CARLA, a quel punto si scambiarono le schiave, che ricominciarono a leccare ognuna la propria PADRONA, alcuni minuti dopo DEA ANGELICA con un DIVINO PIEDINO appoggiato su una spalla della schiava che la stava leccando con passione si rivolse a DIVINA CARLA,
“Senza offesa, ma come mi lecca la mia schiava non c’è nessuno, lo fa proprio con amore, mi da veramente piacere, non la farei smettere mai, mi piace tantissimo.”
E rivolta alla schiava,
“Lecca, schiava lecca la tua DIVINITÀ assapora il nettare divino, fammi godere tanto e a lungo.”
DIVINA CARLA le rispose,
“Certo deve essere così, per loro esseri inferiori avere l’onore di darci piacere è il massimo, ci devono mettere il più grande impegno nel farci godere bene e a lungo, ti dirò di più da quando la mia schiava ha imparato a darmi piacere come piace a me non sento il bisogno di un uomo, quale uomo mi adorerebbe come mi adora la mia schiava, quale uomo si prostrerebbe davanti a me, quale uomo con uno schiocco delle dita mi leccherebbe i DIVINI PIEDINI e con un’altro schiocco mi leccherebbe il fiore in mezzo alle gambe, mi asciugherebbe con la lingua dopo che ho fatto pipì? nessuno, la mia schiava mi deve amare come nessun’altra, molto più della sua vita, ma anche io la amo, in modo diverso il mio amore la schiava se lo deve meritare giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, servendomi e adorandomi con ogni fibra e con ogni cellula del suo corpo.”
ANGELICA guardò la sua amica con stupore,
“Accidenti non ti facevo così filosofica, ma hai proprio ragione, adesso che mi ci fai pensare anche io da quando posseggo la mia schiava non ho più sentito il bisogno di un uomo, sono più che soddisfatta così, viva noi esseri divine e abbasso gli uomini.”
Quando furono soddisfatte schioccarono le dita,
“Basta così schiave, portateci a letto, svelte.”
Così fini’ l’ultima serata di DEA ANGELICA a casa di DIVINA CARLA.

La mattina dopo le schiave svegliarono le DIVINITÀ, dopo aver portato i vassoi con la colazione, baciarono i DIVINI PIEDINI infilarono le pantofole e le portarono come al solito al “È proprio arrivato il giorno di andare nella mia nuova casa non vedo l’ora, ma vorrei non fosse proprietarie di schiave, ci siamo elevate molto al di sopra di ogni altro essere umano, siamo DIVINE noi possediamo delle schiave devote che ubbidiscono a qualsiasi nostro ordine, ci basta schioccare le dita per ottenere tutto ciò che desideriamo, in quanto a ricambiare la mia ospitalità, mi inviterai a cena qualche volta.”
“Questo è ovvio, Molto più di qualche volta, almeno una volta a settimana, che ne dici.”
“Va bene, allora anche tu verrai a cena qui una volta a settimana.”
“Dammi tre o quattro giorni per sistemarmi nella nuova casa poi facciamo una cena di inaugurazione e ci divertiamo un sacco, va bene?”
“Certo, fammi sapere.”
Dopo quattro giorni DEA ANGELICA invitò a cena DIVINA CARLA, le diede appuntamento come al solito per le venti e trenta, DIVINA CARLA era indecisa se prendere una delle sue macchine o un taxi, alla fine decise per il taxi, ordinò alla schiava di prenotarne uno per le venti, perché ci voleva circa mezz’ora per arrivare a casa di Angelica, dopo aver prenotato il taxi la schiava la aiutò a vestirsi, naturalmente baciandole ripetutamente i DIVINI PIEDINI, quando fu’ pronta
DIVINA CARLA era splendida, sembrava veramente una DIVINITÀ scesa sulla terra ma comunque irraggiungibile, si guardava nello specchio a figura intera dentro la cabina armadio, il vestito verde come i suoi occhi le calzava a pennello metteva in risalto il suo corpo perfetto, la fasciava nei punti giusti, sottolineava il seno e le metteva in evidenza le sue gambe perfette, le calze nere velate con i ricami, e le scarpe Sergio Rossi nere con tacco 12 completavano il tutto, mentre la schiava in ginocchio la contemplava con gli occhi pieni d’amore, DIVINA CARLA le domandò,
“Schiava sono abbastanza elegante?”
“Non ci sono parole per descrivervi DIVINA PADRONA, le devono inventare.”
“Ottimo schiava, adesso pensiamo a te.”
“A me DIVINA PADRONA?”
“Certo una DIVINITÀ come me non può mica uscire senza schiava, portami al mio trono, schiava.”
La schiava si mise a quattro zampe, DIVINA CARLA si accomodò sulla sua schiena si aggrappò ai capelli, come al solito le diede una pacca sul sedere e la schiava si avviò, arrivata al suo trono DIVINA CARLA scese dalla schiava e si sedette schioccò le dita e ordinò,
“Schiava vai a prendere i tuoi vestiti e portali qui, subito.”
La schiava un po’ preoccupata esegui l’ordine e prese i suoi pochi vestiti e li portò alla sua
DIVINA PADRONA, quando li ebbe tutti davanti DIVINA CARLA scelse i più vecchi e sformati e li fece indossare alla schiava dicendole,
“Schiava metti questi, al mio cospetto devi sembrare una stracciona, cosi’ rispettiamo i ruoli.”
Quando la schiava si fu’ vestita sembrava veramente una stracciona, DIVINA CARLA la guardava e approvò,
“Perfetto, schiava, è la prima volta che usciamo ti spiego come ti devi comportare, camminerai un metro dietro di me mi aprirai tutte le porte e in ascensore mi siederò sulla tua schiena e mi aprirai la portiera del taxi, quando arriviamo farai lo stesso, chiaro schiava.”
“Si DIVINA PADRONA.”
Giunta l’ora di andare DIVINA CARLA scelse una delle sue pellicce la schiava la aiutò a indossarla mentre lei mise un vecchio giaccone, apri’ la porta di casa, DIVINA CARLA uscì, la schiava chiuse a chiave e gliele consegnò poi chiamò l’ascensore, DIVINA CARLA schioccò le dita e le ordinò,
“Schiava mettiti a quattro zampe.”
Si sedette sulla sua schiena mentre aspettavano, quando l’ascensore arrivò la schiava apri’ la porta DIVINA CARLA entrò, la schiava premette il pulsante del piano terra poi si rimise a quattro zampe e DIVINA CARLA si accomodò sulla sua schiena, giunte al piano terra, DIVINA CARLA si avviò verso il portone con la schiava che come le aveva ordinato camminava dietro di lei, aspettò che le aprisse, poi si avvicinò al taxi che aspettava, attese che la schiava le aprisse lo sportello e si accomodò sul sedile, la schiava fece il giro della macchina e anche lei si sedette, appena il taxi parti’ DIVINA CARLA si girò e appoggiò i DIVINI PIEDINI in grembo alla schiava, gli fece segno di sfilarle le scarpe e accarezzare i DIVINI PIEDINI, stette tutto il viaggio con i DIVINI PIEDINI così, appoggiati in grembo alla schiava che non smise un secondo di accarezzarli, arrivate a destinazione la schiava senza che la sua DIVINA PADRONA glielo ordinasse baciò i
DIVINI PIEDINI e le rimise le scarpe, poi mentre DIVINA CARLA pagava la corsa fece il giro della macchina e le apri’ la portiera, DIVINA CARLA uscì e si incamminò verso il portone di Angelica, la schiava suonò il citofono, la serratura scattò quasi subito, la schiava lo apri’ DIVINA CARLA entrò tavolo sulla schiena, quando furono sedute con i DIVINI PIEDINI appoggiati sul cuscino e le schiave che li baciavano, DEA ANGELICA disse a DIVINA CARLA, con il suo solito passo regale, attese che arrivasse l’ascensore chiamato dalla schiava, l’ascensore del palazzo di Angelica aveva le porte automatiche quindi quando si aprirono
DIVINA CARLA entrò, seguita dalla schiava che pigiò il pulsante dell’ultimo piano poi si mise a quattro zampe e DIVINA CARLA si sedette sulla sua schiena, arrivate al piano, DIVINA CARLA si alzò dal suo sedile umano e uscì dal l’ascensore, la schiava suonò il campanello, la porta venne aperta immediatamente, DIVINA CARLA entrò seguita dalla schiava che richiuse la porta e si inginocchiò, la schiava di Angelica era già in ginocchio fronte a terra, le baciò le scarpe e la salutò,
“Benvenuta, DIVINA PADRONA, posso avere l’onore di prendere la vostra pelliccia per sistemarla nel guardaroba?”
“Si, schiava ”
La schiava di Angelica sfilò la pelliccia e andò ad appenderla nel guardaroba, tornò sempre in ginocchio al cospetto di DIVINA CARLA le baciò di nuovo le scarpe e invitò,
“Se volete seguirmi DIVINA PADRONA vi faccio strada.”
Si avviò sempre in ginocchio al piano di sopra, DIVINA CARLA la segui’ con la sua schiava al seguito,
La schiava sali’ anche le scale in ginocchio, e questo obbligò anche la schiava di DIVINA CARLA a fare lo stesso, giunte al piano di sopra, DIVINA CARLA si sedette sulla schiena della sua schiava mentre la schiava di Angelica bussava alla porta e l’apriva, allora DIVINA CARLA spronò la sua schiava, con la solita pacca sul sedere,
“Muoviti cavallina veloce.”
La schiava la portò dentro fino al cospetto di DEA ANGELICA che seduta su un vero e proprio trono aspettava il loro arrivo, giunta davanti a lei DIVINA CARLA le ordinò,
“Saluta come si deve DEA ANGELICA, schiava.”
La schiava si abbassò con la sua DIVINA PADRONA sulla schiena e baciò i DIVINI PIEDINI di
DEA ANGELICA che erano appoggiati su un cuscino, DEA ANGELICA salutò DIVINA CARLA,
“Benvenuta SORELLA DIVINA la mia casa e la mia schiava sono a tua disposizione per tutto il tempo che vorrai, puoi farne ciò che vuoi.”
“Grazie DIVINA SORELLA, la tua ospitalità è veramente squisita, ti ringrazio per l’invito e stai tranquilla approfitterò di tutto quello che mi offri.”
DEA ANGELICA schioccò le dita, la sua schiava sempre in ginocchio si avvicinò le baciò i
DIVINI PIEDINI, le infilò le pantofole, DEA ANGELICA si alzò dal suo trono, si sedette sulla sua schiena e ordinò,
“Schiave portateci al tavolo, svelte.”
Le schiave si avviarono fianco a fianco verso il tavolo apparecchiato in modo splendido come al solito, quando le DIVINE PADRONE si furono accomodate, DEA ANGELICA schioccò ancora le dita senza neanche parlare, la sua schiava sfilò le scarpe di DIVINA CARLA con la bocca come sempre le baciò i DIVINI PIEDINI, DIVINA CARLA li appoggiò sul cuscino che era pronto per lei, sfilò anche le pantofole di Angelica, baciò i DIVINI PIEDINI quindi servi’ la cena e insieme alla schiava di DIVINA CARLA si stesero sotto il tavolo e cominciarono a baciare i DIVINI PIEDINI alle proprie PADRONE, mentre le DIVINE si gustavano la cena.
Dopo cena mentre si rilassavano comodamente sdraiate su due chaise-longue e le schiave massaggiavano i DIVINI PIEDINI DIVINA CARLA disse ad DEA ANGELICA,
“Hai visto il nuovo stalliere del maneggio?”
“Si, rispose DEA ANGELICA, perché?”
“Mi sembra che abbia preso una cotta per me, ogni volta che lo guardo diventa rosso come un peperone, se gli chiedo qualcosa scatta come una molla e quando mi parla balbetta.”
“E allora?” Chiese Angelica
“Allora mi è venuta voglia di prendere uno schiavo maschio.”
Sentendo queste parole la schiava smise di massaggiarle i DIVINI PIEDINI, si prostrò con la fronte a terra implorando la DIVINA PADRONA ,
“DIVINA PADRONA, vi supplico non mi mandate via, vivo solo e unicamente per servirvi non ho altro scopo nella vita.”
DIVINA CARLA si arrabbiò moltissimo e si rivolse alla sua schiava con un tono di voce talmente freddo che la temperatura della stanza si abbassò di un paio di gradi,
“Miserabile schiava, chi ti ha dato il permesso di smettere di massaggiarmi i DIVINI PIEDINI e di rivolgerti alla tua DIVINA PADRONA senza essere interpellata, per questa grave mancanza ti punirò molto duramente, inoltre essendo io una DIVINITÀ, la tua unica DIVINITÀ, faccio quello che voglio, non devo certo chiedere la tua opinione, se voglio prendermi uno schiavo lo faccio e basta, chiaro miserabile schiava!!”
“Si DIVINA PADRONA.”
“E continua quello che stavi facendo, miserabile schiava.”
La schiava ricominciò a massaggiare i DIVINI PIEDINI, ma le cadevano le lacrime dagli occhi
DEA ANGELICA si rivolse a DIVINA CARLA e le chiese,
“Come pensi di fare?”
“Da domani comincerò a dargli degli ordini e vediamo come si comporta, se ubbidisce subito allora mi spingerò più a fondo, pensavo di ordinargli di aiutarmi a salire a cavallo mettendosi a quattro zampe, se lo farà sarà mio, diventerà mio schiavo.”
A queste parole alla schiava sfuggì un singulto .
DIVINA CARLA si rivolse ancora più duramente alla sua schiava,
“Silenzio, miserabile schiava, non voglio sentire i tuoi patetici singhiozzi.”
Angelica commentò,
“Sarà divertente, non me lo voglio perdere.”
“Domani metterò in pratica il mio piano, adesso voglio tornare a casa, per favore cara
SORELLA DIVINA fammi chiamare un taxi.”
DEA ANGELICA schioccò le dita e ordinò alla sua schiava,
“Schiava, hai sentito la richiesta di DIVINA PADRONA?”
“Si, mia DEA, provvedo immediatamente.”
DIVINA CARLA schioccò le dita e ordinò alla propria schiava,
“Miserabile schiava, mettimi le scarpe muoviti.”
Durante il viaggio di ritorno in taxi, DIVINA CARLA non degnò la sua schiava neanche di un’ occhiata, Non le appoggiò neppure i DIVINI PIEDINI in grembo, come aveva fatto all’ andata, ma guardò dritto di fronte a se con espressione corrucciata, la schiava pianse continuamente senza smettere mai.
Arrivata sotto casa mentre aspettava che la schiava facesse il giro della macchina e le aprisse lo sportello diede la mancia all’autista perché la corsa l’aveva pagata Angelica, scese e si avviò verso il portone, diede le chiavi alla schiava che corse ad aprire in modo che non dovesse aspettare nemmeno un secondo in piedi fuori sul marciapiede, appena fu entrata, la schiava si precipitò a chiamare l’ascensore, quando arrivò al piano aprì le porte e DIVINA CARLA entrò, la schiava richiuse le porte schiacciò il pulsante per l’attico poi si mise a quattro zampe per far sedere la sua DIVINA PADRONA, ma DIVINA CARLA non si sedette, allora la schiava piangendo a dirotto singhiozzò,
“DIVINA PADRONA,
Ma DIVINA CARLA schioccò le dita e le disse,
“Silenzio miserabile schiava, non voglio sentire neanche una sillaba da te.”
Arrivata al piano la schiava apri’ le porte, DIVINA CARLA uscì la schiava le richiuse e apri’ la porta di casa, appena entrò si inginocchiò e baciò le scarpe della sua DIVINA PADRONA,
DIVINA CARLA si tolse la pelliccia e la buttò sopra la schiava che le stava ancora baciando le scarpe e si avviò verso la sua camera senza neanche degnare la sua schiava di una parola o un’occhiata, la schiava sistemò la pelliccia nell’apposito scomparto del guardaroba, chiuse la porta di casa che era rimasta aperta e si precipitò di sopra, trovò DIVINA CARLA seduta sul suo trono con i DIVINI PIEDINI sul poggiapiedi con un’espressione fredda e distaccata, si prostrò con la fronte a terra, piangendo supplicò la sua DIVINA PADRONA,
“DIVINA PADRONA,
Ma DIVINA CARLA schioccò le dita e le disse,
“Miserabile schiava, ti ho già detto che non voglio sentire niente da te, mi hai fatto fare una pessima figura, davanti a mia SORELLA DIVINA, non c’è una punizione adeguata per un fatto di questa gravità se non quella di cacciarti immediatamente.”
“Nooooooooo,”
Disse la schiava piangendo come una fontana
“ vi imploro DIVINA PADRONA non mi mandate via, vi supplico, frustatemi a sangue, fate tutto quello che volete ma non cacciatemi vi scongiuro,”
“Ti ho detto di stare zitta, miserabile schiava non ho ancora deciso se mandarti via o tenerti al mio DIVINO servizio, non mi piace avere una schiava che mi fa fare queste figure in pubblico, che mi interrompe mentre sto parlando, che interferisce in quello che voglio fare, voglio una schiava che fa quello che le ordino senza prendere stupide iniziative e che mi adora incondizionatamente perché sono la sua sola ed unica DIVINITÀ e che vive soltanto per servirmi e obbedire ai miei ordini senza nessun indugio, perché io con la mia infinita magnanimità ti ho dato la possibilità di diventare la mia schiava devota e di realizzarti come essere inferiore e sono sempre io a decidere se tenerti al mio DIVINO servizio o no, perché quello che decido, deve essere legge, perché comando io e basta!”
“Div.....”
“ZITTA, miserabile schiava, non ho ancora finito, come dicevo non ho ancora deciso cosa fare di te, deciderò domattina, adesso spogliami che voglio andare a letto, non voglio sentire niente, neanche un fiato da te, muoviti.”
Sempre piangendo come una fontana la schiava, baciò la suola della scarpa e prese in bocca il tacco della scarpa e la sfilò la posò delicatamente a terra e sfilò l’altra, le portò a posto tenendole in bocca e tornò con le pantofole, tolse le calze baciò i DIVINI PIEDINI e infilò le pantofole, quindi si mise a quattro zampe per portare la sua DIVINA PADRONA in bagno, DIVINA CARLA si accomodò sulla sua schiena, come al solito si aggrappò ai capelli con una mano mentre con l’altra gli diede una fortissima pacca sul sedere mettendoci tutta la rabbia che aveva e con un secco,
“MUOVITI”
La schiava sussultò per il colpo subito e parti’ velocemente, arrivata in bagno DIVINA CARLA scese dalla sua schiava si levò il vestito gettandolo addosso alla schiava, si sedette sul water per fare pipì ma non si fece asciugare dalla lingua della schiava come al solito, la schiava si prostrò fronte a terra, piangendo sempre più forte,
“DIVINA.....”
Ma DIVINA CARLA le mise un DIVINO PIEDINO sulla testa mettendoci tutto il suo peso la schiacciò a terra e urlando,
“MISERABILE SCHIAVA, TI HO GIÀ DETTO DI NON PARLARE, NON LO VOGLIO RIPETERE PIÙ, NON VOGLIO SENTIRE LA TUA VOCE, MI DA FASTIDIO, FAI QUELLO CHE DEVI FARE INVECE DI PIAGNUCOLARE INUTILMENTE, MENTRE MI STRUCCO PORTA A POSTO IL MIO VESTITO POI TORNA QUI SUBITO, MUOVITI!”
La schiava eseguì l’ordine, tornò al cospetto della sua DIVINA PADRONA, le baciò le pantofole e si mise fronte a terra in attesa di ordini, in silenzio e sempre piangendo disperata, quando
DIVINA CARLA fini’ di prepararsi per la notte schioccò le dita e con voce dura e secca ordinò,
“A quattro zampe, miserabile schiava.”
La schiava scattò immediatamente, DIVINA CARLA si accomodò sulla sua schiena, come al solito si aggrappò ai capelli e le diede un’altra fortissima pacca sul sedere e sempre con voce gelida e autoritaria ordinò,
“Portami a letto, muoviti!”
Arrivata al letto DIVINA CARLA scese dalla sua schiava si sedette e appoggiò i DIVINI PIEDINI sul cuscino, la schiava le baciò le pantofole e le sfilò, baciò i DIVINI PIEDINI, DIVINA CARLA si infilò sotto le coperte e si mise a dormire ignorando la schiava che rimase a lungo in ginocchio a piangere con la faccia appoggiata sulle pantofole della DIVINA PADRONA per sentirne almeno il celestiale profumo, solo dopo molto tempo andò nel suo giaciglio.
La mattina dopo la schiava portò come al solito la colazione in camera e si preparò con un po’ di apprensione a svegliare la DIVINA PADRONA infilando la testa sotto le coperte per baciare i DIVINI PIEDINI, ma DIVINA CARLA appena sentì la sua schiava che gli baciava i DIVINI PIEDINI li ritirò e li appoggiò sul cuscino, la schiava li baciò e le infilò le pantofole poi si mise a quattro zampe, DIVINA CARLA si accomodò sulla sua schiena e dandole un’altra fortissima pacca sul sedere ordinò,
“Portami al mio trono, miserabile schiava, muoviti!”
Arrivata al tavolo scese, si sedette sul suo trono, la schiava baciò le pantofole, le sfilò,
DIVINA CARLA posò i DIVINI PIEDINI sul cuscino la schiava si stava per sdraiare sotto il tavolo, quando schioccando le dita DIVINA CARLA le ordinò,
“Ferma li, miserabile schiava, non ti meriti l’onore di baciarmi i DIVINI PIEDINI mentre faccio colazione, fronte a terra ferma e zitta!”
la schiava obbedì all’ordine ricominciando a piangere sommessamente, quando finì di mangiare DIVINA CARLA schioccò le dita e ordinò, sempre con voce dura e fredda,
“Rimettimi le pantofole, e poi mettiti a quattro zampe, miserabile schiava!”
Eseguito l’ordine, DIVINA CARLA si accomodò sulla sua schiena diede la solita fortissima pacca sul sedere alla schiava e ordinò,
continua….. .
scritto il
2024-01-08
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