Da principessa a puttana 31 – La vita nel bordello 1

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DA PRINCIPESSA A PUTTANA 31 – LA VITA NEL BORDELLO 1

La vita della Principessa tra il carcere ed il bordello ufficiali era, come quella di tutte le altre “prigioniere da monta” destinate al bordello ufficiali (chiamate per dileggio per ciò che in realtà erano ‘carne di prima scelta’), scandita da orari e regole precise : di prima mattina verso le sei i due carcerieri assegnati alla cella che condivideva con un'altra prigioniera, e che cambiavano ogni settimana, entravano nella cella e si prendevano il loro piacere con le prigioniere, anche loro dovevano essere dopati di Viagra come gli ufficiali che frequentavano il bordello perché erano famelici, molto esigenti e con una resistenza, purtroppo per le prigioniere, eccezionale; tra l'altro erano appositamente scelti tra i soldati della bassa forza fisicamente e sessualmente più dotati e rudi : “SOLO GROSSI CAZZI PER LE MIE PRIGIONIERE” aveva sentenziato il Comandante.
In genere le guardie impartivano a ciascuna delle prigioniere una doppia penetrazione “per svegliarti meglio” dicevano, ma, talvolta, le costringevano ad accoppiarsi a 69 tra loro approfittando contemporaneamente dei loro orifizi, così non era infrequente che la Principessa dovesse, oltre a leccare la figa della sua compagna di cella e berne gli umori, stimolare il cazzo di una guardia leccandolo mentre penetrava in culo od in figa la compagna di cella, che altrettanto doveva fare alla guardia che sodomizzava o chiavava in figa la Principessa. Dopo un'oretta di quello che le guardie dileggiandole chiamavano “riscaldamento” (che in genere terminava con un reciproco svuotamento di figa delle due prigioniere che dovevano reciprocamente bere lo sperma che fuoriusciva dagli orifizi usati dai carcerieri) venivano accompagnate nei bagni dove erano sottoposte regolarmente ad un clistere da uno o da due litri (dipendeva dal minore o maggiore sadismo delle guardie) perché gli ufficiali che le avrebbero poi possedute nel bordello trovassero “il budello pulito” dicevano le guardie sghignazzando. Il rito del clistere era terribile, le prigioniere dovevano inginocchiarsi a terra con la testa sul pavimento ed il culo in alto tenuto ben aperto con le mani, Giorgia, la lesbica Comandante delle guardie, aiutata da alcune prigioniere ‘kapò’ penetrava il culo delle malcapitate con una sonda per clisteri di metallo gelida e di notevoli dimensioni, poi iniziava l'infusione del clistere, in genere da due litri fatto scendere molto velocemente per accentuare il dolore causato dalla dilatazione dell'intestino. Il dolore era aggravato dall'aggiunta di sostanze irritanti al liquido del clistere (ad alcune prigioniere che non la avevano adeguatamente soddisfatta sessualmente Giorgia aveva fatto aggiungere del peperoncino piccante nella miscela a titolo di esempio per le altre) al termine del clistere le guardie e le kapò rimuovevano la sonda infilando nell’ano beante un grosso plug anale, solo dopo una mezz’ora di indicibili spasmi e tormenti le prigioniere, accoccolate su dei buglioli, potevano sfilarsi il plug e svuotare l'intestino una di fronte all'altra. Tutta la procedura del clistere, dalla somministrazione alla evacuazione collettiva, era studiato per infliggere alle prigioniere il massimo della umiliazione e della sofferenza fisica, al fine di renderle più docili nella sala della monta.
Per la Principessa il rituale del clistere avveniva con le stesse modalità, ma il clistere era costantemente da tre litri e, data la sua, oramai, notevole abilità come pompinara, le era consentito di svuotarsi solo dopo aver fatto “colazione”, cioè dopo aver spompinato con ingoio almeno una decina di guardie, di fronte alle quali, per ulteriore degradazione, doveva, poi, togliersi il plug anale e fare uscire il torrente di merda causato dal clistere.
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2024-01-28
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