L'Agente Lucy - 1
di
XXX - Comics
genere
pulp
Non mi mettono più il cazzo in bocca.
Non sarebbe una bell'idea farlo mentre ho elettrodi alla figa e plug di metallo nel retto.
Quello stronzo di Mark questa volta ha scelto un'officina meccanica e m'ha fatta legare a 'sto cazzo di tavolaccio di metallo. Merda, sono pancia in giù ad altezza cazzo, il culo esposto ad ogni bastardata. Fortuna che ho fatto danza da piccola, 'sti bastardi m'hanno bloccato le gambe aperte in spaccata 180 gradi.
M'arrivano due scariche maledettamente forti e lunghe che rischio di scheggiare i denti.
Sono tutti dietro me, non vedo più nessuno, sento solo il mio respiro e la vibrazione di quella macchinetta del cazzo. Un sibilo improvviso e la cinghiata m'acceca la figa con una precisione da cecchino, un colpo che mi taglia in due e che mi brucia anche nelle orecchie. Occazzo! Poi è una tempesta di scudisciate da mandarmi chiappe e cosce in fiamme.
“Cazzo Mark, basta!! Lo sai!, alle 18 devo essere dall'avvocato.”
“Macheccazzo?!” S'avvicina e mi scosta i capelli appiccicati sul viso. “Okay, facciamo una pausa per Lucy!” Urla agli altri. “Tranquilla, non mi sono dimenticato, abbiamo tutto il tempo. Qui abbiamo quasi finito, ma tu non devi più interrompere, okay???”
“Okay Mark, ma non devono più fare i coglioni con quell'aggeggio elettrico! L'hanno messo al massimo e lo collegano anche al tavolo di metallo. Se lo fanno ancora mando fanculo tutti e me ne vado!”
“Okay okay, hai ragione Lucy, ma vedi di non rompere troppo i coglioni.” Si guarda in giro in cerca d'ispirazione. “Bene ragazzi, abbiamo ancora un'oretta: ripartiamo con Lucy con le mani legate all'indietro... sì così, legagliele alle caviglie, deve sollevare la testa e far vedere le tette. Okay, così è perfetta!”
Merda!, piegata all'indietro così mi fa male anche respirare. “Cazzo Mark!, non sono una contorsionista, non puoi...”
Non mi ascolta. “Ora però il plug di metallo va in figa.. e collegatelo agli elettrodi ai capezzoli, sì quelli dentati... Tu riprendi tutto da vicino, si deve capire cosa le fanno, e voglio primi piani del suo volto da rizzarlo ad un morto! Non sprechiamo la scena porcaputtana! E tu con quella macchinetta, cazzo ci vuole? Devi di regolare le scosse al ritmo delle inculate, devono aver paura di ficcarci il cazzo, capito???... E voglio veder colare sborra! Pompatele in culo mezzo litro di sborra artificiale, ma adesso dovete mettergliela!, Adesso!!!, non mentre giriamo cazzo!, vi devo dire tutto?” É in ansia creativa. “Calmi, non fate casini e mettetevi d'accordo per i turni. Voglio un lavoro fatto bene, dovete sborrarle in culo, non è difficile da ricordare nemmeno per voi! Tu Joss la fotti col tuo bazooka per ultimo, ma vedi di prenderti qualcosa cazzo!, dev'essere di marmo non un manganello di gomma, ma guardatelo! Voglio vedere il tavolo spostarsi a picconate mentre la sbatti! È il finale!, avete capito?, è il finale, cazzo!!! Dovete essere incazzati, mica ci fate l'amore!!! Cazzo ci vuole?, non è difficile capirlo, non rovinatemi tutto!”
Mark non capisce un cazzo di regia ed ancor meno di tutto il resto, ma sa benissimo cosa vogliono vedere i ricchi che possono comprare questi video. M'asciuga il viso con un kleenex e mi dice all'orecchio: “E tu Lucy, non interrompere più le riprese, okay! Ci manca poco, cazzo ti ci vuole?, non è mica pesante come quello della settimana scorsa.” Non mi vede convinta e prova coi complimenti: “Sei la migliore, Lucy, nessuna è come te! I miei amici coreani vogliono solo te! Questo video lo vendiamo in tutto il mondo, non hai idea di quanto puoi guadagnarci... Ancora un piccolo sforzo!, quelli non cercano mica filmetti di merda con troiette che squirtano appena vedono un cazzo! Okay? Okayy??? Il realismo è tutto.”
Lo dicevo che non capisce un cazzo.
“Lo so Mark, ma poi devo andare: facciamo presto, ti prego!”
“Lascia fare a me!”
Una veloce ripassata di crema a corpo e viso ed il ciak lo dà il cecchino con una cinghiata proibita che mi strappa un urlo.
Cazzo, il segno sulla chiappa mi rimarrà per giorni.
Odio avere una fretta bestiale e non sapere che cazzo mettermi. Devo essere al Centro fra soli quaranta minuti. I jeans nemmeno a parlarne, non riuscirei ad infilarli: metto dei pantaloni larghi fintaseta svolazzanti ed una camiciola abbottonata fino al collo che fanno sexy solo nella Casa della Prateria. I capelli li lascerò asciugare in auto. Il fondotinta lo spalmo con la cazzuola. Cazzo che occhiaie!
“Fai in tempo per l'avvocato?”
“Fanculo Mark.”
“Sei stata fantastica, sei la migliore.” Mi corre dietro. “Senti, aspetta!, la produzione affitta un galeone da pirati. Ci sei?
Salgo in auto, in qualche modo raccolgo le gambe. Sono incazzata nera, sbatto la porta nella speranza di mozzargli una mano. “Fanculo due volte Mark, parto per una vacanza.” Faccio ruggire il motore della mia Porche coupé.
“Ma è tra un mese, o forse due, ne può venir fuori una storia fantastica, ho già in mente tutto, devo lavorarci. Pensa, tu prigioniera dei pirati! Roba mai vista, venderemmo il video prima ancora di girarlo! Dimmi che ci sei!”
Scommetto che ce l'ha duro. Lui ha l'erezione artistica quando parla dei suoi film.
“Ci sentiamo.”
Fa un saltino indietro per non lasciare i piedi sotto la ruota. Lo saluto col dito medio. Che coglione, davvero ci crede? È sempre la stessa storia, cambia solo il titolo.
Nel parcheggio sotterraneo trovo a fatica il mio nuovo posto. Sono tre mesi che non ci vengo e qui al Centro si divertono ad incasinare tutto ogni due settimane nella speranza di essere invisibili. Per questo hanno scelto un anonimo palazzo di avvocati, brokers e commercialisti, sicuramente pieno di ladri.
L'ascensore mi porta al dodicesimo piano. Non mi guardo nello specchio per non cadere in depressione. Ad attendermi c'è la solita segretaria col limone in culo, quella che mi ama: gira leggermente il polso per verificare l'orario.
“Pratica Wilson.” Dico la parola magica e s'apre con un leggero scatto la porta della sala d'attesa.
Da qui entro subito nella toilette per i clienti e mi faccio scannerizzare dallo specchio: si apre il cesso a destra. È un ascensore che mi riporta giù per diciotto piani, sei sottoterra.
Qui al Centro l'atmosfera è serena, c'è gente allegra e mi salutano tutti. Non hanno un cazzo da fare. Merda, sbatto contro Steven.
“Lucy!! Non m'hai mai più risposto.”
“Scusami, Steve, queste settimane ho avuto casini.” Cerco di sfuggirgli.
“Stasera puoi? Io sono libero.”
Ma vede come sono messa? Questo si scoperebbe una morta. “Non posso.”
“... o non vuoi? Puoi dirmelo, non m'offendo.”
“Ho appena girato... Facciamo un'altra volta, Steve, magari un weekend.” Gli prometto. È un brutto segno se penso a lui con questa nausea di cazzi che ho addosso: non sarò mica innamorata?
“Non mi prendi in giro, vero? Perché se vuoi posso farmi prestare ancora quella casa sull'Oceano.”
“Uhmmm...” Gli sorrido timida. Ci abbiamo fatto trentasei ininterrotte ore di dolce sesso. Dopo Mark ed i suoi attori è quello che mi ci vorrebbe.
Steve mi stringe in un abbraccio palpandomi il culetto infiammato. Bacia da da dio e sotto ce l'ha duro. 'Vieni in ufficio.'
È la prima porta a destra, un cubicolo con una scrivania e apparecchiature elettroniche anche a terra. Sono a pezzi, non se ne parla d'accovacciarmi, mi metto ritta in ginocchio e gli slaccio i pantaloni. “Il Colonnello mi ha ordinato di venire di corsa. Sai cosa bolle in pentola?'
Me lo spinge in gola. Oggi è il primo cazzo che non mi strozza. Mi rilasso.
“Ti manda in missione.”
Non sarebbe una bell'idea farlo mentre ho elettrodi alla figa e plug di metallo nel retto.
Quello stronzo di Mark questa volta ha scelto un'officina meccanica e m'ha fatta legare a 'sto cazzo di tavolaccio di metallo. Merda, sono pancia in giù ad altezza cazzo, il culo esposto ad ogni bastardata. Fortuna che ho fatto danza da piccola, 'sti bastardi m'hanno bloccato le gambe aperte in spaccata 180 gradi.
M'arrivano due scariche maledettamente forti e lunghe che rischio di scheggiare i denti.
Sono tutti dietro me, non vedo più nessuno, sento solo il mio respiro e la vibrazione di quella macchinetta del cazzo. Un sibilo improvviso e la cinghiata m'acceca la figa con una precisione da cecchino, un colpo che mi taglia in due e che mi brucia anche nelle orecchie. Occazzo! Poi è una tempesta di scudisciate da mandarmi chiappe e cosce in fiamme.
“Cazzo Mark, basta!! Lo sai!, alle 18 devo essere dall'avvocato.”
“Macheccazzo?!” S'avvicina e mi scosta i capelli appiccicati sul viso. “Okay, facciamo una pausa per Lucy!” Urla agli altri. “Tranquilla, non mi sono dimenticato, abbiamo tutto il tempo. Qui abbiamo quasi finito, ma tu non devi più interrompere, okay???”
“Okay Mark, ma non devono più fare i coglioni con quell'aggeggio elettrico! L'hanno messo al massimo e lo collegano anche al tavolo di metallo. Se lo fanno ancora mando fanculo tutti e me ne vado!”
“Okay okay, hai ragione Lucy, ma vedi di non rompere troppo i coglioni.” Si guarda in giro in cerca d'ispirazione. “Bene ragazzi, abbiamo ancora un'oretta: ripartiamo con Lucy con le mani legate all'indietro... sì così, legagliele alle caviglie, deve sollevare la testa e far vedere le tette. Okay, così è perfetta!”
Merda!, piegata all'indietro così mi fa male anche respirare. “Cazzo Mark!, non sono una contorsionista, non puoi...”
Non mi ascolta. “Ora però il plug di metallo va in figa.. e collegatelo agli elettrodi ai capezzoli, sì quelli dentati... Tu riprendi tutto da vicino, si deve capire cosa le fanno, e voglio primi piani del suo volto da rizzarlo ad un morto! Non sprechiamo la scena porcaputtana! E tu con quella macchinetta, cazzo ci vuole? Devi di regolare le scosse al ritmo delle inculate, devono aver paura di ficcarci il cazzo, capito???... E voglio veder colare sborra! Pompatele in culo mezzo litro di sborra artificiale, ma adesso dovete mettergliela!, Adesso!!!, non mentre giriamo cazzo!, vi devo dire tutto?” É in ansia creativa. “Calmi, non fate casini e mettetevi d'accordo per i turni. Voglio un lavoro fatto bene, dovete sborrarle in culo, non è difficile da ricordare nemmeno per voi! Tu Joss la fotti col tuo bazooka per ultimo, ma vedi di prenderti qualcosa cazzo!, dev'essere di marmo non un manganello di gomma, ma guardatelo! Voglio vedere il tavolo spostarsi a picconate mentre la sbatti! È il finale!, avete capito?, è il finale, cazzo!!! Dovete essere incazzati, mica ci fate l'amore!!! Cazzo ci vuole?, non è difficile capirlo, non rovinatemi tutto!”
Mark non capisce un cazzo di regia ed ancor meno di tutto il resto, ma sa benissimo cosa vogliono vedere i ricchi che possono comprare questi video. M'asciuga il viso con un kleenex e mi dice all'orecchio: “E tu Lucy, non interrompere più le riprese, okay! Ci manca poco, cazzo ti ci vuole?, non è mica pesante come quello della settimana scorsa.” Non mi vede convinta e prova coi complimenti: “Sei la migliore, Lucy, nessuna è come te! I miei amici coreani vogliono solo te! Questo video lo vendiamo in tutto il mondo, non hai idea di quanto puoi guadagnarci... Ancora un piccolo sforzo!, quelli non cercano mica filmetti di merda con troiette che squirtano appena vedono un cazzo! Okay? Okayy??? Il realismo è tutto.”
Lo dicevo che non capisce un cazzo.
“Lo so Mark, ma poi devo andare: facciamo presto, ti prego!”
“Lascia fare a me!”
Una veloce ripassata di crema a corpo e viso ed il ciak lo dà il cecchino con una cinghiata proibita che mi strappa un urlo.
Cazzo, il segno sulla chiappa mi rimarrà per giorni.
Odio avere una fretta bestiale e non sapere che cazzo mettermi. Devo essere al Centro fra soli quaranta minuti. I jeans nemmeno a parlarne, non riuscirei ad infilarli: metto dei pantaloni larghi fintaseta svolazzanti ed una camiciola abbottonata fino al collo che fanno sexy solo nella Casa della Prateria. I capelli li lascerò asciugare in auto. Il fondotinta lo spalmo con la cazzuola. Cazzo che occhiaie!
“Fai in tempo per l'avvocato?”
“Fanculo Mark.”
“Sei stata fantastica, sei la migliore.” Mi corre dietro. “Senti, aspetta!, la produzione affitta un galeone da pirati. Ci sei?
Salgo in auto, in qualche modo raccolgo le gambe. Sono incazzata nera, sbatto la porta nella speranza di mozzargli una mano. “Fanculo due volte Mark, parto per una vacanza.” Faccio ruggire il motore della mia Porche coupé.
“Ma è tra un mese, o forse due, ne può venir fuori una storia fantastica, ho già in mente tutto, devo lavorarci. Pensa, tu prigioniera dei pirati! Roba mai vista, venderemmo il video prima ancora di girarlo! Dimmi che ci sei!”
Scommetto che ce l'ha duro. Lui ha l'erezione artistica quando parla dei suoi film.
“Ci sentiamo.”
Fa un saltino indietro per non lasciare i piedi sotto la ruota. Lo saluto col dito medio. Che coglione, davvero ci crede? È sempre la stessa storia, cambia solo il titolo.
Nel parcheggio sotterraneo trovo a fatica il mio nuovo posto. Sono tre mesi che non ci vengo e qui al Centro si divertono ad incasinare tutto ogni due settimane nella speranza di essere invisibili. Per questo hanno scelto un anonimo palazzo di avvocati, brokers e commercialisti, sicuramente pieno di ladri.
L'ascensore mi porta al dodicesimo piano. Non mi guardo nello specchio per non cadere in depressione. Ad attendermi c'è la solita segretaria col limone in culo, quella che mi ama: gira leggermente il polso per verificare l'orario.
“Pratica Wilson.” Dico la parola magica e s'apre con un leggero scatto la porta della sala d'attesa.
Da qui entro subito nella toilette per i clienti e mi faccio scannerizzare dallo specchio: si apre il cesso a destra. È un ascensore che mi riporta giù per diciotto piani, sei sottoterra.
Qui al Centro l'atmosfera è serena, c'è gente allegra e mi salutano tutti. Non hanno un cazzo da fare. Merda, sbatto contro Steven.
“Lucy!! Non m'hai mai più risposto.”
“Scusami, Steve, queste settimane ho avuto casini.” Cerco di sfuggirgli.
“Stasera puoi? Io sono libero.”
Ma vede come sono messa? Questo si scoperebbe una morta. “Non posso.”
“... o non vuoi? Puoi dirmelo, non m'offendo.”
“Ho appena girato... Facciamo un'altra volta, Steve, magari un weekend.” Gli prometto. È un brutto segno se penso a lui con questa nausea di cazzi che ho addosso: non sarò mica innamorata?
“Non mi prendi in giro, vero? Perché se vuoi posso farmi prestare ancora quella casa sull'Oceano.”
“Uhmmm...” Gli sorrido timida. Ci abbiamo fatto trentasei ininterrotte ore di dolce sesso. Dopo Mark ed i suoi attori è quello che mi ci vorrebbe.
Steve mi stringe in un abbraccio palpandomi il culetto infiammato. Bacia da da dio e sotto ce l'ha duro. 'Vieni in ufficio.'
È la prima porta a destra, un cubicolo con una scrivania e apparecchiature elettroniche anche a terra. Sono a pezzi, non se ne parla d'accovacciarmi, mi metto ritta in ginocchio e gli slaccio i pantaloni. “Il Colonnello mi ha ordinato di venire di corsa. Sai cosa bolle in pentola?'
Me lo spinge in gola. Oggi è il primo cazzo che non mi strozza. Mi rilasso.
“Ti manda in missione.”
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