Agente Lucy - 3 Il Senatore

di
genere
pulp

Fottuto spilorcio! Per un cazzo di stipendio io non ho più una vita.
Una troia a Bangkok guadagna più di me e non hya decine di colleghi che la spiano mentre tromba o va al cesso!
Beh, ci sono i lati positivi, io alla fin fine questi soldi me li sto godendo comunque, la mia copertura esige che viva nel lusso più pacchiano, in una villa con piscina come una vera star del porno
Non vedo l'ora d'arrivarci ma, dannata me, non ho spento il cellulare.
È il Colonnello, cazzo.
“Dove sei?”
“In auto, a dieci minuti dal mio idromassaggio.”
“Dopodomani parti per la Colombia, il senatore ha approvato... Stasera devi portagli dei documenti: Horton Grand Hotel.”
“Negativo, oggi ho lavorato, sono impresentabile.” Ho il culo a strisce.
“Okay, allora vai domani sera. Avviso il senatore.”
“Affermativo, la montagna di soldi spesa dal Dipartimento mi farà tornare la pelle fresca in ventiquattr'ore... Quindi devo ritenermi già in missione da domani?”
“Sì. Una brutta storia.”
“Capita... Ah, Colonnello?”
“Dimmi.”
“Si ricordi domani sera di mandare a spasso i ragazzi del Centro, non sta bene che registrino mentre faccio un pompino al Direttore che ci dà da mangiare.”


Nell'idromassaggio controllo il cellulare.
I ragazzi hanno già risposto a Vargas per me. Bene, oggi non ho voglia di parlare con un altro porco. Leggo la lunga chat: mi paga lui il volo, mi porterà nelle isole del Rosario sul suo yacht, ha il cazzo duro appena mi pensa, vuole leccarmi la fighetta per ore...
Hanno fatto un buon lavoro, io devo ricordarmi solo che lo chiamo micione mio.
M'addormento.

---

“Sì, la sta attendendo.”
Il navigato portiere dell'Horton Grand Hotel 5Stelle Lusso più Stella Cometa e Dodici Costellazioni dello Zodiaco capisce immediatamente cosa sono e si sente autorizzato a squadrarmi per benino. Approva l'abitino D&G nero che cade a pennello sulle mie curve e mi dà freddamente le coordinate per raggiungere la camera del senatore in quel tempio dello sfarzo. Odio quello sguardo, ucciderei per molto meno. Mi spingo in avanti, protendendomi sul bancone. Le mie tette mettono a disagio il leccaculi di professione: “Mi spiace, sono troppo cara per te.”
È per questo che adoro il Colonnello, non m'ha mai guardata come una figa, un culo od un paio di tette.
Il suo sguardo è diverso da quello di tutti gli altri ed io ci ho messo un anno per interpretarlo: in me vede una macchina per uccidere. Boh, non sarà il massimo ma è già qualcosa.
La prima volta è stata una vita fa. È proprio il caso di dirlo.
A Tulsa, Oklahoma ero in cella per una brutta storia delle mie: m'ero messa con il campione della squadra di football dell'università. Uno tutto muscoli e ormoni e zero neuroni... Beh quella è stata una delle mie notti da dimenticare, c'erano anche i suoi amici. Due giorni dopo li ho beccati fuori dal bar e non ci ho visto più.
Sono finita in carcere accusata d'omicidio, rissa, violenza, danni al patrimonio pubblico, linguaggio osceno, disturbo della quiete, resistenza all'arresto, eccetera eccetera... Iniezione letale.
Il Colonnello m'ha fissata per un'ora senza alcuna emozione nello sguardo mentre gli raccontavo e riraccontavo la mia vita, poca cosa, e soprattutto il fattaccio. Tre giorni dopo m'hanno trovata impiccata in cella: un funerale deprimente ed è nata Lucy.
Lo amo come un padre: m'ha fatto rinascere, ma, ahimè, m'ha trovato anche un lavoro al Centro.

L'ascensore si apre sui 300 metri quadri della suite. Il senatore m'aspetta disinvolto, in camicia senza cravatta e maniche rimboccate. Non è basso, sono io che porto tacco 10. Non è grasso, è gonfio d'autostima ipertrofica. Dei capelli meglio non parlare, di plastica e pettinati come quelli delle bambole.
Okay, il Colonnello mi può ordinare di fare la puttana col Direttore Generale, e lo capisco, sono in missione, ma non può sperare che mi metta a chiacchierare con uno strenuo difensore della famiglia tradizionale, della patria e dei sani principi dei nostri padri fondatori. Lo bacio senza dargli il tempo di parlare e mi rigiro nel suo abbraccio.
Il maiale con seggio al Senato ha esperienza di puttane ed apre sessanta centimetri di zip senza incepparla. Lascio cadere sul parquet lucido il D&G da 2400 dollari. Due dita mi scorrono subito sulla natica, lungo la striatura rossa, la cinghiata più bastarda di ieri. Eccita molto il paladino delle donne.
Gli regalo un paio di mugolii mentre da dietro il centimano prende possesso delle mie nudità, una mano sotto il pube le altre dieci a massaggiarmi le tette. 'Sei la puttana perfetta!.”
Accetto il complimento e mi calo nella parte, “Sono tua.” e twerko contro ben poca cosa. Intanto osservo l'arredamento della suite.
Non mi piace, si salva solo per la parete aperta sullo skyline della città e per la felce in angolo, così grande che se hai un monolocale devi dormire in pianerottolo. Sullo scaffale vicino al lettone sa quattro piazze c'è la sua valigetta aperta e, disposti in ordine di grandezza, dildi e plug. Sorrido, spero davvero che i ragazzi non riprendano, perché il nostro senatore ce l'abbia sottodimensionato rispetto al suo ego.
Il cinghiale s'è animato, mi rivolta schiena contro la porta e mi violenta in bocca con la lingua. Col braccio teso all'indietro aziona il telecomando e s'illumina lo schermo a parete, grande come al cinema. È un mio video che ha un mercato incredibile in Russia: l'ho girato sei mesi fa in una finta palestra di boxe con finti atleti di wrestling. E le finzioni terminano qui.
Direi che il senatore ha fatto ricerche su di me, questo video non si trova facilmente.
M'accompagna di fronte al megaschermo e lo fissa assorto come la domenica mattina in chiesa. Cazzo, non vorrà mica farmelo vedere tutto?, dura 132 minuti, sediamoci almeno!
Mi palpa la natica ferita mentre osserva pensoso i lavoretti che mi stanno facendo attorcigliata alle corde del ring. Si risveglia: “Incredibile! Peccato non poterlo fare, domani devi partire per la missione.” Mi spinge sul letto, lui va verso la valigetta.
No, questo porco con circoscrizione elettorale non può fare quel che cazzo vuole. Ignoro il letto e mi stendo pancia in giù sullo scaffale di cristallo addossato alla vetrata. Le luci delle auto si rincorrono come formiche cento metri sotto di me. Forse qualche guardone col binocolo mi spia dai palazzi intorno.
All'esemplare buon padre di famiglia la cosa sta benissimo, lui non non ha certo fretta di sfoderare il suo cazzetto. Mi carezza la schiena nuda, scorre le dita attorno all'ano e me le spinge in fica. Una pacca bastarda sulla chiappa arrossata e “Tienilo più alto.” mi ordina.
Mi raccolgo a gattoni, culo in aria e figa a disposizione del porco di turno.
“Ora ti faccio godere come nel video.” mi soffia cattivo nell'orecchio mentre mi tiene per i capelli. Mi gira la testa e riprova a baciarmi da maschio, mi violenta in bocca con la lingua, ma è un bacio che sa di collutorio, zero eccitazione. Solo una certa preoccupazione quando lo vedo infilarsi un guanto chirurgico e cospargerselo di olio lubrificante.
Odio questo laido, questo porco con circoscrizione elettorale. Lo dirò al Colonnello, se rinasco una seconda volta voglio fare la senatrice.
scritto il
2024-06-25
1 K
visite
1 4
voti
valutazione
7
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.