Mykonos 1994

di
genere
gay

Il traghetto aveva lasciato il Pireo da un'eternità. Procedeva lento sotto la calura appesantito da qualche centinaio di passeggeri imbarcati in più del dovuto, stipati seminudi sul ponte attorno ai loro bagagli. Da uno stereo a pile il fischiettio di Wind of change.
Viaggiavo leggero. Nello zaino solo i ricambi indispensabili e due Omnibus Mondadori di Raymond Chandler. Niente euro e nessuno smartphone perché non li avevano ancora inventati. Non avevo con me neppure l'orologio, anche se esistevano già.
Mai più stato così libero.
Era il Novantaquattro: anche i venditori di parei in spiaggia ci prendevano per il culo, noi italiani, per via della discesa in campo. Ma i greci facevano bene a ridere (non sapevano cosa li aspettava) ed io non m'offendevo di certo: ero lì per essere preso per il culo. Avevo ventiquattro anni e un dannato desiderio di autodistruzione.
Avevo scovato un posto libero in una scialuppa di salvataggio appesa alla fiancata. Lì si respirava un poco. Ero seduto schiena contro lo zaino e gambe incrociate con quelle bianchissime di una ragazza seduta di fronte. Erano tre amiche di Bruges, scendevano a Paros, Occhiazzurri indossava un bikini smeraldo sotto una camicetta annodata in vita e mi aveva prestato le forbicine per rifilare i jeans tagliati. Chiacchieravano in inglese, francese, sguardi e sorrisi. Sono sbarcato comunque a Mykonos, era entrata in una storia sbagliata. O nell'estate sbagliata.

Le case bianche accecavano anche i gabbiani: uno andò a sbattere contro la tenda di un negozio di ceramiche finto-tipiche. Io non sapevo dove sbattere la testa: dopo tre ore non avevo trovato alcuna stanza in affitto e, da come mi guardavano quando domandavano, mi stavo convincendo che non ne erano mai esistite in tutta l'isola.
Mi ero ormai deciso ad una poco avventurosa sistemazione in qualche albergo pur di non morire disidratato su quelle pittoresche scalinate, quando ho incontrato una coppia di siciliani che avevano il mio stesso problema e miracolosamente una vecchia, più incartapecorita della strega di Biancaneve, ci disse in qualche modo che sì, aveva due stanze nella casa dietro l'angolo, ma aggiunse una serie infinita di raccomandazioni e minacce, che i miei due nuovi amici mostrarono, da veri ruffiani, di capire perfettamente. Accettarono ogni condizione senza alcuna riserva e al momento di pagare decisero che le avremmo lasciato un supplemento, così avremmo potuto invitare amici per bere una birra. Non chiedetemi come facessero ad intendersi. La strega ammiccò con un occhio cisposo e s'innamorò di loro. A me nemmeno uno sguardo.
Gaetano e Mattia, i due siciliani, si tennero la camera più grande, se la meritavano. A me toccò quella adiacente, che aveva comunque un letto matrimoniale ed una finestrella sul vicolo bianco con dei gerani sul davanzale. Ci spensi la mia prima sigaretta di Mykonos. Del cesso in comune meglio non parlare; si salvava solo per la pulizia. La doccia era un tubo di gomma attaccata ad un rubinetto. Comodissimo.
Cenammo insieme vista mare e mulini a vento.
Era il loro secondo anno sull'isola e si sentivano in dovere di spiegarmi tutto. Gaetano era un vero affabulatore, avrebbe tenuto sveglio anche il pubblico di Sanremo. Era il 'maschio' della coppia ed un vero rompicoglioni. Non ci credeva che non fossi gay, ma non sarebbe stato inutile rovinare la serata con la mia avversione per le categorizzazioni, quindi ammisi d'essermi appena mollato col mio tipo e d'essere lì in cerca d'avventure. Quest'ultima parte della storia era vera.
Mattia invece era il ragazzo che faceva innamorare: occhioni neri e lucidi, viso delicato e corporatura esile. Era dolcissimo, mi sono innamorato come con Occhiazzurri, risvegliava negli uomini l'istinto di protezione. È stata la prima cantonata di quella vacanza; in realtà Mattia era un prendicazzo industriale che il suo compagno faceva scopare da cani e porci, costringendomi spesso a trasferirmi sulla terrazza sul tetto per fumare e per poter dormire un poco. Di quel culetto femminile che sfoggiava in perizoma e parei trasparenti ne ho approfittato pure io, in una festa aperta.
Li ho lasciati dopo il caffè imbevibile e due ouzo. Ormai avevano le lingue intrecciate come due amanti che si rincontrano finalmente dopo due anni di galera. Ero di troppo e dovevo camminare un poco.
Facile dirsi, mi scontrai con una costante di Mykonos: la gente, che fosse in strada o in un locale od in spiaggia, stava sempre ammassata in grovigli impenetrabili. Ne superai una ventina, pagando il mio dazio in palpate al culo, e mi spinsi in fondo al molo.
Ci rimasi a lungo, seduto di fronte al mare nero, ipnotizzato dalle luci tremolanti. Dietro mi richiamava un mondo col testosterone a palla. Ero lì per quello eppure non mi decidevo; fissavo l'acqua esitante, incapace di tuffarmi.

Rientrando decisi di sedermi al bancone di un chiosco per una banalissima limonata che mi lavasse la bocca dal sapore di aglio e montone. Due minuti e mi si è seduto di fianco un bel rappresentante dei maschi tedeschi: biondo a torso nudo, pelle bianca arrossata dal sole, torace ampio, la mia età o poco più e senza sandali con calze. Smontato dal mio inglese degno di Totò a Milano, ha rinunciato subito a conversare, ha pagato ed ha fatto cenno di seguirlo. Porca puttana, ero diventato una figa rimorchiata con una limonata. Eccitante!
Fu un disastro all'inizio. Era più imbranato di me. Camminavamo per stradine buie fatte apposta per le coppiette al primo appuntamento. Ci esploravamo esitanti per capire. M'ha stretto al fianco e sfiorato una chiappa, io mi ci sono accoccolato contro, era alto e sapeva di mare, e sono stato più sfrontato, gli ho palpato il pacco a mano pesante. I ruoli erano chiari, lui aveva trovato una femminuccia vogliosa, io il mio maschio alfa. E col cazzo giusto per iniziare la mia vacanza.
Gli ho concesso un bacio e mi è toccato limonarci ad ogni tappa della nostra romantica passeggiata, mandando all'inferno tutte le teorie negazioniste sulla mia natura gay.
Ormai l'eccitazione era al limite: non era più sufficiente infilarci le lingue. Ma il mio maschio alfa si sarebbe accontentato di un pompino, era un senzatetto, stava in albergo, non potevamo da lui. No problem, let's go to me.
Nessun problema se le strade di Mykonos non le avesse disegnate un perverso ubriaco: non capivo dove cazzo ero e non ricordavo nemmeno più dov'era la casa della vecchia. Faticai non poco a gestire la situazione con quello che ad ogni angolo buio cercava d'incularmi forandomi i calzoncini di jeans. In una piazzetta, nell'ennesimo groviglio di corpi ne avevo tre addosso come cani aggrappati alle gambe.
Finalmente, non so come, ho ritrovato la mia viuzza quando s'era ormai convinto che stessi cercando di scaricarlo. Gli ho indicato la casa squittendo come una ragazzina eccitata.
La strega, seduta su una sedia fuori dalla porta, ci fissava inespressiva mentre le passavamo sui piedi.. Nella camera dei siciliani si scopava di bestia. Purtroppo il mio maschio tedesco s'è rivelato uno che faceva le cose per benino: si è spogliato dei bermuda riponendoli ripiegati sulla sedia ed ha presentato il suo teutonico cazzo alla puttanella di turno per il pompino d'ordinanza e la vestizione con condom. Mi sono inginocchiato già pentito del mio primo pompino greco, ma l'ho leccato e l'ho rivestito come se non avessi mai visto un cazzo così. Il coglione ci teneva.
No, così non va bello, ci manca solo che mi riordini la camera. Lo volevo come giù in strada.
Mi sono rialzato, gli ho succhiato la lingua e poi ho twerkato sculettandogli contro, cosa che mi manda sempre in palla ed ha risvegliato il lupo, per la decima volta ha tentato di trapanarmi attraverso i jeans. Li ho abbassati pochi centimetri e m'ha tamponato come un tram inchiodandomi alla porta. Porca puttana, per fortuna ero preparato, era la prima sera ma ero già uscito con un dito di crema in culo. Fuck me gemevo e lui mi stuprava il culo sfondando la porta. Per un paio di minuti i siciliani hanno fatto silenzio.
Viva Mykonos ed era solo l'inizio.
Era un fottuto maniaco di sport e palestra, innamorato del suo corpo e del suo cazzo di legno, godeva troppo sudare ed ansimare e mi ha ridotto a uno straccio. Scopare era un lavoro per lui e sapete come sono i tedeschi in fatto di lavoro: con metodo mi ha trapanato in tutte le posizioni canoniche spremendo ogni energia ed esultando ad ogni sborrata. Tra un turno di picconate e l'altro riprendeva fiato succhiandomi uccello da seccarmi i coglioni e, con mia sorpresa, si è lasciato penetrare due volte, ma sempre da maschio alfa, lanciandomi contro il soffitto a colpi di culo quando ero sopra o saltando sul mio povero cazzo quando ero sotto.
All'alba avevo due domande che m'assillavano: dove vendevano i condom, visto che avevo dato fondo alla scorta d'una settimana, e se sarei mai riuscito a camminare. La seconda era la più preoccupante, per comprare i condom avevo bisogno di camminare. Ma la cosa più urgente, finita la trombata, era levarmelo dai coglioni, questo si sarebbe trasferito nella mia camera. L'ho risvegliato e gli ho detto di tornare in albergo, che oggi sarebbe arrivato il mio fidanzato.
S'è rimesso i pantaloni, mi guardava con disprezzo, ero solo una puttana, probabilmente era in cerca di una fidanzata a Mykonos. Ma poi s'è pentito, in fondo s'era divertito, e per saluto m'ha carezzato la testa, abbassato la zip e messo in bocca moscio. Una ciucciatina ci stava, è rilassante un cazzo stanco, ma poi l'ho salutato con un italianissimo vaffanculo.

A Mykonos non si dormiva.
Si dormiva solo in spiaggia, nudi e sempre ammassati. Era tutto semplice: prendevi il sole, mangiavi, nuotavi, giocavi, parlavi e scopavi quando volevi e con chi volevi. E c'erano i locali only men con camerieri coi culetti invitanti o fisici da stalloni dove scorrevano fiumi di ouzo. Per chi voleva c'erano polveri e pasticche.
Il mondo era lontano, oltre il mare cobalto sferzato dal meltemi.
L'isola si risvegliava al tramonto e iniziava la caccia.
Io scendevo in strada ad annusare fra la folla di corpi con addosso ancora il calore del sole: erano forse i momenti più eccitanti. Ero, me ne vergogno, molto soddisfatto del mio aspetto; non alto ma con tutti i muscoli a posto, dopo un anno di palestra, nuoto e montagna. Indossavo solo e sempre un paio di jeans tagliati cortissimi che mi strizzavano bene il pacco e si tendevano sul sedere. Li lavavo la sera e il mattino dopo erano asciutti.
Nella tasca destra sul culo c'infilavo una bandana rossa lasciandone fuori un lembo. Nel linguaggio dell'isola significava che ero un prendinculo a caccia di cazzi. Era tutto semplice a Mykonos. Mi pareva d'essere a caccia come una gazzella in un branco di lupi: adrenalina a mille. Ma nessun casino, pochi stronzi, tutti avevano solo voglia di star bene. L'unico obbligo era divertirci. E lo facevamo fino alla nausea.
Nei gruppi aggrovigliati, seduti attorno ad un tavolino o in piedi davanti alla porta di un locale, con muscoli nudi e risate troppo forti, c'era sempre uno che mi lanciava un'occhiata nella speranza che lo salvassi dalla noia.
Ne ricordo tanti: un culturista di Rimini col cazzo addormentato che c'ho messo un'ora, un coatto con lenti a specchio e jeans lunghi che ha mostrato ai due amici come mi faceva godere, un bel ragazzo spagnolo dannatamente effeminato e paranoico, un cubano che ho portato via a una mezza dozzina di checche affamate, un fisico indimenticabile e un cazzo nero da oscar, un elegante ricco cinquantenne che fingeva un'aria vissuta, un portoghese con la schiena tatuata che scopava abbaiando come un coyote, una coppia di francesi rimasta senza fantasia, lei un twink narcisista da sfilata... C'era sempre qualcuno che si staccava dagli altri e mi carezzava la spalla. Qualcuno che la mattina dopo non esisteva più. Ne venne fuori qualche bella avventura, ma anche parecchie delusioni che mi obbligavano a rifarmi subito dopo.
Era comodo non dover pensare a nulla ed abbandonarsi all'automatismo. Il tipo non era male? Okay, anche senza desiderio, solo perché mi vuole lui.
Spesso cercavano solo un pompino o una sega, una gratificante ciucciata di coglioni. O giocavano loro col mio cazzo senza nemmeno chiedere, me lo toccavano mentre si beveva o in spiaggia si chinavano a succhiarmelo. Difficilmente mi tiravo indietro. Finivo anche nelle feste del cazzo a spompinare cazzi asciutti, dove le precauzioni duravano dieci minuti. Ci finivo per caso. In una disco ho conosciuto Konrad, un trentacinquenne con il fisico di Thor (parlo dei fumetti!).
Konrad era il sogno di checche, froci e femminucce, che lui snobbava per il mio culo. Credo sia stato l'unico che ho incontrato più di una volta nella vacanza ma non saprei dire quante. Non so perché, ma tra noi c'era chimica, glielo facevo diventare di marmo all'istante e la cosa mi faceva una sensazione stranissima. Dopo il primo incontro in disco mi cercava sempre, me lo beccavo dappertutto e in ogni momento, anche due tre volte nello stesso giorno, mentre curiosavo tra i pareo esposti sentivo la sua voce che mi chiamava, mi chiamava Belculo (le uniche parole d'italiano che conosceva) e mi trascinava via, nel primo posto appena un po' appartato. Mi sfondava a novanta all'istante e basta, senza nemmeno mettermelo in bocca, e poi mi salutava con una pacca sulla chiappa.
L'ultima volta mi ha beccato in spiaggia. Ero steso sulla schiena, stordito dal un intero pomeriggio di sole, e mi sono ritrovato sopra il suo cazzone che mi penzolava sul viso. Ciao Belculo!
Intontito mi sono rigirato sulla spugna ed ho alzato il culo. Due dita di crema solare e poi il suo cazzone. A pelle. Non mi fregava più un cazzo di niente e nessuno. Ero a croce, a cazzo duro ficcato nella sabbia, sotto di me sentivo l'enorme sfera della Terra, mi pareva di fottere il mondo intero mentre mi picconava il culo. Attorno a noi cominciarono a scopare anche gli altri. Un buonsamaritano m'offrì il cazzo da ciucciare, ma stringevo i denti. Konrad aveva un cazzo ch'era una punizione di un dio nordico.

Vivevo come un eterno ubriaco, con annesso il mal di testa mattutino che mi urlava quanto fossi pirla.
A mezzogiorno facevo colazione a base di frutta e cazzate con i due vicini siciliani; Gaetano che mi stordiva di parole e Mattia che rideva ad ogni minchiata del compagno. Gaetano era più donnicciola della sua puttanella, era una vera pettegola, sapeva tutto quello che succedeva a Mykonos. Ed era anche invidioso, mi chiedeva sempre se Konrad m'aveva spaccato il culo anche la sera prima e quando ha visto il cubano uscire dalla mia camera si è incazzato, dovevo portarlo da loro. “E per fortuna non eri gay! Ti prendi più cazzi di lui!' E Mattia rideva come una ragazzina.
A me non andava di raccontargli i cazzi miei e gli chiedevo se andava meglio il suo uccello: aveva preso una scottatura solare raccapricciante che avrebbe fatto la sua figura tra le illustrazioni di un manuale di dermatologia. Aveva perso quattro giorni ed ora voleva recuperare, stanco di consolarsi contemplando Mattia scopato da cani e porci. Per loro esistevano solo epiche orge.

Ho partecipato ad una loro festa un cazzo di sera che non riuscivo a scaricare una checca che mi seguiva dappertutto. Per liberarmene sono tornato a casa e ho trovato ragazzi e uomini col cazzo in mano già sul pianerottolo. Appena m'ha visto Gaetano mi ha trascinato dalla sua puttanella stesa di schiena sul letto con le gambe in spalla al toro di turno. Ho quasi schizzato nei pantaloni. Ho scostato il ganzo e ci ho affondato in quella figa anale. Mi ha sorriso, aveva gli occhioni lucidi ed il volto sudato che ho baciato e pulito dallo sperma. Lo baciavo in gola stringendo in mano il suo cazzetto durello, schiacciato fra noi. Due mani m'hanno abbassato del tutto i calzoncini ed un palo in culo mi ha mandato in palla. Avevo ravvivato la festa.
Gaetano mi versava jackdaniels direttamente in bocca; gli altri m'inculavano a giro convinti di spaccare il culo anche ad Mattia e poi gli sborravano in faccia. Subito ci pulivamo con la lingua, eccitandoli tutti. Uno gli venne sul viso con tre secchiate di sborra, certamente era appena arrivato sull'isola.
Non mi sono ribellato quando me l'ha picchiato in culo anche Gaetano. Lo dico per far capire in che stato ero. Quello mi voleva fare il culo dal primo giorno, mi ha fottuto dicendo che ero più frocio di Mattia e mi ha ingravidato baciandomi l'orecchio. Stronzo.
Ho cercato di liberarmi, ma sono caduto tra le gambe di tutti. Mi girava la testa, ero ubriaco, volevo vomitare, avevo crampi e fitte al culo, ma di me non interessava una sega a nessuno. Mi buttarono sul materasso e con somma fantasia pensarono di riprendere il gioco ma invertendo le parti. Mattia, sulla mia schiena, m'ha ficcato il cazzetto senza nemmeno la forza di pistonarmi. Lo aiutarono i soliti stronzi saltandogli sul culo e sfondando lui, me sotto ed il letto che rimbombava. Qualche coglione pensò di soffocarmi scopandomi in gola. Mi liberai di tutti e m'accucciai in un angolo del letto.
C'eravamo ammosciati. Un paio stavano già raccogliendo la loro roba per andarsene.
Gaetano allora, lingua in bocca ad Mattia, l'ha messo cavalcioni su un ragazzo inglese ed ha invitato un altro a farsi avanti. Con una facilità incredibile quella favolosa puttanella con gli occhioni neri s'è presa un secondo cazzo in culo senza smettere di slinguazzare il suo adorato fidanzato. Guardavo ipnotizzato, non ci credevo.
Ho spinto via Gaetano per baciarlo io in bocca. Stava lacrimando, la testa ondeggiava per le spinte. Qualcuno mi prese per i fianchi: prima Gaetano, due botte in culo, e poi un bastardo senza più sborra che scopava rabbioso come un coniglio. Intanto io e Mattia ci limonavamo e leccavamo i cazzi tra i nostri visi.
Mi levano di dosso il coniglio, senza smettere di limonare ora sono cavalcioni su uno che mi si è infilato sotto e mi spinge in culo un signor cazzo. Poi sento un altro, ecchecazzo? Non se ne parla proprio! Non mi faccio aprire in due. Mi libero da tutti e m'allontano su un angolo del letto. Povero Mattia, è rimasto solo, se l'ingroppano a due a due.
C'è gente nuova, in questa stanza siamo in mille.
Uno è un fantastico spagnolo col torace villoso, più maschio di un toro. Mi offre il cazzo, lo lecco eccitandomi, questo non s'è ancora inculato nessuno. Mi presenta il suo boy, un ragazzo esile come di Mattia, ma più bello ancora e con un meraviglioso cazzo giovane. E non è una puttanella passiva, mi serra la testa fra le mani e mi scopa in gola senza troppi complimenti. Mi eccitano i ragazzi con un bel cazzo, mi deprime scopare quelli meno attrezzati di me. Ci ribaltiamo sul letto, gli allargo le chiappette lisce e me lo inculo stringendogli cazzo e coglioni sotto.
Mi accorgo che abbiamo il letto tutto per noi, il numero da circo di Mattia è finito ed abbiamo intorno una dozzina di spettatori. Ci si stende accanto il suo compagno, col cazzo a bandiera, talmente unto da essere bianco. Lascio la puttanella e mi metto sopra lui, mi basta spingere indietro e lo sento scivolarmi dentro. Sono in palla, mi scopo da solo dentro fuori.
L'amichetto cazzuto si mette dietro. Mi fermo, sono in apnea, mi sostengo sulle braccia tese. Lo spagnolo mi sfila il cazzo e me lo rificca dentro con quello del suo boy. Mi s'allarga anche il cuore, è stato facilissimo. E cazzo se godo, una scopata di culo incredibile, vorrei morire così, sono in paradiso o all'inferno, mi concentro solo sui due cazzi che mi scorrono dentro, voglio essere ingravidato, eiuaculo, ad ogni sborrata il culo che mi si stringe sui due cazzoni, fitte da paura, piango, schizzate che arrivano fin sul viso dello spagnolo. I segaioli ridono tutti. Non me ne frega un cazzo, lecco il viso, mi scuso, non fermatevi, mettetemi incinta.
Due cazzi in culo e dodici guardoni, dopo dieci giorni sono puttana persa. Quello che volevo.


Ero solo come un cane sul traghetto.
Rividi con un tuffo al cuore Occhiazzurri: era abbracciata ad un ragazzo. Feci finta di non riconoscerla.
scritto il
2024-07-13
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