Agente Lucy - 19 - Finalmente fine!
di
XXX - Comics
genere
pulp
Come premio per aver comunque portato a termine la missione, a sprezzo del pericolo e con spirito di sacrificio, il Colonnello m'ha spedita in carcere. Avrò l'onore di mettere la parola fine a questa cazzo di tragedia.
Ci sta, sono contenta, ma le prigioni non so perché mi mettono tristezza.
E non è facile entrarci, mi blocco già al primo livello. “Puoi avere la lettera del direttore ma qui ci sono io a far rispettare le regole, è un carcere di massima sicurezza questo, nemmeno il presidente degli Stati Uniti può dirmi cosa fare o non fare, perché...” Insomma, il capo delle guardie è il classico americano con un cazzo da fare che spacca le palle a tutti. “Devi aspettare mezz'ora, siamo a corto di personale femminile, senza perquisizione non entri.” Mi viene una botta di tristezza, alla parete c'è un bel giovane che ci guarda. Latino, ventisei anni forse, una vita divisa tra palestra e carcere, è un secondino e sta fissando sconsolato quello che diventerà tra vent'anni se rimane in questo cesso di posto.
“Ho fretta dico.” e mi appoggio mani al muro.
“Guarda che con voglio casini con quella merda di Me too”
“Fammi firmare quello che devo e fammi entrare.”
Mi perquisisce lui, parte dai fianchi, è il primo a toccarmi le tette nuove, quelle che m'ha regalato il dottor Hiroshi. Non è però il primo in assoluto, perché hanno voluto subito sentirmele Steve e sei-sette colleghi, ma era per salutarmi. E, cazzo, mi stavo dimenticando la festa di ieri. È un porco che mi palpa le tette nuove. Punto.
E ci va piano nell'interno coscia, risale lentamente aspettandosi le urla del Me Too. Io zero reazione, nemmeno all'accenno di ispezione corporale. È sudato, quando mai gli arriva un'altra figatroia come me? È fortunato, fuori di qui questo coglione è solo un americano che beve birra, ma io per lavoro devo coltivare i contatti che possono tornare utili al Centro: “Dopo potrò aver bisogno di te, in ufficio.” Il coglione capisce e deglutisce.
M'accompagna per corridoi lunghissimi con due secondini, uno davanti che ci apre la porta di metallo e uno dietro che la richiude a chiave alle nostre spalle prima di poter aprirne un'altra. Così per una decina di porte. Deprimente. Ad ogni sosta allungo la mano dietro per palpare il pacco della bella guardia con davanti un futuro di merda e tra le gambe cazzo e coglioni che meritano di più. E mentre il porco mi sfiora il culo in vista della chiavata in ufficio, io passo di nascosto il mio biglietto da visita al bel manzo che dovrebbe cercarsi un altro lavoro. Mi deprime, mi sento in colpa per lui.
Mi lasciano sola nella cella dei colloqui, venti minuti e me lo portano. Cazzo, in carcere hanno tutto il tempo che vogliono!
Le cose non stanno andando come dovrebbero. Dopo il clamore iniziale per lo scandalo del senatore atterrato col jet privato di un narcotrafficante ed arrestato per corruzione, mafia, tradimento eccetera eccetera, l'America ha perso subito interesse.
D'altra parte è uscito contemporaneamente il nono libro di Harry&Meghan e la gente discute se sia giusto che Carlo si sottoponga ad un terzo intervento di riesumazione nella speranza di poter eguagliare i settant'anni di regno di sua mamma Elisabetta.
Mi arriva un messaggio pieno di cuori e bacioni. È Hollie, s'è divertita alla festa. 'Poi mi racconti', rispondo. Chattiamo un poco da sceme ma mi si inserisce il 'ciao' del secondino innamorato. Quando smonti? Scrivo, ma il correttore automatico mi legge nel cervello e invia: quando monti?
Ci mettiamo d'accordo per un motel a cinque chilometri da qui. Cazzo, quel ragazzo mi fa sentire in colpa!
Fanno entrare il senatore.
È vestito disinvolto, maglietta e pantaloni arancioni. Io indosso lo stesso D&G da 2400 dollari. Finge di non notarlo. Mi guarda come se avessi indosso il vestitino verde della buona donna, vuole ricordarmi chi è e cosa mi ha fatto. Invece io penso alla fine che ha fatto quel cazzo di vestitino, Félipe mi sta cercando anche per farmi pagare l'affronto alla sua buonadonna.
Si siede e mi ride in faccia. “Il Colonnello ha mandato la sua puttana, ahah! Non sa più a che cazzo aggrapparsi!”
Gli passo una cartelletta attraverso il tornello sotto la grata.
Cerca di trattenere la rabbia, un politico lo sa fare massimo per due minuti.
“No, puttanella mia, io non firmo un cazzo! E ti spiego una volta per tutte come stanno le cose. Qui dentro esistono le regole, non possono registrare un membro del Senato... e lo sai, tutte le tue registrazioni del cazzo non servono a nulla!” Comincia a sbraitare, ha già perso la calma professionale. “Vedi brutta troietta del cazzo, non è servito a nulla prenderti centinaia di cazzi! Te l'avevo detto, ricordi? Le tue registrazioni non valgono un cazzo in tribunale e comunque il tuo Colonnello che ti chiava alla pecorina non potrà mai produrle senza rilevare segreti di stato. Hai capito o no? Siete fottuti tu ed il tuo Colonnello! Io uscirò di qui e lo sbatterò fuori a calci in culo e tu tornerai a lavorare nel bordello! L'unico lavoro che sai fare.”
Si calma, s'asciuga la fronte. “Quindi ora, mia povera puttanella, ti riprendi la tua confessione e te ne vai via a dare via il culo. Capito? Io non firmo.”
“Ehm, senatore, credo d'essere stata fraintesa. Quella non è mica una confessione!” Fa per aprire la cartelletta. Lo blocco. “Un momento per favore! Sono qui per dirle che lei, senatore, ha perfettamente ragione, le mie registrazioni non servono a nulla se lei non confessa. Sì, anche il Colonnello l'ha ammesso, lei è stato il più furbo di tutti!... Ed aveva ragione anche riguardo ad Uribe, non era certamente uno affidabile... Però, scusi senatore, temo che quel pomeriggio abbia bevuto troppo, il mohito a stomaco vuoto può essere devastante, e mi sa che non abbia ben chiaro di come siano andate le cose. Non ricorda nulla vero? Forse solo la fuga nel tunnel.”
“...? Quella troia mi tirava per i capelli! Dov'è quella troia.” Come cazzo faccia ad essere così orgoglioso di quei capelli di plastica non si sa!
“Non so, senatore, è sparita... Ma torniamo a quello psicolabile di Uribe: lo sa che aveva mille telecamere nascoste nella sua villa principesca? Un vero paranoico!, e registrava tutto tutto!... Non mi stancherò mai di dire che lei aveva capito che non poteva fidarsi di Uribe, aveva già previsto tutto!” Lo sguardo del senatore si fa meno spavaldo. “Beh, forse le potrà interessare sapere che prima di venir via dalla villa ho fatto in tempo a razziare terabyte di hard disk. Anni ed anni di registrazione! Ma non mi chieda come hanno fatto i ragazzi del Centro! In mezzo a tutta quella montagna di dati hanno trovato subito due registrazioni dell'anno scorso: due sue visite nella villa di Uribe... Non voglio correre a conclusione, è un lavoro che spetta al giudice, ma in una registrazione chiede a Uribe di togliere di mezzo una giornalista. Si ricorda?, quella che è stata uccisa al centro commerciale.”
Per il senatore è un pugno allo stomaco. Ha perso la voce, balbetta qualcosa.
“No, la prego, lei non deve certo giustificarsi con una puttana! E a me questo non interessa, sono qui per altro!”
Sbarra gli occhi. C'è dell'altro?
“Beh, s'è riacceso l'interesse mediatico sul suo caso... qualche hacker stamattina ha diffuso in tutto il mondo centinaia di foto e video del festino di quel pomeriggio. Le stanno ricevendo tutti: giornali, agenzie e privati.”
“Che foto?” Chiede impaurito.
Gli indico con lo sguardo la cartelletta. Come prima foto ho messo la mia preferita: lui nudo impastato tra tre bellissimi ragazzi latini. Ma il senatore si sofferma sulla seconda, un bel primo piano di un pompino (da inesperto!).
Sfoglia disperato le altre.
Dolores è stata geniale!
“Ahah, ecco spiegato il dolorino che sentiva al culo! Ma non tema, nessuno con un minimo d'apertura mentale l'accuserà mai di nulla! Certo però che queste foto stridono un pochino con la sua dirittura morale e politica, non crede?”
“TROIA! Io vi denuncio tutti, io vi... Non potete far questo a un Senatore degli Stati Uniti d'America!”
Gli faccio cenno di volare basso. “Intanto hai già perso i voti di tua moglie e di tua figlia. Già, mi spiace, stamattina hanno ricevuto foto e video... e temo che abbiano anche consigliato a tua moglie di cercare i miei video coreani... Li nascondevi dietro la collezione di bibbie del Settecento, vero?”
Mi alzo. “Il colonnello ha ottenuto per te la sorveglianza H24, non vogliamo che te la cavi suicidandoti.”
“No, no troia! Io sarò pure rovinato, ma per nemmeno diecimila dollari posso sempre trovare chi ti ficca un estintore in culo! Te lo prometto, cagna.”
Lo fisso negli occhi ed avvicino il viso alla grata. Accetta la sfida e s'avvicina anche lui. “T'è piaciuto, porco?” Lecco la grata.
Storce la bocca. “Sei solo una merda di puttana.”
Scoppio a ridere. “Oh cielo, ma cosa vai a pensare? Mi fraintendi sempre!... Io chiedevo se t'è piaciuto prenderlo in culo... No no, ahah, non guardarmi così! Tu non hai più alcun potere, sei uno zero, non puoi chiedere nemmeno a tua moglie di portarti le mutande pulite! Davvero hai intenzione di vendicarti di me ingaggiando qualche pezzente del cartello di Miami?!” Solleva le sopracciglia.
“… Ho indovinato? Beh, il Colonnello ormai sa vita, morte e miracoli di te! M'ha detto che quelli di Miami sono qui dentro, che li hai già incontrati e che ti devono un sacco di favori, voi potenti vi aiutate sempre tra di voi... Peccato però per quel maledetto uccellino! Ha diffuso anche il video di un'altra tua chiacchierata con Uribe, ti ricordi?, ma sì!, lo scherzetto che avete tirato a quelli di Miami!... Un altro bel problema per te! Adesso che sanno chi gli ha fatto perdere tanti soldi, non saranno così interessati a rompere il culo a me. Non credi?... Ah, sempre per sicurezza, non ti terranno più in isolamento, puoi esser tentato di impiccarti. Stanotte avrai altri in cella.”
Me ne vado sculettante, fighissima nel mio D&G. Mi giro solo per un ultimo saluto.
“Bye bye, Senatore.”
Passo in ufficio, devo mantenere i contatti. Me la cavo con una pecorina e con la promessa d'una chiavata come si deve in motel, ma settimana prossima. Oggi in motel mi aspetta la mia guardia preferita.
Il Colonnello mi fischia nelle orecchie la sua disapprovazione, ma sono fuori orario di lavoro e faccio la puttana con chi voglio. Mi rompe le palle anche Mark mentre il mio stallone latino si fa il terzo giro fra le mie cosce. Mi chiama per ricordarmi per la millesima volta che domani si gira sul galeone. Ma vaffanculo!
Oggi decido io chi me lo mette in culo.
Mi metto ginocchioni, culo in aria e figa a disposizione del porco che voglio io.
Ci sta, sono contenta, ma le prigioni non so perché mi mettono tristezza.
E non è facile entrarci, mi blocco già al primo livello. “Puoi avere la lettera del direttore ma qui ci sono io a far rispettare le regole, è un carcere di massima sicurezza questo, nemmeno il presidente degli Stati Uniti può dirmi cosa fare o non fare, perché...” Insomma, il capo delle guardie è il classico americano con un cazzo da fare che spacca le palle a tutti. “Devi aspettare mezz'ora, siamo a corto di personale femminile, senza perquisizione non entri.” Mi viene una botta di tristezza, alla parete c'è un bel giovane che ci guarda. Latino, ventisei anni forse, una vita divisa tra palestra e carcere, è un secondino e sta fissando sconsolato quello che diventerà tra vent'anni se rimane in questo cesso di posto.
“Ho fretta dico.” e mi appoggio mani al muro.
“Guarda che con voglio casini con quella merda di Me too”
“Fammi firmare quello che devo e fammi entrare.”
Mi perquisisce lui, parte dai fianchi, è il primo a toccarmi le tette nuove, quelle che m'ha regalato il dottor Hiroshi. Non è però il primo in assoluto, perché hanno voluto subito sentirmele Steve e sei-sette colleghi, ma era per salutarmi. E, cazzo, mi stavo dimenticando la festa di ieri. È un porco che mi palpa le tette nuove. Punto.
E ci va piano nell'interno coscia, risale lentamente aspettandosi le urla del Me Too. Io zero reazione, nemmeno all'accenno di ispezione corporale. È sudato, quando mai gli arriva un'altra figatroia come me? È fortunato, fuori di qui questo coglione è solo un americano che beve birra, ma io per lavoro devo coltivare i contatti che possono tornare utili al Centro: “Dopo potrò aver bisogno di te, in ufficio.” Il coglione capisce e deglutisce.
M'accompagna per corridoi lunghissimi con due secondini, uno davanti che ci apre la porta di metallo e uno dietro che la richiude a chiave alle nostre spalle prima di poter aprirne un'altra. Così per una decina di porte. Deprimente. Ad ogni sosta allungo la mano dietro per palpare il pacco della bella guardia con davanti un futuro di merda e tra le gambe cazzo e coglioni che meritano di più. E mentre il porco mi sfiora il culo in vista della chiavata in ufficio, io passo di nascosto il mio biglietto da visita al bel manzo che dovrebbe cercarsi un altro lavoro. Mi deprime, mi sento in colpa per lui.
Mi lasciano sola nella cella dei colloqui, venti minuti e me lo portano. Cazzo, in carcere hanno tutto il tempo che vogliono!
Le cose non stanno andando come dovrebbero. Dopo il clamore iniziale per lo scandalo del senatore atterrato col jet privato di un narcotrafficante ed arrestato per corruzione, mafia, tradimento eccetera eccetera, l'America ha perso subito interesse.
D'altra parte è uscito contemporaneamente il nono libro di Harry&Meghan e la gente discute se sia giusto che Carlo si sottoponga ad un terzo intervento di riesumazione nella speranza di poter eguagliare i settant'anni di regno di sua mamma Elisabetta.
Mi arriva un messaggio pieno di cuori e bacioni. È Hollie, s'è divertita alla festa. 'Poi mi racconti', rispondo. Chattiamo un poco da sceme ma mi si inserisce il 'ciao' del secondino innamorato. Quando smonti? Scrivo, ma il correttore automatico mi legge nel cervello e invia: quando monti?
Ci mettiamo d'accordo per un motel a cinque chilometri da qui. Cazzo, quel ragazzo mi fa sentire in colpa!
Fanno entrare il senatore.
È vestito disinvolto, maglietta e pantaloni arancioni. Io indosso lo stesso D&G da 2400 dollari. Finge di non notarlo. Mi guarda come se avessi indosso il vestitino verde della buona donna, vuole ricordarmi chi è e cosa mi ha fatto. Invece io penso alla fine che ha fatto quel cazzo di vestitino, Félipe mi sta cercando anche per farmi pagare l'affronto alla sua buonadonna.
Si siede e mi ride in faccia. “Il Colonnello ha mandato la sua puttana, ahah! Non sa più a che cazzo aggrapparsi!”
Gli passo una cartelletta attraverso il tornello sotto la grata.
Cerca di trattenere la rabbia, un politico lo sa fare massimo per due minuti.
“No, puttanella mia, io non firmo un cazzo! E ti spiego una volta per tutte come stanno le cose. Qui dentro esistono le regole, non possono registrare un membro del Senato... e lo sai, tutte le tue registrazioni del cazzo non servono a nulla!” Comincia a sbraitare, ha già perso la calma professionale. “Vedi brutta troietta del cazzo, non è servito a nulla prenderti centinaia di cazzi! Te l'avevo detto, ricordi? Le tue registrazioni non valgono un cazzo in tribunale e comunque il tuo Colonnello che ti chiava alla pecorina non potrà mai produrle senza rilevare segreti di stato. Hai capito o no? Siete fottuti tu ed il tuo Colonnello! Io uscirò di qui e lo sbatterò fuori a calci in culo e tu tornerai a lavorare nel bordello! L'unico lavoro che sai fare.”
Si calma, s'asciuga la fronte. “Quindi ora, mia povera puttanella, ti riprendi la tua confessione e te ne vai via a dare via il culo. Capito? Io non firmo.”
“Ehm, senatore, credo d'essere stata fraintesa. Quella non è mica una confessione!” Fa per aprire la cartelletta. Lo blocco. “Un momento per favore! Sono qui per dirle che lei, senatore, ha perfettamente ragione, le mie registrazioni non servono a nulla se lei non confessa. Sì, anche il Colonnello l'ha ammesso, lei è stato il più furbo di tutti!... Ed aveva ragione anche riguardo ad Uribe, non era certamente uno affidabile... Però, scusi senatore, temo che quel pomeriggio abbia bevuto troppo, il mohito a stomaco vuoto può essere devastante, e mi sa che non abbia ben chiaro di come siano andate le cose. Non ricorda nulla vero? Forse solo la fuga nel tunnel.”
“...? Quella troia mi tirava per i capelli! Dov'è quella troia.” Come cazzo faccia ad essere così orgoglioso di quei capelli di plastica non si sa!
“Non so, senatore, è sparita... Ma torniamo a quello psicolabile di Uribe: lo sa che aveva mille telecamere nascoste nella sua villa principesca? Un vero paranoico!, e registrava tutto tutto!... Non mi stancherò mai di dire che lei aveva capito che non poteva fidarsi di Uribe, aveva già previsto tutto!” Lo sguardo del senatore si fa meno spavaldo. “Beh, forse le potrà interessare sapere che prima di venir via dalla villa ho fatto in tempo a razziare terabyte di hard disk. Anni ed anni di registrazione! Ma non mi chieda come hanno fatto i ragazzi del Centro! In mezzo a tutta quella montagna di dati hanno trovato subito due registrazioni dell'anno scorso: due sue visite nella villa di Uribe... Non voglio correre a conclusione, è un lavoro che spetta al giudice, ma in una registrazione chiede a Uribe di togliere di mezzo una giornalista. Si ricorda?, quella che è stata uccisa al centro commerciale.”
Per il senatore è un pugno allo stomaco. Ha perso la voce, balbetta qualcosa.
“No, la prego, lei non deve certo giustificarsi con una puttana! E a me questo non interessa, sono qui per altro!”
Sbarra gli occhi. C'è dell'altro?
“Beh, s'è riacceso l'interesse mediatico sul suo caso... qualche hacker stamattina ha diffuso in tutto il mondo centinaia di foto e video del festino di quel pomeriggio. Le stanno ricevendo tutti: giornali, agenzie e privati.”
“Che foto?” Chiede impaurito.
Gli indico con lo sguardo la cartelletta. Come prima foto ho messo la mia preferita: lui nudo impastato tra tre bellissimi ragazzi latini. Ma il senatore si sofferma sulla seconda, un bel primo piano di un pompino (da inesperto!).
Sfoglia disperato le altre.
Dolores è stata geniale!
“Ahah, ecco spiegato il dolorino che sentiva al culo! Ma non tema, nessuno con un minimo d'apertura mentale l'accuserà mai di nulla! Certo però che queste foto stridono un pochino con la sua dirittura morale e politica, non crede?”
“TROIA! Io vi denuncio tutti, io vi... Non potete far questo a un Senatore degli Stati Uniti d'America!”
Gli faccio cenno di volare basso. “Intanto hai già perso i voti di tua moglie e di tua figlia. Già, mi spiace, stamattina hanno ricevuto foto e video... e temo che abbiano anche consigliato a tua moglie di cercare i miei video coreani... Li nascondevi dietro la collezione di bibbie del Settecento, vero?”
Mi alzo. “Il colonnello ha ottenuto per te la sorveglianza H24, non vogliamo che te la cavi suicidandoti.”
“No, no troia! Io sarò pure rovinato, ma per nemmeno diecimila dollari posso sempre trovare chi ti ficca un estintore in culo! Te lo prometto, cagna.”
Lo fisso negli occhi ed avvicino il viso alla grata. Accetta la sfida e s'avvicina anche lui. “T'è piaciuto, porco?” Lecco la grata.
Storce la bocca. “Sei solo una merda di puttana.”
Scoppio a ridere. “Oh cielo, ma cosa vai a pensare? Mi fraintendi sempre!... Io chiedevo se t'è piaciuto prenderlo in culo... No no, ahah, non guardarmi così! Tu non hai più alcun potere, sei uno zero, non puoi chiedere nemmeno a tua moglie di portarti le mutande pulite! Davvero hai intenzione di vendicarti di me ingaggiando qualche pezzente del cartello di Miami?!” Solleva le sopracciglia.
“… Ho indovinato? Beh, il Colonnello ormai sa vita, morte e miracoli di te! M'ha detto che quelli di Miami sono qui dentro, che li hai già incontrati e che ti devono un sacco di favori, voi potenti vi aiutate sempre tra di voi... Peccato però per quel maledetto uccellino! Ha diffuso anche il video di un'altra tua chiacchierata con Uribe, ti ricordi?, ma sì!, lo scherzetto che avete tirato a quelli di Miami!... Un altro bel problema per te! Adesso che sanno chi gli ha fatto perdere tanti soldi, non saranno così interessati a rompere il culo a me. Non credi?... Ah, sempre per sicurezza, non ti terranno più in isolamento, puoi esser tentato di impiccarti. Stanotte avrai altri in cella.”
Me ne vado sculettante, fighissima nel mio D&G. Mi giro solo per un ultimo saluto.
“Bye bye, Senatore.”
Passo in ufficio, devo mantenere i contatti. Me la cavo con una pecorina e con la promessa d'una chiavata come si deve in motel, ma settimana prossima. Oggi in motel mi aspetta la mia guardia preferita.
Il Colonnello mi fischia nelle orecchie la sua disapprovazione, ma sono fuori orario di lavoro e faccio la puttana con chi voglio. Mi rompe le palle anche Mark mentre il mio stallone latino si fa il terzo giro fra le mie cosce. Mi chiama per ricordarmi per la millesima volta che domani si gira sul galeone. Ma vaffanculo!
Oggi decido io chi me lo mette in culo.
Mi metto ginocchioni, culo in aria e figa a disposizione del porco che voglio io.
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