Sotto la pioggia
di
XXX - Comics
genere
esibizionismo
É sabato, pioverà anche oggi.
Tre giorni che piove o fa temporale. Tempo meravigliosamente di merda, non poteva essere più perfetto.
Tre giorni che sono venuta a stare da Andrea e son tre giorni che non mettiamo il muso fuori casa. Lo amo e lo voglio.
Sempre.
Ancora.
Ma, cazzo, lunedì deve riprendere a lavorare e nel frigo ci sono solo tre cipolline sottaceto e uno yogurt greco. Dobbiamo far la spesa. La nostra prima spesa insieme.
“Facciamola domani! Stasera possiamo farci portare qualcosa.”
“No!” Mi dice incazzato.
Se l'è presa, non ha senso dell'umorismo. Ieri sera quando ci hanno portato i sushi sono andata con lui. Ha aperto appena la porta e cercava di nascondermi col suo corpo, ero in mutandine. “Paga, amore, fa' in fretta.” mentre gli ravanavo il pacco.
M'ha detto incazzato, che non si fa, che devo aver rispetto di chi lavora, ma il sushi l'abbiamo mangiato dopo due ore e i prime venti minuti sono stati... diciamo che sono stati molto impegnativi per me! Ahahah.
Lo amo
lo voglio.
Ancora.
È uno preciso, mi vuole insegnare come si vive. Sta stilando la lista della spesa.
“Manca qualcos'altro?”
“Il balconcino!”
“...?!”
“Non lo abbiamo ancora fatto sul balcone.”
“Tu sei scema!”
“Okay, ma tu prendi nota.”
È bello far spesa insieme. Siamo una bella coppia, ci guardano tutti. Lui è in bermuda e polo stirata, io in un vestitino che volevo tenere per il mare, azzurro, di jersey elasticizzato che mi si arrampica addosso, devo continuamente abbassarlo.
Mi fa un certo effetto essere vestita dopo tre giorni con Andrea.
È contento anche lui d'essere con me anche se fa il noioso. Mi guarda con compatimento quando gli mostro un cetriolo come il suo e si guarda dietro se ci hanno visti.
Nasconde il cazzo duro.
Lo amo.
Lo voglio.
Ancora.
Faccio la stronzetta in pubblico.
È incazzato: spinge veloce il carrello nel parcheggio. La roba trema tutta e le bottiglie rischiano di rompersi.
Carica in fretta, piegato sotto lo sportello mentre lo riparo con l'ombrellino.
Gli palpo il culo.
'Non fare la scema' borbotta.
Rido e non ubbidisco. Spingo la mano e gli massaggio le palle.
'Ma dai!!! qui ci vedono tutti!'
'Chi se ne frega? E poi non c'è nessuno.' Getto l'ombrello bagnato in auto e l'abbraccio da dietro, chiudendo le mani sul suo bel cazzo che è tutto mio.
Sbatte la testa contro lo sportello.
'Ho voglia.' Gli soffio all'orecchio.
Lancia dentro l'ultimo sacchetto, chiude sbattendo e si volta raddrizzandosi. È alto, Andrea, io gli arrivo alle spalle.
Sorride: 'Non fare quegli occhi da monella!'
No resisto, gli carezzo il ventre muscoloso e scendo fin sotto la cintura.
'No!, qui non... andiamo a casa.'
Lo zittisco piegando la testa indietro e socchiudendo le labbra; un attimo ed ho la sua lingua in bocca.
Ritiro di un poco la mano e la rinfilo dentro, questa volta sotto l'elastico dei boxer, glielo stringo, è caldo e duro. Ci entro fino al polso e gli smuovo i coglioni
Mi spinge la lingua fino in gola. Mi abbraccia forte come quando vuole prendermi, ormai è mio. Mi si aggrappa al culo, il vestitino mi risale in vita e goccioloni freddi mi bagnano le chiappe.
Anche la pioggia s'è eccitata! S'è trasformata in pioggia battente con goccioloni che mi fanno no ridere l'anima.
Ci passa vicino una coppia con carrello, rallentando la corsa.
'Dai qui non si può!...' Dice. Io lo mordo.
'Saliamo almeno in auto.' Geme sconsolato.
Mi ci spingo contro con tutto il corpo, schiacciandolo contro la portiera.'Toccami."
Lo sento sciogliersi, non è più nervoso; mi palpa a mano aperta il monte di venere, facendomi arroventare anche le orecchie. Le dita giocano un poco e s'insinuano come mi piace, prima un dito, poi l'altro, poi un terzo, segandomi le gambe.
Poggio la guancia sul suo torace mentre godo persa: un tipo, una ventina di metri più in là, è fermo con la portiera aperta e l'ombrello già chiuso.
'Anche il buchetto, ti prego.' dico osservando l'uomo che ci spia. Questa volta le gambe si irrigidiscono. M'infila il pollice, io risalgo contro lui in punta di piedi. L'uomo sale in auto, ma non parte. Andrea mi artiglia in figa e buchetto: guardo verso l'auto, bocca aperta e occhi appannati per la pioggia e il piacere.
Ci ruotiamosotto il diluvio.
Ora sono semiseduta sulle sue cosce, la schiena contro il finestrino bagnato, le gambe nude attorno alla sua vita; l'aiuto a sbottonarsi. Lo tiriamo fuori insieme, bello, lucido, grosso, tutto per me, solo per me. Mi inerpico con la schiena contro la portiera gelida mentre mi risale dentro.
Ho una reazione scomposta, frenetica, e gli afferro il viso per tirarlo a me, per avere anche la sua lingua dentro me. Mi calma scopandomi lento sotto la pioggia torrenziale.
Ci sono anche due ragazzi, spiano da sopra il tetto di un auto. Forse Andrea non lo sa. 'Ci stanno guardando', gli dico.
Una botta che mi leva il fiato: 'Lo so.'
'Sono in tre.'
'Dici? Guarda bene.' Mi piccona come a casa.
A sinistra c'è un intero gruppo assiepato sotto la tettoia dei carrelli.
Non ci vedo più. 'Inculami!'
E mi rigiro, i vestiti fradici ci legano. Il mio e fino alle tette. Abbasso coi pollici i perizoma e mi aggrappo allo specchietto sulla portiera.
Lui è messo peggio di me, m'incula all'istante con la fretta di un leone. Godo, godo da paura. Ci guardano. Mi fa il culo e mi vedono.
Ho la gola strozzata, “Sì! Sì!”, urlo rauca.
Ha smesso di piovere.
Le gambe mi tremano.
Mi spinge in auto.
Le bocche si baciano ancora. I vestiti bagnano i sedili.
'Fermo, il carrello!'
'Ma che fai? Non uscire!'
Troppo tardi, sono già fuori. Rialzo bene le mutandine e spingo il carrello verso la tettoia affollata. Cammino decisa, i sandali che sguazzano nelle pozzanghere.
Ho incollati addosso il vestitino bagnato e gli sguardo di tutti.
Assicuro il carrello e mi riprendo la moneta. Saluto tutti con la mano e torno da Andrea sempre sculettando.
'Sei una troietta come nessuna!'
'Figurati se ci lasciavo l'euro!'
Tre giorni che piove o fa temporale. Tempo meravigliosamente di merda, non poteva essere più perfetto.
Tre giorni che sono venuta a stare da Andrea e son tre giorni che non mettiamo il muso fuori casa. Lo amo e lo voglio.
Sempre.
Ancora.
Ma, cazzo, lunedì deve riprendere a lavorare e nel frigo ci sono solo tre cipolline sottaceto e uno yogurt greco. Dobbiamo far la spesa. La nostra prima spesa insieme.
“Facciamola domani! Stasera possiamo farci portare qualcosa.”
“No!” Mi dice incazzato.
Se l'è presa, non ha senso dell'umorismo. Ieri sera quando ci hanno portato i sushi sono andata con lui. Ha aperto appena la porta e cercava di nascondermi col suo corpo, ero in mutandine. “Paga, amore, fa' in fretta.” mentre gli ravanavo il pacco.
M'ha detto incazzato, che non si fa, che devo aver rispetto di chi lavora, ma il sushi l'abbiamo mangiato dopo due ore e i prime venti minuti sono stati... diciamo che sono stati molto impegnativi per me! Ahahah.
Lo amo
lo voglio.
Ancora.
È uno preciso, mi vuole insegnare come si vive. Sta stilando la lista della spesa.
“Manca qualcos'altro?”
“Il balconcino!”
“...?!”
“Non lo abbiamo ancora fatto sul balcone.”
“Tu sei scema!”
“Okay, ma tu prendi nota.”
È bello far spesa insieme. Siamo una bella coppia, ci guardano tutti. Lui è in bermuda e polo stirata, io in un vestitino che volevo tenere per il mare, azzurro, di jersey elasticizzato che mi si arrampica addosso, devo continuamente abbassarlo.
Mi fa un certo effetto essere vestita dopo tre giorni con Andrea.
È contento anche lui d'essere con me anche se fa il noioso. Mi guarda con compatimento quando gli mostro un cetriolo come il suo e si guarda dietro se ci hanno visti.
Nasconde il cazzo duro.
Lo amo.
Lo voglio.
Ancora.
Faccio la stronzetta in pubblico.
È incazzato: spinge veloce il carrello nel parcheggio. La roba trema tutta e le bottiglie rischiano di rompersi.
Carica in fretta, piegato sotto lo sportello mentre lo riparo con l'ombrellino.
Gli palpo il culo.
'Non fare la scema' borbotta.
Rido e non ubbidisco. Spingo la mano e gli massaggio le palle.
'Ma dai!!! qui ci vedono tutti!'
'Chi se ne frega? E poi non c'è nessuno.' Getto l'ombrello bagnato in auto e l'abbraccio da dietro, chiudendo le mani sul suo bel cazzo che è tutto mio.
Sbatte la testa contro lo sportello.
'Ho voglia.' Gli soffio all'orecchio.
Lancia dentro l'ultimo sacchetto, chiude sbattendo e si volta raddrizzandosi. È alto, Andrea, io gli arrivo alle spalle.
Sorride: 'Non fare quegli occhi da monella!'
No resisto, gli carezzo il ventre muscoloso e scendo fin sotto la cintura.
'No!, qui non... andiamo a casa.'
Lo zittisco piegando la testa indietro e socchiudendo le labbra; un attimo ed ho la sua lingua in bocca.
Ritiro di un poco la mano e la rinfilo dentro, questa volta sotto l'elastico dei boxer, glielo stringo, è caldo e duro. Ci entro fino al polso e gli smuovo i coglioni
Mi spinge la lingua fino in gola. Mi abbraccia forte come quando vuole prendermi, ormai è mio. Mi si aggrappa al culo, il vestitino mi risale in vita e goccioloni freddi mi bagnano le chiappe.
Anche la pioggia s'è eccitata! S'è trasformata in pioggia battente con goccioloni che mi fanno no ridere l'anima.
Ci passa vicino una coppia con carrello, rallentando la corsa.
'Dai qui non si può!...' Dice. Io lo mordo.
'Saliamo almeno in auto.' Geme sconsolato.
Mi ci spingo contro con tutto il corpo, schiacciandolo contro la portiera.'Toccami."
Lo sento sciogliersi, non è più nervoso; mi palpa a mano aperta il monte di venere, facendomi arroventare anche le orecchie. Le dita giocano un poco e s'insinuano come mi piace, prima un dito, poi l'altro, poi un terzo, segandomi le gambe.
Poggio la guancia sul suo torace mentre godo persa: un tipo, una ventina di metri più in là, è fermo con la portiera aperta e l'ombrello già chiuso.
'Anche il buchetto, ti prego.' dico osservando l'uomo che ci spia. Questa volta le gambe si irrigidiscono. M'infila il pollice, io risalgo contro lui in punta di piedi. L'uomo sale in auto, ma non parte. Andrea mi artiglia in figa e buchetto: guardo verso l'auto, bocca aperta e occhi appannati per la pioggia e il piacere.
Ci ruotiamosotto il diluvio.
Ora sono semiseduta sulle sue cosce, la schiena contro il finestrino bagnato, le gambe nude attorno alla sua vita; l'aiuto a sbottonarsi. Lo tiriamo fuori insieme, bello, lucido, grosso, tutto per me, solo per me. Mi inerpico con la schiena contro la portiera gelida mentre mi risale dentro.
Ho una reazione scomposta, frenetica, e gli afferro il viso per tirarlo a me, per avere anche la sua lingua dentro me. Mi calma scopandomi lento sotto la pioggia torrenziale.
Ci sono anche due ragazzi, spiano da sopra il tetto di un auto. Forse Andrea non lo sa. 'Ci stanno guardando', gli dico.
Una botta che mi leva il fiato: 'Lo so.'
'Sono in tre.'
'Dici? Guarda bene.' Mi piccona come a casa.
A sinistra c'è un intero gruppo assiepato sotto la tettoia dei carrelli.
Non ci vedo più. 'Inculami!'
E mi rigiro, i vestiti fradici ci legano. Il mio e fino alle tette. Abbasso coi pollici i perizoma e mi aggrappo allo specchietto sulla portiera.
Lui è messo peggio di me, m'incula all'istante con la fretta di un leone. Godo, godo da paura. Ci guardano. Mi fa il culo e mi vedono.
Ho la gola strozzata, “Sì! Sì!”, urlo rauca.
Ha smesso di piovere.
Le gambe mi tremano.
Mi spinge in auto.
Le bocche si baciano ancora. I vestiti bagnano i sedili.
'Fermo, il carrello!'
'Ma che fai? Non uscire!'
Troppo tardi, sono già fuori. Rialzo bene le mutandine e spingo il carrello verso la tettoia affollata. Cammino decisa, i sandali che sguazzano nelle pozzanghere.
Ho incollati addosso il vestitino bagnato e gli sguardo di tutti.
Assicuro il carrello e mi riprendo la moneta. Saluto tutti con la mano e torno da Andrea sempre sculettando.
'Sei una troietta come nessuna!'
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