XXX-Files . Il Mastino di Pam

di
genere
zoofilia

Fantasy -


Crawford accolse con un sorriso paterno Pam in tenuta da combattimento ed ancora una volta si domandò se fingesse o davvero non se ne accorgesse dell'impatto che aveva su colleghi e poveri maschietti in genere. La risposta era che Pam se ne sbatteva di tutti.
Pam era la sua migliore cacciatrice di incubi.
Il vecchio Crawford era stanco, troppe ne aveva viste, ed aveva sperato di poter presto passare a lei la direzione del segretissimo ufficio intergovernativo che presiedeva: un'agenzia che ufficialmente non esisteva e che s'occupava degli xxx-files, ossia gli eventi che non dovrebbero accadere. E Pam sarebbe stata perfetta, anche se giovane era bravissima, aveva il dono del comando ed era implacabile, purtroppo era anche avventata ed il disastro dell'ultima operazione in una valle sperduta del Nepal aveva fatto saltare tutti i progetti di pensionamento.
“Riprendi servizio oggi. Ma devi riferirmi costantemente quel che fai.”
Pam si ribellò: “Perché?? Io sto benissimo, m'hai tenuta ferma tre mesi, sono a posto, ho superato tutti i test ed interrogatori... Crawford, non ti fidi più di me?”
“Se sei qui è solo perché mi sono imposto su tutti, lo sai. I più gentili volevano farti cremare e seppellire nella terra consacrata di qualche monastero. Loro non ti conoscono come ti conosco io, Pam, e non si fidano, pensano che tu sia diventata una schiava dei goblins. E come biasimarli? Nessuno è mai uscito vivo da una delle loro segrete.”
“Nessuno di cui si abbia notizia!” Pam batté la mano sul tavolo. “Io ora so dove nascondono il sigillo e come distruggerlo! Fammi tornare in Tibet.”
Crawford sorrise, ammirava la sua determinazione.
“Mettiti nei panni di chi ha letto il tuo rapporto. In qualche modo hai esplorato le segrete dei goblins ed hai raggiunto il Tempio del Sigillo, ma qui i due troll di guardia t'hanno catturata e... beh, nel rapporto non hai omesso alcun particolare del trattamento che t'hanno riservato. E sei stata loro prigioniera per settimane, schiava di loro due e di centinaia di nanetti verdi infoiati, di mannari, di centauri e demoni... ma la notte dell'eclissi di luna sei fuggita!”
Crawford scosse la testa. “Pam, tu nel rapporto scrivi anche che vuoi tornarci!!! Secondo te, fra sette mesi, con la congiunzione di Marte e Venere pensi di poterti nuovamente introdurre nelle segrete e, con la luna nuova, aprire la porta del tempio e distruggere il sigillo... peccato che non specifichi che nell'attesa della luna nuova dovrai intrattenere i due troll e la solita folla di goblins per dieci giorni! Non capisci che questo tuo desiderio è sospetto? Che temono che sei diventata una loro serva?”
Pam lo guardò stupita: “Cosa c'è di strano?! Qui tutti conoscono i goblins! Lo sanno che il loro sperma è come una droga per il cervello e che... e che 'ammorbidisce' muscoli, pelle ed ossa delle loro vittime. Io ci sono stata nutrita per un mese intero e ora sono di gomma! Lo sanno, è solo per questo che non sono stata aperta in due dai giganti.”
“Non è questo il problema. Rispondimi sincera: vuoi tornarci perché sei ancora sotto effetto di questa droga?”
“No... o forse sì. I testi raccontano che gli effetti fisici durano anni e che il desiderio non svanirà mai più. Non so che voglio realmente, a te non nascondo nulla, sai che da allora sono sempre in fissa col sesso e che mi masturbo anche con bottiglie... Ma sono tutte palle!, io non sono una loro schiava, mettimi alla prova! In quelle segrete ci sono decine di ragazze e ragazzi ed io distruggerò il Sigillo.”
Crawford abbassò lo sguardo sul rapporto che teneva di fronte.
“... fra sette mesi ci tornerai. Ora devi occuparti di questo. Abbiamo aperto un nuovo xxx-file. Ti mando nei Caraibi.”

Il caldo tropicale le incollava il top ai seni.
La casa di Ramon era l'ultima a sinistra, sulla salita che partiva dal porticciolo. Pam l'affrontò pestando gli anfibi nella polvere e trascinandosi dietro tutti i maschietti dell'isola, gli occhi incollati al suo culo. Si sentiva meglio, mentalmente aveva recuperato moltissimo ed i goblins erano un ricordo che riusciva a gestire: non le costò quasi nulla reprimere l'impulso di farsi violentare nella polvere di quella merda d'isola.
Aprì la porta ed una sola occhiata alla casa le disse che il vecchio Ramon era vedovo, viveva solo senza figli ed era meno vecchio di quanto apparisse. Gli fece cenno di non alzarsi. S'appoggiò al davanzale della finestra aperta, in piedi con le lunghe gambe incrociate. Era il posto meno caldo di quel forno. “Sai chi mi manda.”
Ramon si sentì vecchissimo, mai in quella casa era entrata una figa così pazzesca. Si domandò se quella lo prendesse anche in culo e si diede risposta positiva. Ed era sicuramente una maestra a far pompini.
Bene, un vecchio porco, constatò Pam. Gli prese di mano la birra e gliela finì infilando in bocca il collo della bottiglietta. Sapeva di piscio caldo. “Racconta.”

“Non avevo ancora vent'anni, è una storia vecchissima. Allora quest'isola era ancora più povera di adesso... e c'era Inés, una ragazza orfana di madre, il padre era forse il più povero dell'isola ed aveva altri tre figli, più grandi di lei.
Inés non era solo bella, era bellissima; ragazze così ne nascono ogni cento anni, dicevano, e mai su quest'isola. La desideravano tutti, vecchi e giovani si segavano pensando a lei, e tutte odiavano ed invidiavano quella stracciona con un solo vestito strappato; lei, così dolce ed allegra, risvegliava i peggiori sentimenti nella gente, ma pareva non accorgersene, anche perché era innamoratissima di Francisco, un bel ragazzo di venticinque anni che faceva il pescatore col padre. Avevano due barche ed erano i più ricchi dell'isola. Oh quanto la odiavano!
“Si sarebbero sposati a settembre... Francisco, non era stupido, stava in mare tutte le notti, a volte per giorni, ed aveva paura a lasciar sola Inés. Le aveva allora regalato un cane, un mastino che non lasciava avvicinare nemmeno i fratelli, ma ch'era un cucciolone affettuoso con lei.
“A febbraio di quell'anno quest'isoletta dimenticata anche da dio raddoppiò quasi di popolazione: erano arrivati gli yankee! Pensavano di costruire una base per i loro sottomarini, si diceva in giro.
“Con loro arrivarono lavoro, dollari e grane. Ci fu una zuffa per Inés, Francisco fu aiutato da amici... ma tre giorni dopo il cane morì avvelenato vomitando sangue ed il suo peschereccio fu ritrovato alla deriva; suo padre con la testa spaccata e Francisco affogato, impigliato fra le reti.
“Nessuno osò fiatare. Per la prima volta avevano dollari in tasca e quel ragazzo, a dir il vero, era sempre stato un attaccabrighe.
“Nemmeno ci si stupì quando il padre vendette Inés al tenente. Era il finale logico. Tu non puoi capire, c'era miseria! Qui madri e padri davano così alle proprie figlie la possibilità di fuggire da questo cesso d'isola e di farsi una vita a Miami o NewOrléans... dove avrebbero trovato da mangiare.
“Solo che il tenente non se la portò sul continente, lontano dagli occhi, ma affittò una casa in piazza, di fianco alla chiesa, ed aprì un bordello per soldati ed operai americani. La notte in cui l'addomesticarono eccitò l'intero paese.
“Tutti correvano in piazza per vedere la coda di quelli che si sarebbero trombati la bellissima Inés. Giravano voci pazzesche che confermavano quello che tutti dicevano di sapere: che Inés era in realtà una troia, ora aveva finito di fare la santerellina e faceva felici i marines come la peggiore delle puttane.
“No, nessuno però credeva agli sfigati che cominciarono a vantarsi di pompini, trombate ed inculate a novanta. Non con Inés: lei prima non faceva 'ste cose, ma che fosse troia nell'anima lo si capiva già da come se la tirava: era una che sculettava senza accorgersene. E sapere che adesso se la scopavano cani e porci era un sottile piacere per tutti, donne e uomini.
“E c'era anche chi stava seduto in piazza per tenere il conto. Nelle taverne e sui pescherecci si parlava solo di numeri e medie come per il campionato di calcio e si facevano i conti in tasca al tenente che, assicuravano in molti, dopo soli tre giorni era già in attivo. Quella puttanella era oro per lui!
“Il suo pappone era un vero bastardo. La obbligava ad uscire per fare la spesa al mercato; alcune donne le sputavano in faccia ed i ragazzini le chiedevano com'era prenderlo in culo dai negri. Fu anche cacciata fuori dalla chiesa dal parroco rosso come un peperone e prossimo ad un coccolone, mentre tuonava maledizioni sotto la navata bianca. Abbiamo una bellissima chiesa, sai?
“... Beh, s'arrivò così a luglio, quando era ormai certo che gli yankee se ne sarebbero andati; quest'isola non è nemmeno buona per i loro sottomarini.
“Ma cominciò a serpeggiare la voce che il tenente non si sarebbe portato via la sua puttana e che, ma nessuno poteva crederci!, la voleva regalare per un peso a tutti gli isolani, in occasione della festa di San Firmino.
“E così fu, ma il peso doveva essere portato alla statua del Santo!”

“Qui è una festa che dura cinque giorni. Per cinque giorni e quattro notti tutta l'isola andò al bordello del tenente. Giuro, non eravamo in molti, ma ci andammo tutti! Il prete ci andava alle quattro del mattino, travestito da contadino. Gli altri di nascosto alle mogli che sapevano e perdonavano: perdonavano i loro uomini, non la puttana schifosa. I ragazzi si ritrovavano in piazza e facevano cagnara davanti alla chiesa; si vendevano anche le scarpe per recuperare il peso per farsi un altro giro.
Tra loro anche i due fratelli più grandi di Inés e tutti i suoi cugini. Il terzo fratello, il più giovane c'è andato solo l'ultima notte. Raccontano che se la sia scopata anche il padre, dopo che gli amici l'avevano ubriacato.
“La festa finì, la statua del santo era coperta d'oro e gli ultimi americani se ne andarono.
“La trovammo impiccata. Tra le dita la collanina che le aveva regalato Francisco.”

“L'isola avrebbe dimenticato anche questa, qui non esiste la memoria, ma alla festa dell'anno dopo successe una cosa incredibile. All'alba, le prime donnette trovarono il parroco semimorto, la veste a brandelli e... beh, era chiaro anche alle pie donne che il loro prete era stato sodomizzato! Fu il finimondo. Il prete era impazzito, raccontava terrorizzato d'essere stato assalito da un cane enorme e mostruoso.
“Tutti si chiedevano divertiti chi fosse il suo amichetto, ma la mattina dopo trovarono nello stesso stato il padre di Inés, a cui però non resse il cuore. Era morto stecchito, con l'orrore pietrificato sul volto.
“E la notte dopo Raùl, il fratello maggiore, che però se lo tenne per sé finché a tutti non fu chiaro che doveva essere successo anche a lui: nelle settimane seguenti il mostro aveva aggredito gli altri due fratelli, gli zii ed i cugini di Inés. Era lo spirito di Francisco che vendicava Inés. E Raùl, che da ubriaco si vantava in taverna d'aver trombato come un vero toro la sorella, era quello che più si meritava d'essere punito dal mostro.
“Puoi capire quanto sono stronzi quelli di quest'isola. Pensavano che la vendetta riguardasse solo i parenti! Ben presto il lupo cominciò a comparire un po' ovunque: nelle case sbarrate, nei viottoli fuori paese ed in quelli dietro le osterie. Nessuno era più al sicuro: due poveracci furono puniti sul loro peschereccio in mezzo al mare. Il cuore cedette anche al maestro: io ne fui felicissimo e tu puoi immaginare il perché!
“A nulla sono servite messe, benedizioni, esorcismi e novene! S'è pensato di fare un secondo funerale ad Inés, solenne ed in terra consacrata; hanno bruciato, fuso e gettato in mare il tesoro della statua. Nulla, tornava sempre! E nemmeno con streghe e fattucchiere. C'è chi gli ha sparato, chi ha teso trappole, chi l'ha chiuso in camera e dato fuoco alla propria casa...
“Non perdona nessuno, mai! Ancora oggi, dopo tanti anni, chi c'era a quella maledetta festa sa di poterlo incontrare in qualsiasi luogo e momento della notte. Non serve lasciar l'isola, quello ci raggiunge anche al Polo! A me ha rovinato la vita; è ricomparso nella mia prima notte di nozze e mia moglie non mi ha più voluto toccare.
“Ormai siamo rimasti in pochi, molti sono morti anche a causa sua, stremati dalla paura, e siamo tutti anziani, non lo meritiamo più! Io sono tra i più giovani ed ho cinquantotto anni. Ancora l'anno scorso sono st... Devi fermarlo!, m'hanno detto che tu puoi.”

Pam era incazzata nera.
“Non raccontarmi palle! Tu sei il fratello minore, quello che ha resistito addirittura quattro giorni prima di trombarsi la sorella schiava in questo porcile d'isola.”
Pam si voltò verso il cortile, una merda di discarica, e si chinò a raccogliere tre foglioline di rosmarino. Si raddrizzò e le spremette sotto il naso. Ora il porco godeva del suo lato più scopabile. Le antenne di Pam percepirono un'erezione dignitosa ed i goblin nel cervello fecero il resto.
“Dicono che faccia bene confessarsi. Dimmi cosa le hai fatto.” Era inginocchiata fra le sue gambe.
Ramon chiuse gli occhi e raccontò: il tenente aveva riso quando l'ha visto arrivare, era l'ultimo fratellino e l'ha trascinato subito in camera per mostrargli la sorella scopata da due marinai. "Ti giuro, avevo solo vergogna... perché ero eccitato, e volevo che ad Inés piacesse, lo volevo credere... tutti ridevano... Poi m'ha lasciato solo con lei, non una parola, si è girata per non vedermi." Quando sono uscito il tenente m'ha ordinato di portare il peso alla statua. “Non sai che male mi fa ricordarlo!!! Avevo solo diciannove anni.”
Pam sollevò la testa: “Già, poverino, eri piccolo, non potevi capire.” Sapeva di sborra vecchia. Per Pam non era nemmeno un aperitivo. Questo non l'avrebbe messo nel rapporto. “Sei un porco come gli altri... Non hai detto nulla delle donne. Cosa fa a loro?”
“Nulla!, ma per anni hanno vissuto tutte nel terrore (ed alcune nella speranza!) d'essere aggredite dal mostro.
“Il molosso, al contrario, s'è preso cura di tutte le ragazze come proteggeva Inés. Nessuno le può toccare, nemmeno quelle che sono nate vent'anni dopo il fattaccio. La sua furia è, se possibile, ancora più brutale.
“Una ragazza se vuol trovar marito deve lasciare l'isola, così come i nostri giovanotti che devono cercar moglie nelle altre isole... Girano favole assurde sul perché le nostre ragazze non vogliono gli isolani; in effetti nessuna s'è mai innamorata di uno del paese e questo è molto strano: da che mondo è mondo le adolescenti s'innamorano sempre di qualcuno, fosse solo la lontana visione d'un ragazzo a torso nudo che recupera le reti in barca.
“Beh, il mastino con loro appare anche di giorno ed è un cucciolone; c'è chi giura d'aver visto ragazze accucciate con lui, baciarlo e farci l'amore. Non so!, a questo punto tutto può essere vero...”


“Okay, la soluzione è semplicissima!”
Pam estrasse il taccuino dallo zainetto, ci scarabocchiò qualcosa e porse un foglietto piegato in due al merdoso che sorrise in estasi, come se avesse avuto un'apparizione.
“Seguite queste indicazioni e non dovrete più preoccuparvi del vostro lupo mannaro! Lo addomesticherete. Voi vecchi porci dovete solo usare questa pozione magica e sarà come se non l'aveste mai incontrato.”
Ramon balbettava con tutto il corpo: “Funziona davvero?, ce ne libererà?!!”
“Consideralo fatto!” e sotto i suoi occhi scrisse di sbieco sulla copertina del xxx-file, in stampatello grosso e ben sottolineato, CASO RISOLTO!!!
Il porco impenitente seguì quel profumo di figa uscire dalla sua casa. “Te ne vai già?”
“Io qui ho finito. Sei stato stupido, potevi scoparmi”
Ràmon la fissa inebetito.
“Sì, amico, uno vero stupido, una vita che non scopi e mandano me. Perché? E adesso quando ti ricapita?”
Un dolore al vecchio cuore.
Tornata vuota la stanza, Ràmon aprì il foglietto e lesse.
'Vaselina, prima e dopo servizietto'.

Non c'era luna. La notte era buia come nelle segrete dei goblin.
Inutile sperare nell'apparizione del lupo.
Pam scese al porticciolo ed entrò nella lurida taverna. Al banco tracannò una seconda bottiglietta di piscio, ma almeno più fresco di quello del porco.
Incurante degli sguardi che la spogliavano considerò attentamente gli avventori, uno ad uno. Erano quattordici, dai ventidue ai sessantatré anni.
Lei non poteva sbagliarsi: centimetro più centimetro meno, facevano due metri e cinquantasei centimetri di cazzo, compreso l'oste. E, se si impegnavano, un bel boccale di sborra.
Quell'isola era veramente maledetta! La notte cominciò timidamente (Pam dovette tranquillizzarli che nessun cagnone li avrebbe mai inculati per lei) e presto si trasformò in un'orgia industriale che si protrasse fino all'alba. Ai molti che dovettero rinunciare per tornare dalle mogli, si aggiunsero i ragazzotti dell'isola, belli carichi ed a digiuno di figa. Non ci sapevano fare come i goblins abituati a fottere in gruppo, ma l'entusiasmo era genuino come ad una festa di fine partita negli spogliatoi.

Sul piroscafo delle dieci la classica nausea del dopo sborra.
Faticò ad addormentarsi nella cuccetta afosa come una cabina telefonica e fu presto risvegliata da un molosso che le leccava la figa.
“Ti adoro cagnone, ma lascia in pace quelli di stanotte!” Gli ordinò e lo fece saltare sulla brandina. Si protesse come poteva dalle sbavate in faccia, spingendo indietro il musone e strofinandogli le guance cascanti. Si beccò la lingua in bocca. “Cucciolone mio, ti porterei con me nelle foreste del Oregon! Sai?, dovresti farci un giro, c'è una bella fattoria vicino ad un laghetto, un luogo di pace! È di un nostro amico in pensione, il posto perfetto per farsi dimenticare e sentirsi a posto con la coscienza!” Gli carezzò il pene peloso che le batteva contro il ventre. “Cagnone mio!, tu puoi fare molto, ma molto meglio!”
Lo sentì ingrossarsi in mano fino a divenire largo e caldo come il cazzo dei suoi Troll. Pam si rivoltò a fatica sotto il mastino, sollevò il culo e fu addentata alla nuca. Erano tre mesi che non godeva davvero.

Crawford arricciò disgustato il naso quando lesse il dispaccio d'agenzia: “Anziano militare in pensione, tenente, decine di missioni all'estero, medaglia al Valore, aggredito da orso inferocito nella propria fattoria nell'Oregon e trascinato nella foresta – Ritrovato dopo una settimana orribilmente dilaniato – Si raccomanda alla popolazione massima cautela finché l'orso non verrà abbattuto.”
“Ecco!, ci andrà di mezzo qualche povero orso... Che mondo di merda!”
scritto il
2024-07-19
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