XXX-Files _ Africa Nera (1)

di
genere
orge

Fantasy


Nel silenzio religioso della biblioteca, una vibrazione avvisò Pam d'un nuovo messaggio.
Era di Crawford, il suo capo: '16:10 in aeroporto'
No problem, aveva appena finito di fotografare le pagine d'un prezioso tomo del Seicento con il verbale di un interessante processo per stregoneria a carico di un suo vecchio conoscente, un tizio sfuggente che riappariva un po' in tutte le epoche storiche, nel Vecchio e nel Nuovo Continente, riconoscibile per la sua predilezione per il sangue delle giovinette. Doveva solo riconsegnare il volume ed aveva tutto il tempo per arrivare all'aeroporto.
Pam chiuse il libro, raccolse lo zainetto e si diresse verso il bancone. Gli anfibi non facevano più rumore d'una penna che gratta il foglio, eppure tutti sollevarono gli occhi.
Aveva davanti solo due persone e dopo cinque minuti ancora due.
La segretaria era giustamente pignola, controllava e ricontrollava coi guanti bianchi ogni singolo volume prima di ritirarlo. Due studenti olandesi le si misero in coda. Le antenne di Pam avvertirono occhi fissi sul culo ed erezioni. Sorrise, i due furbetti s'erano alzati per lei.
Finse un dolore alla schiena per il peso del librone e si stirò all'indietro, tendendo bene le chiappe. Ma accidenti, aveva davvero poco tempo!
Saltò allora le prime fasi del corteggiamento. Si voltò eccitata guardandosi attorno, spinse il capo tra loro due e sussurrò pianissimo: “Io questo posto l'adoro!”
“Anch'io!” “È bellissimo.” Le confermarono i due studenti presi alla sprovvista.
“No, non potete capire come mi sento io... Qui sono passati tutti, profuma di storia, io vado in estasi... cazzo, sarebbe da panico scopare su quei banchi!”
Per evitare fraintendimenti abbassò lo sguardo sui loro pacchi e sussurrò sibilando come una suora in chiesa con i suoi scolaretti di catechismo “Non lo sentite anche voi? Non vi eccita?”
Di più non poteva fare senza essere buttata fuori.
Gli studentelli olandesi fecero un passo avanti e, coprendosi l'un l'altro, si alternarono a farle sentire il cazzo tra le natiche. Non male, trentasette centimetri totali, calcolò all'istante.
Ora doveva solo accelerare la fila. Dal notes prese un foglio bianco e lo strappò per il lungo con una lentezza che avrebbe dilaniato qualsiasi bibliofilo. Alcuni guardarono in alto, temendo si fosse aperta una crepa nella volta di quel tempio del libro.
La segretaria licenziò bruscamente quello davanti e ritirò il tomo di Pam. Non serviva controllarlo, conosceva bene l'americana, inguainata in quelle tutine sportive vestiva da troia ma aveva il tocco di un angelo coi libri. La salutò con un Arrivederciapresto.
Pam camminò lentamente nel corridoio finché non avvertì un ufficio deserto: dottoressa Guarini. Fece scattare la serratura col suo apriporte ed attese in corridoio i due olandesi.
La guardavano col cazzo moscio, dispiaciuti che non si poteva più, due compagni italiani li avevano beccati fuori dalla biblioteca e non volevano mollarli. La dottoressa Guarini trascinò tutti nel proprio ufficio.
Dannata fretta! Pam impartì una lezione accelerata di sesso di gruppo e gli studenti si meritarono tutti un secondo giro come premio.
La scrivania era del XXI secolo, non del XVII, ma la mandò comunque in estasi.
S'erano innamorati della professoressa Guarini, non la lasciavano più andar via, la trattenevano per i fianchi il cazzo spinto in culo, ma Pam doveva andarsene, la aspettava Crawford!
Per liberarsene promise d'organizzare una bella festa con loro e tutti gli amici di Erasmus.
Le lasciarono il numero ed un buon sapore in bocca.
Un sapore giovane, le piacevano i giovani.
E adorava Milano.


“Sei in ritardo.” Eppure il C27 stava alzando il muso in perfetto orario.
“Cosa abbiamo?”
“Zombie.” Rispose serissimo Crawford.
“Nooo! Non quelli veri, spero. Dimmi che stiamo andando ad Haiti!””
“No, in Africa. Una coppia di archeologi francesi ha profanato il loro cimitero ed hanno portato via l'idolo.”
“Ma si può essere tanto coglioni!!!... Beh, per fortuna sono antichissimi, si risvegliano lentamente. Basta beccare i due francesi e rimettere l'idolo al proprio posto.”
“Temo che le cose siano più complicate, la coppia francese è stata rapita dai guerriglieri.”
Crawford le passò la cartelletta del xxx-file e, chini sulle mappe, studiarono a lungo un piano.
“Okay, deciso! Ti paracaduterai qui, nella foresta di Mumghebe, seguirai questo affluente del Congo e raggiungerai i due francesi che sono imprigionati qui.“ Con due dita sulla cartina le mostrò quanto era breve e semplice la sua missione. “Mancano sei ore, sfruttale per dormire... ce la fai a dormire, vero?”
La divertiva la sollecitudine di Crawford: sì, ora riusciva dormire senza più sprofondare nella prigione sotterranea in Nepal. Dopo settimane d'insonnia, dormiva anche tre ore di seguito.
Pam era una vittima dei goblins, durante una missione era stata loro prigioniera per un mese intero. Era fuggita, s'era salvata, ma le erano rimaste cicatrici profonde, quattro settimane a nutrirsi di sperma di goblins e troll l'avevano trasformata in una ninfomane autolesionista con un corpo di gomma. Prima era solo ninfomane.
Eppure Pam aveva imparato che se non poteva reprimere quei desideri autodistruttivi che le occupavano il cervello, li poteva comunque accantonare da parte, chiuderli in una camera blindata, per sfogarli poi in orge e gang 'controllabili'. Ed avere pelle ed ossa elastiche era estremamente comodo e gratificante in queste situazioni caotiche.
Pam non era una che si piangeva addosso, anzi, spesso si divertiva a fare la puttana prima ancora che i maledetti nanetti verdi le bussassero nel cervello.
S'addormentò cullata dalle vibrazioni del grosso aereo da trasporto che volava nella notte africana con la lentezza dei forti.

La prima parte della missione andò liscia come sempre!
Era stata paracadutata nella notte, dieci chilometri più a nord della zona pericolosa, ed atterrò malamente in uno stagno dopo aver sfrondato una decina d'alberi. Nascose il telo in una buca e impiegò un'ora per ritrovare la canoa atterrata trecento metri di rovi più in là. La trascinò nel fiume e ci si gettò dentro sfinita, lasciandosi trasportare dalla corrente.
Alle otto e quaranta avvistò la pattuglia dei guerriglieri di guardia al fiume. Sbracciò, urlò, li chiamò e pagaiò con le mani incontro a loro. Erano in sei: quattro bei soldati carichi d'armi e cinturoni e due guerrigliere sospettose. Erano loro due ad avere le palle, merda!
Pam finse di non sapere bene l'inglese, aveva con sé documenti tedeschi, e pianse lacrime vere raccontando che gli ippopotami avevano rovesciato le canoe ed attaccato suo marito (pianto disperato). Aveva perso lo zaino col satellitare, aveva bisogno d'aiuto!, forse non era annegato, dovevano fare presto!, andare con lei, a salvarlo!
Una recitazione che la moglie di Benigni si sogna, ma che apprezzarono solo i quattro soldatini col cazzo in tiro per la figa tedesca con gli abiti stracciati. Le soldatesse coi coglioni invece rimasero di ghiaccio (e c'erano quaranta gradi di afa!).
La comandante la degnò di un solo sguardo sprezzante e con un cenno sbrigativo la consegnò ai suoi uomini.
Con uno sforzo immane Pam scacciò la folla dei goblins nel cervello e si finse terrorizzata. Estrasse come un prestigiatore una mazzetta di banconote, dollari ed euro, bella pesante: “No, vi prego, non toccatemi – pianse – ne avrete ancora, molti di più, tutti quelli che volete, ma aiutatemi!”
Perfetto, aveva impietosito la stronza, ora non era più solo carne da stupro per i suoi uomini ma anche un'ottima prigioniera per un riscatto.
La comandante parlò alla radio e ricevette ordini chiari. Lasciò due uomini di guardia ed ordinò agli altri due di seguirle nel capanno, cento metri dentro la giungla. Qui la legarono in un modo complicato, ma efficace: un bastone fra spalle e gomiti ed i polsi legati dietro il collo. Pam pianse ed urlò finché non le allentarono d'un poco la stretta ai polsi, ma poi la punirono agganciando una corda al bastone ed appendendola ad una trave al centro del capanno, i piedi che sfioravano terra.


Uscirono tutti per confabulare insieme e poi rientrarono solo i due militari col cazzo, Pam scorse dalla finestra le due soldatesse coi coglioni incamminarsi verso il fiume.
I grulli non sapevano come cominciare, Pam era troppo figa per due condannati a tirarsi seghe tra le zanzare. Ovviamente pensarono ch'era giusto eccitarla un poco facendole paura. Ridendo come coglioni le mostrarono l'orologio e rotearono l'indice tre volte sul quadrante per spiegarle che la comandante aveva stabilito turni di tre ore.
Dopo averle tagliato via camicetta, short e mutandine, affilarono le lame dei coltellacci contro l'interno cosce, avanti indietro, dicendo le cazzate di tutti gli stupratori, che non serviva un traduttore per capirle: se faceva la brava puttana non doveva temere nulla, non le avrebbero fatto del male ed avrebbe goduto pure. I troll sono più onesti.
Pam doveva solo pazientare, aveva sentito la stronza dire che avrebbero atteso la notte per spostarla. Non aveva fretta, aveva ancora un paio di giorni prima che gli zombie si risvegliassero.
Chiuse gli occhi ed attese.
Ma il più giovane voleva che guardasse il suo un randello nero degno di un attore porno. La abbagliava con un sorriso trentadue denti bianchissimi. Pam s'intenerì e pensò di gratificarlo "No, ti prego non farlo, è troppo grosso, sono ricca, posso pagar..."
Il soldatino ridente era una merda di stupratore: le andò dietro e spingeva da maledetto bestemmiando, non riusciva a ficcarglielo in culo a secco, la spingeva solamente in avanti.
Il compagno corse in suo aiuto, la puntellò penetrandola in figa e finalmente il cazzo oversize le sfondò l'ano e le risalì tutto in culo risvegliandole i goblins.
Dopo mezz'ora s'accorse che s'erano uniti anche i due soldati rimasti al fiume, probabilmente la comandante s'era rotta le palle delle loro lamentele e li aveva spediti a divertisi.
Erano in troppi, il capanno era piccolo, la posizione scomoda e i quattro amici avevano solo due buchi a disposizione: la tirarono giù per scoparla anche in bocca ed alla fine le slegarono pure le le braccia. Quel bastone di traverso era un pericolo, se lo beccavano sempre nello stomaco o contro i coglioni, e una volta tolto divennero molto più agevoli le infinite staffette, due dietro e due davanti, o tre dietro in figa e culo e uno in bocca. Senza più bastone tra le palle nessuno di loro si fece più male.
Non doveva temerli, erano solo quattro rintronati che temevano le due colleghe al fiume. Infatti al termine del loro turno la riappesero alla trave, questa volta con gentilezza.
La contemplavano soddisfatti, avevano addosso la stanchezza d'un lavoro ben fatto e tra loro nacque un legame che neanche la guerriglia aveva creato. Ci dev'essere intesa perfetta per sfondare insieme una troia pazzesca come Pam.
Pam era piuttosto provata, ma non l'avrebbe mai data vinta ai bastardi. Forse era il caso di rovinare il cameratismo che s'era creato e spargere un po' di zizzania: "Mi hai fatto male, amico, tu c'è l'hai troppo grosso." Il mandingo di vent'anni sorrideva con tre chili stanchi in mano mentre gli altri ridevano troppo forte, erano scornati. I cazzi tornarono di marmo e competitivi, ma Pam guaiva solo col suo mandingo facendo incazzare che se l'inculavano disperati con i coglioni secchi. Stavano per tirarla nuovamente giù quando rientrarono le colleghe.

Non s'era sbagliata: le due lesbiche che viaggiavano sempre in coppia erano delle vere sadiche.
La comandante iniziò col solito gioco di spaventarla. Negli insulti c'era veramente tutto il suo odio. Ma a Pam non fregava un cazzo di far schifo a quella lesbica, voleva invece capire fin dove si sarebbe spinta. E quando le infilò la pistola in fica si sentì mancare: ora sarebbero stati veramente cazzi!
La sorellina s'unì al gioco e fu una gara tra amichette a chi le faceva più male a seni e capezzoli. Pizzicotti, torsioni, morsi ed aghi, dolori allucinanti che Pam regalò ai suoi goblins. La figa le sbrodolava lungo le cosce contratte e la sorellina lappò in estasi. E succhiò avidamente la sborra dei colleghi, anche dall'ano, incapace di credere che quel buchettino delizioso era appena stato squarciato dai loro cazzi. Li aveva visti, li spiava mentre pisciavano, erano grossi, dovevano fare un male del cazzo prenderli in culo, ma il buchetto dell'europea era rimasto una rosellina dolce che lei succhiava a ventosa,, il viso affondato fra le sue natiche.
Ma ben presto la stronza s'infastidì e spedì la sua cagnetta a preparare il rancio.
Lo fece all'istante, mescolando la polvere gialla d'un barattolo di plastica ad acqua fredda e rimestando con un bastone. Non erano così sprovvedute, il fumo di un fuoco si sarebbe visto da lontano.
La slegarono e la fecero crollare di muso nella ciotola; ma ci voleva, Pam aveva fame. La sborra dei quattro soldatini non era certo nutriente come quella dei troll e poi se l'era presa quasi tutta icome supposta.
Erano due represse, fissavano con invidia la vulva gonfia ed intatta della bianca Pam, inginocchiata mani dietro la nuca e muso nella ciotola. Cominciarono a tormentarla con lo scudiscio che sferzava l'aria con un sibilo prima d'accecarle la figa. Ma Pam non smise di inghiottire quella porcheria, doveva recuperare forze, era ormai convinta di dover cambiare il piano di Crowford, non si sarebbe fatta castrare la figa da quelle due sfigate invidiose.
Invece la sorellina uscì di corsa. Tornò poco dopo, raggiante con un ramoscello in mano che usò come un piumino per spolverarla fra le cosce. Pam urlò un NoPorcaPuttanaNo! che divertì moltissimo le stronzette.
Pam era nera con Crawford: nel rapporto avrebbe messo ben in chiaro che in quella missione aveva dovuto subire anche le ortiche africane!
La giovinetta la medicò di lingua e succhiotti.
Pam finse immenso piacere mentre sentiva la figa friggere; cazz'altro poteva fare?, purché non le spolverasse più la figa con le ortiche.
La comandante si stufò presto, allontanò la sua protetta e medicò lei Pam, spalmandole una crema più potente del Vicks Vaporub. Pam urlò, pianse e maledisse la troia che sorrideva soddisfatta.
“Sei una merda.” Le puntò la pistola sul cranio. “Puliscimi gli anfibi.”
“No, con la lingua.”
Pam era furente, le sarebbe toccato anche succhiare figa.
scritto il
2024-07-21
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