XXX-Files _ Africa Nera (2)

di
genere
orge

Un paio di mitragliate lontane, probabilmente contro un tronco galleggiante sul fiume, ed un forte temporale furono gli unici fatti di rilievo di quel pomeriggio.
Un lungo pomeriggio che fu come una domenica di pioggia.
I suoi amanti erano stanchi di numeri da circo ed avevano tirato a sorte i turni sul pagliericcio. Avevano bisogno di rilassarsi, di fingere d'avere una vita normale, di dormire inchiodati sull'amante bianca.
Una lunga eccitazione intorpidita per Pam, ma piacevole, le mani poggiate su natiche muscolose e tra le cosce sempre un negro che la pompava stanco spremendole dentro il cazzo. Bei corpi giovani, nudi e neri, da leccare con calma quando s'addormentavano.

La pattuglia di ricambio arrivò ch'era buio, dopo il tramonto improvviso d'Africa.
Si scambiarono parole d'ordine, saluti e pacche sulle spalle.
Pam, che aveva vissuto un mese nelle segrete dei geblins, vedeva nel buio. Era sempre una squadra di sei guerriglieri, ma questa solo di maschietti sotto i ventitré anni e sopra i ventidue centimetri, il loro comandante sopra i ventiquattro. Tutti invidiosi del bottino di guerra della prima squadra.
Il fascio d'una torcia la illuminò dagli anfibi alla camicetta sbrindellata che non nascondeva più nulla. Le avevano annodato uno straccetto in vita. Era pronta per partire, il maledetto bastone sulle scapole. Sentiva di non avere più tempo, una vibrazione nell'aria la inquietava, gli zombi stavano risvegliandosi.
Ma la stronza fece la grandiosa! “Okay, è presto, se volete posso lasciarvela un paio d'ore.”
Per Pam fu panico, si mise a strillare e urlare, dovevano assolutamente partire, non potevano capire, la implorò anche. Ma questo fece solo godere la sadica e, cosa peggiore, scatenò i goblins nel cervello in un modo così violento che Pam s'abbandonò totalmente.
Con l'ansia che le batteva in testa e le bloccava il respiro si godette le prima incaprettate a novanta e, quando la riportarono sul pagliericcio e la slegarono, si scatenò spaventando tutti. Non aveva abbastanza cazzi, li incitava, non la violentavano abbastanza, offriva subito il culo ad un altro, ne voleva due in culo, era lei a saltare addosso, s'incollava ai cazzi neri e non li mollava più, due squadre di guerriglieri non le bastavano, insultò la stronza che la violentò col manganello.
Poi i goblins si quietarono. Ingroppata da due, tre neri immaginava un bell'asilo colorato, pieno di suoi bambini con i capelli ricci. Persa nel piacere rassicurava i suoi amanti che sarebbe tornata in vacanza, ma che ora la lasciassero partire. Non capivano l'inglese e cominciarono il terzo giro.

La troia con i gradi dovette anche lei avvertire qualcosa nell'aria, pose fine d'improvviso alla festa bestemmiando ch'era ormai troppo tardi, che dovevano partire se volevano arrivare al campo prima dell'alba, ma alla fine permise a malincuore che finissero un ultimo giro e Pam in pochi minuti si riprese due metri e mezzo di cazzi neri ormai scarichi ma ansiosi di sputare un'ultima goccia di sborra.
Finalmente arrivò il momento di partire. Le rilegarono il bastone in spalla ed annodarono lo straccetto in vita.
La sadica le strizzò il capezzolo. "Al campo ti sbatteranno tutti,ti inculeranno in ottanta, e dopo mi dirai se hai ancora voglia di cazzi!” Rise, ma era nervosa.
Per un istante i goblins dissero a Pam di mandare al diavolo il lavoro e di godersi la vacanza.
Si misero in marcia verso l'interno.
I guerriglieri, cui toccava un giorno di noia sul fiume, puntarono la torcia sullo straccetto annodato in vita che ondeggiava sulle natiche atletiche, modellate dalla camminata sicura di quello schianto di puttana. Credettero d'averla persa, ma un ultimo ed insperato bagliore bianco nel buio rivelò loro, per l'ultima volta, quella natica seminuda prima d'essere inghiottita dalla giungla.
Ora avevano un'immagine ed un'intera giornata per segarsi con nostalgia e rabbia, loro lì in mezzo alla zanzare del fiume mentre al campo si violentavano tutti quella figa... Ma domani sera sarebbero rientrati e se la sarebbero riscopata.
Quel che restava.
Pam invece s'era già dimenticata di loro. Era iniziata la seconda fase della missione.

Camminarono fino all'alba ed oltre su sentieri invisibili, assediati dalle voci della giungla. Solo un paio di pause, qualche sorso d'acqua e mille minacce di far silenzio. Erano tutti più nervosi di Pam. Ai neri nemmeno si rizzava quando Pam inciampava e le sbattevano contro.
Improvvisamente la giungla terminò. Entrarono in un villaggio fortificato da una ridicola palizzata. Dodici capanni cadenti attorno ad un pozzo ed una jeep sotto una tettoia. Pam contò solo quattro guerriglieri, ma avvertì nel capanno di fronte la presenza di altri due a guardia della coppia di prigionieri. Bene!, non era arrivata troppo tardi.
Si lavarono al pozzo. Uno dei suoi amanti le versò una secchiata sul capo. Nell'aria c'era una tensione fortissima che rimpiccioliva i peni attorno a lei. Parlavano concitati; Pam indovinò che la base era deserta perché era in corso un'operazione di guerra e sentì distintamente la parola 'zombie'. Doveva agire.
Aveva attorno dieci soldati inesperti.
Si sfilò il bastone e lo ruppe sui denti del primo, il più vicino, ed i coglioni del secondo le esplosero contro l'anfibio. Afferrò il mitra e la prima sventagliata bucherellò un torace, ma la seconda fece cilecca e non freddò la comandante. Merda, usò il calcio del mitra per sfondare il cranio a uno che l'aveva placcata da dietro e si gettò di peso contro la stronza, rubandole bomba a mano e pistola, dopo una bella gomitata al collo. Puntò alla testa della sua amichetta e anche quest'arma s'inceppò. Cazzo qui non funziona niente!!!
Si gettò a terra, sotto la polvere, ed i grulli si spararono tra loro. Ad uno tirò un calcio da sotto da aprirlo in due e cominciò a contare.
Uno! Si lanciò di lato mandando la sorellina a gambe all'aria e regalandole un nuovo profilo con un bel calcio assestato.
Due! Un coglione tentò d'agguantarla in vita, gomitata alla bocca dello stomaco e balzo incontro all'altro col mitra inceppato.
Tre! Gli mise in mano la bomba, “Sorry!” e saltò di piedi nel pozzo.
Quattro! La bomba a mano non fece cilecca.

Il soldato camminava curvo mitra in mano tra rantoli e corpi smembrati. La camicia kaki gli si era incollata alla schiena. Aveva terrore anche di quello che avrebbe potuto pestare sotto lo scarpone. Il suo amico urlava dalla capanna. Sono tutti morti, rispose, ma non capiva chi cazzo potesse essere stato. L'odore era assurdo.
Improvvisamente sentì un rumore e puntò l'arma contro il pozzo.
Ne uscì fuori una ragazza nuda, i seni rotondi, i capelli lunghi, le cosce ancora più lunghe, sporca di fango da farglielo esplodere.
Non lo guardava nemmeno; accucciata sugli anfibi, si sciacquò il viso con l'acqua d'una pozzanghera e si rialzò stirando le proprie curve. Era un sogno?
Pam avvertì ventitré centimetri che si gonfiavano nodosi e pensò che avrebbe dovuto davvero tornarci in vacanza. Gli andò incontro ancheggiando, con le labbra socchiuse e lo sguardo fisso: il modo migliore per stendere un uomo. Lo carezzò al torace, prese la pistola dal cinturone e gliela premette sotto il mento.
Il guerrigliero s'impietrì anche se in quella cazzo di giungla non c'era una pistola che sparasse.
Pam si mise il suo mitra in spalla, sfilò il cinturone e gettò lontano tutto quello che gli trovò addosso. Lo perquisì a fondo e s'attardò a lungo sul bel cazzo. Ci strusciò il viso, la pistola ora puntata sotto i coglioni, ma scacciò i goblins, quel povero torello nero sarebbe stato l'unico a non essersela ingroppata!
Si rialzò e gli fece cenno di scappare, stavano arrivando gli zombies. Bastò questa semplice parolina per vederlo scattare come Bolt.
Pam s'allacciò il cinturone con fondina e si diresse verso la capanna. L'ultimo guerrigliero si proiettò fuori ad armi spianate e fu fermato da una semplice ginocchiata. Stessa procedura di prima, ma non indugiò troppo con la perquisizione, osservare tutti quei bei cazzoni scappare non era da lei.
Entrò. I prigionieri erano legati a terra schiena contro schiena: “Il dottor e la dottoressa Fourrier, I suppose.”

Erano in condizioni soddisfacenti, potevano camminare. La dottoressa aveva camicetta e viso incrostati di sperma, ma aveva ancora su i suoi pantaloni.
“Voi avete profanato un antico cimitero. Ditemi dov'è l'idolo che avete rubato.” Chiese mentre li slegava.
“...?! Sì, abbiamo scoperto una necropoli, che probabilmente ha più di duemila anni, ma lei come fa a saperlo?” Il professore era il tipo che dà del lei anche ad una super figa di ventisette anni, nuda ed accoccolata ai suoi piedi.
“Risale al duemilasettecento Avanti Cristo. È un luogo maledetto, dobbiamo subito riportarci l'idolo che avete trafugato. Gli zombies sono già nella foresta! Avete liberato forze tremende...” Eccetera, eccetera (la solita storia!).
Ma erano cattedratici, non era stato sufficiente nominare gli zombies per metter loro pepe al culo.
Il professore era risentito: “Guardi signorina che noi non abbiamo trafugato nulla! Abbiamo tutte le autorizzazioni e la nostra università...”
Ma la più inviperita era la dottoressa, che non era certo tipo da dar credito ad una che girava con cinturone in vita e figa al vento: “Cosa vuoi? Rubare il nostro reperto?... salvarci? Sì, noi ora siamo costretti a scappare, ma non serviva, avevamo già stabilito un riscatto... In quanti siete? Sei sola!?!... Ma tu chi sei? E cosa sono tutte 'ste favolette che racconti?”
In quel momento un essere deforme con i muscoli cascanti sfondò la parete di legno ed addentò il cranio del professore facendolo scricchiolare.
“Queste!”, avrebbe voluto rispondere Pam a quella figasecca, ma era troppo impegnata a mirare e far esplodere la testa dello zombie con una raffica. Depose il mitra. Il professore era morto, la moglie paralizzata. La trascinò fuori e la caricò sulla jeep. Non c'era traccia d'altri zombies, ma sarebbero arrivati presto. Erano a caccia di carne umana e non si sarebbero accontentati dei guerriglieri.
Tornò nella capanna. Nel loro zaino trovò l'idolo: una statuetta di pietra grigia, alta pochi centimetri, consumata dai millenni. Per i guerriglieri non poteva avere alcun valore, santa ignoranza!
Con una seconda raffica staccò la testa all'archeologo: “Dormi in pace, buon uomo.”
Trovò petrolio, fiammiferi e una vanga.

Era incazzata nera. Più incazzata della capanna che s'incendiò alle sue spalle.
Il primo si proiettò alla velocità d'una iena verso la jeep. Gli mozzò la testa con un solo colpo di taglio della vanga. Gli altri li decapitò in preda ad un'orgia che nemmeno i goblins conoscono.
Saltò sul fuoristrada e sgommò via solo per salvare la dottoressa.

Fu una giornata di silenzio.
Raggiunsero il cimitero sull'altura in poche ore di camionabile sconnessa ed un'ora di sentiero. La dottoressa volle salire con lei, non aveva coraggio di rimaner sola in auto.
Nessuna delle due parlava od incrociava lo sguardo dell'altra.
Ritrovarono presto il giaciglio dell'idolo. Lo deposero sull'altare di roccia con un sentimento di colpa.
Una nuvola all'orizzonte rombò sottovoce. Un refolo di vento caldo carezzò le loro schiene e luccicanti granelli di sabbia si rincorsero sulla pietra grigia. Era finita!, e nessuna di loro volle pensare che non fosse per sempre.
Attorno a loro l'Africa, immensa come un sogno antico, madre di storie immortali e di tramonti struggenti.
Pam s'allontanò di pochi passi. Aveva riconosciuto l'arbusto della sorellina. Ci camminò sopra, lasciando che le foglie si sfregassero su cosce ed inguine. “Perdonatemi.”

Crawford l'aveva obbligata a riscrivere il rapporto.
Pam sostituì le parole negro, negri e negrone con allocuzioni più rispettose per i suoi stupratori ed eliminò anche l'elenco dettagliato di ogni penetrazione, pompino e tortura con annesse minuziose descrizioni anatomiche e fisiologiche.
Ne risultarono due paginette veloci da leggere, che però non rendevano assolutamente lo spirito di quella missione.
Ma che Crawford controfirmò.

Non rimaneva che una telefonata.
“Ciao sono la dottoressa Guarini, ti ricordi di me?”
“Certo, ma non speravo più che richiamassi... E ci hai fatto fare una figura del cazzo, siamo andati dalla vera professoressa Guarini.”
Risero insieme, Pam avvertiva l'erezione. “... Ahah, sono a Milano, mi sono ricordata di voi, che ne dite di stasera?, ma porta anche tuoi amici di Erasmus, sì gli spagnoli che dicevi.”
scritto il
2024-07-21
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