Quel piacere lì
di
RunningRiot
genere
etero
La quinta o sesta doccia, la fine di una giornata bollente.
I corpi ancora umidi.
Le lenzuola raffreddate dall’aria condizionata a palla.
Tu nuda, perché dormi nuda.
Lui con i pantaloncini electric blue che usa per dormire.
Tu con le mani sulle ginocchia per tenere spalancate le gambe.
Lui proprio lì, con la sua testa, la sua lingua, la sua bocca.
Tu che ti inarchi mettendoti chissà perché il cuscino sotto il collo e le spalle.
Lui che ti raspa l’interno coscia con quel filo di barba (il bastardo sa che ti piace e se la tiene così).
Tu che invece gli tieni la testa ma non sai bene cosa volere.
Lui che lappa, insaliva e lappa ancora, e adesso sono le sue braccia a tenerti spalancata.
Tu con i capelli e il seno devastati dalle tue stesse mani.
Lui che lappa, infila, succhia.
Tu che finalmente hai capito cosa vuoi e supplichi.
Lui che ha capito perfettamente la tua supplica.
Ma invece del cazzo arriva un dito, poi le sue parole:
- Voglio vederti venire.
Tu che non ti sei mai spiegata come un essere delicato come te possa emettere certi grugniti. Maiala inside, è evidente.
È amore? Non pensi proprio, visto che anche chi non ti amava per niente te l’ha già detto. Ragazzi, ragazze… È il suo gioco e tu sei il giocattolo, è il suo regalo e tu sei la festeggiata.
Sì sì, è così.
Tu che senti il suo uncino dentro e supplichi sempre più isterica, che ti verrebbe da insultarlo.
Lui che ti fruga dentro e alternativamente coccola e violenta il tuo pulsante del piacere.
Tu che quando sposta il dito squittisci come uno scoiattolo. Uno scoiattolo inculato, per la precisione.
Lui, il bastardo, che sa che ti piace anche questo e si guarda bene dall’essere delicato.
Tu che supplichi ancora, ma meno, perché il tuo corpo è scosso e ti muovi a scatti.
Lui che adesso ti sta mangiando proprio, come è giusto che sia, mentre non sai bene se a tenerti ferma sia la sua mano sul ventre o il suo dito nel sedere.
Ma niente può fermare il terremoto che hai dentro.
Sì sì, così.
Tu che vaffanculo a tutto fammi quello che ti pare e gli spingi la testa e gli strappi i capelli.
Tu che sei un fascio di nervi e muscoli in tensione e finalmente ringrazi per il suo regalo. È un “grazie” un po’ particolare che sa di piagnisteo, ma cosa ci puoi fare se ti viene da piangere?
- Sto per godere…
Giusto un attimo prima che niente abbia più senso e che tutto vada in frantumi.
Forse gridi.
Forse salti e sobbalzi.
Forse apri tutte le cosce.
Forse le serri e gli stritoli la testa.
Forse ti molla lui.
Forse sei tu che schizzi via da lui.
Sei il suo spettacolo involontario, il suo orgoglio: “Voglio vederti venire”.
Mi hai vista. Per la millesima volta mi hai vista.
Tu che gli dai le spalle raggomitolata a tremare su un fianco e a recuperare il respiro.
Tu che pretendi di fare dell’ironia miagolando “sono un po’ venuta”.
Lui che ti posa un bacio su una spalla e ti accarezza un fianco.
È amore questo? Non pensi proprio, visto che anche chi non ti amava per niente te l’ha già fatto. Ragazzi, ragazze…
Lui che non ti incombe mentre ansimi ancora, perché nonostante l’aria condizionata a palla ora sei sudata, e accaldata.
Tu che anche se lui è un po’ distante senti che quella leggera pressione tra le reni e le natiche è, senza dubbio alcuno, il suo cazzo.
Tu che immagini l’effetto-tendone dei suoi pantaloncini electric blue che usa per dormire.
Tu che pensi ok, non è la priorità adesso ma dammi un minuto…
Tu che pensi che forse non aspetterà un minuto.
Tu che pensi che il bastardo lo sa che sei h24 e che glielo hai pure detto qualche volta: “Always open 4U, sir”. Ma in fondo va bene così e se mi vuoi prendere ora prendimi.
Lui che non ti prende ma ti copre con il lenzuolo, perché sa che con l’aria condizionata di notte hai freddo e per di più sei tutta sudata.
Lui che prima di coprirti ti sussurra “buonanotte amore” su una chiappa e te la bacia.
È amore questo? Non ne hai idea, ma forse è qualcosa che gli si avvicina.
La sua arma ancora carica ti sfiora e tu pensi se lo facesse un’altra volta ti sfiorerebbe la voglia di dirgli “ti prego sfondami dappertutto”.
Ma sai che non sarebbe il caso.
Cioè no, non lo sai. Lo senti, senti in modo quasi opprimente che qualcosa ti impedisce di farlo.
Non eri il suo giocattolo e non eri la festeggiata, no. Ha voluto un’altra cosa, ha cercato un’altra cosa. Sei stata il suo piacere, quel piacere lì, lasciaglielo fino il fondo.
È amore? Boh.
Magari addormentarti sarà un po’ più difficile, magari dovresti ringraziarlo e baciarlo anche tu, ma ormai sei girata dall’altra parte…
E invece no, a costo di deragliarti le vertebre fai l’ultima contorsione. Non importa se il bacio non viene bene e se le lingue non si intrecciano, importa molto di più il tuo sapore rimasto su quel filo di barba.
E il cazzo? Il cazzo me lo darà domattina, se vuole.
O me lo prenderò da sola, come in effetti ho fatto.
I corpi ancora umidi.
Le lenzuola raffreddate dall’aria condizionata a palla.
Tu nuda, perché dormi nuda.
Lui con i pantaloncini electric blue che usa per dormire.
Tu con le mani sulle ginocchia per tenere spalancate le gambe.
Lui proprio lì, con la sua testa, la sua lingua, la sua bocca.
Tu che ti inarchi mettendoti chissà perché il cuscino sotto il collo e le spalle.
Lui che ti raspa l’interno coscia con quel filo di barba (il bastardo sa che ti piace e se la tiene così).
Tu che invece gli tieni la testa ma non sai bene cosa volere.
Lui che lappa, insaliva e lappa ancora, e adesso sono le sue braccia a tenerti spalancata.
Tu con i capelli e il seno devastati dalle tue stesse mani.
Lui che lappa, infila, succhia.
Tu che finalmente hai capito cosa vuoi e supplichi.
Lui che ha capito perfettamente la tua supplica.
Ma invece del cazzo arriva un dito, poi le sue parole:
- Voglio vederti venire.
Tu che non ti sei mai spiegata come un essere delicato come te possa emettere certi grugniti. Maiala inside, è evidente.
È amore? Non pensi proprio, visto che anche chi non ti amava per niente te l’ha già detto. Ragazzi, ragazze… È il suo gioco e tu sei il giocattolo, è il suo regalo e tu sei la festeggiata.
Sì sì, è così.
Tu che senti il suo uncino dentro e supplichi sempre più isterica, che ti verrebbe da insultarlo.
Lui che ti fruga dentro e alternativamente coccola e violenta il tuo pulsante del piacere.
Tu che quando sposta il dito squittisci come uno scoiattolo. Uno scoiattolo inculato, per la precisione.
Lui, il bastardo, che sa che ti piace anche questo e si guarda bene dall’essere delicato.
Tu che supplichi ancora, ma meno, perché il tuo corpo è scosso e ti muovi a scatti.
Lui che adesso ti sta mangiando proprio, come è giusto che sia, mentre non sai bene se a tenerti ferma sia la sua mano sul ventre o il suo dito nel sedere.
Ma niente può fermare il terremoto che hai dentro.
Sì sì, così.
Tu che vaffanculo a tutto fammi quello che ti pare e gli spingi la testa e gli strappi i capelli.
Tu che sei un fascio di nervi e muscoli in tensione e finalmente ringrazi per il suo regalo. È un “grazie” un po’ particolare che sa di piagnisteo, ma cosa ci puoi fare se ti viene da piangere?
- Sto per godere…
Giusto un attimo prima che niente abbia più senso e che tutto vada in frantumi.
Forse gridi.
Forse salti e sobbalzi.
Forse apri tutte le cosce.
Forse le serri e gli stritoli la testa.
Forse ti molla lui.
Forse sei tu che schizzi via da lui.
Sei il suo spettacolo involontario, il suo orgoglio: “Voglio vederti venire”.
Mi hai vista. Per la millesima volta mi hai vista.
Tu che gli dai le spalle raggomitolata a tremare su un fianco e a recuperare il respiro.
Tu che pretendi di fare dell’ironia miagolando “sono un po’ venuta”.
Lui che ti posa un bacio su una spalla e ti accarezza un fianco.
È amore questo? Non pensi proprio, visto che anche chi non ti amava per niente te l’ha già fatto. Ragazzi, ragazze…
Lui che non ti incombe mentre ansimi ancora, perché nonostante l’aria condizionata a palla ora sei sudata, e accaldata.
Tu che anche se lui è un po’ distante senti che quella leggera pressione tra le reni e le natiche è, senza dubbio alcuno, il suo cazzo.
Tu che immagini l’effetto-tendone dei suoi pantaloncini electric blue che usa per dormire.
Tu che pensi ok, non è la priorità adesso ma dammi un minuto…
Tu che pensi che forse non aspetterà un minuto.
Tu che pensi che il bastardo lo sa che sei h24 e che glielo hai pure detto qualche volta: “Always open 4U, sir”. Ma in fondo va bene così e se mi vuoi prendere ora prendimi.
Lui che non ti prende ma ti copre con il lenzuolo, perché sa che con l’aria condizionata di notte hai freddo e per di più sei tutta sudata.
Lui che prima di coprirti ti sussurra “buonanotte amore” su una chiappa e te la bacia.
È amore questo? Non ne hai idea, ma forse è qualcosa che gli si avvicina.
La sua arma ancora carica ti sfiora e tu pensi se lo facesse un’altra volta ti sfiorerebbe la voglia di dirgli “ti prego sfondami dappertutto”.
Ma sai che non sarebbe il caso.
Cioè no, non lo sai. Lo senti, senti in modo quasi opprimente che qualcosa ti impedisce di farlo.
Non eri il suo giocattolo e non eri la festeggiata, no. Ha voluto un’altra cosa, ha cercato un’altra cosa. Sei stata il suo piacere, quel piacere lì, lasciaglielo fino il fondo.
È amore? Boh.
Magari addormentarti sarà un po’ più difficile, magari dovresti ringraziarlo e baciarlo anche tu, ma ormai sei girata dall’altra parte…
E invece no, a costo di deragliarti le vertebre fai l’ultima contorsione. Non importa se il bacio non viene bene e se le lingue non si intrecciano, importa molto di più il tuo sapore rimasto su quel filo di barba.
E il cazzo? Il cazzo me lo darà domattina, se vuole.
O me lo prenderò da sola, come in effetti ho fatto.
3
7
voti
voti
valutazione
7.3
7.3
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Tutti quei ragazzi (e quelle ragazze) - Intrecci 2/2racconto sucessivo
Afterhour
Commenti dei lettori al racconto erotico