Oltre l’innocenza- capitolo 2 : La Mia Lingua nel suo Gioco

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genere
tradimenti

Arrivato a casa, il peso di ciò che avevo fatto iniziò a gravare su di me con una forza schiacciante. Avevo appena tradito Mariangela, e il peggio era che non avevo esitato neanche per un attimo nel farlo. Il pensiero mi colpì come una lama affilata, e mi sentii disgustato da me stesso. Mi infilai sotto le coperte sperando che il sonno potesse cancellare quella sensazione, resettare tutto, ma al mattino era ancora lì, più viva che mai.
Scorrendo i messaggi di Mariangela, che mi chiedeva dolcemente come fosse andata la serata e se mi fossi divertito, il senso di colpa si fece insopportabile. Ogni parola che leggevo mi ricordava il tradimento, il mio tradimento, e come avevo calpestato la sua fiducia. Con una calma forzata, quasi teatrale, le risposi mentendo senza battere ciglio: "Tutto bene, solo un caffè e qualche chiacchiera, solite cose."
Mentre cercavo di non pensarci, la conversazione cambiò. Mariangela iniziò a parlare della cena che avevamo programmato per quella sera. Di colpo, mi resi conto di aver completamente dimenticato il nostro appuntamento. Mi sentii stringere in una morsa di ansia e vergogna. "Cavolo..." pensai tra me e me, ma senza far trasparire nulla risposi con entusiasmo: "Sì, anch’io non vedo l’ora!"
Così iniziammo a parlare dei dettagli della serata, e io, cercando di nascondere il tumulto interiore, mi aggrappai a quella conversazione, sperando che almeno per qualche ora potesse distrarmi dall'orribile verità.

Proprio mentre cercavo di distrarmi dalla tempesta di sensi di colpa che mi avvolgeva, il telefono vibrò. Aprii il messaggio di Mariangela e vidi apparire una foto, una di quelle che si vedono solo una volta, e il cuore iniziò a battere all’impazzata. Nella foto, Mariangela era ritratta in tutta la sua irresistibile bellezza, indossando un intimo di pizzo nero che la rendeva ancora più seducente. Il reggiseno, a stento capace di contenere il suo seno generoso, sembrava lottare per trattenerlo, come se volesse esplodere fuori.
Sotto la foto, poche parole che fecero salire immediatamente l’eccitazione: "Questo lo inauguro stasera con te."
L’immagine, le parole, il tono di quel messaggio – tutto mi colpì come un’onda travolgente, accendendo una fiamma immediata dentro di me.

Ma subito dopo quell’ondata di eccitazione, arrivò l’ansia. Mariangela sembrava così pronta, così sicura di sé, così incredibilmente sexy. Mi sentivo improvvisamente piccolo, insicuro, terrorizzato all’idea di deluderla. L’immagine di lei in quell’intimo nero mi appariva quasi irraggiungibile, troppo perfetta per me. Mi sembrava impossibile essere all’altezza delle sue aspettative.
Non volevo che lei percepisse i miei dubbi, così cercai di mantenere la conversazione leggera e maliziosa, cercando di dissimulare l’agitazione che mi tormentava. Le scrissi: "Non vedo l'ora di scartare questo regalo stasera… sarà difficile resistere fino a quel momento." Parole che cercavano di suonare sicure, ma dietro le quali nascondevo tutto il mio nervosismo.
In quell'istante, dimenticai persino il senso di colpa che mi aveva schiacciato fino a poco prima. Senza pensarci troppo, subito cercai Antonia. Dovevo parlarle, dovevo trovare una via d’uscita da quell’ansia che mi divorava.

Non appena inviai il messaggio ad Antonia, il telefono vibrò quasi subito con la sua risposta: "Ale, tutto ok? Non sarà per caso la cena con Mary a farti agitare?" Il suo tono sembrava affettuoso, ma c'era sempre quel sottile strato di malizia, un piccolo gioco che lei sapeva condurre magistralmente.
"È che... mi sento impreparato. Lei è così sicura di sé. Ho paura di deluderla," le scrissi, lasciando trasparire la mia ansia.
Antonia non tardò a rispondere. "Ale, non devi sentirti così. Sei fantastico, lo sai? E poi... ti ho visto in azione ieri sera. Non hai nulla di cui preoccuparti," aggiunse, toccando il tema della notte precedente. Le sue parole sembravano voler sollevare il mio spirito, ma c'era quel qualcosa in più, un modo sottile per ricordarmi il legame che avevamo condiviso, quasi a volerlo sovrapporre al rapporto con Mariangela.
"Già, ma ieri eravamo solo noi. Con Mary è diverso," le risposi, cercando di convincermi, anche se dentro di me la confusione cresceva.
Antonia colse al volo la mia incertezza. "Non credi che Mary sia un po' troppo... esigente? Magari quello che cerca non sei davvero tu, ma qualcuno che la soddisfi solo fisicamente." Il suo tono si fece più caldo, come se mi stesse spingendo a vedere le cose in un'altra luce, insinuando il dubbio, facendomi pensare che forse Mary non era quella giusta.
"Non so, Anto. Non credo sia così," dissi, cercando di difendere il mio rapporto, anche se, ammetto, il tarlo del dubbio iniziava a scavare nella mia mente.
Lei rise piano, un suono morbido e avvolgente. "Sai che ti voglio solo aiutare, vero? Mi preoccupo per te, tutto qui. Siamo sempre stati noi due, ci siamo sempre capiti... e guarda dove siamo arrivati. Se c'è una cosa che so è che meriti qualcuno che ti faccia sentire completo, non ansioso o insicuro." Poi aggiunse con una sfumatura quasi provocante: "A volte l'amore non è abbastanza."
Mi fermai un attimo a riflettere su quelle parole, mentre il mio cuore batteva forte. La sua capacità di mescolare verità e manipolazione era straordinaria. Riusciva a toccare le corde giuste, facendomi sentire protetto da lei, come se davvero potessi fidarmi solo di Antonia.
"Non voglio farle del male," risposi infine.
"Non lo farai, Ale," disse con dolcezza. "Ma devi pensare a te stesso prima. Non hai idea di quanto vali." Poi, cambiando tono, più scherzosa: "Comunque, ieri eri davvero bravo, sai? Forse dovremmo continuare le nostre 'lezioni'. Magari così non ti sentirai più insicuro."
Risi nervosamente. "Anto, sei terribile."
"Lo sai che lo dico per il tuo bene," ribatté lei, con un sorriso che potevo quasi percepire attraverso lo schermo. "Vieni da me dopo la cena? Solo per parlare, ovviamente."
Mi prese un momento per rispondere. Sapevo che in fondo non sarebbe stato "solo per parlare".

Nonostante il messaggio di Mariangela mi avesse travolto di ansia, l'idea di passare da Antonia prima della cena sembrava l’unico modo per calmarmi. La sua capacità di rassicurarmi, di farmi sentire desiderato, era un'ancora di salvezza, anche se sapevo che quella strada poteva portarmi ancora più lontano dai miei sentimenti per Mary.
Arrivai davanti alla casa di Antonia con un nodo allo stomaco. La porta si aprì quasi subito dopo che bussai. Lei mi accolse con un sorriso ampio, il solito che sapeva di affetto e intimità, ma che nascondeva sempre qualcosa di più.
"Sei arrivato giusto in tempo," disse, tirandomi dentro con delicatezza. "Stavo per preparare un tè. Vuoi qualcosa?"
"Un tè va bene," risposi, cercando di sembrare tranquillo, ma la mia mente continuava a vagare tra le immagini della foto di Mariangela e i ricordi di ciò che era successo la sera prima con Antonia.
Mi sedetti sul divano, osservandola mentre si muoveva nella piccola cucina. La sua presenza era rassicurante, come sempre. Indossava una tuta morbida e una maglietta aderente che la faceva sembrare casual e disinvolta, ma la sua bellezza era innegabile. Ogni suo movimento sembrava studiato per essere al tempo stesso naturale e seducente.
"Allora," disse Antonia mentre mi porgeva la tazza di tè e si sedeva accanto a me, incrociando le gambe sotto di sé. "Come stai? Sei ancora nervoso per la cena?"
Sospirai, portando la tazza alle labbra. "Non lo so, Anto. È tutto un casino. Voglio che vada bene, ma non riesco a togliermi dalla testa quello che è successo ieri. E poi quella foto che mi ha mandato oggi... non mi sento all’altezza."
Lei sorrise dolcemente, appoggiando una mano sulla mia gamba in un gesto che, anche se familiare, portava con sé una tensione nuova, palpabile. "Lo so che è difficile, ma devi smetterla di pensare di non essere abbastanza. Sei perfetto così come sei. Mary non ha idea di quanto sia fortunata." La sua voce era calda, quasi un sussurro, e il suo sguardo penetrante mi fece abbassare lo sguardo.
"Anto, ho paura di deluderla," ammisi, sentendo il peso delle parole uscire dalle mie labbra.
Lei si avvicinò ancora di più, il suo respiro si fece più vicino al mio. "Non la deluderai. E se lo fai... allora forse non è la persona giusta per te." Poi aggiunse, con un sorriso malizioso: "Ma sai cosa? C'è una cosa che potrebbe aiutarti a calmare i nervi prima della cena."
"Che intendi?" chiesi, guardandola con un misto di curiosità e apprensione.
Lei si avvicinò ancora di più, il suo volto ora a pochi centimetri dal mio. "Potremmo... riprendere da dove ci siamo fermati ieri sera," disse con una leggerezza che mi fece battere il cuore più forte. "Ti aiuterebbe a sentirti più sicuro, no?"
Il suo sguardo era magnetico, e per un momento mi sentii intrappolato in quel gioco che lei conduceva con maestria. Era come se sapesse esattamente come farmi cedere, spingendomi dolcemente verso la sua trappola senza mai forzare troppo la mano.
"Anto..." iniziai, cercando di trovare le parole giuste per fermarla, per fermarmi. Ma lei mi zittì, appoggiando un dito sulle mie labbra.
"Shh... nessuno lo saprà, Ale. E poi non stiamo facendo nulla di sbagliato. È solo per farti sentire meglio. Io ci sono sempre stata per te, no?" Il suo tono era così rassicurante, quasi ipnotico. Mi sentii improvvisamente piccolo e vulnerabile, come se solo lei potesse capirmi veramente in quel momento.
E prima che potessi rispondere, si avvicinò ulteriormente, le sue labbra sfiorarono le mie in un bacio delicato, quasi un assaggio, che poi divenne più intenso. Non era come la notte prima, era più lento, più intimo, ma carico della stessa elettricità.
Le mie mani si mossero automaticamente, accarezzandole i fianchi mentre lei si avvicinava ancora di più, spingendosi contro di me con una naturalezza disarmante. Le nostre bocche si cercarono, mentre il suo corpo si adattava perfettamente al mio.
"Vedi?" sussurrò contro le mie labbra. "Non c'è nulla di cui preoccuparsi."
Le sue mani scivolarono lungo il mio torace, e il mio respiro si fece più pesante. Sentivo il desiderio crescere, mescolato alla confusione, mentre mi perdevo completamente in quel momento. Ma nella mia testa, le immagini di Mariangela non sparivano, erano lì, a farmi sentire sempre più in trappola.
Proprio mentre mi sentivo sul punto di cedere completamente, sentii il suono del mio telefono vibrare sul tavolo. Antonia lo notò e si staccò leggermente, guardandomi con un sorriso complice.
"Rispondi," disse con un tono che trasudava sicurezza, sapendo che qualunque cosa accadesse, lei aveva già piantato il seme del dubbio nella mia mente.
Presi il telefono, e il nome di Mariangela lampeggiava sullo schermo. Mi fermai, esitando, mentre Antonia mi osservava da vicino, come se fosse in attesa di vedere quale strada avrei scelto di percorrere.


"Ciao, amore," dissi rispondendo al telefono, cercando di tenere la voce calma. Dall’altra parte, la voce di Mariangela risuonava dolce e tranquilla, completamente ignara di quello che stava accadendo.
"Ciao tesoro, come va? Tutto bene con Anto? Mi sei mancato oggi..."
Il suo tono era carico d’affetto e non riuscivo a non sentirmi colpevole. "Sì, tutto bene... abbiamo preso solo un caffè, nulla di speciale," risposi, cercando di mantenere la conversazione leggera.
"Mi fa piacere. Sai, stavo pensando alla serata di stasera... non vedo l'ora di stare con te. Ho anche preparato una sorpresa." Sentii il suo tono diventare più malizioso, ed ebbi un sussulto al pensiero di quella foto che mi aveva mandato poche ore prima.
"Sorpresa, eh?" dissi con un sorriso tirato, mentre il respiro di Antonia diventava più vicino e caldo sulla mia pelle. "Non vedo l'ora di scoprirla."
Proprio in quel momento, Antonia si inginocchiò accanto a me, facendo scivolare delicatamente le mani sui miei fianchi, provocando una scarica di brividi lungo la schiena. Cercai di mantenere il controllo, di non far trapelare nulla nella mia voce, mentre lei lentamente abbassava la zip dei miei pantaloni. Sentii l'aria fresca sulla mia pelle e poi la sua mano, sicura e decisa, avvolgersi intorno alla mia virilità, cominciando a muoversi con un ritmo lento ma costante.
"Ehmm... Sì, sono curioso..." risposi a Mariangela, cercando di reprimere un sussulto.
"Sei distratto?" mi chiese, ridendo. "Hai già la testa alla serata di stasera?"
Sorrisi debolmente, mentre Antonia continuava a muoversi con la stessa intensità. "Sì, scusa... sono solo un po' stanco."
"Sarà una serata fantastica, lo sento," continuò lei, senza sospettare nulla. "Voglio davvero farti sentire speciale."
Ero completamente diviso tra la dolcezza delle sue parole e il piacere intenso che Antonia mi stava infliggendo, sempre più rapida e decisa nelle sue carezze. Sentivo il calore salire dentro di me, mentre il suo tocco diventava più sicuro e provocante.
Poi, senza preavviso, Antonia si chinò ulteriormente, baciandomi lentamente il ventre, mentre le sue dita continuavano il loro lavoro. E subito dopo, abbassò la testa e prese la mia virilità nella sua bocca, avvolgendomi in un calore che mi fece perdere completamente la lucidità.
"Certo, sarà una serata incredibile," risposi a Mariangela, cercando di soffocare i gemiti che minacciavano di tradirmi. La bocca di Antonia si muoveva con una precisione maliziosa, alternando colpi lenti e profondi a movimenti rapidi e leggeri, facendomi quasi perdere il controllo.
"Spero di poterti far dimenticare tutte le preoccupazioni," continuava Mariangela dall'altro lato del telefono, mentre io lottavo per mantenere la conversazione sul normale. "Lo sai quanto ci tengo a te."
"Anch'io, amore... non vedo l'ora di stare con te." Ma le mie parole erano sempre più vuote, soffocate dal piacere che Antonia mi stava infliggendo.


Non appena chiusi la chiamata, un misto di sollievo e nervosismo mi travolse. La sensazione del calore di Antonia, ancora addosso, contrastava fortemente con il senso di colpa che iniziava a montare. Guardai giù, lei ancora inginocchiata con quel suo sorrisetto malizioso, gli occhi fissi nei miei, come se nulla fosse accaduto di sbagliato.
"Anto, ma che diavolo fai?" sbottai, alzandomi improvvisamente e infilandosi i pantaloni, il cuore ancora a mille. "Mariangela avrebbe potuto accorgersi di tutto... tu... tu rischi di rovinare la mia relazione!"
Antonia si alzò con calma, lisciandosi i capelli come se niente fosse. Quel suo atteggiamento calmo, rilassato, mi fece ancora più infuriare. "Ale, ma rilassati..." disse con tono leggero, muovendosi lentamente verso di me. "Non ha capito niente, no? Sei stato bravissimo a gestire la situazione. E poi, chi l'avrebbe mai detto che sei così bravo a mentire, eh?" Mi toccò il petto con un sorriso che voleva essere rassicurante, ma che a me sembrava pieno di secondi fini.
"E poi non lo sai? Un po' di adrenalina rende tutto più... eccitante," aggiunse con un sussurro, gli occhi scintillanti di malizia.
La guardai incredulo. "Ma tu non avevi detto di non aver mai fatto nulla? Eppure... sembri fin troppo brava con le mani... e la bocca." Il dubbio si insinuava sempre di più. Come poteva essere così abile, così sicura, se non aveva mai avuto esperienza? Tutto cominciava a puzzare di qualcosa di più grosso.
Antonia sorrise, avvicinandosi ancora di più e sfiorandomi il viso con la mano, come se volesse calmarmi con il solo tocco. "Ale, è vero che non ho mai fatto nulla... con un ragazzo," disse con una voce quasi innocente, abbassando gli occhi come se stesse confessando un segreto. "Ma ho letto molto, ho guardato video... E poi, diciamo che sono un’ottima allieva. Non è che serve davvero tanta esperienza, no? Basta essere intuitivi... e credo di esserlo, no?"
La sua mano scivolò lentamente sulla mia spalla, e io mi sentivo diviso tra il senso di colpa che mi mordeva e il magnetismo che continuava a esercitare su di me. "E poi, pensaci... non era forse piacevole? Non hai mai provato qualcosa di simile, no?"
Cercai di mantenere il controllo, ma il suo sguardo penetrante, l'atteggiamento manipolatore che riusciva a mascherare così bene con quella finta dolcezza, mi mettevano in difficoltà. "Anto, non si tratta solo di piacere... si tratta di fiducia. Mariangela si fida di me, e io non posso continuare così. E tu... tu mi stai incasinando la testa."
Lei ridacchiò, come se tutto quello che dicevo fosse semplicemente superfluo. "Ale, non complicarti la vita. Sono qui per aiutarti, per farti fare esperienza... non ti sto portando via da Mariangela. Anzi, ti sto insegnando a essere migliore per lei, no?" concluse, il tono mellifluo ma carico di sottotesti.
Sentii il nodo nello stomaco stringersi ancora di più, mentre lei si allontanava con quel suo passo leggero, lasciandomi da solo con la mia confusione e il desiderio non ancora del tutto spento.

Rimasi seduto sul bordo del letto, immerso nei pensieri, ma con una sola certezza: mi fidavo ciecamente di Antonia. Avevo sempre potuto contare su di lei, e anche questa volta, ero convinto che stesse facendo tutto per aiutarmi. Lei mi conosceva meglio di chiunque altro. Aveva capito i miei dubbi, le mie insicurezze. Era lì per farmi crescere, per assicurarsi che non deludessi Mariangela. Non avrei mai pensato che potesse farmi del male.
Mentre riflettevo, la porta si aprì dolcemente, e alzai lo sguardo. Antonia entrò, completamente nuda. Il suo corpo, libero da ogni vestito, appariva quasi surreale, una visione che mi lasciò senza parole.
La sua pelle candida rifletteva la luce soffusa della stanza, rendendo ogni curva ancora più marcata. Le sue gambe lunghe e sottili, ben scolpite e sensuali, si muovevano con una grazia naturale, mentre i suoi fianchi disegnavano una curva perfetta che conduceva a un fondoschiena sodo e pieno. Il suo ventre piatto, con quella leggera fossetta vicino all'ombelico, sembrava chiamare la mia mano a toccarla, ma fu il suo seno, piccolo e sodo, che catturò subito la mia attenzione. I capezzoli rosati spiccavano contro la sua pelle, sollevati dalla leggera eccitazione, e i suoi lunghi capelli castani molto chiari cadevano morbidi sulle spalle, sfiorando la sua schiena.
Antonia si avvicinò con passo lento, come se volesse che notassi ogni dettaglio del suo corpo. Il suo sguardo era carico di una complicità che mi fece sciogliere ogni esitazione, ogni dubbio.
"Ale..." sussurrò, con quella voce calda e accogliente che conoscevo da sempre, ma che ora vibrava di qualcosa di più profondo, più intimo. Si fermò proprio davanti a me, così vicina che potevo sentire il suo respiro accarezzare la mia pelle.
Non riuscivo a staccare gli occhi da lei. Era perfetta, la mia migliore amica, eppure in quel momento c'era un'attrazione che non avevo mai sentito così forte. Non sapevo cosa dire, cosa fare. Ero ipnotizzato dal suo corpo, dalla sua presenza.
Lei, senza smettere di fissarmi negli occhi, si inginocchiò davanti a me. Le sue mani scivolarono lentamente sulle mie gambe, risalendo piano fino alla mia cintura. Il tocco era delicato, ma carico di elettricità. Le sue dita, esperte e sicure, iniziarono a slacciare i miei pantaloni.
"Non pensarci troppo, Ale," mi disse, con un tono dolce, mentre abbassava i miei pantaloni. Il suo sguardo era pieno di sicurezza, di comprensione. "Sono qui per aiutarti. Mi fido di te, e tu puoi fidarti di me."
Sentivo il suo calore avvolgermi, e il modo in cui le sue mani si muovevano su di me scioglieva ogni mia resistenza. Le sue dita afferrarono la mia virilità con delicatezza, ma anche con una consapevolezza che mi fece trattenere il respiro. Il suo tocco era una combinazione perfetta di dolcezza e sicurezza, come se sapesse esattamente cosa fare per farmi sentire a mio agio.
Mi guardò negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo, e mi sussurrò con una voce carica di promesse: "Lasciati andare... Impara da me."

Antonia mi guardò per un istante, con quel sorriso complice e sicuro, poi, con una leggera pressione delle mani, mi spinse all'indietro. Caddi sul letto, il cuore che batteva forte, mentre lei, con una grazia felina, si posizionava sopra di me. La sua pelle calda e morbida sfiorava la mia, e il suo respiro leggero si mescolava al mio.
Le sue cosce si aprirono lentamente, mentre saliva sopra di me. I suoi fianchi mi circondavano, e senza dire una parola, si abbassò, poggiando la sua intimità direttamente sulle mie labbra. Il suo profumo mi avvolse, dolce e pungente, un misto di eccitazione e desiderio. La sua pelle contro la mia bocca era calda, bagnata, e il contatto mi fece perdere completamente il controllo.
"Voglio che mi faccia impazzire," sussurrò con un tono che sembrava ordinare e al contempo supplicare. La sua voce era piena di desiderio, quasi un gemito soffocato. "Usa la tua bocca, Ale... fammi sentire come può essere davvero un bacio lì."
Il suo respiro si fece più pesante, e io, ancora sommerso dall'eccitazione e dal desiderio di farla stare bene, iniziai a muovere la lingua lentamente, esplorando ogni piega, ogni angolo del suo corpo con delicatezza. Antonia iniziò a muoversi piano, le sue mani afferrarono con forza le lenzuola, mentre i suoi gemiti soffocati diventavano sempre più frequenti e intensi.
"Così, sì... continua così," disse con un tono spezzato, guidando i miei movimenti con i suoi leggeri movimenti di bacino. Ogni gemito, ogni respiro che le sfuggiva dalle labbra mi dava nuova forza, mi faceva capire che stavo andando nella direzione giusta. Sentivo il suo corpo tremare sopra di me, il suo piacere crescere, mentre la sua intimità si stringeva intorno alla mia lingua, chiedendo di più.
Le sue mani si posarono sul mio petto, affondando le dita nella mia pelle, mentre il suo corpo ondeggiava delicatamente sopra di me. "Sei bravissimo..." mi disse con un tono soffuso di piacere, mentre il suo respiro diventava sempre più irregolare. Il calore che emanava era quasi travolgente, e il ritmo dei suoi movimenti divenne più frenetico, più disperato.
Potevo sentire ogni suo spasmo, ogni suo tremito. Ero completamente preso da lei, dimentico di tutto ciò che c'era fuori da quella stanza.

“Dai, Ale, riordinati un po',” disse Antonia, mentre mi allacciavo i pantaloni, la sua voce tornata a essere dolce e amichevole. “Non vogliamo che Mariangela sospetti nulla, vero?”
“Certo,” risposi, cercando di mantenere la mia calma. I pensieri si accavallavano, ma sapevo che dovevo nascondere ogni traccia di ciò che era appena accaduto. Mi diedi una rapida sistemata, mentre Antonia si vestiva con la stessa sicurezza che l'aveva caratterizzata fin dall'inizio.
“Sei un bravo ragazzo, Ale,” continuò, mentre la fissavo nel suo vestito semplice, ma incredibilmente attraente. “Ricorda solo di divertirti stasera. Mariangela è una ragazza speciale e merita il meglio da te.”
Un ultimo sguardo complice, e mi diressi verso la porta, il cuore in tumulto, mentre mi allontanavo da Antonia. La sua presenza era ancora viva nella mia mente, ma ora c'era un'altra parte della mia vita che mi attendeva.
Arrivai sotto casa di Mariangela con una leggera ansia, un misto di emozioni che continuava a frullare dentro di me. La porta si aprì e la vidi scendere le scale, un’apparizione dolce e luminosa. Indossava un bel vestito rosso che abbracciava il suo corpo in modo delizioso, le curve che sembravano disegnate per attirare gli sguardi. Il colore enfatizzava il suo incarnato chiaro e i suoi capelli ondulati, mentre i suoi occhi verdi brillavano di gioia e affetto.
“Ciao, Ale!” esclamò, la voce melodiosa che mi fece sciogliere. Ogni preoccupazione svanì in quel momento, sostituita da un calore avvolgente.
“Ciao, Mariangela,” dissi, cercando di mascherare la confusione nel mio cuore. Ma mentre il suo sorriso si allargava e si avvicinava a me, tutto ciò che sentivo era pura felicità. Mi sentivo attratto da lei in un modo che sembrava quasi magico.
“Pronto per la nostra serata?” chiese, i suoi occhi brillanti di anticipazione.
“Pronto,” risposi, mentre mi godevo la vista di quel vestito rosso che pareva farla brillare. Con un sorriso genuino, la presi per mano, pronto a immergermi in una serata che prometteva di essere perfetta, anche se una parte di me sapeva che l'ombra di Antonia non era ancora svanita.
E mentre uscivamo, non potevo fare a meno di pensare che la mia vita stava per cambiare in modi che non avrei mai potuto immaginare.
scritto il
2024-09-28
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