Le confessioni

di
genere
confessioni

La mia famiglia ha sempre vissuto a Milano si potrebbe dire sia borghese, anzi ricca. I miei genitori, entrambi chirurghi posseggono e gestiscono due cliniche private, oserei dire, ‘extra lusso’; solo il fatturato del Reparto di Estetica potrebbe mantenere, almeno, cinque famiglie. Tanti vip lombardi e del nord Italia sono tra i pazienti; per tutte le cure che il mondo non deve conoscere, estetiche o mediche, è il posto ideale.
I miei posseggono appartamenti a Milano, al mare, in montagna tutti gestiti dal nostro manager di fiducia Carlo.
Loro sono eternamente innamorati hanno entrambi cinquanta anni si mantengono in forma e sono davvero belli e molto affiatati. Insomma una ricca coppia di professionisti stimati che vivono tra un aperitivo,una cena o una vacanza con gli amici fidati nei migliori posti alla moda.

Mia sorella, Beatrice,ha ventisei anni, due anni più di me, ha un suo atelier di moda, vive tra Milano e Parigi. E’ sposata con Filippo un ricco imprenditore e hanno due figli piccoli: Paolo 5 anni e Alice 2.
Anche Beatrice sembra avviata alla via della ‘santificazione’, come i miei genitori: nessuna pecca, nessun dubbio, nessun peccato. Vite linde: casa, famiglia, lavoro, palestra, vacanze sempre insieme insomma: nessuna macchia scura, nessuna sfocatura nelle loro ‘fotografie’.

Poi ci sono io, Virginia, ho ventiquattro anni, vivo da sola in un attico regalatomi da mio padre in centro Milano. Laureata in Lettere scrivo romanzi, devo dire con un buon successo. All’apparenza anche la mia vita è regolare, la vita di una bella ragazza di buona famiglia.
Sono anche ‘figa’, a detta di tutti, due occhi nocciola, dei bei lineamenti, un nasino piccolo all’insù, una bocca carnosa il tutto incorniciato da lunghi e lucenti capelli neri.
Il mio corpo, e questo lo dico anch’io, è veramente fatto bene la mescolanza dei genomi dei miei ha dato il meglio di sé.
Sono slanciata, ho la terza, le mie tette sono sode con i capezzolini piccoli e rosa sovrastati da una ‘pallina’ dura, quando mi eccito, più rossastra.
La mia fica è la cosa più bella che ho, oltre che per le sensazioni che mi dona è morfologicamente perfetta: le grandi labbra non sovrastano di molto le piccole cosicché aprendole si scopre il mio piccolo taglio rosa. Sopra, a sormontare, il mio delicato clitoride c’è un ciuffetto di peli morbidi a forma di triangolino.
Io sono il demonio in una famiglia di santi. Alla luce del sole sono una scrittrice ma nelle mie notti sono una escort, sono una puttana, sono un’adoratrice del cazzo. Ma forse quello che mi piace di più è conquistare, essere conquistata. Bramare ed immaginare il corpo, l’erezione e poi prendermi tutto quello che posso, tutti gli orgasmi che voglio. Mi piace godere e far godere. Penso infatti che babbo e mamma avrebbero dovuto invertire i nostri nomi: il significato di Beatrice è ‘portatrice di gioia’, quello di Virginia è ‘vergine’.. le cose non quadrano.

Qualche mese fa ho fatto fare dei lavori nel mio attico e per una settimana sono andata ad alloggiare nel piccolo monolocale che, mia madre, una volta usava per studiare; ora, invece, per rilassarsi e staccare dal resto del mondo. Era una giornata di novembre uggiosa, una di quelle che la noia ti sale anche non volendo. Cercando qualcosa per passare il tempo mi sono messa a guardare le registrazioni delle telecamere che danno sul portone.
Più di una volta scorrendo le immagini ho visto il viso bello, scuro e sensuale di Jonatan un cardiologo senagalese trentenne che lavora in una clinica dei miei.
Sono una scrittrice quindi sono molto curiosa e non sarebbe stato male scoprire qualcosa di torbido nella vita di mia madre. E poi quel bellissimo sorriso, i perfetti denti di Jonatan cosa potevano nascondere?, perché andava nel ‘santuario’ di mia mamma?.
Probabilmente solo per lavoro, mi dicevo, qualche carta da firmare, qualche documento o referto da consegnare in fretta..chissà?.. Però dovevo indagare. Ho fatto installare delle telecamere in camera e in salotto da un mio ex che mi ha anche spiegato come gestirle dal telefonino.

Dopo un paio di mesi la fatidica scoperta. Sullo schermo del cellulare si vedeva chiaramente mia madre che succiava il cazzo, lungo e nero del cardiologo. Era proprio brava la mamma!!
Ma il video non si fermava lì, si faceva, anche, scopare di brutto davanti e dietro. Si intuiva che non era lo slancio di una prima volta, quelli scopavano insieme da tempo. Poi i due amanti si sono alzati e sono scomparsi dall’inquadratura solo dopo che mia madre si è passata il dorso delle mani sulle labbra. Gli aveva sborrato in bocca. Evviva la mamma!

Ho depositato quel segreto dentro me, ma ad una cena di famiglia, dopo una piccola discussione degenerata; uscendo dalla porta di casa con lei ancora alle costole ho detto «è passato Jonatan a cercarti quando ero nel tuo appartamento..» piccola pausa «mi ha detto che era solo per delle carte che dovevi firmare, ma penso che avrai già combinato, mi era sfuggito di dirtelo,»
La freccia ha colpito il bersaglio «l’hai fatto salire? Quando è successo?» ha fatto lei cambiando espressione del viso e io senza rispondere sono uscita.
Neanche arrivata al mio attico un sms “Cosa ti permetti di insinuare, è solo un mio collega e poi Alessandro De Vecchis mi ha detto tante cosine su di te..”
Solo questa reazione senza quello che avevo visto nella registrazione bastava a far capire la sua colpa. Ma rimasi sbalordita ed un po’ imbarazzata dal nome fatto da mia madre sull’sms.
Alessandro De Vecchis è un facoltoso ingegnere quarantacinquenne, l’avevo conosciuto in un lussuoso hotel di Firenze per puro caso, avevamo bevuto qualcosa, ed eravamo andati nella sua stanza. Era un bel uomo, elegante, bravo a letto, 20 cm..nulla da dire su di lui. Come faceva a conoscere mia madre? Perché aveva fatto l’infame? Probabilmente perché non avevo più voluto vederlo, solitamente con i miei ‘clienti’ mi concedo una volta sola, non voglio sentimenti o storielle in mezzo è solo sesso, e con lui avevo fatto lo stesso.
Questa cosa però mi faceva arrabbiare e così ho aumentato la dose “Forse dovrò chiamare la moglie di De Vecchis, e sentire come sta’.. non nasconderti dietro un dito, io so tutto di te e l’amante negretto...”, E con questo la bomba era esplosa.

Una settimana di totale silenzio tra me e mia madre. Intanto io cercavo di ricordare i dettagli della notte con Alessandro. Ci eravamo incontrati per caso nel bar di quel hotel; io ero a Firenze per una ricerca per un libro che stavo iniziando a scrivere, non aveva contattato la mia agenzia, di Napoli che mi trovava gli uomini con cui divertirmi, quindi non poteva, oltre al fatto che avevamo scopato divertendoci, dire nient’altro. Non avevo intascato i 500 euro come ad un cliente. Ma perché avevano parlato di me? Quando?

A queste domande avrei dovuto dare delle risposte, non volevo che il vaso di Pandora venisse scoperchiato, pensa che figura, a quel punto era meglio andarmene a vivere all’estero.
Poi il suono di un sms MAMMA: “Che ne dici se per questo weekend andiamo nella casetta di campagna, io e te, a rilassarci un po’?. Sono in ferie.”. Mille dubbi, mille pensieri, dove voleva arrivare? Una sua confessione?. D’istinto ho risposto:”ok.”.

Era metà dicembre e quando arrivo nel ‘casetta’ ,come la chiamava lei, (sei camere su due piani con due bagni) solo la cucina era calda infatti aveva acceso il caminetto. Il resto era gelato come noi che non sapevamo come muoverci. Abbiamo cenato con una bella carbonara con una buona bottiglia di rosso. La temperatura interiore e della stanza si stavano alzando sempre più. Avevamo parlato del più e del meno senza però arrivare alla questione che ci vedeva lì.
Si è alzata «apro un’altra bottiglia, ok?» non avevo risposto che avevo già il bicchiere colmo. Tirando fuori un block notes dalla borsa aveva aggiunto «ora facciamo un gioco, partiamo dalle ultime frasi dell’altra volta, hai capito quali?».
Mi sentivo le guance in fiamme e la testa deliziata dal vino, avrei fatto qualsiasi gioco e risposi «chiaro» «adesso prendi questo blocco, e ci scrivi sopra tutte le domande che ti ronzano nella testa, poi me lo passi, e ti rispondo e così via e io farò uguale, è molto più semplice che esprimere domande magari imbarazzanti a voce. Dobbiamo però essere sincere, ti garba?».
Una doppia confessione, un gioco altamente intrigante, così avrei anche scoperto quello che sapeva di me. «ma quanto ci hai pensato per avere un’idea così? Dai proviamo, chissà dove ci porta»

Dopo un inizio di studio la cosa ci ha preso la mano e siamo arrivate ad intimità assurde, a verità indicibili.

IO:”Da quanto ti scopi Jonatan?
LEI:”Come fai ad essere così sicura che abbia una storia con lui?”
IO:”Vi ho visti, ho messo delle telecamere nel tuo appartamento..ero solo curiosa..Lasciamelo dire: papà non si è di certo annoiato con te, e che bel pezzo di carne scura ha il tuo amichetto.»
LEI:”Sei proprio una stronza. Hai visto che mi scopava?”
IO:”Si, ti piace farlo con lui?”
LEI:”Se hai visto hai certamente capito, farmi fottere da quel palo nero e bellissimo, mi fa godere come non ho mai fatto nella mia vita.”

E da qui tutte le nostre parole scritte superavano ogni previsione stavamo tirando fuori tutto quello che a nessuno. e dico assolutamente a nessuno, avremmo mai detto. Eravamo proprio ubriache di vino e di emozione, gli occhi di mia madre luccicavano pensando alle cavalcate con Jonatan. E così lei è partita a scrivere.

LEI:”Sai cosa mi piace, quando sento la sua erezione crescere in bocca, quando sento quel cazzo duro riempirmi, non ci sono giustificazioni per un tradimento, mi sento vuota quando torno a casa affogo nei sensi di colpa ma è più forte di me se mi chiede di vederci non posso dire di no. E tu con Alessandro?”
IO:”Alessandro è stato un incontro di una notte, abbiamo bevuto qualcosa e siamo andati in camera sua. Se vuoi vado nei dettagli: ha un gran bel cazzo, senza peli, e dolce e sa leccarla alla perfezione. Pensa che sono venuta quattro volte nelle poche ore passate insieme. Ma tu com’è che lo conosci?”
LEI:”A questo punto.. ero ad una cena a con tuo padre e lo staff della clinica, vedevo che mi osservava, ha visto che andavo in bagno, mi ha seguito e l’abbiamo fatto lì..Poi mi ha detto che ti aveva conosciuto la sera prima.. ma la mia era solo una provocazione quando quella sera te l’avevo nominato, lui non mi aveva detto che era stato a letto con te..insomma la notte prima a scopato con te e la sera dopo la sveltina con me.. Sarebbe proprio da chiamare sua moglie..(ovviamente sto scherzando). Ti rendi conto che se qualcuno leggesse queste pagine sarei rovinata.. “
IO:”Proprio puttaniere Alessandro.”

Il bob delle nostre confidenze volava ormai velocissimo verso i segreti più intimi. Ho iniziato ad aprirmi anch’io. Potevo scrivere libri e libri di tutte le schifate che avevo fatto, ma sono partita con una cosa che non mi sarei mai aspettata senza alcol in corpo. Intanto finite le bottiglia dal freezer è venuta fuori un bottiglia di Branca Menta.. Addio.

IO:” Sai chi mi ha sverginato? Filippo, il maritino perfetto di Beatrice. Proprio in casa loro. Era estate, lei era incinta aspettava Paolo, e con Filippo non avevano rapporti sessuali da mesi.
Bea era andata a riposarsi e lui in salotto di punto in bianco si è abbassato la tuta e l’ha tirato fuori. Avevo diciannove anni, a qualcuno lo avevo succhiato, solo quello. Mi ha fatto accucciare, mi ha preso la testa dietro la nuca con le mani e ha messo la mia bocca nella sua erezione. Io un po’ spaventata, un po’ eccitata ho iniziato a leccargli la cappella, era turgida, gonfia.. mi piaceva. Ho continuato fino a farlo sborrare dentro la mia bocca, ma quel dolce succo era talmente tanto che mi è sceso dal mento per finire tra le tette. La notte stessa è venuto in camera, dormivo da loro quella notte, nudo, mi ha tolto le mutandine e mi ha cominciato a leccarmi la fica ed ho iniziato a singhiozzare, gemere e gli sono venuta in bocca, dopo poco è entrato dentro di me, non mi è uscito sangue ma io ho capito che qualcosa si era rotto. Sono venuta ancora e lui mi ha schizzato sulla pancia. Io e lui non abbiamo mai fatto cenno su quella giornata.
Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno? Solo se ti va’ rispondi. Hai avuto altri amanti?”
LEI:”Si Carlo.”
IO:”Carlo? Carlo il nostro amministratore?”
LEI:”Si con lui, per un paio di anni, prima di Jonatan.
Jonatan è un’altra dimensione, altre misure insomma altro sesso. Con Carlo, visto che a tuo padre non piace mettermelo dietro, mi facevo scopare solo lì e mi piaceva perché avendolo piccolo non mi faceva male..”
IO:”Mamma ora ti scrivo delle cose che ti sconvolgeranno più di quello che ci siamo scritte fino ad ora, spero tu sia pronta.
Io faccio la escort, mi faccio scopare e scopo una o due sere alla settimana. C’è un’agenzia di Napoli, solo per uomini ricchi, che mi invia l’email con dati e foto se va bene per me, lo raggiungo in qualche lussuoso hotel, sempre fuori provincia e andiamo a letto.
Non sempre, c’è sempre qualcuno che vedendomi vorrebbe una storia o che a paura di rovinare tutto. Non si rende conto che è non scoparmi bene che rovina tutto. Per quello li vedo solo una volta e mai più, è solo sesso, non voglio rapporti. Oltre ad essere ossessionata dal cazzo, la cosa che mi piace di più è il sentirmi desiderata, voluta. Con certi clienti magari di bell’aspetto, giovani, in carriera salgo in camere che sono già madida dei miei succhi.
Ma non è tutto, un giorno a settimana vado a Torino e vado proprio a battere per le strade, faccio proprio la puttana. Tu non puoi immaginare la dimensione di certi cazzi africani o sudamericani, quando entrano ti senti esplodere. Lì per strada c’è anche la paura, il non sapere cosa mi aspetta a farmi bagnare. Quando aspetto che qualcuno mi chieda – quanto vuoi ?– mi sento proprio una vera TROIA. Passo dai 500 euro in hotel, ha 50 per strada, in macchina scomoda e infreddolita. Ma sai che godo di più a Torino che al caldo fra le lenzuola di seta. “

Quando rimaneva ben poco nella bottiglia, forse l’effetto dell’alcol aveva superato la soglia e c’era in me, credo anche in mia madre una sorta di pentimento per quanto scritto in quel block. Quasi imbarazzate, siamo andate a dormire.

Il giorno dopo sono partita presto salutando mia madre scrivendo
su un bigliettino “sono nostri segreti e rimarranno dentro di noi per sempre. Ti voglio bene ci vediamo per Natale.”.

Sei mesi dopo, la casa era stata venduta e mio padre era andato a vedere il trasloco. Sotto un cuscino della cucina un operaio ha trovato un block notes con alcune pagine macchiate da qualche goccia di vino e la vita è cambiata, tranne io che ho trovato un compagno, che strapazzo sessualmente, si sono tutti separati e stanno combattendo liti per le divisioni dei beni. Io ero convinta che lo avesse preso lei, lei era convinta del contrario, fatto sta che era rimasto lì in cucina.
Jonatan e Carlo sono senza lavoro ma ho capito che mia madre quel negretto dolce e super lo veda ancora, ovviamente per dargli conforto..ora si chiama così.
Pensavo di essere strana in famiglia, ma ho capito da chi aver preso.
scritto il
2024-10-21
1 . 3 K
visite
6 4
voti
valutazione
7.3
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Il business della dottoressa

racconto sucessivo

Sotto il vulcano
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.