Il business della dottoressa

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confessioni

La dottoressa

SONO una dottoressa in un ospedale di Milano sono brava, preparata, efficiente. Ho preso la laurea con il massimo dei voti, tutte le specializzazioni senza una pausa, arrivando giovane a poter ambire ad incarchi prestigiosi.
SONO una donna di 37 anni, sono bella a detta di tutti, i miei capelli ‘alla Cleaopatra’ mi incorniciano un viso dai bei lineamenti, ho gli occhi di un blu molto scuro, le labbra carnose, un nasino alla ‘francese’. Il mio corpo è snello, ho due belle tette, una terza, non porto mai il reggiseno, ho i capezzoli rosa piccoli con una pallina ben delineata, una fica ben disegnata piccola (non ho preso tanti cazzi) con un triangolino di peli castani morbidi (la fica pelata non mi piace), gambe lunghe che finiscono con un bel culetto rotondo e sodo. Insomma mio marito mi adora.
SONO una brava mamma, amo due cose sopra ogni altra: una sono i miei figli ( Anna 5 anni e Leonardo 11), i miei gioielli, l’altra ve la spiego dopo.
SONO una brava figlia, sono sempre andata d’accordo con i miei genitori a cui devo tutto soprattutto ai tempi dell’università quando le ingenti spese hanno ridotto di molto le loro possibilità economiche. Ma ora che ho un lavoro stabile e ben retribuito sto facendomi perdonare.
SONO una brava vicina di casa, vado d’accordo con tutti e cerco sempre di dipanare le piccole baruffe che solitamente nascono.
SONO una brava cuoca.
SONO una brava nuotatrice.
SONO simpatica.
SONO…..
SONO…..
SONO…..
SONO…..
SONO monogama, scopo, vaginalmentre, solo con un uomo eterosessuale, mio marito, Paco, che essendo ‘molto’ spagnolo e ‘molto’ caliente e mi soddisfa totalmente. Lui è bello, scrive romanzi di successo, quel ‘molto’ vuol anche dire che è super dotato 24 cm di puro cazzo.
SONO amica di Leo, e lui è l’unico omosessuale con cui scopo analmente non spesso, solo in occasioni speciali.
SONO una donna,, però, che ha un segreto.
SONO una gran pompinara. Mi piace leccare, succhiare, mordicchiare il cazzo, mi piace il sapore, la consistenza liquida e gelatinosa dello sperma. Ecco la seconda cosa che adoro dopo i miei figli è il cazzo nella bocca e quel senso di poter dare godimento, di possedere e dare gli orgasmi.

Tutto è nato in una notte di qualche anno fa, io e Leo eravamo in un pub e mi sfogavo con lui delle difficoltà lavorative che incontravo. Perché una donna, secondo il maschilismo ed i sensi di inferiorità, non può ambire ed essere riconosciuta al pari di un uomo. Il dottor Carlo, primario del mio reparto era il principale colpevole delle mie frustrazioni lavorative. Quella sera Leo, invece, era intrippato in una storia d’amore che era appena finita con un giovane brasiliano di cui era innamorato. Queste nostre tristezze mescolate ad una grossa quantità di Gin tonic mi hanno fatto ritrovare, in macchina di Leo, con il suo palo in bocca, Lì ho capito quanto mi piaceva e l’ho fatto impazzire fino a regalarmi tutto il suo seme giù per la gola.

Mio marito, facendo lo scrittore lavorava spesso da casa, così gestiva i nostri figli, ed io lavorando in un ospedale avevo orari strani, che non destavano mai dubbi in lui. Intendiamoci lui conosceva bene e si fidava di Leo, sapendo poi che era gay di certo era innocuo. Io poi mi limitavo a spompinarlo ogni tanto, soprattutto, quando lasciavo Marco a casa senza più una goccia di sperma e lo facevo ricaricare.
Ovviamente come un buon gay che si rispetti anche a lui piaceva fare lunghi pompini ma non potevo aiutarlo su questo e a lui (avevamo provato ) leccarmi la fica non piaceva.
Insomma tutti avevano la loro tessera nel mio puzzle.

Poi con Leo abbiamo elaborato un’idea vedendo un video su una ‘glory hole’, l’avevamo chiamato “P.P: Progetto Pompa”.
La ‘glory hole’ non è altro che il succhiare un cazzo che esce da un buco nel muro, quindi chi subisce l’atto non vede chi lo sta facendo.
Avevamo affittato un monolocale, l’avevamo ammobiliato in maniera elegante, un muro di cartongesso lo divideva in due zone ognuna dotata di bagno. Una era la parte dei clienti, l’altra era tutta per me e Leo. Pagavamo, Joe un ragazzo amico di Leo, anche lui gay, che ci faceva da tuttofare, oltre che da cicerone per clienti novelli. Gli spiegava dove dovevano lavarsi le parti intime, di essere perfettamente puliti e poi li sistemava nel posto per il ‘servizio’.
Nella parete più lunga era stato aperto un buco, un rettangolo abbastanza grande da poter fare un bel pompino usando anche mani per toccare i vari cazzi senza che i visi dei clienti vedessero chi gli stava facendo quel giochetto e viceversa. Insomma non era il classico buco tondo e stretto come nei video porno, era più largo e dei clienti, io e Leo, potevamo vedere dalla pancia in giù e succhiarlo e menarlo con più libertà dei movimenti.
Dopo un passaparola segreto i nostri clienti iniziarono ad arrivare; erano perlopiù persone benestanti che non volevano mescolarsi con escort o prostitute per evitare scandali. E poi la pensavano un po’ come me fare o farsi fare una pompa, con chi non vedevi neppure in faccia, non era tradire. A dirla tutta non sono proprio sicura della mia ultima affermazione ma alla passione non si comanda e per me era proprio un’ossessione, una dannazione.
Il servizio comprendeva asciugamani puliti, una tazza di te, offerta del nostro tuttofare Joe al prezzo di 150 euro.
Mentre aspettavamo ansiosi il primo cliente della P.P , ero talmente eccitata che mi sono fatta inculare da Leo, poi il campanello ha suonato. Leo era uscito da me proprio quando stavo per venire; ho visto il cazzo del primo ospite, era grosso non del tutto in tiro. Ho iniziato con tutta la devozione e la voglia a leccargli la cappella ed il frenulo facendo roteare la lingua su tutta la circonferenza. Era proprio bello, non come quello di mio marito, ma era duro e depilato, chiaro, con la cappella rosa.
Ero in ginocchio a pecorina ancora nuda, ho fatto cenno a Leo di continuare il gioco che prima avevamo iniziato. Avevo ancora il buco del culetto lubrificato ed ero vogliosa. Insomma mentre succhiavo e gemevo Leo mi pompava da dietro.
Dopo un accurato lavoro dalla bocca allo sconosciuto un lamento, un sussulto ed il suo cazzo ha raggiunto la massima erezione ed è esploso. Tutto il suo sperma in gola, sapeva di succo d’ananas caldo e denso, con quel gusto in bocca ho iniziato a godere anch’io fino che ho sentito il liquido di Leo dentro il mio culo. Arei pagato io i 150 euro.
Dopo un’ora toccava a Leo il pompino, per il secondo cliente. Era elettrizzante che uno pagasse 150 euro e non sapeva neppure se era uomo o una donna a farglielo. Leo infatti si sbarbava perfettamente per non cadere in equivoci strani. Siamo andati avanti, per un bel po’ e di cazzi, bianchi, neri, lunghi, storti ne abbiamo fatti godere davvero tanti.
La mole di lavoro andava incrementandosi, ormai riconoscevamo i cazzi dei clienti fissi, sembrava proprio che con la bocca eravamo davvero bravi.
Facendo due conti: 4 ‘servizi’ al giorno, due io due Leo 600 euro per tre giorni alla settimana 2400 euro per 24 ore al mese 100 euro l’ora, eravamo soddisfatti. Oltre all’utile il dilettevole.
Mio marito mi scopava la fica, Leo ogni tanto il culo e mille cazzi in bocca con cui giocare nel più completo anonimato. Una meraviglia
Poi il colpo di scena, il colpo di fortuna. Mentre, spassionatamente, leccavo il cazzo di un cliente gli ho guardato le scarpe. Erano dei mocassini scamosciati con una fibietta particolare che avevo già visto. Dal suo cazzo era uno dei nostri clienti più affezionati anche secondo Leo.
Una mattina era successo un grave incidente e dottori che erano reperibili sono corsi ad aiutare. Tra questi, c’era il mio tanto odiato dottor Carlo.
Gli occhi mi sono caduti sulle sue scarpe, erano quelle ne ero certa. A quel punto è partita l’operazione ricatto. E’ stato molto semplice: due microcamere una dalla nostra parte, una che inquadrasse il volto del cliente, una piccola registrazione su una chiavetta usb. Tutto è andato per il meglio nel video si vedeva Leo che succhiava e leccava il cazzo, un bel arnese devo dire, fino a farlo venire in gola e la faccia estasiata del dottore.
Alcuni giorni dopo senza troppi giri di parole ho elencato i fatti e le disparità nei miei confronti sono cessate. Ora sono vice primario. Devo dire che io e il dottore ci siamo conosciuti in maniera diversa senza la sua diffidenza, ha capito quanto valgo e io ho capito che tutto sommato non è così male. Qualche volta a fine turno, quando non c’è nessuno in quegli uffici dell’ospedale gli faccio un pompino e lui mi lecca la fica con tutta l’animosità e la voglia di un adolescente. In effetti nel mio puzzle mancava uno che me la leccasse e basta. Dopo sei mesi, io e Leo, abbiamo ceduto il business ad una ragazza madre che si prostituiva che tiene aperti i battenti, e quindi la bocca, per cinque giorni alla settimana, tra un anno sarà ricca. Noi in sei mesi in un conto cointestato, tolte tutte le spese abbiamo fatturato 17.500 euro tutto in nero, tanto Joe ci aveva assicurato che almeno cinque o sei dei nostri clienti erano finanzieri.
Ora mio marito non vede l’ora che trovi un un’altra onlus (questa era la mia scusa) no profit che mi occupi un po’ la giornata perché avermi solo per lui ( esclusi i piccoli giochetti con Leo e Carlo) sta diventando troppo stancante.

SONO stata un gran puttana
scritto il
2024-10-20
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