Sotto il vulcano
di
Bernardo GUY
genere
tradimenti
Sotto il vulcano:
Se questa fosse una storia di polizia l’investigatore addetto alle indagini avrebbe, di certo, avuto bisogno di uno psicologo per capire le contorte personalità dei personaggi.
Se questa fosse una storia con morti ammazzati e faide forse avrebbe fatto meno clamore e tutto si sarebbe taciuto, con buona dose di omertà e paura; solo qualche chiacchiera nel bar ‘alla moda’ o nell’osteria del paese.
Ed invece è una storia di tradimenti e traditi, di cuori spezzati: è la storia della difficoltà umana di non accontentarsi spinta sempre alla ricerca di nuove passioni per poi rimpiangere quello che ci si è lasciato alle spalle.
E’ la storia anche di sogni e speranze che alimentano quelle passioni che come in un caminetto acceso il fuoco arde potente ma via via nella notte perde vigore fino a spegnersi. O forse non proprio a spegnersi ma ha far rimanere sempre latenti quelle braci arancioni fosforescenti, sotto la cenere, che se ravvivate con altra legna sono pronte a far nascere nuove lingue di fuoco.
La storia inizia in un paesino, tra il mare e il vulcano, nell’isola di Stromboli nei primi anni ‘80.
Si perché se dalla spiaggia, lambita da acque cristalline, si gira lo sguardo verso l’entroterra si vede imponente Struògnuli (suo nome in siciliano) in tutti i suoi 926 metri che governano le leggi della natura e degli isolani.
Ma la gente non lo teme e lo ringrazia per quella terra vulcanica così piena di sostanze minerali che fanno crescere rigogliose sui terrazzamenti verdure e frutta fino a raggiungere l’eccellenza nei capperi e nel malvasia.
Questa è anche un storia di amicizia tra Frank , Franco all’anagrafe, e Giovanni, ragazzi belli, alti scuri, sempre abbronzati, ogni momento libero per loro voleva dire: spiaggia e sole; tuffi e lunghe nuotate.
Potevano sembrare fratelli, solo che Frank, che tutti chiamavano così perché era nato in Australia («solo nato» diceva lui «da quando ho l’uso degli occhi è questa la terra che ho visto») da genitori emigranti, aveva i capelli più chiari con riflessi quasi biondi rispetto a quelli di Giovanni neri e lucidi come la pece.
Erano visti come semidei a vent’anni e moltissime turiste di tutte le età avrebbero fatto carte false per poterli toccare, baciare, leccare.
Proposte, più o meno indecenti, ne avevano collezionate in abbondanza: soldi, macchine miraggi di possibili eredità quando la potenziale spasimante magari un sessantenne milanese o romana bramava quei corpi lunghi e sensuali immaginandosi con la testa e la bocca in giochi peccaminosi. Ma loro non erano ragazzi di ‘malaffare’, loro avevano conquistato le più belle sorelle dell’isola: Beatrice, 18 anni, e Liv, 16, figlie di Tommaso e Astrid i proprietari dell’osteria del paese.
Si diceva che proprio tra quei tavolacci ed il forte profumo di incenso, che Astrid usava abbondante per sovrastare l’odore del fumo delle sigarette, Tommaso l’avesse messa incinta di Beatrice. Astrid bellissima ‘vichinga’ svedese: bionda, ‘occhi di mare’ (la chiamavano così i pescatori del paese), alta e per giunta nobile (che non guasta mai) arrivata nell’isola per una vacanza si era subito innamorata di quell’uomo colto che dispensava tutti i clienti di saggi consigli e si sa che ‘da cosa nasce cosa’...e Astrid quell’isola, tranne qualche vacanza in Svezia, non l’aveva lasciata più.
La genetica tra questi due aveva agito in maniera strana e bizzarra infatti sebbene le figlie avessero entrambe dei corpi stupendi una era ‘una macchia mediterranea’ e l’altra ‘un fiordo svedese’.
Alte 1.70, seni sodi e rotondi, forse un po’ più piccoli quelli di Liv, avevano due culetti scolpiti come sull’argilla rassodati anche dal fatto che su quell’isoletta, oltre a qualche motociclo a tre ruote non c’erano auto e si camminava su e giù per quelle stradine strette tra salite e discese sempre a piedi.
Erano un incanto nella loro diversità.
Beatrice aveva finito il liceo classico, nell’estate dell’inizio di questo racconto e stava pensando all’università, a che facoltà ed in che città trasferirsi, ha Liv mancavano ancora due anni di liceo scientifico prima di dover affrontare quelle delicate decisioni.
Le ventate rivoluzionarie e le correnti dei figli dei fiori, ‘children of the flowers’ come li chiamava Astrid, avevano attecchito su pochi isolani le novità, l’arte e spesso il pensiero non facevano parte del loro essere. La pesca, le coltivazioni erano la radice della vita.
I genitori di Frank, dopo cinque anni di Australia dove avevano lavorato in gigantesche fattorie agricole, erano tornati perché avevano ereditato le terre del padre di lui, ed erano pronti a farle fruttare. Capperi e malvasia il tesoro di Stromboli. All’estero si erano emancipati, avevano anche studiato e si erano integrati talmente bene che spesso d’estate arrivavano gli ‘australiani’ per le ferie. Una famiglia di Sidney con cui avevano legato molto. Avevano voluto che Frank si diplomasse come perito agrario cosicché un giorno avrebbe continuato il lavoro dei genitori.
Il padre di Giovanni, invece, faceva il pescatore ma il suo sogno era di fare lo scrittore. In realtà aveva pubblicato, avendo avuto pure un discreto successo ma lui ripeteva spesso «robe piccole, di scarso valore» nella sua grande modestia. Invece la madre di Gio era una pittrice, aveva imbrattato di colori tantissime tele sui paesaggi dell’isola che andavano a ruba d’estate quando arrivavano i turisti. Dipingeva fino a giugno e poi, in un piccolo atelier (una sorta di casupola in legno), si sedeva su una sdraio e vendeva e leggeva, leggeva e vendeva a quei ‘foresti’ felici di portarsi a casa un po’ di quel paradiso. Era innamorata dalla letteratura, oltre che del marito, infatti il nome Giovanni nasceva in onore di Giovanni Verga noto scrittore verista siciliano.
Era una famiglia, diciamo un po’ bizzarra e fuori delle righe e la loro casa era l’unica ad essere tutta blu con gli infissi bianchi, al contrario delle classiche che erano bianche con gli infissi azzurri. Avevano voluto che il loro figlio, in realtà attratto più da qualche giochetto erotico in qualche boschetto, prendesse un diploma infatti Giovanni era un ragioniere.
I quattro ragazzi, venivano visti con un po’ di gelosia dagli altri giovani, loro erano belli, ‘studiati’ e potevano affrontare con tutta serenità le avventure che il mondo gli avrebbe messo di fronte.
Frank era insieme con Beatrice, Giovanni con Liv, ‘il biondo e la mora’ i primi due, ‘il moro e la bionda’ i secondi. Erano sempre insieme, felici come solo quell’età può dare.
Oltre le storie che sono riuscito a raccogliere dai paesani, e da chi ha conosciuto i miei personaggi molte informazioni, quelle più erotiche e piccanti, le ho scoperte dal ritrovamento di un diario, quando ho acquistato la casa di Frank a Stromboli, ancora arredata dopo che lui aveva deciso di andare a vivere a Milano. Devo dire che Frank era davvero bravo a descrivere, con tanti dettagli, le sue relazioni sessuali, la sua introspezione psicologica e le sue perversioni.
L’estate di 3 anni fa (dal diario segreto di Frank)
VALENTINA:
“Molto, oltre alla mia innata vocazione ed ossessione per la fica, lo devo a una donna, Valentina.
Lei è stata la mia ‘scuola giuda’, o meglio la mia ‘nave scuola’ visto che siamo in un’isola e mi ha fatto conoscere tutto, e dico tutto, quello che piace alle donne. Ero abituato al sesso da ‘macio’ alla stupida dimostrazione maschilista del riuscire a farle godere tanto, a farle avere molti orgasmi prima di saziare i miei. Valentina bellissima donna di 38 anni, alta, mora, romana perfetta in ogni suo dove mi ha indirizzato verso emozioni, giochi diversi; sgrezzandomi; facendomi capire, ancora di più, quanto fossi ossessionato dal corpo femminile.
Era sposata con un imprenditore 50enne che pareva non accorgersi, o voleva non vedere, i tradimenti della moglie.
Quando in quell’estate mi incrociava appena fuori dalla loro villetta vicino al mare mi salutava con aria disinteressata eppure uscivo con i miei capelli lunghi spettinati e con il mio viso arrossato come dopo i cento metri. Ma lui nulla, come se fossi andato a casa con sua moglie per aggiustargli un mobile o la doccia. La DOCCIA! Spesso quando c’era troppo caldo lo facevamo proprio sotto la doccia, lei si piegava con il suo culetto indietro e io con le mani le aprivo le chiappe e mettevo il mio ‘lui’ dentro la sua fica pelosa fino a farla gridare quando con le dita le accarezzavo il clitoride che sentivo al mio tatto come una pallina turgida e dura. Spesso, con l’aiuto lubrificante di un olio al cocco, che metteva come lozione nei capelli dopo lo sciampo, voleva che gli lo mettessi dietro e io continuavo un po’ davanti un po’ dietro fino a che le sue grida dapprima misurate (per non farsi sentire in strada) diventavano urla ed io esplodevo dentro di lei. Appena dopo il mio primo scoppio, lei si abbassava e continuava a prendersi gli altri getti di sperma tutti in bocca ingoiandoli e pulendomi il cazzo con la lingua. A volte uscivo da quella casa con le gambe che mi facevano male da quante volte riusciva a farmi godere. Altri giorni me lo baciava, leccava succhiava con quelle labbra carnose sotto quegli occhi maliziosi e vogliosi, per un’ora fino ad abbeverarsi del mio caldo liquido. Mi ha insegnato a come leccargliela, a farlo bene con cura, fino al suo sfinimento dei sensi.
Mi aveva detto una volta «Dopo l’eccitamento se tocchi bene il clitoride lo accarezzi con le dita in circolo, poi con delicatezza lecchi prime le grandi labbra poi le piccole fino a dedicarti di nuovo al clitoride così prepari un donna ad avere orgasmi multipli e quando la penetri la manderai in estasi. Fai le cose con calma pensa che sia un gioco»
E’ stata un’estate paradisiaca poi evidentemente, tornati a Roma, il marito si era stufato e l’aveva sbattuta sulla strada; e lei aveva condiviso quella passione con moltissimi altri uomini facendosi pagare le ’prestazioni’(così ho saputo anni dopo).”
Subito dopo quell’estate, dopo anni che si erano desiderati ardentemente, Frank e Beatrice si erano messi insieme. Dopo tutta l’infanzia fatta di giochi adolescenziali tra un bacetto e qualche rapporto orale decisero di iniziare ad amarsi. Beatrice aveva sofferto tantissimo a vedere Frank rapito da quella elegante donna e si era decisa di dare una svolta alla loro relazione. Lui aveva appena compiuto 18 anni lei ne aveva 16. Beatrice portava con sé una carica sessuale molto forte ed era disposta a fare con Frank tutto anche se così giovane. Così lui l’aveva sverginata e la stava educando al ‘metodo Valentina’ anche se spesso tutto si limitava in veloci rapporti in spiaggia o in qualche campetto nella notte. Se Tommaso, il padre di lei, avesse saputo, per Frank sarebbe stato meglio prendere la via dell’Australia. Quello che però nascondeva Bea era il fatto che quei piccoli, non proprio innocenti. Giochi di bocca li aveva fatti anche con Giovanni in passato.
Per quanto aperti mentalmente il tabù di arrivare illibate alle nozze era molto sentito per le ragazze e soprattutto per genitori e parenti. Poi si sa che le malelingue abbondano nei paesi con poche anime. Beatrice aveva troppa voglia di Frank e la ragazza sapeva bene come non far scappar via l’amato. Aveva parlato con Giovanni e dopo un giochetto orale, per ricordare il passato, avevano chiuso in un segreto tutta la storia.
Per tre anni tutto era andato via liscio, Giovanni nel frattempo si era fidanzato con Liv, uscivano sempre insieme, crescevano più belli che mai che spesso i vacanzieri li volevano fotografare, quasi a trattenere in quello scatto l’amore puro, l’amore giovane, quello che resta per sempre. In quei tre anni,comunque, Bea aveva dispensato altri ‘lavoretti di bocca’ dicendo a Giovanni «ma questa è l’ultima volta.» e intanto la sua gola si riempiva del caldo succo color avorio di lui. I realtà erano andati anche oltre, avevano scopato un paio di volte ma Bea preferiva Frank, con Giovanni, oltre al fatto del rischio, del pericolo di essere scoperti non gli piaceva e simulava gli orgasmi. Perché lo faceva, allora? Lei si rispondeva da sola dicendosi che anche Frank scopava in giro.
12 maggio 1980 (dal diario segreto di Frank
I 18 ANNI DI BEA
“Abbiamo festeggiato con gli amici all’osteria, fiumi di birra e vino . Ci siamo giurati eterno amore io e Bea.
La cose più bella è che i genitori di Bea e Liv il giorno dopo hanno chiuso l’osteria per quindici giorni e sono partiti per la Svezia. Abbiamo dormito insieme e ci siamo amati fino a non respirare, fino ad essere un corpo solo.
L’ho guardata nuda, l’ho proprio studiata, dio quanto mi piace, dio quanto la amo.
Il suo corpo e meraviglioso:le sue gambe sono lunghe e forti; le sue tette belle grosse e sode con al centro un capezzolino sormontato da una pallina più scura che diventava duro quando si eccitava.
E poi quell’opera d’arte fatta di piccoli promontori e quel piccolo solco che io adoro, la sua fica. Lei ha avuto solo me!
L’avrei guardata per giorni, tra le sue lunghe cosce aperte sotto un triangolino di peli morbidi e scuri, che cercava senza riuscirci di nascondere quella fica morfologicamente perfetta, le grandi, le piccole labbra il suo delicato bottoncino.. il suo, ‘il mio’ clitoride. La prima notte, dopo il suo compleanno, ho ricordato e ringraziato mentalmente Valentina e penso che anche, senza sapere nulla del ‘corso Valentina’ Bea l’abbia fatto.
Abbiamo fatto l’amore come se fosse l’ultima volta. Poi completamente nudi in cucina abbiamo preparato la cena lei era solare e quando sbatteva le uova, mentre io facevo soffriggere la pancetta per la carbonara ero rapito dal movimento delle sue grosse tette così dure al tatto. A quel punto sono arrivati Giovanni e Liv dalla spiaggia. Non avevamo dato troppo peso al fatto di essere senza vestiti, insomma eravamo tra noi.
Vedere Liv, il suo culetto in costume mentre ero nudo mi ha fatto uno strano effetto, il mio cazzo era lungo ma mollo sulle mie cosce ed iniziava a richiamare sangue così quasi arrabbiata Bea mi ha portato in camera. «Perché guardavi mia sorella così?, brutto stronzo.. ora ti faccio vedere io, tu sei mio, solo mio» detto ciò si è chinata e mi ha leccato piano, delicatamente la cappella, fino a farmelo diventare di marmo «io ti voglio tutto, lo voglio in ogni parte di me, dai prova ma non farmi male» e si è messa a pecorina sul letto. Ho preso una crema, la prima che ho trovato iniziando a massaggiare quel piccolo forellino sempre più in profondità quindi sono entrato dentro di lei. I muscoli del suo culetto erano ancora rilassati dagli orgasmi di prima ma lei ha iniziato a lamentarsi e a lacrimare. Entravo piano, fino a che ero tutto dentro ed ho cominciato a muovermi. Sentivo le sue pareti strette che mi stritolavano il pene ma sentivo anche che si stava ungendo sempre più. «ti faccio male?» «solo prima adesso continua e bellissimo. Lo sento fino allo stomaco, non fermarti». Dieci minuti dopo ho visto i suoi occhi girarsi indietro «non fermarti goodoooo, goodooo, vieni anche tu, vienimi dentro» e così è stato. Senza respiro ci siamo distesi uno in fianco all’altra «ti amerò per sempre bambina mia» e lei con il fiato ancora corto «tu sarai mio per sempre, ma se guardi ancora mia sorella in quel modo te lo taglio» e sorridendo mi ha baciato.”
Però, come spesso capita, qualcosa si è incrinato, se non spezzato nell’amore tra Frank e Beatrice nell’estate del 1980.
In quell’estate erano arrivati ‘gli australiani’ come tutti li chiamavano in paese, gli amici dei genitori di Frank. Il loro unico figlio Jack, 22enne era da anni che non veniva con i genitori a Stromboli. Si era fatto un bel ragazzo e subito si era invaghito di Beatrice. Lei, dal canto suo, gli dava corda proprio perché era ospite del suo ragazzo ma questo infastidiva Frank a tal punto che per giorni non si era fatto vedere.
Estate 1980 (dal diario segreto di Frank)
DISSAPORI
“Si sta comportando come una stronza, cosa crede di farmela a me, con quello stronzetto di Jack.
Gli spaccherei la faccia. Se va’ avanti così con quei suoi comportamenti da ‘gatta morta’ la mollo.”
Nei mesi prima nel diario aveva scritto che se Beatrice se ne fosse andata a studiare all’università non esistevano più i presupposti per far continuare la loro relazione e sarebbe stato meglio chiuderla subito. Si capiva a chiare lettere, negli scritti di Frank, che era geloso e che la nuova città, i nuovi amici universitari di Bea avrebbero certamente peggiorato la situazione. Ma lui la amava troppo.
Poi un’altra cosa gli era successa; una grossa ditta di Milano voleva aprire un punto vendita di prodotti del sud Italia, tantissimi dal sud erano andati in Piemonte, in Lombardia o in Veneto a cercare un lavoro «perché non farli mangiare come a casa loro?» aveva detto Paola la sensuale e provocante manager del progetto aggiungendo «avremmo anche bisogno di Frank chi meglio di lui sa descrivere i prodotti della vostra zona, cosa ne pensate?. Tu Frank cosa ne dici?. Ovvio noi penseremo a tutto per te, un appartamento, il negozio, una paga fissa più bonus.. ti andrebbe di provare?» e guardava il corpo del ventenne come se fosse già nudo, pronto a soddisfare quel suo bel corpo.
Lui aveva risposto che ci avrebbe pensato anche se vedendo gli occhi dei genitori un suo ‘no’ sarebbe stato un po’ duro da digerire per loro.
L’idea di quel marketing sembrava davvero interessante per i genitori di Frank che, anche se avevano fatto fruttare bene la loro terra, un altro grosso sbocco sarebbe stato quello del nord.
Aumentare la produzione e di conseguenza i fatturati.
Il fatto che Frank si vedesse spesso con la manager, il fatto che lei era bella, elegante e si capiva lontano un miglio che fosse ‘della città’ indisponeva Bea e la portava a spingere il suo rapporto con Jack sempre un pochettino più avanti facendo illudere ‘l’australiano’.
Per tutto luglio la situazione si altalenava tra momenti felici e attacchi di gelosia da entrambe le parti però a discolpa di Frank c’era da dire che Bea, che si era convinta che il suo uomo ci fosse finito a letto con ‘la milanese’ si faceva trastullare anche troppo dall’australiano. Nulla di che però molto spesso l’essere così socievole di Bea aveva creato qualche, seppur piccola diceria in paese e questo rendeva Frank ancora più nervoso.
Ad agosto la corda si è spezzata. Il 15 agosto a Santa Marina si festeggiava la festa dell’estate. Frank in quei giorni era malato e non sarebbe andato a quell’appuntamento al quale aveva partecipato fin da bambino. Anche Bea senza di lui non ci sarebbe andata. O almeno così lei aveva detto. Qualche giorno dopo un amico aveva detto a Frank di aver visto Bea ma che nel brillare dei fuochi d’artificio di non esserne certo. Quando aveva chiesto «con chi era Bea, dai dimmelo tanto lo vengo a sapere» l’amico aveva risposto solo «con il figlio ‘degli australiani’, mi pare».
Il dolore, l’onta era stata come lava bruciante, un affronto che non poteva essere perdonato.
18 agosto 1980 (dal diario di Frank)
CHIUSURA DI UNA STORIA
“Non riuscivo credere a quello che avevo sentito, Bea con Jack a vedere i fuochi insieme. Ma quello che mi faceva più star male è che non me l’aveva detto. Cosa avranno fatto insieme? Possibile che sia fatta scopare da lui? Quando ho visto Bea sono partito calmo senza arrabbiarmi «mi hanno detto che erano belli i fuochi, mi dispiace che ce li siamo persi» lei ha cambiato sguardo ora la paura era sovrana tra i suoi occhi «ascoltami io vol.. cioè stav.. cioè insomma volevo dirtelo ma tu ti saresti incazzato»,
A quel punto la mia rabbia è esplosa, due mesi esplosi in un attimo «è da giugno che giochi con me facendo la puttanella con Jack, tutti in paese sanno che sei una troia, chissà cazzi che prenderai adesso che vai Roma all’università, io conosco quelle come te… ci hai scopato?» ed ho continuato ad offenderla ricoprendola delle cose peggiori che pensavo. Ha cominciato a piangere a difendersi in tutti modi, mi ha detto che si erano beccati per caso che mi amava che non avrebbe fatto l’università per stare sempre vicino a me «te lo sei scopato? Tanto lo sai che conosco tutti in paese» Ormai era alle stette e quasi presa da una crisi isterica ha gridato «mi ha baciato sulle labbra ma mi sono staccata solo questo lo vuoi capire, sono distrutta dai sensi di colpa» io freddo ho concluso «vai pure a Roma vai dove cazzo vuoi io parto per Milano, non voglio vederti mai più»”
La faccenda però non si era conclusa così, Frank era andato a cercare Jack e dopo qualche parola gli ha tirato un pugno in pieno volto, quando stava cercando di mettersi in piedi ‘l’australiano’ aveva detto «hai proprio insegnato bene alla tua Bea a farlo, ma non credo sia solo tuo il merito» un altro pugno e Jack era rimasto steso per terra. Nessuna denuncia era stata fatta ma la famiglia del ragazzo con il naso rotto aveva preferito tornare in Australia chiaramente era un addio a Stromboli ed ai vecchi amici.
Dopo pochi giorni era arrivato il colpo definitivo, Frank distrutto dalla delusione per Bea era andato in spiaggia con una bottiglia di vodka gelata e aveva cominciato a pensare e a bere. Quando è arrivata Liv mandata dalla sorella per cercare di risolvere la situazione. Il loro parlare si era fatto sempre più fitto, Liv cercava in tutti i modi di farli riappacificare.
Poi la vodka iniziava a parlare con le loro bocche e quella di lei aveva esclamato «ora ti dirò qualcosa che ti farà soffrire: ho visto Bea che si faceva scopare da Jack in camera sua quando i miei erano impegnati per la cena in osteria. Dalla porta socchiusa di camera sua ho lui che era con i pantaloni abbassati sopra di lei. Loro non mi hanno vista. Non avevo il coraggio di dirtelo» Frank era rimasto muto dopo quelle parole pensando la scena appena raccontata. Liv oramai ubriaca si era avvicinata al viso di Frank baciandolo sulla guancia cingendogli la schiena con il braccio e poi aveva continuato, dopo un sorriso malizioso e puntando i suoi meravigliosi occhi azzurri su quelli da Frank «sai non te l’ho mai detto, ma mi è piaciuto tanto quello che ho visto in cucina quella sera. Mi è parso che anche a ‘lui’ io facessi qualche effetto strano » e gli aveva guardato in mezzo alle gambe. Quegli ‘occhi di mare’ quel corpo longilineo e ben fatto avevano fatto il resto. Si sono baciati e lui l’ha penetrata facendola godere come non mai. Su quello scoglio piatto con due lune, una in cielo e una in mare Frank aveva preso Liv per i fianchi e l’aveva fatta salire sulla sua erezione e Liv che era molto più timida e molto più dolce della sorella, si era infilata il pene nel suo giovane caldo nido ed aveva imparato cosa voleva dire godere. Anche a Frank era piaciuto molto e questo, oltre al senso di rivalsa verso il tradimento di Bea gli aveva fatto pensare che era lei la donna giusta per lui. Il suo grosso, grossissimo problema era:
22 agosto 1980 (dal diario segreto di Frank)
IMMENSO SENSO DI COLPA
“Ho tradito mio ‘fratello’, il mio amico, il mio unico amico. Non mi importa di Bea. Meglio accettare l’offerta di lavoro a Milano Addio Stromboli, addio a tutto e tutti.”
La situazione però era degenerata quando Liv non riuscendo più a tenere il segreto, aveva raccontato tutto a Giovanni. Lui era rimasto straziato, demolito, non riuscendo a credere a quello che le sue orecchie stavano ascoltando.
Si continuava a dire nella testa che era vero, da quando Bea era insieme a Frank, avevano fatto due o tre volte sesso, qualche pompino ma Frank questo non poteva saperlo e si chiedeva il perché il suo miglior amico si era comportato così? Con Liv poi Giovanni aveva fatto sesso una volta sola, quando una sera ubriachi avevano perso il controllo e l’aveva sverginata e subito dopo si era pentito sentendola piangere. Perché lei si era concessa così facilmente?
Giovanni aveva detto tutto a Beatrice ma entrambi non avevano mai cercato un confronto con Frank.
Il l’anno dopo in paese i commenti correvano come il vento, tutti sapevano tutto e forse anche di più. Chi dava la colpa a questo, chi a quello, chi addirittura additava il vulcano come il sommo colpevole secondo alcuni avendo la morte sopra la testa i ragazzi vivevano le passioni di fretta, più voracemente. Tanti però giustificavano Frank dicendo che Bea quella sera dei fuochi artificiali era stata vista fare sesso in spiaggia con ‘l’australiano’, insomma voci d’accusa verso tutti tranne che per Giovanni.
Il lavoro di Frank era partito alla grande al nord, adesso ha tre negozi, in questi due anni Liv quando poteva andava a Milano per stare con Frank ed hanno imparato ad amarsi. Le due sorelle hanno un rapporto freddo e distaccato, l’odio di Beatrice verso Liv è come il cratere del vulcano 2400 metri sotto il livello del mare.
Liv ha iniziato l’università a Milano e lei e Frank vivono insieme e sono felici, l’unica crepa enorme, come una ferita inguaribile è lo sbaglio che a fatto a Giovanni. Aveva provato a rintracciarlo ma nessuna risposta da parte sua.
A tre anni da quella notte sullo scoglio con Liv Frank è dovuto tornare sull’isola per vendere la propria casa. Da lontano aveva visto Giovanni ma lui si era girato andandosene. Poi nella notte, l’ultima che avrebbe dormito li, il giorno dopo l’avrei comprata io quella casa, era arrivata Bea l’aveva fatta sedere sul divano, gli aveva offerto un bicchiere di malvasia e lei aveva cominciato «come stai? Mi pare vada tutto bene con quella che era mia sorella?». «senti Bea non ho voglia né di discutere né di litigare, mi sembra che tra noi non ci sia più nulla da dire, tu invece con ‘l’australiano’? Scusami se ti ho fatto perdere qualche altra scopata con lui, ma non è colpa mia se i suoi se ne sono andati via dieci giorni prima portandotelo via. Comunque quella notte con Liv ho sbagliato sia con lei che con Giovanni ho perso il mio migliore amico» Bea era già arrivata ubriaca e quel punto cercando di far più male possibile «a si il tuo caro amico, sai che lo faccio ancora ogni tanto la prima volta me lo ha messo in bocca avevo 15 anni.. ecco chi è il tuo caro amico. Scopavamo anche quando eravamo insieme.».A quel punto l’ha fatta alzare, l’ha accompagnata alla porta «Grazie per avermi detto di Giovanni l’unica cosa bella che so’ e che non ti vedrò mai più..» chiuse la porta e lei davanti all’uscio ha cominciato a piangere.«io ti ho amato tanto, tu mi tradivi con quella di Milano lo so» Frank ha pensato ‘parole al vento’, ha ispirato forte poi a soffiato fuori l’aria a pieni polmoni e come un’eruzione di vento ha buttato fuori il senso di colpa verso Giovanni.
Se questa fosse una storia di polizia l’investigatore addetto alle indagini avrebbe, di certo, avuto bisogno di uno psicologo per capire le contorte personalità dei personaggi.
Se questa fosse una storia con morti ammazzati e faide forse avrebbe fatto meno clamore e tutto si sarebbe taciuto, con buona dose di omertà e paura; solo qualche chiacchiera nel bar ‘alla moda’ o nell’osteria del paese.
Ed invece è una storia di tradimenti e traditi, di cuori spezzati: è la storia della difficoltà umana di non accontentarsi spinta sempre alla ricerca di nuove passioni per poi rimpiangere quello che ci si è lasciato alle spalle.
E’ la storia anche di sogni e speranze che alimentano quelle passioni che come in un caminetto acceso il fuoco arde potente ma via via nella notte perde vigore fino a spegnersi. O forse non proprio a spegnersi ma ha far rimanere sempre latenti quelle braci arancioni fosforescenti, sotto la cenere, che se ravvivate con altra legna sono pronte a far nascere nuove lingue di fuoco.
La storia inizia in un paesino, tra il mare e il vulcano, nell’isola di Stromboli nei primi anni ‘80.
Si perché se dalla spiaggia, lambita da acque cristalline, si gira lo sguardo verso l’entroterra si vede imponente Struògnuli (suo nome in siciliano) in tutti i suoi 926 metri che governano le leggi della natura e degli isolani.
Ma la gente non lo teme e lo ringrazia per quella terra vulcanica così piena di sostanze minerali che fanno crescere rigogliose sui terrazzamenti verdure e frutta fino a raggiungere l’eccellenza nei capperi e nel malvasia.
Questa è anche un storia di amicizia tra Frank , Franco all’anagrafe, e Giovanni, ragazzi belli, alti scuri, sempre abbronzati, ogni momento libero per loro voleva dire: spiaggia e sole; tuffi e lunghe nuotate.
Potevano sembrare fratelli, solo che Frank, che tutti chiamavano così perché era nato in Australia («solo nato» diceva lui «da quando ho l’uso degli occhi è questa la terra che ho visto») da genitori emigranti, aveva i capelli più chiari con riflessi quasi biondi rispetto a quelli di Giovanni neri e lucidi come la pece.
Erano visti come semidei a vent’anni e moltissime turiste di tutte le età avrebbero fatto carte false per poterli toccare, baciare, leccare.
Proposte, più o meno indecenti, ne avevano collezionate in abbondanza: soldi, macchine miraggi di possibili eredità quando la potenziale spasimante magari un sessantenne milanese o romana bramava quei corpi lunghi e sensuali immaginandosi con la testa e la bocca in giochi peccaminosi. Ma loro non erano ragazzi di ‘malaffare’, loro avevano conquistato le più belle sorelle dell’isola: Beatrice, 18 anni, e Liv, 16, figlie di Tommaso e Astrid i proprietari dell’osteria del paese.
Si diceva che proprio tra quei tavolacci ed il forte profumo di incenso, che Astrid usava abbondante per sovrastare l’odore del fumo delle sigarette, Tommaso l’avesse messa incinta di Beatrice. Astrid bellissima ‘vichinga’ svedese: bionda, ‘occhi di mare’ (la chiamavano così i pescatori del paese), alta e per giunta nobile (che non guasta mai) arrivata nell’isola per una vacanza si era subito innamorata di quell’uomo colto che dispensava tutti i clienti di saggi consigli e si sa che ‘da cosa nasce cosa’...e Astrid quell’isola, tranne qualche vacanza in Svezia, non l’aveva lasciata più.
La genetica tra questi due aveva agito in maniera strana e bizzarra infatti sebbene le figlie avessero entrambe dei corpi stupendi una era ‘una macchia mediterranea’ e l’altra ‘un fiordo svedese’.
Alte 1.70, seni sodi e rotondi, forse un po’ più piccoli quelli di Liv, avevano due culetti scolpiti come sull’argilla rassodati anche dal fatto che su quell’isoletta, oltre a qualche motociclo a tre ruote non c’erano auto e si camminava su e giù per quelle stradine strette tra salite e discese sempre a piedi.
Erano un incanto nella loro diversità.
Beatrice aveva finito il liceo classico, nell’estate dell’inizio di questo racconto e stava pensando all’università, a che facoltà ed in che città trasferirsi, ha Liv mancavano ancora due anni di liceo scientifico prima di dover affrontare quelle delicate decisioni.
Le ventate rivoluzionarie e le correnti dei figli dei fiori, ‘children of the flowers’ come li chiamava Astrid, avevano attecchito su pochi isolani le novità, l’arte e spesso il pensiero non facevano parte del loro essere. La pesca, le coltivazioni erano la radice della vita.
I genitori di Frank, dopo cinque anni di Australia dove avevano lavorato in gigantesche fattorie agricole, erano tornati perché avevano ereditato le terre del padre di lui, ed erano pronti a farle fruttare. Capperi e malvasia il tesoro di Stromboli. All’estero si erano emancipati, avevano anche studiato e si erano integrati talmente bene che spesso d’estate arrivavano gli ‘australiani’ per le ferie. Una famiglia di Sidney con cui avevano legato molto. Avevano voluto che Frank si diplomasse come perito agrario cosicché un giorno avrebbe continuato il lavoro dei genitori.
Il padre di Giovanni, invece, faceva il pescatore ma il suo sogno era di fare lo scrittore. In realtà aveva pubblicato, avendo avuto pure un discreto successo ma lui ripeteva spesso «robe piccole, di scarso valore» nella sua grande modestia. Invece la madre di Gio era una pittrice, aveva imbrattato di colori tantissime tele sui paesaggi dell’isola che andavano a ruba d’estate quando arrivavano i turisti. Dipingeva fino a giugno e poi, in un piccolo atelier (una sorta di casupola in legno), si sedeva su una sdraio e vendeva e leggeva, leggeva e vendeva a quei ‘foresti’ felici di portarsi a casa un po’ di quel paradiso. Era innamorata dalla letteratura, oltre che del marito, infatti il nome Giovanni nasceva in onore di Giovanni Verga noto scrittore verista siciliano.
Era una famiglia, diciamo un po’ bizzarra e fuori delle righe e la loro casa era l’unica ad essere tutta blu con gli infissi bianchi, al contrario delle classiche che erano bianche con gli infissi azzurri. Avevano voluto che il loro figlio, in realtà attratto più da qualche giochetto erotico in qualche boschetto, prendesse un diploma infatti Giovanni era un ragioniere.
I quattro ragazzi, venivano visti con un po’ di gelosia dagli altri giovani, loro erano belli, ‘studiati’ e potevano affrontare con tutta serenità le avventure che il mondo gli avrebbe messo di fronte.
Frank era insieme con Beatrice, Giovanni con Liv, ‘il biondo e la mora’ i primi due, ‘il moro e la bionda’ i secondi. Erano sempre insieme, felici come solo quell’età può dare.
Oltre le storie che sono riuscito a raccogliere dai paesani, e da chi ha conosciuto i miei personaggi molte informazioni, quelle più erotiche e piccanti, le ho scoperte dal ritrovamento di un diario, quando ho acquistato la casa di Frank a Stromboli, ancora arredata dopo che lui aveva deciso di andare a vivere a Milano. Devo dire che Frank era davvero bravo a descrivere, con tanti dettagli, le sue relazioni sessuali, la sua introspezione psicologica e le sue perversioni.
L’estate di 3 anni fa (dal diario segreto di Frank)
VALENTINA:
“Molto, oltre alla mia innata vocazione ed ossessione per la fica, lo devo a una donna, Valentina.
Lei è stata la mia ‘scuola giuda’, o meglio la mia ‘nave scuola’ visto che siamo in un’isola e mi ha fatto conoscere tutto, e dico tutto, quello che piace alle donne. Ero abituato al sesso da ‘macio’ alla stupida dimostrazione maschilista del riuscire a farle godere tanto, a farle avere molti orgasmi prima di saziare i miei. Valentina bellissima donna di 38 anni, alta, mora, romana perfetta in ogni suo dove mi ha indirizzato verso emozioni, giochi diversi; sgrezzandomi; facendomi capire, ancora di più, quanto fossi ossessionato dal corpo femminile.
Era sposata con un imprenditore 50enne che pareva non accorgersi, o voleva non vedere, i tradimenti della moglie.
Quando in quell’estate mi incrociava appena fuori dalla loro villetta vicino al mare mi salutava con aria disinteressata eppure uscivo con i miei capelli lunghi spettinati e con il mio viso arrossato come dopo i cento metri. Ma lui nulla, come se fossi andato a casa con sua moglie per aggiustargli un mobile o la doccia. La DOCCIA! Spesso quando c’era troppo caldo lo facevamo proprio sotto la doccia, lei si piegava con il suo culetto indietro e io con le mani le aprivo le chiappe e mettevo il mio ‘lui’ dentro la sua fica pelosa fino a farla gridare quando con le dita le accarezzavo il clitoride che sentivo al mio tatto come una pallina turgida e dura. Spesso, con l’aiuto lubrificante di un olio al cocco, che metteva come lozione nei capelli dopo lo sciampo, voleva che gli lo mettessi dietro e io continuavo un po’ davanti un po’ dietro fino a che le sue grida dapprima misurate (per non farsi sentire in strada) diventavano urla ed io esplodevo dentro di lei. Appena dopo il mio primo scoppio, lei si abbassava e continuava a prendersi gli altri getti di sperma tutti in bocca ingoiandoli e pulendomi il cazzo con la lingua. A volte uscivo da quella casa con le gambe che mi facevano male da quante volte riusciva a farmi godere. Altri giorni me lo baciava, leccava succhiava con quelle labbra carnose sotto quegli occhi maliziosi e vogliosi, per un’ora fino ad abbeverarsi del mio caldo liquido. Mi ha insegnato a come leccargliela, a farlo bene con cura, fino al suo sfinimento dei sensi.
Mi aveva detto una volta «Dopo l’eccitamento se tocchi bene il clitoride lo accarezzi con le dita in circolo, poi con delicatezza lecchi prime le grandi labbra poi le piccole fino a dedicarti di nuovo al clitoride così prepari un donna ad avere orgasmi multipli e quando la penetri la manderai in estasi. Fai le cose con calma pensa che sia un gioco»
E’ stata un’estate paradisiaca poi evidentemente, tornati a Roma, il marito si era stufato e l’aveva sbattuta sulla strada; e lei aveva condiviso quella passione con moltissimi altri uomini facendosi pagare le ’prestazioni’(così ho saputo anni dopo).”
Subito dopo quell’estate, dopo anni che si erano desiderati ardentemente, Frank e Beatrice si erano messi insieme. Dopo tutta l’infanzia fatta di giochi adolescenziali tra un bacetto e qualche rapporto orale decisero di iniziare ad amarsi. Beatrice aveva sofferto tantissimo a vedere Frank rapito da quella elegante donna e si era decisa di dare una svolta alla loro relazione. Lui aveva appena compiuto 18 anni lei ne aveva 16. Beatrice portava con sé una carica sessuale molto forte ed era disposta a fare con Frank tutto anche se così giovane. Così lui l’aveva sverginata e la stava educando al ‘metodo Valentina’ anche se spesso tutto si limitava in veloci rapporti in spiaggia o in qualche campetto nella notte. Se Tommaso, il padre di lei, avesse saputo, per Frank sarebbe stato meglio prendere la via dell’Australia. Quello che però nascondeva Bea era il fatto che quei piccoli, non proprio innocenti. Giochi di bocca li aveva fatti anche con Giovanni in passato.
Per quanto aperti mentalmente il tabù di arrivare illibate alle nozze era molto sentito per le ragazze e soprattutto per genitori e parenti. Poi si sa che le malelingue abbondano nei paesi con poche anime. Beatrice aveva troppa voglia di Frank e la ragazza sapeva bene come non far scappar via l’amato. Aveva parlato con Giovanni e dopo un giochetto orale, per ricordare il passato, avevano chiuso in un segreto tutta la storia.
Per tre anni tutto era andato via liscio, Giovanni nel frattempo si era fidanzato con Liv, uscivano sempre insieme, crescevano più belli che mai che spesso i vacanzieri li volevano fotografare, quasi a trattenere in quello scatto l’amore puro, l’amore giovane, quello che resta per sempre. In quei tre anni,comunque, Bea aveva dispensato altri ‘lavoretti di bocca’ dicendo a Giovanni «ma questa è l’ultima volta.» e intanto la sua gola si riempiva del caldo succo color avorio di lui. I realtà erano andati anche oltre, avevano scopato un paio di volte ma Bea preferiva Frank, con Giovanni, oltre al fatto del rischio, del pericolo di essere scoperti non gli piaceva e simulava gli orgasmi. Perché lo faceva, allora? Lei si rispondeva da sola dicendosi che anche Frank scopava in giro.
12 maggio 1980 (dal diario segreto di Frank
I 18 ANNI DI BEA
“Abbiamo festeggiato con gli amici all’osteria, fiumi di birra e vino . Ci siamo giurati eterno amore io e Bea.
La cose più bella è che i genitori di Bea e Liv il giorno dopo hanno chiuso l’osteria per quindici giorni e sono partiti per la Svezia. Abbiamo dormito insieme e ci siamo amati fino a non respirare, fino ad essere un corpo solo.
L’ho guardata nuda, l’ho proprio studiata, dio quanto mi piace, dio quanto la amo.
Il suo corpo e meraviglioso:le sue gambe sono lunghe e forti; le sue tette belle grosse e sode con al centro un capezzolino sormontato da una pallina più scura che diventava duro quando si eccitava.
E poi quell’opera d’arte fatta di piccoli promontori e quel piccolo solco che io adoro, la sua fica. Lei ha avuto solo me!
L’avrei guardata per giorni, tra le sue lunghe cosce aperte sotto un triangolino di peli morbidi e scuri, che cercava senza riuscirci di nascondere quella fica morfologicamente perfetta, le grandi, le piccole labbra il suo delicato bottoncino.. il suo, ‘il mio’ clitoride. La prima notte, dopo il suo compleanno, ho ricordato e ringraziato mentalmente Valentina e penso che anche, senza sapere nulla del ‘corso Valentina’ Bea l’abbia fatto.
Abbiamo fatto l’amore come se fosse l’ultima volta. Poi completamente nudi in cucina abbiamo preparato la cena lei era solare e quando sbatteva le uova, mentre io facevo soffriggere la pancetta per la carbonara ero rapito dal movimento delle sue grosse tette così dure al tatto. A quel punto sono arrivati Giovanni e Liv dalla spiaggia. Non avevamo dato troppo peso al fatto di essere senza vestiti, insomma eravamo tra noi.
Vedere Liv, il suo culetto in costume mentre ero nudo mi ha fatto uno strano effetto, il mio cazzo era lungo ma mollo sulle mie cosce ed iniziava a richiamare sangue così quasi arrabbiata Bea mi ha portato in camera. «Perché guardavi mia sorella così?, brutto stronzo.. ora ti faccio vedere io, tu sei mio, solo mio» detto ciò si è chinata e mi ha leccato piano, delicatamente la cappella, fino a farmelo diventare di marmo «io ti voglio tutto, lo voglio in ogni parte di me, dai prova ma non farmi male» e si è messa a pecorina sul letto. Ho preso una crema, la prima che ho trovato iniziando a massaggiare quel piccolo forellino sempre più in profondità quindi sono entrato dentro di lei. I muscoli del suo culetto erano ancora rilassati dagli orgasmi di prima ma lei ha iniziato a lamentarsi e a lacrimare. Entravo piano, fino a che ero tutto dentro ed ho cominciato a muovermi. Sentivo le sue pareti strette che mi stritolavano il pene ma sentivo anche che si stava ungendo sempre più. «ti faccio male?» «solo prima adesso continua e bellissimo. Lo sento fino allo stomaco, non fermarti». Dieci minuti dopo ho visto i suoi occhi girarsi indietro «non fermarti goodoooo, goodooo, vieni anche tu, vienimi dentro» e così è stato. Senza respiro ci siamo distesi uno in fianco all’altra «ti amerò per sempre bambina mia» e lei con il fiato ancora corto «tu sarai mio per sempre, ma se guardi ancora mia sorella in quel modo te lo taglio» e sorridendo mi ha baciato.”
Però, come spesso capita, qualcosa si è incrinato, se non spezzato nell’amore tra Frank e Beatrice nell’estate del 1980.
In quell’estate erano arrivati ‘gli australiani’ come tutti li chiamavano in paese, gli amici dei genitori di Frank. Il loro unico figlio Jack, 22enne era da anni che non veniva con i genitori a Stromboli. Si era fatto un bel ragazzo e subito si era invaghito di Beatrice. Lei, dal canto suo, gli dava corda proprio perché era ospite del suo ragazzo ma questo infastidiva Frank a tal punto che per giorni non si era fatto vedere.
Estate 1980 (dal diario segreto di Frank)
DISSAPORI
“Si sta comportando come una stronza, cosa crede di farmela a me, con quello stronzetto di Jack.
Gli spaccherei la faccia. Se va’ avanti così con quei suoi comportamenti da ‘gatta morta’ la mollo.”
Nei mesi prima nel diario aveva scritto che se Beatrice se ne fosse andata a studiare all’università non esistevano più i presupposti per far continuare la loro relazione e sarebbe stato meglio chiuderla subito. Si capiva a chiare lettere, negli scritti di Frank, che era geloso e che la nuova città, i nuovi amici universitari di Bea avrebbero certamente peggiorato la situazione. Ma lui la amava troppo.
Poi un’altra cosa gli era successa; una grossa ditta di Milano voleva aprire un punto vendita di prodotti del sud Italia, tantissimi dal sud erano andati in Piemonte, in Lombardia o in Veneto a cercare un lavoro «perché non farli mangiare come a casa loro?» aveva detto Paola la sensuale e provocante manager del progetto aggiungendo «avremmo anche bisogno di Frank chi meglio di lui sa descrivere i prodotti della vostra zona, cosa ne pensate?. Tu Frank cosa ne dici?. Ovvio noi penseremo a tutto per te, un appartamento, il negozio, una paga fissa più bonus.. ti andrebbe di provare?» e guardava il corpo del ventenne come se fosse già nudo, pronto a soddisfare quel suo bel corpo.
Lui aveva risposto che ci avrebbe pensato anche se vedendo gli occhi dei genitori un suo ‘no’ sarebbe stato un po’ duro da digerire per loro.
L’idea di quel marketing sembrava davvero interessante per i genitori di Frank che, anche se avevano fatto fruttare bene la loro terra, un altro grosso sbocco sarebbe stato quello del nord.
Aumentare la produzione e di conseguenza i fatturati.
Il fatto che Frank si vedesse spesso con la manager, il fatto che lei era bella, elegante e si capiva lontano un miglio che fosse ‘della città’ indisponeva Bea e la portava a spingere il suo rapporto con Jack sempre un pochettino più avanti facendo illudere ‘l’australiano’.
Per tutto luglio la situazione si altalenava tra momenti felici e attacchi di gelosia da entrambe le parti però a discolpa di Frank c’era da dire che Bea, che si era convinta che il suo uomo ci fosse finito a letto con ‘la milanese’ si faceva trastullare anche troppo dall’australiano. Nulla di che però molto spesso l’essere così socievole di Bea aveva creato qualche, seppur piccola diceria in paese e questo rendeva Frank ancora più nervoso.
Ad agosto la corda si è spezzata. Il 15 agosto a Santa Marina si festeggiava la festa dell’estate. Frank in quei giorni era malato e non sarebbe andato a quell’appuntamento al quale aveva partecipato fin da bambino. Anche Bea senza di lui non ci sarebbe andata. O almeno così lei aveva detto. Qualche giorno dopo un amico aveva detto a Frank di aver visto Bea ma che nel brillare dei fuochi d’artificio di non esserne certo. Quando aveva chiesto «con chi era Bea, dai dimmelo tanto lo vengo a sapere» l’amico aveva risposto solo «con il figlio ‘degli australiani’, mi pare».
Il dolore, l’onta era stata come lava bruciante, un affronto che non poteva essere perdonato.
18 agosto 1980 (dal diario di Frank)
CHIUSURA DI UNA STORIA
“Non riuscivo credere a quello che avevo sentito, Bea con Jack a vedere i fuochi insieme. Ma quello che mi faceva più star male è che non me l’aveva detto. Cosa avranno fatto insieme? Possibile che sia fatta scopare da lui? Quando ho visto Bea sono partito calmo senza arrabbiarmi «mi hanno detto che erano belli i fuochi, mi dispiace che ce li siamo persi» lei ha cambiato sguardo ora la paura era sovrana tra i suoi occhi «ascoltami io vol.. cioè stav.. cioè insomma volevo dirtelo ma tu ti saresti incazzato»,
A quel punto la mia rabbia è esplosa, due mesi esplosi in un attimo «è da giugno che giochi con me facendo la puttanella con Jack, tutti in paese sanno che sei una troia, chissà cazzi che prenderai adesso che vai Roma all’università, io conosco quelle come te… ci hai scopato?» ed ho continuato ad offenderla ricoprendola delle cose peggiori che pensavo. Ha cominciato a piangere a difendersi in tutti modi, mi ha detto che si erano beccati per caso che mi amava che non avrebbe fatto l’università per stare sempre vicino a me «te lo sei scopato? Tanto lo sai che conosco tutti in paese» Ormai era alle stette e quasi presa da una crisi isterica ha gridato «mi ha baciato sulle labbra ma mi sono staccata solo questo lo vuoi capire, sono distrutta dai sensi di colpa» io freddo ho concluso «vai pure a Roma vai dove cazzo vuoi io parto per Milano, non voglio vederti mai più»”
La faccenda però non si era conclusa così, Frank era andato a cercare Jack e dopo qualche parola gli ha tirato un pugno in pieno volto, quando stava cercando di mettersi in piedi ‘l’australiano’ aveva detto «hai proprio insegnato bene alla tua Bea a farlo, ma non credo sia solo tuo il merito» un altro pugno e Jack era rimasto steso per terra. Nessuna denuncia era stata fatta ma la famiglia del ragazzo con il naso rotto aveva preferito tornare in Australia chiaramente era un addio a Stromboli ed ai vecchi amici.
Dopo pochi giorni era arrivato il colpo definitivo, Frank distrutto dalla delusione per Bea era andato in spiaggia con una bottiglia di vodka gelata e aveva cominciato a pensare e a bere. Quando è arrivata Liv mandata dalla sorella per cercare di risolvere la situazione. Il loro parlare si era fatto sempre più fitto, Liv cercava in tutti i modi di farli riappacificare.
Poi la vodka iniziava a parlare con le loro bocche e quella di lei aveva esclamato «ora ti dirò qualcosa che ti farà soffrire: ho visto Bea che si faceva scopare da Jack in camera sua quando i miei erano impegnati per la cena in osteria. Dalla porta socchiusa di camera sua ho lui che era con i pantaloni abbassati sopra di lei. Loro non mi hanno vista. Non avevo il coraggio di dirtelo» Frank era rimasto muto dopo quelle parole pensando la scena appena raccontata. Liv oramai ubriaca si era avvicinata al viso di Frank baciandolo sulla guancia cingendogli la schiena con il braccio e poi aveva continuato, dopo un sorriso malizioso e puntando i suoi meravigliosi occhi azzurri su quelli da Frank «sai non te l’ho mai detto, ma mi è piaciuto tanto quello che ho visto in cucina quella sera. Mi è parso che anche a ‘lui’ io facessi qualche effetto strano » e gli aveva guardato in mezzo alle gambe. Quegli ‘occhi di mare’ quel corpo longilineo e ben fatto avevano fatto il resto. Si sono baciati e lui l’ha penetrata facendola godere come non mai. Su quello scoglio piatto con due lune, una in cielo e una in mare Frank aveva preso Liv per i fianchi e l’aveva fatta salire sulla sua erezione e Liv che era molto più timida e molto più dolce della sorella, si era infilata il pene nel suo giovane caldo nido ed aveva imparato cosa voleva dire godere. Anche a Frank era piaciuto molto e questo, oltre al senso di rivalsa verso il tradimento di Bea gli aveva fatto pensare che era lei la donna giusta per lui. Il suo grosso, grossissimo problema era:
22 agosto 1980 (dal diario segreto di Frank)
IMMENSO SENSO DI COLPA
“Ho tradito mio ‘fratello’, il mio amico, il mio unico amico. Non mi importa di Bea. Meglio accettare l’offerta di lavoro a Milano Addio Stromboli, addio a tutto e tutti.”
La situazione però era degenerata quando Liv non riuscendo più a tenere il segreto, aveva raccontato tutto a Giovanni. Lui era rimasto straziato, demolito, non riuscendo a credere a quello che le sue orecchie stavano ascoltando.
Si continuava a dire nella testa che era vero, da quando Bea era insieme a Frank, avevano fatto due o tre volte sesso, qualche pompino ma Frank questo non poteva saperlo e si chiedeva il perché il suo miglior amico si era comportato così? Con Liv poi Giovanni aveva fatto sesso una volta sola, quando una sera ubriachi avevano perso il controllo e l’aveva sverginata e subito dopo si era pentito sentendola piangere. Perché lei si era concessa così facilmente?
Giovanni aveva detto tutto a Beatrice ma entrambi non avevano mai cercato un confronto con Frank.
Il l’anno dopo in paese i commenti correvano come il vento, tutti sapevano tutto e forse anche di più. Chi dava la colpa a questo, chi a quello, chi addirittura additava il vulcano come il sommo colpevole secondo alcuni avendo la morte sopra la testa i ragazzi vivevano le passioni di fretta, più voracemente. Tanti però giustificavano Frank dicendo che Bea quella sera dei fuochi artificiali era stata vista fare sesso in spiaggia con ‘l’australiano’, insomma voci d’accusa verso tutti tranne che per Giovanni.
Il lavoro di Frank era partito alla grande al nord, adesso ha tre negozi, in questi due anni Liv quando poteva andava a Milano per stare con Frank ed hanno imparato ad amarsi. Le due sorelle hanno un rapporto freddo e distaccato, l’odio di Beatrice verso Liv è come il cratere del vulcano 2400 metri sotto il livello del mare.
Liv ha iniziato l’università a Milano e lei e Frank vivono insieme e sono felici, l’unica crepa enorme, come una ferita inguaribile è lo sbaglio che a fatto a Giovanni. Aveva provato a rintracciarlo ma nessuna risposta da parte sua.
A tre anni da quella notte sullo scoglio con Liv Frank è dovuto tornare sull’isola per vendere la propria casa. Da lontano aveva visto Giovanni ma lui si era girato andandosene. Poi nella notte, l’ultima che avrebbe dormito li, il giorno dopo l’avrei comprata io quella casa, era arrivata Bea l’aveva fatta sedere sul divano, gli aveva offerto un bicchiere di malvasia e lei aveva cominciato «come stai? Mi pare vada tutto bene con quella che era mia sorella?». «senti Bea non ho voglia né di discutere né di litigare, mi sembra che tra noi non ci sia più nulla da dire, tu invece con ‘l’australiano’? Scusami se ti ho fatto perdere qualche altra scopata con lui, ma non è colpa mia se i suoi se ne sono andati via dieci giorni prima portandotelo via. Comunque quella notte con Liv ho sbagliato sia con lei che con Giovanni ho perso il mio migliore amico» Bea era già arrivata ubriaca e quel punto cercando di far più male possibile «a si il tuo caro amico, sai che lo faccio ancora ogni tanto la prima volta me lo ha messo in bocca avevo 15 anni.. ecco chi è il tuo caro amico. Scopavamo anche quando eravamo insieme.».A quel punto l’ha fatta alzare, l’ha accompagnata alla porta «Grazie per avermi detto di Giovanni l’unica cosa bella che so’ e che non ti vedrò mai più..» chiuse la porta e lei davanti all’uscio ha cominciato a piangere.«io ti ho amato tanto, tu mi tradivi con quella di Milano lo so» Frank ha pensato ‘parole al vento’, ha ispirato forte poi a soffiato fuori l’aria a pieni polmoni e come un’eruzione di vento ha buttato fuori il senso di colpa verso Giovanni.
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