Seduzione della Commessa Tettona - capitolo 1

di
genere
etero

Ogni volta che varco la soglia del supermercato sotto casa, mi sembra di entrare in un altro mondo. Passo ore della mia giornata davanti al computer, immerso tra righe di codice, ma quel momento in cui vedo Silvia… tutto si ferma. Lei non lo sa, non può immaginare quanto spesso inventi scuse per venire qui, anche solo per comprare una bottiglia d’acqua o una cosa di cui non ho bisogno. È come se il tempo si dilatasse ogni volta che i miei occhi si posano su di lei, e quel breve contatto, il suo sorriso gentile, mi lascia senza fiato.

Silvia, la cassiera del supermercato, è diventata il mio pensiero fisso.
è una visione che sembra emanare un’innocenza seducente. Alta e slanciata, il suo fisico, anche se nella norma, attira gli sguardi per la sua morbida femminilità. La sua carnagione pallida mette in risalto quelle guance rosee e piene, che si infiammano quando sorride. C’è qualcosa di irresistibilmente tenero in quel volto, con i grandi occhi castano chiaro che trasmettono una dolcezza sincera, ma nascosta dietro occhiali spessi che le conferiscono un'aria da ragazza riservata, quasi inconsapevole del fascino che esercita.

Le sue labbra carnose sembrano sempre pronte a regalare un sorriso, con quel tocco di sensualità che rende ogni parola o sguardo carico di significato. Ma è il suo seno abbondante, ben modellato sotto la divisa, che cattura subito l’attenzione, un invito sottile ma costante, con la stoffa che accarezza la sua forma perfetta, promettendo morbidezza e calore. Quando si china o si sporge sul banco, diventa impossibile non notare le sue curve generose.
mentre le sue gambe robuste sostengono quel fondoschiena perfetto che osservo, forse troppo spesso, quando esco dal supermercato.

Non ci siamo mai detti molto, a parte i soliti "Buongiorno" e "Grazie", ma ogni volta che la vedo, sento una tensione crescere dentro di me. È come se tra noi ci fosse qualcosa di non detto, un'attrazione silenziosa che mi tiene legato a lei. E ogni volta che passo davanti alla sua cassa, non riesco a fare a meno di fantasticare su di noi, su cosa potrebbe succedere se…

Ogni volta che torno a casa con le buste della spesa, non riesco a smettere di pensare a lei. La mia mente corre veloce, riempiendosi di immagini che mi tormentano, ma in un modo che quasi cerco. È come se Silvia fosse un magnete per i miei pensieri, un’ossessione che cresce sempre di più. Quando si china dietro la cassa, i suoi lunghi capelli castani scivolano morbidi sulle spalle, e il suo seno si tende contro la divisa. In quel momento, non posso fare a meno di immaginare cosa si nasconda dietro quei bottoni. Mi vedo lì, dietro di lei, che la raggiungo mentre il negozio è vuoto, mentre il tempo si ferma e tutto diventa più reale, più intenso. Il suono della cassa che si chiude, le luci fioche che illuminano il nostro corpo a corpo segreto, e il suo sguardo che finalmente si posa su di me non solo come cliente, ma come uomo.

Questa fantasia è un pensiero costante, come un film che si ripete ogni volta che la vedo. Mi sento come un adolescente al suo primo innamoramento, eppure c'è qualcosa di più profondo. È il desiderio di rompere quella distanza tra di noi, di passare dall'essere l’anonimo ragazzo che compra sempre troppo spesso lo stesso snack, a qualcuno che lei ricorda.

E allora ho deciso: farò un primo passo, per quanto piccolo possa sembrare. Un bigliettino. Un semplice pezzo di carta su cui scriverò qualcosa di innocente, un complimento che la faccia sorridere. Niente di esplicito o imbarazzante, non ancora almeno. Forse solo un "Sei bellissima" scritto in fretta, e piegato con cura prima di porgerglielo di nascosto, con il resto del denaro.

È un gesto rischioso, lo so. Ma non posso continuare a vivere solo di queste fantasie. Voglio di più. Voglio vedere come reagirà quando aprirà quel biglietto, voglio sapere se il suo sorriso sarà per me, questa volta.

Quando le ho dato quel primo bigliettino, il cuore mi batteva così forte che temevo lei potesse sentirlo. Un semplice "Sei bellissima", scritto in fretta ma carico di tutto il desiderio e la curiosità che mi portavo dentro. Non sapevo cosa aspettarmi da Silvia, ma quando il biglietto è sparito tra le sue mani, senza una parola, ho capito che qualcosa era cambiato. Il suo sorriso, sempre cortese e professionale, sembrava nascondere altro, una scintilla nuova che non avevo mai visto prima.

Il giorno dopo, quando sono tornato al supermercato, c’era un bigliettino piegato insieme allo scontrino. "Grazie," diceva, "ma anche tu hai il tuo fascino." Un complimento semplice, ma che mi ha fatto tremare le gambe. Era come se avessimo dato inizio a un gioco segreto, qualcosa di intimo che ci apparteneva solo a noi.

Da quel momento, i nostri bigliettini sono diventati un rituale. Ogni volta che andavo a fare la spesa, c’era un nuovo messaggio. All’inizio erano frasi carine, semplici complimenti. Lei mi scriveva: "Mi piace il modo in cui mi guardi", e io rispondevo: "Non riesco a fare a meno di farlo". Ogni parola scritta alimentava quella tensione che cresceva tra di noi, un gioco tacito che si faceva sempre più intrigante.

Poi, un giorno, ho trovato un messaggio diverso. "Domani, vestiti di nero. Voglio vederti così." Era la prima volta che una sua richiesta aveva quel tocco di seduzione esplicita, ed è bastata per accendere qualcosa di più profondo in me. Non solo la desideravo, ma ora sentivo che anche lei stava giocando con il fuoco, cercando qualcosa di diverso dalla monotonia che la circondava. E così ho obbedito, presentandomi al supermercato con una maglietta nera, come lei aveva chiesto.

Il suo sguardo, quando mi ha visto, era diverso. Meno professionale, più complice. Come se in qualche modo fossi riuscito a entrare nella sua testa, a farle provare quella stessa eccitazione segreta che mi tormentava ogni giorno. Quando ho pagato, non ho potuto fare a meno di notare il modo in cui le sue dita sfioravano leggermente la mia mano, un tocco fugace ma carico di promesse.


Il gioco tra me e Silvia si fece rapidamente più audace, quasi senza che me ne rendessi conto. Quel piccolo scambio di complimenti era solo l’inizio, un preludio che ci aveva portato su un terreno più oscuro, più eccitante. Dopo il primo messaggio sul mio abbigliamento, le sue richieste diventarono sempre più provocanti. "Domani, voglio che ti presenti senza intimo sotto i pantaloni." Lessi quel biglietto mentre uscivo dal supermercato, e il cuore mi si fermò per un istante. Era una richiesta che andava oltre ogni limite, un invito a violare quel confine sottile tra innocente complicità e pura trasgressione.
Il giorno dopo, le mie mani tremavano mentre entravo nel negozio. Ogni movimento, ogni passo, mi faceva sentire esposto, come se lei potesse leggere ogni segreto che stavo nascondendo. Quando arrivai alla cassa, Silvia mi accolse con lo stesso sorriso di sempre, ma c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Mi squadrò lentamente, con uno sguardo che sapeva di potere. Sapeva che avevo obbedito alla sua richiesta. Era come se stesse controllando, verificando se fossi all’altezza del gioco. Poi, senza dire una parola, mi passò lo scontrino, e con esso un altro bigliettino, piegato con cura.
Fuori dal supermercato, l’aprii con mani tremanti. "Stasera, quando torni, voglio che tu pensi a me... mentre ti tocchi." Il calore che mi pervase fu improvviso, inaspettato. Silvia stava prendendo il controllo, portandomi dove voleva, e io ero completamente preso in quel vortice di desiderio.
Non era finita. Il giorno dopo, la mia risposta si fece altrettanto esplicita. "Domani, sbottona due bottoni della tua divisa. Voglio vederti così, solo per me." Quando tornai al supermercato, la tensione era palpabile. Silvia mi vide, e senza dire nulla, mentre mi passava il resto, con gesti lenti e sicuri, sbottonò i primi due bottoni della divisa. Il suo seno abbondante, celato appena dalla stoffa che sembrava sul punto di cedere, mi fece tremare. Nessuno intorno sembrava notare cosa stesse accadendo, ma io sapevo che quel gesto era un messaggio, una promessa che solo io potevo leggere.
I bigliettini continuarono, e con loro, anche le nostre richieste divennero più pericolose, sempre più proibite. "Domani, voglio che non indossi il reggiseno," le scrissi una sera, col cuore che batteva forte al solo pensiero di vederla così. Quando la vidi il giorno dopo, i suoi capezzoli si intravedevano appena sotto la stoffa, accendendo una scintilla di desiderio quasi incontrollabile dentro di me. Silvia giocava con me, sapeva quanto mi stesse manipolando, ma io ero disposto a seguire ogni suo comando.
Poi, arrivò un bigliettino che segnò una nuova svolta. "Voglio che mi guardi, davvero, mentre tocco la mia coscia sotto il bancone. Nessuno vedrà, ma tu sì." Quella richiesta mi lasciò senza parole. Il giorno successivo, mentre fingevo di fare la spesa, Silvia incrociò il mio sguardo e lentamente, con una calma che mi fece trattenere il respiro, portò la mano sotto il bancone, accarezzandosi la coscia, proprio come mi aveva scritto. Il desiderio in quel momento fu quasi insostenibile, eppure eravamo circondati da persone ignare. Lei mi stava mostrando una parte di sé che nessuno poteva vedere.
E così, il nostro gioco proibito andava avanti, in un crescendo di seduzione e controllo, in cui i nostri desideri si intrecciavano in un tacito accordo. Ogni richiesta ci spingeva oltre, sempre un passo più vicino al limite. Ma quanto lontano saremmo stati disposti a spingerci prima che questo gioco ci consumasse del tutto?

Il nostro gioco, fino a quel momento, era stato un continuo flirtare con il limite, ma mai davvero varcarlo. Ogni bigliettino, ogni richiesta, ci aveva portati un passo più in là, senza mai rompere del tutto quella fragile barriera tra la fantasia e la realtà. Ma sapevo che prima o poi qualcosa sarebbe successo. La tensione era troppo forte, troppo palpabile perché tutto rimanesse nel regno del non detto. E quel momento arrivò una sera, quando Silvia decise di cambiare completamente le regole del nostro gioco.

Era stata una giornata normale, o almeno così sembrava. Come sempre, ero entrato nel supermercato con la scusa di prendere qualcosa, ma ormai sapevamo entrambi che non si trattava di spesa. Appena la vidi dietro la cassa, notai subito che qualcosa in lei era diverso. I suoi occhi non si posavano su di me con il solito sguardo complice, ma trasmettevano una decisione, un'intensità che non avevo mai visto prima. Quando mi avvicinai, mi passò un bigliettino senza dire una parola, e stavolta non lo aprii subito.

Solo una volta fuori, quando ero già a casa, mi presi il tempo di leggere. "Stasera, dopo la chiusura. Entra dal retro." Il mio cuore sobbalzò. Era la prima volta che Silvia mi chiedeva qualcosa di così concreto, un incontro vero e proprio. Non c’erano più filtri, più taciti sguardi tra i clienti. Quella sera saremmo stati solo io e lei, senza più giochi scritti.

L’ansia mi prese, ma l’eccitazione la superava. Sapevo che stavo per oltrepassare un confine, ma non potevo più tirarmi indietro. Quando arrivai dietro il supermercato, il vicolo era buio, silenzioso. La porta si aprì con un lieve cigolio, e lì, avvolta solo dalla luce fioca di un neon, c’era Silvia. Mi guardava con quegli occhi castano chiaro, ma stavolta non c’era più la gentilezza che avevo sempre visto. Era desiderio puro, concentrato in ogni gesto, in ogni respiro.

"Non possiamo farlo qui," sussurrò, quasi divertita. "Ma possiamo iniziare." Si avvicinò a me, così vicina che il suo respiro caldo mi sfiorava il collo. Sentivo l’odore del suo profumo, misto a quello della notte, e la mia mente si annebbiava. Mi prese per mano, e senza una parola, la portò sul suo seno, appena nascosto sotto la divisa. Non c’era più nessun gioco segreto, nessun pubblico a cui fare attenzione. Era tutto reale adesso, e il peso del suo seno morbido sotto la mia mano mi fece capire che non si poteva più tornare indietro.

"Voglio che tu faccia tutto quello che mi hai scritto," mi sussurrò, la voce un po' tremante ma decisa. "Ma adesso, qui." La sua mano guidò la mia ancora più in basso, facendomi sentire la sua pelle calda sotto la stoffa. Il suo corpo era già pronto, e io ero completamente perso in lei.

Il nostro rapporto, che fino a quel momento era stato un gioco di sguardi e parole, ora si stava trasformando in qualcosa di molto più fisico, molto più reale. Il confine del proibito non era solo stato sfiorato, ma completamente infranto.

Nel magazzino del supermercato, l’atmosfera era impregnata di desiderio e proibizione, mentre eravamo stesi su quelle fredde piastrelle che contrastavano il calore dei nostri corpi. Il silenzio era rotto solo dai nostri respiri, sempre più profondi, mentre il mio sguardo seguiva ogni movimento di Silvia. Lei, con i capelli scompigliati e il viso appena arrossato dall'eccitazione, si muoveva sopra di me come una creatura selvaggia, decisa a prendersi ogni parte di me.

Senza esitazione, le sue mani scesero sulla mia virilità, avvolgendola con una delicatezza sensuale che mi fece sussultare. Il suo tocco era sicuro, sapiente, come se sapesse esattamente cosa fare per farmi perdere il controllo. Poi, con un sorriso provocante sulle labbra, sollevò il seno abbondante, morbido e invitante, posizionandolo intorno a me. La sensazione di quel calore e della sua pelle liscia contro di me era travolgente. Silvia iniziò a muoversi lentamente, usando il suo seno per dare piacere alla mia virilità, un gesto che alternava movimenti lenti e pressioni più decise, facendomi trattenere il fiato.

Ogni movimento sembrava amplificare il piacere, e io non potevo fare altro che lasciarmi andare a quella sensazione. Il suo sguardo non si staccava dal mio, come se volesse leggere ogni mio desiderio e assecondarlo. I suoi occhi, dietro quegli occhiali spessi, brillavano di una luce nuova, quella della soddisfazione di vedere come ero completamente perso in lei.

Ma non era abbastanza per Silvia. Mentre continuava a muoversi con il suo seno contro di me, si chinò ancora di più, fino a che le sue labbra morbide non sfiorarono la mia virilità. La sensazione della sua bocca calda fu devastante. Ogni tocco, ogni bacio, sembrava portarmi sempre più vicino al punto di non ritorno. Le sue labbra si mossero con una precisione incredibile, alternando dolcezza e desiderio, mentre la sua lingua giocava con delicatezza sulla mia pelle.

Il ritmo delle sue mani e della sua bocca aumentava gradualmente, e il piacere cresceva senza controllo dentro di me. Mi stava portando oltre ogni limite, e io non potevo far altro che soccombere al suo gioco. Il mio respiro si fece sempre più affannato, il corpo teso, e sentivo l'ondata di piacere imminente travolgermi.

Fu allora, al culmine di quel piacere inebriante, che non riuscii più a trattenermi. Silvia, completamente avvolta nella sua dedizione, accolse ogni mio impulso, mentre la mia passione esplose in un'ondata di pura estasi. Il suo viso e il suo seno furono ricoperti dalla mia essenza, ma lei rimase lì, con un sorriso soddisfatto e gli occhi che brillavano di un desiderio appena placato.

Mentre cercavo di riprendermi, la guardai, il suo viso e il suo seno ora inondati dalla mia passione. La sua bellezza era amplificata dalla scena, il suo respiro affannoso, e la sua espressione tradiva quanto si fosse goduta ogni istante. Fu in quel momento, con la voce ancora tremante, che trovai il coraggio di dirle: "Io abito proprio qui sopra... se vuoi, puoi salire da me e darti una lavata."

Silvia si alzò lentamente, con uno sguardo malizioso e compiaciuto, come se tutto ciò fosse solo l’inizio di qualcosa di molto più grande.
scritto il
2024-10-23
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