Connessione Bollente in Quarantena - capitolo 1: inizio

di
genere
etero

nota *questa storia anche se leggermente romanzata e da un altro punto di vista è totalmente vera, come al solito se avete curiosità la mia mail è a disposizione*

e-mail: asiadu01er@gmail.com

Capitolo 1: Connessione Virtuale

Non avrei mai immaginato che un periodo come quello potesse cambiare tanto la mia vita. Eravamo tutti bloccati in casa, e le giornate scorrevano lente, tutte uguali. Passavo il tempo giocando online con i miei amici, cercando di riempire il vuoto con qualche risata e una sfida virtuale. Era l’unico modo per sentirsi ancora vivi, per mantenere un contatto con il mondo esterno.

Fu in una di quelle serate, mentre la pioggia tamburellava contro le finestre del mio appartamento a Napoli, che conobbi Asia. Era entrata nel nostro server di gioco per caso, o forse per destino. La sua voce risuonava nel microfono con una dolcezza che catturava l’attenzione, e presto iniziò a partecipare alle nostre conversazioni come se fosse sempre stata parte del gruppo.

Non so esattamente cosa mi spinse a scriverle in privato quella sera, forse la curiosità o forse il bisogno di qualcosa di nuovo. “Ehi, sei brava a giocare,” le scrissi, cercando di rompere il ghiaccio. Non mi aspettavo una risposta così veloce, né così disarmante: “Grazie, ma sei tu che sembri davvero divertirti.”

Da quel momento, ogni sera, dopo le partite, restavamo a parlare per ore. Le conversazioni iniziarono con argomenti leggeri, poi si fecero più profonde. Mi raccontava della sua vita a Roma, dei suoi sogni e delle sue paure, e io le parlavo di Napoli, delle sue strade deserte e del mare che sembrava così lontano.

Con il tempo, la nostra connessione divenne più intensa. Non erano solo chiacchiere; c’era qualcosa di elettrico in quei momenti, qualcosa che ci spingeva a voler sapere di più l’uno dell’altra. Ogni sera aspettavo con ansia il momento in cui il mondo si fermava e rimanevamo soli, noi due, con le luci delle città lontane che brillavano come promesse non mantenute.

“Sei mai stato con qualcuno senza toccarlo?” mi chiese una notte, la sua voce un sussurro che attraversava il cavo del microfono fino a raggiungermi.

“Non in questo modo,” le risposi, sentendo un brivido corrermi lungo la schiena. “Ma con te… sembra quasi di farlo.”

Da quel momento, le nostre conversazioni presero una piega più intima. Ci esploravamo con le parole, descrivendo sensazioni e desideri che non avevamo mai condiviso con nessun altro. Asia aveva un modo di farmi sentire vicino a lei anche se eravamo separati da centinaia di chilometri. Ogni parola, ogni gemito, era come un tocco invisibile che mi attraversava la pelle, lasciandomi desiderare di più.

Ogni notte diventava un rituale. Le chiamate si prolungavano fino alle prime luci dell’alba, e ogni volta sentivo di conoscerla un po’ di più, di desiderarla un po’ di più.

Quella sera Asia non era la stessa. Appena rispose alla chiamata, percepii subito qualcosa di diverso. La sua voce, solitamente vivace, era spenta, spezzata da un dolore che cercava di mascherare.

“Ciao Luca,” disse, quasi in un sussurro.

“Ciao, tutto bene?” le chiesi, anche se sapevo già la risposta.

“Non proprio…” ci fu un lungo silenzio, poi esplose in un singhiozzo che mi strinse il cuore. “Non so nemmeno perché te lo sto dicendo, ma… devo parlarne con qualcuno.”

“Puoi dirmi tutto, lo sai.” Cercai di essere rassicurante, anche se dentro di me sentivo la tensione crescere.

Asia respirò profondamente, cercando di calmarsi. “Il mio ex… ha fatto una cosa terribile. Ha fatto girare delle mie foto intime… le ha mandate a un gruppo di amici.”

Quelle parole caddero come macigni. Mi mancò il respiro per un attimo, sentendo la rabbia salire. “Che pezzo di merda,” dissi senza pensarci. “Come ha potuto fare una cosa del genere?”

“Non lo so,” rispose lei, la voce tremante. “Mi sento esposta, umiliata… non riesco a smettere di pensarci.”

“Asia, ascoltami,” le dissi, cercando di farle sentire tutto il mio supporto. “Non sei tu quella sbagliata. Lui è uno stronzo, e ciò che ha fatto è disgustoso. Ma tu sei molto più forte di quanto pensi.”

Restammo al telefono per ore. Lei parlava, ed io ascoltavo, cercando di darle tutto il conforto possibile. Mi raccontò del loro rapporto, di come lui fosse stato manipolativo e possessivo, e di come si fosse sentita libera solo dopo averlo lasciato. Ogni parola era un tassello che mi avvicinava di più a lei.

“Grazie, Luca,” disse infine, con un filo di voce. “Non so cosa farei senza di te stasera.”

“Sono qui per te, sempre,” le risposi con sincerità. “E tu meriti qualcuno che ti rispetti e ti ami per ciò che sei.”

Quella notte segnò un cambiamento tra noi. Da quel momento, le nostre conversazioni diventarono più intime, più profonde. Non si trattava più solo di desiderio, ma di un legame che andava oltre la semplice attrazione.

Una notte successiva

“Asia,” dissi una sera, quando eravamo di nuovo soli nel nostro spazio virtuale. “Non smetto di pensarti. Ogni volta che chiudiamo la chiamata, mi sembra di perdere un pezzo di me.”

“Sento la stessa cosa,” ammise lei, con un tono che faceva vibrare il mio cuore. “Sei diventato importante per me, più di quanto pensassi possibile.”

“Vorrei poterti toccare, essere lì con te,” sussurrai, sentendo il desiderio crescere dentro di me.

“Anche io,” rispose lei, con un sospiro che sembrava attraversare lo schermo e arrivare direttamente al mio petto. “Vorrei sentire le tue mani su di me, il tuo respiro sulla mia pelle.”

“Dimmi cosa faresti se fossi lì,” la provocai, la voce bassa e carica di aspettativa.

Lei esitò solo per un momento, poi rispose con una voce calda, quasi ipnotica. “Ti farei sedere accanto a me, ti guarderei negli occhi e lascerei che le mie mani esplorassero il tuo viso, il tuo petto… Poi mi avvicinerei, sentendo il tuo calore contro di me, e poserei le labbra sul tuo collo, sussurrandoti tutto ciò che desidero.”

Chiusi gli occhi, immaginando ogni dettaglio di ciò che descriveva. “Asia… mi fai impazzire,” confessai, sentendo un’ondata di calore attraversarmi.

“Voglio sentirti,” disse lei, la voce ora un misto di bisogno e vulnerabilità. “Voglio sapere cosa provi quando pensi a me.”

“Non riesco a smettere di immaginarti,” le dissi. “Il tuo corpo contro il mio, le tue mani che mi esplorano, la tua pelle che si scalda sotto il mio tocco. Ogni notte desidero che questa distanza scompaia.”

Quelle conversazioni diventavano sempre più audaci, ogni parola un passo verso un’intimità che ci legava sempre più profondamente. La distanza tra Napoli e Roma sembrava ridursi ogni volta che le nostre voci si univano, creando un legame che né il tempo né lo spazio potevano spezzare.

Di giorno, la nostra routine era fatta di lunghe chiacchierate su tutto e niente. Raccontavamo delle nostre giornate in quarantena, delle serie che stavamo guardando, dei piatti che stavamo imparando a cucinare. Ma quando calava la notte, il tono cambiava, e il nostro legame assumeva una sfumatura più intensa, più sensuale.

Era diventato un rito. Dopo una giornata passata a chiacchierare del nulla, arrivava il momento in cui la tensione si accumulava fino a esplodere. Le prime volte erano state solo parole, ma con il tempo, le parole si erano trasformate in immagini, e poi in video.

“Stasera ti penso più del solito,” le scrissi, il cuore che batteva forte mentre le dita correvano sulla tastiera.

“Anche io,” rispose lei. “Vorrei che fossi qui… ti farei vedere cosa indosso.”

“Che cosa?” la provocai, già immaginando la risposta.

“Solo una canottiera… niente altro,” mi scrisse, seguita da una foto. Lei era distesa sul letto, la canottiera bianca che aderiva perfettamente al suo corpo, lasciando intravedere il contorno dei suoi seni piccoli ma perfetti, il tessuto teso sopra i capezzoli già tesi di desiderio.

“Se fossi lì, te la sfilerei piano,” le scrissi, sentendo il desiderio crescere. “Lasciando le mani scivolare lungo la tua pelle morbida, fino a scoprire tutto di te.”

“Vorrei sentirti addosso, le tue mani che esplorano il mio corpo,” rispose lei, inviando un breve video. Nel video, si sollevava lentamente la canottiera, rivelando i seni, piccoli ma sodi, che sembravano perfetti nella loro delicatezza. Le sue mani accarezzavano la pelle liscia, mentre mi guardava dritto negli occhi attraverso lo schermo, con un sorriso complice e sensuale.

“Se fossi lì, mi inginocchierei dietro di te,” continuai, “e lascerei le mie mani scivolare lungo la tua schiena, fino a stringere il tuo fondoschiena perfetto.”

“Così?” scrisse, allegando una foto di lei in ginocchio sul letto, girata di spalle. Indossava solo un paio di slip di pizzo nero che esaltavano la curva del suo fondoschiena tonico. Ogni linea del suo corpo sembrava disegnata per farmi impazzire.

“Sei così bella che mi fai perdere la testa,” le confessai. “Vorrei baciarti ogni centimetro, sentirti tremare sotto di me.”

“Guarda questo,” rispose lei, inviando un video. La ripresa era lenta, studiata per provocare. Iniziava con lei in piedi, di fronte allo specchio, lentamente abbassando gli slip fino a farli scivolare lungo le gambe. Si voltava appena, mostrando il fondoschiena nudo e perfetto, poi si lasciava cadere sul letto, accarezzandosi con una lentezza esasperante.

“Vorrei essere lì,” le scrissi, sentendo un bisogno irrefrenabile. “Vorrei guardarti negli occhi mentre ti do piacere, sentire il tuo corpo rispondere al mio.”

“Anche io,” rispose lei, inviandomi un altro video. Questa volta, era distesa sul letto, le gambe leggermente aperte, mentre le sue mani si muovevano con lentezza tra le cosce. Il respiro affannoso si mescolava ai piccoli gemiti che uscivano dalle sue labbra, aumentando il mio desiderio fino al limite.

“Guarda cosa mi fai fare,” le inviai un breve video, in cui mi mostravo a lei, il mio corpo teso di desiderio, mentre le mani si muovevano con lo stesso ritmo lento e sensuale.

Ogni notte era un crescendo di desiderio, un gioco di provocazioni e piacere che ci legava sempre di più. Le distanze non contavano più; eravamo lì, insieme, con i nostri corpi che si cercavano attraverso lo schermo, in attesa di quel giorno in cui finalmente avremmo potuto sentirci davvero.

Le chat erano diventate un terreno familiare, un campo di gioco dove i nostri desideri trovavano sfogo. Ma presto, le parole e le immagini non bastarono più. Avevamo bisogno di qualcosa di più immediato, più intimo. Fu così che iniziammo con le videochiamate.

La prima volta che ci spingemmo oltre fu una notte particolarmente silenziosa. Entrambi ci sentivamo soli, il desiderio pulsante tra di noi non accennava a diminuire.

“Cosa ne dici di una videochiamata stasera?” mi propose Asia con un tono che sapeva già di tentazione.

“Non vedo l’ora,” risposi senza esitazione. E così, ci trovammo faccia a faccia, finalmente vicini, anche se ancora separati da uno schermo.

Lei era seduta sul letto, la luce soffusa della lampada che illuminava appena la stanza, creando un’atmosfera intima. Indossava solo una vestaglia di seta che cadeva leggermente sulle spalle, lasciando intravedere la pelle liscia e i contorni del suo corpo. Il suo sorriso, malizioso e complice, mi fece battere il cuore più forte.

“Dovrei essere timida?” chiese, lasciando che la vestaglia scivolasse un po’ più giù.

“Non con me,” risposi, già catturato dalla visione di lei. “Siamo solo noi due.”

Asia si avvicinò alla fotocamera, il suo respiro leggero e provocante. “Mostrami qualcosa,” sussurrò, mordendosi leggermente il labbro inferiore.

Mi tolsi lentamente la maglietta, lasciando che i suoi occhi seguissero ogni movimento. “Così?” le chiesi, mentre lasciavo cadere il capo a terra.

Lei annuì, lasciando che le sue mani si posassero sui suoi seni. Li accarezzava con delicatezza, sfiorando i capezzoli già duri, poi iniziò a scivolare giù, lungo la pancia, fino a tirare lentamente la vestaglia, lasciando che si aprisse completamente.

“Se fossi lì,” dissi, la voce profonda e carica di desiderio, “mi inginocchierei davanti a te, baciando ogni centimetro di te.”

Asia sorrise, le mani che si muovevano con grazia lungo il corpo, accarezzando il ventre piatto e scendendo ancora più giù. “E cosa faresti dopo?” chiese, con un tono che mi fece vibrare.

“Ti stenderei dolcemente, e lascerei che le mie mani esplorassero ogni curva del tuo corpo,” risposi, mentre cominciavo a sbottonare i pantaloni, lasciando che il desiderio si mostrasse apertamente.

Lei si sdraiò, il seno piccolo ma sodo che si sollevava e abbassava al ritmo del suo respiro accelerato. Le sue mani scesero lungo le cosce, accarezzando la pelle liscia fino a raggiungere il centro del suo piacere. Mi guardava fisso negli occhi, lasciando che ogni movimento fosse una provocazione.

“Voglio che mi guardi mentre mi tocco,” disse, con un sorriso che era puro fuoco.

Non riuscivo a staccare gli occhi da lei. Ogni movimento, ogni gemito, era un invito a lasciarmi andare completamente. Le nostre mani si muovevano in sincronia, cercando di colmare la distanza che ci separava.

“Sei così bella,” le dissi, il respiro ormai affannato. “Vorrei sentirti tremare sotto di me.”

Asia chiuse gli occhi per un momento, lasciandosi trasportare dalle sensazioni. “Anche io… Vorrei sentirti dentro di me, sentire il tuo corpo contro il mio, il tuo respiro sulla mia pelle.”

La videochiamata continuò per ore, un gioco di desideri e piaceri condivisi. Ogni movimento, ogni sguardo, era una promessa non detta di ciò che avremmo fatto se fossimo stati insieme. E quando finalmente il piacere esplose, fu come se fossimo davvero uno nelle braccia dell’altro, legati da un filo invisibile di desiderio e passione che nessuna distanza poteva spezzare.

Le settimane successive furono un vortice di desiderio e intimità. Le videochiamate notturne divennero il nostro rifugio, un mondo privato dove i nostri corpi si cercavano e si trovavano attraverso lo schermo. Ogni notte era un crescendo di piacere condiviso, un gioco di sguardi e movimenti che ci legava sempre di più.

Ma come tutte le cose che bruciano troppo in fretta, anche noi iniziammo a consumarci. Con il passare del tempo, la routine quotidiana e la distanza iniziarono a farsi sentire. Le conversazioni che un tempo erano intense e cariche di passione diventarono meno frequenti, i messaggi sempre più sporadici. Ogni tanto ci sentivamo, ma era come se qualcosa si fosse spezzato.

Poi, con la fine della quarantena, arrivò la realtà. Le nostre vite ripresero il loro corso naturale, il mondo esterno ci reclamava. Senza quasi accorgercene, ci perdemmo di vista. Non ci furono addii drammatici, né promesse infrante. Semplicemente, smettemmo di cercarci, come se quella connessione così intensa fosse stata solo un sogno fugace in un periodo surreale.

Fu come se Asia fosse svanita nel nulla, e io tornai alla mia vita a Napoli, portando con me solo il ricordo di quelle notti trascorse insieme, tra desiderio e intimità. Il tempo passò, e con esso, anche il ricordo di lei iniziò a sbiadire, come una fotografia dimenticata in un cassetto.

Ma il destino, a volte, ha un modo tutto suo di riaprire vecchi capitoli.

scritto il
2024-11-06
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