Milf da scopare - capitolo 3: Tra Madre e Figlia
di
Asiadu01
genere
etero
Ci fu uno stacco netto, come un cambio improvviso di scena nella mia mente. Le luci soffuse della mia stanza sembravano accentuare l’atmosfera intima e proibita che si respirava. Ero lì, con Gabriella davanti a me, il suo corpo alto e atletico, reso ancora più eccitante dalla sua pelle morbida e calda. I suoi capelli corti e ricci, così particolari e ribelli, erano stretti tra le mie mani, mentre la mia virilità si strusciava contro il suo sedere sodo e perfetto, scoperto e pronto a ricevere tutto il mio desiderio.
Gabriella ansimava leggermente, il suo respiro era interrotto dal piacere e dal nervosismo. La sua inesperienza traspariva nei movimenti, ma la passione che stava bruciando tra di noi aveva cancellato ogni dubbio. Era lì, con la sua pelle che brillava alla luce della luna che filtrava dalle finestre, il viso dolce e pulito, i suoi grandi occhi verdi che riflettevano un mix di desiderio e innocenza. Le sue labbra sottili erano leggermente socchiuse, mentre il suo seno piccolo e sodo si muoveva dolcemente sotto di me, e il suo fondoschiena, teso sotto la mia pressione, sembrava urlare per essere posseduto.
Ma prima di arrivare a quel momento così intenso, la mia mente mi portò a ripensare a come tutto era iniziato.
Un flashback mi riportò a quel pomeriggio, qualche settimana prima, quando Gabriella mi aveva chiesto un appuntamento. Mi trovai di fronte a lei, seduti in un caffè del centro. Non ci vedevamo da tanto, eppure sembrava che il tempo non fosse passato. C'era sempre stato un legame speciale tra noi due, una scintilla che non si era mai completamente spenta. Gabriella, con il suo viso delicato, aveva ancora quell’innocenza che mi aveva sempre attratto, ma allo stesso tempo c'era una nuova consapevolezza nel suo sguardo, un desiderio che non riusciva più a nascondere.
La conversazione tra noi era stata leggera, ma sotto la superficie c’era una tensione elettrica. Mi parlava del suo ultimo anno di scuola, dei suoi sogni, ma non potevo fare a meno di notare come il suo corpo si spostava nervosamente sulla sedia, come se stesse aspettando qualcosa di più da me. A un certo punto, mi guardò dritto negli occhi, i suoi occhi verdi brillavano di eccitazione, e con un sorriso accennato mi chiese di rivederci.
"Che ne dici di un appuntamento vero?" mi chiese, il tono leggermente tremante, ma la sua voce tradiva un'eccitazione nascosta.
Accettai senza esitazione, sapendo che quel fuoco che si era riacceso tra di noi non poteva essere ignorato. E così, tra battute leggere e piccoli sorrisi, quel primo incontro divenne il preludio a una passione che stava per esplodere.
Ma non c'era solo Gabriella nei miei pensieri. C’era anche Paola. In quei giorni, il nostro rapporto proibito continuava a crescere, a intrecciarsi tra momenti di follia e giochi sensuali. Tra una chat segreta e un incontro rubato, lei e io parlavamo spesso di fuggire, di avere un weekend solo per noi, lontano da occhi indiscreti. Ricordo che una volta, mentre eravamo seduti sul divano di casa sua, tra un bacio rubato e una risata soffocata, Paola si avvicinò al mio orecchio, sussurrandomi:
"Perché non ci prendiamo una pausa da tutto questo? Ho una casa al mare, potremmo andare lì per un weekend..."
La sua voce era un misto di sensualità e leggerezza, e io non potevo fare altro che accettare. L'idea di trascorrere un weekend intero solo con lei, lontano da ogni rischio, mi eccitava terribilmente. Giocavamo con il fuoco, e il rischio di essere scoperti rendeva tutto ancora più intenso.
Ma ora, di nuovo nella realtà, ero lì con Gabriella. Dopo quell’appuntamento il nostro rapporto aveva preso una piega inaspettata. Ci eravamo ritrovati nella mia stanza, e tra una parola e l’altra, la passione tra noi era esplosa come una bomba a orologeria.
Tornai a quel momento, il suo corpo tremante sotto il mio, i suoi capelli ricci tra le mie mani mentre la sua schiena si inarcava leggermente contro di me. Il mio respiro si fece più affannoso, il mio desiderio sempre più incontrollabile. Gabriella stava per perdere la sua verginità, e io non avrei più trattenuto nulla.
Il momento si fece ancora più intenso, il desiderio si era ormai impossessato di entrambi, e mentre mi avvicinavo a Gabriella da dietro, sentivo il suo corpo rispondere al mio, il suo respiro rapido e spezzato, come se ogni secondo d'attesa fosse un tormento dolce. La sua pelle nuda, così liscia e calda, era tesa sotto le mie mani, che si posavano con decisione sui suoi fianchi. La sua schiena si inarcava leggermente, il suo sedere sodo e perfetto si premeva contro di me, in attesa di quel momento in cui ci saremmo finalmente uniti.
Gabriella non disse nulla, ma il suo corpo parlava da solo. Il suo desiderio era evidente, e quando iniziai a muovermi contro di lei, sentii un gemito soffocato scivolare dalle sue labbra sottili. Ogni mio movimento era accolto da una risposta sempre più intensa, come se il piacere stesse crescendo in lei con ogni colpo. I suoi occhi verdi, pieni di eccitazione, erano chiusi, come se volesse vivere quel momento in totale abbandono.
Ma io volevo di più. Volevo guardarla negli occhi mentre ci lasciavamo andare insieme. Mi fermai per un istante, la girai dolcemente, le mie mani che scivolavano sui suoi fianchi e poi sul suo viso, sollevandolo per incontrare il mio sguardo. I suoi occhi verdi mi fissarono con una tale intensità che per un attimo tutto sembrò fermarsi. C'era una fame in quegli occhi, un desiderio che sembrava divorare tutto.
Gabriella non aspettava altro, e con un leggero movimento mi avvicinò di nuovo a sé, i suoi gemiti diventavano sempre più urgenti, più alti. Le mie mani percorrevano il suo corpo, i suoi piccoli seni si muovevano al ritmo dei nostri respiri affannosi, mentre la mia bocca cercava le sue labbra, prima con delicatezza, poi con foga, baciandola con la stessa intensità dei nostri corpi.
Ogni movimento ci portava più vicini al culmine, e mentre le sussurravo parole di passione e desiderio all'orecchio, sentivo le sue mani stringersi sempre più forte intorno a me, come se volesse trattenere quel momento per sempre. Gabriella iniziò a chiedere di più, a muoversi con una determinazione che non avevo mai visto prima. "Non fermarti, ti prego... di più, di più..." ansimava, la sua voce spezzata dal piacere.
I nostri corpi erano ormai sincronizzati in quel ritmo folle e travolgente, e sentivo che stava per arrivare. Gabriella iniziò a tremare, il suo respiro si fece irregolare, e con un ultimo gemito, esplose in un intenso orgasmo, il suo corpo che si contorceva sotto di me mentre ogni muscolo si contraeva in un'estasi travolgente.
La guardai, i suoi occhi verdi spalancati, ancora pieni di quella passione selvaggia, mentre il suo corpo tremava sotto il mio. Le sue mani si strinsero a me, come a volersi aggrappare a quell’istante di pura estasi, mentre io continuavo a muovermi, spingendola oltre ogni limite.
Restammo lì, abbracciati, i nostri corpi nudi incollati l’uno all’altro dal sudore. Gabriella si rannicchiava contro di me, il respiro ancora affannato, con un’espressione di totale estasi dipinta sul viso. Sembrava stremata e appagata, come se il mondo intero si fosse fermato in quel momento. Ma dentro di me, non riuscivo a provare la stessa sensazione di appagamento. Certo, era stato intenso e travolgente, ma non al punto di soddisfarmi completamente. Gabriella era bellissima, eppure non poteva darmi ciò che avevo trovato con sua madre. Paola, con la sua esperienza e quella carica proibita, mi offriva qualcosa di diverso, qualcosa che Gabriella non poteva nemmeno avvicinarsi a replicare.
Sospirai, cercando di mettere da parte quei pensieri mentre le accarezzavo dolcemente i capelli ricci e corti. La guardai negli occhi, verdi e luminosi, e le sorrisi. “È stato fantastico,” le sussurrai, baciandole le labbra sottili con delicatezza. Lei sorrise, arrossendo leggermente, evidentemente felice di sentire quelle parole.
Poi, senza dire altro, ci alzammo e ci dirigemmo verso il bagno. I nostri corpi ancora caldi e scossi dalla passione, ma era chiaro che dovevamo rimetterci in sesto. Sotto l’acqua tiepida della doccia, cercai di concentrarmi sul momento, ma i pensieri tornarono inevitabilmente a Paola e a ciò che avevamo vissuto insieme.
Mentre accompagnavo Gabriella a casa, ci scambiammo qualche sorriso e qualche parola dolce, ma nella mia mente c’era già qualcos’altro. Una volta tornato a casa, non resistetti a mandare un messaggio a Paola.
**Io**: "Stanotte ho pensato solo a te… ti sarebbe piaciuto vedermi?”
**Paola**: "E in che condizioni mi avresti voluto vedere, allora?”
**Io**: "Con quel vestito che avevi l’altra sera… non dimentico cosa c’era sotto."
**Paola**: "Vediamo se te lo ricordi bene la prossima volta. Potrei farti aspettare, però.”
**Io**: "Non sarò paziente…”
**Paola**: "Allora, vieni a ricordarmelo. So quanto ti piace provocare.”
Dopo qualche altro messaggio pieno di allusioni e promesse, ci salutammo, ed ero già in attesa di rivederla. La mattina dopo, però, i pensieri tornarono su quanto accaduto con Gabriella. Mi era sembrato tutto così impulsivo e, a dire il vero, sapevo di non provare niente di più che una semplice attrazione fisica verso di lei. Non era ciò che mi scuoteva, non come faceva sua madre.
Decisi di uscire per schiarirmi le idee e, senza pensarci troppo, mi diressi verso la scuola. Sapevo che Paola sarebbe stata nel suo ufficio, e forse la sola idea di sfiorare il rischio di farmi sorprendere mi avrebbe dato quella scarica di cui avevo bisogno.
Quando entrai nell’ufficio di Paola, lei era dietro alla sua scrivania, concentrata su alcuni documenti. Alzò lo sguardo appena mi vide e arricciò le labbra, sorpresa.
Paola: "Non dovresti essere qui. Lo sai che non posso permettermi distrazioni…”
Io (avvicinandomi con un sorrisetto): "Distrazione? Io pensavo di essere una buona pausa… o sbaglio?”
Lei sospirò, cercando di mantenere la compostezza, ma i suoi occhi rivelavano già un accenno di quel desiderio che conoscevo bene. “Non fare lo spiritoso. Se qualcuno ti vedesse qui dentro…”
Mi avvicinai ancora, questa volta più deciso. Le afferrai il polso, accarezzandole la pelle delicata, mentre con l’altra mano mi appoggiavo alla scrivania. "E chi potrebbe vedermi? Nessuno passa mai di qua senza bussare. E tu sai quanto mi piace sfidare le regole…”
Le sue guance si tinsero di rosso. Fece per alzarsi, ma la mia mano scivolò su quella sua curva perfetta della vita, trattenendola appena. “Dovresti andare…” mormorò, ma la sua voce era già meno sicura.
Mi chinai vicino al suo orecchio. “Davvero vuoi che vada via?” sussurrai, sfiorando il collo con le labbra. Sentii la sua pelle fremere, e il respiro di Paola si fece più profondo. "Perché mi sembra che tu stia aspettando tutt’altro…”
Le nostre labbra si incontrarono, e il bacio che ne seguì era carico di quella tensione che avevamo trattenuto fin troppo. Le mani di Paola si avventurarono sul mio petto, mentre io scivolavo giù verso la sua schiena, stringendola a me con dolce foga.
Quando finalmente ci staccammo, mi guardò negli occhi, sospirando. “Sei davvero impossibile,” disse con un sorriso appena accennato, prima di abbassare lo sguardo. “Questo weekend, andrò alla casa al mare… Sai, devo ‘sistemare’ alcune cose, e… sarò sola.”
“Potrei aiutarti a sistemare…” risposi con un tono malizioso.
Lei sorrise, mordendosi leggermente il labbro. “Solo se prometti di comportarti bene… o almeno, di provarci.”
“Non prometto niente,” le dissi, trattenendo a fatica la voglia di baciarla ancora, “ma sarò lì. E ti assicuro che sarà un weekend indimenticabile.”
Mentre ci fissavamo, Paola sollevò un sopracciglio, studiandomi con attenzione. “Hai un’aria strana, sai?” disse, piegando la testa di lato e accarezzandomi il braccio. “Hai combinato qualcosa in questi giorni, vero?”
Sorrisi, cercando di sviare. “Strana? Come sarebbe a dire?” provai a rispondere, ma lei mi conosceva troppo bene per farsi ingannare.
Paola rise, affondando lo sguardo nei miei occhi. “Non fare lo sciocco. Qualcuno ha occupato il mio posto, mentre ero impegnata?” aggiunse, mordendosi il labbro con fare divertito. “Suvvia, non sono gelosa… solo curiosa.”
Mi lasciai sfuggire una risata. “Davvero? Non sei gelosa?”
“Tesoro,” replicò con un sorriso carico di malizia, stringendomi il braccio, “dovresti sapere che sono una donna matura. Ma, forse… potresti raccontarmi qualcosa. Tanto per curiosità…”
La guardai, cercando le parole. “Beh, ecco…” confessai alla fine, cercando di non svelare troppo, “ci sono stati… degli incontri. Ma niente di importante.”
Paola rise, apparentemente divertita, poi si avvicinò a me, il suo volto a pochi centimetri dal mio. “Dai, ora devi raccontarmi qualcosa di più…” mormorò, con quel tono quasi ammaliante, sfiorandomi il viso. “Chi era? Com’è stato?”
“Curiosa, eh?” risposi, giocando con una ciocca dei suoi capelli.
“Oh, tantissimo,” sussurrò lei, baciandomi piano, poi si allontanò appena. “Ma solo perché so che, alla fine, non sarà mai come con me…”
Mi avvicinai lentamente, il mio volto a pochi centimetri dal suo, sentendo il calore che emanava. “Vuoi proprio sapere se è stata in grado di farmi dimenticare di te, eh?” sussurrai, quasi sfidandola.
Paola inclinò la testa, un sorriso malizioso disegnato sulle labbra. “Sì... voglio sapere se le sue mani hanno saputo esplorarti come so fare io. Se le sue labbra ti hanno fatto sentire quello che solo io riesco a farti provare.” La sua voce si era fatta bassa, quasi un sussurro, mentre mi scrutava con una tensione palpabile.
Le risposi piano, cercando le parole. “Con lei... è stato diverso.” Feci una pausa, cercando di misurare ogni parola, ben attento a non lasciar trapelare nulla che potesse rivelare troppo. “Era come… un brivido, qualcosa di curioso, ma nulla che potesse avvicinarsi a ciò che sento quando sono con te.”
Paola parve soddisfatta di quella risposta, ma non mollò la presa. “Dimmi... com’era quando l’hai avuta tra le mani? Era impaziente, o timida? Hai dovuto guidarla, o ha saputo darti quello che cercavi?” Le sue domande erano quasi un invito a rivivere ogni dettaglio.
La guardai negli occhi e sorrisi di nuovo. “Immagina qualcuno che cerca di stupirti, di impressionarti, ma che alla fine… non può competere con chi sa già tutto di me.”
Paola mi fissò intensamente, un luccichio pericoloso e intrigante nei suoi occhi. Si avvicinò, sussurrando in un tono lento e seducente. “Sai,” disse, tracciando un dito sul mio petto, “mi chiedevo come sarebbe vedere te... e lei, insieme. Chissà… potrebbe imparare qualcosa se tu glielo insegnassi sotto il mio sguardo.”
Rimasi senza parole, colpito dall'audacia della sua proposta. Sentivo il sangue pulsarmi nelle vene, l'eccitazione mescolata al brivido proibito dell’idea. Paola sembrava leggerlo sul mio viso e sorrise, lasciando cadere il suo dito fino alla cintura dei miei pantaloni.
“Non dirmi che ti spaventa un po' di competizione… o un piccolo segreto.”
Gabriella ansimava leggermente, il suo respiro era interrotto dal piacere e dal nervosismo. La sua inesperienza traspariva nei movimenti, ma la passione che stava bruciando tra di noi aveva cancellato ogni dubbio. Era lì, con la sua pelle che brillava alla luce della luna che filtrava dalle finestre, il viso dolce e pulito, i suoi grandi occhi verdi che riflettevano un mix di desiderio e innocenza. Le sue labbra sottili erano leggermente socchiuse, mentre il suo seno piccolo e sodo si muoveva dolcemente sotto di me, e il suo fondoschiena, teso sotto la mia pressione, sembrava urlare per essere posseduto.
Ma prima di arrivare a quel momento così intenso, la mia mente mi portò a ripensare a come tutto era iniziato.
Un flashback mi riportò a quel pomeriggio, qualche settimana prima, quando Gabriella mi aveva chiesto un appuntamento. Mi trovai di fronte a lei, seduti in un caffè del centro. Non ci vedevamo da tanto, eppure sembrava che il tempo non fosse passato. C'era sempre stato un legame speciale tra noi due, una scintilla che non si era mai completamente spenta. Gabriella, con il suo viso delicato, aveva ancora quell’innocenza che mi aveva sempre attratto, ma allo stesso tempo c'era una nuova consapevolezza nel suo sguardo, un desiderio che non riusciva più a nascondere.
La conversazione tra noi era stata leggera, ma sotto la superficie c’era una tensione elettrica. Mi parlava del suo ultimo anno di scuola, dei suoi sogni, ma non potevo fare a meno di notare come il suo corpo si spostava nervosamente sulla sedia, come se stesse aspettando qualcosa di più da me. A un certo punto, mi guardò dritto negli occhi, i suoi occhi verdi brillavano di eccitazione, e con un sorriso accennato mi chiese di rivederci.
"Che ne dici di un appuntamento vero?" mi chiese, il tono leggermente tremante, ma la sua voce tradiva un'eccitazione nascosta.
Accettai senza esitazione, sapendo che quel fuoco che si era riacceso tra di noi non poteva essere ignorato. E così, tra battute leggere e piccoli sorrisi, quel primo incontro divenne il preludio a una passione che stava per esplodere.
Ma non c'era solo Gabriella nei miei pensieri. C’era anche Paola. In quei giorni, il nostro rapporto proibito continuava a crescere, a intrecciarsi tra momenti di follia e giochi sensuali. Tra una chat segreta e un incontro rubato, lei e io parlavamo spesso di fuggire, di avere un weekend solo per noi, lontano da occhi indiscreti. Ricordo che una volta, mentre eravamo seduti sul divano di casa sua, tra un bacio rubato e una risata soffocata, Paola si avvicinò al mio orecchio, sussurrandomi:
"Perché non ci prendiamo una pausa da tutto questo? Ho una casa al mare, potremmo andare lì per un weekend..."
La sua voce era un misto di sensualità e leggerezza, e io non potevo fare altro che accettare. L'idea di trascorrere un weekend intero solo con lei, lontano da ogni rischio, mi eccitava terribilmente. Giocavamo con il fuoco, e il rischio di essere scoperti rendeva tutto ancora più intenso.
Ma ora, di nuovo nella realtà, ero lì con Gabriella. Dopo quell’appuntamento il nostro rapporto aveva preso una piega inaspettata. Ci eravamo ritrovati nella mia stanza, e tra una parola e l’altra, la passione tra noi era esplosa come una bomba a orologeria.
Tornai a quel momento, il suo corpo tremante sotto il mio, i suoi capelli ricci tra le mie mani mentre la sua schiena si inarcava leggermente contro di me. Il mio respiro si fece più affannoso, il mio desiderio sempre più incontrollabile. Gabriella stava per perdere la sua verginità, e io non avrei più trattenuto nulla.
Il momento si fece ancora più intenso, il desiderio si era ormai impossessato di entrambi, e mentre mi avvicinavo a Gabriella da dietro, sentivo il suo corpo rispondere al mio, il suo respiro rapido e spezzato, come se ogni secondo d'attesa fosse un tormento dolce. La sua pelle nuda, così liscia e calda, era tesa sotto le mie mani, che si posavano con decisione sui suoi fianchi. La sua schiena si inarcava leggermente, il suo sedere sodo e perfetto si premeva contro di me, in attesa di quel momento in cui ci saremmo finalmente uniti.
Gabriella non disse nulla, ma il suo corpo parlava da solo. Il suo desiderio era evidente, e quando iniziai a muovermi contro di lei, sentii un gemito soffocato scivolare dalle sue labbra sottili. Ogni mio movimento era accolto da una risposta sempre più intensa, come se il piacere stesse crescendo in lei con ogni colpo. I suoi occhi verdi, pieni di eccitazione, erano chiusi, come se volesse vivere quel momento in totale abbandono.
Ma io volevo di più. Volevo guardarla negli occhi mentre ci lasciavamo andare insieme. Mi fermai per un istante, la girai dolcemente, le mie mani che scivolavano sui suoi fianchi e poi sul suo viso, sollevandolo per incontrare il mio sguardo. I suoi occhi verdi mi fissarono con una tale intensità che per un attimo tutto sembrò fermarsi. C'era una fame in quegli occhi, un desiderio che sembrava divorare tutto.
Gabriella non aspettava altro, e con un leggero movimento mi avvicinò di nuovo a sé, i suoi gemiti diventavano sempre più urgenti, più alti. Le mie mani percorrevano il suo corpo, i suoi piccoli seni si muovevano al ritmo dei nostri respiri affannosi, mentre la mia bocca cercava le sue labbra, prima con delicatezza, poi con foga, baciandola con la stessa intensità dei nostri corpi.
Ogni movimento ci portava più vicini al culmine, e mentre le sussurravo parole di passione e desiderio all'orecchio, sentivo le sue mani stringersi sempre più forte intorno a me, come se volesse trattenere quel momento per sempre. Gabriella iniziò a chiedere di più, a muoversi con una determinazione che non avevo mai visto prima. "Non fermarti, ti prego... di più, di più..." ansimava, la sua voce spezzata dal piacere.
I nostri corpi erano ormai sincronizzati in quel ritmo folle e travolgente, e sentivo che stava per arrivare. Gabriella iniziò a tremare, il suo respiro si fece irregolare, e con un ultimo gemito, esplose in un intenso orgasmo, il suo corpo che si contorceva sotto di me mentre ogni muscolo si contraeva in un'estasi travolgente.
La guardai, i suoi occhi verdi spalancati, ancora pieni di quella passione selvaggia, mentre il suo corpo tremava sotto il mio. Le sue mani si strinsero a me, come a volersi aggrappare a quell’istante di pura estasi, mentre io continuavo a muovermi, spingendola oltre ogni limite.
Restammo lì, abbracciati, i nostri corpi nudi incollati l’uno all’altro dal sudore. Gabriella si rannicchiava contro di me, il respiro ancora affannato, con un’espressione di totale estasi dipinta sul viso. Sembrava stremata e appagata, come se il mondo intero si fosse fermato in quel momento. Ma dentro di me, non riuscivo a provare la stessa sensazione di appagamento. Certo, era stato intenso e travolgente, ma non al punto di soddisfarmi completamente. Gabriella era bellissima, eppure non poteva darmi ciò che avevo trovato con sua madre. Paola, con la sua esperienza e quella carica proibita, mi offriva qualcosa di diverso, qualcosa che Gabriella non poteva nemmeno avvicinarsi a replicare.
Sospirai, cercando di mettere da parte quei pensieri mentre le accarezzavo dolcemente i capelli ricci e corti. La guardai negli occhi, verdi e luminosi, e le sorrisi. “È stato fantastico,” le sussurrai, baciandole le labbra sottili con delicatezza. Lei sorrise, arrossendo leggermente, evidentemente felice di sentire quelle parole.
Poi, senza dire altro, ci alzammo e ci dirigemmo verso il bagno. I nostri corpi ancora caldi e scossi dalla passione, ma era chiaro che dovevamo rimetterci in sesto. Sotto l’acqua tiepida della doccia, cercai di concentrarmi sul momento, ma i pensieri tornarono inevitabilmente a Paola e a ciò che avevamo vissuto insieme.
Mentre accompagnavo Gabriella a casa, ci scambiammo qualche sorriso e qualche parola dolce, ma nella mia mente c’era già qualcos’altro. Una volta tornato a casa, non resistetti a mandare un messaggio a Paola.
**Io**: "Stanotte ho pensato solo a te… ti sarebbe piaciuto vedermi?”
**Paola**: "E in che condizioni mi avresti voluto vedere, allora?”
**Io**: "Con quel vestito che avevi l’altra sera… non dimentico cosa c’era sotto."
**Paola**: "Vediamo se te lo ricordi bene la prossima volta. Potrei farti aspettare, però.”
**Io**: "Non sarò paziente…”
**Paola**: "Allora, vieni a ricordarmelo. So quanto ti piace provocare.”
Dopo qualche altro messaggio pieno di allusioni e promesse, ci salutammo, ed ero già in attesa di rivederla. La mattina dopo, però, i pensieri tornarono su quanto accaduto con Gabriella. Mi era sembrato tutto così impulsivo e, a dire il vero, sapevo di non provare niente di più che una semplice attrazione fisica verso di lei. Non era ciò che mi scuoteva, non come faceva sua madre.
Decisi di uscire per schiarirmi le idee e, senza pensarci troppo, mi diressi verso la scuola. Sapevo che Paola sarebbe stata nel suo ufficio, e forse la sola idea di sfiorare il rischio di farmi sorprendere mi avrebbe dato quella scarica di cui avevo bisogno.
Quando entrai nell’ufficio di Paola, lei era dietro alla sua scrivania, concentrata su alcuni documenti. Alzò lo sguardo appena mi vide e arricciò le labbra, sorpresa.
Paola: "Non dovresti essere qui. Lo sai che non posso permettermi distrazioni…”
Io (avvicinandomi con un sorrisetto): "Distrazione? Io pensavo di essere una buona pausa… o sbaglio?”
Lei sospirò, cercando di mantenere la compostezza, ma i suoi occhi rivelavano già un accenno di quel desiderio che conoscevo bene. “Non fare lo spiritoso. Se qualcuno ti vedesse qui dentro…”
Mi avvicinai ancora, questa volta più deciso. Le afferrai il polso, accarezzandole la pelle delicata, mentre con l’altra mano mi appoggiavo alla scrivania. "E chi potrebbe vedermi? Nessuno passa mai di qua senza bussare. E tu sai quanto mi piace sfidare le regole…”
Le sue guance si tinsero di rosso. Fece per alzarsi, ma la mia mano scivolò su quella sua curva perfetta della vita, trattenendola appena. “Dovresti andare…” mormorò, ma la sua voce era già meno sicura.
Mi chinai vicino al suo orecchio. “Davvero vuoi che vada via?” sussurrai, sfiorando il collo con le labbra. Sentii la sua pelle fremere, e il respiro di Paola si fece più profondo. "Perché mi sembra che tu stia aspettando tutt’altro…”
Le nostre labbra si incontrarono, e il bacio che ne seguì era carico di quella tensione che avevamo trattenuto fin troppo. Le mani di Paola si avventurarono sul mio petto, mentre io scivolavo giù verso la sua schiena, stringendola a me con dolce foga.
Quando finalmente ci staccammo, mi guardò negli occhi, sospirando. “Sei davvero impossibile,” disse con un sorriso appena accennato, prima di abbassare lo sguardo. “Questo weekend, andrò alla casa al mare… Sai, devo ‘sistemare’ alcune cose, e… sarò sola.”
“Potrei aiutarti a sistemare…” risposi con un tono malizioso.
Lei sorrise, mordendosi leggermente il labbro. “Solo se prometti di comportarti bene… o almeno, di provarci.”
“Non prometto niente,” le dissi, trattenendo a fatica la voglia di baciarla ancora, “ma sarò lì. E ti assicuro che sarà un weekend indimenticabile.”
Mentre ci fissavamo, Paola sollevò un sopracciglio, studiandomi con attenzione. “Hai un’aria strana, sai?” disse, piegando la testa di lato e accarezzandomi il braccio. “Hai combinato qualcosa in questi giorni, vero?”
Sorrisi, cercando di sviare. “Strana? Come sarebbe a dire?” provai a rispondere, ma lei mi conosceva troppo bene per farsi ingannare.
Paola rise, affondando lo sguardo nei miei occhi. “Non fare lo sciocco. Qualcuno ha occupato il mio posto, mentre ero impegnata?” aggiunse, mordendosi il labbro con fare divertito. “Suvvia, non sono gelosa… solo curiosa.”
Mi lasciai sfuggire una risata. “Davvero? Non sei gelosa?”
“Tesoro,” replicò con un sorriso carico di malizia, stringendomi il braccio, “dovresti sapere che sono una donna matura. Ma, forse… potresti raccontarmi qualcosa. Tanto per curiosità…”
La guardai, cercando le parole. “Beh, ecco…” confessai alla fine, cercando di non svelare troppo, “ci sono stati… degli incontri. Ma niente di importante.”
Paola rise, apparentemente divertita, poi si avvicinò a me, il suo volto a pochi centimetri dal mio. “Dai, ora devi raccontarmi qualcosa di più…” mormorò, con quel tono quasi ammaliante, sfiorandomi il viso. “Chi era? Com’è stato?”
“Curiosa, eh?” risposi, giocando con una ciocca dei suoi capelli.
“Oh, tantissimo,” sussurrò lei, baciandomi piano, poi si allontanò appena. “Ma solo perché so che, alla fine, non sarà mai come con me…”
Mi avvicinai lentamente, il mio volto a pochi centimetri dal suo, sentendo il calore che emanava. “Vuoi proprio sapere se è stata in grado di farmi dimenticare di te, eh?” sussurrai, quasi sfidandola.
Paola inclinò la testa, un sorriso malizioso disegnato sulle labbra. “Sì... voglio sapere se le sue mani hanno saputo esplorarti come so fare io. Se le sue labbra ti hanno fatto sentire quello che solo io riesco a farti provare.” La sua voce si era fatta bassa, quasi un sussurro, mentre mi scrutava con una tensione palpabile.
Le risposi piano, cercando le parole. “Con lei... è stato diverso.” Feci una pausa, cercando di misurare ogni parola, ben attento a non lasciar trapelare nulla che potesse rivelare troppo. “Era come… un brivido, qualcosa di curioso, ma nulla che potesse avvicinarsi a ciò che sento quando sono con te.”
Paola parve soddisfatta di quella risposta, ma non mollò la presa. “Dimmi... com’era quando l’hai avuta tra le mani? Era impaziente, o timida? Hai dovuto guidarla, o ha saputo darti quello che cercavi?” Le sue domande erano quasi un invito a rivivere ogni dettaglio.
La guardai negli occhi e sorrisi di nuovo. “Immagina qualcuno che cerca di stupirti, di impressionarti, ma che alla fine… non può competere con chi sa già tutto di me.”
Paola mi fissò intensamente, un luccichio pericoloso e intrigante nei suoi occhi. Si avvicinò, sussurrando in un tono lento e seducente. “Sai,” disse, tracciando un dito sul mio petto, “mi chiedevo come sarebbe vedere te... e lei, insieme. Chissà… potrebbe imparare qualcosa se tu glielo insegnassi sotto il mio sguardo.”
Rimasi senza parole, colpito dall'audacia della sua proposta. Sentivo il sangue pulsarmi nelle vene, l'eccitazione mescolata al brivido proibito dell’idea. Paola sembrava leggerlo sul mio viso e sorrise, lasciando cadere il suo dito fino alla cintura dei miei pantaloni.
“Non dirmi che ti spaventa un po' di competizione… o un piccolo segreto.”
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