L'arruolatore
di
Metrox
genere
pulp
Ero stato assegnato alla piazza di quella cittadina del profondo nord-est. Niente di che, però si vede che lì prometteva bene, se mi ci avevano spedito. Raramente si sbagliavano.
Il luogo si stava riempiendo, e tutti si radunavano davanti al palco che era stato montato davanti al Palazzo Municipale. Tantissimi giovani, qualche famiglia, molti curiosi, e anche qualche autorità cittadina, tutti impazienti che iniziasse il concerto di Petrus Diabhal e del suo gruppo punk-rock.
Vagai senza meta tutt'intorno alla piazza poi m'infilai sotto gli antichi portici, dove le voci rimbalzavano festose ed eccitate. Osservai i negozi, i bar, ma soprattutto la gente. Gruppi di ragazzi e ragazze che commentavano chissà che con un bicchierone di birra in mano, altri chiacchieravano stando appoggiati ai pilastri, altri ancora cercavano la postazione migliore per assistere al concerto.
Come me, del resto. Ma io lo sviluppo del concerto lo conoscevo benissimo, io cercavo solo la postazione ideale per potere eseguire il Compito.
Non appena fu notte, e quando la piazza fu piena zeppa di fans ormai sovraeccitati dal caldo, dalla birra e dall'attesa, Petrus apparve sul palco, in tutto lo splendore del suo mantello dorato e dei suoi occhi fiammeggianti.
La musica iniziò martellante, i bassi vibravano violenti nella pancia, e lungo la spina dorsale s'innestava lo stridore degli assoli di chitarra.
Mi posizionai sotto il portico, addossato ad un muro scrostato, immediatamente dietro alla mia prima scelta. Certo, avevo individuato diverse alternative, ma ero un professionista, non potevo rischiare.
Lei portava capelli corti, neri e lisci, ed aveva avuto in regalo un fisico di notevole bellezza. Indossava una minigonna jeans ed una maglietta bianca, molto scollata sulla schiena. Si dimenava sotto i colpi del ritmo indiavolato, molleggiando il corpo sulla punta dei piedi, battendo le mani a braccia alzate. Spesso cantava a squarciagola la canzone che il gruppo stava interpretando e, anche se non potevo vederle il volto, sapevo che le sue labbra erano umide e luccicanti.
Aspettai con pazienza il momento, continuando ad osservare il punto esatto tra le scapole, sotto il terzo nodo vertebrale, dove cresceva appena accennata una leggerissima peluria bionda che si separava impalpabilmente fino a scomparire verso le spalle.
Dopo un paio d’ore, secondo la scaletta che ben conoscevo, Petrus si denudò il petto, mandando in visibilio tutta la piazza. Sul palco piovvero reggiseni e mutandine , lanciate da adolescenti fuori controllo. In quel momento Petrus lanciò altissimo il suo urlo gutturale, e a seguire l'energia incalzante delle due batterie di percussioni si riversò magicamente sulla folla.
Tutto doveva avvenire durante quella canzone, che, per chi lo capiva, era l'inno al nostro Signore.
Afferrai i fianchi della ragazza e l'attirai con decisione verso di me. La folla spingeva, oscillava, lei non parve mostrare alcun gesto contrario, semplicemente continuava a sobbalzare e a battere le mani. Potevo sentire molto bene le sue natiche sfiorare il mio sesso con un massaggio continuo e sempre più pressante.
Infilai le mani sotto la gonna, rabbrividendo al contatto con la sua pelle liscia e accaldata, scostai il filo del perizoma fino a scoprire il suo solco più nascosto. Indugiai ad accarezzare le giovani cosce scalpitanti poi spostai le mani davanti per immergere le dita tra le grandi labbra.
Tutt'intorno era una bolgia infernale, il mio elemento, il mio mondo segreto. Quella massa di persone sovraeccitate premeva, i corpi sudati si toccavano e si respingevano, in un gioco eccitante in cui la musica era solo uno dei tanti aspetti.
Il suo corpo era completamente appoggiato al mio, potevo sentire l'odore acre del suo sudore e se avessi voluto avrei potuto agevolmente mordere la sua nuca, così bianca e invitante, e soprattutto così vicina, ma non era sensato espormi così tanto in quel momento.
La ragazza pareva frastornata, nonostante continuasse a battere le mani però chiaramente fuori tempo. Quando le mie dita s'insinuarono decise nella sua vagina, si bloccò del tutto. Fu solo un istante ma riconobbi sulle nocche delle vertebre della ragazza il colore rosato del sudore sanguigno. Avevo scelto bene, poche persone avevano quel dono.
Si voltò furiosa, rossa in viso e ansimante, pronta a urlare, lottare, svincolarsi. Guardò i miei capelli biondi, la chiara peluria rada sulle mie guance, e fissò gli occhi nei miei occhi blu. Ancora una volta assistetti al miracolo del passaggio del fluido del Male dai miei occhi ai suoi, poichè lei era predisposta ed io l'avevo ricononosciuta. Il suo ghigno iroso si distese, pur mantenendo un’espressione seria e all'erta.
Non avevo smesso un momento di sollecitare la sua fica con le dita, i suoi occhi, pur annegando nei miei, erano persi nel vuoto. Continuai fintanto che non udii trapelare tra i suoi denti il sibilo ansimante, vidi i suoi occhi dilatarsi e sulla bocca una smorfia scomposta, e sentii le unghie che si conficcavano con violenza nel mio braccio, mentre Petrus lanciava per l'ultima volta il suo urlo straziante.
La ragazza era nostra, il nostro Signore Al Diabhal sarebbe stato contento della nuova adepta, e sarebbe stato contento anche di me.
In fondo ero sempre il Migliore.
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