Confessione #2 – La mia prima volta con Stefania

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confessioni

Piccolo Disclaimer:

Questi racconti che fanno parte della serie Confessioni sono tratti dalle mie esperienze personali. Anche se possono sembrare banali, mi piace raccontare la mia esperienza sessuale, condividendo emozioni, incontri e scoperte che hanno segnato il mio percorso.

Era un freddo febbraio, uno di quei mesi in cui il vento taglia la pelle e il cielo sembra sempre grigio. Avevo da poco compiuto diciotto anni e, come tanti ragazzi della mia età, cercavo qualcosa. Qualcosa che non avevo mai provato, qualcosa che mi facesse sentire diverso, più grande, più uomo. Scorrevo con poca speranza su un’app di incontri, tra rifiuti e conversazioni morte sul nascere, fino a quando, inaspettatamente, mi scrisse lei.

Stefania.

Il suo profilo mi aveva colpito subito. Era più grande di me, venticinque anni, e bellissima. Bassina, un corpo formoso e pieno di curve, la pelle chiara e un viso dolce, con guance leggermente paffute che la rendevano incredibilmente seducente. Aveva lunghi capelli ricci, di un castano chiarissimo che sembrava illuminarsi nelle foto, occhi color miele e labbra carnose, perfette, che sembravano fatte per essere baciate. Ma quello che mi aveva davvero colpito era il suo modo di parlare: sicuro, deciso, intrigante.

Non era una ragazza qualunque. Fin dai primi messaggi mi fece sentire a mio agio, pur mantenendo un tono malizioso, che lasciava intendere senza mai svelare troppo. Parlavamo di tutto: musica, cinema, passioni, studi… Ma ben presto la conversazione prese una piega diversa. Stefania non aveva paura di dire ciò che voleva. Mi faceva domande dirette, osava con battute spinte, giocava con me come un gatto con un topo. Io, inesperto e timido, arrossivo perfino davanti allo schermo, ma dentro di me sentivo crescere qualcosa. Un desiderio che non avevo mai provato prima.

Dopo una settimana di messaggi, decidemmo di vederci. Non abitavamo troppo lontani, così fu lei a propormi di venirmi a prendere. Non avendo ancora la patente, accettai senza pensarci troppo. E così, il giorno dell’appuntamento, la vidi per la prima volta.

Quando arrivò con la sua macchina, scesi in strada con il cuore che batteva all’impazzata. Stefania era lì, seduta al volante, e quando abbassò il finestrino mi sorrise in un modo che mi fece tremare le gambe. Era vestita in modo casual: jeans attillati che abbracciavano le sue forme generose, un maglioncino morbido che lasciava intuire le curve del suo seno abbondante e un giubbotto leggero. Nessun trucco pesante, solo un velo di lucidalabbra che rendeva la sua bocca ancora più invitante.

Salii in macchina, cercando di non sembrare impacciato, ma lei se ne accorse subito. “Sei emozionato?” chiese con un sorrisetto divertito.

Annuii, sentendomi stupido.

Lei rise piano. “Tranquillo. Ti faccio divertire io.”

Andammo in un bar per un aperitivo. Parlammo tanto, come se ci conoscessimo da tempo, anche se ogni tanto mi perdevo nei suoi occhi e lei se ne accorgeva, divertita. La sua voce era calda, sicura. Ogni volta che si sporgeva per prendere il bicchiere, il suo décolleté si apriva leggermente, e io mi sforzavo di non fissarlo troppo.

Dopo un’ora, tornammo in macchina. Non sapevo bene cosa aspettarmi. Era stato un bel primo incontro, ma niente lasciava presagire quello che stava per accadere.

Appena chiusi la portiera, lei si voltò verso di me. Mi guardò un attimo, poi senza dire una parola si avvicinò e mi baciò.

Non un bacio dolce, timido, di quelli che avevo dato in passato. No. Stefania mi baciò con foga, affondando le labbra sulle mie, mordendole leggermente. Mi prese alla sprovvista, ma il calore della sua bocca, il suo respiro pesante contro il mio, fecero esplodere qualcosa dentro di me.

Sentii la sua mano sfiorarmi la coscia, poi salire con lentezza. Era sicura, decisa. Io ero paralizzato, il cuore mi batteva forte.

“Puoi toccarmi, sai?” sussurrò contro le mie labbra, prendendomi la mano e guidandola sul suo fianco.

Ero inesperto, impacciato. Ma il suo corpo morbido sotto le mie dita mi mandò in tilt. Con delicatezza, mi spinse a esplorarla, lasciandomi sentire ogni curva, ogni centimetro della sua pelle sotto il maglione.

Mi sentivo come un naufrago travolto da un’onda gigantesca. Lei era il mare in tempesta, e io non volevo più tornare a riva.

Ero completamente in balia di Stefania, ma proprio quando il fuoco stava per divampare, la realtà ci riportò indietro. Il suo telefono squillò. Un impegno di lavoro, qualcosa di urgente. Con un sospiro, si staccò da me, sorridendomi con un’ombra di dispiacere negli occhi.

“Dannazione… dovrò lasciarti andare adesso,” sussurrò, mordendosi il labbro. “Ma non pensare che sia finita qui.”

Mi lasciò lì, nel parcheggio, con il cuore che ancora batteva all’impazzata e il corpo in subbuglio. Aveva acceso qualcosa dentro di me e ora mi lasciava in sospeso, con la mente e il desiderio concentrati solo su di lei.

Nei giorni successivi, il gioco non si fermò. Anzi, si fece ancora più intenso. Stefania adorava provocarmi. Continuava a scrivermi, a stuzzicarmi con messaggi sempre più audaci, a giocare con le parole e con la mia immaginazione.

Poi arrivarono le foto.

Non erano mai volgari, non lo faceva per sembrare esplicita. No, Stefania era una maestra della seduzione. Mi mandava scatti studiati con attenzione: un dettaglio del suo décolleté mentre si sistemava la camicetta, un selfie in bagno con il labbro inferiore tra i denti, lo sguardo languido e un accappatoio che scivolava leggermente sulle spalle, lasciando intravedere le curve del suo seno abbondante. Oppure le sue cosce nude incrociate, con un messaggio malizioso: “Questa è la vista che avresti avuto oggi, se fossi stato più audace l’altra sera.”

Era una tortura dolcissima. Mi faceva impazzire, mi faceva desiderarla ancora di più.

E poi arrivò il gran giorno.

Ci eravamo dati appuntamento per una “cena”. Nessuno dei due, però, aveva davvero intenzione di mangiare.

Quando venne a prendermi, era ancora più bella della prima volta. Jeans attillati che avvolgevano perfettamente il suo fondoschiena generoso, una maglietta scollata che metteva in risalto il suo seno morbido e abbondante, una giacca di pelle che la faceva sembrare ancora più sicura di sé. I suoi ricci erano sciolti, spettinati quel tanto che bastava per renderla selvaggia.

Andammo a bere qualcosa, e lì iniziò il gioco. Seduta accanto a me al bancone, Stefania si avvicinava sempre di più, il suo braccio sfiorava il mio, le sue dita giocherellavano con il bordo del bicchiere, mentre mi guardava con quel sorriso che ormai conoscevo bene.

“Sei sempre così timido?” mi sussurrò a un certo punto, avvicinando le labbra al mio orecchio. “O è perché ti sto facendo effetto?”

Non mi lasciò nemmeno il tempo di rispondere. La sua mano scivolò sulla mia coscia sotto il tavolo, un tocco leggero, appena accennato, ma bastò per farmi sussultare.

L’aria era carica di tensione. Il tempo sembrava rallentare, ogni gesto, ogni parola era una provocazione. Ero completamente sotto il suo incantesimo.

Quando uscimmo dal locale, non c’era più alcun dubbio su come sarebbe finita la serata.

Ci ritrovammo in un parcheggio isolato, dietro la sua macchina. Il freddo della notte contrastava con il calore che sentivo dentro. Non ci fu bisogno di parole.

Appena ci fermammo, Stefania si voltò verso di me con un sorriso predatorio.

“Non hai idea di quanto ti abbia aspettato…”

E mi saltò addosso.

Mi spinse contro la carrozzeria, le sue mani affondarono tra i miei capelli mentre le sue labbra si schiantarono sulle mie. Il bacio era aggressivo, affamato, diverso da quello della prima volta. La sua lingua cercava la mia con prepotenza, le sue mani si muovevano sul mio corpo, esplorandomi senza esitazioni.

Mi toccava, mi stuzzicava, mentre il suo fondoschiena morbido si strofinava contro di me, facendomi perdere il controllo.

Non c’era più alcuna incertezza, alcuna paura.

Quella notte, sarebbe stata mia maestra.

Eravamo avvolti nel buio del parcheggio, l’unica luce era quella fioca dei lampioni lontani, abbastanza per illuminare i contorni del suo corpo perfetto. Stefania era a cavalcioni su di me, la sua pelle calda contro la mia, il suo respiro pesante e carico di desiderio.

I vestiti giacevano sparsi accanto alla macchina, dimenticati nella fretta del momento. Lei si muoveva sopra di me con sicurezza, le sue labbra si intrecciavano alle mie in un bacio profondo, un continuo scambio di fiato e desiderio. Il suo sapore era dolce, le sue mani ferme sulla mia nuca mentre mi stringeva a sé.

Ma il mio sguardo cadeva sempre più in basso.

Il suo seno enorme sfiorava il mio petto, morbido e invitante, una tentazione impossibile da ignorare. Lei lo sapeva.

“Ti piace, vero?” sussurrò con un sorriso malizioso, mordendosi il labbro.

Non aspettai altro. L’attirai a me e affondai il viso tra le sue curve, assaporando la sua pelle calda. La mia bocca esplorava con avidità, le mie mani ne seguivano la forma, stringendo con dolce fermezza. Sentivo i suoi sospiri intensificarsi, le sue dita stringere i miei capelli mentre mi incitava a continuare. Il suo corpo si muoveva leggermente, i suoi fianchi si strusciavano piano, mentre il suo respiro diventava sempre più irregolare.

Poi, con un gesto deciso, si staccò leggermente da me, guardandomi con quegli occhi caldi e accesi.

“Bravo…” mormorò, accarezzandomi il viso. Poi, con un sorriso provocante, si sollevò leggermente sulle ginocchia, guidando la mia testa più in basso.

“Ma ora voglio di più.”

Le sue mani mi spinsero dolcemente, conducendomi tra le sue cosce che accolsero il mio viso, invitandomi a farla impazzire. Non avevo tanta esperienza, ero incerto, ma lei sapeva esattamente cosa fare. Mi spiegava, mi guidava, mi diceva cosa le piaceva, e io, preso dalla passione, la seguii senza esitare.

I suoi gemiti si fecero sempre più profondi, le sue mani scivolarono lungo la mia nuca, tenendomi stretto contro di lei mentre il suo corpo si lasciava andare completamente. La sentivo fremere, la sentivo vibrare, e sapevo che stavo facendo la cosa giusta.

Era un’esperienza travolgente. Lei mi stava insegnando, mi stava formando, e in quel momento mi sentii come se stessi davvero diventando un uomo.

E quella era solo l’inizio della notte.

Stefania era sopra di me, il suo corpo caldo premuto contro il mio, il respiro ancora spezzato dai brividi che le avevo regalato. Sentivo le sue mani scivolare lungo il mio petto, le sue labbra umide mordermi il collo mentre le sue dita, lente e provocanti, iniziavano a esplorarmi.

Mi sfiorava con una delicatezza torturante, un tocco leggero che mi faceva impazzire. Poi, con un sorriso malizioso, scese più in basso.

“Adesso tocca a te,” sussurrò, e prima che potessi anche solo rispondere, la sentii stringermi tra le dita.

Il suo tocco era sicuro, deciso, esperto. Iniziò a muoversi con un ritmo perfetto, alternando carezze lente e serrate, giocando con il mio respiro, con il mio piacere, tenendomi sospeso tra l’agonia e l’estasi. E poi… la sua bocca.

Calda, morbida, umida.

Un calore avvolgente che mi fece sussultare, mentre la sentivo esplorarmi senza esitazione, con una maestria che mi lasciò senza fiato. Non avevo mai provato niente di simile. Le mie mani le scivolarono tra i riccioli, stringendoli piano mentre il piacere mi annebbiava la mente. Stefania sapeva esattamente cosa fare, sapeva come muoversi, sapeva come portarmi sull’orlo della follia.

“Ti piace, eh?” mormorò, leccandosi lentamente le labbra mentre mi guardava con quegli occhi luminosi.

Annuii senza fiato, il cuore che batteva all’impazzata. Ma Stefania era ormai troppo eccitata per continuare a giocare.

Si sollevò su di me, si mordicchiò il labbro inferiore con un sorriso malizioso, e con un gesto sicuro si posizionò sopra di me.

Un attimo dopo la sentii accogliermi completamente.

Era calda, stretta, perfetta. Il suo corpo si adattava al mio come se fosse stato fatto per quello, e per un istante tutto si fermò. Il mio respiro si bloccò in gola, le mie mani scattarono sui suoi fianchi e la vidi sorridere, soddisfatta della mia espressione.

Poi iniziò a muoversi.

Lenta, sinuosa, con un’abilità che mi lasciò senza fiato. I suoi fianchi ondeggiavano con un ritmo ipnotico, i suoi gemiti si mescolavano ai miei mentre mi stringeva sempre più forte contro di sé. Mi baciava, mi mordicchiava le labbra, mentre io affondavo le mani nel suo seno morbido e perfetto, stringendolo tra le dita, adorando la sua consistenza.

La piccola Twingo rossa scricchiolava sotto di noi, il vetro appannato a nascondere il nostro mondo di piacere.

Era bellissimo.

Stefania mi stava insegnando, mi stava guidando, mi stava facendo provare sensazioni che non avrei mai immaginato. Era come se ogni suo movimento mi portasse un passo più vicino alla pazzia, come se ogni suo respiro fosse fatto per farmi perdere completamente il controllo.

E io, in quella notte fredda di febbraio, persi la mia innocenza tra le sue braccia.

Stefania aumentava il ritmo. I suoi movimenti diventavano più veloci, più profondi, più famelici. Il suo respiro si mescolava al mio, i suoi gemiti si facevano sempre più intensi, mentre il calore tra di noi saliva inesorabile. La tenevo stretta, le mani ancorate ai suoi fianchi morbidi, guidandola in quel vortice di piacere che stava per travolgerci entrambi.

“Sei perfetto…” sussurrò tra un bacio e l’altro, mordendomi il labbro, lasciando segni sulla mia pelle.

Era meravigliosa, sensuale, impetuosa. Sentivo il suo corpo fremere sopra di me, il suo seno ondeggiare ad ogni movimento, le sue dita aggrapparsi alla mia nuca, trascinandomi sempre più in profondità nella sua follia.

Poi, il momento di rottura.

Stefania si inarcò all’indietro, le sue unghie mi graffiarono il petto mentre un lungo gemito di piacere le sfuggì dalle labbra. Il suo corpo tremò, le gambe si strinsero intorno ai miei fianchi, il suo respiro si fece spezzato e irregolare mentre l’orgasmo la travolgeva con una forza incontenibile.

Fu la scintilla che fece esplodere anche me.

Il piacere mi avvolse come un’onda travolgente, un calore insostenibile che mi percorse la schiena, lasciandomi senza fiato, mentre affondavo il viso nel suo collo, stringendola con tutta la forza che avevo. Un ultimo, intenso spasmo ci scosse entrambi, fino a lasciarci sfiniti, accaldati, esausti.

Per qualche istante, rimanemmo lì, senza dire nulla, i nostri corpi ancora incollati l’uno all’altro, i cuori che battevano all’unisono.

Poi, piano, Stefania si staccò da me.

Mi guardò con un sorriso soddisfatto, si sistemò i riccioli sudati e mi diede un ultimo bacio sulle labbra prima di afferrare un pacchetto di fazzoletti dal cruscotto.

“Cavolo…” sussurrai, ancora senza fiato, passandomi una mano tra i capelli mentre ci davamo una ripulita alla meglio.

Stefania rise, con quella sua risata calda e piena di malizia. “Non male per la prima volta, vero?”

Scossi la testa, ridendo anch’io. “Sei stata incredibile.”

“Lo so.” Fece l’occhiolino, infilando la maglietta e ricomponendosi. Poi, con un sospiro, accese la macchina.

Rimanemmo ancora un po’ lì, in quell’angolo appartato, con il fiato che tornava regolare e il silenzio che si faceva più pesante.

Non ci saremmo più sentiti per un bel po’.

Ma sapevo, lo sentivo sulla pelle, che quella storia non era ancora finita.
scritto il
2025-02-10
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