Confessione #3 – San Lorenzo, alcol e una sconosciuta
di
Astronomo
genere
confessioni
La notte di San Lorenzo, quella delle stelle cadenti. Una notte calda, perfetta per stare in spiaggia con gli amici e godersi la brezza marina, tra risate, musica e alcol a fiumi. Avevamo portato da bere per un gruppo più grande, ma all’ultimo alcuni ci avevano dato buca. Per non sprecare tutto quell’alcol, un nostro conoscente aveva invitato due suoi amici, un ragazzo e una ragazza che non conoscevamo.
Quando arrivarono, lei non mi colpì subito. Forse perché ero già un po’ brillo, forse perché ero più concentrato sulla serata che sulle nuove conoscenze. Ma col passare delle ore, complice il rumore delle onde, il cielo stellato e i drink che scorrevano senza sosta, cominciai a notarla.
Era bassina, con la pelle chiara che, sotto la luce della luna, sembrava quasi brillare. Il suo viso era un mix perfetto di dolcezza e sensualità: lunghi capelli neri e lisci scivolavano sulle sue spalle, incorniciando il suo volto con eleganza naturale. Le sue labbra carnose sembravano sempre leggermente socchiuse, come se nascondessero un segreto, mentre i suoi occhi grandi e scuri avevano un’intensità ipnotica, capace di passare da uno sguardo ingenuo a uno malizioso in un istante.
Era formosa al punto giusto, con un fondoschiena rotondo e sodo che spiccava in ogni movimento, e un seno abbondante e morbido che si muoveva leggermente a ogni suo passo. C’era qualcosa in lei, nel modo in cui si muoveva, nel suo sorriso appena accennato, che iniziò a farmi desiderare di avvicinarmi.
E da quel momento, la serata prese una piega inaspettata.
Non ricordo quasi nulla di lei, a stento il nome. Forse non l’ho nemmeno mai saputo. Era una di quelle notti che scorrono come un sogno sfocato, in cui il tempo sembra piegarsi e tutto accade senza un vero perché. Io ero in un periodo strano della mia vita, uno di quelli in cui la solitudine pesa anche in mezzo alla folla. E forse per questo, o forse solo per l’alcol che mi scorreva nelle vene, lo feci.
Fu un gesto istintivo, improvviso. Stavamo per andarcene tutti, ubriachi e barcollanti sulla sabbia, quando la guardai e senza pensarci troppo la baciai. Un gioco? Una provocazione? Non lo so. Ma lei non si tirò indietro, anzi. Ci stette, e anzi mi afferrò subito, come se aspettasse solo che qualcuno accendesse la miccia.
Intorno a noi gli altri si stavano salutando, si avviavano verso le macchine, ridevano ancora per l’assurdità della scena. Io, invece, ero lì, steso sulla sabbia, con quella ragazza sconosciuta che mi stringeva tra le sue gambe, le sue mani scivolavano sulla mia schiena, le unghie lunghe e affilate lasciavano segni che avrei sentito bruciare il giorno dopo.
La sua bocca sapeva di alcol e sale, i nostri respiri erano veloci, il suo corpo si muoveva con sicurezza contro il mio. E in quel momento, in quella notte calda e ubriaca, il resto del mondo smise di esistere.
La spiaggia era ormai deserta. Il brusio delle voci si era spento, i nostri amici erano svaniti nella notte, lasciandoci soli, ubriachi, bagnati e divertiti. Il rumore del mare riempiva il silenzio, un sottofondo perfetto per quella follia estiva che stava prendendo forma sotto il cielo di San Lorenzo.
Non ricordo esattamente come sia successo. Forse un altro bacio, forse una sua risata sussurrata contro il mio collo, o forse solo la naturale conseguenza di un gioco che stava diventando sempre più audace. So solo che a un certo punto le sue mani scivolarono sul mio costume, lo abbassarono senza esitazione, e prima che potessi davvero rendermene conto, lei era lì, davanti a me, tra le mie gambe.
Le sue labbra carnose si mossero lente, lasciando scie di calore sulla mia pelle. I suoi capelli lunghi e neri scivolavano morbidi sulle mie cosce, mentre il suo sguardo, oscuro e seducente, si sollevava appena per incontrare il mio. Il suo tocco era esperto, i suoi movimenti fluidi, ipnotici. Ogni gesto era un colpo alla mia lucidità già vacillante, un’ondata di piacere che mi faceva sprofondare sempre di più in quel momento irreale.
Ero steso sulla sabbia, le mani affondate nei suoi capelli, la testa leggera per l’alcol e per il piacere che mi stava regalando. La notte ci avvolgeva, le stelle cadevano nel cielo e il mondo intero sembrava essersi ridotto a quel punto preciso, a lei, a me, al mare che si infrangeva lento a pochi passi da noi.
Preso dalla situazione, la feci spostare delicatamente, invertendo le posizioni. Ora era lei sotto di me, il suo corpo morbido e caldo che si fondeva con la sabbia ancora tiepida della giornata appena trascorsa. Il suo respiro era pesante, il petto si alzava e abbassava con una sensualità naturale, mentre le sue mani affondavano nelle mie spalle, quasi a incitarmi a continuare.
Il suo costume era fradicio, aderente alla pelle come una seconda pelle trasparente. Con movimenti lenti e famelici, iniziai a baciarle il collo, scendendo sempre più giù, lasciando tracce umide lungo la sua clavicola, fino a raggiungere il suo seno, che finalmente liberai da quel tessuto ormai inutile. Le mie labbra si chiusero attorno a lei, mentre il suo corpo si inarcava leggermente sotto il mio, il piacere che cresceva in ogni respiro trattenuto, in ogni piccolo gemito soffocato.
La spiaggia era isolata, e per quanto il pensiero di essere scoperti fosse eccitante, sapevo che lì, in quel momento, il mondo apparteneva solo a noi due. Ritrovata un po’ di lucidità, non volevo perdere quell’occasione. Con un gesto deciso, spostai leggermente il suo costume bagnato e mi avvicinai di più a lei, sentendo il suo corpo accogliermi in un abbraccio bollente, mentre un sussurro tremante le sfuggiva dalle labbra.
I nostri movimenti erano inizialmente lenti, quasi a voler prolungare quel piacere il più possibile. Le sue unghie affilate mi graffiavano la schiena, il respiro accelerava, la tensione cresceva. La notte ci avvolgeva completamente, e in quel momento non esisteva più nulla, se non il ritmo crescente dei nostri corpi, il suono delle onde e il piacere che si accendeva sempre di più, fino a consumarci del tutto.
I gemiti riempivano quel silenzio irreale, spezzato solo dal rumore delle onde che si infrangevano a pochi metri da noi. Il piacere ci avvolgeva completamente, in un vortice di respiri affannati e corpi che si muovevano all’unisono. Le mie mani stringevano il suo seno morbido, accarezzandolo con foga, mentre il suo viso si contorceva di piacere, illuminato appena dal chiarore lunare.
Era tutto perfetto e confuso allo stesso tempo, un momento sospeso tra desiderio e follia, tra l’alcol che annebbiava i pensieri e il fuoco che bruciava sotto pelle. Ogni movimento, ogni respiro, ogni sussulto ci spingeva sempre più in alto, fino a quando sentii il piacere travolgermi del tutto. Un ultimo gemito soffocato, poi il rilascio sulla sua pelle calda, mentre il suo respiro si mescolava al mio.
Dopo, il tempo sembrò scorrere in modo strano, come se fossimo ancora persi in quella notte. Ci rivestimmo in fretta, i vestiti umidi e la sabbia che si incollava alla pelle. La accompagnai a casa, senza dire troppo, senza promesse. Lei provò a ricontattarmi nei giorni seguenti—aveva trovato il mio Instagram—ma io non risposi mai. Non mi interessava. Quella notte era stata solo una scintilla che si era accesa e spenta nel giro di poche ore.
E così, come una stella cadente, la sua presenza nella mia vita si dissolse nel nulla.
Quando arrivarono, lei non mi colpì subito. Forse perché ero già un po’ brillo, forse perché ero più concentrato sulla serata che sulle nuove conoscenze. Ma col passare delle ore, complice il rumore delle onde, il cielo stellato e i drink che scorrevano senza sosta, cominciai a notarla.
Era bassina, con la pelle chiara che, sotto la luce della luna, sembrava quasi brillare. Il suo viso era un mix perfetto di dolcezza e sensualità: lunghi capelli neri e lisci scivolavano sulle sue spalle, incorniciando il suo volto con eleganza naturale. Le sue labbra carnose sembravano sempre leggermente socchiuse, come se nascondessero un segreto, mentre i suoi occhi grandi e scuri avevano un’intensità ipnotica, capace di passare da uno sguardo ingenuo a uno malizioso in un istante.
Era formosa al punto giusto, con un fondoschiena rotondo e sodo che spiccava in ogni movimento, e un seno abbondante e morbido che si muoveva leggermente a ogni suo passo. C’era qualcosa in lei, nel modo in cui si muoveva, nel suo sorriso appena accennato, che iniziò a farmi desiderare di avvicinarmi.
E da quel momento, la serata prese una piega inaspettata.
Non ricordo quasi nulla di lei, a stento il nome. Forse non l’ho nemmeno mai saputo. Era una di quelle notti che scorrono come un sogno sfocato, in cui il tempo sembra piegarsi e tutto accade senza un vero perché. Io ero in un periodo strano della mia vita, uno di quelli in cui la solitudine pesa anche in mezzo alla folla. E forse per questo, o forse solo per l’alcol che mi scorreva nelle vene, lo feci.
Fu un gesto istintivo, improvviso. Stavamo per andarcene tutti, ubriachi e barcollanti sulla sabbia, quando la guardai e senza pensarci troppo la baciai. Un gioco? Una provocazione? Non lo so. Ma lei non si tirò indietro, anzi. Ci stette, e anzi mi afferrò subito, come se aspettasse solo che qualcuno accendesse la miccia.
Intorno a noi gli altri si stavano salutando, si avviavano verso le macchine, ridevano ancora per l’assurdità della scena. Io, invece, ero lì, steso sulla sabbia, con quella ragazza sconosciuta che mi stringeva tra le sue gambe, le sue mani scivolavano sulla mia schiena, le unghie lunghe e affilate lasciavano segni che avrei sentito bruciare il giorno dopo.
La sua bocca sapeva di alcol e sale, i nostri respiri erano veloci, il suo corpo si muoveva con sicurezza contro il mio. E in quel momento, in quella notte calda e ubriaca, il resto del mondo smise di esistere.
La spiaggia era ormai deserta. Il brusio delle voci si era spento, i nostri amici erano svaniti nella notte, lasciandoci soli, ubriachi, bagnati e divertiti. Il rumore del mare riempiva il silenzio, un sottofondo perfetto per quella follia estiva che stava prendendo forma sotto il cielo di San Lorenzo.
Non ricordo esattamente come sia successo. Forse un altro bacio, forse una sua risata sussurrata contro il mio collo, o forse solo la naturale conseguenza di un gioco che stava diventando sempre più audace. So solo che a un certo punto le sue mani scivolarono sul mio costume, lo abbassarono senza esitazione, e prima che potessi davvero rendermene conto, lei era lì, davanti a me, tra le mie gambe.
Le sue labbra carnose si mossero lente, lasciando scie di calore sulla mia pelle. I suoi capelli lunghi e neri scivolavano morbidi sulle mie cosce, mentre il suo sguardo, oscuro e seducente, si sollevava appena per incontrare il mio. Il suo tocco era esperto, i suoi movimenti fluidi, ipnotici. Ogni gesto era un colpo alla mia lucidità già vacillante, un’ondata di piacere che mi faceva sprofondare sempre di più in quel momento irreale.
Ero steso sulla sabbia, le mani affondate nei suoi capelli, la testa leggera per l’alcol e per il piacere che mi stava regalando. La notte ci avvolgeva, le stelle cadevano nel cielo e il mondo intero sembrava essersi ridotto a quel punto preciso, a lei, a me, al mare che si infrangeva lento a pochi passi da noi.
Preso dalla situazione, la feci spostare delicatamente, invertendo le posizioni. Ora era lei sotto di me, il suo corpo morbido e caldo che si fondeva con la sabbia ancora tiepida della giornata appena trascorsa. Il suo respiro era pesante, il petto si alzava e abbassava con una sensualità naturale, mentre le sue mani affondavano nelle mie spalle, quasi a incitarmi a continuare.
Il suo costume era fradicio, aderente alla pelle come una seconda pelle trasparente. Con movimenti lenti e famelici, iniziai a baciarle il collo, scendendo sempre più giù, lasciando tracce umide lungo la sua clavicola, fino a raggiungere il suo seno, che finalmente liberai da quel tessuto ormai inutile. Le mie labbra si chiusero attorno a lei, mentre il suo corpo si inarcava leggermente sotto il mio, il piacere che cresceva in ogni respiro trattenuto, in ogni piccolo gemito soffocato.
La spiaggia era isolata, e per quanto il pensiero di essere scoperti fosse eccitante, sapevo che lì, in quel momento, il mondo apparteneva solo a noi due. Ritrovata un po’ di lucidità, non volevo perdere quell’occasione. Con un gesto deciso, spostai leggermente il suo costume bagnato e mi avvicinai di più a lei, sentendo il suo corpo accogliermi in un abbraccio bollente, mentre un sussurro tremante le sfuggiva dalle labbra.
I nostri movimenti erano inizialmente lenti, quasi a voler prolungare quel piacere il più possibile. Le sue unghie affilate mi graffiavano la schiena, il respiro accelerava, la tensione cresceva. La notte ci avvolgeva completamente, e in quel momento non esisteva più nulla, se non il ritmo crescente dei nostri corpi, il suono delle onde e il piacere che si accendeva sempre di più, fino a consumarci del tutto.
I gemiti riempivano quel silenzio irreale, spezzato solo dal rumore delle onde che si infrangevano a pochi metri da noi. Il piacere ci avvolgeva completamente, in un vortice di respiri affannati e corpi che si muovevano all’unisono. Le mie mani stringevano il suo seno morbido, accarezzandolo con foga, mentre il suo viso si contorceva di piacere, illuminato appena dal chiarore lunare.
Era tutto perfetto e confuso allo stesso tempo, un momento sospeso tra desiderio e follia, tra l’alcol che annebbiava i pensieri e il fuoco che bruciava sotto pelle. Ogni movimento, ogni respiro, ogni sussulto ci spingeva sempre più in alto, fino a quando sentii il piacere travolgermi del tutto. Un ultimo gemito soffocato, poi il rilascio sulla sua pelle calda, mentre il suo respiro si mescolava al mio.
Dopo, il tempo sembrò scorrere in modo strano, come se fossimo ancora persi in quella notte. Ci rivestimmo in fretta, i vestiti umidi e la sabbia che si incollava alla pelle. La accompagnai a casa, senza dire troppo, senza promesse. Lei provò a ricontattarmi nei giorni seguenti—aveva trovato il mio Instagram—ma io non risposi mai. Non mi interessava. Quella notte era stata solo una scintilla che si era accesa e spenta nel giro di poche ore.
E così, come una stella cadente, la sua presenza nella mia vita si dissolse nel nulla.
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