confessioni #1 - tradimento

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“Non so nemmeno da dove iniziare. Forse perché ammettere tutto questo mi costringe a guardarmi davvero per quello che sono diventato: uno che aveva tutto e che, per un attimo di puro istinto, ha rovinato ciò che di più bello aveva. Eppure, sento di doverlo raccontare, anche se non mi rende giustizia, anche se non potrà mai riparare il danno.

Io e Giulia stavamo insieme da quasi quattro anni. Era tutto quello che potevo desiderare in una ragazza: dolce, solare, presente. Mi conosceva come nessuno, mi capiva anche quando non dicevo nulla, e mi amava con una purezza che mi faceva sentire l’uomo più fortunato del mondo. Ogni momento con lei era una piccola felicità, dal modo in cui mi svegliava con un bacio alla sua risata, che sembrava sempre sciogliere qualsiasi tensione.

Il sesso con lei era altrettanto perfetto. C’era passione, c’era complicità, c’era un desiderio che non sembrava affievolirsi con il tempo. Non era solo una questione fisica: era un modo per sentirci più vicini, per fonderci in qualcosa di unico.

Eppure… non so come spiegarlo. Forse è la natura umana, quella tendenza a volere sempre di più anche quando hai già il meglio. E quel “di più” ha preso il volto di Alice, la sua migliore amica.

Alice era sempre stata presente nella nostra relazione, ma per me era solo uno sfondo. Non c’era nulla di strano nei suoi modi di fare con me, ma non potevo ignorare il contrasto tra lei e Giulia. Dove Giulia era dolcezza e tenerezza, Alice era pura intensità.

Era più bassa di Giulia, con la pelle chiara come la porcellana. Aveva un modo di vestire particolare, con quello stile un po’ goth che le donava un’aria misteriosa. I suoi occhi grandi e scuri sembravano leggerti dentro, e i capelli, lunghi e neri, scendevano in onde che incorniciavano il viso perfetto. Le labbra, carnose e a forma di cuore, avevano un modo strano di attirare la mia attenzione ogni volta che parlava. Le guance morbide, il viso dolce, erano un contrasto affascinante con la sicurezza provocante dei suoi movimenti.

E il suo corpo… era come se fosse stato disegnato per tentarti. Aveva un seno grosso e invitante, che sembrava incredibilmente morbido, e due gambe piene, ben proporzionate, che sostenevano un fondoschiena sodo, perfetto. Ogni volta che la vedevo camminare, era come se il mio cervello si spegnesse per un attimo. C’era qualcosa di magnetico in lei, qualcosa che non riuscivo a ignorare, anche quando avrei dovuto.

Non lo volevo ammettere, ma ogni volta che eravamo nella stessa stanza, sentivo un’energia strana, quasi pericolosa. Lei non faceva nulla di esplicito, ma c’era qualcosa nei suoi sguardi, nel modo in cui si muoveva quando sapeva che la stavo osservando, che mi faceva impazzire. E così, una sera, tutto è cambiato.”

“Io e Alice avevamo sempre avuto una grande complicità. Ridevamo e scherzavamo come due amici stretti, e credo che per Giulia fosse rassicurante sapere che andavamo così d’accordo. Ma sotto sotto, ogni volta che ridevamo insieme, c’era qualcosa che si muoveva dentro di me, qualcosa che cercavo di soffocare. Mi sorprendevo spesso a fissarla, a immaginare come sarebbe stato… spogliarla con gli occhi era diventato quasi un riflesso involontario. Ma ero bravo a nasconderlo. O almeno credevo di esserlo.

Quella sera è iniziato tutto. Giulia era in vacanza con la sua famiglia, e io ero rimasto in città. Era una di quelle serate estive in cui l’aria sembra vibrare di possibilità. Ero con un gruppo di amici in un ritrovo dove sapevo che sarebbero venuti anche altri ragazzi. Non mi aspettavo di trovarci Alice.

Quando l’ho vista, qualcosa in me si è acceso. Era vestita in modo semplice, ma tremendamente efficace: una gonna nera corta e una maglietta che lasciava intravedere la linea morbida del suo corpo. I capelli neri erano sciolti, e i suoi occhi scuri brillavano sotto le luci fioche della piazza. Mi salutò con un sorriso, quel sorriso che aveva sempre avuto il potere di farmi dimenticare chi ero e cosa stavo facendo.

Ci mettemmo a chiacchierare, come al solito. Eravamo circondati dai nostri gruppi di amici, ma sembrava che esistessimo solo noi due. Scherzavamo, ci punzecchiavamo, ed era come se la tensione che c’era sempre stata tra noi si fosse fatta più palpabile. Ad ogni risata, ad ogni sguardo, il mio cuore batteva più forte.

Poi arrivò il momento di andare. Lei disse che doveva tornare a casa, e io, senza pensarci troppo, mi proposi di accompagnarla. ‘Da amico’, avevo detto. E lei aveva accettato con un sorriso che mi fece capire che sapeva esattamente cosa stava succedendo.

Camminammo insieme per le vie semi-deserte della città. Le nostre voci risuonavano nell’aria tiepida, ma il silenzio che si insinuava tra una frase e l’altra era ancora più forte. Ogni passo che facevo accanto a lei mi sembrava portarmi sempre più vicino al limite di qualcosa che sapevo non avrei dovuto attraversare. Ma c’era un filo invisibile tra noi, una tensione che non riuscivo più a ignorare.”

“Come se niente fosse, ci fermammo a chiacchierare sotto il suo palazzo. Era tardi, ma la notte sembrava ancora viva, e Alice era lì, davanti a me, illuminata dalla luce calda del lampione. Ridevamo come due amici di vecchia data, buttando lì battute e ricordi condivisi, senza nessun apparente secondo fine. O almeno, era quello che cercavo di convincermi a credere.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, arrivarono quelle parole.
‘Sai, mia madre questa sera non c’è, sono sola. Perché non sali a prendere un caffè da me?’

Rimasi in silenzio per un attimo, sorpreso dalla sua proposta. Non era strano che ci fermassimo a parlare, non era nemmeno strano che mi invitasse su… eppure, il modo in cui lo disse, con quella leggerezza un po’ maliziosa, mi fece scattare qualcosa dentro.

Sorrisi, cercando di mantenere un’aria disinvolta. ‘Non voglio disturbarti, sarà tardi.’
Lei scrollò le spalle con noncuranza. ‘Ma figurati, tanto non dormo mai a quest’ora. Un caffè non ha mai ucciso nessuno.’

Sapevo che non avrei mai fatto niente con la migliore amica di Giulia. Giulia era la mia ragazza, la persona che amavo. Non c’era dubbio su questo. Ma il pensiero di salire… di stare con Alice, da solo, in quella casa vuota… Beh, sognare non era reato, no?

Annuii con un mezzo sorriso e accettai. Non ero così stupido da non rendermi conto del pericolo, ma mi dicevo che era innocuo. Un caffè, due chiacchiere, e poi sarei tornato a casa. Alice era solo una tentazione lontana, un pensiero proibito che non si sarebbe mai concretizzato. O almeno, era quello che mi ripetevo mentre salivo le scale dietro di lei.

Eppure, c’era un nodo nello stomaco che non volevo ammettere, una tensione elettrica che si faceva più forte a ogni passo. E lei, con quel modo di camminare così rilassato e sicuro, sembrava consapevole di tutto, come se sapesse esattamente dove stavamo andando, anche se io continuavo a dirmi che non c’era nulla da temere.”

“La porta si chiuse dietro di noi con un lieve scatto, e per un attimo il silenzio dell’appartamento sembrò avvolgerci completamente. Alice si muoveva con naturalezza, accendendo una piccola lampada nel salotto che gettava una luce calda e soffusa nella stanza. Mi fece cenno di accomodarmi sul divano, mentre lei si avviava verso la cucina per preparare quel famoso caffè.

Il suo appartamento era esattamente come mi aspettavo: piccolo ma curato, con un tocco personale che parlava di lei. Candele sparse qua e là, un vecchio vinile che girava senza emettere suono accanto a un giradischi, libri accatastati ovunque. Ma non era l’ambiente che mi catturava, era lei.

La guardavo muoversi con quella sua grazia naturale, i capelli neri che le ondeggiavano morbidi lungo la schiena. Indossava ancora quella gonna nera corta che, ad ogni passo, sembrava accarezzarle le cosce piene. Quando tornò con due tazze fumanti, il sorriso che mi rivolse era un po’ più rilassato, e forse… un po’ più malizioso.

‘Allora, come stai davvero?’ mi chiese, sedendosi accanto a me sul divano.
‘Bene,’ risposi, anche se non ero affatto sicuro fosse vero. Il mio cuore stava battendo troppo forte, e il modo in cui si era seduta, così vicina, non aiutava. Il profumo leggero che portava con sé sembrava insinuarsi nei miei sensi.

Ci mettemmo a parlare, come sempre, ma c’era qualcosa di diverso nell’aria. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano un po’ più a lungo del necessario. Le sue risate erano più basse, quasi un sussurro, e quando mi toccava la mano per sottolineare un punto o ridere di qualcosa, il contatto durava qualche secondo di troppo.

‘Non so come faccia Giulia a sopportarti,’ disse scherzando, e poi aggiunse con un tono più morbido: ‘Anche se non sei poi così male.’
La battuta mi fece sorridere, ma c’era qualcosa nel modo in cui lo aveva detto che mi fece abbassare lo sguardo per un momento.

Dopo un po’, mi accorsi che Alice aveva smesso di parlare. Alzai lo sguardo, e lei mi fissava con quegli occhi scuri e profondi, un sorriso che sembrava una sfida.
‘Ho bisogno di cambiarmi, questa roba è scomoda,’ disse all’improvviso, alzandosi dal divano con una calma disarmante. ‘Aspettami qui, torno subito.’

La guardai sparire nel corridoio, e il mio respiro si fece più pesante. Cercavo di convincermi che fosse tutto normale, che non c’era nulla di strano in quello che stava succedendo. Ma sapevo che stavo mentendo a me stesso.

Quando tornò, quasi mi mancò l’aria. Alice era lì, in piedi davanti a me, avvolta solo in un completo intimo di pizzo nero. Il reggiseno esaltava le curve del suo seno morbido, che sembrava quasi sfuggire da quel tessuto sottile, mentre le spalline sottili si poggiavano leggere sulle sue spalle. Le mutandine, anch’esse di pizzo, abbracciavano i fianchi pieni, lasciando intravedere il fondoschiena perfetto che avevo immaginato mille volte.

Rimasi a bocca aperta, incapace di dire o fare qualcosa. Lei sembrava divertirsi della mia reazione, inclinando leggermente la testa e sorridendo con quella sicurezza provocante che era sempre stata la sua arma più potente.
‘Cosa c’è? È solo pizzo, niente di che,’ disse, giocando con una spallina come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma i suoi occhi mi sfidavano apertamente, sapendo perfettamente l’effetto che mi stava facendo.

In quel momento, ogni pensiero di Giulia, di ciò che era giusto o sbagliato, sembrò scomparire. C’era solo lei, lì davanti a me, e una tensione che non poteva più essere ignorata.”

“Alice avanzò lentamente, i suoi passi misurati, ma ogni movimento sembrava riempire la stanza di tensione. Si fermò davanti a me, chinandosi leggermente, lasciando che il suo profumo mi avvolgesse. Le sue mani si posarono sui miei fianchi, delicate ma ferme, mentre il suo sorriso malizioso si trasformava in qualcosa di più intenso, più oscuro. Non disse nulla, non c’era bisogno. I suoi occhi mi comunicavano tutto: sapeva cosa volevo e sapeva che non potevo più trattenermi.

Prima che potessi rispondere o reagire, si mosse con disinvoltura. Salì sul divano, e in un attimo si trovò a cavalcioni su di me. La sensazione del suo corpo, caldo e morbido, premuto contro il mio mi tolse il respiro. Le sue gambe avvolgevano i miei fianchi, e il suo fondoschiena rotondo e sodo iniziò a muoversi con lentezza ipnotica, strusciandosi contro la mia virilità, che ormai pulsava di desiderio sotto il tessuto dei pantaloni.

Il primo contatto fu come un’esplosione. Le sue mani si posarono sul mio petto, afferrando con decisione la mia maglietta, e poi si abbassò verso di me. Le sue labbra catturarono le mie in un bacio aggressivo, quasi selvaggio. Non c’era dolcezza, solo una fame reciproca che ci stava divorando. Le nostre bocche si muovevano con urgenza, le lingue che si intrecciavano in un ballo frenetico, mentre il mio respiro si mescolava al suo.

Le sue mani scivolarono dai miei fianchi verso il basso, afferrandomi con forza, quasi a voler reclamare ogni parte di me. Le mie, invece, erano già al lavoro, esplorando il suo corpo con una frenesia che non potevo controllare. Passavano lungo la sua schiena, affondavano nei suoi fianchi e poi risalivano fino a sfiorare il tessuto sottile del reggiseno di pizzo che sembrava appena capace di contenere la morbidezza del suo seno.

Nel frattempo, Alice continuava a muoversi sopra di me. I suoi fianchi ondeggiavano con una maestria che mi faceva impazzire, il suo fondoschiena si premeva contro di me, strusciandosi con una lentezza esasperante che rendeva ogni movimento un tormento e un piacere allo stesso tempo. Ogni volta che si abbassava, un gemito basso sfuggiva dalle mie labbra, e lei sorrideva, come se sapesse esattamente quanto stava spingendo i miei limiti.

La stanza sembrava scomparire intorno a noi. Non c’era più niente, nessun pensiero, nessun rimorso. Di Giulia, neanche il ricordo. C’era solo il calore di Alice, il suo corpo che si muoveva sopra il mio, le sue labbra che tornavano a reclamare le mie, e quel desiderio che ci stava consumando entrambi.

‘Alice…’ sussurrai tra un bacio e l’altro, ma lei non mi lasciò finire. Mi zittì con un altro bacio, ancora più profondo, ancora più vorace. Le sue mani presero il controllo, spingendomi contro lo schienale del divano mentre i suoi fianchi aumentavano il ritmo, facendomi perdere ogni residuo di controllo che pensavo di avere. Ogni movimento del suo corpo era una sfida, ogni tocco era una promessa, e io non ero più in grado di resistere.”

“Le sue mani si posarono decise sulle mie spalle, e Alice mi guardò negli occhi con un’espressione carica di sfida e desiderio. Era completamente avvolta nella sua sensualità, consapevole del potere che aveva su di me, e non avevo nemmeno la forza di fingere di oppormi. Le sue dita scivolarono lentamente dalla mia maglietta, tirandola verso l’alto e lasciando che il tessuto rivelasse ogni centimetro della mia pelle. Quando me la sfilò del tutto, gettandola a terra senza pensarci due volte, si chinò su di me, lasciando che il suo corpo si premesse contro il mio, caldo e morbido.

Mi chinai leggermente in avanti, e i miei baci iniziarono a esplorare il suo collo, percorrendolo con lentezza e passione. Alice inclinò la testa da un lato, chiudendo gli occhi e lasciando sfuggire un gemito basso quando la mia bocca trovò il punto in cui la sua pelle era più sensibile, vicino alla base del collo. Ogni mio bacio era seguito da una lieve pressione dei denti, come a voler marcare il mio territorio, mentre lei si aggrappava più forte alle mie spalle.

Le mie mani si mossero da sole, attirate dalla curva morbida del suo seno ancora avvolto nel pizzo nero. Con un gesto deciso, sganciai il reggiseno dalla schiena, e Alice sorrise mentre lo facevo scivolare lentamente dalle sue spalle, lasciandolo cadere sul pavimento. Finalmente il suo seno si rivelò davanti a me: pieno, morbido, con capezzoli tesi e invitanti che sembravano chiedere attenzione.

Non resistetti. Le mie labbra si posarono su uno dei suoi seni, leccando con lentezza il contorno prima di chiudermi sul capezzolo con la bocca. Alice inarcò la schiena, un gemito più forte sfuggì dalle sue labbra, e le sue dita si intrecciarono nei miei capelli, tirandoli leggermente mentre io mi dedicavo con attenzione a ogni centimetro di lei. Alternavo movimenti lenti e delicati a succhiate più decise, lasciando che i miei denti sfiorassero la pelle per farla tremare di piacere.

Intanto, le mie mani non restavano ferme. Una scivolò lungo il suo fianco, seguendo la curva morbida della sua vita fino a raggiungere il bordo delle sue mutandine di pizzo. Le dita si insinuarono sotto il tessuto, accarezzando la pelle calda e morbida della sua coscia interna. Quando iniziai a tirare delicatamente, Alice sollevò i fianchi per aiutarmi, lasciandomi far scivolare il pizzo lungo le sue gambe, fino a liberarla completamente. La vista del suo corpo nudo davanti a me mi tolse il respiro.

‘Sei bellissima,’ mormorai, la voce rotta dal desiderio, ma Alice non rispose. Invece, si chinò su di me, spingendomi a sdraiarmi sul divano, e le sue mani iniziarono a esplorarmi con la stessa avidità con cui io avevo esplorato lei. Le sue labbra scesero lungo il mio petto, lasciando una scia di baci umidi e caldi che mi facevano rabbrividire. Quando arrivò all’elastico dei miei pantaloni, sollevò lo sguardo verso di me con un sorriso malizioso.

Con un movimento deciso, abbassò i pantaloni e l’intimo insieme, liberandomi completamente. Il suo respiro caldo contro di me mi fece fremere, e quando finalmente la sua bocca si posò su di me, un gemito gutturale sfuggì dalle mie labbra. Alice sapeva esattamente cosa fare, i suoi movimenti erano lenti e precisi, alternando la pressione delle labbra e della lingua per portarmi sull’orlo della follia.

La sua bocca era calda e morbida, e il ritmo con cui mi stava toccando aumentava gradualmente, alternando momenti di lentezza esasperante a scatti di intensità che mi facevano affondare la testa nel divano. Quando finalmente si rialzò, i suoi occhi brillavano di soddisfazione, e il suo corpo era illuminato dalla luce soffusa della stanza, rendendola ancora più irresistibile.

Senza dire una parola, Alice si rimise a cavalcioni su di me, lasciando che il suo fondoschiena perfetto si strusciasse contro di me mentre le sue mani si poggiavano sul mio petto. Questa volta non c’era più lentezza, non c’era più delicatezza: la passione si accese con una violenza che ci travolse entrambi. Lei guidava il ritmo, i suoi movimenti erano profondi e intensi, e i nostri corpi si incontravano con un suono che riempiva la stanza, accompagnato dai suoi gemiti che si facevano sempre più alti.

Ogni movimento era un crescendo di piacere, le sue mani si aggrappavano alle mie spalle, le sue unghie che lasciavano segni sulla mia pelle mentre il ritmo aumentava. Alice gettò la testa all’indietro, il suo corpo che si muoveva con un’armonia perfetta sopra di me. Ogni gemito, ogni tocco, ogni bacio sembrava amplificare il fuoco che ci consumava entrambi, e non c’era più niente al di fuori di noi due.”

“I movimenti di Alice sopra di me diventarono sempre più frenetici, il suo respiro si trasformò in gemiti irregolari e disperati, ogni suono che usciva dalle sue labbra era un’esplosione di piacere puro. Il suo corpo si tendeva, i muscoli delle sue cosce si contrassero intorno a me mentre il ritmo dei suoi fianchi diventava sempre più incontrollabile.

Le sue mani si aggrapparono ai miei avambracci, le unghie affondarono nella mia pelle, e il suo volto si contorse in un’espressione di pura estasi. ‘Sì… sì…’ mormorò con voce spezzata, quasi come una supplica, mentre il suo corpo si irrigidiva e il culmine del piacere la travolgeva come un’onda potente.

Sentii il suo interno stringersi intorno a me, un movimento pulsante e incontrollabile che mi fece perdere ogni residuo di controllo. Il suo orgasmo era viscerale, intenso, e il modo in cui gemeva il mio nome mentre il suo corpo si abbandonava completamente mi spinse al limite. Mi strinsi a lei, le mani che le afferravano i fianchi per guidarla in un ultimo, intenso movimento.

Quando raggiunsi il mio apice, fu come se il mondo intero si fosse fermato. Il calore che si irradiava dal mio corpo sembrava fondersi con il suo, e il piacere che mi travolse era così intenso che mi lasciò senza fiato. Gemetti forte, affondando il viso nel suo collo mentre i nostri corpi si muovevano insieme in un ultimo, disperato tentativo di prolungare quel momento perfetto.

Alice tremava sopra di me, i suoi gemiti si trasformarono in respiri profondi e ansimanti mentre si lasciava cadere contro il mio petto, esausta ma soddisfatta. Le sue mani si rilassarono, le dita che avevano stretto la mia pelle ora tracciavano linee leggere e lente lungo il mio corpo, come se stesse cercando di assaporare ogni istante di quello che avevamo appena condiviso.

Per un attimo rimanemmo lì, immobili, i nostri respiri che si intrecciavano mentre i battiti dei nostri cuori si sincronizzavano lentamente. Alice sollevò il viso verso di me, i suoi occhi scuri brillavano di una luce dolce ma trionfante. Mi baciò lentamente, con una tenerezza che contrastava con la passione travolgente di poco prima.

‘Non avrei mai immaginato…’ sussurrò contro le mie labbra, il suo sorriso malizioso che tornava a illuminare il suo viso. Io non risposi, troppo perso nella sensazione del suo corpo ancora caldo contro il mio, troppo sopraffatto dalla consapevolezza di quello che avevamo appena fatto e dalle conseguenze che avrebbe avuto.”

“Non ci volle molto prima che la tensione tra di noi riprendesse a crescere. Alice, ancora avvolta dal calore del primo round, si mosse leggermente sopra di me, lasciando che i suoi capelli neri ricadessero lungo il mio petto. Mi guardò con quel sorriso malizioso che avevo imparato a conoscere in quella sera, poi si alzò lentamente, lasciando che il suo corpo nudo si distendesse di fronte a me.

‘Sai che non ho ancora finito con te, vero?’ disse con una voce bassa e provocante, mordendosi il labbro mentre si voltava di spalle. Si inginocchiò sul divano, mettendosi a quattro zampe, il suo fondoschiena perfetto sollevato e offerto senza vergogna. Si voltò leggermente, lo sguardo pieno di sfida, e mosse i fianchi in un lento e provocante invito.

Il mio desiderio esplose di nuovo in un istante. Mi alzai per avvicinarmi a lei, posizionandomi dietro quel corpo così perfetto e invitante. Le mie mani si posarono sui suoi fianchi pieni, stringendoli con forza mentre osservavo ogni curva di lei, ogni dettaglio che mi faceva impazzire. Alice si mosse contro di me, strusciandosi deliberatamente, lasciandomi senza fiato.

Non riuscii a trattenermi e le diedi un colpo deciso sul fondoschiena. Il suono netto riempì la stanza, e Alice gemette forte, voltandosi a guardarmi con un misto di sorpresa e eccitazione. ‘Mi stai sculacciando?’ chiese con una voce che era più divertita che scandalizzata.

‘Sei irresistibile,’ risposi, la voce carica di desiderio, e le diedi un altro colpo, questa volta più deciso. La pelle morbida del suo fondoschiena si arrossò leggermente sotto le mie dita, e Alice gemette di nuovo, spingendosi contro di me come a chiedere di più.

Le mie mani iniziarono a esplorare ogni centimetro di lei, accarezzando e stringendo mentre il mio desiderio cresceva sempre di più. Mi chinai su di lei, le labbra che percorrevano la sua schiena mentre la mia mano continuava a punire dolcemente quel fondoschiena perfetto, alternando colpi decisi a carezze lente e sensuali.

Alice ansimava, i suoi gemiti diventavano sempre più forti e disperati. ‘Non fermarti,’ mormorò, spingendosi contro di me con più forza. Era completamente abbandonata al piacere, e ogni suo movimento sembrava alimentare ancora di più il fuoco che bruciava dentro di me.

Quando finalmente la presi, lo feci con una decisione che la fece gemere così forte da farmi tremare. Le mie mani rimasero salde sui suoi fianchi, guidandola mentre i nostri corpi si muovevano all’unisono. Il ritmo era intenso, crudo, e la sua voce riempiva la stanza mentre gridava il mio nome.

Ogni spinta era un’esplosione di piacere per entrambi, e ogni colpo che le davo la faceva inarcare ancora di più la schiena, offrendosi a me completamente. I miei movimenti divennero più profondi, più lenti ma più intensi, e il modo in cui il suo corpo si stringeva intorno a me mi portava sempre più vicino al limite.

Alice era un mix perfetto di passione e abbandono. Quando finalmente raggiunse l’orgasmo, lo fece con un grido che sembrava scuotere tutta la stanza. Sentii ogni muscolo del suo corpo contrarsi, il suo piacere era così intenso che sembrava travolgerci entrambi. Poco dopo, la seguii, lasciandomi andare completamente mentre il nostro piacere si fondeva in un unico, intenso momento.

Rimanemmo lì, ansimanti e tremanti, i nostri corpi ancora uniti mentre cercavamo di riprendere fiato. Alice si voltò leggermente, un sorriso soddisfatto sulle labbra, e sussurrò: ‘Credo che tu abbia trovato un modo interessante per passare la serata.’ Non riuscii a rispondere, troppo perso nella bellezza di quel momento.”

“Quella notte non fu l’unica. Alice e io ci rivedemmo altre volte, sempre con la stessa intensità, lo stesso desiderio proibito che ci travolgeva e ci faceva dimenticare ogni altra cosa. Ogni incontro era carico di passione e segretezza, e più cercavo di convincermi che fosse solo un errore, più la cercavo, incapace di resistere alla tentazione che rappresentava.

Quando Giulia tornò dalla sua vacanza, le cose tra noi ripresero come se niente fosse. Mi accolse con il solito entusiasmo, con la dolcezza e l’amore che l’avevano sempre contraddistinta. Ed io, con una parte di me piena di sensi di colpa, continuai a essere il fidanzato perfetto: le serate sul divano, le cene romantiche, le passeggiate mano nella mano.

Eppure, sotto quella facciata di normalità, c’era un’altra vita, un’altra verità che condividevo solo con Alice. Lei era sempre lì, con quel sorriso malizioso e quegli occhi che mi sfidavano a cedere di nuovo. Ogni volta che ci trovavamo da soli, bastava uno sguardo, un tocco, e finivamo per perderci l’uno nell’altra. Era un gioco rischioso, ma l’adrenalina della trasgressione, la voglia di lei, era troppo forte.

Continuammo a vederci di nascosto, nei momenti in cui Giulia era impegnata o non poteva sospettare. Ogni incontro con Alice era una nuova esplosione di passione, un fuoco che non riuscivamo a spegnere. Lei sembrava divertirsi in quella situazione, a volte perfino provocandomi con commenti taglienti e maliziosi sulla mia doppia vita.

E io? Non saprei dire se mi sentivo in colpa o se semplicemente mi ero lasciato trasportare da qualcosa di più grande di me. Amavo Giulia, questo era indiscutibile. Ma Alice era diventata il mio frutto proibito, la tentazione irresistibile che non riuscivo a lasciarmi alle spalle.

Forse ero egoista, forse stavo giocando col fuoco. Ma ogni volta che ero con Alice, ogni bacio, ogni carezza, ogni sguardo rubato mi faceva dimenticare tutto il resto. E ogni volta che tornavo da Giulia, cercavo di convincermi che ciò che lei non sapeva non poteva farle del male.

Adesso, raccontando questa storia, mi rendo conto di quanto fosse complesso il mio mondo in quel periodo. Amavo una e desideravo l’altra. Forse ero innamorato di entrambe, o forse non ero capace di rinunciare alla passione sfrenata che Alice portava nella mia vita. Non lo so. Ma quello che so è che la mia vita non fu mai più la stessa dopo quella sera sotto il palazzo di Alice. E a volte mi chiedo ancora: valeva davvero la pena rischiare tutto per un desiderio così travolgente?”**
scritto il
2025-01-22
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